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mercoledì 4 maggio 2022

Siamo in guerra,   ma non solo perché la Russia ha attaccato l’Ucraina

Ringrazio per la condivisione e volentieri pubblico. Qui l'indice degli articoli collegati.
Siamo ormai a più di sessanta giorni dall’attacco della Russia all’Ucraina e non vi è giornale o tv che non parli di questa guerra: l’informazione di fatto è talmente uniforme che ci si stufa a seguirla. La cosa è comprensibile dato che l’Europa e gli Stati Uniti seguono una politica di parte, la loro, nella quale fanno rientrare l’Ucraina attuale, non tanto perché è stata attaccata, quanto perché la ritengono facente parte del loro fronte, contrapposto al fronte russo. Dal canto suo, com’è logico, la Russia parla della guerra in corso da un altro punto di vista, il suo.
Ma se tutto questo è comprensibile nel suo complesso, quello che è meno comprensibile è che informatori e osservatori mossi dal desiderio di oggettività rappresentino una sparuta pattuglia.
Trattandosi di una “guerra” sembrerebbe inevitabile, ma non è inevitabile che si preferisca schierarsi piuttosto che osservare e valutare col dovuto distacco intellettuale, nonostante il coinvolgimento indiretto in un conflitto che si svolge in seno alla stessa Europa.

In particolare si nota il formarsi di una sorta di “fazione” mossa da un pregiudizio antirusso che si sforza di leggere perfino le intenzioni nascoste della Russia. A tal fine si mescolano pezzi di storia passata, contrasti religiosi, sentimenti e sensibilità da sempre contrassegnati da sfumature diverse. Si arriva perfino a parlare di visione euro-asiatica con pretese egemoni, fondata su ateismo e volontà di potenza.
Tali prese di posizione sviliscono gli ambienti che dovrebbero connotarsi come equilibrati in quanto mossi da istanze prevalentemente religiose; essi in definitiva inducono in errore molte persone che li seguono. Non tutti hanno la possibilità e la voglia di informarsi attingendo a più fonti e coloro che attingono solamente alle fonti suddette vengono fuorviati e in qualche modo portati anche inavvertitamente a conclusioni faziose.
Vero è che la storia la scrivono i vincitori, ma allo stato attuale non ci sono né vincitori né vinti; ci sono purtroppo gruppi e personaggi che ritengono di essere in possesso della verità e di trovarsi dalla parte del bene e del giusto. Dispiace che questo accada in ambienti che ci tengono ad essere chiamati conservatori o perfino tradizionali.

Facciamo qualche esempio: ultimamente abbiamo letto in una piattaforma di non poco conto che la Russia, etichettata come ortodossa intransigente, avrebbe l’intenzione di imporre il suo modello ateo e totalitario. Evidentemente chi diffonde tali opinioni non si accorge delle contraddizioni che esse veicolano.
In un’altra piattaforma abbiamo letto che la Russia, definita come una compagine non occidentale, avrebbe il torto di non adeguarsi alle norme occidentali. E potremmo continuare.
Ci si chiede: perché accade che invece dell’equilibrio si pratichi la faziosità?
Accade perché ci sono momenti in cui si fa prevalere l’appartenenza piuttosto che il distacco; e questo può essere scusabile; ma sarebbe più onesto e soprattutto più caritatevole che si dichiarasse l’appartenenza e non ci si presentasse come informati oggettivamente. Presentare la soggettività come oggettività è cosa riprovevole e niente affatto cattolica.

Comprendiamo che il sentirsi far parte possa comportare una qualche sensazione di sicurezza, ma non fino al punto di considerare la propria parte come fosse il bene assoluto. Si può essere di parte, ma non si deve essere partigiani: si arriva inevitabilmente all’accecamento intellettuale e al pregiudizio.
Difendere la propria parte è cosa legittima, ma solo fino a quando non si cerca stoltamente di pensare all’altra parte come al male assoluto, poiché in tal modo si diventa aggressori.
La propria parte, in quanto tale, deve essere considerata come buona e giusta, ma non bisogna dimenticare che anche l’altra parte si considera allo stesso modo.
Intendiamoci: il bene esiste di per sé e ciò che non è bene è male, ragion per cui se la nostra parte è buona e giusta, l’altra parte deve essere necessariamente cattiva e ingiusta, ma questo è vero solo per una mentalità partigiana e non certo per una mentalità cattolica.
Solo il demonio è il male e non si può demonizzare l’altra parte solo perché è “l’altra”.
A furia di demonizzare l’altra parte si finisce col convincersi che essa debba essere distrutta, così che rimanga solo il presunto bene della propria parte: gli Angeli che combattono i demoni.

In questa guerra interna condotta da fazioni opposte si generano i presupposti perché non ci siano né vincitori né vinti, ma solo perdenti che non riusciranno a trovare la pace neanche con loro stessi. La guerra si fa per perseguire la pace, ma con la faziosità si alimentano rancori che si estinguono solo con la morte.
Chi crede di informare oggettivamente esponendo opinioni soggettive, non solo procura il male altrui, ma ottiene il male per sé stesso. È quello che accade oggi nel mondo moderno e in particolare nella guerra attualmente in corso.

Abbiamo letto che la Russia non avrebbe scusanti perché è l’aggressore dell’Ucraina, ed ogni aggressione è da condannare. Tuttavia, nessuna condanna può essere emessa a priori, senza prima avere valutato le ragioni dell’aggressore: si può aggredire sia per offesa sia per difesa, soprattutto quando è a rischio la vita o il destino di uomini, famiglie e popoli. Abbiamo anche letto che l’Ucraina intende mantenere la sua autonomia come nazione sovrana e quindi non può accettare l’ingerenza della Russia. Tuttavia non si rimane autonomi e sovrani chiedendo di rientrare sotto lo scudo protettivo di altre nazioni come gli Stati Uniti, che hanno tutto l’interesse a contrastare la Russia che ritengono sia un ostacolo all’influenza statunitense nel mondo.

Detto questo, precisiamo, per amore di parte, che non facciamo il tifo per la Russia, anzi riteniamo che la Russia abbia dimostrato di essere poco prudente, rispondendo alle provocazioni dei suoi avversari esattamente come questi ultimi volevano che facesse: ha avviato una guerra; e gli avversari erano già pronti ad approfittare della trappola tesa per arrecarle il maggior danno possibile.
Chi è imprudente è destinato a subire le conseguenze della sua imprudenza.
Ma quali sono le mire di chi ha teso la trappola? Il cosiddetto Occidente ritiene che sia giusto e buono portare a compimento il suo progetto di cambiamento del mondo: si vuole un mondo uniformato e sottoposto al controllo e alla guida di chi nello stesso Occidente detiene il potere reale, cioè i detentori del denaro che controllano i poteri decisionali delle diverse nazioni, Italia compresa.
In questa ottica, la Russia ha dimostrato di essere un ostacolo, se non altro perché sfugge al controllo dei detentori occidentali del potere, almeno fino ad oggi.

Ci sembra sia opportuno considerare che è alquanto strano che in Europa si parli della Russia come fosse una nazione asiatica, mentre invece essa si trova interamente in Europa.  Nemmeno al tempo del regime comunista si poteva pensare che la Russia fosse come un altro continente, e se questo poteva essere giustificato per la connotazione ideologica, non lo era certo per l’azione politica: l’ingerenza russa si estendeva dal Baltico all’Adriatico; mentre l’estensione ad Est del governo russo copriva le terre desolate della Siberia.
Se si guarda la carta geografica si coglie con immediatezza che l’Europa si estende da Ovest a Est dall’Atlantico agli Urali: dalla Francia e dal Portogallo alla Russia; e da Nord a Sud dal Mare di Barents al Canale di Sicilia: dalla Finlandia alla Sicilia.
Quando si è pensato di dar vita all’Unione Europea era logico che si escludesse la Russia a causa della sua connotazione politica, ma il cosiddetto muro di Berlino è caduto da 33 anni e così l’implosione dell’Unione Sovietica, eppure l’Unione Europea continua ad agire come se la Russia fosse in un altro continente.
Si dirà che gli Stati dell’Unione hanno una comune connotazione “democratica” e questo porta ad escludere la Russia autocratica, ma tale considerazione non basta a giustificare la detta esclusione, poiché le risorse russe sono un  fattore importate per l’economia dell’Europa ed è facile comprendere come il miglior rapporto tra tutti gli Stati compresa la Russia farebbe dell’Europa la più grande potenza economica mondiale.
Questa considerazione porta alla constatazione che in una Europa dall’Atlantico agli Urali la Russia avrebbe una posizione di preminenza rispetto agli altri Stati, sia per le sue risorse sia per la sua popolazione; e questo porrebbe la Germania in una posizione di secondo piano, ed è questo fattore che fa della Germania il principale nemico di una Russia integrata nell’Europa.
L’altro ostacolo ad una Europa comprendente la Russia è costituito dalla struttura dell’attuale Unione Europea, la quale comporta una sorta di sudditanza di tutti gli Stati nazionali al superstato con sede a Bruxelles: inesistente di diritto, ma omnipervasivo di fatto, dove non si perseguono gli interessi dell’Europa, ma quelli dell’oligarchia economica che fa capo all’oligarchia statunitense, la quale ultimamente ha progettato di edificare un nuovo ordine mondiale asservito ai detentori del denaro e connotato dall’assenza di Dio.

In un contesto siffatto si fa fatica a considerare seriamente chi presenta la Russia attuale come una nazione atea, se così fosse non si spiegherebbe perché l’Occidente, oggi ateo,  guarderebbe alla Russia come ad un nemico: infatti, essendo entrambi atei, dovrebbero andare l’amore e d’accordo.
La realtà che abbiamo sotto gli occhi, per chi vuol vedere, è che la Russia attuale è tornata a Dio quasi nella stessa misura e con lo stesso andamento con cui l’Occidente se ne è allontanato.
È questo il motivo sostanziale dell’attuale astio contro la Russia, tenuto conto che l’Occidente è ormai diventato sinonimo degli Stati Uniti, dove Dio è nominato un po’ dovunque, ma parimenti non presente nella vita della società. Viviamo in un complesso di Stati in cui è sempre più palese l’assenza di Dio, e in molti casi il disprezzo per Dio e le Sue leggi: ed è quindi inevitabile che si guardi con astio alla Russia col suo pur minimo richiamo a Dio, presente in tutta la società. 
Diventiamo quindi tutti “russi”? Tutt’altro, dobbiamo ritornare alle vere origini dell’Europa cristiana, trascinando con noi anche gli Stati Uniti e non facendoci più dirigere da essi.

A chi avesse delle remore a seguire il nostro ragionamento, suggeriamo di guardare la condizione dell’America del Sud, un tempo interamente cattolica, dove il cattolici si sono ridotti al 40 per cento a favore delle sette protestanti di varia denominazione provenienti tutte dagli Stati Uniti.
È infatti dagli Stati Uniti che provengono tutte le ideologie che imperversano in Europa: dal consumismo all’omosessualismo, dal libertinismo all’imposizione totalitaria di usi e costumi immorali, dalla mitologia della libertà alla sua imposizione nel mondo anche per mezzo di guerre.
Sia chiaro che non intendiamo generalizzare: sappiamo bene che negli Stati Uniti vi sono gruppi, famiglie e singole persone che conducono una vita guidata dall’amore per Dio, ma si tratta ormai di minoranze che vivono in contrasto con l’insieme della compagine nazionale e in ogni caso non in grado di connotare lo stile di vita dell’intera nazione: per tutti basti l’esempio dell’attuale Presidente Joe Biden, cristiano di nome e nel contempo propugnatore dell’aborto, predicatore di pace e propugnatore di guerra ovunque se ne presenti l’occasione; il tutto con l’ormai più che settantennale metodo di spingere gli Europei a patire e a morire per guerre volute dalla dirigenza statunitense. È in questa ottica che è opportuno guardare all’attuale guerra in Ucraina, istigata dagli Stati Uniti.
Solo quando l’Europa si scrollerà di dosso il gioco statunitense e tornerà alle sue radici cristiane sarà possibile guardare ad un futuro migliore del presente e privo di ferite sanguinolenti e di ideologie antiumane come quella del “genere”.

Preghiamo tutti giorni l’Altissimo perché ciò avvenga: recitiamo ogni giorno il Santo Rosario e supplichiamo la Santissima Vergine Maria perché interceda per noi presso il suo divino Figlio. E così sia. - Fonte

35 commenti:

  1. La guerra russo-ucraina e le tre radici della tragedia

    La Russia ha posto condizioni qualche settimana fa. Sono state rifiutate senza alcun margine di trattativa. Un caso storico su cui riflettere: se il Duca di Lorena, in vista del suo matrimonio con la Regina di Boemia e d’Ungheria, non avesse rinunciato alla Lorena in cambio del Granducato di Toscana, sarebbe con tutta probabilità arrivata una guerra fra Austria e Francia, senza possibilità di cedimenti da parte della Francia. Il governo ucraino doveva sapere che non avrebbe potuto cambiare area di influenza senza riconoscere ai russi ciò che per storia e geopolitica ritengono proprio.
    La guerra attuale tra Russia e Ucraina è in fondo classica, e lo sarebbe completamente se fosse stata dichiarata dalla Russia e se Zelensky non avesse proclamato la guerra di popolo trasformando ogni cosa che si muove in campo ucraino in un bersaglio dei russi. In questi due particolari sta la vera tragedia. Per non parlare del terzo interessato occidentale che aggiunge alla qualificazione di "guerra di popolo" quella di "guerra partigiana".
    Andrea Sandri

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  2. Sono anni che lo vado ripetendo: per capire perché la Russia di Putin, dopo il crollo dei muri, è tornata ad essere il Nemico la risposta va cercata nella storia. Scrive G. Gaiani (direttore di Analisi Difesa) che «appare sempre più evidente come l'obiettivo strategico degli Usa di scavare un profondo fossato tra l'Unione Europea e la Russia giochi soprattutto sull'arma energetica. Non a caso gli allarmi lanciati da Washington per l'imminente invasione russa dell'Ucraina hanno preso il via due mesi dopo il completamento del nuovo gasdotto North Stream 2». Già nel 2014 «Barack Obama venne in Europa esortando gli alleati a non acquistare più il gas russo ma a rifornirsi dagli Stati Uniti». Sempre nel 2014, «furono proprio le pressioni di Washington sulla Bulgaria a fermare il completamento di un altro importante gasdotto, il South Stream».
    In politica estera, infatti, l'unica differenza tra repubblicani e democratici americani è che i secondi sono un po' più guerrafondai dei primi, ma, per entrambi, America First. E che può fare un'Europa farcita di basi militari americane o Nato (è lo stesso) se non finire per comprare lo shale-gas ottenuto col metodo fracking (e i verdi zitti senza mosca) e trasportato via nave, cosa che ne moltiplica il prezzo? Gli Usa non possono offrire un prezzo concorrenziale per l'energia, tutt'altro, però hanno in mano il big stick. E i loro storici reggicoda inglesi dietro, anzi davanti.
    Come ben ricorda Gaiani, l'Europa ha un Pil golosissimo, malgrado tutto. Una sinergia economica tra essa e la Russia creerebbe quel blocco continentale che le Potenze di Mare (cioè, Regno Unito e Usa) vedono come la peste. Fin dai tempi degli zar i cervelli alla Russia li fornivano i tedeschi, la Russia (il Paese più esteso al mondo) ci metteva le sue immense risorse. Gli zar andavano a cercar moglie in Germania, perfino Caterina la Grande era tedesca. Anche gli insegnanti di liceo erano tedeschi e tedesco fu l'oro con cui Lenin conquistò il potere. E inglesi erano gli agenti che armarono la mano ai sicari di Rasputin, l'influencer dello zar, che era contrario all'ingresso in guerra della Russia contro i tedeschi. Dopo la débacle nella Grande Guerra, fu dietro gli Urali che i tedeschi ricostruirono la loro forza bellica, e fu un accordo con Stalin che rese russi e tedeschi confinanti a spese della Polonia (tanto per cambiare).
    Quanto fin qui detto lo aveva ben capito il genio di Napoleone, che non badò a spese pur di annettersi la Russia. Ma era proprio quel che temeva l'Impero di Mare britannico, che da allora intervenne in guerra su suolo europeo ogni volta che un pericolo del genere si profilò. Tutto questo è ben noto a Biden e Putin. E Biden (cioè, i suoi consiglieri, sleepy joe non so fino a che punto) corre anche il rischio di un avvicinamento tra Russia e Cina. Che non si amano. Sì, perché il pericolo maggiore per gli Usa è un asse, economico, Berlino-Mosca. Qualche street artist tempo fa stampò sui muri una bandiera americana in cui al posto delle stelle c'erano simboli del dollaro. È l'unica cosa che agli Usa interessa e per cui hanno sempre combattuto in tutti i modi. Col bastone e/o con la carota. Preferiscono, però, la mazza da baseball, quel loro strano sport che è anche l'unica cosa non sono mai riusciti a esportare.
    Rino Camilleri

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  3. A parte ogni sorta di dotte considerazioni, lasciando stare il passato, che non può ripetersi perché la neve non rappresenta più un problema come ai tempi di Napoleone Buonaparte o di Léon Degrelle (La campagne de Russie), la Russia finora ha fatto una pessima figura e si è fatta abbondantemente menare per il naso.

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  4. SUL PENSIERO UNICO "DEBOLE"
    Con le vicende dell'aggressiva politica del pensiero unico prima pro gender, poi pro vazz e infine pro Ucraina, si è scoperto che esso, definitosi forte sin dal principio, in realtà è debole. Ogni volta che le affermazioni propagandate da tv e informazione web e cartacea sono lanciate dal mainstream modo continuo, ossessivo, unilaterale con altrettanta forza se ne scoprono i difetti, le manipolazioni.
    La gente comincia a capire e a essere stanca. All'inizio erano minoranze di nicchia, in seguito di piazza e ora si è costituito uno zoccolo duro che a ogni occasione, in modo apriopristico, rigetta qualsiasi cosa provenga dal sistema informativo di potere.
    Masse sempre più numerose sono convinte che l'informazione è manipolata, è falsa ed evita di vedere tv e di leggere. Si tratta, dai sondaggi effettuati dallo stesso mainstream, di milioni di Italiani che oramai affidano il proprio sistema informativo ad altre fonti.
    La carta stampata dei quotidiani filo governativi è in caduta verticale e si regge grazie ai contributi dello Stato (e pertanto è totalmente dipendente dai governo di turno) e dei magnati dell'economia e finanza (che dettano le linee guida).
    Il pensiero unico che pretendeva di assorbire tutto e tutti, proprio nel momento del suo successo a reti unificate mostra crepe e limiti. Non è più forte e inattaccabile; oggi sta diventando debole e mostra i primi segnali di difficoltà. Da un lato le contraddizioni sono via via più visibili e intuibili, dall'altro l'incapacità di pluralismo (pensa solo a se stesso e diventa, pertanto, asfittico, privo dell'ossigeno che si alimenta dal confronto plurale) lo rendono debole.
    Come sempre la storia insegna: quando qualcuno sta vincendo proprio in quel momento inizia il decadimento e la crisi. Inizialmente qualche scricchiolio, poi si aprono alcune voragini e infine il sistema o il vincente crolla. Per opera di chi? Di minoranze che hanno costanza, lucidità e che crescono e hanno giuoco delle voragini del sistema di potere.
    Accadrà. Occorre avere pazienza.
    I semi sono gettati, le piantine cresceranno e la foresta abbatterà gli alberi (asfittici) che oramai non hanno più nulla di dire.

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  5. Perché è un gioco idiota come il football made in USA, analisi quasi perfette, io aggiungerei l'atavico odio degli inglesi per i Russi e il giochino è fatto, taccio per carità di patria, se mai ne avessimo avuta una, sul discorso euroinomane del nostro Dragonball che ormai usa il plurale majestatis con sconcertante presupponenza.......

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  6. https://www.maurizioblondet.it/rivolta-dei-generali-italiani-questa-non-e-la-nostra-guerra-fermiamo-gli-usa/
    Speriamo che S.Giuseppe e la Santa Provvidenza provvedano quantomeno a suscitare l'orgoglio, la dignita',dei generali italiani perfettamente in grado di valutare gli eventi. Se si rendono "subalterni" ad altri non pretendano di essere considerati da noi ancora generali perche' ai nostri occhi e a quelli della storia meriteranno solo di essere degradati.

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  7. La bestia che viene da occidente...USA? Sto fantasticando sia chiaro. Comunque i cattolici dovrebbero accodarsi un pò di più alla Russia che all'ateo occidente. Meglio un paese peccatore ma con Dio realmente ovunque dove il peccato è l'eccezione che un paese santo dove Dio non esiste e dove il peccato è la regola.

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  8. Quelli del "contro"

    Per carattere e formazione culturale sono portato a percorrere le strade che uniscono invece che quelle che dividono. Seguo i principi e non gli ideali per cui osservo il mondo con curiosità e distacco, emozione e razionalità.
    Negli ultimi due anni il covid e la guerra hanno portato alla ribalta mediale tanti personaggi titolati a parlare e a pontificare. Quello che osservo, in troppi e con orrore, è l’ atteggiamento saccente con totale rifiuto di tesi alternative.
    Le modalità del confronto costruttivo sono le domande aperte e l’ uso di parole che non comportino un giudizio negativo o peggio offensivo. Avviene invece il contrario, c’è l’apoteosi del “contro” con affermazioni apodittiche e l’imposizione di tabù sull’uso che gli altri debbono fare delle parole. Chi riesce a superare questi scogli si vede presentare la solita domanda: “quindi per te bisogna…” alla quale segue un’affermazione, che all’interlocutore non sarebbe mai passata per la testa, alla quale si deve rispondere si o no.
    Faccio un esempio: “ Ci sono troppi sbarchi di clandestini, sono decine di migliaia, non possiamo gestirli.”
    Risposta: “ allora per te bisogna affondare i barconi?”

    Ricordo in TV i tempi lontani di “Tribuna politica” una trasmissione che prevedeva la presenza di un moderatore e giornalisti esterni alla RAI, ammessi alla trasmissione per sorteggio, che rivolgevano domande ai politici presenti in studio. La trasmissione condotta in maniera equilibrata, garbata e imparziale da Jader Jacobelli è stata per me un punto di riferimento su come si deve discutere di politica.
    L’altro mio riferimento è l’ambasciatore Sergio Romano, maestro nell’arte di dare spessore alle affermazioni senza mai far uso di parole pesanti. A proposito delle immediate conseguenze dell’ otto settembre parlando di Vittorio Emanuele III disse “precipitosa partenza” mentre un altro si abbandonò a un’implacabile “ vergognosa fuga”. E’ evidente che l’affermazione di Sergio Romano può essere sviluppata in un confronto mentre la seconda pone una barriera insormontabile.

    Per concludere, chi parla “contro” e lancia anatemi moraleggianti conditi da disprezzo e parole da caserma non fa che irritare una parte del pubblico che poi bolla come una massa di deficienti buoni solo per l’ospedale psichiatrico.
    Viviamo tempi difficili e la gente è stanca.
    Massimo Valentini

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  9. Il baseball, sport che gli americani non sono mai riusciti ad esportare...

    Informatevi meglio, prima di dire castronerie: il baseball è molto popolare nell'America Centrale. A baseball, i cubani sono fortissimi.
    In Europa è sport di piccole minoranze però con una sua tradizione in alcune nazioni, come Italia e Olanda.
    Se leggete il racconto "Il vecchio e il mare" di Hemingway, è la storia di un pescatore cubano che cattura un grossissimo pesce, ma un po' alla volta gli squali glielo mangiano tutto: giunge a riva con la lisca, per dire. Ebbene, durante la faticosa battaglia contro il mare e i pesci, ad un certo punto, giungendo il tramonto, l'anziano pescatore si chiede: "come sarà andata la giornata di baseball?". Un suo eroe era "the great DiMaggio", famoso campione italo-ameridano di quello sport.
    G.

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  10. Esempio felice quello della acquisizione austriaca della Lorena, richiamata da Sandri?

    Parallelo valido con la situazione tra Russia e Ucraina attuali? Secondo me, no. Per il semplice motivo che il mantenimento della riva sinistra del Dinjpr e della Crimea è una questione vitale per i russi: la loro perdita li escluderebbe non solo dal mar Nero ma anche in pratica dal Mar d'Azov, rinchiudendoli all'interno, nella condizione di secoli fa. Inoltre, vi si installerebbero alleanze militari nemiche, in grado di minacciare direttamente l'interno della Russia. In realtà, per lo Stato russo, è vitale il possesso dell'intera Ucraina o comunque dell'esistenza di uno Stato ucraino loro amico, sul tipo della Bielorussia, che sbarra la strada verso Mosca.
    Il possesso della Toscana non era all'opposto vitale per l'Austria. Anche senza la Toscana, l'impero austriaco era ben protetto da sud, con il possesso dell'Alto Adige e il cuscinetto rappresentato dall'imbelle ma neutrale Repubblica di Venezia. Si trattava di pura politica di espansione. Il duca di Lorena, massone iniziatosi a Londra e protettore della massoneria a Firenze e in Toscana, setta che si sviluppò appunto sotto l'egiga asburgo-lorenese, per poter sposare Maria Teresa d'Austria dovette dunque rinunciare alla Lorena. Ma perché la Toscana? Perché l'ultimo dei Medici, coltissimo ma "di perdutissimi costumi" come scrive Balbo, non aveva eredi, ragion per cui le Potenze si diedero da fare per distribuirsi il suo Stato secondo i loro interessi, palleggiandolo tra Borboni (di Spagna) e Asburgo, lorenesi o meno. L'Italia, in quanto mera "espressione geografica", si prestava egregiamente ai giochi della politica di potenza altrui.
    H.

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  11. La bestia che viene da occidente...USA?....
    America e Russia sono uguali nel male. Alla radice dei loro mali il deiderio di onnipotenza . Sui loro carri armati lo stesso simbolo di Caino che vuol dire Vittoria a qualunque costo, e non solo militarmente ma anche in campo economico, sportivo, sociale etc... Ognuno di loro afferma di essere migliore dell'altro ma in realtà il popolo di entrambi è dominato dalla nascita alla morte.
    Questa guerra ha qualcosa di satanico, nel senso che il male non vuole che ci sia un
    vincitore, ma vuole che la guerra duri all'infinito. Fornendo ad esempio le stesse armi agli ucraini ed ad i filorussi del Donbass.

    Oriente ed occidente... devono fare attenzione entrambi , perchè la pazienza di Dio Altissimo sta per esaurirsi.

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  12. Precipitosa partenza quella di Re e Badoglio e codazzo al seguito o vergognosa fuga?

    Propongo: "precipitosa fuga". Se non vogliamo dire vergognosa, possiamo dire precipitosa perché fuga fu di sicuro.
    Due settantenni con riflessi al rallentatore, che non dimostrarono l'audacia necessaria per affrontare una situazione certamente molto difficile (tra il martello tedesco e l'incudine alleata, con le forze armate ormai esaurite da tre anni e tre mesi di micidiale guerra mondiale, però ancora in grado di sostenere una dignitosa battaglia difensiva per breve tempo, per salvare l'onore, se dirette anche solo normalmente dai comandi, che invece, a causa della "fuga", si dissolsero, assieme all'apparato statale).
    Il Re e Badoglio si lasciarono prendere di sorpresa dall'annunzio dell'Armistizio (resa incondizionata) proclamato dal gen. Eisenhower da Radio Algeri, non pianificarono nulla, non organizzarono niente, si mossero come sonnanbuli. Le truppe italiane nei Balcani furono abbandonate alla vendetta tedesca e dei partigiani slavi.
    Se il duo fosse stato composto da due semplici generali, avrebbero dovuto essere alla fine della guerra sottoposti a Corte Marziale per incompetenza e abbandono del posto di comando.
    H.




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  13. Relativamente alle ultime dichiarazioni di Bergoglio, circa le provocazioni Nato, atte a giustificare la reazione russa;
    trovo che l' entusiasmo e la benevolenza con le quali sono state accolte , denotano infantilismo e ostinazione a non voler capire l' elementare tatticismo di Bergoglio.
    Il quale; notoriamente butta lì una frasetta mediocre di apparente buonsenso, che gli consente di sparare poi una serie di caxxate, che passano perlopiù inosservate.

    La sua dichiarazione, degna del livello di un bimbo di prima elementare, lo.assolverebbe forse dall' aver sempre sostenuto la Nato , e dalla totale
    assenza di intermediazione diplomatica da parte della "Santa" sede , sia diretta , che volta ad incoraggiare la diplomazia tra stati ?!

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  14. LE DIVISIONI DEL PAPA04 maggio, 2022 20:40

    Bruno Sacchini

    A dire che la NATO ha “abbaiato” ai confini della Russia e che questo ha, se non “provocato”, comunque “facilitato” la reazione di Putin non è un blogger o un Orsini qualunque, bensì Papa Bergoglio in persona.
    Uscito di colpo dall'ambiguità d'un posizionamento che l'aveva da un lato assurto a “consigliere spirituale” della finanza global-progressista (The Guardians, Rockfeller, Rothschild), dall'altro a intrattenere rapporti diplomaticamente se non politicamente privilegiati con la Cina di Xi Jimping.
    Come dire insomma che, allo stringer del chiodo, Papa Francesco ha marcato il limite oltre il quale non si poteva andare, limite fatto di evangelica testimonianza al di là d'ogni compromissorio tributo al potere dominante.
    In un verdetto che supera perfino l'equidistanza urbi et orbi dell'”inutile strage” di Benedetto XV, perché stavolta le staliniane divisioni del Papa si sono mosse eccome.
    Non solo riconoscendo in Putin l'unico che può porre fine al conflitto, ma denunciando a chiare lettere le responsabilità di certo Atlantismo americanista cui s'è inchinato a 90 gradi l'apparatchik mediatico-politico del nostro paese.
    E questo cambia tutto.
    Nel senso non dell'immediata soluzione della crisi, ma dello svuotamento d'una grancassa bellicista che fa il paio solo con quella vaccinale.
    I cui effetti si vedono oggi nella renitenza a smutandarsi in faccia, persistendo in una carnevalata (OMS dixit) che per legge non è più obbligatoria neanche al chiuso.
    Stessa operazione, ma in chiave fascistoide, degli “otto milioni di baionette” plaudenti sotto il balcone mediatico di Palazzo Venezia alla “guerra santa” contro Putin.
    Per il destino di patria e sol dell'avvenire messi assieme.
    Inconcepibile paradosso d'una ordalia di ex progressisti ed ex comunisti che prima sdoganano i neonazisti di Zelenski e poi, se la Giovanna d'Arco de noantri Giorgia Meloni s'azzarda a candidarsi a premier, vai con la pregiudiziale antifascista per saecula saeculorum.
    Oltretutto agli ordini d'un decerebrato della Casa Bianca che, grazie all'intervista concessa al Corriere, si capisce adesso non esser tanto meglio dell'autocrate del Cremlino.
    Anzi.
    Naturalmente non c'è da farsi troppe illusioni.
    Non perché il Moloch dell'usura universale che governa il mondo, per vendicarsi del traditore Vaticano, non possa tirar fuori un altro killer venuto dal freddo come nel caso Giovanni Paolo II: non son più i tempi.
    Ma ci vuol niente a trovare un paio di giuda Argentini pronti a testimoniare, magari davanti al tribunale dei diritti umani dell'Aia, d'essere stati molestati da Bergoglio quand'era vescovo da quelle parti.
    Nella replica d'un caso George Pell, cardinale di curia Romana, distrutto umanamente e istituzionalmente da un'altrettale menzogna australiana, salvo assoluzione tardiva.
    Vogliamo scommettere?

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  15. L'Unione Europea vuole sanzionare il Patriarca Kirill I, il quale, a mio avviso, è odiato ancor più di V. Putin, in quanto rappresenta l'aspetto "spirituale" della guerra.
    Anche per Bergoglio sicuramente hanno già in mente un ventaglio di sanzioni, che potrebbe andare dalle dimissioni, allo scandalo, al veleno. I mondialisti sono onnipotenti, non molleranno mai e poi mai l'osso.
    Come scrive anche il commentatore di sopra, non illudiamoci!


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  16. Il vescovo vestito di bianco , prima di pensare a fare una capatina al Cremlino, non farebbe meglio a fare una visita a Draghi , decisamente più a portata di mano?
    Non sembra che i proclami guerrafondai di Draghi in nome e per conto dell' Italia, siano in linea con lo sbandierato intento diplomatico di Bergoglio...

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  17. "se la Giovanna d'Arco de Noantri Giorgia Meloni etc"

    Ma perché dobbiamo sempre delegittimarci? Perché dobbiamo sempre trattare da poveracci e pezzenti anche quei politici che cercano onestamente di fare il bene del Paese?
    La brava Giorgia ha i suoi limiti ma anche le sue qualità e si sente sinceramente italiana, cosa rara di questi tempi.
    Non merita appellativi sprezzanti, frutto magari di pregiudizi o semplicemente di un masochismo intellettuale tra i peggiori al mondo.

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  18. Vorrei ricordare che ai quasi 120.000 veri profughi provenienti dall'Ucraina si aggiungono senza sosta alcuna i finti profughi che non scappano da nessuna guerra e che arrivano qui a farsi mantenere da noi. Siamo già a quota 11.000 clandestini dall'inizio dell'anno ....e Caronte, il nostro ministro, che non sa dire di no concede, a rotazione e nel pieno rispetto degli accordi di Malta di contiana memoria una volta Augusta, una volta Trapani, una volta Lampedusa, una volta Catania.....
    Salvatore Napolitano

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  19. Sono i giornalisti russi a dover boicottare le trasmissioni italiane, e non il contrario. In Italia non esiste la cultura del "dibattito televisivo", esiste qualcosa che assomiglia al Circo Massimo: dieci belve ti si lanciano contro delirando e parlandosi addosso, mentre il malcapitato di turno non sa se deve difendersi oppure spiegare le due cose in croce che aveva in mente di spiegare. Con il rischio che alla fine non riesci a fare nessuna delle due. E' quello che dissi all'esperta americana - che credeva di esserci andata giù duro - dopo la simulazione che avevano organizzato gli americani in un apposito corso. Nella mia breve ma intensa "carriera televisiva" - da Otto e Mezzo a Controcorrente, passando dall'Incudine e dalle Invasioni Barbariche - ci avevano provato una volta mettendomi contro altri 4 o 5 ospiti ma non ci sono riusciti. E infatti dopo smisero di invitarmi: in Italia in televisione continui ad andarci se fai show, come Sgarbi. Mica se devi spiegare o argomentare pacatamente. Vogliono stare nel circo da soli? E allora, cari giornalisti russi, lasciateli da soli: da belve passeranno a fare i clown, che è la cosa che più si confà a loro.

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  20. Si continua a dire che la Russia sta perdendo la guerra e che la perderà grazie ai massicci aiuti americani a Zelinsky.
    Ma è vero?

    Continuano a circolare cifre sulle alte perdite in uomini e mezzi che avrebbereo avuto i russi. Sulle perdite ucraine silenzio praticamente assoluto. In teoria dovrebbe essere minori se è vero che chi si difende ha in genere minori perdite di chi attacca.

    Ma se osserviamo attentamente vediamo che :

    1. È fallito il bliz iniziale su Kiev, per realizzare una guerra lampo e chiudere subito la questione. Fallito, anche perché gli ucraini hanno avuto il tempo di far saltare i ponti di tutte le strade principali che conducono a Kiev, bloccando all'aperto le lunghe colonnne blindate e corazzate russe, decimate poi dai droni, dai missili anticarro occidentali, dalle puntate notturne dei commando ucraini.
    2. Invece al Sud l'attacco russo è andato bene. Gli ucraini non sono riusciti a far saltare i ponti e i russi sono passati a Ovest del Dnjepr, occupando Kherson, nonché a circondare Mariupol, ormai sotto controllo. L'Ucraina ha dovuto ieri dichiarare la chiusura di quattro porti: Mariupol, due minori e Kherson. Le resta solo Odessa, bloccata però dal mare.
    3. La perdita di Mariupol è grave. Gli ucraini hanno detto che non hanno l'artiglieria pesante e i carri armati per riconquistarla. La prima dovrebbe arrivare dall'America. Si conferma quello che si è visto finora: gli ucraini hanno attuato una valida e tenace difensiva ma non sono in grado di sferrare offensive su grande scala per riconquistare il terreno perduto. I rifornimenti dalla Nato sarebbero sufficienti a colmare le lacune? Non si sa ma il dubbio è lecito.
    I russi stanno battendo con i missili il sistema logistico ucraino soprattutto per distruggere i rifornimenti di armi occidentali, molte delle quali viaggiano in treno.
    4. Dal punto di vista strategico generale la situazine sembra favorrevole alla Russia. Non bisogna guardare solo alle perdite. Gli americani hanno fatto rilevare che la Russia in due mesi ha avuto più caduti che gli americani in tanti anni in Afghanistan ed Irak. Giusto. Ma chi ha vinto in questi due paesi, soprattutto nel primo? Gli Americani? I Russi vogliono vincere e sono disposti a pagare un certo prezzo.
    5. Conclusione: questa guerra va fermata con un'azione diplomatica a livello mondiale che blocchi l'insana e cinica politica americana di enormi quantitativi di armi all'Ucraina per provocare un cambio di regime a Mosca. Bisogna costringere gli Ucraini ad accettare la situazione sul campo, prima che si deteriori ulteriormente, e a rinunciare alla Nato. Adesso l'Ucraina potrebbe forse ancora ottener indietro Kherson, a Ovest del Dnjepr.
    Miles

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  21. La Russia gela il Vaticano: «Nessun accordo per un incontro». Il Patriarca: «Colloquio travisato». Critiche anche dalla Polonia.

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    1. I Russi non sono mica scemi, sanno con chi hanno a che fare.

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  22. La Russia non sta perdendo, la sua tattica è diversa da quella USA, che sa solo bombardare e radere al suolo, fosse stato così non esisterebbe più l'Ucraina, ma avremmo un mare di rovine fumanti, la tattica dei Russi è quella cosiddetta 'a carciofo' cioè una tattica di attendismo, una foglia per volta e paziente attesa........i topi di Mariupol, intesa acciaieria, stanno piano piano uscendo, non abbiate fretta, prima o poi olio e liquami tornano sempre a galla, in guerra non esistono buoni e giusti, esistono eserciti che si fronteggiano col triste corollario di tutte le guerre da 5.000 anni a questa parte, sono solo diventate più sofisticate le armi, tutto qua.

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    1. Spero con tutto il cuore che codesta tattica "a carciofo" funzioni.
      Finora noi antimondialisti abbiamo fatto collezione di sconfitte.

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  23. La Russia non sta perdendo però la sua offensiva su Kiev e Karchov è fallita. È vero che gli obbiettivi strategici vitali non erano quelli ma tutta la striscia che congiunge il Donbass alla Crimea.
    Tuttavia lo scacco c'è stato. L'impressione è che si volesse anche risolvere la guerra con un iniziale fulmineo blitz massiccio su Kiev soprattutto.
    Ma per prendere l'aeroporto militare invece di poche ore i russi ci hanno messo tre giorni, si dice, e subendo molte perdite. Inoltre gli ucraini, che li aspettavano, hanno fatto saltare i ponti bloccando le colonne russe etc.
    I sistemi di comunicazione tra i russi sembrano facilmente bucabili da americani e ucraini o dai soli americani che poi passano l'informazione agli ucraini (vedi storia dei 12 generali uccisi perché gli americani erano riusciti ad individuarne il comando tattico, sul quale poi è arrivato qualche missile ben indirizzato).
    Adesso dice Rp sta iniziando una controffensvia ucraina nel Nord del Paese, grazie a rifornimenti di armi ricevuti, si deve credere. Non si spiega ancora come si stia attuando questa controffensiva.
    Staremo a vedere.
    I russi dovrebbero però chiudere finalmente la partita a Mariupol, con l'acciaieria, anche se non è un compito facile.
    Miles


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  24. Alessandro Orsini
    Caro Direttore della Stampa Massimo Giannini,
    ho letto l'incredibile "inchiesta" pubblicata oggi dal suo giornale sul mio conto e ne ho dedotto che il suo problema non è che io parli dell’Ucraina, ma che io parli male delle politiche degli Usa, dunque della Nato, dunque governo Draghi sull'Ucraina. Ci sono centinaia di commentatori in TV sull’Ucraina che non hanno uno straccio di profilo scientifico. Lei però fa scavare soltanto nella mia vita, per giunta da chi non conosce i principi a fondamento della scienza. In ambito scientifico, i titoli accademici, che per fortuna non mi mancano, non contano niente. Conta soltanto il contenuto di un’affermazione. Se un professore di relazioni internazionali afferma che l’Ucraina confina con l’Italia, questo è falso. Se un operaio metalmeccanico afferma che l’Ucraina confina con la Polonia, questo è vero (per quanto Sallusti abbia negato a Piazza Pulita l’esistenza di un simile confine ed è il direttore di un quotidiano). Seguo la sicurezza internazionale in molti Paesi da molti anni. Se domani scoppiasse una crisi in Algeria, sarei in grado di produrre una relazione approfondita, ma mica posso pubblicare 40 monografie scientifiche su ciascuno dei Paesi di cui mi occupo. I miei libri sono stati pubblicati dalle più importanti università americane. Non basta? Noam Chomsky è uno degli intellettuali più autorevoli del mondo: non ha nemmeno una pubblicazione scientifica sull’Ucraina, ma dice sull'Ucraina cose molto importanti. Dire a una persona che non può parlare perché non ha i titoli (io li ho eccome) è come dirle che non può parlare perché è nera o perché è donna. È una forma di discriminazione. D’altra parte lei parla di Ucraina: che titoli ha sull’argomento?
    Caro direttore della Stampa, e poi come fa a non dire ai suoi lettori che ho denunciato il sistema dei concorsi truccati in Italia alla magistratura e che, per questo motivo, sono stato bocciato mille volte nei concorsi da gente che ha un profilo scientifico bassissimo? Ho denunciato i baroni della sociologia politica pubblicamente e ho anche vinto tutte le mie cause. È ovvio che parlino male di me. Ecco perché ho dovuto cambiare raggruppamento disciplinare e transitare dalla sociologia politica alla sociologia generale in cui ho ottenuto l’abilitazione da professore ordinario. Lei ha mai denunciato i suoi superiori disonesti? Io sì, io ho avuto il coraggio di denunciarli.
    Caro direttore della Stampa, sono preoccupato perché ho l’impressione che il suo quotidiano, in ottima compagnia di altre testate un tempo autorevoli, ci stiano facendo scivolare verso qualcosa di simile a una società autoritaria in cui la Costituzione resta immutata, ma coloro che criticano il governo in carica vengono trattati con le stesse tecniche dei regimi non liberi: attacchi personali, affermazioni falsificate e manipolate, aggressioni quotidiane, linciaggi mediatici, denigrazioni e molto altro. Situazione tanto più preoccupante in quanto siamo un Paese amministrato da un governo di larghissima maggioranza, praticamente privo di opposizione in Parlamento, in cui molti parlamentari della larghissima maggioranza attaccano i pochi intellettuali critici e addirittura vogliono zittirli tramite il Copasir. Gli spazi di libertà si sono molto ristretti. Domanda: che cosa devo fare per far cessare questi attacchi quotidiani, mistificatori e pretestuosi contro di me da parte del suo e degli altri quotidiani italiani? Impegnarmi a rinnegare tutto ciò che ho detto contro il governo Draghi e cominciare a cantare anch'io nel coro?

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  25. 5 maggio 2022 17:23
    Caro Professore, si resta attoniti , disorientati!
    Com'e' stato possibile che all'improvviso inaspettatamente la gran parte dei cervelli siano stati "asfaltati", privati di "celluline grigie"parafrasando il buon Poirot !?!

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  26. Ho letto che ci sono generali americani e nato nelle acciaierie o meglio sotto di esse, per cui urgerebbe farli non scovare dallo zar per cui una battuta Bergoglio se la poteva permettere se servisse mai a rendersi simpatico allo zar che non accetta le sue troppo interessate richieste di far da paciere....

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  27. Un esperto russo non meglio identificato in una intervista su Il Giornale, dichiara che i russi hanno quasi finito i missili.

    Pertanto gli ucraini potrebbero ora passare all'offensiva. Le truppe russe sarebbero stanche, demotivate, male addestrate, anche se sempre pericolose. Insomma, l'esercito russo in Ucraina sarebbe vicino allo sbando non più protetto dai missili e altro.
    Poi però lo stesso esperto afferma che Putin potrebbe ampliare la guerra, attaccare i Paesi Baltici, insomma ampliare il fronte per mettere alla frusta la Nato.
    Domanda: ma uno con un esercito supposto in crisi e quasi senza missili, come potrebbe pensare ad allargare i fronti di guerra, attaccando addirittura i paesi baltici?
    Ma chi sono questi "esperti"?

    I problemi i russi ce li hanno, sarebbe sciocco negarli. Al momento non sembrano in grado di montare offensive di rilievo. L'apparato difensivo ucraino con droni, missili, intelligence americana che passa le coordinate, etc, crea ai russi grossi problemi. Inoltre gli ucraini devono aver fortificato in modo capillare il loro territorio, nel Donbass e non solo. Vedi l'esempio di Mariupol, dove l'acciaieria è in realtà una vera e propria fortezza moderna. Se non ci fossero i civili dentro, usati come scudi dagli ucraini, probabilmente i russi l'avrebbero demolita con le famose bombe che penetrano sin nei bunker più profondi, seppellendo tutti. Militarmente parlando, avrebbero dovuto farlo da un pezzo, tanto l'acciaieria è comunque un ammasso di rottami ormai.
    Sono dunque ridotti i russi ad un combattimento di usura fatto di piccoli e feroci ma continui scontri tra le fanterie, nel tessuto campagnolo-urbano dell'Ucraina orientale. Un tipo di combattimento per il quale sono abbastanza portati ma che alla lunga logora.
    L'impressione, per quello che si può capire, è che si stiano consolidando sul terreno conquistato in attesa della annunciata controffensiva ucraina. Che anzi sarebbe cominciata nel nord del Paese, a quanto dichiara Kiev. Kiev nello stesso tempo afferma di essere a corto di munizioni.
    Le previsioni non sono facili, per chi si deve basare solo su quello che legge sui giornali, per di più tutti orientati in un certo modo.
    Se i russi tengono, alla fine Kiev si troverà isolata dal Mar Nero, con l'agricoltura ridotta al minimo, devastata dalla guerra...
    MIles

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  28. Parafrasando un celebre modo di dire, si potrebbe affermare che :
    se vince Putin, abbiamo perso (in quanto inseriti nella Nato che ha aiutato gli ucraini); se vince Zelinsky, siamo perduti.
    (in inglese: if Putin wins we have lost, if Zelinsky wins we are lost).
    G.

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  29. L'ho trovato interessante specialmente verso la fine che tratta di cose nostre.05 maggio, 2022 23:47

    LA QUESTIONE UCRAINA: UN CONFLITTO, MILLE INTERROGATIVI. Matteo D’Amico - Antonio Bianco
    https://www.youtube.com/watch?v=Q9d5EmO7bKc

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  30. Stanno uscendo i civili, scortati da CR e soldati Russi, raccontano che sono stati prelevati a forza e costretti a vivere nei bunker, sentivano gli appelli dei Russi per farli uscire, ma gli ucraini negavano il permesso, adesso si aspetta che escano i ratti, quelli grossi grossi......Kiev non era il bersaglio principale dei Russi, loro mirano a cancellare Mariupol e i laboratori chimici della falsa acciaieria, pare si sia trovato il sistema di hackerare i programmi operativi degli USA che fornivano dati e coordinate, tutti sognano ad occhi aperti il crollo dell'armata russa, ma non hanno fatto i conti con.....il NYT ben deciso a far fuori Bidet/n e i suoi maneggi magheggi, anche quelli del figlio Hunter, in GB si consolano colle fantasticherie dei mali di VP, ad ora siamo arrivai a una decina di tumori in varie parti, via Alzheimer, Parkinson, bipolarismo, schizofrenia, paranoidi varie e chi più ne ha ne metta, ma visto in video recentissimo da tv croata, mi è parso molto lucido col suo sguardo inquietante e apparentemente inespressivo, spero costringano Dragonball a riferire cosa sta mandando in UA, e che i generali italiani si esprimano o sono tutti sciabolette, incapaci e inoffensivi?

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  31. La resistenza estrema di Ratzinger e della Chiesa da lui guidata alla voragine nichilismo dilagante, si misurò non solo dal suo magistero filosofico-teologico che era incardinato sulla tradizione, ma anche dalle posizioni tutto fuorché allineate in ambito geopolitico. Le posizioni di Ratzinger erano un segnalatore decisivo dell’indisponibilità della sua Chiesa alla normalizzazione nichilista. Emblematica fu l’elegante , quanto spietata, stroncatura del Presidente Obama, icona globale del progressivismo neoliberista USA.

    Mentre il mondo intero cedeva ad una conformistica esaltazione di Obama, ossia della nuova maschera dell’imperialismo atlantista, Ratzinger non nascondeva il proprio dissenso integrale verso chi incarnava compiutamente lo sfaldamento della famiglia naturale. Altrettanto emblematica fu l’apertura di Ratzinger a Vladimir Putin e a quella Russia che era tornata con forza ad incarnare il principio del multipolarismo e della resistenza all’imperialismo.

    Nel 2016 così riferì Ratzinger del proprio incontro con Putin, svoltosi il 13 marzo del 2007. Disse di aver parlato in tedesco e di aver trovato un uomo toccato dalla profondità della fede. È interessante questo aspetto: Ratzinger aveva esaltato la Russia di Putin e l’aveva valorizzata sia sul ruolo geopolitico, il ruolo di grande potenza, sia per il richiamo di Putin alla Chiesa ortodossa e alla trascendenza.

    Ratzinger si mostrava consapevole dei rapporti di forza nello scacchiere geopolitico internazionale e sapeva che la Russia di Putin svolgeva il ruolo di fortilizio e di resistenza al nichilismo della globalizzazione atlantista. Putin, lasciava intendere Ratzinger, aveva ben compreso come il conflitto contro il nichilismo globalista attrazione statunitense dovesse di necessità passare anche per il recupero del senso di trascendenza la cui messa in commercio era uno dei principali motivi che spingevano il pontefice Ratzinger a proclamarsi lontano da Obama.

    Era alla Russia ortodossa identitaria di Putin più che all’America di Obama che Ratzinger si sentiva vicino. Ratzinger sapeva bene che l’inimicizia tra la civiltà del nulla di marca atlantista e la Russia di Putin poneva uno scontro culturale. Al nulla dell’americanizzazione, della dittatura del relativismo, si opponeva la tendenza tellurica di una Russia indisponibile a lasciarsi ridurre a succursale a stelle e strisce. Fu anche questa la motivazione che determinò l’acuirsi dell’idiosincrasia dei mercati verso il pontificato di Ratzinger.

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  32. Ratzinger si è dimesso da Pontefice per ragioni sue personali e per cause interne alla Chiesa, alla sua grave crisi, che lui peraltro non è stato capace di avviare a soluzione. "L'idiosincrasia" dei mercati non c'entra.

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  33. Il mio medico curante era così . Così sicuro della sua diagnosi che non ammetteva repliche di sorta! Infatti, fu che diagnostico' come "morbillo"la IV malattia; diagnostico' come allergìa la malformazione delle coane nasali posteriori; per fortuna cambiammo casa e a quel punto anche medico.

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