“Absolve, Domine”. Omelia dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò
in morte Papæ Benedicti XVI
Dies iræ, dies illa, dies tribulationis et angustiæ,
dies calamitatis et miseriæ, dies tenebrarum et caliginis,
dies nebulæ et turbinis, dies tubæ et clangoris
super civitates munitas et super angulos excelsos.
Sof 1, 15-16
Amaro è il giorno del Signore! Anche un prode lo grida. Giorno d’ira quel giorno, giorno di angoscia e di afflizione, giorno di rovina e di sterminio, giorno di tenebra e di oscurità, e giorno di nube e di caligine, giorno di suono di corno e di grido di guerra sulle città fortificate e sulle torri elevate. Così il Profeta Sofonia.
Absolve Domine. Perdona, o Signore. Cantiamo queste parole nel tratto della Messa dei defunti, siano essi Papi o semplici chierici, ricchi o poveri, sapienti o semplici. Et gratia tua illis succurente, mereantur evadere judicium ultionis, et lucis æternæ beatitudine perfrui. Possano superare il giudizio finale con l’aiuto della tua grazia, e godere della beatitudine della luce eterna.
Rivolgiamo alla Maestà divina questa medesima preghiera, mentre celebriamo la Santa Messa di suffragio per l’anima di Joseph Ratzinger, Pontefice Romano fino al 28 febbraio 2013. E come chiede la pietà verso i defunti, la affidiamo alla misericordia di Dio, che tutto conosce e che scruta nel segreto dei cuori. Di quanto egli fece e disse durante la sua lunga vita, ed in particolare dopo essere asceso al Soglio di Pietro, vogliamo ricordare quel gesto provvidenziale di verità e giustizia con il quale egli riconobbe piena legittimità alla Liturgia apostolica, promulgando il Motu Proprio Summorum Pontificum. Il bene che la liberalizzazione dell’antico rito ha fatto alla Chiesa peserà sulla bilancia delle anime che vediamo in molte raffigurazioni dell’Arcangelo San Michele. Grazie ad essa una moltitudine di fedeli e di sacerdoti – tra i quali possiamo annoverare anche noi stessi – ha potuto conoscere il tesoro inestimabile di dottrina e di spiritualità che scelte sciagurate avevano reso inaccessibile per cinquant’anni; grazie ad essa un fiume in piena di Grazie, che nessuno potrà arrestare, si è riversato – e si riversa ancor oggi – sulla Chiesa e sul mondo.
Nel contemplare le macerie che sopravvivono alla devastazione conciliare, non oso pensare quale potrebbe essere la situazione della Chiesa, senza la Messa di San Pio V. Eppure, nello stesso Motu Proprio Summorum Pontificum, non si può non notare l’impianto precario adottato dall’esimio teologo Ratzinger: la tesi dell’ortodossia cattolica (e della Messa tradizionale), l’antitesi dell’eresia modernista (e della Messa montiniana) e la sintesi del Vaticano II (e della compresenza di due forme dello stesso rito). I delicta juventutis non furono purtroppo mai formalmente sconfessati, anche se gli orrori di questi ultimi dieci anni li hanno quasi messi in ombra.
Non possiamo che pregare con fervore perché in un futuro prossimo possa compiersi quella restitutio integrale dell’antico rito che ponga fine a decenni di abusi, di manipolazioni, di adulterazioni e di persecuzioni resesi più feroci in epoca bergogliana.
Si iniquitates observaveris Domine, Domine, quis sustinebit? Chi può reggere al giudizio di Dio, se solo consideriamo le nostre colpe? Nessuno. Eppure la Misericordia di Dio, che ci è Padre e che ci ama fino a dare il proprio Figlio Unigenito per la nostra salvezza, si degna di guardare al bene compiuto con maggior attenzione di quella che pone alle nostre mancanze. È come se, nel saperci deboli e peccabili, Egli cercasse tutti i modi per strapparci alla dannazione eterna, dandoci mille opportunità per riscattarci. Questo vale per l’ultimo dei fedeli e per colui che siede sul più alto Trono. La considerazione del nostro peccato non ci deve indurre a considerarci destinati a cedere, ed esenti da punizione, ma spronarci a riporre ogni nostra fiducia in Colui che ci dà forza (Fil 4, 13). E ciò è vero anche per chi la Provvidenza ha scelto a governare la Chiesa.
Animato da questa fiducia, Papa Benedetto XVI cercò in qualche modo di riparare quel terribile vulnus che un suo Predecessore aveva causato al corpo ecclesiale; una ferita che andava guarendo, ma che le manovre del Nemico e dei suoi accoliti cercano di tenere aperta, vanificando Summorum Pontificum anche dinanzi agli innegabili beni spirituali che esso comporta alle anime; anzi, proprio a causa di queste Grazie infinite, perché esse rappresentano la più cocente sconfitta dello spirito secolarizzato e mondano dell’ideologia conciliare.
E se il rito riformato ha cancellato dalla Messa da Requiem il Dies iræ e imposto gli Alleluja, noi nella Messa antica troviamo le ragioni di speranza e di composto suffragio per l’anima di un uomo che il Signore ha voluto come Suo Vicario. In questo rito sentiamo la voce della Sposa che implora misericordia, perdono, indulgenza, assoluzione, remissione; la voce della Sposa che nel riconoscere i peccati dei suoi figli li presenta al cospetto dell’Eterno Padre, che il divin Figlio riscatta con il proprio Sacrificio. Possa dunque l’anima di Papa Benedetto trovare il luogo di refrigerio, di luce e di pace che per lui invochiamo nel Memento del Canone.
Nella gloria beata del Cielo, o nelle fiamme purificatrici del Purgatorio, Papa Benedetto XVI potrà pregare per noi e per la Chiesa tutta, conoscendo finalmente facie ad faciem quella divina Verità che l’esilio terreno disvela solo oscuramente. Le sue preghiere si uniscono alle nostre e a quelle delle anime sante e della Corte celeste, per implorare alla Maestà divina la fine delle tribolazioni presenti, ed in particolare la sconfitta e la cacciata della setta di eretici e corrotti che affligge ed eclissa la Santa Chiesa di Dio.
E così sia.Carlo Maria Viganò
5 gennaio MMXXIII
Vigilia dell’Epifania del Signore
5 gennaio MMXXIII
Vigilia dell’Epifania del Signore
Tra tante parole si aspettava questo scritto. Grazie.
RispondiEliminaÈ tempo di tornare al buon pane ed allontanarci da dolci dolcetti il prima possibile. Aver dato una breve scorsa all indice qui segnalato, è stato come avere una panoramica dei mille errori ancora presenti nella mia fede cattolica.
RispondiEliminaBenedetto- Francesco: due pontificati opposti
RispondiEliminaDurante questi 10 anni, e soprattutto ora, dopo la morte di Benedetto, si sono date letture opposte dei due pontefici: da chi ha voluto vedere perfetta armonia e continuità tra i due, a chi ha creduto che Benedetto fosse l' unico e vero papa.
La seconda posizione risulta piuttosto difficile da sostenere, visto che Benedetto ha più volte dichiarato e mostrato di ritenere Francesco papa legittimo.
Anche la prima posizione ha poca ragion d' essere: la differenza tra i due è di evidenza solare.
Non solo una differenza di modi e di atteggiamenti, ma una differenza sostanziale. Benedetto è stato il papa del ritorno ad una liturgia curata e tradizionale e il papa dell' adorazione eucaristica, mentre Francesco no; Benedetto è stato il papa del dialogo ragione e fede, mentre Francesco non ha mai dato a questo tema alcuna importanza; Benedetto è stato il papa che ha combattuto il relativismo, che invece non è mai stato un obiettivo critico di Francesco; Benedetto è stato il papa delle battaglie bioetiche, a partire dal referendum del 2005, per continuare con il Family Day del 2007, papa Francesco invece, pur intervenendo spesso in ambito politico, non ha mai detto nulla in occasione delle leggi che hanno introdotto il matrimonio gay o l' aborto in paesi un tempo cristiani; Benedetto è stato il papa che ha riportato molti anglicani alla comunione con Roma, Francesco quello che ha elogiato per anni Lutero; Benedetto è stato il papa che ha scelto come fidati collaboratori Mueller, Burke, Caffarra, Sarah... Francesco quello che li ha accantonati il più possibile; Benedetto è stato il papa denigrato ogni giorno dai grandi quotidiani laicisti come Repubblica, Francesco ne è stato il beniamino...
Si potrebbe continuare a lungo in questa descrizione, oggettiva, ma nella sostanza vanno ricordati due fatti: Benedetto si è ritirato a vita privata, ha mostrato rispetto e obbedienza verso il suo successore, ma in varie occasioni ha anche espresso un giudizio opposto a quello del pontefice regnante (ad esempio con il libro scritto a 4 mani con Sarah prima del sinodo sull' Amazzonia, con la lettera sulla pedofilia nella Chiesa, in cui ha dato una lettura dei fatti del tutto diversa da quella di Bergoglio, con la polemica con Mons. Dario Edoardo Viganò, "portavoce" vaticano...), mentre in altre occasioni si è imposto di tacere pur soffrendo e non approvando affatto ( ne sono testimone grazie all' amicizia con cari cardinali, ma ne è stato testimone lo stesso Gaenswein con l' intervista di questi giorni).
Due pontificati dunque in grande contrapposizione: non un giudizio, questo, ma una constatazione.
(Francesco Agnoli)
La situazione attuale è terribile, vero e falso sono strettamente intrecciati da anni ed anni, se non si interviene subito, questi nodi finiranno con lo strangolare la chiesa, anche il piccolo resto è contaminato, molto meno, ma anche esso lo è. Bisogna agire, cominciando con un sincero esame personale.
RispondiElimina"Se si rimuovesse dal mondo la Chiesa, il mondo giungerebbe in breve tempo alla sua Fine"
RispondiEliminaJohn Henry Newman
RispondiEliminaBenedetto ha portato diversi Anglicani nella Chiesa, anche se sposati, Francesco invece si è speso in ampi elogi di Lutero e luterani...
Giusto. C'è però un TUTTAVIA che mostra l'intreccio tra verità ed errore che sta soffocando la Chiesa, uno dei tanti (vedi Commento ore 4:41): l'infelicissima Dichiarazione Congiunta sulla Giustificazione, tra cattolici e luterani, preparata per anni da GPII e dall'allora cardinale Ratzinger, fa indubbie concessioni teologiche ai luterani e rappresenta una deviazione rispetto al Concilio di Trento. Pertanto, papa Francesco si muove in quest'ottica (dei due Papi precedenti) quando continua nel "dialogo" con i Luterani. Lutero comunque era già stato "rivalutato" ampiamente dai suoi due predecessori.
Ecco dunque che siamo costretti ad affermare che Ratzinger, se in alcune cose ha fatto bene e del bene anche grande alla Chiesa (v. Summorum Pontificum), tuttavia ha contribuito anch'egli al mantenimento del collasso dottrinale generale. E la cosa non può esser compensata, sul piano intellettuale, dalla sua denuncia del "relativismo" del mondo contemporaneo.
C'è un punto che sfugge sempre, a mio avviso. Con il "dialogo" si è creata una spinta dottrinale che mira a coagulare il cattolicesimo con le altre "denominazioni" cristiane in modo da formare un n u o v o cristianesimo, nel quale le contrapposizioni di un tempo sarebbero superate, per il bene dell'umanità e la pace mondiale. Sono le visioni di un Teilhard de Chardin, di un de Lubac, molto stimati da GPII e da Ratzinger: la Chiesa e i "separati" (e magari anche le altre religioni) devono muovere tutti insieme verso il punto trascendente (ma di questo mondo) di un c.d. "Cristo profondo" che abbraccia (cosmicamente) tutti i cristiani indistintamente o addirittura tutta l'umanità, senza più bisogno di ritorno dei separati pentiti alla Chiesa (Pio XI) o di conversione dei non-cristiani. Così si spiega il silenzio sui Novissimi, sul peccato originale, la scomparsa dell'Inferno, la concezione della Chiesa come "comunione",il diffondersi della convinzione che tutti saranno salvati.
Quest'errore, oggettivamente un'eresia spaventosa, che semplicemente fa sparire il cattolicesimo, Ratzinger l'ha forse combattuto? A me sembra prorio di no, anzi...Rileggiamo il suo Discorso d'addio ai Parroci romani, del 14 febbraio 2013. È un peana al Concilio e alle prospettive da esso aperte, ancora da perfezionare. Ma è stato proprio il Concilio a confezionare l'errore di cui sopra. O no?
Il discorso torna fatalmente sempre al Concilio.
L'ho scritto, l'ho detto, lo ripeto e lo ripeterò sempre: se chi di competenza non si decide finalmente a porre il problema di una "revisione" del Concilio, la situazione non farà altro che peggiorare.
Ma sarebbe una rivoluzione, si rischierebbe la vita, persino!
È possibile. E con questo? Qualcuno non ha detto : "Chi vorrà salvare la sua vita la perderà", con quel che segue?
PP
Mi trovavo a San Pietro quando Papa Benedetto in un discorso fece un passaggio sulla " zizzania" . Mi chiedo: se invece di dimettersi avesse chiamato a raccolta il suo gregge, chi avrebbe risposto? Forse ha abdicato perché prevedeva di non poter contare su di noi?
EliminaQuesto secondo me è il punto.
Benedetto XVI - Film Completo by Film&Clips DOC
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=z0Pcnj1txEo&t=159s
«Rapisca, ti prego, o Signore, / l’ardente e dolce forza del tuo amore / la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo, / perché io muoia per amore dell’amor tuo, / come tu ti sei degnato di morire / per amore dell’amor mio».
Finalmente tutto Suo, assorbito dal Sacro Cuore di Gesu'.
Anonimo 12.44 PP
RispondiEliminaMi pare che Lei abbia ragione su molte cose. Ma il giudizio a mio avviso andrebbe sfumato. Metto il link a un articolo di Aldo Maria Valli che corregge in parte alcune delle sue affermazioni.
https://www.aldomariavalli.it/2017/11/11/il-giudizio-di-dio-linferno-il-paradiso-il-purgatorio-le-attualissime-lezioni-di-san-giovanni-paolo-ii-e-benedetto-xvi/
Sul punto finale su cui è assai difficile darLe torto Le chiedo: chi ha la competenza di una revisione del Concilio? Le sembra probabile che dal prossimo Conclave esca un Papa conservatore? Le sembra possibile che venga eletto un Papa tradizionalista?
La ringrazio per i suoi sempre preziosi contributi.
Mario
https://www.aldomariavalli.it/2017/11/11/il-giudizio-di-dio-linferno-il-paradiso-il-purgatorio-le-attualissime-lezioni-di-san-giovanni-paolo-ii-e-benedetto-xvi/
RispondiEliminaA complemento di quanto ottimamente annotato dal Prof. Pasqualucci, si potrebbe dire che serve una controrivoluzione nella Chiesa Cattolica, che sta subendo una involuzione parallela a quella patita dallo Stato.
RispondiEliminaCi dev'essere un risveglio delle coscienze dei cattolici, ormai tiepide e conformi al mondo, e soprattutto tra i prelati.
Oggi abbondano i don Abbondio, mentre un Margotti (tanto per citare un grande sacerdote italiano dell'800), coraggioso e temerario, lo trovi forse solo in qualche spirito missionario.
Certamente, allora vi era la consapevolezza di essere maggioranza nella società, mentre oggi non è più così.
Ma se non è più così, un profondo esame di coscienza devono farlo in primis gli uomini di chiesa.
RispondiEliminaRisposta di PP
Ringrazio per la stima. Non ho letto l'articolo di Valli. Mi sono basato, tra l'altro, sull'Enciclica Spe Salvi. A mio avviso, l'esposizione dei NOvissimi è alquanto ambigua. B. XVI sembrava anche legittimare la concezione della "salvezza comunitaria" di de Lubac, in odor di eresia. Una concezione che si collega all'errore della "salvezza garantita a tutti". E forse ne costituisce il presupposto.
Chi dovrebbe aprire il discorso sul Vaticano II? Ho scritto "chi di dovere" pensando a vescovi e cardinali, in generale. Sono loro che hanno l'autorità necessaria. Era la stessa richiesta avanzata rispettosamente a Ratzinger pontefice da mons. Gherardini, undici anni fa mi pare, rimasta senza risposta.
Più passa il tempo e più questa "revisione" diventa difficile. Si rischia che ad un certo punto la Chiesa (la Cattolicità tutta) cada in blocco in qualche catastrofe, avvinghiata al famigerato Concilio, una catastrofe simile a quella che colpì Gerusalemme nel 70 dC, preannunciata dal Signore.
Sarebbe la catastrofe preannunciata a Fatima.
PP
RispondiElimina# Mario - articolo di AMValli - i problemi restano
Aggiungo quest'ulteriore risposta.Grazie dell'indicazione del link.
Ho appena letto l'articolo. GP II, rievocando la vicenda di S. Martino di Tours cita Mt 25, con gli eletti alla destra del Signore. La citazione dimostra che lui ci credeva al Giudizio universale. Eppure, se uno si legge le elaborate analisi di Doermann (scomparso teologo tedesco, non "lefebvriano") alle encicliche iniziali di questo Papa, vede che c'era la penetrazione dell'idea della "salvezza per tutti".
Comunque, GP II ci rammenta gli Eletti, non specifica sui Dannati.
Un termine "dannato, dannazione eterna" che nessun sacerdote, di qualsiasi grado, ha il coraggio oggi di usare. Verrebbe fatto a pezzi. Ci sono dunque "gli Eletti", certamente. E i dannati? Ci dovrebbero essere... Se nomino gli Eletti solamente, allora?
Più articolato il riferimento a Ratzinger, che rispondeva ad una domanda precisa. Un parroco si lamentava giustamente del fatto che nessuno più insegnava i Novissimi. B. XVI ribadiva la loro esistenza rinviando alla sua Enc. Spe Salvi, nella quale ne aveva appunto trattato, e precisandone certi concetti. Ma secondo me, proprio in quell'Enciclica ci sono delle ambiguità serie, il discorso mi sembra inutilmente complicato, a volte tortuoso. Anche nella risposta al parroco, l'esistenza dell'Inferno come luogo effettivo di eterna sofferenza non è del tutto chiara, sembra più uno stato di disgregazione spirituale del soggetto, una condizione esistenziale. E nella Spe Salvi non mette egli il ricco Epulone al Purgatorio? Ma la tradizione non ha sempre inteso che egli era invece dannato, per sempre? E nel par. 14 non fa l'elogio di de Lubac che avrebbe dimostrato esser la salvezza per i cristiani " una realtà comunitaria"? E che vuol dire? A mio modesto avviso, non è vero, dopo morti andiamo individualmente al giudizio.
Sulla Spe Salvi, a suo tempo, sisinono pubblicò un mio articolo come "lettera firmata", intitolato "Un'enciclica deludente". Poi vi ho elaborato un commento critico articolato, che però è rimasto manoscritto.
Dispiace molto dover criticare Ratzinger. Alle cose buone che ha fatto voglio aggiungere l'anno del sacerdozio, nel quale propose come modello di sacerdote il Santo Curato d'Ars, una figura veramente eccezionale. Però la parte vuota del bicchiere esiste, non lo possiamo negare, e la crisi della Chiesa continua. Combattiamo gli errori non gli uomini, che vanno affidati alla divina misericordia.
Ma combattere dobbiamo, senza timore di sorta. E senza sentimentalismi.
Sono anche pronto a discutere della Spe Salvi. Se mi si dimostra che ho sbagliato nel criticarla, sono pronto a ricredermi.
PP
“Se mi si dimostra che ho sbagliato”.
EliminaGrazie per la testimonianza di umiltà.
Spe Salvi è un capolavoro di fede, speranza e carità. Anche di cultura, nel passaggio in cui si descrive il passaggio dalla speranza in Cristo a quella in ... Bacone.
RispondiEliminaTra l'altro il recentissimo passato di green pass non ha visto brillare per acume un certo tradizionalismo, attento ai misfatti clericali, ma prono e supino ai potentati globali.
Chi non l'ha ancora capita sta perdendo un tesoro della cattolicità.
E' la scialuppa alla quale i naufraghi del post concilio e della post modernità possono aggrapparsi in attesa della fine della tempesta e prima del transumanesimo. Prima cioè della possibile "fine perversa di tutte le cose". Uno spunto elevatissimo, quasi mistico.
Ad averlo consegnato alla nostra consapevolezza è un uomo di Dio che nella tempesta ci è finito e che -all'inizio- contribuì a dirigere la barca proprio nell'occhio del ciclone.
Il merito di rendersi conto dell'errore, di cambiare idea e di pensare a tutti, anche a chi deve ancora cambiarla, è proprio delle persone che non pensano solo a salvare se stesse, e gli altri che si arrangino (sottinteso: ben gli sta).
Chi non ha capito questo, dovrebbe proprio rileggerla.
Ringrazio moltissimo il Prof. Pasqualucci per l’articolata risposta.
RispondiEliminaMario
RispondiEliminaUna replica provvisoria.
Per diverse ore a causa di un temporale sono stato senza luce e non ho potuto usare il computer.
# Mario e Anonimo : prego. Faccio solo il mio mestiere di insegnante in pensione, "emerito" (non in senso formale).
Adesso è tardi e non posso rispondere a # Tralcio in modo articolato come vorrei. Mi limito a queste osservazioni.
1. Sulla Spe Salvi, sono andato a controllare: Su sisinono annata 2008, nn. 10,11,12 ha pubblicato sotto pseudonimo (prassi della Rivista) un articolo intitolato "Crisi della Chiesa: l'ermeneutica della rottura di J. Ratzinger all'ombra di de Lubac". Per chi abbia interesse, l'articolo è reperibile elettronicamente. Ora, che significa "all'ombra di de Lubac"?. Che BXVI prendeva letteralmente a prestito il concetto della salvezza di de Lubac, come esposto in Catholicisme (1935 o 36) un libro, se non erro, messo all'indice o comunque censurato.
BXVI voleva rispondere alle critiche dei moderni alla salvezza cristiana, riservata ai soli credenti, accusata pertanto di crudeltà ed egoismo.
Come rispondeva BXVI alla critica? "Rispetto a ciò, [alle critiche dei moderni] de Lubac sulla base della teologia dei Padri in tutta la sua vastità, ha potuto mostrare che la salvezza è stata sempre considerata come una realtà comunitaria" (par. 14 Spe salvi).
Seguiva nell'articolo la mia critica a de Lubac, tesa a dimostrare che questo concetto di salvezza comunitaria è ambiguo e oscuro. INoltre, che non ha senso accusare di individualismo ed egoismo il cattolico che cerca di vivere secondo gli insegnamenti tradizionali della Chiesa, dal momento che la salvezza degli altri (l'amor del prossimo per amor di Dio) è suo pane quotidiano, nelle preghiere e nelle azioni, visto che deve sinceramente perdonare le offese, i nemici e persino soccorrerli.
2. MI limito a far rilevare che la critica di Ratzinger al relativismo moderno è giusta e precisa ma non è che non esistesse prima di lui. Anche da parte di pensatori laici. Fra i cattolici, ricordo gli studi di Del Noce sulla "secolarizzazione" e sull'ateismo moderno.
3. Ho detto che BXVI nella Spe salvi mette il ricco Epulone al Purgatorio. Ecco il passo: "[Nella parabola del ricco Ep e di Lazzaro] Gesù ha presentato a nostro ammonimento l'immagine di una tale anima devastata dalla spavalderia e dall'opulenza, che ha creato essa stessa una fossa invalicabile tra sé e il povero, la fossa della chiusura entro i piaceri materiali, la fossa della dimenticanza dell'altro, dell'incapacità di amare, che si trasforma in una sete ardente e ormai irrimediabile. Dobbiamo qui rilevare che Gesù in questa parabola non parla del destino definitivo dopo il Giudizio Univ, ma riprende una concezione che si trova, fra altre, nel giudaismo antico, quella cioè di una condizione intermedia tra morte e risurrezione, uno stato in cui la sentenza ultima manca ancora".
Il ricco Epulone non è stato sempre considerato un dannato, per colpa dell'avarizia e della superbia? Ma qui, non sembra esser messo al
Purgatorio? Che significa questa "condizione intermedia"?
Si sbaglia a ritenere che sia quella del Purgatorio? Il giudizio ultimo "manca ancora" ma per l'anima individuale non è già definitivo?
PP