In un tempo in cui sono caduti i valori eterni, la naturale non accettazione o ripulsa di ciò che non è ritenuto rispondente ad un ordine naturale o ad un'etica non più condivisa, viene etichettato come "fobia" fino ad essere sottoposto alla criminalizzazione del dissenso.
A fronte del normale sconcerto cagionato dai più inusitati ed aberranti fra i comportamenti sociali e gli atteggiamenti estetici, posti in opera da svariati soggetti "à la page" ed ideologicamente orientati, si continua spesso ad evocare spasmodicamente la figura della "paura", e, dunque, il concetto psicologico della "fobia", da parte di svariati commentatori, anch'essi partecipi del medesimo progressismo illuminato che tali comportamenti ed atteggiamenti apertamente propone e promuove.
Non sfiora la mente di questi progressisti illuminati il sospetto che, invece, si possa trattare soltanto di un evidentissimo moto di naturale disgusto ? La confusione che costoro operano fra la "paura" ed il "disgusto", non sarà, forse, null'altro, se non il tentativo surrettizio di negare ai più, persino la banale "libertà di avere schifo" di ciò che, obiettivamente, non potrebbe che provocare un più che ovvio e spontaneo senso di schietta repulsione, in un soggetto mediamente normale ?
Non sarà, fra l'altro, che i progressisti illuminati, volutamente confondendo fra loro, callidamente mistificandoli, la paura con l'assoluto disgusto, in tal modo, vogliano anche evitare l'ovvia constatazione di come il "Re sia nudo"? Ovvero, per questa via, vogliano impedire che si possa razionalmente realizzare il fatto evidentissimo di come, in realtà, certe più che equivoche loro concrete prese di posizione, relativamente a fenomeni sociali altrettanto discutibili (ed anche esteriormente repellenti), non possano conseguire, se non da presupposti ideali alquanto ributtanti, la cui morale ripugnanza viene, del pari, a pubblicamente risaltare su di un tangibile piano estetico ?
Del resto, come analogamente solevano considerare anche innumerevoli fra i pensatori della Grecia antica: καλὸς καὶ ἀγαθός, κακός καὶ αἰσχρός ... (Michele Gaslini)
Il disgusto di fronte al brutto è indice del dono del discernimento.
RispondiEliminaPoiché solo la bellezza salverà il mondo, bisogna saperla distinguere.
La sapienza è il gusto delle cose del cielo: disgusto delle altre.
La metanoia è un cambio di gusto, qualora ne avessimo di disgustosi.
Troppo astratto? Allora mi abbasso a dei gusti smodati, da tifoso. E vedo dei campioni affermati, allenatissimi, stramazzare al suolo a fine gara, come un cinquantenne sovrappeso che si mette a correre al parco per smaltire i chiletti accumulati d'inverno...
Dal brutto bisogna stare alla larga. Sesto senso? No: discernimento.
RispondiEliminaSi tratta di semplice, naturale disgusto e repulsione per rapporti carnali che in quanto tali destano ribrezzo nelle persone normali, avvengano essi tra uomini o tra donne. Possono aver luogo anche tra il maschio e la femmina ma non per questo fanno meno ripugnanza.
Giustamente la Chiesa da sempre li condanna come "atti contro natura", siano essi omosessuali o eterosessuali, come si dice oggi.