Vi propongo un articolo di qualche anno fa, ma sempre attuale, che riguarda una figura di spessore come il card. Siri. Lo riprendo, anche in memoria di Piero Vassallo: è con lui la prima parte dell'intervista. Molto interessante è anche la seconda parte.
Il cardinale che vide il vero volto della sinistra
20 maggio 1906: all'ombra dei palazzi fin de siecle di via Assarotti e tra le penombre di piazza Marsala, vede la luce Giuseppe Siri. Uno dei più grandi arcivescovi genovesi del Novecento (solo Minoretti può forse reggerne il confronto). Un arcivescovo grande ma, soprattutto, lungimirante, la cui grandezza e lungimiranza crescono con il passare del tempo e lo svilupparsi degli eventi.
In questo primo anniversario della nascita, siamo andati alla ricerca di testimoni capaci di superare il doto aneddotico. Di affondare la lama dell'analisi al di là della semplice rievocazione, per giungere al cuore di un insegnamento che non si è certo concluso con la conclusione dell'arco temporale di una vita. E i primi in cui ci siamo imbattuti sono due guardie - una bianca e l'altra rossa - che a lungo, quando le ideologie del Novecento soffiavano violente anche sulla nostra città, hanno incrociato le armi affilate della dialettica.
Gli anni sono passati, le ideologie - come sostengono i politologi alla moda - sono tramontate, ma le guardie sono ancora là, nel piccolo locale adiacente alla funicolare di S.Anna. Si chiamano Piero Vassallo e Peppino Orlando, stanno prendendo un caffè sotto il primo sole di primavera. Un sole che abbacina lo sguardo più che scaldare cuori, che molte altre primavere hanno conosciuto nel corso di una lunga vita. Fatta magari di scontri e battaglie, combattute sempre comunque nel leale riconoscimento del valore dell'avversario.
Ecco, come è stato il primo incontro con Siri? Quale insegnamento del grande cardinale si è impresso, a caratteri indelebili, nella vostra memoria?
«Era l'estate del '66 - incomincia Vassallo - era appena terminato il Concilio. Si sentiva l'urgenza di risistemare la teologia. Il cardinale Siri volle fare una rivista teologica, ma io con altri collaboratori insistemmo perché la rivista, oltre alla teologia, si occupasse di cultura. Affrontasse cioè quei fenomeni involutivi, che lo stesso cardinale aveva segnalato nelle lettere pastorali degli anni '50. Nacque così Renovatio».
Quali furono i primi obiettivi della rivista?
«Essenzialmente quello di ricostruire il profilo della nuova filosofia, quella filosofia che, a partite dai lavori di Benjamin, Horkheimer, Block, Adorno, Taubes, aveva soppiantato la linea illuministico-marxista di Lukàcs. Ci trovavamo, in altri termini, davanti ad un pensiero neognostico che rifiutava l'idea di Dio come padre per sostituirla con quella di un Dio come supremo nulla. Un assoluto nichilismo, tipico comunque della filosofia post - moderna, grazie al quale l'uomo sarebbe potuto sfuggire all'“incantesimo nero” della creazione».
Voi dunque aveste per primi la percezione che il pensiero della sinistra si stava trasformando?
«Certamente. Grazie alle indicazioni del cardinale Siri, noi avevano intuito questa metamorfosi sconvolgente e l'abbiano denunciata. Naturalmente, nessuno ha dato seguito a questa nostra intuizione. Nel bene come nel male. Ricordo che proprio in quegli anni iniziava la sua attività la potentissima casa editrice Adelphi, che poi ha sviluppato quelle linee sino alle estreme conseguenze, specializzandosi nella pubblicazione di tutti quei pensatori che venivano apprezzati proprio per il loro essere “dopo Marx”. Non tanto in senso cronologico quanto piuttosto perché erano considerati coloro che avevano ribaltato la prospettiva marxista tradizionale. Imponendo una nuova filosofia, quella della dissoluzione. Mi riferisco ad autori come Nietzsche, Heidegger. Gli unici a cogliere il nostro messaggio - il mio e quello di Gianni Baget Bozzo - furono solo Del Noce e Sciacca. Gli altri non furono neppure sfiorati dalle nostre considerazioni. L'idea predominante era che il marxismo fosse ancora vivo e vegeto. Nessuno si era accorto della svolta epocale che i Minima Moralia di Adorno avevano impresso alla filosofia del Novecento. La cultura cattolica ufficiale di quegli anni continuava a vivere nel passato. Noi eravamo nel futuro, ma totalmente isolati».
A quanto pare, invece, nonostante le accuse di arretratezza, il cardinale Siri si teneva costantemente aggiornato circa gli ultimi esiti del dibattito filosofico?
«Senza dubbio. So che leggeva molto e dialogava intensamente con i suoi confratelli dell'episcopato. Soprattutto con quelli dell'episcopato americano e latino - americano. Intellettuale straordinario, prontissimo a cogliere i messaggi che gli provenivano dalle avanguardie, è stato il primo a sostenere ed a concedere spazio a Cornelio Fabro, questo grande restauratore del tomismo novecentesco. Ciononostante ha sempre conservato una semplicità francescana. Nella Genova del tempo, quella dei salotti buoni della sinistra cattocomunista, che si riferiva sprezzantemente a lui come al «figlio della portinaia», Siri ha continuato a rimanere il prete che parlava in genovese ed era amato dalla gente semplice e dai poveri. Mentre era detestato dai falsi intellettuali e da certa stupida alta borghesia cittadina, che ha lavorato, attraverso il suo quotidiano - Il Secolo XIX di Piero Ottone - a demolirne la figura morale. Mi ricordo quando il cardinale, per difendere il diritto delle classi più povere ad avere un minimo vitale, osò citare quel passo biblico dove si afferma che homo sine pecunia imago mortis est. Affermazione persino ovvia, mi sembra, visto che davvero coloro che non posseggono mezzi di sostentamento sono l'immagine stessa della morte. Ebbene, Ottone fece uscire il Secolo con un titolo del tipo: il cardinale calunnia Cristo stesso nella sua povertà. Il che la dice lunga circa il grado di stupidità raggiunto dalla cultura ufficiale genovese del tempo».
Passiamo dall'altra parte della barricata, da quel Peppino Orlando che al tempo di Siri fu su posizione di contestazione, sulle quali comunque ha avuto oggi modo di meditare e riflettere. E magari addirittura ricredersi.
«Il mio incontro con il cardinale Siri è avvenuto presso la Cittadella, la Pro Civitate di Assisi, dove ho studiato teologia per tre anni e mezzo, dal '58 al '61. Due corsi di esercizi spirituali furono dettati ai volontari dal cardinale. In questa piccola cappella dove lo incontravamo, Siri si rivelava per quello che davvero era: l'uomo di fede, il teologo, l'uomo di cultura, che cercava di far comprendere che cosa fosse una autentica formazione spirituale. Fui molto colpito da questi incontri, al punto che chiesi un colloquio con lui. La prima domanda che gli rivolsi, mi ricordo ancora, fu proprio questa. “Eminenza, gli dissi, qual è la cosa fondamentale che deve possedere chi intende fare cultura cristiana?”. Mi immaginavo che tirasse fuori, ad esempio, la Bibbia. E invece, mi rispose: l'ontologia. La logica e l'ontologia. Senza di quelle non si può assolutamente accedere alla Bibbia, che è il discorso del Logos. “Ricordati, Orlando - mi ricordo ancora le parole con cui concluse il suo discorso - che dove non c'è logica, non può attecchire la grazia”. Non a caso, la filosofia moderna, con Kant, Hegel e Marx, ha proprio attaccato la logica e l'ontologia, anzi, prima l'ontologia e poi la logica».
Ancora oggi sei convinto della validità di questo insegnamento?
«Assolutamente sì. Io sono rimasto fedele a questo discorso. Per me filosofia, spiritualità e teologia devono stare sempre insieme. Anzi, nonostante il marasma in cui ad un certo punto mi sono immerso, vale a dire la partecipazione al dissenso cattolico, questa è stata la scialuppa di salvataggio che me ne ha portato fuori».
In altri termini, che cosa aveva colto Siri nel mondo della sinistra?
«Senza dubbio, l'illogicità e la mancanza di senso dell'essere e quindi della realtà. Quel senso della realtà che, invece, possedevano il cardinale e, insieme con lui, il presidente della Confindustria del tempo. Quell'Angelo Costa della cui famiglia ero entrato a far parte con il mio matrimonio. Economia, certo, ma accanto all'economia i dieci comandamenti. Anzi, spesso mi chiedevo perché mai Siri insistesse tanto sull'ottavo. Non dire falsa testimonianza».
Te ne sei poi data una spiegazione?
«Certamente. Il cardinale voleva sottolineare il valore assoluto della verità. Un altro di quei valori che ha costituito una sorta di filo rosso nel corso della mia vita. E di questo se ne era accorto anche il mio vecchio maestro di Assisi, che, sempre, nonostante la mia posizione di decisa contestazione di quegli anni, aveva dato ordine che fossi ricevuto in arcivescovado. Mi ricordo il malumore di tanti preti e monsignori in attesa di un colloquio, a cui io passavo davanti. E mi ricordo anche i “mugugni” più ricorrenti, come quello, ad esempio, secondo cui Sua Eminenza riceveva sempre i nemici e mai i fedeli servitori della Chiesa. Ma tant'è. Per me c'era sempre libero il passaggio».
E di che cosa parlavate in quegli incontri?
«Della Chiesa, di Oregina, della contestazione. L'amicizia con Siri mi forniva, in altri termini, quei contro-veleni che, a lungo andare, mi avrebbero permesso di uscire dalla sinistra stessa. Solo che - e Siri questo lo aveva compreso benissimo - alla Chiesa di quel tempo e purtroppo anche a quella di oggi manca il papa. Il papa che non è soltanto il vescovo di Roma, ma colui che detiene l'autorità di governo e di insegnamento e che conferma nella fede i suoi confratelli. Il Concilio e Paolo VI, invece, rifiutando il triregno, avevano in qualche modo privato il pontefice del potere di giurisdizione. Insomma, si è passati dal principio monarchico di Pietro a questa collegialità, che si basa soltanto sull'opinione».
Siri dunque aveva percepito il pericolo di una perdita del potere autoritativo infallibile da parte del pontefice?
«Senza dubbio, ma si rese conto di non poter andare avanti perché in questa materia non era compreso neppure dai tradizionalisti. Sembrava che tutta la polemica riguardasse la messa in latino mentre l'autentico problema era legato all'ottavo comandamento. La verità. Ancora una volta, il cardinale aveva visto giusto e, soprattutto, aveva visto lontano. Aveva cioè compreso che nella logica della sinistra non c'è l'essere, non c'è il senso della realtà, ma l'ideologia, il cogito cartesiano, inteso in senso assolutamente soggettivo».
Alessandro Massobrio - Fonte
#lectiodivina
RispondiEliminaDio vuole davvero parlare a ciascuno di noi, e nessuno è escluso. Non importa cosa abbiamo fatto. Dio vuole rivelare il suo amore per noi, per ciascuno di noi, e nessuno è escluso. Non importa cosa abbiamo fatto.
Prima ancora che esistessimo, Dio ci amava. Ci ha creati per amore, ci ha redenti per amore e con il suo amore continua a richiamarci a Sé. Come il figliol prodigo (Lc 15), non importa quanto lontano abbiamo vagato, una festa e un caloroso benvenuto ci aspettano nella casa del Padre, la nostra vera casa.
Questo è il “tono di voce” che possiamo aspettarci da Dio quando preghiamo con la Sacra Scrittura attraverso la lectio divina. Possiamo sempre porre la domanda: "In che modo Dio mi sta rivelando il Suo amore attraverso questo passaggio della Scrittura?"
https://www.fatherboniface.org/wordpresshome/spiritual-practices/introduction-to-lectio-divina/
A proposito della terribile sciagura accaduta sulla Marmolada e delle solite bischerate che la colpa è dell'uomo e il fattore antropico e e l'inquinamento e non stiamo facendo niente ecc. Duemila e trecento anni fa Annibale traversò le Alpi cogli elefanti perché allora i ghiacciai sulle Alpi non c'erano, sennò col cavolo che Annibale ci portava gli elefanti, sulle Alpi. O qualche idiota, pardon qualche Gretino alla Von der Layen, pensa sul serio che anche allora il problema fosse quello dell'inquinamento industriale e dei motori a benzina? B S
RispondiEliminaAnnibale fece la traversata d'estate. Quindi i ghiacciai c'erano e non cadevano. Che l'inquinamento non faccia danni, con tutti i morti di cancro, tra l'altro, è come dire che la terra non esiste. Anziché dire corbellerie, pensiamo alla confusione che regna nella neochiesa e non usciamo fuori argomento!!!
EliminaCONOSCIAMO IL SANTO DEL GIORNO: S. ANTONIO MARIA ZACCARIA, CONFESSORE
RispondiEliminaOggi 05 luglio 2022 si festeggia a Cremona, in Lombardia, sant'Antonio Maria Zaccaria Confessore, Fondatore dei Chierici Regolari di san Pàolo e delle Vergini Angeliche: insigne per ogni virtù e per miracoli, dal Papa Leone decimoterzo fu ascritto fra i Santi. Il suo corpo si venera a Milàno, nella chiesa di san Barnaba.
Antonio Maria Zaccaria nacque a Cremona sulla fine dell'anno 1502. Compi i primi studi nella sua città, poi si recò a Padova per studiare filosofia e medicina. La sua scienza fu pari alla sua santità. Ritornò in famiglia colla laurea dottorale dopo aver superato tutti i pericoli comuni agli studenti e conservata intatta la stola battesimale. Avendo capito che Dio lo voleva piuttosto medico delle anime che dei corpi, si diede allo studio della teologia. Frattanto visitava spesso gli ammalati, insegnava il catechismo ai fanciulli, incitava i giovani e gli adulti ad una vita più cristiana. Divenuto sacerdote, mentre celebrava la prima Messa fu veduto dal popolo col capo cinto da una aureola celeste. La pia contessa Lodovica Torelli, signora di Guastalla, conosciuto Antonio a Cremona lo volle come suo cappellano e consigliere. Dopo due mesi trascorsi a Guastalla, accompagnando la contessa, il Santo venne a Milano dove, impressionato dalla grande corruzione che regnava nel popolo, pensò a porvi rimedio. A tale scopo, unitosi con Bartolomeo Ferrari e Giacomo Moriggia, fondò la congregazione dei Chierici Regolari detti di S. Paolo, per la speciale devozione che il Santo portava al grande Apostolo. Ora sono detti Barnahai dalla chiesa di San Barnaba che officiavano in Milano. La nuova famiglia religiosa fu approvata da Clemente VII e Paolo III; in breve tempo si estese in molte regioni e diede alla Chiesa numerosi santi. Fondò pure una congregazione di religiose dette Angeliche di S. Paolo, delle quali fu prima benefattrice ed insigne protettrice la contessa Torelli.
I membri della sua Congregazione andavano per le vie e le piazze della città e quando il popolo era più numeroso, improvvisavano un pulpito all'aperto predicando contro il malcostume ed inculcando la penitenza; così operarono numerose conversioni. A Vicenza S. Antonio riformò alcuni monasteri. Nel 1539 fu a Guastalla e si adoperò molto per ridonare la pace a quella città colpita dall'interdetto. Quivi si ammalò ed avendo preveduta prossima la sua fine, fu portato a Cremona in casa di sua madre. Era suo desiderio trasferirsi a Milano e morire fra i suoi religiosi, ma il viaggio lungo sarebbe stato troppo pericoloso; Il giorno 5 luglio spirava all'età di soli 36 anni, ma carico di meriti e di buone opere. Oltre la riforma dei costumi, S. Antonio M. Zaccaria fu zelantissimo nel propagare la pratica delle SS. Quarantore.
Da profano ho sempre pensato che fenomeni così strutturali siano fuori dalla disponibilità diretta dell'uomo. Il che non vuol dire non adoperarsi perché le attività antropiche di impatto su clima ed ambiente non vadano regolamentate ma semplicemente mantenere il senso delle proporzioni.
RispondiElimina“Aveva cioè compreso che nella logica della sinistra non c'è l'essere, non c'è il senso della realtà, ma l'ideologia, il cogito cartesiano, inteso in senso assolutamente soggettivo”. Non solo nella logica della sinitra, ma anche e soprattutto a base della teologia di quella cosiddetta “nuovelle”, è il vero cardine dell’attuale catastrofe, e nell’ambito civile e in quella cattolico dal concilio Vaticano II in poi. La mutazione del DNA in una cellula provoca la genesi di un cancro. Dal CVII nella Chiesa Cattolica è accaduto proprio questo: in ambito teologico la sistematica sostituzione della logica tomista con quella idealista. Il risultato è una falsa religione che ha rubato l’aggettivo di “cattolica”. Basta entrare in una parrocchia, ascoltare le parole di qualche cardinale o vescovo o presbitero oppure leggere qualche “enciclica”, per rendersi conto quanto questo male ha invaso il corpo. Ci siamo chiesti quali sono state le reazioni del Card. Siri al CV II e a quello che ne è seguito? E i suoi rapporti con Mons. Lefebvre ? Sarebbe molto interessante approfondire ciò. Si potrebbe avanzare l’ipotesi che il Card. Siri sia il fondatore di quel conservatorismo moderato fastidiosamente magmatico, che oggi è il pericolo più grave per la soluzione del problema. Alessandro da Roma.
RispondiElimina... l'ipotesi che il Card. Siri sia il fondatore di quel conservatorismo moderato fastidiosamente magmatico...
EliminaPer quanto dispiaccia, "l'ipotesi" è una verità indiscutibile. Il Card. Siri è il fondatore del conservatorismo!
di Eugenio Capozzi
RispondiEliminaNessuna civiltà può sopravvivere se non si riconnette all'origine e al destino del tutto, all'interno del quale la vita umana individuale e collettiva trova senso, misura, orientamento. Una civiltà che asporta da sé il senso religioso esplode, si dissolve come tale, lasciando i suoi figli lacerati tra l'angoscia di un senso di colpa inestinguibile e pretese alienate di onnipotenza.
La civiltà occidentale, un tempo cristiana, ora pressoché disgregata nella secolarizzazione radicale, ha trasferito e distorto il senso religioso del peccato, dell'espiazione, della redenzione sul piano socio-politico e su quello dei rapporti tra uomo e natura.
Secondo questa religione deviata ogni male, ogni sofferenza, ogni turbamento di un ordine perfetto, di un Eden obbligatorio in cui si immagina l'umanità dovrebbe vivere senza morte, dolore, squilibri, imprevisti è da addebitare alla responsabilità umana, e più specificamente ai comportamenti dei singoli, ai loro "peccati".
Ci sono i poveri? Ci sono le guerre? Ci sono epidemie ("pandemie!": fa più paura)? Fa caldo? Fa freddo? Piove troppo? C'è siccità? Si stacca un ghiacciaio? È sempre colpa dell'uomo. Anzi, più precisamente è colpa TUA. Perché mangi troppo, non mangi gli alimenti "giusti", non consumi responsabilmente, vai troppo in auto/aereo/nave, non fai bene la raccolta differenziata, usi la plastica, sprechi troppa acqua, accendi troppo il termosifone/condizionatore, fai troppi figli, fai troppi aperitivi, ti diverti, interagisci troppo con le persone, esci troppo di casa, non porti la mascherina, non mantieni il distanziamento sociale ... E se non sei tu, sono stati i tuoi antenati, come nella favola del lupo e dell'agnello, e tu sei l'erede del "privilegio bianco", del "razzismo sistemico", dell'Occidente rapace. In ultima analisi, perché l'uomo è - anzi TU sei - egoista, ingordo, sfruttatore indebito di risorse.
La colpa di ogni male del mondo è TUA. Sei un peccatore incallito, meritevole di ogni punizione.
L'unico modo per salvarti l'anima, non in vista della vita eterna in cui non credi più, ma almeno per tornare a vivere nel tuo Eden col tuo gregge, alleggerendo per un po' l'angoscia che ti divora, è sottometterti totalmente al potere tecno-politico, alla Scienza alleata con i "Grandi" della Terra, che ti fornirà quotidianamente i precetti da osservare per scontare i tuoi peccati, le pratiche da osservare minutamente, grazie alle quali il mondo sarà liberato dal male, e tu recupererai (sempre provvisoriamente, in forma condizionata, sotto l'occhio attento dei tuoi guardiani) la tua dignità di essere umano.
La costitutiva aspirazione religiosa al senso dell'esistenza umana, privata del suo nucleo fondamentale, si ripresenta come farsa tragica, susseguirsi grottesco di operazioni superstiziose compiute in serie da una massa informe di individui senza più facoltà di discernimento eterodiretta da "autorità" assolute auto-proclamate, sacerdoti e pontefici della Chiesa secolare della mortificazione perenne.
La civiltà rimasta priva di Dio, devota agli idoli della Scienza, del potere e dell'ecosistema, si riduce a una massa informe che obbedisce supinamente ai Gates, alle Thunberg, ai Pregliasco, ai Tozzi, ai Cartabellotta di turno.
"..non era compreso neppure dai tradizionalisti" , devo dolorosamente denunciare che nelle svariate direzioni del tradizionalismo, pressochè tutte sperimentate, non ho trovato neppure oggi logica e amore alla verità , ma chiusure a riccio sulle proprie posizioni a modo di sostituti papetti. E tale deleteria posizione ( al plurale anzi) la vivo specularmente sui loro fedeli carenti ( se non tutti , in maggioranza) di ricerca sincera nella logica di una posizione unica, che non deve essere condivisa, bensì logica e vera, nella carità che spesso manca, nell'arroccarsi su rigidi fariseismi fanatici di parziali verità che non si occupa nè preoccupa degli altri, ognuna ritenendosi la perfetta, senza attenzione per le pecore e gli agnelli dispersi, ingannati e traviati. Dolorosa esperienza del mondo tradizionalista che non per nulla non ha conseguito vittoria. Non me ne si voglia, faccio una semplice enunciazione che le svariate linee di pensiero diverse confermano non essere la verità che è sempre una come la vera cattolica.
RispondiElimina@anonimo 5 luglio 16,25
EliminaOttima analisi. Il tradizionalismo è vittima della sua stessa miopia e chiusura a riccio. In altre parole, è ideologico. Siri invece era un realista. Un grande uomo di ampie vedute i cui meriti un giorno saranno sicuramente riconosciuti.
LA SCIMMIA DI DIO.
RispondiEliminaPaola Turci ha detto di avere incontrato la fede a....Lourdes.
Se non ci fosse fa ridere, ci sarebbe da piangere.
Dopo la parodia del matrimonio, ecco la parodia della fede.
Viviamo - è bene comprenderlo - nell'era della grande parodia. Cioè della falsificazione del bene come contraffazione parodistica, grottesca, scimmiesca, che è una caratteristica tipica, tra l'altro, dell'americanismo culturale del quale siamo colonia.
Ad esempio il politicamente corretto dirittista che cos'è se non è una grottesca contraffazione della morale autentica? O vogliamo parlare dell'"esportazione della democrazia" come contraffazione parodica dell'universalismo cristiano?
Non viviamo più nell'era della grande negazione, dell'assalto laicista, anarchico o marxista a chiese e conventi. Viviamo nell'era della contraffazione parodica.
L'anno scorso a Milano, al cosiddeto Pride, apparve un Cristo che era la perfetta copia del Cristo tradizionale della Passione, ma aveva i tacchi a spillo. Blasfemia vergognosa? Senz'altro, ma in quanto parodistica contraffazione.
Quest'anno a Cremona, sempre durante l'"angelico" Pride, è stata inscenata la processione parodistica della Madonna a seno scoperto, rappresentata come un'Astarte o una Cibele. Anche qui grottesca parodia, come la "fede" della Turci. O come genitore 1 e 2 .
Mentre invece la vescovaglia di Bergoglio nel 2019 portò in processione la Pachamama (anch'essa grande madre come Astarte o Cibele) invocandola con litanie mariane. Il più grande scandalo della storia del cattolicesimo.
E' questa scimmiesca, grottesca, parodistica, ossessiva contraffazione modello californiano - che è arrivata persino al festival di Sanremo- che fa gelare il sangue nelle vene. E che si è impossessata del Vaticano. Avete visto il logo del Giubileo? L'ha scelto Bergoglio, ma avrebbe potuto sceglierlo Luxuria.
Dicevo che fa gelare il sangue nelle vene. Perchè non occorre essere dei dotti teologi per sapere chi sia colui che viene chiamato "la scimmia di Dio".
La nostra è l'era scimmiesca per eccellenza, l'era della grande parodia. Quello in cui il materialimo estremo si scioglie in qualcosa persino di peggiore. In questo, senz'altro, l'era ultima.
Martino Mora
Concordo con Anonimo 14:42
RispondiEliminaParla il fisico Franco Prodi: «In passato ghiacci anche più ritirati di così. Si ascolta Greta ma non gli scienziati, questo la dice lunga».
https://www.attivitasolare.com/la-nasa-ammette-il-cambiamento-climatico-si-verifica-a-causa-dei-cambiamenti-nellorbita-solare-terrestre-e-non-a-causa-dei-combustibili-fossili/
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RispondiEliminaSul riscaldamento climatico.
Chi segue le riviste di astronomia popolare avrà forse notato questa notizia, che la dice lunga sull'effettiva causa del cambiamento del clima:
Dall'inizio dell'anno ad oggi (maggio 2022) incluso, gli astrofisici hanno registrato una eccezionale attività sul Sole, quella che appare a noi nella forme delle c.d. "macchie solari". Questo tipo di attività solare lo si è sempre considerato determinante per il clima.
Nel cambiamento c'entra sicuramente anche l'uomo, esiste un inquinamento ambientale. Ma quanto incide l'attività dell'uomo rispetto a quella del Sole?
Non è credibile che il mutamento climatico dipenda s o l o dall'attività dell'uomo.
Nei lunghi cicli climatici anteriori al nostro, non si avevano ugualmente mutamenti rilevanti? Ho letto che nell'Alto Medioevo nell'INghilterra meridionale cresceva la vite, poi scomparsa. All'opposto che durante la Roma antica, forse nell'epoca più arcaica, il Tevere d'inverno gelava addirittura, una spessa lastra di ghiaccio.
I mutamenti anche notevoli c'erano, pur mancando del tutto un inquinamento come quello prodotto dalla nostra c.d. civiltà industriale.
Z.
Ma chiedere che siano pubblicati solo commenti inerenti l’articolo, è chiedere troppo???
RispondiEliminaOggi in edicola con La Verità lo speciale: Dietro la ricostruzione dell'Ucraina c'è la gara ai suoi immensi giacimenti. Il 5% di tutte le risorse globali si trovano dentro i suoi confini. Ecco la mappa: dal petrolio all'uranio, dal ferro all'alluminio. I «ricostruttori» guardano nel sottosuolo. All'Italia una zona ricca d'oro ma... in mano a Mosca.
RispondiEliminahttps://www.abbonamenti.it/edicola/laverita
ROBERT SARAH, IL PORPORATO GUINEANO
RispondiEliminahttps://silerenonpossum.it/cardinal-sarah-intervista-paris-match/
In tutto il soggiorno, nella piccola cappella e nell’ufficio e' riportata la frase di San Paolo: “Sufficit tibi gratia mea”, che significa “ti basta la mia grazia”.
Il card Siri è stato praticamente ininfluente durante il CV2.O almeno questa è stata la mia impressione leggendo la storia di quel concilio.C'è anche da dire che i pericoli di quella assemblea furono molto sottovalutate da quasi tutti.Inoltre quegli uomini di Chiesa avevano una fiducia nel Papa assoluta.Fiducia mal riposta visti i risultati catastrofici.
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