Dichiarazione di monsignor Carlo Maria Viganò, arcivescovo, ex nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America, sulla crisi russo-ucraina
Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra. Ritornino gli uomini a comprendersi. Riprendano a trattare. Trattando con buona volontà e con rispetto dei reciproci diritti si accorgeranno che ai sinceri e fattivi negoziati non è mai precluso un onorevole successo. E si sentiranno grandi – della vera grandezza – se imponendo silenzio alle voci della passione, sia collettiva che privata, e lasciando alla ragione il suo impero, avranno risparmiato il sangue dei fratelli e alla patria rovine.
Così Pio XII si rivolgeva, il 24 agosto 1939, ai governanti e ai popoli nell’imminenza della guerra. Non erano parole di vuoto pacifismo, né di complice silenzio sulle molteplici violazioni della giustizia che da più parti andavano compiendosi. In quel Radiomessaggio, che ancora qualcuno ricorda aver ascoltato, l’appello del Romano Pontefice invocava il «rispetto dei reciproci diritti», quale premessa per una fruttuosa trattativa di pace.
La narrazione mediatica
Se guardiamo a quanto accade in Ucraina, senza lasciarci trarre in errore dalle macroscopiche falsificazioni dei media mainstream, ci rendiamo conto che il «rispetto dei reciproci diritti» è stato completamente ignorato; si ha anzi l’impressione che l’Amministrazione Biden, la Nato e l’Unione Europea vogliano deliberatamente mantenere una situazione di palese squilibrio, proprio per rendere impossibile ogni tentativo di composizione pacifica della crisi ucraina, provocando la Federazione Russa per scatenare un conflitto. Qui sta la gravità del problema. Questa la trappola tesa tanto alla Russia quanto all’Ucraina, usando entrambe per consentire all’élite globalista di portare a compimento il suo piano criminale.
Non ci si stupisca se il pluralismo e la libertà di parola, tanto decantati nei Paesi che si dichiarano democratici, vengano quotidianamente sconfessati dalla censura e dall’intolleranza nei confronti delle opinioni non allineate alla narrazione ufficiale: manipolazioni di questo genere sono diventate la norma, durante la cosiddetta pandemia, ai danni di medici, scienziati e giornalisti dissenzienti, che sono stati screditati e ostracizzati per il solo fatto di aver osato mettere in dubbio l’efficacia dei sieri sperimentali. A distanza di due anni, la verità sugli effetti avversi e sulla sciagurata gestione dell’emergenza sanitaria dà loro ragione, ma viene ignorata ostinatamente perché non corrisponde a ciò che il sistema ha voluto e vuole ancora oggi.
Se i media mondiali hanno potuto finora mentire spudoratamente su una questione di stretta pertinenza scientifica, divulgando menzogne e nascondendo la realtà, dovremmo chiederci per quale motivo, nella situazione presente, dovrebbero improvvisamente ritrovare quell’onestà intellettuale e quel rispetto del codice deontologico ampiamente rinnegati con la Covid.
Ma se questa colossale frode è stata assecondata e divulgata dai media, va riconosciuto che le istituzioni sanitarie nazionali e internazionali, i governi, i magistrati, le forze dell’ordine e la stessa Gerarchia cattolica si sono resi responsabili – ciascuno nel proprio ambito con azioni di sostegno o con l’omissione di interventi di contrasto – del disastro che ha colpito miliardi di persone nella loro salute, nei loro beni, nell’esercizio dei loro diritti e addirittura nella loro stessa vita. Anche in questo caso, risulta difficile immaginare che chi si è macchiato di tali crimini per una pandemia voluta e amplificata dolosamente possa oggi avere un sussulto di dignità e mostrare sollecitudine verso i propri cittadini e la propria Patria quando una guerra minaccia la loro sicurezza e la loro economia.
Queste, ovviamente, possono essere le prudenti riflessioni di chi vuole mantenersi neutrale e guarda con distacco e quasi disinteresse a quanto gli accade intorno. Ma se solo si approfondisce la conoscenza dei fatti e ci si documenta con fonti autorevoli e oggettive, si scopre che dubbi e perplessità diventano presto inquietanti certezze.
Anche a voler solo limitare la propria indagine all’aspetto economico, si comprende che l’informazione, la politica e le stesse istituzioni pubbliche dipendono da un ristretto numero di gruppi finanziari facenti capo ad un’oligarchia che, significativamente, è unita non solo dal denaro e dal potere, ma dall’appartenenza ideologica che ne orienta l’azione e le interferenze nella politica delle Nazioni e del mondo intero. Questa oligarchia mostra i propri tentacoli nell’Onu, nella Nato, nel World Economic Forum, nell’Unione Europea e in istituzioni “filantropiche” quali la Open Society di George Soros e la Bill & Melinda Gates Foundation.
Tutti questi soggetti sono privati e non rispondono a nessuno se non a se stessi, e al tempo stesso hanno il potere di influenzare i governi nazionali, anche tramite i propri esponenti fatti eleggere o nominare in posti chiave. Lo ammettono loro stessi, ricevuti con tutti gli onori dai Capi di governo e dai leader mondiali, ad iniziare dal Presidente del Consiglio Mario Draghi (qui) e da questi ossequiati e temuti come i veri padroni delle sorti del mondo. Così, chi detiene il potere in nome del popolo sovrano, si trova a calpestarne la volontà e limitarne i diritti, per obbedire come un cortigiano a personaggi che nessuno ha eletto, e che pure dettano l’agenda politica ed economica alle Nazioni.
Veniamo dunque alla crisi ucraina, che ci viene presentata come conseguenza dell’arroganza espansionista di Vladimir Putin nei confronti di uno Stato indipendente e democratico sul quale egli rivendicherebbe assurdi diritti. Il “guerrafondaio Putin” starebbe massacrando la popolazione inerme, insorta coraggiosamente per difendere il patrio suolo, i sacri confini della Nazione e le libertà conculcate dei cittadini. L’Unione Europea e gli Stati Uniti, “difensori della democrazia”, non potrebbero dunque non intervenire, tramite la Nato, per ripristinare l’autonomia dell’Ucraina, scacciare “l’invasore” e garantire la pace. Dinanzi alla “prepotenza del tiranno”, i popoli dovrebbero fare fronte comune, comminando sanzioni alla Federazione Russa e inviando soldati, armamenti e aiuti economici al “povero” presidente Zelenskyj, “eroe nazionale” e “difensore” del suo popolo. A comprova della “violenza” di Putin, i media diffondono le immagini di bombardamenti, rastrellamenti, distruzioni attribuendone alla Russia la responsabilità. Anzi: proprio a garantire una “pace duratura”, l’Unione Europea e la Nato accolgono a braccia aperte l’Ucraina tra i loro membri. E per impedire la “propaganda sovietica”, l’Europa oscura Russia Today e Sputnik, assicurando che l’informazione sia “libera e indipendente”.
Questa è la narrazione ufficiale, alla quale si conformano tutti; essendo in guerra, il dissenso diventa immediatamente diserzione, e chi dissente è colpevole di tradimento e meritevole di sanzioni più o meno gravi, ad iniziare dalla pubblica esecrazione e dall’ostracismo, ben sperimentate con la Covid nei riguardi dei “no-vax”. Ma la verità, se la si vuole conoscere, permette di vedere le cose in modo diverso e di giudicare i fatti per quello che sono e non per come ci vengono presentati. Si tratta di un vero e proprio svelamento, come indica l’etimologia della parola greca ἀλήθεια. O forse, con uno sguardo escatologico, di una rivelazione, una ἀποκάλυψις.
L’espansione della Nato
Anzitutto occorre ricordare i fatti, che non mentono e non sono suscettibili di alterazione. E i fatti, per quanto fastidiosi da ricordare a chi cerca di censurarli, ci dicono che sin dalla caduta del Muro di Berlino gli Stati Uniti hanno esteso la propria sfera di influenza politica e militare a quasi tutti gli Stati satelliti dell’ex-Unione Sovietica: anche recentemente, annettendo nella Nato Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria (1999), Estonia, Lettonia, Lituania, Slovenia, Slovacchia, Bulgaria e Romania (2004), Albania e Croazia (2009), Montenegro (2017), Macedonia del Nord (2020). L’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord si appresta ad allargarsi a Ucraina, Georgia, Bosnia ed Erzegovina, Serbia. In pratica, la Federazione Russa si trova sotto la minaccia militare – armi e basi missilistiche – a pochi chilometri dal proprio confine, mentre non dispone di alcuna base militare altrettanto vicina agli Stati Uniti.
Prendere in considerazione l’allargamento della Nato all’Ucraina, senza suscitare le legittime proteste della Russia, è a dir poco sconcertante, specialmente in considerazione del fatto che la Nato si era impegnata con il Cremlino, nel 1991, a non espandersi ulteriormente. Non solo: alla fine 2021, Der Spiegel ha pubblicato le bozze di un trattato con gli Stati Uniti e un accordo con la Nato sulle garanzie di sicurezza (qui, qui e qui); Mosca chiedeva ai suoi partner occidentali garanzie legali che scongiurassero un’ulteriore espansione verso est della Nato, unendo al blocco l’Ucraina e stabilendo basi militari nei Paesi post-sovietici. Le proposte contenevano anche una clausola sul non dispiegamento di armi d’attacco della Nato vicino ai confini della Russia e sul ritiro delle forze dell’alleanza nell’Europa orientale alle posizioni del 1997.
Come si vede, la Nato è venuta meno ai suoi impegni o ha quantomeno forzato la situazione in un momento delicatissimo per gli equilibri geopolitici. Dovremmo chiederci per quale motivo gli Stati Uniti – o meglio: il deep state americano, che ha ripreso il potere dopo i brogli elettorali che hanno portato Joe Biden alla Casa Bianca – vogliano creare tensioni con la Russia e coinvolgere nel conflitto i propri partner europei, con tutte le conseguenze che possiamo immaginare.
Come ha osservato lucidamente il generale Marco Bertolini, ex comandante del Comando Operativo di Vertice Interforze: «Gli Stati Uniti non si sono limitati a vincere la Guerra Fredda ma l’hanno anche voluta umiliare [la Russia] prendendole tutto quello che in un certo senso rientrava nella sua area di influenza. [Putin] ha sopportato con i Paesi Baltici, la Polonia, la Romania e la Bulgaria: di fronte all’Ucraina che gli avrebbe tolto ogni possibilità di accedere al Mar Nero, ha reagito» (qui). E aggiunge: «C’è un problema di tenuta del regime, si è creata una situazione con un primo ministro abbastanza improbabile [Zelenskyj], uno che viene dal mondo dello spettacolo». Il generale non manca di ricordare, nel caso di un attacco degli Stati Uniti alla Russia, che «i Global Hawk che volano sull’Ucraina partono da Sigonella, l’Italia è una base militare americana in larga parte. Il rischio c’è, è presente e reale» (qui).
Interessi derivanti dal blocco delle forniture di gas russo
Dovremmo parimenti domandarci se, dietro la destabilizzazione dei delicati equilibri tra Unione Europea e Russia, non vi siano anche interessi economici, derivanti dalla necessità dei Paesi UE di approvvigionarsi di gas liquido americano (per il quale occorrono peraltro i rigassificatori di cui molti Stati sono privi e che comunque dovremmo pagare molto più caro) al posto di quello russo (più ecologico).
Anche la decisione dell’Eni di sospendere gli investimenti nel gasdotto Blue Stream di Gazprom (dalla Russia alla Turchia) comporta la privazione di un’ulteriore fonte di approvvigionamento, dal momento che esso alimenta la Trans Atlantic Pipeline (dalla Turchia all’Italia).
Non suona quindi casuale se, nell’agosto 2021, Zelenskyj ha dichiarato di considerare il gasdotto Nord Stream 2 tra Russia e Germania come «un’arma pericolosa, non solo per l’Ucraina ma per l’intera Europa» (qui): aggirando l’Ucraina, priva Kiev di circa un miliardo di euro all’anno di introiti da tariffe di transito. «Consideriamo questo progetto esclusivamente attraverso il prisma della sicurezza e lo consideriamo una pericolosa arma geopolitica del Cremlino», ha detto il Presidente ucraino, concordando con l’amministrazione Biden. Il Sottosegretario di Stato, Victoria Nuland, ha affermato: «Se la Russia invaderà l’Ucraina, il Nord Stream 2 non andrà avanti». E così è stato, non senza gravi danni economici per gli investimenti tedeschi.
I laboratori virologici del Pentagono in Ucraina
Sempre a proposito di interessi americani in Ucraina, vanno menzionati i laboratori virologici dislocati nel Paese, sotto il controllo del Pentagono e dove sembra siano esclusivamente impiegati specialisti statunitensi con immunità diplomatica alle dirette dipendenze del Ministero della Difesa americano.
Andrebbe ricordata anche la denuncia fatta da Putin relativa alla raccolta dei dati genomici della popolazione, utilizzabile per le armi batteriologiche a selezione genetica (qui, qui e qui). Le informazioni sull’attività dei laboratori in Ucraina sono ovviamente difficilmente confermabili, ma è comprensibile che la Federazione Russa abbia ritenuto, non senza motivo, che potessero costituire un’ulteriore minaccia batteriologica alla sicurezza della popolazione. L’Ambasciata statunitense ha provveduto a rimuovere dal proprio sito tutti i file relativi al Biological Threat Reduction Program (qui).
Scrive Maurizio Blondet: «All’Event 201, che simulò l’esplosione pandemica un anno prima che avvenisse, partecipava (coi soliti Bill e Melinda) l’apparentemente inoffensiva John Hopkins University con un suo benedicente Center for Health Security. La umanitaria istituzione ha avuto per lungo tempo un nome meno innocente: si chiamava Center for Civilian Biodefence Strategies e non s’occupava della sanità degli Americani, ma del suo contrario; la risposta ad attacchi bellici di bio-terrorismo. Era praticamente un’organizzazione civile-militare, che quando fa il suo primo convegno nel febbraio 1999 a Crystal City di Arlington, dove sorge il Pentagono, riunisce per una esercitazione-simulazione 950 medici, militari, funzionari federali e quadri della sanità. Scopo della simulazione, contrastare un fantomatico attacco di vaiolo “militarizzato”. È solo la prima delle esercitazioni che sboccheranno in Event 201 e nella Impostura Pandemica» (qui).
Emergono anche esperimenti sui militari ucraini (qui) e interventi dell’Ambasciata americana presso il Procuratore ucraino Lutsenko nel 2016 perché non indagasse su «un giro miliardario di fondi tra G. Soros e B. Obama» (qui).
Una minaccia indiretta per le mire espansioniste cinesi su Taiwan
L’attuale crisi ucraina comporta conseguenze secondarie, ma non per questo meno gravi, sugli equilibri geopolitici tra Cina e Taiwan. La Russia e l’Ucraina sono gli unici produttori di palladio e neon, indispensabili per la produzione di microchip.
«La possibile ritorsione di Mosca ha attirato maggiore attenzione negli ultimi giorni dopo che il gruppo di ricerche di mercato Techcet, ha pubblicato un rapporto che evidenzia la dipendenza di molti produttori di semiconduttori da materiali di origine russa e ucraina come neon, palladio e altri. Secondo le stime di Techcet, oltre il 90% delle forniture statunitensi di neon per semiconduttori proviene dall’Ucraina, mentre il 35% del palladio statunitense proviene dalla Russia. […] Secondo la US International Trade Commission, i prezzi del neon sono aumentati del 600% prima dell’annessione della penisola di Crimea […] da parte della Russia nel 2014, poiché le aziende di chip facevano affidamento su alcune società ucraine» (qui).
«Se è vero che un’invasione cinese di Formosa metterebbe a rischio la filiera tecnologica globale, è vero anche che un’improvvisa carenza di materie prime dalla Russia potrebbe fermare la produzione, di modo da far perdere all’isola lo “scudo del microchip” e indurre Pechino a tentare l’annessione di Taipei».
Il conflitto di interessi dei Biden in Ucraina
Un altro tema che si tende a non analizzare approfonditamente è quello relativo alla Burisma, un’azienda produttrice di petrolio e gas, operante sul mercato ucraino dal 2002. Ricordiamo che «durante la presidenza americana di Barack Obama (dal 2009 al 2017) il braccio destro con una “delega” sulla politica internazionale era proprio Joe Biden ed è da allora che data la “protezione” offerta dal leader democratico Usa ai nazionalisti ucraini, una linea che ha creato il dissidio insanabile tra Kiev e Mosca. […] È stato Joe Biden in quegli anni a portare avanti la politica di avvicinamento dell’Ucraina alla Nato. Voleva togliere potere politico ed economico alla Russia. […] Negli ultimi anni inoltre il nome di Joe Biden è stato associato anche a uno scandalo sull’Ucraina che aveva fatto vacillare anche la sua candidatura. […] Siamo ad aprile 2014 quando la Burisma Holdings, la maggiore compagnia energetica dell’Ucraina (attiva sia su gas che petrolio), assume per una consulenza proprio Hunter Biden, […] con uno stipendio di 50mila dollari al mese. Tutto trasparente, se non fosse che durante quei mesi Joe Biden ha proseguito la politica americana volta a far riprendere il possesso da parte dell’Ucraina di quelle zone del Donbass ora divenute Repubbliche riconosciute dalla Russia. La zona di Donetsk è ritenuta ricca di giacimenti di gas non ancora esplorati finiti nel mirino della Burisma Holdings. Una politica internazionale intrecciata a quella economica che ha fatto storcere il naso anche ai media americani in quegli anni» (qui).
I Democratici sostennero che Trump aveva creato uno scandalo mediatico per nuocere alla campagna elettorale di Biden, ma le sue accuse si sono poi rivelate vere. Lo stesso Joe Biden, durante un incontro al Council for Foreign Relations dei Rockefeller, ha ammesso di essere intervenuto sull’allora Presidente Petro Poroshenko e sul Primo Ministro Arsenij Yatseniuk per impedire indagini sul figlio Hunter da parte del Procuratore Generale Viktor Shokin. Biden aveva minacciato «di trattenere una garanzia di prestito di un miliardo di dollari negli Stati Uniti durante un viaggio di dicembre 2015 a Kiev», riferisce il New York Post (qui). «Se il magistrato non verrà licenziato, non avrete i soldi» (qui e qui). E il Procuratore fu effettivamente licenziato, salvando Hunter da un ulteriore scandalo, dopo quelli che lo avevano coinvolto.
L’interferenza di Biden nella politica di Kiev, in cambio di favori alla Burisma e agli oligarchi corrotti, conferma tutto l’interesse dell’attuale Presidente degli Stati Uniti di proteggere la propria famiglia e la propria immagine, alimentando il disordine in Ucraina e addirittura una guerra. Come può governare con onestà e senza essere soggetto al ricatto una persona che si avvale del proprio ruolo per curare i propri affari e insabbiare i reati dei suoi famigliari?
La questione nucleare ucraina
Infine, c’è la questione delle armi nucleari ucraine. Il 19 febbraio 2022, in una conferenza a Monaco, Zelenskyj ha annunciato la sua intenzione di porre fine al Memorandum di Budapest (1994), che proibisce all’Ucraina lo sviluppo, la proliferazione e l’uso di armi atomiche. Tra le altre clausole del Memorandum, vi è anche quella che obbliga la Russia, gli Stati Uniti e il Regno Unito ad astenersi dall’utilizzare la pressione economica sull’Ucraina per influenzare la sua politica: le pressioni del Fmi e degli USA per la concessione di aiuti economici in cambio di riforme coerenti con il Great Reset rappresentano un’ulteriore violazione dell’accordo.
L’Ambasciatore ucraino a Berlino, Andriy Melnyk, ha sostenuto alla radio Deutschlandfunk nel 2021 che l’Ucraina aveva bisogno di riacquistare lo status nucleare, se il paese non fosse riuscito ad entrare nella Nato. Le centrali nucleari dell’Ucraina sono gestite, ricostruite e mantenute dall’impresa statale Naek Energoatom, che ha chiuso completamente il suo rapporto con le compagnie russe tra il 2018 e il 2021; i suoi principali partner sono aziende riconducibili al governo degli Stati Uniti. Si comprende facilmente come la Federazione Russa consideri una minaccia la possibilità che l’Ucraina si doti di armi nucleari e pretenda l’adesione di Kiev al patto di non proliferazione.
La rivoluzione colorata in Ucraina e l’indipendenza di Crimea, Donetsk e Lugansk
Un altro fatto. Nel 2013, dopo che il governo del presidente Viktor Janukovyč aveva deciso di sospendere l’accordo di associazione tra l’Ucraina e l’Unione Europea e di stringere più strette relazioni economiche con la Russia, iniziarono una serie di manifestazioni di protesta note come Euromaidan, che durarono diversi mesi e che culminarono nella rivoluzione che rovesciò Janukovyč e portò all’insediamento di un nuovo governo. Un’operazione sponsorizzata da George Soros, come ha candidamente dichiarato egli stesso alla Cnn: «Ho una fondazione in Ucraina da prima che diventasse indipendente dalla Russia; questa fondazione è sempre stata in attività e ha giocato un ruolo determinante negli eventi di oggi» (qui, qui e qui). Questo cambio di governo provocò la reazione dei sostenitori di Janukovyč e di una parte della popolazione ucraina contraria alla svolta filo-occidentale, che non era stata voluta dalla popolazione ma ottenuta con una rivoluzione colorata, di cui si erano avute le prove generali negli anni precedenti in Georgia, in Moldavia e in Bielorussia.
In seguito agli scontri del 2 maggio 2014, in cui erano intervenute anche frange paramilitari nazionaliste (tra cui quelle del Pravyj Sektor), si ebbe anche la strage di Odessa. Di questi eventi terribili parlò, con scandalo, anche la stampa occidentale; Amnesty International (qui) e l’Onu denunciarono questi crimini documentandone l’efferatezza. Ma nessun tribunale internazionale avviò alcun procedimento contro i responsabili, come invece si vorrebbe fare oggi contro i presunti crimini dell’esercito russo.
Tra i tanti accordi non rispettati è da segnalare anche il Protocollo di Minsk, firmato il 5 settembre 2014 dal Gruppo di Contatto Trilaterale sull’Ucraina, composto dai rappresentanti di Ucraina, Russia, Repubblica Popolare di Donetsk e Repubblica Popolare di Lugansk. Tra i punti dell’accordo vi era anche la rimozione dei gruppi illegali armati, delle attrezzature militari, così come dei combattenti e mercenari dal territorio dell’Ucraina sotto la supervisione dell’Osce e disarmo di tutti i gruppi illegali. Contrariamente a quanto pattuito, i gruppi paramilitari neonazisti non sono solo riconosciuti ufficialmente dal governo, ma ai loro membri vengono addirittura affidati incarichi ufficiali.
Sempre nel 2014 la Crimea, il Donetsk e il Lugansk dichiararono la propria indipendenza dall’Ucraina – in nome dell’autodeterminazione dei popoli riconosciuta dalla comunità internazionale – e si dichiararono annessi alla Federazione Russa. Il governo ucraino si rifiuta tuttora di riconoscere l’indipendenza di queste regioni, sancita con referendum popolare, e lascia libere le milizie neonaziste e le stesse forze militari regolari di infierire sulla popolazione, dal momento che considera queste entità come organizzazioni terroristiche. È pur vero che i due referendum del 2 novembre rappresentano una forzatura del Protocollo di Minsk, che prevedeva solo una decentralizzazione del potere e una forma di statuto speciale per le regioni del Donetsk e del Lugansk.
Come ha recentemente evidenziato il prof. Franco Cardini, «il 15 febbraio 2022 la Russia ha consegnato agli Usa un progetto di trattato per cessare questa situazione e difendere le popolazioni russofone. Carta straccia. Questa guerra è iniziata nel 2014» (qui e qui). E fu una guerra nelle intenzioni di chi volle combattere la minoranza russa del Donbass: «Noi avremo un lavoro, le pensioni e loro no. Avremo i bonus per i bambini, e loro no. I nostri figli avranno scuole ed asili, i loro figli staranno negli scantinati. Così vinceremo questa guerra», disse il Presidente Petro Poroshenko nel 2015 (qui). Non sfuggirà l’assonanza con le discriminazioni nei confronti dei cosiddetti “no-vax”, privati del lavoro, della retribuzione, della scuola. Otto anni di bombardamenti in Donetsk e Lugansk, con centinaia di migliaia di vittime, 150 bambini morti, gravissimi casi di torture, stupri, sequestri e discriminazioni (qui).
Il 18 febbraio 2022 i presidenti di Donetsk, Denis Pušilin, e Lugansk, Leonid Pasechnik, ordinavano l’evacuazione della popolazione civile verso la Federazione Russa a causa degli scontri in corso tra la Milizia Popolare del Donbass e le Forze Armate Ucraine. Il 21 febbraio la Duma di Stato (Camera bassa del Parlamento russo) ha ratificato all’unanimità i trattati di amicizia, cooperazione e assistenza reciproca introdotti dal Presidente Putin con le Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk. Contestualmente, il Presidente russo ordinava l’invio di truppe della Federazione Russa per riportare la pace nella regione del Donbass.
Ci si può chiedere per quale motivo, in una situazione di palese violazione dei diritti umani da parte di forze militari e apparati paramilitari neonazisti (che inalberano bandiere con la svastica e mostrano l’effigie di Aldolf Hitler) nei confronti della popolazione di lingua russa di repubbliche indipendenti, la comunità internazionale debba considerare condannabile l’intervento della Federazione Russa, ed anzi far ricadere su Putin la colpa delle violenze. Dov’è il tanto decantato diritto all’autodeterminazione dei popoli, che era valso il 24 agosto del 1991 per la proclamazione dell’indipendenza dell’Ucraina, riconosciuta dalla comunità internazionale? E per quale motivo ci si scandalizza oggi di un intervento russo in Ucraina, quando la Nato ne ha condotti in Jugoslavia (1991), in Kosovo (1999), in Afganistan (2001), in Iraq (2003), in Libia e in Siria (2011), senza che nessuno abbia sollevato alcuna obiezione? Senza dimenticare che negli ultimi dieci anni Israele ha più volte colpito obiettivi militari in Siria, Iran e Libano per scongiurare la creazione di un fronte armato ostile sul suo confine settentrionale e nessuna Nazione ha proposto di comminare sanzioni a Tel Aviv.
Suscita sgomento vedere con quale ipocrisia l’Unione Europea e gli Stati Uniti – Bruxelles e Washington – diano il proprio incondizionato appoggio al Presidente Zelenskyj, il cui governo da ormai otto anni continua impunemente a perseguitare gli Ucraini di lingua russa (qui), per i quali è addirittura vietato parlare nel loro idioma, in una nazione che conta numerose etnie, di cui quella russa rappresenta il 17,2%. Ed è scandaloso che si taccia sull’uso dei civili come scudi umani da parte dell’esercito ucraino, che colloca le postazioni antiaeree all’interno dei centri abitati, degli ospedali, delle scuole e degli asili proprio perché dalla loro distruzione si possano causare morti tra la popolazione.
I media mainstream si guardano bene dal mostrare le immagini dei soldati russi che aiutano i civili a raggiungere postazioni sicure (qui e qui) o che organizzano corridoi umanitari, sui quali sparano le milizie ucraine (qui e qui). Così come vengono taciuti i regolamenti di conti, gli eccidi, le violenze e i furti da parte di frange della popolazione civile, alla quale Zelenskyj ha fornito armi: i video che si possono vedere in rete danno un’idea del clima di guerra civile alimentato ad arte dal Governo ucraino. A ciò si aggiungano i galeotti fatti liberare per essere arruolati nell’Esercito e i volontari della legione straniera: una massa di esaltati senza regole e senza formazione che contribuirà a peggiorare la situazione rendendola ingestibile.
Il presidente Volodymyr Oleksandrovyč Zelenskyj
Come è stato fatto rilevare da più parti, la candidatura e l’elezione del Presidente ucraino Zelenskyj risponde a quel cliché recente, inaugurato negli ultimi anni, di attore comico o personaggio dello spettacolo prestato alla politica. Non si creda che l’essere sprovvisto di un idoneo cursus honorum sia ritenuto d’ostacolo all’ascesa ai vertici delle istituzioni, al contrario: quanto più una persona è apparentemente estranea al mondo dei partiti, tanto più c’è da presumere che il suo successo venga determinato da chi detiene il potere. Le performance en travesti di Zelenskyj sono perfettamente coerenti con l’ideologia Lgbtq che viene considerata dai suoi sponsor europei come indispensabile requisito dell’agenda di “riforme” che ogni Paese deve far proprio, assieme alla parità di genere, all’aborto e alla green economy. Non stupisce che Zelenskyj, membro del Wef (qui), abbia potuto beneficiare dell’appoggio di Schwab e dei suoi alleati per arrivare al potere e realizzare il Great Reset anche in Ucraina.
La serie televisiva in 57 puntate che Zelenskyj ha prodotto e di cui è stato protagonista dimostra una pianificazione mediatica della sua candidatura a Presidente dell’Ucraina e della sua campagna elettorale. Nella fiction Il servitore del popolo egli recitava la parte di un professore di liceo che diventa inaspettatamente Presidente della Repubblica e si batteva contro la corruzione della politica. Non è un caso se la serie, assolutamente mediocre, ha comunque vinto il WorldFest Remi Award (Usa, 2016), sia arrivata tra i primi quattro finalisti nella categoria dei film comici al Seoul International Drama Awards (Corea del Sud) e sia stata insignita del premio Intermedia Globe Silver nella categoria Serie TV di intrattenimento al World Media Film Festival di Amburgo.
L’eco mediatica ottenuta da Zelenskyj con la serie televisiva gli ha portato oltre 10 milioni di followers su Instagram e ha creato la premessa per la costituzione dell’omonimo partito Servitore del popolo di cui è membro anche Ivan Bakanov, direttore generale e azionista (assieme allo stesso Zelenskyj e all’oligarca Kolomoisky) della Kvartal 95 Studio, proprietaria della rete televisiva TV 1+1. L’immagine di Zelenskyj è un prodotto artificiale, una finzione mediatica, un’operazione di manipolazione del consenso che però è riuscita a creare il personaggio politico nell’immaginario collettivo ucraino che nella realtà, e non nella fiction, ha conquistato il potere.
«Proprio a un mese dalle elezioni del 2019 che lo videro vincitore, Zelenskyj avrebbe ceduto la società [Kvartal 95 Studio] a un amico, trovando comunque il modo di far arrivare alla sua famiglia i proventi degli affari ai cui ufficialmente aveva rinunciato. Quell’amico era Serhiy Shefir, che è stato poi nominato Consigliere alla Presidenza. […] La cessione delle quote è avvenuta a beneficio della Maltex Multicapital Corp., società detenuta da Shefir e registrata alle Isole Vergini Britanniche» (qui).
L’attuale Presidente ucraino ha promosso la propria campagna elettorale con uno spot a dir poco inquietante (qui) in cui, imbracciando due mitragliatrici, sparava sui membri del Parlamento, additati come corrotti o asserviti alla Russia. La lotta alla corruzione sbandierata dal Presidente ucraino nei panni di “servitore del popolo” non corrisponde tuttavia al quadro che emerge di lui dai cosiddetti Pandora papers, in cui compaiono 40 milioni di dollari versatigli alla vigilia delle elezioni dal miliardario ebreo Kolomoisky[1] su conti offshore (qui, qui e qui)[2]. In patria molti lo accusano di aver tolto potere agli oligarchi filo-russi non per darlo al popolo ucraino, ma per rinforzare il proprio gruppo di interesse e contemporaneamente togliendo di mezzo i suoi avversari politici: «Ha liquidato i ministri della vecchia guardia, primo fra tutti il potente Ministro degli Interni Avakov. Ha pensionato di brutto il presidente della Corte Costituzionale che frenava le sue leggi. Ha chiuso sette canali televisivi di opposizione. Ha messo agli arresti, accusandolo di tradimento, Viktor Medvedcuk, filorusso ma soprattutto leader di Piattaforma di opposizione-Per la vita, il secondo partito del Parlamento ucraino dopo il suo Servo del Popolo. Sta processando, sempre per tradimento, l’ex Presidente Poroshenko, che di tutto era sospettabile tranne che di intendersela con i Russi o con i loro amici. Il sindaco di Kiev, il popolare ex campione del mondo di pugilato Vitaly Klitchko, è già finito nel mirino di alcune perquisizioni. Insomma, Zelensky sembra voler fare piazza pulita di chiunque non sia allineato alla sua politica» (qui).
Il 21 aprile 2019 è eletto presidente dell’Ucraina con il 73,22% dei voti e il 20 maggio presta giuramento; il 22 maggio 2019 nomina Ivan Bakanov, Direttore Generale della Kvartal 95, primo vicecapo dei Servizi di Sicurezza dell’Ucraina e Capo della Direzione principale per la lotta contro la corruzione e il crimine organizzato della Direzione centrale del Servizio di Sicurezza dell’Ucraina. Assieme a Bakanov, è da menzionare Mykhailo Fedorov, Vicepresidente e Ministro della Trasformazione Digitale, membro del World Economic Forum (qui). Lo stesso Zelenskyj ha ammesso di avere come proprio ispiratore il primo ministro del Canada Justin Trudeau (qui e qui).
I rapporti di Zelenskyj con Fmi e Wef
Come ha dimostrato il tragico precedente della Grecia, le sovranità nazionali e la volontà popolare espressa dai Parlamenti sono de facto cancellate dalle decisioni dell’alta finanza internazionale, la quale interferisce nelle politiche dei governi con ricatti e vere e proprie estorsioni di natura economica. Il caso dell’Ucraina, che è uno dei Paesi più poveri dell’Europa, non fa eccezione.
Poco dopo l’elezione di Zelenskyj, il Fondo Monetario Internazionale minacciò di non concedere il prestito di 5 miliardi se non si fosse adeguato alle sue richieste. Nel corso di una conversazione telefonica con l’amministratore delegato del Fmi Kristalina Georgieva, il presidente ucraino venne redarguito per aver sostituito Yakiv Smolii con un uomo di sua fiducia, Kyrylo Shevchenko, meno incline ad assecondare i diktat del Fondo Monetario. Scrive Anders Åslund su Atlantic Council: «I problemi che circondano il governo Zelenskyj stanno crescendo in modo allarmante. Innanzitutto, dal marzo 2020, il presidente ha condotto un’inversione non solo delle riforme perseguite sotto di lui, ma anche quelle iniziate dal suo predecessore Petro Poroshenko. In secondo luogo, il suo governo non ha presentato proposte plausibili per risolvere le preoccupazioni del Fmi sugli impegni inadempiuti dell’Ucraina. In terzo luogo, il Presidente sembra non avere più una maggioranza parlamentare al potere e sembra disinteressato a formare una maggioranza riformista» (qui).
È evidente che gli interventi del Fmi sono finalizzati ad ottenere dal governo ucraino l’impegno ad allinearsi alle politiche economiche, fiscali e sociali dettate dall’agenda globalista, ad iniziare dalla “indipendenza” della Banca Centrale Ucraina dal governo: un eufemismo con il quale il FMI chiede al governo di Kiev di rinunciare al legittimo controllo sulla propria Banca Centrale, che costituisce una delle modalità in cui si esercita la sovranità nazionale, assieme all’emissione della moneta e alla gestione del debito pubblico. D’altra parte, solo quattro mesi prima Kristalina Georgieva aveva lanciato il Great Reset assieme a Klaus Schwab, al principe Carlo e al segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres.
Quel che non era stato possibile realizzare con i governi precedenti, è stato portato a compimento sotto la presidenza di Zelenskyj, entrato nelle grazie del Wef (qui) assieme al nuovo governatore della Bcu Kyrylo Shevchenko. Il quale, per dar prova di sudditanza, meno di un anno dopo ha scritto un articolo per il Wef intitolato Le banche centrali sono la chiave per gli obiettivi climatici dei paesi e l’Ucraina sta mostrando la strada (qui). Ecco quindi realizzata, sotto ricatto, l’Agenda 2030.
Vi sono anche altre compagnie ucraine che hanno legami con il Wef: la State Savings Bank of Ukraine (una delle più grandi istituzioni finanziarie in Ucraina), il DTEK Group (un importante investitore privato nel settore energetico ucraino) e la Ukr Land Farming (leader agricolo nella coltivazione). Banche, energia e cibo sono settori perfettamente in linea con il Great Reset e la Quarta Rivoluzione Industriale teorizzata da Klaus Schwab.
Il 4 febbraio dell’anno scorso, il presidente ucraino ha fatto chiudere sette emittenti televisive, tra cui ZIK, Newsone e 112 Ukraine, colpevoli di non appoggiare il suo governo. Così scrive Anna Del Freo: «Una dura condanna a questo atto liberticida è arrivata, tra gli altri, anche dalla Federazione europea dei giornalisti e dalla Federazione internazionale dei giornalisti, che hanno chiesto l’immediata revoca del veto. Le tre emittenti non potranno più trasmettere per cinque anni: impiegano circa 1500 persone, il cui posto di lavoro è oggi a rischio. Non esiste alcun vero motivo perché le tre reti debbano essere chiuse, salvo l’arbitrio del vertice politico Ucraino, che le accusa di minacciare la sicurezza dell’informazione e di essere sotto “la maligna influenza russa”. Una forte reazione giunge anche dalla Nuju il sindacato dei giornalisti ucraini, che parla di pesantissimo attacco alla libertà di parola, visto che si vengono a privare centinaia di giornalisti della possibilità di esprimersi e centinaia di migliaia di cittadini del diritto ad essere informati». Come si vede, ciò di cui si accusa Putin è compiuto da Zelenskyj e, più recentemente, dall’Unione Europea con la complicità delle piattaforme social. E prosegue: «“Oscurare le emittenti televisive è una delle forme più estreme di restrizione della libertà di stampa”, ha detto il segretario generale della EFJ, Ricardo Gutierrez. “Gli Stati hanno l’obbligo di garantire un effettivo pluralismo dell’informazione. È chiaro che il veto presidenziale non è per nulla in linea con gli standard internazionali sulla libertà di espressione”» (qui).
Sarebbe interessante sapere quali siano state le dichiarazioni della Federazione europea dei giornalisti e dalla Federazione internazionale dei giornalisti dopo l’oscuramento di Russia Today e Sputnik in Europa.
I movimenti neonazisti ed estremisti in Ucraina
Un Paese che invoca dalla comunità internazionale aiuti umanitari per difendere la popolazione dall’aggressione russa dovrebbe, nell’immaginario collettivo, distinguersi per rispetto dei principi democratici e per una legislazione che proibisca attività e propaganda a ideologie estremiste.
In Ucraina agiscono indisturbati, e spesso con l’appoggio ufficiale delle istituzioni pubbliche, movimenti di matrice neonazista impegnati in azioni militari e paramilitari. Tra questi vi sono: l’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN) di Stepan Bandera, di matrice nazista, antisemita e razzista già attiva in Cecenia e che fa parte del Right Sector, un’associazione di movimenti di estrema destra costituitasi in occasione del colpo di stato dell’Euromaidan del 2013/2014; l’Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA); l’UNA/UNSO, ala paramilitare del partito ucraino di estrema destra Ukraine National Assemble; la Fratellanza di Korchinsky, che ha offerto protezione a Kiev ai membri dell’Isis (qui); Visione Misantropica (MD), una rete neonazista diffusa in 19 Paesi, che incita pubblicamente al terrorismo, all’estremismo e all’odio contro cristiani, musulmani, ebrei, comunisti, omosessuali, americani e persone di colore (qui).
Va ricordato che il governo ha dato appoggio esplicito a queste organizzazioni estremiste sia inviando la guardia presidenziale ai funerali di loro esponenti, sia sostenendo il Battaglione Azov, un’organizzazione paramilitare che è ufficialmente parte dell’Esercito Ucraino con il nuovo nome di Reggimento di Operazioni Speciali Azov e inquadrato nella Guardia Nazionale. Il Reggimento Azov è finanziato dall’oligarca ucraino ebreo Igor Kolomoisky, già governatore di Dnepropetrovsk e ritenuto anche il finanziatore delle milizie nazionalistiche di Pravyj Sektor, considerate le responsabili della strage di Odessa. Parliamo dello stesso Kolomoisky citato nei Pandora Papers come sponsor del presidente Zelenskyj. Il battaglione ha rapporti con diverse organizzazioni di estrema destra in Europa e negli Stati Uniti.
Amnesty International, dopo un incontro avvenuto l’8 settembre 2014 tra il Segretario Generale Salil Shetty e il primo ministro Arsenij Jacenjuk, ha chiesto al Governo ucraino di porre fine agli abusi e ai crimini di guerra commessi dai battaglioni di volontari che operano unitamente alle forze armate di Kiev. Il governo ucraino ha aperto un’inchiesta ufficiale al riguardo, dichiarando che non risultano indagati ufficiali o soldati del Battaglione Azov.
Nel marzo 2015, il ministro dell’Interno ucraino Arsen Avakov ha annunciato che il battaglione Azov sarebbe stata una delle prime unità ad essere addestrata dalle truppe dell’Esercito americano, come parte della loro missione di addestramento Operation Fearless Guard. L’addestramento degli Stati Uniti è stato interrotto il 12 giugno 2015, quando la Camera dei Rappresentanti ha approvato un emendamento che vieta tutti gli aiuti (comprese le armi e l’addestramento) al battaglione a causa del suo passato neonazista. L’emendamento è stato poi revocato su pressione della Cia (qui e qui) e i militari di Azov sono stati addestrati negli Stati uniti (qui e qui): «Alleniamo questi ragazzi ormai da otto anni. Sono davvero dei bravi combattenti. Ecco dove il programma dell’Agenzia potrebbe avere un serio impatto».
Nel 2016 un rapporto dell’Osce ritiene il Battaglione Azov responsabile dell’uccisione in massa di prigionieri, di occultamento di cadaveri nelle fosse comuni e dell’uso sistematico di tecniche di tortura fisica e psicologica. Proprio pochi giorni fa il vicecomandante del Battaglione, Vadim Troyan, è stato nominato capo della polizia della regione di Oblast dal Ministro dell’Interno Arsen Avakov.
Questi sono gli “eroi” che combattono assieme all’esercito ucraino contro i soldati russi. E questi eroi del Battaglione Azov, invece di proteggere i loro figli, osano fare di loro carne da macello, arruolando bambini e bambine (qui e qui), in violazione del Protocollo Opzionale alla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (qui), concernente il coinvolgimento dei minori nei conflitti armati: uno strumento giuridico ad hoc che stabilisce che nessun minore di 18 anni possa essere reclutato forzatamente o utilizzato direttamente nelle ostilità, né dalle forze armate di uno Stato né da gruppi armati.
Anche a costoro, inevitabilmente, sono destinate le armi letali fornite dall’UE, compresa l’Italia di Draghi, con l’appoggio dei partiti politici “antifascisti”.
La guerra ucraina nei piani del Nwo
La censura contro le emittenti russe è chiaramente volta a impedire che la narrazione ufficiale sia smentita dai fatti. Ma mentre i media occidentali mostrano immagini del videogioco War Thunder (qui), fotogrammi di Star Wars (qui), esplosioni in Cina (qui), video di parate militari (qui), riprese dell’Afganistan (qui), della metropolitana di Roma (qui) o immagini di forni crematori mobili (qui) facendoli passare per scene reali e recenti della guerra in Ucraina, la realtà viene ignorata perché si è già deciso di provocare un conflitto come arma di distrazione di massa che legittimi nuove restrizioni delle libertà nelle Nazioni occidentali, secondo i piani del Great Reset del World Economic Forum e dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
È evidente che il popolo ucraino, al di là delle questioni che la diplomazia potrà risolvere, è vittima dello stesso colpo di stato globale ad opera di poteri sovranazionali che hanno a cuore non la pace tra le Nazioni, ma l’instaurazione della tirannide del Nuovo Ordine Mondiale. Solo alcuni giorni fa, la parlamentare ucraina Kira Rudik ha dichiarato a Fox News, imbracciando un kalashnikov: «Sappiamo che non combattiamo solo per l’Ucraina, ma anche per il Nuovo Ordine Mondiale».
Le violazioni dei diritti umani in Ucraina e i crimini delle milizie neonaziste più volte denunciati da Putin non hanno potuto trovare una soluzione politica perché sono stati pianificati e fomentati dall’élite globalista, con la collaborazione dell’Unione Europea, della NATO e del deep state americano, in chiave anti-russa e per rendere inevitabile una guerra dalla quale ottenere, principalmente in Europa, l’adozione forzata di razionamenti energetici (qui)[3], limitazioni agli spostamenti, sostituzione della cartamoneta con moneta elettronica (qui e qui) e adozione dell’ID digitale (qui e qui): non stiamo parlando di progetti teorici, ma di decisioni che stanno per essere prese concretamente a livello europeo e nei singoli Stati.
Il rispetto della Legge e delle norme
L’intervento in Ucraina da parte della Nato, degli Usa e dell’Unione Europea non pare trovare alcuna legittimazione. L’Ucraina non è membro della Nato, e come tale non dovrebbe beneficiare dell’aiuto di un ente che ha come scopo la difesa degli Stati che vi fanno parte. Lo stesso dicasi dell’Unione Europea, che ha ricevuto solo pochi giorni fa la richiesta di Zelenskyj di entrarne a far parte. Nel frattempo l’Ucraina ha ricevuto dagli Stati Uniti 2,5 miliardi di dollari dal 2014 e altri 400 milioni nel solo 2021 (qui), più altri fondi per un totale di 4,6 miliardi di dollari (qui). Dal canto suo Putin ha concesso 15 miliardi di dollari di prestiti all’Ucraina, per salvarla dalla bancarotta. L’Unione Europea ha invece inviato 17 miliardi finanziamenti, ai quali si aggiungono quelli dei singoli Stati. Di questi aiuti la popolazione ha beneficiato in minima parte.
Inoltre, intervenendo a nome dell’Unione Europea sulla guerra in Ucraina, Ursula von der Leyen viola gli articoli 9, 11 e 12 del Trattato di Lisbona. La competenza dell’Unione in questo settore è quella del Consiglio europeo e dell’Alto Rappresentante, in nessun caso quella del Presidente della Commissione. A che titolo la Presidente von der Leyen agisce come se fosse a capo dell’Unione Europea, usurpando un ruolo che non le compete? Per quale motivo nessuno interviene, specialmente dinanzi al pericolo al quale si espongono i cittadini europei dinanzi ad una possibile ritorsione russa?
Inoltre, in molti casi le Costituzioni degli Stati che oggi inviano aiuti e armi all’Ucraina non prevedono la possibilità di entrare in un conflitto. Ad esempio, l’art. 11 della Costituzione Italiana sancisce: «L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». L’invio di armamenti e soldati ad una nazione che non fa parte né della Nato né dell’Unione Europea costituisce di fatto una dichiarazione di guerra alla nazione con essa belligerante (la Russia, in questo caso) e richiederebbe quindi la previa deliberazione dello stato di guerra, come previsto dall’art. 78 della Costituzione: «Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari». Non risulta che ad oggi le Camere siano state chiamate ad esprimersi in tal senso, né che il presidente della Repubblica sia intervenuto per esigere il rispetto del dettato costituzionale. Il premier Draghi, nominato dalla cabala globalista per la distruzione dell’Italia e il suo definitivo asservimento ai poteri sovranazionali, è uno dei tanti Capi di governo che considera la volontà dei cittadini come un fastidioso intralcio all’esecuzione dell’agenda del Wef. Dopo due anni di violazioni sistematiche dei diritti fondamentali e della Costituzione, risulta difficile credere che vorrà anteporre gli interessi della Nazione a quelli dei suoi mandanti: al contrario, quanto più disastrosi saranno gli effetti delle sanzioni assunte dal suo governo, tanto più costui potrà ritenersi apprezzato da loro. Il colpo di stato perpetrato con l’emergenza psicopandemica prosegue oggi con nuove decisioni sciagurate, ratificate da un Parlamento senza nerbo.
Costituisce peraltro una violazione dell’art. 288 del Codice penale italiano il consentire che cittadini italiani – e addirittura esponenti della maggioranza di governo e leader politici – rispondano all’appello dell’Ambasciata ucraina per l’arruolamento nella legione straniera: «Chiunque nel territorio dello Stato e senza approvazione del governo arruola o arma cittadini, perché militino al servizio o a favore dello straniero, è punito con la reclusione da 4 a 15 anni». Nessun magistrato, almeno per il momento, è intervenuto d’ufficio per punire i responsabili di questo reato.
Un’altra violazione è rappresentata dall’attività di trasferimento dall’Ucraina all’Italia (e presumibilmente anche in altre Nazioni) dei bambini ottenuti da maternità surrogata, commissionati da coppie italiane in violazione della Legge 40/2004, senza alcuna sanzione per i colpevoli e i complici di questo reato.
Va ricordato anche che le esternazioni di membri del governo o di esponenti della politica nei confronti della Federazione Russa e del suo presidente, assieme alle sanzioni adottate, ai ripetuti casi di arbitrarie discriminazioni di cittadini, aziende, artisti e squadre sportive per il solo fatto di essere russi non costituiscono solo una provocazione che andrebbe evitata per consentire una serena e pacifica composizione della crisi ucraina, ma mettono in gravissimo pericolo la sicurezza dei cittadini italiani (e di quelli delle altre Nazioni che adottano analoghi comportamenti). Non si comprende il motivo di tanta sconsiderata temerità, se non nell’ottica di una deliberata volontà di scatenare reazioni nella controparte.
Il conflitto russo-ucraino rappresenta una pericolosissima trappola tesa ai danni dell’Ucraina, della Russia e degli Stati europei.
L’Ucraina è ultima vittima di consumati carnefici
La crisi russo-ucraina non è scoppiata improvvisamente un mese fa, ma è stata preparata e alimentata da lungo tempo, certamente ad iniziare dal golpe bianco del 2014 voluto dal deep state americano in chiave anti-russa. Lo dimostra, tra gli altri fatti incontestabili, l’addestramento del Battaglione Azov da parte della Cia, «per uccidere i russi» (qui), con la forzatura da parte dell’Agenzia della revoca dell’emendamento del Congresso del 2015. Anche gli interventi di Joe e Hunter Biden vanno nella medesima direzione. Vi è quindi l’evidenza di una premeditazione a lungo termine, coerente con la inarrestabile espansione della Nato verso est. La rivoluzione colorata di Euromaidan e l’instaurazione di un governo filo-atlantista composto da homines novi addestrati dall’élite del Wef e di Soros, doveva creare le premesse della subalternità dell’Ucraina al blocco atlantista, sottraendola all’influenza della Federazione Russa. A tale scopo, l’azione eversiva delle ong del filantropo ungherese supportate dalla propaganda mediatica ha taciuto i crimini delle organizzazioni paramilitari neonaziste, finanziate dagli stessi sponsor di Zelenskyj.
Ma se il lavaggio del cervello operato dal mainstream nei Paesi occidentali è riuscito a veicolare una narrazione completamente falsata della realtà, altrettanto non può dirsi in Ucraina, dove la popolazione conosce tanto la corruzione della classe politica al potere quanto la sua lontananza dai veri problemi della Nazione. Noi crediamo che gli “oligarchi” siano solo in Russia, mentre essi sono presenti soprattutto nella galassia degli Stati dell’ex-Unione Sovietica, dove possono accumulare ricchezze e potere semplicemente mettendosi a disposizione di “filantropi” e multinazionali straniere. Poco importa se i loro conti offshore sono la causa principale della povertà dei cittadini, dell’arretratezza del sistema sanitario, dello strapotere della burocrazia, della quasi totale assenza di servizi pubblici, del controllo straniero di aziende strategiche, della perdita progressiva della sovranità e dell’identità nazionale: l’importante è “fare soldi”, essere immortalati con personaggi politici, banchieri, venditori di armi e affamatori del popolo. Per poi venire in Versilia o sulla Costiera amalfitana ad ostentare yacht e platinum card al cameriere di Odessa o alla donna delle pulizie di Kiev che mandano ai parenti la paga guadagnata in nero. Questi miliardari ucraini in kippah sono coloro che stanno svendendo l’Ucraina all’occidente corrotto e corruttore, barattando il proprio benessere con l’asservimento dei loro connazionali agli usurai che si stanno impadronendo del mondo, ovunque con gli stessi sistemi spietati e immorali. Ieri tagliavano gli stipendi ai lavoratori di Atene e Tessalonica, oggi hanno semplicemente allargato i loro orizzonti all’Europa intera, in cui la popolazione guarda ancora incredula all’instaurarsi di una dittatura prima sanitaria e poi ambientale.
D’altra parte, come avrebbero fatto costoro, senza il pretesto di una guerra, a giustificare il vertiginoso aumento del prezzo del gas e dei carburanti, forzando il processo di una transizione “ecologica” imposta dall’alto per l’impoverimento controllato delle masse? Come avrebbero potuto far digerire ai popoli del mondo occidentale l’instaurazione della tirannide del Nuovo Ordine Mondiale, quando la farsa pandemica stava sfaldandosi portando alla luce il crimine contro l’umanità compiuto da BigPharma?
E mentre l’UE e i capi di governo danno la colpa alla Russia del disastro incombente, le élites occidentali dimostrano di voler distruggere anche l’agricoltura, per applicare su scala globale gli orrori dell’Holodomor (qui). D’altra parte, in molti stati (compresa l’Italia) si va teorizzando la privatizzazione dei corsi d’acqua – che è un bene pubblico inalienabile – a vantaggio delle multinazionali e con scopi di controllo e limitazione delle attività agricole. Non diversamente si era comportato il governo filoatlantista di Kiev: da otto anni la Crimea era stata privata dell’acqua del Dnepr, per impedire l’irrigazione dei campi e affamare la popolazione. Si comprendono oggi, alla luce delle sanzioni comminate alla Russia e della fortissima riduzione degli approvvigionamenti di grano, gli enormi investimenti di Bill Gates nell’agricoltura (qui), seguendo le stesse spietate logiche di profitto già sperimentate con la campagna vaccinale.
Gli ucraini, a qualsiasi etnia essi appartengano, sono gli ultimi, inconsapevoli ostaggi dello stesso regime totalitario sovranazionale che ha messo in ginocchio l’economia delle Nazioni con l’impostura della Covid, dopo aver teorizzato pubblicamente la necessità di decimare la popolazione mondiale e di trasformare i superstiti in malati cronici compromettendo irreparabilmente il loro sistema immunitario.
Ci pensino bene, gli ucraini, ad invocare l’intervento della Nato o della UE, sempre ammesso che siano davvero loro a farlo e non piuttosto i loro corrotti governanti aiutati da mercenari razzisti e da gruppi di neonazisti al soldo dei gerarchi. Perché mentre viene loro promessa la libertà dall’invasore – con il quale condividono la comune eredità culturale e religiosa per esser stati parte della Grande Russia – in realtà si sta cinicamente preparando la loro definitiva cancellazione, il loro asservimento al Grande Reset che tutto prevede fuorché la tutela della loro identità, della loro sovranità, dei loro confini.
Guardino gli ucraini a quel che è avvenuto ai Paesi dell’Unione Europea: il miraggio di prosperità e sicurezza è demolito dalla contemplazione delle macerie lasciate dall’euro e dalle lobby di Bruxelles. Nazioni invase da immigrati clandestini che alimentano la criminalità e la prostituzione; distrutte nel loro tessuto sociale dalle ideologie politically correct; portate scientemente al fallimento per sconsiderate politiche economiche e fiscali; condotte verso la miseria con la cancellazione delle tutele del lavoro e della previdenza sociale; private di un futuro con la distruzione della famiglia e la corruzione morale e intellettuale delle nuove generazioni.
Quelle che erano state Nazioni prospere e indipendenti, diverse nelle loro specificità etniche, linguistiche, culturali e religiose sono state trasformate in una massa informe di persone senza ideali, senza speranze, senza fede, senza nemmeno la forza di reagire agli abusi e ai crimini di chi li governa. Una massa di clienti delle multinazionali, di schiavi del sistema di controllo capillare imposto con la farsa pandemica, anche dinanzi all’evidenza della frode. Una massa di persone senza identità, marchiate con il QR-code come gli animali di un allevamento intensivo, come i prodotti di un enorme centro commerciale. Se questo è stato il risultato della rinuncia alla propria sovranità per tutti – tutti, nessuno escluso! – gli Stati che si sono affidati alla colossale truffa dell’Unione Europea, perché l’Ucraina dovrebbe fare eccezione?
È questo che volevano, che speravano, che desideravano i vostri padri, quando ricevettero con Vladimiro il Grande il Battesimo sulle rive del Dnepr?
Se vi è un aspetto positivo che ciascuno di noi può riconoscere in questa crisi, è l’aver mostrato l’orrore della tirannide globalista, il suo cinismo spietato, la sua capacità di distruggere e annientare tutto ciò che tocca. Non sono gli ucraini che dovrebbero entrare nell’Unione Europea o nella Nato, ma gli altri Stati che dovrebbero finalmente avere un sussulto di orgoglio e di coraggio e uscirne, scrollando da sé questo giogo detestabile e ritrovando la propria indipendenza, la propria sovranità, la propria identità, la propria fede. La propria anima.
Che sia chiaro: il Nuovo Ordine non è un destino ineluttabile, e può essere sovvertito e denunciato se solo i popoli si rendono conto di essere stati ingannati e truffati da un’oligarchia di criminali ben identificabili, per i quali un giorno varranno quelle sanzioni e quei blocchi dei fondi che oggi essi applicano impunemente a chiunque non pieghi il ginocchio dinanzi a loro.
Un appello alla Terza Roma
Anche per la Russia questo conflitto è una trappola. Lo è perché esso realizzerebbe il sogno del deep state americano di estrometterla definitivamente dal contesto europeo nei suoi rapporti commerciali e culturali, spingendola tra le braccia della Cina, forse con la speranza che la dittatura di Pechino possa persuadere i Russi ad accettare il sistema di credito sociale e altri aspetti del Great Reset che finora ha saputo evitare almeno in parte.
È una trappola non perché la Russia abbia torto nel voler “denazificare” l’Ucraina dai suoi gruppi estremisti e garantire protezione e tutela agli Ucraini di lingua russa, ma perché sono proprio queste ragioni – teoricamente sostenibili – ad esser state create apposta per provocarla e indurla ad invadere l’Ucraina, in modo da suscitare la reazione della Nato preparata da tempo dal deep state e dall’élite globalista. Il casus belli è stato pianificato deliberatamente dai veri responsabili del conflitto, sapendo che avrebbe ottenuto esattamente quella risposta da parte di Putin. E sta a Putin, indipendentemente dal fatto di avere ragione, non cadere nella trappola e anzi ribaltare il banco, offrendo all’Ucraina delle condizioni di pace onorevoli senza proseguire nel conflitto. Anzi, quanto più Putin ritiene di essere nel giusto, tanto più egli dimostrerà la grandezza della sua Nazione e l’amore per il suo popolo col non cedere alle provocazioni.
Mi sia permesso ripetere le parole del profeta Isaia: Dissolve colligationes impietatis, solve fasciculos deprimentes, dimitte eos qui confracti sunt liberos, et omne onus dirumpe; frange esurienti panem tuum, et egenos vagosque induc in domum tuam; cum videris nudum, operi eum, et carnem tuam ne despexeris. Tunc erumpet quasi mane lumen tuum; et sanitas tua citius orietur, et anteibit faciem tuam justitia tua, et gloria Domini colliget te. Sciogli le catene inique, togli i legami del giogo, rimanda liberi gli oppressi e spezza ogni giogo; dividi il pane con l’affamato, accogli in casa tua i miseri e i senza tetto; se vedi uno nudo, vestilo, e non nasconderti a colui che è carne della tua carne. Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. (Is 58, 6-8).
La crisi mondiale con cui si prepara la dissoluzione della società tradizionale ha coinvolto anche la Chiesa cattolica, la cui gerarchia è ostaggio di apostati cortigiani del potere[4]. Vi fu un tempo in cui i Pontefici e i Prelati affrontavano i Re senza rispetti umani, perché sapevano di parlare con la voce di Gesù Cristo, Re dei re. La Roma dei Cesari e dei Papi è deserta e muta, come è muta da secoli la Seconda Roma di Costantinopoli. Forse la Provvidenza ha stabilito che sia Mosca, la Terza Roma, ad assumersi oggi dinanzi al mondo il ruolo di κατέχον (2Tess 2, 6-7), di ostacolo escatologico all’Anticristo. Se gli errori del Comunismo sono stati diffusi dall’Unione Sovietica, giungendo ad imporsi finanche dentro la Chiesa, la Russia e l’Ucraina possono avere oggi un ruolo epocale nella restaurazione della Civiltà Cristiana, contribuendo a portare al mondo un periodo di pace dal quale anche la Chiesa risorgerà purificata e rinnovata nei suoi Ministri.
Gli Stati Uniti d’America e gli Stati europei non devono emarginare la Russia, ma anzi stringere con essa un’alleanza non solo per il ripristino degli scambi commerciali per la prosperità di tutti, ma in vista della ricostruzione di una Civiltà cristiana, che sola potrà salvare il mondo dal mostro globalista tecnosanitario e transumano.
Considerazioni finali
Suscita grande preoccupazione che i destini dei popoli siano nelle mani di un’élite che non risponde a nessuno delle proprie decisioni, che non riconosce alcuno sopra di sé e che per perseguire i propri interessi non esita a mettere a repentaglio la sicurezza, l’economia e la stessa vita di miliardi di persone, con la complicità dei politici al loro servizio e dei media mainstream. Le falsificazioni dei fatti, le grottesche adulterazioni della realtà e la partigianeria con cui sono diffuse le notizie si affiancano alla censura delle voci dissenzienti e giungono a forme di persecuzione etnica nei confronti dei cittadini russi, discriminati proprio nei Paesi che si dicono democratici e rispettosi dei diritti fondamentali.
Auspico che il mio appello alla costituzione di un’Alleanza antiglobalista che unisca i popoli nell’opposizione alla tirannide del Nuovo Ordine Mondiale possa essere raccolto da quanti hanno a cuore il bene comune, la pace tra le Nazioni, la concordia tra i popoli, la libertà dei cittadini e il futuro delle nuove generazioni. E prima ancora, che le mie parole – assieme a quelle di tante persone intellettualmente oneste – contribuiscano a portare alla luce le complicità e la corruzione di chi si avvale della menzogna e della frode per giustificare i propri crimini, anche in questi momenti di grande apprensione per la guerra in Ucraina.
«Ci ascoltino i forti, per non diventar deboli nella ingiustizia. Ci ascoltino i potenti, se vogliono che la loro potenza sia non distruzione, ma sostegno per i popoli e tutela a tranquillità nell’ordine e nel lavoro» (Pio XII, Radiomessaggio ai governanti e ai popoli nell’imminente pericolo della guerra, 24 agosto 1939).
Possa la Santa Quaresima indurre tutti i cristiani ad invocare alla Maestà divina il perdono per i peccati di quanti calpestano la Sua santa Legge: la penitenza e il digiuno muovano a misericordia il Signore Iddio, mentre ripetiamo le parole del profeta Gioele: Parce, Domine: parce populo tuo; et ne des hæreditatem tuam in opprobrium, ut dominentur eis nationes. Perdona, Signore, al tuo popolo e non esporre la tua eredità al vituperio, alla derisione delle genti (Gl 2, 17).
+ Carlo Maria Viganò, arcivescovo, ex nunzio apostolico negli Stati Uniti d’America
6 marzo 2022 - Dominica I in Quadragesima
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[1] Kolomoisly è anche uno dei due fondatori nel 2011, assieme al miliardario Vadim Rabinovich, del Parlamento Ebraico Europeo. Cfr. http://ejp.eu/ . Si noti che Rabinovich è membro della Piattaforma di Opposizione – Per la Vita, il partito ucraino filo-russo il cui leader Viktor Medvedcuk è stato arrestato da Zelenskyj.
[2] Secondo il politico russo Viktor Vladislavovich Zubarev, membro della Duma di Stato, Zelenskyj avrebbe anche 1,2 miliardi di dollari depositati presso la Dresdner Bank in Costa Rica e una villa a Miami acquistata a 34 milioni di dollari.
Cfr. https://twitter.com/ssistevini/status/1500383603586441216 | Per un quadro più esaustivo si veda l’inchiesta di Slidstvo-info, agenzia ucraina indipendente di giornalismo investigativo: https://youtu.be/Pp0WWZbNGq4
[3] Si noti che il Ministro italiano della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ha deciso pochi giorni fa di cedere quota delle scorte petrolifere all’Ucraina «come aiuto concreto anche sul fronte energetico», esattamente come durante la pandemia regalò milioni di mascherine alla Cina, per poi acquistarne da Pechino poco dopo.
Cfr. https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2022/03/02/ucraina-italia-cede-quota-delle-scorte-petrolifere-_b84086a2-1b31-4846-98c2-de84581b9ec4.html
[4] Sul numero del 6 Marzo, Famiglia Cristiana titola, a commento di un articolo del fondatore della Comunità Sant’Egidio, Andrea Riccardi: «Fermiamo la guerra e costruiamo un nuovo ordine mondiale». Cfr. https://twitter.com/fratotolo2/status/1500446210393522176
COMITATO LIBERI IN VERITATE - SABATO 5 MARZO 2022 - 0RE 15:00
RispondiEliminaRUSSIA E UCRAINA, GUERRA PROGRAMMATA?
https://www.facebook.com/liberiinveritate/
RispondiEliminaMagnifique intervention — une fois de plus — de Mons. Viganò, qui sauve, par l'exactitude de son information et la justesse de ses conclusions, l'honneur de l'Église catholique.
L'allusion finale au rôle de la Troisième Rome (Moscou) dans la situation présente me semble d'une extrême importance, et on ne peut que se réjouir de voir un prélat catholique, dont on ne saurait mettre en doute l'orthodoxie, mettre ce rôle en relation avec les promesses de Fatima (que Vladimir Poutine connaît très bien).
Mi ha scritto un’altra questurina di News Guard
RispondiEliminaLa contatto da NewsGuard [1]. Nel tentativo di combattere la disinformazione online, i nostri giornalisti analizzano siti di notizie e informazioni in merito a credibilità e trasparenza e preparano una scheda informativa sul sito verificando il rispetto di nove parametri [2]. L’intento è quello di aiutare gli utenti nella comprensione del contesto che sta attorno alle notizie che leggono online e di offrire indicazioni sull’affidabilità dei vari siti.
Al momento stiamo aggiornando la scheda relativa al suo sito e, in base alla nostra analisi, abbiamo trovato alcuni articoli che contengono affermazioni non accurate sul conflitto Russia-Ucraina. In particolare, le chiederei un commento su questo pezzo: https://www.maurizioblondet.it/mosca-accusa-in-ucraina-usa-hanno-sviluppato-armi-biologiche/ che riprende alcune affermazioni sulla presenza di laboratori di armi biologiche negli Stati Uniti senza contraddirle.
https://www.maurizioblondet.it/mi-ha-scritto-unaltra-questurina-di-news-guard/
Un altro post da leggere, rileggere, studiare eppoi ridire con le proprie parole quando tempo e luogo lo richiederanno.
RispondiEliminaRassegna stampa di Pierluigi Bianchi Cagliesi
RispondiEliminaRadio Kolbe
https://gloria.tv/post/wfF6Ws9vzg1F2J3Hd9paZmZAp
IL PACIFISMO INTERVENTISTA È LA VERA MINACCIA ALLA PACE
RispondiEliminaIl pacifismo, nel migliore dei casi, è l’inconsistente e ingenua pacificazione della propria coscienza; nella realtà fattuale è sempre lo strumento migliore per sostenere una parte contro l’altra. Il desiderio di pace esprime la naturale vocazione dei popoli a vivere – quale popolo non desidera vivere in pace? –, ma pensare che nella società di massa dominata dalla “informazione” il “pacifismo” nasca e si esprima spontaneamente è colpa grave. Colpa di non di esprimere un giudizio, una valutazione della situazione concreta, fatta non di gnomi e folletti ma di forze materiali che si contengono spazi vitali. È evidente che per una potenza lo “spazio vitale” sarà di ben altra consistenza di quello di una sub potenza, e così via scendendo per li rami. I “pacifisti” – quelli in buona fede – non si rendono conto di essere strumento di una parte contro l’altra. Nel caso specifico, il loro “pacifismo” serve come piede di porco dell’atlantismo a guida americana. Poi c’è il “pacifismo” degli assaltatori, quelli da noi capitanati dall’intrepido (si fa per dire) Letta, i quali ringhiano come cani mastini per sostenere un intervento duro contro il “cane” Putin. Questi ultimi esprimono la componente militante dello schieramento pro-Nato, quella che sarebbe ben felice di vedere la Russia ridotta a un predellino come ai tempi di Eltsin, e la testa di Putin rotolare nel fango come quella di Saddam e Gheddafi (non hanno potuto godere con quella di Assad) o, nel migliore dei casi, fargli fare la fine del presidente jugoslavo Milosevic, “trovato” morto nel democratico carcere Ue dell’Aia. In ogni caso il “pacifismo” si pone al servizio, nel nostro caso al servizio dello schieramento Nato… naturalmente a difesa del popolo ucraino. Popolo ucraino per il quale va espressa solidarietà, ma necessariamente anche l’indicazione di liberarsi della indegna cricca Zelensky, espressione organica di interessi sovranazionali messa al governo in seguito all’ennesimo cambio di regime elaborato dagli strateghi di Washington. Interesse del popolo ucraino non è diventare l'ulteriore base Nato in funzione anti russa, ma stabilire con la Russia quei rapporti “naturali” che la storia comune impone. Ecco perché è pericoloso il “pacifismo” suscitato dalla propaganda a 360 gradi in servizio permanente, quello che non tollera nessuna precisazione e puntualizzazione, quello che si esprime con l’ignoranza (naturale o voluta, comunque colpevole) dei vari Riotta Fubini e Giletti (quest’ultimo in tv parla del diario sulla prima guerra mondiale di Dostoevskij… morto nel 1881!). Insomma di quel pacifismo che in nome degli aiuti umanitari sostiene la decretazione di sanzioni economiche e l’invio di mezzi e uomini. Anche questa volta l’Italia dimostra di essere serva dei servi, incapace di scorgere neanche col lumicino una collocazione meno compromettente, così insignificante da esprimersi con le insulse parole del “ministro” Di Maio e/o con l’insipienza di un Draghi da tutti esaltato come l’uomo della Provvidenza. Ma dai! Mentre altri paesi, pur consapevoli della propria debolezza e sudditanza al “patto” Nato, cercano di preservarsi vie di fuga per garantirsi la propria sopravvivenza. Non c’è da rivendicare la pace in astratto, il vero pacifismo può solo concretizzarsi, ORA, con la richiesta di:
- Niente sanzioni
- Riconoscimento di Kiev del possesso russo della Crimea
- Riconoscimento delle due repubbliche separatiste
- Neutralizzazione dell’Ucraina
Tertium non datur. Non ci sono alternative. È questo l’unico modo di dare una vera mano alla pace. La diplomazia italiana dovrebbe lavorare in questa direzione. Certo, tutto questo non sarebbe accaduto se gli Usa non avessero da anni lavorato per determinare questa situazione… scaricando i costi dell’operazione sull’alleato europeo.
Antonio Catalano
LA POLITICA È LA GUERRA CONDOTTA CON ALTRI MEZZI.
RispondiEliminaIl generale Fabio Mini, ex capo di stato maggiore del comando NATO per il sud Europa ed autore di vari libri, tra cui uno dal titolo “Perché siamo così ipocriti sulla guerra?”, ieri commentava i fatti in un programma televisivo.
Chiamato inizialmente ad esprimere un parere a commento complessivo ha detto, con molta cautela come chi sa che le parole vanno pesate con molta attenzione di questi tempi, che quella dei russi è una “guerra al risparmio”. Ha anche detto che ha conosciuto e parlato con generali russi per più di dieci anni, conosce abbastanza bene quello di cui parla. Mini ha ricordato quello tutti gli esperti sanno ovvero che i russi hanno 900.000 affettivi. Secondo lui quel sesto di effettivi usati dai russi in Ucraina sono molto giovani ed inesperti, con mezzo vecchi sebbene ai russi non manchino mezzi molto più efficienti. Ha anche osservato la quasi totale assenza di utilizzo dell’aviazione. Ha tecnicamente definito la strategia sul campo “una guerra limitata per scopi limitati”.
Ha anche osservato che l’idea di ridurre la guerra a Putin è sbagliato, non si sa se è Putin che comanda lo Stato Maggiore russo o il contrario o una via di mezzo. E che forse il blocco russo che ha pensato necessaria questa azione, va ben oltre Putin e le Forze Armate. Non ne ha fatto una questione di sondaggi d’opinione su quanti russi l’approvano, evidenziava logiche nel blocco di potere russo e mentalità strategica in senso ampio.
Esclude che Putin sia pazzo ed a noi sembra in verità pazza questa sola idea visto che lo conosciamo da ventidue anni e non sarà certo un simpaticone ed un amicone, ma nessuno ha mai scritto di lui come di uno squilibrato. Ci sono decine e decine di articoli sulle testate di politica estera americana come Foreign Affairs e Foreign Policy, sulla sua freddezza ed abilità strategica. La rinascita relativa della Russia dopo il crollo dell’URSS era convenuta da tutti gli osservatori, forse l’iconografia che lo accompagnava gli attribuiva perfidia, furbizia, incrollabile tenacia, ma non pazzia.
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RispondiEliminaMa ciò non riscontra la realtà, chissà dove vive Mini. In realtà i russi vogliono conquistare tutta l’Ucraina, con 150.000 ragazzini e carri armati obsoleti. Perciò, ci avvertono gli “analisti” televisivi in molti casi passati dall’epidemiologia alla geopolitica e relazioni internazionali senza fare una piega, bisogna rafforzare la resistenza ucraina per farli impantanare. Poi forse vincerà perché è un Golia contro un Davide, ma lo sciocco del Cremlino non ha calcolato la successiva resistenza che farà dell’Ucraina il suo Afghanistan. Prima di Putin i russi sono stati in Afghanistan ed in dieci anni di penosa guerra hanno avuto tra 50.000 e 130.000 morti ma questo Putin non lo sa. Non lo sanno i comandi militari russi e tutti gli strateghi della seconda potenza nucleare del pianeta. Lo sanno i commentatori televisivi italiani però. Ve ne sono alcuni che si spingono a paventare una invasione russa tipo Ungheria, Cecoslovacchia, Polonia e tutto l’est Europa, Putin si fermerà solo a Berlino sempre che la sua pazzia non lo spinga a portare i suoi cavalli ad abbeverarsi alle fontane di San Pietro.
Poiché siamo in regime di guerra anche noi, nessuno ha prestato attenzione a quello che riferiva da Mosca Marc Innaro qualche giorno fa ovvero che i russi dichiaravano di aver quasi completato l’obiettivo di degradare profondamente la struttura militare ucraina. Struttura significa non l’esercito sul campo, significa depositi, postazioni fisse, mezzi più insidiosi. Significa anche altro poiché dal loro punto di vista, i russi affermavano che c’era ben altro in Ucraina, si stava preparando ben altro, ma non sconfiniamo nelle supposizioni.
Così, nessuno pare abbia intuito che l’idea di offrire corridoi umanitari per gli ucraini rimasti intrappolati nelle città assediate con sbocco in Russia e Bielorussia, rifiutata sdegnosamente da Capitan Ucraina, fosse una furbata per pettinare i profughi di modo da trovare quei neo-nazisti che Putin ha dichiarato di esser il suo altro obiettivo pratico, rimandando poi gli altri da questa altra parte. Non è vero come dicono i russi che queste milizie si fanno scudo umano di una popolazione che, ricordiamolo anche se taciuto, è sotto legge marziale con uomini civili coscritti cioè obbligati ad imbracciare le armi.
Sembrerebbe quindi manchi poco alla “demilitarizzazione” e “denazificazione” ucraina, dal punto di vista russo. Obiettivi limitati che sembrano corrispondere ai mezzi limitati citati da Mini. Ma che ne sa il generale Mini.
Quello che Mini non sa ma fortunatamente sanno nostri opinionisti è che Putin vuole tutta l’Ucraina ed oltre, poi metterà un “Quisling” come dicono quelli che sanno le cose, un suo fantoccio. In questi giorni è tutto un fiorire di lettori di Storia Illustrata che ricordano i Sudeti, Chamberlain, l’Ungheria, è l’ora del "pensionato storico". Del resto, pare che ai maschi di una certa età, oltre ai cantieri dei lavori in corso, prenda questa sindrome della storia, ce l’ha per altro anche Putin che è un noto revisionista che si diletta in “storia a modo mio” (questa non è una battuta ironica, è effettivamente così, ci sono articoli di molti anni fa delle riviste di politica estera americana che hanno per tempo analizzato questa sua passione per la “storia a modo mio” tipo Paolo Mieli ed io concordo con loro).
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RispondiEliminaCerto, come no, peccato che se metti il fantoccio devi sospendere la Costituzione per non andare ad elezioni e quindi devi occupare militarmente il Paese cosa che è folle sotto tutti i punti di vista anche perché gli ucraini ti tortureranno con la guerriglia fino a che non ti viene una crisi di nervi e qualcuno a Mosca ti propina una vodkina al plutonio, come sperano in molti in Occidente. Ma siccome in Russia hanno tutti il plasmon nella scatola cranica, tutto ciò non lo sanno, come non la sa Mini.
Così ieri il portavoce del Cremlino ha dichiarato a Reuters che la delegazione ucraina ha avuto, dai primi incontri, la piattaforma di resa che se accettata, terminerebbe all’istante tutto ciò: se l’Ucraina mette in Costituzione la dichiarazione di neutralità, riconosce l’annessione della Crimea come russa e riconosce le due repubbliche del Donbass come indipendenti, potrà vivere in pace facendosi governare da chi gli pare, come gli pare. Cioè anche entrando nell’UE se l’UE la vuole cosa che non è come già hanno fatto sapere olandesi, tedeschi e molti altri. L’UE ha da dieci anni la Bulgaria in stan by per l’ammissione e certo non accetterà di far entrare uno stato le cui credenziali di diritto sono molto dubbie, per non parlare dell’economia di mercato in realtà dominata da oligarchi e vari tipi di delinquenti.
Ma niente, di tutto ciò non c’è visibilità alcuna. La dichiarazione è resa a Reuters, ma in tv sembra non interessare alcuno, è una presa in giro. È accettabile la piattaforma russa? Ognuno si può fare la sua idea, tanto non è rivolta a noi e noi non siamo Zelensky, né ucraini. È “giusta”? Certo che no, che ovvietà, non si violano confini sovrani con le armi puntandole alla gola del vicino costretto a firmare la resa. Ma la geopolitica non è un campo teorico è pratico. Pare cioè strano che la canea di gente che piange per gli ucraini in tv faccia il tifo perché gli ucraini continuino a morire o producano cinque milioni di profughi come da stime ONU per difendere cosa a questo punto si capisce sempre meno, visto che o firmano la resa o poi arriveranno le armate più professionali, i mezzi più potenti, i bombardamenti veri fino che, alla fine, non potranno far altro che firmare, qualunque costo ciò avrà per i russi.
Dopo Putin si ritirerà nella sua dacia a scrivere memorie e dilettarsi in revisionismo storico e gli occidentali avranno a che fare con quelli più malleabili come il generale Sergej Shoigu che già dalla faccia sembra un bonaccione. Non è che la resa ucraina comporterebbe la sospensione o l’acuirsi di sanzionamenti ai russi, non è che l’Occidente debba riconoscere la Crimea o le due repubbliche, l’ha chiesto solo agli ucraini. Il danno politico, economico, geopolitico e financo reputazionale è fatto, è irreparabile in tutta evidenza e tale rimarrà per anni.
L’ONU ha dichiarato che nei sette anni di guerra nel Donbass (2014-2021) ci sono stati 3100 morti civili, in Ucraina, fino ad oggi, ne dichiarano su i 400. Le stime dell’ONU sono sempre troppo basse per ovvie ragioni pratiche, ma le proporzioni sono quelle. Solo che non ho visto dirette h24 per il Donbass. I più non sanno neanche di cosa si parla quando si dice “guerra del Donbass”, non esiste il fatto. I morti hanno peso diverso, così l’indignazione umana e la sanzione morale.
Quella che vedete in televisione perché dalla televisione passi nella vostra testa non è la guerra, sono la politica, la geopolitica e la geoeconomia condotte con altri mezzi.
Ed ecco a Voi quello che gli "esperti" veri e non da commedia dell'arte, hanno indicato da tempo come il più probabile successore di Putin poiché che Putin puntasse dopo ventidue anni a togliersi dai riflettori dopo esser passato alla storia russa col suo peso evidente, era a loro noto da un po'.
Reuters di ieri: https://www.reuters.com/world/kremlin-says-russian-military-action-will-stop-moment-if-ukraine-meets-2022-03-07/
Pierluigi Fagan
RispondiEliminaStupisce vedere che, nel suo intervento, mons. Viganò sembra riconoscere a Mosca il titolo di "Terza Roma" come se fosse un titolo valido dal punto di vista cattolico.
Il mito di MOsca "Terza Roma" in quanto erede di Costantinopoli, fu creato da un monaco russo. Ivan il Terribile (1533-1584) lo fece proprio. Fu l'iniziatore dell'autocrazia russa autoproclamandosi Czar, da Caesar, ossia imperatore che si considerava erede degli imperatori bizantini, risiedenti nella Seconda Roma, cosiddetta. Un mito con finalità politiche, fondato sul disprezzo della Roma cattolica, per i bizantini e moscoviti eretica e scismatica.
È vero che l'attuale Federazione Russa rispetta e protegge certi fondamentali valori cristiani, tuttavia non dobbiamo commettere l'errore di avallare le componenti slavofile, panslaviste, autocratiche della sua ideologia.
La chiesa Chiesa ortodossa russa mon credo abbia bisogno del mostro nostro consenso per fare propria l'ideologia della Terza Roma. Bisanzio come tale non esiste più. E Roma?
EliminaSe loro si sentono Terza Roma, a noi toccherà ritornare ad essere la prima. Senza ritenerci offesi.
Anonimo 11:36
RispondiEliminaNe convengo. Per questo lo avevo specificato nell'incipit...
Così come convengo sulle conclusioni.
Mentre si discute dei diritti umani degli ucraini, non una parola sul tramonto del diritto nell’area UE. La banalità dell’ipocrisia di massa.
RispondiEliminaAndrea Sandri
COME I GIORNALI PRESENTANO I BOMBARDAMENTI RUSSI...
RispondiElimina"E’ un terribile dejavu: gli stessi piloti e gli stessi velivoli hanno già compiuto la stessa missione sulle città della Siria. Dal 2015 in meno di tre anni hanno compiuto 121 mila raid contro i quartieri di Aleppo e degli altri centri urbani in mano agli oppositori di Assad, obbligandoli alla resa. Sono morte migliaia di persone, tra cui moltissime donne e bambini. Ma la comunità internazionale non ha fatto nulla per impedire questo massacro. E adesso gli stormi di Mosca ripetono lo stesso copione omicida sull’Ucraina."
"GLI OPPOSITORI DI ASSAD" PER NON DIRE ISIS... E LA COMUNITA' INTERNAZIONALE AVREBBE DOVUTO PARTEGGIARE PER L'ISIS?
Zelensky pronto a negoziare su indipendenza sul Donbass filorusso,
RispondiEliminaSe accadrà l'Ucraina filo UE verrà inserita in UE e non nella NATO.
Se non erro, queste erano proprio le richieste di Mosca, allora perché non si è trovato un accordo prima, invece di portare distruzione economica e vittime innocenti?
RispondiEliminaDispiace dirlo ma quest'intervento sembra un collage di articoli
di siti sul tipo di quello di Blondet.
Un vescovo dovrebbe volare più alto.
0.
Guardando sulla cartina le nazioni che hanno aderito alle sanzioni contro la Russia constato che sono in sostanza le stesse che hanno gonfiato l'emergenza pandemica : mondo anglosassone e unione europea.
RispondiEliminaSe invece cerco i paesi che hanno proclamato l'emergenza bellica (per 10 mesi, anche se la guerra potrebbe finire tra 2-3 settimane) trovo solo l'Italia.
Ne conoscete altri?
Spogliare la Grecia è stato uno scherzo.
RispondiEliminaAeroporti, qualche isola, industrie zero, terre poche, risparmi privati ridicoli, demanio interessante.
Comunque la Grecia aveva un Pil inferiore alla sola provincia di Treviso.
È bastato un sol boccone.
PER L’ITALIA È DIVERSO:
Un capitale assolutamente enorme.
Secondo al mondo in quanto a risparmio privato, primo come abitazioni di proprietà, terre di valore assoluto e coste meravigliose.
Quinta potenza industriale al mondo prima dell'euro, ottava oggi.
Il Made in Italy è ancora oggi il marchio numero uno al mondo, davanti a Coca Cola.
Biodiversità superiore alla somma di tutti gli altri paesi europei.
Come capitale artistico monumentale, non ne parliamo neanche: è superiore a quello di tutto il resto del mondo.
Francia e Germania, più qualche fondo americano, cinese o arabo hanno fatto la spesa da noi a "paghi uno e prendi quattro".
Tutto il lusso e la grande distribuzione sono passati ai francesi insieme ai pozzi libici passati da Eni e Total.
Poi anche Eni è diventata a maggioranza americana.
Anche il sistema bancario è passato ai francesi insieme all'alimentare.
I tedeschi si sono presi la meccanica, e il cemento.
Gli indiani tutto l'acciaio.
I Cinesi si son presi quote di TERNA, e tutto PIRELLI agricoltura.
Se ne sono andate TIM, TELECOM, GIUGIARO, PININ FARINA, PERNIGOTTI, BUITONI, ALGIDA, GUCCI, VALENTINO, LORO PIANA, AGNESI, DUCATI, MAGNETI MARELLI, ITALCEMENTI, PARMALAT, GALBANI, LOCATELLI, INVERNIZZI, FERRETTI YACHT, KRIZIA, BULGARI, POMELLATO, BRIONI, VALENTINO, FERRE’, LA RINASCENTE, POLTRONA FRAU, EDISON, SARAS, WIND, ANSALDO, FIAT FERROVIARIA, TIBB, ALITALIA, MERLONI, CARTIERE DI FABRIANO, ..... Ma...non hanno finito.
Ci sono rimaste ancora le case e le cose degli italiani.
E I LORO RISPARMI. CIRCA 3.000 MILIARDI DI EURO.
ORA VOGLIONO QUELLI.
Ecco chi ha chiamato Mattarella e gli ha "intimato " di procedere a sbarrare la strada a chi poteva mettere a rischio la prosecuzione della spoliazione.
I fondi di investimento, i mercati, che, come ricordavo raccolgono i soldi delle mafie, tutte, grandi e piccole, dei traffici di droga, di umani, di truffe internazionali, di salvataggi bancari, del "nero" delle grandi multinazionali, siano esse del commercio, dei telefonini, della cocaina o delle armi, questi fondi di investimenti dicevo, non hanno finito.
Ora tocca alle poche industrie rimaste, ai fondi pensioni, ai conti privati, agli immobili. Ora tocca a noi.
Ecco perché non serve a nulla mediare, arretrare un po'.
Non si placheranno, l'abbiamo già visto. BISOGNA FERMARLI ORA.
Ogni generazione ha il suo Piave. Questo è il nostro.
Gian Micalessin.
Gian Micalessin: bisogna fermarli ora.
EliminaCome?
Se ogni generazione ha il suo Piave, la nostra non ha i suoi combattenti per una Patria rinnegata dai più...
RispondiEliminaLa questione della “terza Roma” è qui chiaramente affrontata in chiave politica e non teologica, è ovvio. Quando si parla con una potenza che si vuole portare sulle proprie posizioni, usare i suoi argomenti come “ponte” per condurla al dialogo mi sembra sensato, soprattutto se con questo tema si reinterpreta la terza Roma non come nemica del Papato romano, ma come inaspettata alleata contro il New World Order. Così non solo si apre al dialogo e a una possibilie pace, ma si corregge l’errore panslavista o panmortodossa dell’idea della terza Roma “romanizzandolo”, in prospettiva di un ritorno della Chiesa eterodossa d’Oriente all’unità della Chiesa Cattolica.
RispondiElimina
RispondiEliminaDice Mic "e per una Patria rinnegata dai più"
Giusta osservazione, a mio avviso. Anche quelli che lamentano la svendita dell'Italia, l'avanzata degli stranieri nel nostro patrimonio nazionale, ce l'hanno l'idea di Patria? Voglio dire: credono nella Patria italiana, la sentono come una realtà innanzitutto spirituale per la quale valga la pena di battersi?
L'impressione è che anche tra loro pochissimi credano nella Patria, nell'Italia come patria comune da difendere, all'insegna del noto motto: "right or wrong, my country".
Per credere nella Patria attuale bisogna anche riconoscere la sua storia, al di là delle giuste critiche agli errori commessi. Si sostiene PUtin in tanti commenti, nella sua opera di risanamento e ripresa della Russia. Ma Putin, p.e., ha in pratica chiuso il discorso sulle colpe dello stalinismo. Ha fatto chiudere gli istituti che lo mantenevano. Stalin ora viene rappresentato come un grande statista, che ha fatto gravi ingiustizie, ma che ha salvato la Russia dal nazismo e l'ha affermata come grande potenza. Stop.
Noi siamo pronti a fare i sacrifici necessari per sottraci al potere del grande capitale finanziario?
NOi sputiamo in continuazione sullo Stato unitario, la nostra Patria attuale, negando la legittimità delle sue radici: il Risorgimento e la Grande Guerra.
Il Risorgimento è stato criticato per decenni in tutti i modi possibili e anche giustamente. Ma oggi se ne nega la necessità e persino che sia esistito (il politicamente corretto impone di dire, soprattutto in ambito cattolico: "il cosiddetto Risorgimento").
Antiitaliana era in passato soprattutto la sinistra marxista ed affini. Poi lo sono diventati i cattolici, per i quali la storia sembra essersi fermata al 1859.
Oggi tutti gli italiani sembrano anti-italiani. Se poi il Paese va in malora e gli stranieri, di nuovo, ci umiliano, di cosa si lamentano?
Se tu non hai l'orgoglio della tua appartenenza nazionale ed anzi tu stesso la irridi, perché vi hanno contribuito a suo tempo i massoni, Garibaldi o per mille altre ragioni, che vai trovando?
Romanesca-mente : datte 'na chiodata e nun rompe..
Preparati a portare l'acqua con le orecchie al padrone straniero di turno, oggi americano, domani arabo o russo o chissà, questa è la tua vera vocazione..."esser volgo disperso che nome non ha".
O.
Avere delle riserve critiche nei confronti del Risorgimento e della Grande Guerra (io ci aggiungerei anche la mitizzata Resistenza) non comporta necessariamente non essere buoni italiani. L' italianità precede di molto l' unificazione della penisola. È un fatto culturale.
RispondiEliminaCara Mic, al giovane Davide bastò un sasso con Golia e il suo esercito.
RispondiEliminaA Daniele nella fossa servì un angelo per levare l'appetito ai leoni.
Gesù si servì della croce, rinunciando alle legioni angeliche.
Non devono spaventare le forze preponderanti di un nemico terreno.
Spaventa di più la scarsa fiducia nella Provvidenza.
Purtroppo da tempo siamo educati a confidare soprattutto negli uomini.
“Maledetto l’uomo che confida nell’uomo”, dice il Profeta Geremia.
Non è non avere fiducia nelle persone, ma il non metterle in cima.
Necessitiamo di svariate dosi di Salmo62. Non è un vaccino mRNA.
"Ciò che sta accadendo oggi nell'ambito delle relazioni internazionali non ha un significato solo politico. Stiamo parlando di qualcosa di molto più importante. Si tratta della salvezza umana, di dove andrà a finire l'umanità... Se l'umanità riconosce che il peccato non è una violazione della legge di Dio.. allora la civiltà umana finirà lì". (Cirillo, patriarca di Mosca).
RispondiEliminaNon molto diversa da questa analisi, che sta scandalizzando i benpensanti alla rovescia, è l'analisi di Giulio Tremonti, apparentemente più avalutativa, oggi sul Corriere:
"L'Occidente, dopo aver vinto, ha perso la sua specifica identità storica, immergendosi nel 'mercatismo' e così perdendo la sua memoria spirituale, morale e culturale, in un benessere quasi senza valori, con un'accelerazione verso la cancel culture.... verso la gender dimension, verso la 'fusion' tra credo diversi".
E poi Tremonti continua: "Ciò che Putin teme non è solo il modello democratico europeo, quanto piuttosto il nostro modello civile, lo stie di vita europeo, teme il rischio della graduale contaminazione di tutto questo con il suo mondo".
Probabilmente Tremonti ha ragione su tutto, ma sbaglia quando fa risalire l'immersione nel "mercatismo" e la perdita della dimensione spirituale a non prima della fine della Guerra fredda. Il processo sovversivo che conduce l'Occidente a morte è molto più antico, persino plurisecolare.
Questa guerra è (anche) uno scontro di civiltà.
Martino Mora
Non solo il riferimento alla "terza Roma" mi sembra inopportuno in qualsiasi accezione; mi sembra eccessivo (e imprudente) il livello di dettaglio in cui è sceso mons. Viganò con questo documento.
RispondiElimina
RispondiElimina"Avere delle riserve critiche sul Risorgimento etc...l'italianità è un fatto culturale anteriore di secoli etc"
Veramente qui non si tratta di "riserve critiche" su Risorgimento e Grande Guerra (lasciamo stare la Resistenza, il cui "mito" è stato demolito dai lavori di G. Pansa). Chi non ce l'ha le "riserve critiche"? Si tratta di ben altro. Il Risorgimento viene negato in blocco quasi non fosse esistito o fosse stato un fenomeno totalmente negativo. Non c'è al momento un giudizio storico sul Risorgimento che cerchi di separare le giuste esigenze dai suoi errori, come sta facendo Putin con il passato comunista della Russia.
Idem per la Grande Guerra, dichiarata o inutile o addirittura persa. Proprio così. Si è creata un'opinione comune, alimentata anche da disonesti storici e saggisti stranieri, che dichiara la nostra guerra persa a Caporetto: saremmo stati salvati solo dall'intervento alleato, quindi le nostre richieste a fine guerra erano moralmente ingiuste.
Questa è una vulgata che falsa i fatti. Se fossimo francesi o inglesi o qualsiasi altra cosa, diremmo: Il Piave il Grappa furono la nostra Marna: distrutta la nostra ala sinistra sull'alto Isonzo, due settmane dopo, il resto dell'esercito, ritiratosi in ordine e combattendo, bloccò da solo il poderoso attacco nemico, con gli alleati in riserva.
Così andarono i fatti.
Il punto è: nonostante le critiche (doverose) ci riconosciamo nell'unità d'Italia e nella Grande Guerra che l'ha alla fine sanzionata oppure no? Se non ci riconosciamo, è inutile stare qui a piangere sui mali presenti dell'Italia, magari vagheggiando il ritorno del Sacro Romano IMpero del quale essere sudditi (in)felici.
Circa l'unità culturale: ci ha permesso per secoli di difenderci dall'invasione straniera, che voleva esser tale anche sul piano culturale, per esempio da parte dei francesi. Ma l'unità culturale diventa astratta se poi gli stranieri spadroneggiano a casa tua, se manca l'unità politica, spirituale in senso profondo, l'unità che nasce dalle battaglie fatte in comune, non importa se si vince, dal sangue versato; da una tradizione comune, civile e militare...
Perché non si riesce a mantenere una tradizione militare italiana?
Perché i nostri eserciti spesso venivano battuti? Ci sono state anche delle belle vittorie. Pensiamo p.e. alle vittorie navali di veneziani e genovesi, pisani..NOn se ne sente mai parlare.
Oggi, comunque, non c'è nemmeno l'unità culturale. Quella che c'è è l'unità fittizia creata dalla pseudo-cultura del politicamente corretto e della rivoluzione sessuale dominante.
O.
Quando era ministro dell'economia, tanti anni fa, Tremonti si lasciò sfuggire un "è tempo di aprire la bibbia". Rimasi trasecolata perché disse la verità
RispondiEliminaVOGLIONO LA GUERRA
RispondiEliminaPer il generale dell'esercito britannico in pensione Chris Deverell non si tratta più di capire se lo scontro Nato-Russia ci sarà o no, ma capire solamente quando questo avverrà. In una intervista al Daily Mail ha dichiarato senza mezzi termini che «la Nato alla fine dovrà combattere la Russia» e crede che sia inevitabile l'imposizione di una no-fly zone sull'Ucraina.
ps: Deverell era a capo dell'intelligence militare...
RispondiEliminaMaurizio Blondet : « Sì, Putin voleva far venire la Vergine di Fatima in Russia. »
https://www.maurizioblondet.it/si-putin-voleva-far-venire-la-vergine-di-fatima-in-russia/
RispondiElimina"La Chiesa Ortodossa russa non ha bisogno del nostro consenso per far propria l'ideologia della Terza Roma"
Ovvio. Ma non era questo l'oggetto del contendere. Esso era rappresentato dal fatto che un vescovo cattolico mostrasse di
avallare questa ideologia (antiromana, anticattolica, imperialistica-grande-russa), definendo la Russia "Terza Roma", come se questo andasse di per sè bene.
Era questo il fatto che non andava: mostrare un consenso cattolico e di persona altamente qualificata a tale ideologia.
L'editoriale di Marco Travaglio sul FATTO QUOTIDIANO..."Nella follia della guerra scatenata da Putin, dovevamo vedere pure questa: i generali che ragionano molto più e meglio dei politici e dei giornalisti. No, non parliamo di Figliuolo e delle sue memorie, ma del gen. Mario Bertolini, già capo del Comando operativo interforze e presidente dell’associazione parà, che alla Ve r i t à e al Me s s a g ge r o dice cose molto simili a quelle dell ’ex collega Fabio Mini sul Fatto. Per molto meno, chiunque altro passerebbe per anima bella pacifoide o, peggio, serva di Putin. 1) Le armi all’Ucraina sono “un atto di ostilità che rischia di coinvolgerci ” nella guerra, mai visto prima: “Bastavano le sanzioni, anche inasprite”. 2) Putin non è un pazzo né il nuovo Hitler: “Voleva interrompere il percorso che avrebbe dovuto portare l’Ucraina nella Nato”per non perdere “l’agibilità nel Mar Nero”. 3) Il governo italiano non conta nulla
RispondiEliminae Di Maio che dà dell’ “animale” a Putin “ci taglia fuori da ogni trattativa ”, diversamente dalla Francia di Macron. 4) Guai a seguire Zelensky sulla no fly zone, che “significherebbe avere aerei Nato sull ’Ucraina e l’incidente inevitabile”. 5) I negoziati non sono un bluff, ma una “dimostrazione di buona volontà delle due parti”. 6) La sconfitta di Putin esiste solo nei nostri sogni e nella pro paganda occidentale: la Russia s’è già presa l’Est, collegando Cri mea e Donbass; “le grandi città al momento sono state risparmiate e non è partita la caccia a Zelensky ” per “precisa volontà” di Mo sca, che finora ha limitato al minimo “i bombardamenti dall’alto”per non moltiplicare le stragi e non provocare un “intervento Nato ”. 7) Putin non ha bombardato la centrale di Zaporizhzhia: “Non ho visto missili, ma bengala per illuminare gli obiettivi” degli scontri con gli ucraini lì vicino: le radiazioni avrebbero colpito pure il Donbass e la Russia, che le centrali vuole controllarle, non farle esplodere. 8)Putin non vuole conquistare l’Europa né rifare l’Urss né “governare l’intera Ucraina ”, ma “trattare una ricomposizione”: un regime fantoccio sull’intero Paese scatenerebbe anni di guerriglia antirussa. 9)“La Russia vuol essere europea e noi non facciamo che schiacciarla verso Asia e Cina”. 10) Un successo ucraino è, purtroppo, fuori discussione. I possibili esiti sono due: una vittoria russa dopo “una lunga guerra”; o un negoziato che i soli mediatori credibili Israele, Francia, Cina e Turchia possono favorire se aiutano le due parti a trattare con reciproche concessioni anziché “istigarle a proseguire ” nella guerra. Dire queste cose, con pacatezza e realismo, non sposta di un millimetro la condanna dell’aggressore russo e non leva un grammo di solidarietà agli ucraini aggrediti. Significa conoscere per deliberare e scongiurare altre inutili stragi.
Un sentimento, estenuato e/o esaltato, comunque da palcoscenico, una volontà fiacca, un pensiero confuso, questa potrebbe essere la super sintesi di noi italiani in quest'ora.
RispondiEliminaIl CERN di Ginevra ha sospeso la collaborazione con i circa mille scienziati russi finora coinvolti in programmi di ricerca. Può essere utile aggiungere come molti di loro fossero peraltro stati protagonisti di petizioni e raccolte di firme per sensibilizzare l'opinione pubblica nazionale contro la guerra in Ucraina. Questa decisione si colloca sulla stessa falsariga della messa al bando di Dostoevskij da un corso universitario, dell'espulsione degli atleti russi dalle paralimpiadi, della cancellazione della presenza di libri russi in varie convention e mostre. L'isteria con la quale la classe dirigente occidentale sta affrontando la situazione dimostra quanto in profondità siano giunte le tossine della cancel culture, che a sua volta rappresenta la punta avanzata e cronicizzata dell'odio politicamente corretto. La via maestra della sedicente intellettualità atlantica nei confronti di ciò che viene avvertito come non immediatamente assimilabile non è più confutare, criticare, contro-argomentare, ma cancellare. Il tutto in una schizofrenica confusione che associa a Putin l'intera cultura russa.
RispondiEliminaPaolo Borgognone
RispondiEliminaTutto come previsto: i media di regime gettano benzina sul fuoco e sobillano l’opinione pubblica a invocare/accettare la guerra nucleare contro la Russia allo stesso modo in cui, alcuni mesi fa, aizzavano le plebi nello scontro fratricida interno spingendo per l’introduzione del lockdown per i non vaccinati, del superipermegamaxiultra GPRS eterno e dell’obbligo di vaccinazione per tutti. Il grido di battaglia del mainstream oggi è “la NATO deve intervenire” così come, ieri, era: “Serve l’obbligo per tutti”. Il ruolo dei media mainstream è quello di aizzare la ferocia plebbbea contro il nemico di volta in volta indicato dai dominanti. Chi, oggi, parla di “trattativa” e di accordo che possa scongiurare la guerra nucleare è trattato come i “no GPRS” di ieri, cioè alla stregua di un pazzo o di un colluso col nemico. Sono i media di regime i veri sabotatori interni! Per questa ragione, poiché li considero strumenti di guerra psicologica e non mezzi di informazione pubblica e approfondimento, ho rifiutato più volte il loro invito a partecipare a trasmissioni televisive del mainstream. Chi, oggi, è veramente per la pace (cioè considera nefasta l’eventualità di beccarsi un missile nucleare SARMAT in testa), spegne immediatamente la TV, scansa i giornali di regime (unico leggibile “La Verità) e contribuisce così a disarmare il vero partito della guerra in questo Paese!
Scrive il professor Andrea Zhok: “Questo perché la nostra realtà è integralmente una realtà mediaticamente costruita, e la regola aurea della, chiamiamola, ‘informazione’ è che c’è spazio per un solo titolone a piena pagina, per un solo scoop d’apertura, per una sola chiamata alle armi dei teledipendenti. Altrimenti la concentrazione si perde e l’animosità della truppa si disperde”.
RispondiEliminahttps://www.aldomariavalli.it/2022/03/09/noi-in-formati/
…e comunque SuperMario in Europa non se lo fila nessuno. Del resto lo hanno mandato in Italia per svenderci del tutto. Coi voti pure di Lega, Cinquestelle e traditori vari
RispondiEliminaNon se lo fila nessuno?
RispondiEliminaPersonalmente credo che non fosse presente soltanto perche' la sua agenda e' gia' stata pianificata dagli illuminati e non soggetta a variazioni.
Le viscere, la coratella esce dalla bocca: 'siamo in guerra' dice la signora. Siamo? Lei? Noi? Io? No. Lei è in guerra. Con chi? Con chi l'ha? 'L'amante di xy, una mxgnxttx'. Xy ha un'amante? Non so. Lei sa. E' mxgnxttx. La conosce? Sa del mercimonio? Non so. La tivvì accesa, si narra la guerra. Un rimestar la corata, tre, quattro, dodici volte al giorno. E così chi non ha mai vissuto in una guerra nel pensier si finge di esserlo e parteggia teleguidato con copione d'ira e postura anti cecchino, laureata, figlia di laureato, con padre dei figli laureato e figli laureati, de sinistra per nascita. Come si fa a smontare questo tipo di ipnosi? Calma semplicità preghiera continua. Speriamo!
RispondiEliminaForse il vile affarista, liquidatore dell'industria pubblica italiana, l'hanno mandato qui per vendetta, per toglierselo dai piedi, nella speranza che gli mettessimo noi i ceppi ai piedi, ma noi faremo di tutto per rimandarlo al mittente sano, salvo e libero ...i suoi compari si prendano l'incomodo di dargli quello che si merita.
RispondiEliminaL’Austria ha sospeso la legge sulla vaccinazione obbligatoria. È durata 3 settimane… I nostri media l’avevano presentata come il “punto di svolta”, il modello “da seguire” anche qui. 3 settimane… Intanto nel Draghistan, al primo rimbalzo del numero quotidiano degli immerdati, si torna a parlare di proroga eterna del lockdown dei non vaccinati. UNICO PAESE AL MONDO in cui, alle soglie della primavera, vige ancora il lockdown dei non benedetti. Tra un po’ saremo anche l’unico a invocare o a considerare accettabbbile l’ipotesi della “Terza Guerra Mondiale”. Gli altri si liberano delle restrizioni e, poco a poco, tratteranno per porre fine a guerra NATO-Russia (fornendo garanzie di sicurezza a un “nemico” dei cui rifornimenti energetici non possono fare a meno) e sanzioni-boomerang, noi siamo in tutto e per tutto pronti a sorbirci crack economico, blackout energetici e stato di guerra permanente. La plebe (agenti dominati della dominazione) lo vuole, più dei media…
RispondiEliminaL'Italia non a caso è il centro dello schifo.
RispondiEliminaAbbiamo un ministro della salute che ha fatto più morti con tachipirina e vigile attesa di quanti ne abbia provocati ad oggi lo pseudo-vaccino.
Abbiamo un ministro degli esteri che dà dell'animale all'interlocutore con il quale dovrebbe mediare.
Abbiamo un ministro dell'interno che sguinzaglia le forze dell'ordine contro chi manifesta a seconda di chi popola gli assembramenti.
Abbiamo un presidente del consiglio che da un trentennio serve interessi altrui, ma che tutti (tranne in Grecia) considerano "il migliore".
Abbiamo anche una Santa Sede nelle mani di chi si definisce a giorni alterni papa o vescovo di Roma e del quale non è certo se sia cattolico.
Se il mondo assatanato ha una vittima predestinata, essa è l'Italia.
Roma è il bersaglio, in tutti i sensi. L'Italia è da spolpare.
Aveva ragione Bechis.
RispondiEliminaSui dati ISS che partivano da fine febbraio 2020 comunicati a ottobre 2021. I morti da covid sono stati 3783 e non 130.468 cioè solo il 2,9%.
Gli italiani sono stati TERRORIZZATI, RECLUSI, ABUSATI a causa di questa propaganda.
SOLO 3.783 MORTI DEI TANTO SBANDIERATI 130MILA E ROTTI
https://gloria.tv/post/nQdCJLZYBW173xYhJQYCKvoPB
Copioincollo un commento che piu' azzeccato non si puo':
Diodoro
Una nota, destinata non ad alleggerire l'entità della frode, ma ad aggravarla: si è trattato e si tratta di un'operazione mistificatoria condotta a livello mondiale, soprattutto contro i Paesi importanti, di tradizione cristiana. Le caratteristiche di tale operazione indicano con certezza che esiste una Sala di Controllo Unica, che dirama ordini ai Governi, ai giornali, alle associazioni. Cioè esiste e agisce un Governo Mondiale non-dichiarato.
Esso si pone come il Governo della SCIENZA Anticristica. "I nostri scienziati, tutti uniti, ci dicono che Dio non c'è, e se c'è non vuole e non può fare nulla per noi. I nostri scienziati ci SALVANO"
Aprendo la Bibbia " a caso" trovo spesso: "uno che amo compirà il Mio Volere su Babilonia" e si sa chi sia Babilonia la grande meretrice sdraiata sui 7 colli, che ha fornicato con tutte le nazioni della terra. Quindi o Roma si redime convertendosi o qualcosa di grave avverrà di lei, la questione è tutta qui : Senza Dio non avrete futuro, dice la Madre dal 1981. Ora siamo al punto decisivo, si tratta di scegliere tra distruzione e vita e spetta alla seconda Gerusalemme la coppa a cui vuole bere: è certo. Ora come ora berrà la propria morte. Da cui sorgerà una Chiesa rinnovata.
RispondiEliminaIl tempo dello 'stare a vedere che succede' sta per finire, è quasi finito. 'Aiutati che Dio ti aiuta'; sta iniziando ed è già iniziato il tempo di aiutarci da soli, noi Italiani. Questo tempo richiede uno scatto di consapevolezza di chi siamo stati e di chi possiamo tornare ad essere senza far tanti proclami e tante sceneggiate sempre e ora più che mai odiose e ridicole, non è tempo di guitti, nè di ipocriti, nè di scalatori sociali. Tutti costoro osservino la loro miseria e si mettano al servizio degli Italiani capaci, seri, senza grilli per la testa, lavoratori non mestieranti, che conoscono il timor di Dio. Mettiamoci alla scuola di questi Italiani, qualsiasi sia il loro mestiere, la loro professione e piano piano sciogliamo i nostri legami con le persone, i gruppi, le società estere e segrete che stano cuocendoci allo spiedo, riprendiamoci il nostro e governiamoci da onesti emarginando i traditori sempre più lontano dal popolo. Un'intera classe politica va sostituita. Bisogna sostituirla con Italiani umanamente ben formati e professionalmente eccellenti, mille sono le battaglie da combattere per la verità con la verità unico strumento che ci darà la libertà onesta, pura e semplice. Chi conosce Italiani di questo tipo, al momento opportuno li segnali là dove possono agire per il bene dell'Italia e degli Italiani. Coraggio, meritiamoci l'aiuto di Dio, Uno e Trino!
RispondiEliminahttps://gloria.tv/post/Uozbijf6zhrW3zBbhsfyaHuw6
RispondiEliminaMassimo Mazzucco - 09/03/2022