Nella nostra traduzione, dal blog dell'intervistatore, Ramzy Baroud, di un articolata analisi sulla guerra in Ucraina di Noam Chomsky, filosofo, linguista, accademico, scienziato cognitivista, teorico della comunicazione, attivista politico e saggista statunitense. Qui l'indice egli articoli sulla guerra in Ucraina.
“La razionalità non è ammessa”:
Chomsky su Russia, Ucraina e il prezzo della censura dei media
Uno dei motivi per cui i media russi sono stati completamente oscurati in Occidente, insieme al controllo e alla censura senza precedenti sulla narrazione della guerra in Ucraina, è il fatto che i governi occidentali semplicemente non vogliono che il loro pubblico sappia che il mondo sta cambiando radicalmente.
Probabilmente in alcune situazioni l’ignoranza può essere una benedizione; ma non in questo caso. A questo punto, l’ignoranza può essere catastrofica, poiché al pubblico occidentale viene negato l’accesso alle informazioni su una situazione critica che lo riguarda in maniera profonda e che certamente avrà un impatto sulla geopolitica mondiale per le generazioni a venire.
L’inflazione crescente, l’imminente recessione globale, l’inasprimento della crisi dei rifugiati, l’aggravarsi della crisi della carenza alimentare e molto altro ancora sono le sfide che richiedono discussioni aperte e trasparenti sulla situazione in Ucraina, sulla rivalità NATO-Russia e sulle responsabilità dell’Occidente nella guerra in corso.
Per discutere di questi temi e del deficit di dibattito sulla guerra tra Russia e Ucraina, abbiamo parlato con il professor Noam Chomsky, considerato il più grande intellettuale vivente del nostro tempo.
Chomsky ci ha detto che “dovrebbe essere chiaro che l’invasione (russa) dell’Ucraina non ha alcuna giustificazione (morale)”. L’ha paragonata all’invasione statunitense dell’Iraq, considerandola un esempio di “sommo crimine internazionale”. Risolta la questione morale, Chomsky ritiene che il principale “sfondo” di questa guerra, fattore estromesso dai media tradizionali, sia “l’espansione della NATO”.
“Questa non è solo la mia opinione”, ha detto Chomsky, “è l’opinione di ogni funzionario statunitense di alto livello dei servizi diplomatici che abbia una qualche familiarità con la Russia e l’Europa orientale. Questo risale a George Kennan e, negli anni ’90
all’ambasciatore di Reagan Jack Matlock, oltre che all’attuale direttore della CIA; di fatto, tutti coloro che conoscono la realtà delle cose hanno avvertito Washington che è imprudente e provocatorio ignorare le linee rosse molto chiare ed esplicite della Russia. Questo va ben oltre (Vladimir) Putin, non ha nulla a che fare con lui; (Mikhail) Gorbaciov, tutti hanno detto la stessa cosa. L’Ucraina e la Georgia non possono entrare nella NATO, si tratta dell'entroterra geostrategico della Russia”.
Sebbene diverse amministrazioni statunitensi abbiano riconosciuto e, in una certa misura, rispettato le linee rosse russe, l’amministrazione di Bill Clinton non lo ha fatto. Secondo Chomsky, “George H. W. Bush… ha fatto una promessa esplicita a Gorbaciov che la NATO non si sarebbe espansa oltre la Germania Est, perfettamente esplicita. Si possono consultare i documenti. È molto chiaro. Bush l'ha mantenuta. Ma quando è arrivato Clinton, sono iniziate le violazioni. E la spiegazione data è che doveva farlo per ragioni di politica interna. Doveva ottenere il voto polacco, il voto etnico.
Quindi, avrebbe fatto entrare nella NATO i cosiddetti Paesi di Visegrad. La Russia lo ha accettatosia pure a malincuore.
“Il secondo George Bush”, sostiene Chomsky, “ha semplicemente spalancato la porta. In effetti, ha invitato persino l’Ucraina ad aderire, nonostante le obiezioni di tutti i vertici diplomatici, a parte la sua piccola cricca, Cheney, Rumsfeld (tra gli altri). Ma Francia e Germania hanno posto il veto”.
Ma, la discussione non si è conclusa qui. L’adesione dell’Ucraina alla NATO è rimasta in agenda a causa delle forti pressioni di Washington.
Dice Chomsky: “A partire dal 2014, dopo la rivolta di Maidan, gli Stati Uniti hanno iniziato apertamente, e non segretamente, a muoversi per integrare l’Ucraina nel comando militare della NATO, inviando armamenti pesanti e partecipando a esercitazioni militari, addestramenti militari e non era un segreto. Se ne vantavano”.
Ciò che è interessante è che l’attuale presidente ucraino Volodymyr Zelensky “è stato eletto su una piattaforma di pace, per attuare ciò che è stato chiamato Minsk Due, una sorta di autonomia per la regione orientale. Ha cercato di attuarla. Le milizie di destra lo hanno avvertito che se avesse insistito lo avrebbero ucciso. Ebbene, non ha ricevuto alcun sostegno dagli Stati Uniti. Se gli Stati Uniti lo avessero sostenuto, avrebbe potuto continuare, avremmo potuto evitare tutto questo. Gli Stati Uniti si sono impegnati per l’integrazione dell’Ucraina nella NATO”.
L’amministrazione di Joe Biden ha portato avanti la politica di espansione della NATO. “Poco prima dell’invasione”, ha detto Chomsky, “Biden… ha prodotto una dichiarazione congiunta… che chiedeva di espandere questi sforzi di integrazione. Questo fa parte di quello che è stato definito un ‘programma rafforzato’ che porta alla missione della NATO. A novembre, è stato portato avanti in una carta, firmata dal Segretario di Stato”.
Subito dopo la guerra, “il Dipartimento degli Stati Uniti ha riconosciuto di non aver preso in considerazione le preoccupazioni per la sicurezza russa nelle discussioni con la Russia. La questione della NATO non è stata discussa. Ebbene, tutto questo è una provocazione. Non una giustificazione, ma una provocazione ed è interessante che nel discorso americano sia quasi obbligatorio riferirsi all’invasione come “invasione non provocata dell’Ucraina”. Cercatelo su Google, troverete centinaia di migliaia di risultati”.
Chomsky ha continuato: “Certo, è stata provocata. Altrimenti non si parlerebbe sempre di invasione non provocata. Ormai la censura negli Stati Uniti ha raggiunto un livello che va oltre quello della mia vita. Un livello tale che non è consentito leggere la posizione
russa. Letteralmente. Agli americani non è permesso sapere cosa dicono i russi. Tranne che per alcune cose. Quindi, se Putin fa un discorso ai russi con affermazioni stravaganti su Pietro il Grande e così via, lo si vede sulle prime pagine. Se i russi fanno un’offerta per un negoziato, non la si trova. È soppresso. Non è permesso sapere cosa dicono. Non ho mai visto un livello di censura come questo”.
Per quanto riguarda il suo punto di vista sui possibili scenari futuri, Chomsky ha detto che “la guerra finirà, sia con la diplomazia sia senza. Questa è solo logica. Se la diplomazia ha un significato, significa che entrambe le parti possono tollerarla. Non gli piace, ma può essere tollerata. Non ottengono quello che vogliono, ma ottengono qualcosa.
Questa è la diplomazia. Se si rifiuta la diplomazia, si dice: “Lasciamo che la guerra continui con tutti i suoi orrori, con tutta la distruzione dell’Ucraina, e lasciamola continuare finché non otterremo ciò che vogliamo””.
Con “noi”, Chomsky si riferiva a Washington, che vuole semplicemente “danneggiare la Russia così gravemente che non sarà mai più in grado di intraprendere azioni come questa”. E cosa significa? È impossibile da raggiungere. Quindi, significa: continuiamo la guerra finché l’Ucraina non sarà devastata. Questa è la politica degli Stati Uniti”.
La maggior parte di tutto questo non è evidente al pubblico occidentale semplicemente perché alle voci razionali “non è permesso parlare” e perché “la razionalità non è permessa. Questo è un livello di isteria che non ho mai visto, nemmeno durante la Seconda guerra mondiale, che sono abbastanza vecchio da ricordare molto bene”.
Mentre viene negata una comprensione alternativa della devastante guerra in Ucraina, l’Occidente continua a non offrire risposte serie o obiettivi raggiungibili, lasciando l’Ucraina devastata e le cause del problema al loro posto. “Questa è la politica degli Stati Uniti”.
(L’intervista con Noam Chomsky è stata condotta insieme alla giornalista italiana Romana Rubeo)
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
Solo il totale accecamento spirituale nel quale viviamo non ci permette di cogliere che le questioni riguardanti l'aborto, la contraccezione, il divorzio, il matrimonio, l'eutanasia, le devianze sessuali, le droghe, non riguardano soltanto l'etica individuale, ma anche e soprattutto il destino collettivo dei popoli e delle civiltà. Non sono solo questioni private, ma anche e soprattutto questioni pubbliche. Esattamente come il problema dell'immigrazione di massa.
RispondiEliminaIl Parlamento europeo, eletto direttamente dalle masse decerebrate, che esalta aborto e contraccezione (abortiva e non) come "diritti " - l'ideologia del dirittismo - è sempre lo stesso che esalta la devianza sessuale e l'immigrazione di massa come altrettanti indiscutibili "diritti". Perchè l'Europa vuole morire.
Non bisogna essere dei geni per comprendere che chi vuole sopravvivere come popolo o civiltà incentiva le nascite, non gli aborti. Incentiva la famiglia, non le devianze. Incentiva i matrimoni, non i divorzi o i concubinaggi. Privilegia gli autoctoni, non gli stranieri. Non dà soldi e patrocini pubblici a carnascialate orgiastiche nelle strade. Mette chiari limiti alla produzione e alla diffusione della pornografia. Insegna la temperanza, non l'avidità e lo spreco. Sceglie di dare aristotelicamente alla comunità almeno importanza pari, se non superiore, all'arbitrio individuale dei singoli. Pensa alla comunità come legame non solo tra i vivi, ma tra i nati, gli antenati e coloro che ancora devono nascere. Riconosce e difende la legge naturale.
L'ideologia liberal è soltanto un'ideologia di morte collettiva dei popoli benestanti. Il politicamente corretto americanoide è l'eutanasia della comunità in disgregazione, che ha dimenticato Dio nel benessere. Esattamente come la Chiesa modernista e conciliare è la deformazione della vera Chiesa quando essa non crede più.
Alla fine il probema è che popoli senza Dio ("senza metafisica" diceva Hegel) e per giunta materialmente benestanti, subiscono la disgregazione individualistica e la deriva edonistica. Eccoci all'ideologia del "dirittismo". Fino a giungere al desiderio, nemmeno troppo mascherato, di tirare collettivamente le cuoia.
Liberali, sinistroidi, democristiani - da noi in primis i miserabili piddini - esprimono solo un po' meglio degli altri questo desiderio di autodistruzione della civiltà europea.
Che naturalmente è anche colonia degli Usa perchè non conosce più la sua Tradizione, classica e cristiana. E quindi vuole finire nel nulla, nell'abbraccio dissolutivo del suo opulento padrone d'oltreoceano. Per potere essere indipendenti, infatti, bisogna prima volere vivere. Chi vuole schiattare non vuole certo l'indipendenza.
Eppure nessuno sembra davvero capirlo. Mai l'umanità è stata tanto spiritualmente accecata.
Martino Mora
8 luglio 2022 18:00
RispondiEliminaBravo, Martino Mora!
RispondiEliminaSecondo la teoria ciclica delle forme di governo, elaborata dai Greci a partire da Polibio, la crisi della democrazia, quando degenera in anarchia e corruzione dei costumi diventando irreversibile, si risolve solo con l'avvento di una dittatura (tirannide, nel linguaggio dei Greci), la quale in genere si appoggia a un'oligarchia, a un gruppo limitato ma deciso a prender mano la situazione. Questa soluzione forte può limitarsi ad un colpo di Stato o richiedere una guerra civile.
L'ingovernabilità nel nostro Paese ha raggiunto livelli preoccupanti.
Ma è dovuta soprattutto a una ideologia perversa che anima coloro che sono al governo e ne partecipa anche la Chiesa. Tipico esempio il degrado di Roma, dovuto soprattutto a non voler adottare i moderni incineratori, che inquinano poco, e per ragioni ideologiche, tipiche degli ignoranti e fanatici.
Se il governo saltasse e si andasse alle elezioni anticipate sarebbe probabilmente un bene per il Paese, nella speranza che vadano a votare anche gli astensionisti, per promuovere soprattutto l'unico partito che potrebbe attuare una riforma del sistema in senso "presidenzialista", ossia con un esecutivo forte, in grado di governare; il partito di Meloni.
I giovani marocchini che gridano di esser venuti a "colonizzare l'Italia" devono aver probabilmente sentito dai loro nonni i racconti delle "epiche" imprese da loro compiute, con gli stupri e le sodomie collettive, le rapine e le uccisioni ai danni della popolazione rurale italiana, in balìa del barbaro invasore.
Politicus
Toni Capuozzo
RispondiEliminaGood morning Italia
Good morning Vietnam: così Robin Williams salutava in radio I ragazzi che stavano perdendo la guerra in Vietnam. Era una storia vera ispirata allo speaker Adrian Cronauer, alle sue conduzioni ironiche, alle sue battute, ai suoi paradossi più veri dei comunicati degli stati maggiori. Sarebbe crudele salutare allo stesso modo gli ucraini che si sono battuti e si stanno battendo, ma cedono terreno. E sarebbe inutile farlo con i russi che prima o poi cercheranno, con Kramatorsk, di prendersi per intero il Donbass, e dunque non stanno perdendo, anche se tutto questo gli costa. Bisognerebbe dire Good morning a tutti quelli che hanno fatto proclami, e sparso illusioni. Non Zelensky (cos’altro poteva fare, dopo il 24 febbraio ? Prima sì, qualcosa di diverso da ritenere irrinunciabile la Nato avrebbe potuto farlo, ma forse non glielo hanno concesso) ma gli altri sì. A cominciare da Von der Leyen (L’Ucraina deve vincere) e Josip Borrell (E’ una guerra che si vince sul terreno) e tutti quelli che parlando a nome dell’Europa ne hanno fatto una battaglia delle democrazie contro i regimi autoritari, molto di più di una guerra civile nell’Ucraina orientale che ha provocato gli istinti coloniali di Mosca. Bisognerebbe augurare buongiorno a tutta l’orchestra della propaganda, trombe e tamburini, analisti e odiatori. Talk show ed emozioni stanno chiudendo per ferie, si riapre a settembre, come una bottega di centro città. Ci avevano spiegato, prima di abbassare le serrande, che è diventata guerra di attrito, e logoramento, quasi un Carso di trincee e sortite alterne. Invece no, è stata un’avanzata lenta e metodica dei russi. Allora hanno sostituito la parola logoramento (perché, all’andreottiana, la guerra logora chi la perde) alla parola “cronicizzazione”: la guerra è diventata cronica, non è colpa nostra se vi ci siamo abituati e ci occupiamo di Marmolada o di Giappone o di Sharm El Sheikh. E’ colpa della guerra, che non ha più colpi di scena. No, mi spiace, ma non è così. I russi, per quando sbagliati li si possa ritenere, hanno piani abbastanza chiari, adesso: riprendersi il Donbass, e dichiarare un cessate il fuoco unilaterale: se non ci attaccate, non vi attacchiamo. E’ Kiev, e dietro a Kiev tutto l’occidente che li ha spinti e adesso fa il democratico e dice “E’ Kiev che deve decidere”, è l’Occidente che non sa più che fare, e perfino le armi, sempre più armi, sembrano il mantra di un gruppo di monaci incantati e distanti dal mondo. Come si può vincere ? Cosa vuol dire vincere ? Come si può almeno non perdere ? Buongiorno, mister Draghi, Lei aveva detto “Putin deve perdere”, no ? Come ? E’ vero, esattamente come Draghi un tempo aveva definito Erdogan un dittatore e adesso gli stringe la mano sul feretro delle invasioni in Siria e dei diritti dei curdi, quelli che un tempo ci avevano spiegato che la Russia stava esaurendo le scorte, che Putin aveva mesi di vita, adesso si dedicano solo alla cronaca della cronica guerra. Solo a metà, però. La guerra sta facendo, come ogni guerra, orrori. Muoiono civili nei bombardamenti delle città ucraine, e muoiono civili nei bombardamenti delle città che ucraine non vogliono più esserlo, come Donetsk. Muoiono bambini, per Grad russi e proietti 155 Nato come quelli sparati dai nostri cannoni. Tutto può cambiare, le guerre non vanno avanti per inerzia. Ma cronici come malattie sono solo certi conflitti avvitati nel mappamondo, come in Kashmir o a Hebron. Questa può solo finire presto e male -Ucraina a pezzi- o andare avanti e peggio. La letteratura si è rovesciata: sono arrivati i tartari e hanno trovato la fortezza Bastiani vuota, senza più idee, chiusa per ferie.
Draghi sale al Colle da Mattarella arrabbiato e con il musone. È la prima volta che prova quell'ebrezza democratica di subire un non voto durante la fiducia.
RispondiEliminaIn un paese democratico sarebbe una cosa normalissima, in Italia invece fa scandalo quando qualche forza politica non condivide determinate posizioni e di conseguenza non vota determinati provvedimenti.
Non entro nel merito delle forze politiche, il senso non vuole essere questo; bensì mi limito ad osservare con quale solerzia la macchina a guida governativa insorge per istinto di sopravvivenza nel momento in cui qualcuno osi dissentire.
Tutto questo dimostra ancora una volta il vulnus democratico che è Draghi, di come gli sia stato concesso di eliminare il dibattito democratico all'interno del Parlamento e di come sia stato libero di andare avanti con decreti confezionati nelle stanze di pochi per poi sbatterli in faccia al Parlamento, e costringerli a votare a colpi di fiducia senza nemmeno dar loro la possibilità di esprimersi democraticamente.
Il timore dell'èlite governativa non è quello della caduta del governo, anche perché se Conte decidesse di uscire, ci sarebbero comunque i numeri per proseguire l'azione governativa con gli stessi attori. Figuratevi se fanno cadere Draghi se prima non trovano un altro come lui (per dirla alla Massimo Franco).
La paura più grande è invece rappresentata dalla possibilità che un partito con numeri consistenti e più o meno organizzato si possa piazzare all'opposizione per fare ciò che si fa quando si sta tra i banchi della minoranza. Per capirci, non quello che sta facendo la Meloni, che si è messa dalla parte opposta del governo solo per capitalizzare in termini elettorali.
Credo fortemente che per un governo come quello di Draghi, che ha agito indisturbato per oltre un anno facendo solamente casini, la paura più grande sia quella di avere un'opposizione organizzata (condivisibile o meno) che fa il suo lavoro, ovvero quello di "ostacolare" la linea governativa.
E come la storia ci insegna, ad aver paura delle opposizioni sono i regimi autoritari e dittatoriali. Quei regimi che diciamo di combattere...
(Giuseppe Salamone)
Comunque Boris Johnson rimane, umanamente e culturalmente, molto al di sopra di ogni premier continentale. Il genio contro banchieri italiani, burocrati socialisti tedeschi, OGM francesi, socialdemocratici scandinavi scaduti, esecutori greci, massoncelli belgi, anonimi portoghesi, finte bionde maltesi.
RispondiElimina(Andrea Sandri)
RispondiEliminaIl governo di Johnson tuttavia ha imposto il libero aborto all'Irlanda del Nord ossia l'estensione a quella regione della legislazione abortista inglese. I Nordirlandesi protestanti calvinisti avevano mantenuto in vigore la legislazione vittoriana in materia, che considerava l'aborto volontario un reato da punirsi con pene molto severe (anni di galera).
Ha adottato quel governo anche altre iniziative "politicamente corrette", mi pare.
12 luglio 2022 12:27
RispondiEliminaBisogna cominciare a tener presente anche su quanti talami questi politici sono passati e passano. Fino agli anni 70 'la vita privata' era osservata con attenzione nelle carriere statali e non, questo non solo in Italia, ma anche all'estero. Eccezioni erano presenti, ma tutti sapevano che erano eccezioni, alle quali era bene non accostarsi troppo.
Uno dei modi più efficaci di attaccare chi riflette sulle cause consiste nel diffondere mediaticamente la teoria della pazzia: «Putin», dicono il governo Draghi e i centri di potere ad esso collegati, «ha invaso l’Ucraina perché è pazzo; non aveva alcuna ragione razionale per attaccare». La teoria della pazzia piace molto ai governanti perché è autoassolutoria. I cittadini in preda alla teoria della pazzia non chiederanno conto ai propri governanti delle loro politiche espansive in Ucraina. «Di quali cause vorreste mai parlare? Putin è pazzo!», rispondono i centri di potere collegati al governo Draghi. La teoria della pazzia assolve i governi da tutti gli errori (evitando di discuterli) e impedisce di interrogarsi sugli errori e le responsabilità dell’Occidente. Dire che Putin è pazzo è utile alle élites di governo che non sono riuscite a prevedere l’invasione.
RispondiEliminaIl ricorso alla teoria della pazzia è frequente nei momenti più tragici della vita politica internazionale.
La teoria della pazzia è stata utilizzata subito dopo l’attentato contro le Torri Gemelle. Invece di riflettere sulle cause, i media occidentali dissero che i terroristi di Al Qaeda erano pazzi.
Vent’anni di ricerche scientifiche sul terrorismo sono giunte alla conclusione opposta: non esiste alcuna relazione significativa tra malattia mentale e terrorismo.
(Tratto dal libro "Ucraina" di Alessandro Orsini)
Uno studioso coraggioso e capace. La forza delle sue argomentazioni e la pacatezza con cui le esprime smonta facilmente i ragionamenti capziosi con cui i servi dell'atlantismo cercano di metterlo in difficoltà. Mai sopra le righe. Tanto di cappello.
RispondiEliminaIl suo libro è un pugno nello stomaco ai giornalisti e ai benpensanti allineati alla politica della Nato
Caro Politicus,quei giovani disgraziati,che i giornali nostrani si affannano a definire vezzosamente ragazzini,sono in realtà alti, ben messi e pronti a menare le mani e le bottiglie di birra rotte,con estrema ferocia.Delle truppe coloniali francesi non sanno niente e della storia italiana ancora meno.Quello che i loro padri gli hanno insegnato ,oltre ad un islamismo "da noi contro loro",è che i tribunali italiani,con i quali spesso hanno avuto a che fare, sono una barzelletta .Cercare di far difendere la legalità a questi giudici è tempo perso.È dell'altro giorno la notizia di due ladri, ,stranieri pluripregiudicati, che presi con le mani nel sacco,per evitare l'arresto avevano ferito uno o due carabinieri e danneggiato una volante .Una volta arrestati,dopo mille danneggiamenti e violenze assortite,sono stati posti agli arresti domiciliari.....
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