Scambio Epistolare fra una Monaca di Clausura
e mons. Carlo Maria Viganò.
“Pacificus * vocabitur,
et thronus eius erit firmissimus in perpetuum”
(I Ant., II Vespri, Solennità di Cristo Re).
19 Ottobre 2022
Eccellenza Reverendissima,Le scrivo in occasione dell’approssimarsi della festa di Cristo Re e mi permetto di condividere con Lei qualche interrogativo fondamentale:
ha ancora senso celebrare e invocare la grazia che questa festa liturgica tanto aspirava quando venne istituita?
Se il Re dei re e Signore dei dominanti (cfr. 1 Tim 6,15; Apoc. 19,16) tornasse oggi nella Sua gloria, riconoscerebbe ancora la Sua sposa, la Chiesa?
Con queste domande le sembrerò irriverente e poco fiduciosa in quella promessa “le porte dell’inferno non prevarranno” (Matteo 16,19), in quella promessa che risuona come speranza a cui aggrapparsi da quei pochi sopravvissuti al vento di apostasia mortale che ha invaso la Chiesa. Ebbene, il tono di provocazione di tali interrogativi riassume il sentimento di confusione dei pochi fedeli rimasti, fedeli in cerca di qualche riferimento di Magistero, Sacramento valido e coerenza di vita dei pastori. Mi rivolgo a Lei, come alla “Voce nel deserto”, che tante volte ha illuminato tanti smarriti e sfiduciati.
Volevo raccontarle questo piccolo episodio che mi è successo:
pochi giorni fa una signora che ha portato un po’ di provvidenza al monastero mi ha detto: “Ma sa, io non seguo molto queste cose, però mi sembra che la direzione che ultimamente ha preso la Chiesa non è tanto buona…”! Dalla ruota, nel tono di voce, percepivo l’imbarazzo di colei che si esprimeva a qualcuno che riteneva rappresentasse proprio quella “Chiesa” appena messa in dubbio. Non potevo fare grandi discorsi: la mia risposta fu un semplice appellarmi alla necessità di intensificare la preghiera personale, lasciando la signora nella sua ignoranza e lasciandomi “identificare” con quella “chiesa” che non sento proprio di rappresentare… La sensazione fu di una grande impotenza, nell’impossibilità di poter dare risposte esaurienti e di verità. Pochi minuti prima avevo letto l’esortazione del Pontefice Pio XI, quando, cent’anni fa, nell’Enciclica Ubi arcano Dei esortava i cattolici al dovere di affrettare il ritorno alla regalità sociale del Cristo. Una sorta di “dovere morale”, di impegno personale e collettivo.
È ancora valido questo impegno?
E come metterlo in pratica se la “Chiesa” non è più “Chiesa”?
La Ubi arcano Dei fu l’incipit per l’istituzione della festa della Regalità di Cristo avvenuta poi nel 1925 proprio per evitare lo scatafascio che verifichiamo in questi anni. In quell’Enciclica, la Regalità di Cristo veniva intesa come il rimedio al laicismo e a tutti quegli errori che – a distanza di cento anni – sono stati accolti generosamente da molti prelati, vescovi, cardinali e perfino da colui che si presenta come rappresentante di Cristo e che sotto tale insegna ha promosso l’accelerazione rovinosa del gregge “ingannevolmente” a lui affidato.
Francesco è considerato papa, se pur apostata, ma è papa? Lo è mai stato?
Quando Pilato domandò a Gesù che cos’era la verità, pur avendoLa davanti, lo sguardo del Cristo giudice del mondo penetrò la mediocrità di quell’uomo debole che aveva difronte. Pilato tremò per un momento ma prevalse l’annebbiamento del proprio orgoglio personale. Il Cristo Re torna oggi nelle stesse sembianze e guarda negli occhi vescovi e cardinali che non riconoscono quella Corona di spine che Lui ha indossato al posto loro, assumendo il prezzo del loro tradimento, della loro superbia, del loro indegno accecamento.
Ricordo di aver letto nel diario di santa Faustina Kowalska – la santa della Misericordia – che un giorno Gesù le apparve tutto flagellato, insanguinato e coronato di spine: la guardò negli occhi e le disse: “La sposa deve essere simile al Suo Sposo”. La santa comprese bene cosa voleva dire quel richiamo di “sponsalità”, di condivisione. Probabilmente è questa la forma di riconoscimento della Regalità di Cristo che il nostro momento storico sta richiedendo personalmente ad ogni vero cattolico.
Sì, mi pare che questa sia la vocazione della “vera Chiesa” nel nostro tempo: di quel piccolo resto che, incrociando lo sguardo di Cristo Re maltrattato e sfigurato dalla blasfemia e dalla perversione, ha ancora il coraggio di una risposta di amore, fedeltà e coerenza di coscienza che non può rinnegare, perché altrimenti rinnegherebbe Cristo Re come fece Pilato, Erode e tutti i capi del popolo.
Non le nascondo che con queste righe volevo sollecitare uno dei suoi interventi, pieno di speranza cristiana per quel piccolo resto che è smarrito perché senza Pastore, senza quel rappresentante di Cristo che dovrebbe custodire e difendere la Chiesa a lui affidata.
Le ho posto delle domande che molti si fanno con tanto dolore nel cuore e sono sicura che lo Spirito Santo saprà darle quelle risposte che riaccendono l’attesa al ritorno del trionfo del Regno di Cristo sulla società, in ogni cuore, su tutta la faccia della terra!
“Pacificus * vocabitur, et thronus eius erit firmissimus in perpetuum”!una monaca di clausura.
***
Reverenda e carissima Sorella,
ho letto con vivo interesse e con edificazione, la lettera che Ella mi ha fatto recapitare. Mi permetta di risponderLe in quel che posso.
La Sua prima domanda è tanto diretta quanto disarmante: «Se il Re dei re e Signore dei dominanti tornasse oggi nella Sua gloria, riconoscerebbe ancora la Sua sposa, la Chiesa?» Certo che la riconoscerebbe! Ma non nella setta che eclissa la Sede di Pietro, bensì nelle tante anime buone, specialmente nei sacerdoti, nei religiosi e nelle religiose, in tanti semplici fedeli, che, pur senza portare in fronte le corna di luce come Mosé (Es 34, 29), sono comunque riconoscibili come membra vive della Chiesa di Cristo. Non la troverebbe a San Pietro, dove è stato reso culto a un idolo immondo; non a Santa Marta, dove la povertà artefatta e l’umiltà tronfia dell’Inquilino sono un monumento al suo ego smisurato; non al Sinodo sulla Sinodalità, dove la finzione della democrazia serve a completare lo smantellamento dell’edificio divino della Chiesa Cattolica e per imporre condotte di vita scandalose; non nelle Diocesi e nelle Parrocchie in cui l’ideologia conciliare ha sostituito la Fede cattolica e cancellato la Tradizione. Il Signore, come Capo della Chiesa, riconosce le membra pulsanti e vive del suo Corpo Mistico e quelle morte e putrescenti strappate a Cristo dall’eresia, dalla lussuria, dall’orgoglio, ormai soggiogate a Satana. Quindi sì: il Re dei re riconoscerebbe il pusillus grex, dovesse pure cercarlo intorno all’altare in una soffitta, in una cantina, in mezzo ai boschi.
Ella accenna al fatto che la promessa del Non prævalebunt possa suonare «come speranza a cui aggrapparsi», e che «il tono di provocazione di tali interrogativi riassume il sentimento di confusione dei pochi fedeli rimasti, fedeli in cerca di qualche riferimento di Magistero, Sacramento valido e coerenza di vita dei pastori».
La promessa di Nostro Signore a San Pietro è provocatoria, in un certo senso, perché parte da due presupposti: il primo è che le Porte degli Inferi non prevarranno, il che nulla ci dice sul livello di persecuzione che la Chiesa dovrà sopportare. Il secondo, logicamente conseguente dal primo, è che la Chiesa sarà perseguitata ma non vinta. Per entrambi, ci è chiesto un atto di Fede nella parola del Salvatore e nella Sua onnipotenza, assieme a un atto di umile realismo nella nostra debolezza e nel fatto che saremmo meritevoli dei peggiori castighi, tanto tra i “modernisti” quanto tra i “tradizionalisti”.
Ella mi chiede come mettere in pratica l’appello di Pio XI per la restaurazione della Regalità sociale di Cristo, «se la “Chiesa” non è più “Chiesa”». Certamente la chiesa visibile, a cui il mondo riconosce il nome di Chiesa Cattolica e della quale considera Bergoglio come Papa, non è più Chiesa, quantomeno limitatamente ai Cardinali, ai Vescovi e ai sacerdoti che convintamente professano un’altra dottrina e si dichiarano appartenenti alla “chiesa conciliare”, in antitesi alla “chiesa preconciliare”. Ma siamo Lei e io, e i tanti sacerdoti, religiosi e fedeli, parte di quella chiesa o della Chiesa di Cristo? fino a che punto possiamo sovrapporre la chiesa bergogliana e la Chiesa Cattolica, ammesso che siano sovrapponibili in qualcosa? Il problema è che la rivoluzione conciliare ha strappato il vincolo di identità tra Chiesa di Cristo e Gerarchia cattolica. Prima del Vaticano II era impensabile che un Papa potesse contraddire sfrontatamente i suoi Predecessori in questioni dottrinali o morali, perché la Gerarchia aveva ben chiaro il proprio ruolo e la propria responsabilità morale nell’amministrare il potere delle Sante Chiavi e l’autorità del Vicario di Cristo e dei Pastori. Il Concilio, ad iniziare proprio dalla definizione anomala che ha dato di sé e dalla rottura col passato rappresentata dall’eliminazione dei Canoni e degli anatèmi, ha mostrato come sia possibile, a chi non ha senso morale, ricoprire un ruolo sacro nella Chiesa pur essendo indegno nei tre aspetti che Ella ha puntualmente enumerato: «Magistero, Sacramento valido e coerenza di vita dei pastori». Costoro, deviati nella dottrina, nella morale e nella liturgia, non si sentono vincolati al fatto di essere vicari di Cristo, e di poter quindi governare la Chiesa solo se la loro autorità è esercitata coerentemente con i fini che la legittimano. Per questo abusano del proprio potere, usurpano un’autorità di cui negano l’origine divina, umiliano l’istituzione sacra che in qualche modo si fa garante dell’autorevolezza di quei Pastori.
Questa rottura, questo strappo violento, si sono consumati a livello spirituale nel momento in cui è stata secolarizzata l’autorità dei Prelati, al pari di quanto accaduto nella sfera civile. Dove l’autorità cessa di essere sacra, sancita dall’alto, esercitata in vece di Colui che assomma in Sé l’autorità spirituale di Sommo Pontefice e l’autorità temporale di Re e Signore, lì essa si corrompe in tirannide, si vende con la corruzione, si suicida nell’anarchia. Ella scrive: «Cristo Re torna oggi nelle stesse sembianze e guarda negli occhi vescovi e cardinali che non riconoscono quella Corona di spine che Lui ha indossato al posto loro, assumendo il prezzo del loro tradimento, della loro superbia, del loro indegno accecamento». In quelle stesse sembianze, cara Sorella, dobbiamo riconoscere la Santa Chiesa. E come eravamo scandalizzati nel vedere umiliato e sbeffeggiato il suo Capo, flagellato e sanguinante, con la veste dei pazzi, la canna e la corona di spine; così siamo scandalizzati ora, nel vedere prostrata in modo analogo l’intera Chiesa militante, ferita, coperta di sputi, insultata, derisa. Ma se il Capo volle affrontare il Sacrificio umiliandoSi sino alla morte, e alla morte di Croce; per quale motivo dovremmo noi presumere di meritare fine migliore, essendo Sue membra, e se davvero vogliamo regnare con Lui? su quale trono è assiso l’Agnello, se non sul trono regale della Croce? Regnavit a ligno Deus: questo fu il trionfo di Cristo, questo sarà il trionfo della Chiesa, Suo Corpo Mistico. Giustamente Ella glossa: «La Sposa deve essere simile al suo Sposo». E prosegue: «Sì, mi pare che questa sia la vocazione della “vera Chiesa” nel nostro tempo: di quel piccolo resto che, incrociando lo sguardo di Cristo Re maltrattato e sfigurato dalla blasfemia e dalla perversione, ha ancora il coraggio di una risposta di amore, fedeltà e coerenza di coscienza che non può rinnegare, perché altrimenti rinnegherebbe Cristo Re come fece Pilato, Erode e tutti i capi del popolo».
La Sua lettera, carissima Sorella, è per tutti noi un’opportunità di riflessione sul mistero della passio Ecclesiæ, così vicino a quanto accade in questi tempi terribili. E concludo richiamando la “provocazione” del Non prævalebunt: come il Salvatore ha conosciuto l’ombra del sepolcro, così dobbiamo sapere avverrà alla Chiesa, e forse sta già avvenendo. Ma Egli non lascerà che il suo Santo conosca la corruzione (Sal 15), e la farà risorgere come risorse Egli stesso da morte. In questo senso, le parole «La Sposa deve essere simile al suo Sposo» acquistano il loro pieno significato, mostrandoci come solo seguendo lo Sposo divino sull’erta del Golgota potremmo meritare di seguirLo nella gloria alla destra del Padre.
La esorto a trarre profitto spirituale da questi pensieri, mentre imparto a Lei e alle Sue care Consorelle la mia più larga e paterna Benedizione.
+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo
4 Novembre 2022
S.cti Caroli Borromæi, Pont. Conf.
Oltre ad essere a favore dell’aborto, la Mazzucato dice di essere anche atea. E qui si apre un altro problema di inaudita gravità. Giovanni Paolo II nella Centesimus annus dice che «La negazione di Dio priva la persona del suo fondamento e, di conseguenza, induce a riorganizzare l’ordine sociale prescindendo dalla dignità e responsabilità della persona». Tutto il magistero sociale della Chiesa fino a Benedetto XVI ha sempre sostenuto il danno che deriva alla società dall’ateismo, dato che senza Dio si perde anche l’uomo e col tramonto della trascendenza va a fondo anche la conclamata immanenza. Aborto e ateismo sono quindi strettamente collegati. Non lo sono solo nelle convinzioni della professoressa Mazzucato, ma lo sono in sé stessi. E ora lo sono anche per l’Accademia istituita da Giovanni Paolo II l’11 febbraio 1994.
RispondiEliminahttps://lanuovabq.it/it/caso-mazzucato-in-vaticano-la-fede-non-e-piu-una-virtu
Premessa: lo scrivo senza alcuna vena polemica.
RispondiEliminaSi tratta di una considerazione e una domanda.
La considerazione: in modi differenti molti percepiscono l'inadeguatezza di Francesco.
Anche Mons. Viganò ha usato nei suoi confronti parole molto dure, denunciandone l'agire.
Personalmente ritengo che Francesco NON sia il Papa, tanto più che Benedetto XVI è in vita.
Non ne faccio una questione di forma, ma di sostanza. Francesco è "lì", ma non è "lui".
Chi ce l'abbia messo, come e perché, lo spiegherà il tempo. Ma chi sta "lì" non è "lui".
Le mie acerrime critiche a Francesco muovono dal vederlo dove non gli competerebbe.
Non nego che sia lì, non nego il conclave e i voti ricevuti; ma c'è qualcosa che non torna.
Così posso criticare un uomo di Chiesa imbarazzante, ma in cuor mio non critico il Papa.
Chi invece lo critica (o non lo critica) come Papa legittimo è sicuramente più in crisi.
Non sono io a poter stabilire se Bergoglio sia legittimamente Francesco o meno.
Adesso le domande.
Perché è così difficile porsi il problema che non lo sia affatto?
In un mondo indotto a credere per due anni ad un esperimento pericolosissimo con mRNA, facendo firmare una liberatoria ai "consensuali informati" che si sono fatti ripetutamente inoculare, arrivando a negare i più elementari diritti costituzionali ai renitenti e a togliere l'acqua santa, negare i sacramenti, chiudere le chiese a Pasqua...
In un mondo così pensate che sia strano aver manipolato un conclave?
Un mondo dove al deep state fa da necessario, quasi ovvio, contraltare una deep church?
Un mondo dove non c'è più certezza nemmeno su maschio e femmina?
Un mondo che manipola diuturnamente gli indici economici da almeno due decenni?
E che è in grado di manipolare il clima meteorologico e il "sentiment" pubblico?
E che, secondo me, ha manipolato più di un'elezione, specie dove c'è il voto elettronico?
Le domande sono innanzitutto per chi con coraggio spiega queste cose, come Mons. Viganò.
Interessanti queste sue considerazioni. È ovvio che "qualcosa non torna". Dobbiamo però sforzarci di pensare , di ragionare, senza affidarci a intuizioni , stati d'animo, sentimenti Fermo restando che anche questi sono utili, solo che, se non sorretti dalla ragione, non ci danno garanzie, possono essere fallaci. La ragione ci dice in primis che non possiamo basarci sulla eventuale manipolazione del conclave. Manca qualsisi prova.si potrebbe allora mettere in dubbio la legittimità di qualsiasi Papa, anche il più santo, magari da parte dei nemici. Quello che succede là per questo è secretato sotto giuramento. Chissà che lotte fra grandi famiglie romane ci saranno state nel passato, ma poi il Papa era Papa. Quindi questo argomento lo escluderei. Tornerei invece all'argomento cardine, che chissà perché non si vuol prendere in considerazione. Quello della validità dell'accettazione. È l'unico che si basa su logica e teologia. Sappiamo che l'eletto ( dai cardinali, non dallo Spirito Santo come tanti credono) non è ancora Papa, deve esserci come per ogni atto umano una sua libera consapevole accettazione. E questa deve riguardare l'assunzione del Papato cosi come esso è, nella sua essenza di divina fondazione. Non così come è pensato dal modernista..come pensato dal modernista(in buona o cattiva fede, questo lasciamolo al giudizio divino) semplicemente non è Papato. Quindi c'e accettazione, ma di una altra cosa. Questo spiega tutto. Non voglio dilungarmi , ci sarebbe ovviamente da approfondire.
EliminaLei sta miwchiando l'intenzionalitá sacramentale con l'accettazione di un carica ed ufficio consegnati dall'esterno....
EliminaNon sto mischiando niente, è chiaro che si tratta di una analogia. Ed è altrettanto chiaro e pacifico che per essere Papa non basta essere eletti, occorre accettare questo incarico supremo; l'eletto potrebbe anche non accettare. Ma se accetta, come ho già detto , è chiaro che occorre l 'intenzione di accettare proprio il Papato come esso è, come divinamente istituito, non un'altra cosa. Come per es accettare di essere vescovo di Roma, ma non Vicario di Gesù Cristo, o accettare il potere supremo ma escludere di usarlo per condurre alla salvezza il gregge, o voler avere solo una carica onorifica di primus inter pares , o voler modificare la Fede secondo la visione modernista, o distruggere la Chiesa per poi costruirne una più attuale ecc. Se le l'intenzioni fossero queste, e chiaro che sebbene si dica "accetto" si accetta una cosa che con il Papato non c'entra. Come ho detto , l'intenzione si capisce dagli atti. Chi infierisce contro il prossimo con crudeltà, ci fa pensare che non abbia l'intenzione di farsi santo. Al contrario di chi appare modello di carità, umiltà, ascesi ecc. O Ora, gli atti di Bergoglio ci fanno pensare che egli non abbial'intenzione di fare il bene della Chiesa.il bene oggettivo, intendo. Perché lui nel suo accecamento potrebbe pensare che non esiste aldilà, e che il bene della c d chiesa sarebbe quello di far vivere il più
Eliminapossibile serene le persone destinate a finire nel nulla. E questo non sarebbe il bene oggettivo voluto da Dio.
Atea e abortista alla Pontificia Accademia per la Vita: un paradosso voluto dal Papa da lui effettuata della professoressa Mariana Mazzucato a membro della Pontificia Accademia per la Vita. Gli è stato chiesto come sia stata possibile questa nomina, dato che la Mazzucato è dichiaratamente atea e favorevole all’aborto di Stato. Francesco ha confermato di avere deciso in prima persona la nomina, sostenendo che in questo modo ha voluto immettere nell’Accademia una ventata di umanità [«dare un po’ di umanità» sono state le sue parole]. È molto difficile decifrare questa frase in base alla normale logica.
RispondiEliminaSe la Mazzucato rappresenta una ventata di umanità nell’Accademia perché atea e pro-aborto, allora vuol dire che non essere atei ed essere contrari all’aborto denota una scarsa umanità. Coloro che ne sono stati membri in passato e coloro che ancora lo sono senza con ciò essere né atei né pro-choice, avrebbero una umanità scadente o quantomeno stagnante, bisognosa di aria pura. Ma la sola umanità – ammesso che sia possibile – è in grado di portare quest’aria pura, senza riferirsi al Dio vero? Benedetto XVI scrive nella Caritas in veritate: «Senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia». Nella Chiesa si era sempre pensato che fosse stato Gesù a portare una ventata di (piena) umanità perché senza di Lui l’umanità non è nemmeno capace di comprendere cosa essa sia. Niente di personale con la Mazzucato, non è colpa sua, è l’umanità che, da sola, non riesce a portare grandi ventate.
LA MORTE NON È LA FINE DI TUTTO
RispondiElimina"Se viviamo all’ombra della Croce, la morte non sarà una fine, ma l’inizio di una vita eterna"
Come il Figlio ritorna al Padre, come Nicodemo deve rinascere, come il corpo ritorna alla polvere, così l’anima dell’uomo, venuta da Dio, un giorno dovrà tornare a Dio. La morte non è la fine di tutto. La gelida terra che ricopre la tomba non segna la fine della storia di un uomo. Il modo in cui ha vissuto in questa vita determina come vivrà nella prossima.
Se durante la sua esistenza ha cercato Dio, la morte sarà come l’apertura di una gabbia, permettendogli di volare tra le braccia del divino Amato. Se in vita si è allontanato da Dio, la morte sarà l’inizio di un eterno precipitare lontano dalla Vita, dalla Verità e dall’Amore, ecco l’inferno. Un giorno dovremo tornare davanti al trono di Dio, dove ha avuto inizio il nostro noviziato terreno, per rendere conto del nostro servizio.
Quando l’ultimo covone sarà stato raccolto, non resterà una sola creatura umana che non abbia accolto o rigettato il dono divino della redenzione e sigillato con ciò il suo destino eterno. Come un registratore di cassa riporta il conto delle vendite alla fine della giornata lavorativa, così i nostri pensieri, le nostre parole e le nostre azioni sono registrate in vista del Giudizio Finale. Se viviamo all’ombra della Croce, la morte non sarà una fine, ma l’inizio di una vita eterna. Invece di una separazione, sarà un incontro; invece, che una partenza, un arrivo.
(Fulton J. Sheen, da “Il Calvario e la Messa”, opera all’interno del libro “Signore, insegnaci a pregare” edizioni Ares)
Per Murmex
RispondiEliminaIl mondo odierno è terribilmente più schifoso e falso di quello dei conclavi medievali.
Quelle schermaglie di potere fanno quasi sorridere, per quanto possano aver seminato lutti.
La Mazzuccato alla PAV è un non senso logico.
Ma dentro un potere cattolicamente, cristianamente illogico, privo di senso.
E' dis-orientato. E' dis-ordinato.
Questo ultimo conclave nasce dal dis-ordine e ne produce, specialmente nell'ordine sacro.
Ovviamente tutto questo è permesso dal Signore, per la nostra purificazione.
Il giusto castigo per tutto ciò che ha portato la povera anima di Bergoglio a vivere così.
Che non è un problema solo di quella povera anima, ma della Chiesa intera.
Ecco la risposta che manca ancora alla monaca che si rivolge a Mons. Viganò.
La Chiesa è finita in mani altrui. Bisogna avere il coraggio di dirlo.
Si si, sono d'accordo che questo mondo è peggio. Io dicevo solo che non ci sono le prove di un conclave falsato, ed è essenziale non partire per la tangente dando per scontato quello che non lo è ( brogli, elezione invalida) perche se no distruggeremmo l'istituzione stessa; se miracolosamente fosse eletto un vero Papa i nemici potrebbero sempre contestarlo. Io penso che l'elezione sia valida perché non c'è prova del contrario. Questa è una cosa oggettiva. Il problema viene dopo, purtroppo I MODERNISTI HANNO UN CONCETTO FALSATO DI TUTTO, DELLA FEDE, DEL LA CHIESA,DEL PAPATO, scrivo in maiuscolo perché è essenziale. È un 'eresia perniciossima perché racchiude tutte le vecchie eresie , nulla si salva. Accettare un Papato secondo il concetto modernista, non è accettare il Papato vero. Concordo che mons Viganò non vada fino in fondo nella sua analisi
EliminaIn questa profonda crisi post-conciliare della Chiesa emerge, da parte dei suoi vertici, questo misericordismo spacciato per Misericordia ed usato a favore di tutti tranne che dei Cattolici. La Misericordia non viene usata nei confronti di coloro che resistono alle distorte dinamiche di quella che viene definita dagli attuali esponenti progressisti quale l'"unica vera Chiesa", l'unica Chiesa alla quale bisogna credere ed obbedire: la Chiesa del Dio che si rivela nel mondo, nel progresso, nella scienza, nella storia, nel rinnovamento......la Chiesa che ha fatto propria l'interpretazione dello Spirito attribuendogli le caratteristiche piu' conformi ai propri desideri ed istanze, tutte mondane.
RispondiEliminaLa chiamano "chiesa in uscita", chiesa inclusiva" quella chiesa che coglie quale "buona e percorribile" finanche la concupiscienza invincibile di stile giansenista attribuendole una valenza feconda e utile al "cammino".
La chiesa che aborrisce l'apologetica e la difesa della tradizione;
che non ama la parola Dottrina perche' la Chiesa ha tutto da imparare dal mondo e ben poco da insegnare specialmente ora che "convive" con questa società che ne definisce i contorni.......peccato che questi siano mutabili ed in continua evoluzione proprio allo stesso modo della storia.
La Chiesa che definisce i nuovi "peccatori" nei cosiddetti "scismatici" identificandoli in coloro che non seguono le dinamiche ormai avviate e confermate a seguito del concilio ecumenico......peccato che esse siano state volutamente distorte ed ideologizzate come non mai.
Definisce "peccatori" i cosiddetti "sfruttatori del pianeta" identificati, ancora una volta, in chi non cede al novello superdogma ecologista mutuato dalle agenzie transnazionali, mondialiste e transumane e fatto proprio in una dimensione attribuita a "nuovi soffi dello Spirito".
Insomma, chi non è assorbito dal novello paradigma e resiste, in ossequio alla Verità, non ha spazio in questa nuova agenzia sociale fatta di uomini che ormai dicono "noi siamo chiesa".
Signore, vieni presto in nostro aiuto!
La chiesa cattolica scopre che un suo punto di forza, è in realtà un punto di debolezza. Il papa. Bergoglio continua a dire e a fare cose che stanno distruggendo, liquidando la chiesa cattolica. Persino una parte del clero progressista è stufa di lui. La chiesa è una monarchia assoluta e bisogna fare quello che Bergoglio comanda. Astutamente Bergoglio vuole ridurla male e lasciare in eredità una chiesa più collegiale, sinodale, per impedire al suo successore, anche qualora fosse scelto per ispirazione divina e non dal volere del pessimo conclave perlopiù nominato dallo stesso Bergoglio, di poter rimediare a tanto sfascio.
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RispondiEliminaSe Ratzinger ha accettato di fare il papa pensando già da allora a dimettersi per tornare ai suoi amati studi e al suo Mozart, è valida la sua accettazione del papato? Se cominciamo con il processo alle intenzioni, non si finisce più. Sarebbe comunque valida. Accettava di governare la Chiesa, a prescindere dal modo.
L'intenzione gioca un ruolo determinante nell'efficacia di certi Sacramenti, anche l'intenzione di coloro che li ricevono.
E determinante per la validità di alcuni (p e consacrare le Sacre Specie secondo le intenzioni della Chiesa).
Ma quali sono le "intenzioni della Chiesa"?
Colui che diventa papa deve accettare con l'intenzione sua personale di agire sempre da papa in conformità con le intenzioni della Chiesa anche se la mancanza di quest'intenzione non si suppone sia causa di invalidità dell'accettazione stessa.
Quale Chiesa, comunque? Papa Francesco potrebbe sempre dire che le intenzioni della Chiesa che lui conosce sono quelle della Chiesa riformata dal Vaticano II, che autorizzano le riforme da lui imposte e lo obbligano a far dichiarare il Novus Ordo unica forma di Messa che il fedele deve seguire.
Già con il Concilio la Chiesa aveva rinunciato a porsi come "segno di contraddizione" nei confronti del mondo, messo in soffitta la conversione delle Genti; dichiarando il convertire "una sciocchezza",a Scalfari, papa Francesco applicava la mens (progressista) del Concilio, anche se in modo brusco, come è nel suo stile.
L'intenzione che deve avere l'eletto, come ho già detto, non è "quella che lui conosce"soggettivamente, ma quella OGGETTIVA DI ASSUMERE IL PAPATO NELLA SUA ESSENZA VERA. Per questo avevo fatto l 'analogia col matrimonio; poiché sembra difficile capire questa distinzione fra soggettivo e oggettivo . Mentre è chiaro a tutti che se io vado a sposarmi , con tutte le formalità, ma ritengo che il matrimonio sia una convivenza che può essere sciolta a mio piacimento, e che non comporta la fedeltà e la procreazione, è chiaro che non contraggo matrimonio. Potrei anche, per ipotesi, essere in buona fede, essere convinto che nei tempi moderni il matrimonio sia questo , ma in realtà così non è
EliminaLe intenzioni OGGETTIVE proprie di OGNI Sommo Pontefice, di tutti i tempi, sono esplicitate con chiarezza nelle condizioni per ottenere l'indulgenza plenaria .E sono: esaltazione della Chiesa e propagazione della Fede cattolica, estirpazione delle eresie, conversione dei peccatori, pace concordia dei governanti cristiani
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RispondiEliminaNella sua lettera la monaca di clausura presenta l'immagine tradizionale di Pilato: immerso nel proprio orgoglio, si prestò ad un'operazione vile: condannare un innocente.
L'immagine che risulta dal Vangelo di Giovanni sembra tuttavia un po' diversa. Pilato si rese conto subito dell'innocenza del condannato, del quale, secondo una tradizione, aveva comunque sentito parlare (per esempio, da sua moglie). Non voleva quindi condannarlo. Ma i rappresentanti del Sinedrio cominciarono a ricattarlo gridando che in tal modo mandava libero un ribelle, un nemico di Cesare: "Da quel momento Pilato cercava di liberarlo. Ma i Giudei gridavano dicendo: - Se lo liberi, non sei amico di Cesare; chi infatti si a re, va contro Cesare". Iniziò un tira e molla, alla fine del quale i Giudei gridarono, suprema menzogna: - Noi non abbiamo altro re che Cesare. E allora Pilato consegnò loro Gesù.
Ma lo consegnò per paura di passare per nemico di Cesare, cosa che gli avrebbe messo la testa a rischio. La comunità ebraica di Roma era potente e sapeva sicuramente arrivare alle orecchie dell'imperatore.
Sbagliò, ma non si direbbe per orgoglio.
T.
Concordo in pieno con Murmex.
RispondiEliminaL'eresia è diffusa a piene mani da Bergoglio e si può essere puniti dalla gerarchia (o considerati "scismatici") solo per il fatto di difendere la fede cattolica o per il fatto di continuare a chiamare il peccato con il proprio nome.
Sono stati addirittura inventati dei nuovi peccati, alcuni dei quali erano (e in realtà sono ancora!) opere meritorie, come ad esempio il "proselitismo".
L'eresia è entrata persino nei documenti ufficiali della "chiesa bergogliana" e in modo chiaro ed esplicito.
Se Bergoglio fosse papa le porte dell'inferno avrebbero prevalso.
Nessuno ha l'autorità di DICHIARARLO DECADUTO dal punto di vista giuridico, ma CONSTATARE che un tale personaggio non può avere alcuna Autorità è tutta un'altra cosa: l'Autorità religiosa esiste soltanto in funzione della salvezza delle anime e Bergoglio usa ABITUALMENTE la sua "autorità" per scandalizzare i cattolici e per combattere la fede.
È una cosa ben diversa dai papi simoniaci, immorali, imprudenti o assetati di potere: ora l'autorità è usata ABITUALMENTE contro la fede e la salvezza delle anime e non per motivi accidentali ma con lo scopo di sottomettere la dottrina cattolica al mondo: un vero e proprio ANTI-PAPATO, talmente satanico e meschino da insultare rabbiosamente tutti coloro che non riesce a corrompere.
Chapeau, mon cher ami, chapeau!!!
EliminaFeast of Pope Saint Leo the Great
RispondiElimina10th November 2022 A. D.
My dear Excellency our Archbishop,
The good Sister asks you a simple question: is Bergoglio now or has he ever been pope. I search your reply for a simple answer.
I think it behooves you—for the sake of all the sheep to which you aspire to be pastor— to give a clear answer.
For we — the sheep — we look to you frankly, as the same: pastor. You are the only voice on the world stage who sounds like a Catholic Prelate; speaks with a voice that echoes with and appeals to the Sensus Catholicus.
But also to Benedict. For whatever reasons Pope Benedict did what he did—this is a question above the pay grade of the sheep like me
— although, personally, I believe it is in accord with the Divine Plan to purify Holy Mother Church (and ourselves)— we must focus on what he did do, because that is plain as day. He resigned in the ministry, the active power, of the papacy, but not the office of the papacy, the Petrine Mandate or Charge. And he continued throughout the past 10 years to make interventions much like yourself but far fewer and more subtle, as for instance his defense of the celibate priesthood that so enfuriated The Inhabitant of la Casa Santa Marta that he fired and evicted Archbishop Gänswein from the Anti-papal Household. And, consider Pope Benedict's eulogy at the requiem of Cardinal Meisner, where he clearly stated that the Church was in danger of foundering on the waves of the dictatorship of relativism. And finally, his diagnosis of what is perhaps the most deadly plague upon the Church, as you yourself notably revealed in your uncontroverted Testimony of August 2018 — viz. The (clerical) Homosexual Network Strangling The Church. Pope Benedict revealed in this intervention, published in April 2019 in an obscure Bavarian parish journal (because Antipope Francis rejected it for the synod on pederasty in February of that year) that the problem was homosexuality among the bishops and fostered in the seminaries by the the same bishops.
So I ask you the flip side of the Sister's question, is Pope Benedict Still The One and Only Pope? In addition, for the sake of the flock I implore you to answer the Sister's original question plainly. "Let your Yes be Yes...."
Respectfully,
C. P. Benischek
New York, New York