Venerdì scorso è iniziata la Scuola di Dottrina sociale della Chiesa dedicata a “Politiche per la vita 2.0” (alla quale è ancora possibile iscriversi). Tra le tante cose che richiedono di rivedere l’intera questione della tutela politica della vita, che è appunto il tema della Scuola, occorre riconoscere che c’è anche la nuova posizione assunta della Chiesa. Basta ricordare cosa diceva e faceva la Chiesa al tempo di Giovanni Paolo II e come invece si pone oggi per avere il senso del cambiamento avvenuto. Giovanni Paolo II aveva, tra l’altro, dedicato al tema una enciclica, la Evangelium vitae, di forte denuncia della cultura della morte e di altrettanto forte militanza sociale e politica per i cattolici. Francesco ne accenna qua e là e ogni tanto, all’interno di tematiche diverse a cui sembra dare la preferenza, come per esempio l’ambiente.
La Pontificia Accademia per la Vita lancia messaggi a dir poco ambigui sull’argomento vita, famiglia, procreazione. La Pontificia Accademia delle Scienze Sociali organizza incontri sulla pianificazione familiare, si avvale di esperti del controllo delle nascite, adopera le parole dell’ONU di cui condivide gli obiettivi per il 2030. Irme Stetter-Karp, presidente del Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi e co-presidente del Cammino sinodale tedesco, ha chiesto che l’aborto sia “disponibile” in tutta la Germania. La Federazione della Gioventù Cattolica Tedesca ha criticato il fatto che gli aborti non siano oggi “totalmente accessibili” in Germania. Della legge 194 sull’aborto, molti prelati – ultimo il cardinale Ruini – dicono che bisogna applicarla per intero, così confermandone la validità, pur sapendo che una legge ingiusta non è resa giusta da alcune sue parti in sé positive. Quando la Corte suprema americana ha emanato la famosa sentenza sull’aborto, Francesco si è limitato a “prendere atto”: troppo poco. La questione Biden ha messo in evidenza che la Chiesa ha smesso di pretendere che un politico cattolico non sia abortista. Nella discussione americana sulla comunione o meno ai cattolici che promuovono l’aborto, i vescovi favorevoli sono stati tutti promossi nella carriera ecclesiastica e la posizione del Vaticano è emersa con chiarezza.
Se poi ci si spinge su altre tematiche legate al tema della vita, si notano continui cedimenti. Papa Francesco si è espresso a favore del riconoscimento delle coppie omosessuali. È in atto un grande attivismo per rivedere le norme di Paolo VI sulla contraccezione. Il mensile della diocesi di Milano ha promosso in pieno l’esercizio dell’omosessualità. A suo tempo, i vescovi italiani si erano detti favorevoli alla discussione in parlamento dei disegni di legge Zan e sul suicidio assistito.
Tutto questo ci dice che il programma e gli obiettivi della Scuola di Dottrina sociale della Chiesa su “Politiche per la vita 2.0” sono di grande urgenza e attualità.
Ma quali sono le cause di questa trasformazione? C’è un grande cambiamento in atto, dentro il quale si collocano ristrutturazioni più settoriali. Il grande cambiamento riguarda la riformulazione complessiva della teologia morale cattolica in cui sia i teologi di punta che l’attuale governo della Chiesa sembrano molto impegnati.
Tra i cambiamenti più settoriali, bisogna ricordare prima di tutto l’abbandono della dottrina delle azioni intrinsecamente cattive (intrinsece mala), formulata dalla Veritatis splendor di Giovanni Paolo II e confermata da Benedetto XVI con la sua dottrina dei “principi non negoziabili”. Oggi è completamente messa da parte. La svolta principale si è avuta con l’Esortazione Amoris laetitia secondo la quale l’adulterio non è più, come la Chiesa ha sempre sostenuto, qualcosa di sempre ingiusto, indipendentemente dalle circostanze e dalle intenzioni. Si tenga presente che le circostanze, in teologia morale, possono alleggerire la responsabilità dell’agente, ma non possono cambiare la natura
dell’azione che, se è cattiva, rimane cattiva. Ora, invece, si ritiene che le circostanze siano eccezioni, ossia possano cambiare la norma, anche se questa riguarda azioni intrinsecamente cattive. Infatti, i divorziati risposati ora possono accedere alla comunione, dopo un periodo di discernimento, per esclusiva decisione della loro coscienza.
Questo comporta che il giudizio sull’azione oggettivamente presa non sia più possibile, senza prima considerare le circostanze, ossia la storia personale delle persone coinvolte, la situazione unica in cui esse si sono mosse. Mentre nella teologia morale classica, il significato morale di un’azione dipendeva dal suo oggetto materiale – cosa si fa – e non dall’intenzione, ora si ritiene che prevalga l’intenzione che viene esercitata sempre in precise e irripetibili circostanze che vanno valutate di per sé e non in relazione ad una norma generale. Nasce qui il famoso principio “chi sono io per giudicare?”. Non solo non si può giudicare il peccatore – cosa evidente – ma nemmeno il peccato. Per questo la Chiesa non condanna più, come faceva un tempo, situazioni oggettive di peccato pubblico, come per esempio l’adulterio, le unioni civili, l’aborto …: non lo fa più in modo indipendente dalle circostanze, sicché ogni azione è considerata come a se stante, priva di una forma etica.
Si comprende allora perché Francesco si sia limitato a “prendere atto” della sentenza della Corte suprema americana, anziché compiacersi del fatto. La Chiesa non può più dare indicazioni vincolanti sul piano sociale e politico, perché non si ritiene più in grado di valutare situazioni oggettive di pubblico peccato, da condannare indipendentemente dalle intenzioni di chi le fa. Essa deve limitarsi a formare le coscienze e poi saranno le singole persone a scegliere cosa fare. La politica fissa o non fissa delle fattispecie da sanzionare oppure da incoraggiare? … è compito della politica e non della Chiesa. In questo modo, però, si rompe il rapporto tra religione, morale e politica. O meglio, questo rapporto è totalmente demandato alla coscienza personale, ma questo è possibile per il protestantesimo e non per il cattolicesimo.
Per questo la Chiesa non condanna più, come faceva un tempo, situazioni oggettive di peccato pubblico, come per esempio l’adulterio, le unioni civili, l’aborto …: non lo fa più in modo indipendente dalle circostanze, sicché ogni azione è considerata come a se stante, priva di una forma etica.
Si comprende allora perché Francesco si sia limitato a “prendere atto” della sentenza della Corte suprema americana, anziché compiacersi del fatto. La Chiesa non può più dare indicazioni vincolanti sul piano sociale e politico, perché non si ritiene più in grado di valutare situazioni oggettive di pubblico peccato, da condannare indipendentemente dalle intenzioni di chi le fa. Essa deve limitarsi a formare le coscienze e poi saranno le singole persone a scegliere cosa fare. La politica fissa o non fissa delle fattispecie da sanzionare oppure da incoraggiare? … è compito della politica e non della Chiesa. In questo modo, però, si rompe il rapporto tra religione, morale e politica. O meglio, questo rapporto è totalmente demandato alla coscienza personale, ma questo è possibile per il protestantesimo e non per il cattolicesimo.
Si spiega così il preoccupante cambiamento di paradigma della Chiesa di oggi verso le tematiche della vita. Bisogna realisticamente tenerne conto e provvedere altrimenti. (Stefano Fontana - Fonte)
Ricordiamo la causa di tutto questo!! Il Concilio Vaticano II e le sue ambiguità!! Paglia e Bergoglio sono solo l'effetto!! Bisogna rimuovere la causa e solo così cesseranno gli effetti!!
RispondiEliminaConcordo pienamente e pure Mons. Viganò è con noi: il Concilio Vaticano II deve essere completamente rimosso, la malapianta deve essere completamente estirpata. Diffidiamo delle soluzioni "conservatrici" dei vari Gherardini, Schneider & Co. Non è con qualche dotto libro o qualche dichiarazione o qualche Messa "Vetus Ordo", come la chiamano loro, che si combatte radicalmente il male. Certo, non si rischia niente, come invece nei casi di Mons. Lefebvre, di Mons. de Castro Mayer e di tanti altri semplici sacerdoti che continuarono a celebrare eroicamente il S. Sacrificio della Messa e ad insegnare la Dottrina di sempre. Prima dell'era Ratzinger, ai non addetti ai lavori Mons. Gherardini era un perfetto sconosciuto. La Chiesa non è fatta di una congrega di dotti laureati e incravattati, ma soprattutto di persone semplici e tante ne ho conosciute e ne conosco che hanno soltanto la licenza elementare, ma che da decenni compiono viaggi non brevi per assistere alla S. Messa di sempre. Guardiamoci dai "conservatori": modernisti moderati e nient'altro.
EliminaNon è realistico rimuovere; è possibile correggere. E sono ben chiari i punti controversi. Il nostro faro è la Tradizione bimillenaria. Mons. Gherardini individua i livelli di validità. Mons. Schneider parla di un nuovo Sillabo. Non so quando, un nuovo papa provvederà..
RispondiEliminaQuintodécimo Kaléndas Novémbris.
RispondiEliminaIn Bithýnia natális beáti Lucæ Evangelístæ, qui, multa passus pro Christi nómine, óbiit Spíritu Sancto plenus. Ipsíus autem ossa póstea Constantinópolim transláta sunt, et inde Patávium deláta.
Un anno fa come oggi, lo sgombero violento del porto di Trieste. Noi non dimentichiamo i soprusi del regime. Noi ci batteremo sempre, con tutta la nostra intelligenza e relativa determinazione, affinché la giustizia trionfi nei confronti dell’arroganza e del cinismo
RispondiElimina19 ottobre BEATO JERZY POPIELUSZKO
RispondiElimina« ... ho visitato più volte il museo a Varsavia che ricorda il nostro Beato martire Jerzy Popieluszko ed tutte le volte la commozione è stata grande fino alle lacrime. Il volto orrendamente sfigurato di questo mite sacerdote somigliava a quello flagellato e umiliato del Crocifisso, senza più bellezza e decoro. La bocca insanguinata di quella faccia martoriata sembrava ripetere le parole del Servo del Signore: «Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi» (Is 50, 6).
Che cosa provocò un simile scempio? Padre Jerzy era forse un delinquente, un omicida, un terrorista? Niente di tutto questo. Padre Jerzy era semplicemente un leale sacerdote cattolico, che difendeva la sua dignità di ministro di Cristo e della Chiesa e la libertà di tutti coloro, che, come lui, erano oppressi e umiliati. Ma religione, vangelo, dignità della persona umana, libertà non erano concetti in sintonia con l’ideologia marxista.
Per questo, contro di lui si scatenò la furia omicida del grande mentitore, nemico di Dio e oppressore dell’umanità, di colui che odia la verità e diffonde la menzogna.
... È questo il messaggio che il nostro beato Martire ci consegna. Il cristiano è il testimone del bene e del vero.
... La sua fede era contagiosa: «Spessissimo – nota un testimone – i suoi incontri con la gente si trasformavano in un’occasione di preghiera […]. Cercava di vedere le sue cose con gli occhi della fede».
... La sua fede era incrollabile e la irradiava nell’ambiente e nelle persone che incontrava: «La fede – aggiunge mons. Miziolek – in lui non era un complemento, ma la misura di tutto il suo agire».
... Lo stesso Beato Martire in un’omelia del marzo del 1983 così esortava i fedeli: «Mostriamoci forti nella carità pregando per i fratelli che sbagliano; non condannando nessuno, ma stigmatizzando e smascherando il male. Imploriamo con le parole che Cristo pronunciò sulla croce: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34). E rendici, o Cristo, più sensibili all’azione dell’amore piuttosto che all’azione dell’odio».
... Il 14 giugno 1987 il venerabile servo di Dio Giovanni Paolo II pregò a lungo sulla tomba di padre Jerzy. Depose dei fiori e in silenzio abbracciò e baciò la lastra tombale. Il Papa vedeva in questo sacerdote un degno figlio della Polonia.
Cari fedeli, il messaggio eterno che deve far battere il nostro cuore oggi, di fronte alle rinnovate persecuzioni contro il Vangelo e la Chiesa, è quello che il Santo Padre Benedetto XVI ripropone come sintesi della testimonianza martiriale del Beato Jerzy Popieluszko, che – dice il Papa – fu sacerdote e martire, fedele e instancabile testimone di Cristo: egli vinse il male col bene fino all’effusione del sangue.
Amen. »
(dall’ omelia del Card. Angelo Amato per la Beatificazione, Varsavia 06/06/2010)
Il Consiglio d'Istituto del liceo Volta, bastione dei radical chic della mia Milano, ha introdotto da qualche giorno la grottesca supercazzola della carriera "Alias Elpis".
RispondiEliminaCioè, in concreto, la possibilità per qualsiasi studente, maschio o femmina (finchè si potranno ancora usare queste parole) di farsi chiamare con un nome diverso da quello all'anagrafe, con un nome non corrispondente al "genere" biologico di appartenenza (cioè, per l'attuale neolingua orwelliana, a ciò che abbiamo sempre chiamato "sesso di appartenenza" ). Insomma: a semplice richiesta e senza alcuna certificazione, lo studente Arturo potrà farsi chiamare Stella, e la studentessa Gianna si chiamerà Lorenzo. E guai a chi chiamerà Stella con il suo nome Arturo, invece di chiamarla Stella. Ciò sarà considerato profondamente "discriminatorio" e anti-inclusivo.
E' evidente che il Volta, considerato da tempo il liceo scientifico statale di eccellenza della futura classe dirigente ambrosiana (siamo messi proprio bene!) sposa nichilisticamente la più turpe delle ideologie sovversive americanoidi. Cioè quella che mira a distruggere le due fondamentali identità del maschio e della femmina, che sono complementari e non oppositive (come invece vorrebbe il femminismo) e che sole garantiscono il proseguimento della vita, della famiglia, della civiltà (e solo a doverlo anche spiegare viene da piangere).
Dopo l'identità religiosa, quella etnica, quella locale, regionale e nazionale, infine familiare, ora anche l'identità sessuale deve essere superata e annichilita. Tutte le identità, tutte le appartenenze debbono essere distrutte. E' la furia del dileguare, della dissoluzione. Alla quale mi vanto di essere tra i pochissimi docenti, in Italia, ad essermi ribellato pubblicamente, anche accettando di pagarne le conseguenze. Perchè alle parole devono seguire anche i fatti.
Sulla scuola italiana garrisce da tempo il più nichilista degli stendardi: quello fucsia- arcobaleno. Che ha completamente sostituito il rosso, ormai roba da archeologia.
Il compito di de-ideologizzare la scuola (per salvarla) ora non è più rinviabile. Il primo problema della scuola italiana è la sua folle ideologizzazione.
Mi auguro che il futuro governo abbia il coraggio di combattere a fondo questa battaglia per la scuola e per la cultura. Ci conto poco, però ci spero.
Martino Mora
"E' evidente che il Volta, considerato da tempo il liceo scientifico statale di eccellenza della futura classe dirigente..."
RispondiEliminaCaro Professor Mora, e' evidente che la scuola, specie a quel livello non ha piu' significato, non serve .
Se gli insegnanti non riescono ad accrescere il senso critico di ogni studente e'solo un "kinderheim" per adolescenti.
P.S.: E da ultimo vorrei menzionare (oltre all'egoismo) ,"l'infantilismo" e la "credulonita'" che pervade questo nostro tempo spintonato verso i primordi della civilta'.
RispondiEliminaAnonimo 8:41
RispondiEliminaNon si può pontificare in maniera così approssimativa...
Prima dell'era Ratzinger, ai non addetti ai lavori Mons. Gherardini era un perfetto sconosciuto. La Chiesa non è fatta di una congrega di dotti laureati e incravattati, ma soprattutto di persone semplici e tante ne ho conosciute e ne conosco che hanno soltanto la licenza elementare, ma che da decenni compiono viaggi non brevi per assistere alla S. Messa di sempre. Guardiamoci dai "conservatori": modernisti moderati e nient'altro.
Chi rimuove il concilio (secondo la sua affermazione apodittica) e come si fa a cancellare gli effetti di sessantanni di pastorale nefasta?
Mons. Gherardini non è mai stato un perfetto sconosciuto (docente alla Lateranense, filosofo e teologo della Scuola Romana e autore di molte opere) era arcinoto e, al pari di mons. Schneider, non è un "conservatore".
Ho già detto chi e come possa rimediare ma lei, tutto preso dalla foga di infierire su una supposta chiesa come congrega di dotti incravattati e laureati, non ne ha tenuto alcun conto...
Del resto occorre fare sempre i conti con la storia e non si può mai tornare indietro...
E non basta la Messa in latino e fare kilometri, occorre sapere cosa si vive e si celebra per poi viverlo. E ci vuole una adeguata catechesi (pur se l'adorazione che la caratterizza è pedagogica di per sé) anche per approfondire le verità salvifiche custodite dalla Chiesa bimillenaria, docente e discente...
RispondiEliminahttps://it.cultura.cattolica.narkive.com/9dvsuEL5/errori-del-vat-ii
RispondiEliminaSinossi degli errori imputati al Concilio Vaticano II
Nei testi del Concilio Vaticano II troviamo numerose affermazioni
apertamente contrarie alla dottrina cattolica o altre fortemente ambigue,
scritte per ingannare coloro che pensano che esso sia in continuità con la
sana dottrina cattolica. Ed è per questo che è necessario mostrarne gli
errori e le ambiguità per permettere, in questi tempi difficili, di
continuare a professare la fede che la Chiesa ha sempre insegnato.
Quest'anno ricorre il cinquantenario dell'inizio del Vaticano II (11 ottobre
1962), tra l'esaltazione dei suoi fautori che, possiamo esserne sicuri,
ripeteranno, sino allo sfinimento, la vulgata ufficiale, per la quale il
Concilio non ha nulla a che vedere con la crisi spaventosa della Chiesa,
esplosa quasi contestualmente ad esso e che ancora gravemente ci affligge.
Basti citare le parole pronunciate da Benedetto XVI durante la predica della
Messa Crismale di quest'anno: «I testi del Concilio Vaticano II e il
catechismo della Chiesa Cattolica sono gli strumenti essenziali che ci
indicano in modo autentico ciò che la Chiesa crede a partire dalla Parola di
Dio». [....] Pubblicato su "sì sì no no" in una serie di articoli (dal n. 7 del 2002 al
n. 1 del 2003), ci auguriamo che, a Dio piacendo, possa concorrere
efficacemente alla formazione di un'opinione pubblica cattolica convinta
della necessità di quella revisione critica e riforma del non dogmatico
Vaticano II, che i tempi sempre più urgentemente richiedono, per il bene
della fede, della Santa Chiesa e del mondo.
Canonicus Sinossi degli errori imputati al Concilio Vaticano II Editrice
Ichthys ***@sanpiox.it
Ovvero: REPETITA JUVANT
RispondiEliminaL'unica lettura del Vaticano II, alla luce della tradizionE è quella che
potrebbe informare ed essere alla base di un ipotetico pronunciamento
dell'ex Sant'uffizio, più o meno così articolato:
"SACRA SUPREMA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE"
Con la presente sentenza e decreto, che riveste la stessa, precisa, identica
importanza e cocenza delle DICHIARAZIONI DOGMATICHE, pertanto è necessario
che ciò che si sentenzia sia da tutti accolto e ritenuto, si porta a
conoscenza, in modo PUBBLICO, UFFICIALE & SOLENNE, del popolo cristiano che
TUTTI, SINGOLI & CIASCUNO gli atti ed i documenti del Concilio Vaticano II,
sono da considerAsi dei puri, semplici e meri elenchi di CONSIGLI (buona
parte dei quali, alla prova dei fatti, si sono rivelati essere anche
consigli SBAGLIATI).
Tutti coloro che daranno ad essi atti e documenti e, a maggior ragione, a
quelli successivi, che si presentino come presunte attuazioni degli stessi,
valore diverso da quello, appunto, di puri, semplici e meri elenchi di
consigli, sappiano di essere caduti vittime di un ERRORE CAPITALE, contrario
alla mente della Chiesa, nonché alla volontà esplicita del Concilio stesso.
L'ON. Rosy Bindi all'Assemblea
del PD ha affermato che, senza il Vat.II, il suo PD non sarebbe proprio
potuto esistere. SE L'UNICA COLPA DEL Vat.II è stata quella di aver
propiziato la nascita di quel partito, C'è MATERIA NECESSARIA & SUFFICIENTE
per considerarlo la PEGGIORE SCIAGURA della storia della Chiesa. Non c'è
arrampicata sugli specchi che possa smentire i FATTI.
"I socio-psicologi del futuro avranno a loro disposizione un certo numero di classi di scuole, sui quali collauderanno differenti metodi per far insorgere nel loro animo la incrollabile convinzione che la neve sia nera. Si constaterà rapidamente qualche problema. In primo luogo che l'influenza della famiglia è un ostacolo. In seguito che non si andrà molto lontano se l'indottrinamento non sarà iniziato prima dell'età dei dieci anni. In terzo luogo che dei versi messi in musica e eseguiti a intervalli regolari sono assai efficaci. In quarto luogo che credere che la neve sia bianca dovrà essere visto come il segno di un gusto malato per l'eccentricità."
RispondiEliminaBertrand Russell (1872-1970), L'impatto della scienza sulla società, 1951