Si è appena concluso il Festival cosiddetto della canzone italiana – che raggiunge anche molti paesi esteri tant'è che è considerato la fotografia dell'Italia – quest'anno più che mai col truffaldino aspetto di spot rassicuranti sciorinati dai personaggi ad hoc selezionati, al motto di inclusività e diversità, garante addirittura il Presidente della Repubblica. E dunque una pletora di contenuti su diritti Lgbt, sesso in tutte le sue forme più perverse, il materialismo più volgare, tutte le possibili forme di relativismo di matrice radicale, manipolato dal potere, che oggi è soprattutto
finanziario, mediatico, e transnazionale. Nulla che derivi dall’identità e dalla tradizione italiana; un fritto misto indigesto prodotto dalle élites e inculcato nelle masse nel tentativo di ridurre un popolo a una congerie di replicanti, che condividono un territorio e una lingua sempre più impoverita, ma vengono deprivati di una comune coscienza storica e di comuni ideali obiettivi e speranze. Il che purtroppo, è anche il principale compito della maggior parte dei programmi di intrattenimento della RAI e non solo. L'Italia migliore di certo non vi si riconosce. Di seguito una interessante riflessione pescata su Facebook.
San Remo. Chi lo confeziona e perché.
Cause prossime e remote
Personalmente credo che la regola da adottare verso circenses lobotomici come il cosiddetto “festival della canzone italiana” sia tacerne. Anche parlarne male, nel meccanismo mediatico odierno, significa farlo diventare qualcosa di significativo.
Ma posto che il fuoco di artiglieria su questa grande operazione di distrazione e indottrinamento è comunque massivo, forse ci possiamo permettere una considerazione di cornice, che non nobiliti nessuno dei penosi dettagli della kermesse citandoli.
La prima osservazione da fare riguarda un meccanismo mentale, invalso a partire dagli anni ’80 con l’ingresso nelle vite degli italiani della televisione commerciale. Chiamiamolo l’argomento del “populismo delle élite”. Questo argomento scatta in presenza di critiche e contumelie espresse verso questi circenses, denunciandole come manifestazioni di elitarismo, lontane dal sentire del popolo.
È da quando ho memoria che sento usare questo argomento a molla, per cui se auspichi che qualcuno legga un classico della letteratura piuttosto che la finta autobiografia di un calciatore di successo, che ascolti buona musica invece di spazzatura commerciale, che apprezzi la differenza tra cinematografia di qualità (o, dio non voglia, buon teatro di prosa) rispetto all’ultimo video autopromozionale dell’influencer di turno, se fai questo gesto ti vedi rinfacciare di essere elitista, di non essere in sintonia con il gusto popolare, ecc.
Ed è così che, anno dopo anno, iterazione dopo iterazione di questa scemenza, si è arrivati al fondo del barile, iniziando gaiamente a scavare. Per rendere l’idea, nel mio anno di nascita (1967) il film per ragazzi campione di incassi era “Il libro della giungla” (Disney), oggi è “Me contro Te”.
Il problema dell’argomento del “populismo delle élite” è che è una falsità esiziale che si nutre di un fraintendimento.
Il fraintendimento è che si fa credere che tenere alti i criteri di qualità significhi prediligere dei generi “alti” rispetto ad altri generi. Ma questo è un modo di calciare la palla in tribuna. Non ha senso contrapporre, chessoio, la musica classica al rock, il teatro al cinema, la letteratura entrata nelle antologie a quella contemporanea, ecc. È del tutto ovvio che si trova alta e bassa qualità trasversalmente ad ogni genere, (oddio, per la Trap rimane un’ipotesi da dimostrare, ma diciamo in generale.)
C’è della “musica seria” contemporanea che è solo boriosa trasposizione in pubblico di un’officina di sperimentazione autoreferenziale che ha bisogno dei sottotitoli per significare alcunché, e c’è musica pop che ha prodotto capolavori.
La falsità (e nocività) in questo argomento sta nel fatto che il “gusto popolare” non è una realtà fissa e intrinsecamente scadente. La letteratura popolare ha creato miti profondi e leggende eterne, la musica popolare ha prodotto danze, canti e cori straordinari, una miniera tutt’oggi saccheggiata per estrarre cellule armoniche, melodiche e ritmiche. Il gusto popolare non è una realtà stabile: cresce o decresce, matura o degenera. E la prima forma per qualificare, educare, far maturare le qualità cognitive e la sensibilità pubblica è esporre le persone ad opere di qualità. (Ed ora, per piacere, risparmiatemi gli zebedei dai colpi di “e-chi-lo-dice-che-quella-è-qualità-è-qualità-per-te-non-per-me-il mio-idolo-è-bombolo”).
La scelta di cercare e proporre il livello più basso possibile ponendolo come “naturalmente popolare” è una scelta specifica, una scelta di politica culturale che produce una sistematica degenerazione delle anime. L’abbrutimento del mondo è in effetti la prima condizione per far accettare alla gente tutto il resto: l’arte e la letteratura di qualità consentono alle persone di esplorare modi di sentire e di vedere più perspicui, di percepire la possibilità di forme di vita superiori. Ma guai a lasciar vedere agli schiavi che lavorano nelle viscere della terra la luce del sole, perché potrebbero non voler più rientrare nel fango e nelle tenebre.
La cosiddetta “cultura popolare” odierna non è affatto popolare, non ha niente di spontaneo e non ha nulla a che vedere con una produzione “dal basso”. Si tratta di produzione industriale seriale, fatta cadere dall’alto da multinazionali dell’intrattenimento, che simultaneamente costruiscono personaggetti spendibili nelle proprie “pubblicità progresso”, personaggi su cui gli schiavi possono proiettarsi e trovare conferma che sono “nel posto giusto” e, soprattutto, che “non vi sono alternative”.
Le linee direttive di fondo che guidano l’intrattenimento per il bestiame di riferimento sono tre: bisogna comunicare che “è tutto a posto così com’è”, bisogna garantire che “ci stiamo già prendendo cura dei più alti ideali”, e bisogna far balenare l’idea che “c’è spazio per la spontaneità e per la massima libertà”.
Per fare qualche esempio con riferimenti puramente casuali a cose e persone. Monologhi piacioni da parte di qualche giullare di regime che spiegano la bellezza di una costituzione che viene straziata tre volte al dì nelle forme più spudorate servono a comunicare l’idea che “è tutto a posto” e che “abbiamo a cuore i più alti ideali”. In un paese che ha massacrato senza ritegno il diritto al lavoro, il diritto alla salute, la libertà di insegnamento, la libertà di parola, la libertà di stampa, la libertà terapeutica e che chiama le guerre cui partecipa incostituzionalmente da decenni “azioni di pace”, è necessario che qualcuno metta in campo di quando in quando una sviolinata falsa come Giuda sulla “Costituzione più bella del mondo”.
Similmente il florilegio di libertà in scatola, di trasgressioncelle a cottimo in cui si esibiscono “artisti” fatti a macchina è il modo in cui si rassicura il gregge intorno all’esistenza di spazi di spontaneità e di tolleranza. C’è quello che per l’ennesima volta, stancamente, spacca una chitarra, quello che si presenta in reggicalze, quella che recita in finto nudo, ecc. ecc. infinite spossate ripetizioni di simulacri di libertà, conformismo dell’anticonformismo.
L’intrattenimento è da almeno mezzo secolo - lo notava già Günther Anders – la forma primaria di indottrinamento e conformazione. Da tempo si sa che l’indottrinamento attraverso l’asserzione diretta produce resistenza. Invece l’intrattenimento produce i suoi effetti scivolando negli interstizi dell’attenzione, nella forma dell’implicito, dello sfondo, del collaterale.
L’odierno intrattenimento è un’operazione non semplicemente di rincoglionimento (è anche questo naturalmente), ma soprattutto è un’operazione sistematica di castrazione mentale. L’intero spettro dei luoghi dove si può e si deve “lottare” viene spostato in aree protette, innocue per chi detiene il potere, dove la plebe dedica gli ultimi ritagli di mente, tra una corvè e l’altra, alla rivendicazione di diritti sott’olio e libertà sponsorizzate. (Andrea Zhok)
Ohimè!
RispondiEliminaNon si ancora concluso.
Questa sera c'è l'ultima serata.
Negli anni '60 promisero a Totò una cifra enorme de accettava di entrare a far parte della giuria di San Remo. Rifiutò .
RispondiEliminaAnniversari. Credo che nessuno l'abbia ricordato ma oggi, 11 febbraio, è anche l'anniversario dei Patti Lateranensi (11 febbraio 1929), firmati nel Palazzo del Laterano dal cardinal Gasparri per la Chiesa e da Mussolini come capo del governo italiano, poi successivamente ratificati.
Questa fu la Conciliazione tra Stato e Chiesa. Ancora negli anni Sessanta del secolo scorso l'11 febbraio era festa nazionale, le scuole erano chiuse, e noi ragazzi (parlo degli anni Cinquanta) eravamo contenti perché si potevano fare nell'occasione gigantesche partite a pallone.
I Patti, per la cronaca, comprendono il Trattato e il Concordato. Furono consensualmente modificati in senso "laicista" nel 1985 (tra l'altro, togliendo a Roma la qualifica di possedere un "carattere sacro" in quanto "sede vescovile del Sommo Pontefice, centro del mondo cattolico", carattere che il Governo italiano avrebbe tutelato - art. 1.2 del Concordato lat. - per limitarsi a dire che la Rep Ital "riconosce il particolare significato che Roma, sede vescovile del S P, ha per la cattolicità" - art. 4 dell'Accordo del 1985).
Il Trattato regolava i rapporti tra Stato e Chiesa in quanto ordinamenti giuridici distinti e perfettamente sovrani ognuno nella sua sfera. Consta di 27 articoli + quattro Allegati (1. Pianta territorio SCV; 2. Elenco immobili di Roma di proprietà della S.Sede e di offici e dicasteri della Curia con privilegio di extraterritorialità, esenzione da espropriazioni e contributi. 3. Elenco degli stessi cui è riconosciuta l'esenzione ma non l'extraterritorialità. 4. Convenzione finanziaria con la quale lo Stato italiano versava alla S. Sede 1 miliardo di lire in consolidato al 5% e 750 mil. in contanti, somma che la S. Sede accettava 'a definitiva sistemazione dei suoi rapporti finanziari con l'Italia in dipendenza degli avvenimenti del 1870').
Il Trattato stabilisce di comune accordo tra Chiesa e Stato la posizione e il regime giuridico speciale della S. Sede stessa quale ente sovrano della Chiesa cattolica in Italia e nei confronti dell'ordinamento statale - composizione della "Questione romana".
Nel Concordato si è fissata e disciplinata la posizione e il regime giuridico della religione e della Chiesa cattolica in Italia.
Nel Concordato troviamo infatti il riconoscimento degli effetti civili del matrimonio religioso, l'estensione dell'insegnamento della religione cattolica alle scuole medie, etc. (Fonte: P.A. D'Avack, Lezioni di dir. eccles. ital., Le fonti, Giuffrè 1963, cap. VI).
Credo che oggi la natura esatta dei Patti Lateranensi sia come avvolta nella nebbia. Nonostante le modifiche (1985) contro il loro spirito originario, essi ancora regolano il delicato e vitale rapporto tra Chiesa e Stato in Italia.
Sembra che questi Patti, anche come istituto in sé, siano avversati dai "tradizionalisti" di ogni tendenza. Molti di loro amano vedere il Papa come se fosse ancora "prigioniero" (volontario) nei Sacri Palazzi, quasi fossimo sempre al 1870. Quale dovrebbe essere il modo giusto di trattare i rapporti tra Stato e Chiesa essi però non dicono.
Verso lo Stato hanno un atteggiamento che sembra riproporre quel rifiuto dello Stato in quanto tale, tipico dei montanisti eretici, che constestavano (se non erro) l'esistenza stessa dello Stato romano.
PP
È singolare che questi scandali avvengano mentre la liturgia della Chiesa ci fa meditare su Noè e sulle conseguenze del peccato...
RispondiEliminaSono ormai fatti di ogni giorno, non solo del carnevale di Sanremo.
La maggior parte dei cattolici italiani è cristiana solo di nome, solo perché battezzati. Dio non è conosciuto né amato.
I pastori pascono se stessi.
"Perciò Dio - per guarire una società così gravemente ammalata - castigherà duramente e misericordiosamente; infatti, se Dio colpisce è soprattutto per guarire" (M.T. Ratisbonne)
In Vaticano valorizzano il Circo
RispondiEliminahttps://www.ilmessaggero.it/vaticano/cardinale_elefanti_circo_corrado_kraiewski-7225353.html
La RAI continua a svolgere, inseguendo Mediaset, il suo ruolo di rieducazione del pubblico.
RispondiEliminaIn modo larvato, ma nella sostanza uguale ai campi di concentramento della Cambogia comunista.
È falso che certi spettacoli rappresentino l'animo dei popoli riuniti di forza nello Stato Italiano.
Ma per resistere efficacemente agli strumenti della finestra di Overton bisogna essere liberi. E senza la ricerca della verità la libertà è difficile da ottenersi.
Come previsto, checché ne dicano i soliti incanalatori di dissenso, anche stavolta Sanremo ha fatto una valanga di ascolti.
RispondiEliminaRaccogliere firme e invitare al boicottaggio sono state attività dispendiose e totalmente inutili.
"Ma voi non dicevate di ignorarli? Perché ne state parlando? Ma vi guardate quella roba?"
Il fatto di invitare ad evitare di parlare del carrozzone sanremese nelle settimane precedenti per non dargli ulteriore visibilità, non toglie il fatto che riteniamo utile visionarne qualche spezzone, cosa che puntualmente facciamo.
Così come quotidianamente osserviamo la comunicazione dei media mainstream per captarne la propaganda, allo stesso modo facciamo attenzione a quel che accade in questi eventi.
In sintesi cosa si è potuto osservare su quel palco?
La prima cosa che ci è saltata all'occhio sono stati i giovani cantanti: malvestiti, travestiti, finto ribelli, "fluidi", problematici e banali nei contenuti.
Osservando queste nuove generazioni ci si rende conto dell'ottimo lavoro svolto dal potere, basti guardare anche solo un Sanremo di 20 anni fa per notare le differenze enormi nelle movenze e nei volti di questi giovani.
Oggi la combo perfetta che li identifica è sostanzialmente questa: tatuaggi, psicoterapeuta, identità di genere, totale disinteresse per il sociale e per qualsiasi questione che vada oltre un concetto generico di "libertà" identificata solamente come quella sessuale.
Altro da segnalare? Nulla di particolarmente interessante, vi è stata qualche spruzzatina propagandistica qua e là, per esempio l' Iran è stato presentato come "L'UNICO" paese mostro sulla terra, è stata letta la famosa lettera grottesca di Zelensky e vi sono state banalità varie come quelle sulla costituzione di Benigni, poco altro.
Insomma, per valutare l'efficacia e la direzione della propaganda, Sanremo è un buon concentrato di elementi.
Bisognerebbe evitare di chiederne il boicottaggio e limitarsi a osservarlo a distanza. Anzi, se qualche artista che ha davvero qualcosa da dire riuscisse a infilarsi nel baraccone lo faccia. Disturbare la loro narrazione a senso unico fatta di paillettes e politically correct sarebbe un piccolo atto di eroismo.
WI
RispondiElimina# "l'animo dei popoli riuniti di forza nello Stato italiano"
Meno male che i cosiddetti "popoli" dell'Italia preunitaria sono stati riuniti nello Stato italiano, con un'azione in parte di forza in parte spontanea, guidata da una minoranza borghese con gli attributi, come si suol dire.
In caso contrario, dei "popoli" suddetti non sarebbe rimasto niente, a quest'ora.
Le condizioni nelle quali è ridotto il Festival di Sanremo sono quelle della spaventosa decadenza spirituale-culturale dell'intera Europa ed America. A parte la politicizzazione, i cui temi sono diversi da paese a paese, come credete che siano oggi spettacoli simili in altri paesi?
Lo Stato italiano unitario c'entra poco, in questo. Anzi, occorrerebbe che proprio lo Stato unitario battesse un colpo, intervenendo contro questa decadenza, censurando la licenziosità, la volgarità, proibendo la politicizzazione.
Davide Lovat
RispondiEliminaASSORDANTE SILENZIO DELLA CHIESA
Per una settimana è andata in onda la rappresentazione del mondo secondo la visione liberalprogressista, cioè radicalmente anticattolica, attraverso il Festival di Sanremo. Non un solo vescovo cattolico ha fatto sentire la sua voce per condannare le oscenità in prima serata sulla prima rete TV statale.
Alcuni prelati addirittura si sono proposti come interlocutori sui social nell'ascolto e nel commento delle canzoni.
Chi tace, acconsente. Una chiesa che tace di fronte a scandali e perversioni è come il sale che ha perso il sapore e pertanto va buttato via. (vedi Mt. 5, 13)
Una chiesa che asseconda il mondo, anziché ammonirlo quando va alla deriva e ammaestrarlo verso la sequela della verità, non è la Chiesa "corpo mistico di Cristo". Il pesce marcio, del resto, puzza dalla testa...
Domenico Condito
RispondiEliminaUna rivendicazione "civile", che utilizza la pornografia come strategia comunicativa, è intrinsicamente sbagliata. E una società che confonde un agito psicopatologico con la provocazione è ormai prossima alla demenza.
Questo giudizio è dovuto alla mia "devianza cattolica" (a questo siamo arrivati...)? Bene, lo rivendico come diritto e motivo di orgoglio.
CONSIDERAZIONI FINALI SUL FESTIVAL DI SAN REMO.
RispondiEliminaPersonalmente penso che il Festival di San Remo ha rappresentato un demenziale varietà televisivo, in cui quattro scalzacani travestiti da artisti, hanno fatto da balia a grotteschi presentatori, ridicoli direttori artistici e a damigelle insignificanti, fatta eccezione dei tre valenti cantanti che si sono esibiti in maniera egregia. Ancor peggio pensare che giornalisti prezzolati, sportivi ed attori del momento, rimpinguono il proprio portafoglio con i soldi dei contribuenti! Purtroppo oggi stiamo attraversando periodi difficili per la cultura, intesa nel vero senso della parola! Stiamo vivendo una sorta di oscurantismo culturale che sta facendo precipitare la nostra società in derive inquietanti. Eppure la cultura non è argomento da sottovalutare e nemmeno da minimizzare, perchè da essa dipende l’emancipazione sociale della gente. E certamente la kermesse, terminata da poco, non riflette assolutamente gli auspici prefissati per far gustare agli spettatori uno spettacolo serio, imparziale, spensierato e soprattutto non politicizzato! Spesso proprio chi è preposto a livello istituzionale a promuovere, sostenere e preservare la cultura, pecca di latitanza, o ancor peggio di superficialità. Anzi, in taluni casi sono proprio le istituzioni ad essere artefici del degrado culturale che ci pervade in questo tempo! Così io la penso! Buona serata.
RispondiEliminaPerché il governo Meloni non fa niente contro la pornografia?
Non può chiudere i siti pornografici su internet?
Dimenticavo, l'esecutivo da noi ha pochissimi poteri.
Comunque, anche se occorresse una legge, ovvero un ddl da convertire in legge, non si potrebbe fare qualcosa lo stesso?
Certo, il partito del Cavaliere sui temi etici non sembra particolarmente sensibile.
L'edizione di Sabato 11 febbraio, ieri, del Times di Londra (un vero fonografo del movimento arcobaleno, come del resto tutta la stampa internazionale più nota) dedicava un'intera pagina alla conversione lgbt di Alessandra Mussolini, eurodeputata di FI, con tanto di intervista e foto a colori nella quale si vede la suddetta avvolta in un vaporoso vestito arcobaleno, con ampia scollatura, semicoperta (ha sessanta anni).
WI: ma chi dice quanto siano i telespettatori?
RispondiEliminaGli stessi che raccontano come va la guerra, la chiesa e dell'efficacia dei vccini?
L'informazione mainstream non ha più alcuna credibilità e non fa che accreditare se stessa.
Non ho visto Sanremo (da anni), ma sono sbigottito dall'ipocrisia di Benigni con l'Art.21.
Non so quasi chi sia la ferragni, ma mi dicono che è una influencer, parola orribile.
La signora pare un tantinello svergognata, ma ha un marito inguardabile, tale Fedez.
I due sono semplicemente schifosi, in pubblico. Brilli e volgari. Hanno però due figli.
Ma chi è il telespettatore di questo schifo? Chi è influenzabile dalla Ferragni?
Può essere detta musica quella di Fedez, nel paese di Verdi, Rossini, Villa e Modugno?
Il dissenso verso Sanremo non merita una petizione: associa il Governo allo sconcio.
Perchè senza soldi pubblici non potrebbero sostenere quelle spese, e il Governo c'entra.
Allora se fa schifo tutto ciò che viene dal regime, chi manipola questo regime?
Non certo chi vuol bene a una popolazione svenduta, imbarbarita, curata per ammalarla.
Stiamo ancora a domandarci come fermare Sanremo? Perchè non vi bastano vescovi e Mttarlla?
Non facciamoci del male, assumendo toni moralistici. Moltiplichiamoli per zero.
Se resuscitasse il nonno glielo darebbe in testa l'arcobaleno...
RispondiEliminaDa un commentatore in rete :
RispondiEliminaAdesso c'è la Settimana di Catechesi Satanica Obbligatoria
Ormai, lo spettacolo di Sanremo è finito. I mondialisti nostrani raccolgono come sempre i copiosi frutti (marci) di chi ha ben seminato. La verità è questa. Le masse (marce) marciano compatte dietro gli USA verso il loro agognato destino.
RispondiEliminaL'affluenza alle urne per le elezioni regionali si è alzata (purtroppo le gente che ci casca è ancora tanta), ma, al momento, sembra circa dimezzata rispetto al 2018. Consoliamoci. Il cero dinnanzi alla statua di S. Giuseppe continua ad ardere. Un altro è già pronto.
RispondiEliminaSottoscrivo tutto quello che ha detto Silvio Berlusconi sulla guerra in Ucraina (e spero che non ritratti, come è già successo altre volte), e sono convinto che il popolo italiano non la pensi diversamente, anche se, per paura, non lo dice apertamente.
RispondiEliminaSullo sfondo la decostruzione della famiglia, delle relazioni, delle identità, delle tradizioni. Il tutto, ovviamente, a spese del contribuente.
RispondiEliminaÈ chiaro come il sole che questa mastodontica macchina di propaganda non punta a celebrare la canzone italiana, ma a far trangugiare, a noi e soprattutto ai nostri figli, il brodo mefitico del "mondo nuovo" che i fautori del pensiero unico hanno progettato per noi.
Un mondo di individui isolati, senza nome, senza identità, storditi dalla droga, incapaci di distinguere tra un maschio e una femmina, schiavi del proprio egoismo, pronti a subordinare la procreazione agli ordini di chi vuol gestire la demografia; soli e disperati, senza più moglie, marito, mamma, papà, fratelli e sorelle.
Paradossalmente tutta questa desolazione emerge dai testi delle canzoni, che in gran parte non sanno più celebrare la meraviglia dell'amore e si rifugiano nella rabbia, nell'insoddisfazione, nel non senso.
Il frutto dell'albero sembra bello a vedersi, buono per nutrirsi e desiderabile per acquistare conoscenza. Ma il suo sapore è amaro come il fiele, e le sue conseguenze sono fosche e mortali.
Non è solo il bacio o la grottesca scenetta mimata (non troppo) di un animalesco accoppiamento.
RispondiEliminaQua c’è la volontà di Rai, anche altre emittenti, presentatori, giornalisti ecc. che stanno facendo di tutto per dare all’Italia una dimensione che non le appartiene. Gli italiani non sono minimamente rappresentati dai personaggi sanremesi, che spesso (per fortuna non tutti) esprimono volgarità.
Ma a chi fa comodo un’immagine così oscena dell’Italia?
Altro che licenziare i vertici Rai. Bisognerebbe anche educare i giornalisti a fare il proprio lavoro con coscienza. Cosa che naturalmente, oggi, è impossibile.
Michele Gaslini
RispondiEliminaLa razionale giustificazione del pagamento di un canone alla Rai originava dal fatto che le trasmissioni irradiate da quell'ente costituissero un "sevizio pubblico" e che, qualora il finanziamento pubblicitario del medesimo fosse dovuto assurgere ad un'eccessiva rilevanza nei bilanci d'esercizio, ciò sarebbe potuto avvenire a tutto scapito di quella "obiettività imparziale", che deve connotare l'irrogazione di ogni "pubblico servizio".
Riassunto in altri termini, la "libertà" ed il "pluralismo" dei contenuti dei programmi della Rai dovevano poter riposare sulla costanza economica del gettito del canone d'abbonamento, erogato dai cittadini che usufruivano del servizio; un servizio che, fra l'altro, per lungo tempo, era venuto ad essere erogato esclusivamente dallo Stato e che, dunque, veniva necessariamente ad implicare la logica corresponsione del relativo costo di gestione e somministrazione a quello che ne costituiva l'unico ente distributore.
Intendiamoci bene, già all'epoca, si trattava di una motivazione assolutamente smentita dai fatti, giacché appariva più che evidente a chiunque come la Rai altro non costituisse, se non l'ennesimo carrozzone pubblico, utilizzato dai partiti per collocare una parte della propria militanza (non a caso, la sua struttura è sempre stata rigidamente "lottizzata" dalla politica), nonché per tendere ad orientare la pubblica opinione, in favore di certi modelli ideologici, accarezzati dal più amplio fronte della sinistra, variamente cattocomunista, socialista e comunista.
Dando comunque per buona l'ufficiale motivazione del canone Rai, appare ormai di tutta evidenza come, al presente, la sua "ratio" non possa più reggere, nemmeno nelle vesti di quella pura finzione che assumeva nel passato. Questo per le ragioni dirimenti che, da un lato, il servizio radiotelevisivo viene ora ad essere gratuitamente offerto da tutta una serie di soggetti privati e, d'altronde, per essersi gradualmente convertite tutte le trasmissioni dell'Ente di Stato, in manifestazioni di una pura, continua e forsennata propaganda ideologica a senso unico, che non lascia spazio a null'altro.
Parrebbe ora che il nostro attuale Esecutivo di sedicente "centro destra" sia intenzionato a scomputare il canone Rai dalle bollette dell'elettricità, per esigerlo in altro modo. Il solito provvedimento estetico, che, ovviamente, lascia purtroppo assolutamente immutata l'effettiva sostanza delle cose.
Per quale razionale ragione, quindi, dal semplice possesso di un apparecchio radiofonico o televisivo, dovrebbe oggi discendere l'obbligo di continuare a pagare un canone ad una emittente pubblica, della quale nemmeno si seguono i programmi e che, oltretutto, utilizza i tuoi soldi, esclusivamente per diffondere manifestazioni di propaganda ideologica che moralmente ti ripugnano?
Se questo Esecutivo è realmente quello che ha voluto far credere di essere ai propri elettori, anziché limitarsi a comporsi di soggetti "diversamente di sinistra", il canone Rai lo dovrebbe immediatamente abolire "de plano" ...
@13 febbraio, 2023 15:43
RispondiEliminaLo stesso discorso vale per tutte le altre "spartizioni" a cui i politici di questo sfortunato paese ci hanno obbligato impotenti ad assistere. Il primo che mi viene in mente e' la defunta Alitalia....
ATTENZIONE!!! �� ATTENZIONE!!! �� ATTENZIONE!!! ��
RispondiEliminaChi richiede o ha richiesto la
CARTA D'IDENTITA' DIGITALE
NON DEVE ATTIVARE i codici PIN E PUK che gli verranno consegnati divisi tra la tessera, che gli arriverà della carta d'identià Digitale, e il foglio cartaceo che riceverà.
INFATTI SE SI ATTIVANO I DUE CODICI RICEVUTI VERRA' DATO IL CONSENDO AD ATTIVARE LA:
IDENTITA' DIGITALE mettendo in mano a tutti gli organi di controllo statali TUTTE LE NOSTRE INFORMAZIONI PERSONALI.
Per capire bene GUARDARE ASSOLUTAMENTE QUESTO VIDEO: ID Digitale e Carta d'identità elettronica
Diffondere a tutti fino a che si può!!!
YouTube (ID Digitale e Carta d'identità elettronica)
ID Digitale e Carta d'identità elettronica
Come evitare l'attivazione dell'identità DIGITALE.
https://gloria.tv/post/32oqsdXqYFH64PAgUHHVTDP6f
RispondiEliminaL'avanzata della propaganda gay e della scurrilità è ormai una slavina.
Se uno ogni tanto (dato il costo) legge i famosi giornali anglosassoni del sabato, con molti inserti (schema ripreso anche dai nostri), è letteralmente sommerso da articoli e interviste che coinvolgono coppie gay o lesbiche (architetti, persone dell'intrattenimento, della moda etc). La cosa dura da anni, sono riusciti a far penetrare nell'uso come normale la dizione di tizio con suo marito caio o tizia con sua moglie caia.
La scurrilità. Un esempio. C'è un programma alla BBC che tratta di cose mediche. Recentemente, avendo a che fare con l'intestino, l'evacuazione etc, è stato intitolato "Know your shit" (conosci la tua m....). Papale, papale.
Il cattivo gusto e la volgarità dominano. Altro tema è quello della continua lamentela sul fatto che le donne non sarebbero abbastanza rappresentate nell'arte, nella pittura, scultura, nel teatro etc. Allora un profluvio di mostre al femminile, propaganda continua di pittrici, molte delle quali nere, le quali per la verità non danno l'impressione di essere dei Raffaello in incognito.
C'è poi il "razzismo", altro filone inesauribile, propagandato anche attraverso il femminismo: come la chirurgia di oggi sia "sessista" e tratti male le donne (come?), come la medicina di oggi e ancor più di ieri non consideri le minoranze, come tutta la medicina attuata sino ad oggi, creata dai bianchi, sia razzista, e via di questo passo.
Insomma, oltre al vizio, alla volgarità più scurrile, al cattivo gusto, anche l'ignoranza dilaga, inevitabile complemento a tutta questa ripugnante deriva.
La Chiesa cattolica, ma anche le sette protestanti, in tutto questo brillano per il loro silenzio, quando non sono compartecipi.
Quanto manca al "redde rationem", per tutti, manca davvero molto?
La condizione di base per la fine del mondo, preannunciata da Nostro Signore, si è realizzata: il Vangelo è stato ormai annunziato a tutte le genti. Siamo quindi entrati nella fase due, quella finale, dello "Ma il Figlio dell'UOmo troverà la fede quando tornerà sulla terra?".
Certo, non sappiamo e non dobbiamo sapere, questa fase finale può anche essere molto lunga.
Sia fatta comunque la volontà di Dio.
Amen.
RispondiEliminaBerlusconi e la crisi ucraina. L'esercito russo.
Duramente attaccato, Berlusconi cerca di difendersi, dicendo che pensava soprattutto a prospettare un futuro Piano Marshall per l'Ucraina devastata dalla guerra.
Certo, se insistesse nelle sue critiche a Zelensky metterebbe in crisi il governo. Deve quindi smorzare i toni.
Piuttosto non si capisce perché Meloni il 24 febbraio debba recarsi a Kiev in visita ufficiale.
La maggioranza dei politici maschi oggi di questioni militari nulla capisce, ma i politici femmine sono anche peggiori di loro. Tranne casi rari, la guerra è una realtà che rimane ostica alla mente femminile. L'impressione è che Meloni non abbia un'idea precisa della situazione militare in Ucraina, che non ci capisca nulla.
Del resto, non sarebbe tutta colpa sua, dato l'imperare della propaganda. Ma perché impegnarsi così a favore di Zelensky? Non basta l'invio di armi, per quanto modeste?
Le fonti occidentali sminuiscono il valore delle contrastate avanzate russe nel Donbass. Però un articolo sul Financial times di sabato scorso, da Bruxelles, rivelava che il problema principale per gli ucraini è al momento quello delle munizioni, per artiglieria e mortai. Sparano anche cinquemila colpi al giorno e stanno esaurendo le scorte, che l'Occidente fa fatica a rimpiazzare. Questa è appunto la guerra d'attrito che i russi stanno imponendo : logorare con calma l'avversario contando sulla superiorità quantitativa di fanterie e artiglierie, fino a provocare il crollo del fronte nemico. I russi hanno sempre combattuto così.
Non è detto che questa strategia, del "rullo compressore", debba riuscire. Tuttavia è in pieno svolgimento, un tritacarne spaventoso, per entrambi i contendenti.
Continuare a non far nulla per una tregua e seri negoziati di pace è veramente da irresponsabili.
"L'esercito russo, quello che spinse Napoleone giù per la china della sua carriera fino alla disfatta completa, era lento nei movimenti e primitivo nei metodi. Gli ufficiali britannici che combattevano a fianco del contingente russo in Olanda, erano tanto stupiti della sua lentezza, quanto gli Anglo-orientali lo erano delle sue abitudini, quando videro i soldati russi bere l'olio dei lampioni. Comunque, era sempre resistente in difensiva e quasi sempre pronto all'attacco, per quanto male condotto fosse [...] E così in Italia, mentre Bonaparte era convenientemente esiliato in Egitto, e i russi e gli alleati austriaci godevano di superiorità numerica, Suvarov, schiacciò i francesi e strappò loro praticamente tutto ciò che avevano gudagnato. Nei metodi non c'era né tanta né poca finezza: si servì della fanteria come un'ariete, ed essa era orgogliosa e compiaciuta di questo suo ruolo" (Cyril Falls, L'arte della guerra, Cappelli, tr. it. 1965, pp. 50-51).
Miles
La nostra Nazione condannata, dopo la sconfitta militare nella Seconda guerra mondiale, a “fare la politica dell’America per l’America”, come aveva detto nel 1947 l’amministratore delegato della Fiat, Vittorio Valletta.
RispondiEliminaNon ci è permesso di fare una politica dell’Italia per l’Italia, perché siamo ancora oggi, come nel 1978, uno Stato cliente dell’impero americano.
..un atto di ribellione da stroncare senza esitazione, togliendo la vita a chi aveva iniziato a comprendere che gli Stati Uniti non ci hanno reso liberi ma sudditi.
https://www.aldomariavalli.it/2023/02/14/perche-muore-aldo-moro/
GM va a Kiev perché ci sarà anche Biden, siamo l'ultima colonia dell'impero, la più piccola e quindi più ricattabile, debitone docet, x la guerra, inutile girarci intorno, gli Angloyankees non hanno più niente da mettere sul piatto, l'opposizione del GOP è forte e lo stesso presidente sta dicendo a VZ di piantarla di chiedere altre armi, i soldati ucraini sono allo stremo, i Russi avanzano lentamente, ma inesorabilmente, attenzione ai palloni cinesi o di altri, hanno sofisticate tecnologie che gli USA non si immaginano neppure, gli aiuti UE tardano ed era logico fosse così, una notiziola sui Leopard tedeschi, arrivano passo passo, senza fretta, però hanno tappezzato le cabine e le torrette di avvisi in tedesco, ovvio, che avvertono che chiunque li userà esponendo simboli anche lontanamente riconducibili al nazismo, sappia che in Germania è severamente proibito qualsiasi riferimento allo stesso regime autoritario e che c'è subito l'arresto e la condanna per direttissima, in caso di reiterazione del reato si viene puniti con la morte, per chi vuol capire...........
RispondiEliminaAh, va a Kiev? Non lo sapevo. Magari non ci va di sua spontanea volontà, ha ricevuto l'ordine di partire da Biden, ha ordinato i soliti vestiti da uomo e intanto si fa' un giretto. Più che altro sono viaggi di propaganda. Magari si farà pure fotografare in mimetica, anfibi ed elmetto!
RispondiEliminaQuando vedevo la TV o ascoltavo la radio, spesso mi ponevo questa considerazione: " Siamo nel cuore dell'Europa, eppure non ci fanno vedere o ascoltare films e/o musiche dei Paesi componenti; siamo spinti a pensare americano, mangiare americano, vestire americano, comportarci americano "...
RispondiEliminaIl nuovo e-book è scaricabile gratuitamente dal sito http://www.totustuus.cloud
RispondiElimina1948, come fu sconfitto il fronte social-comunista
La storia, il passato, hanno sempre molto da insegnarci: l’e-book che da oggi diffondiamo NON è un nostalgico ricordo dei bei tempi che furono, ma contiene numerose indicazioni ed elementi di attualità. Ad esempio:
1) farci intendere le ragioni dell’ostilità di un autentico cattolico (S. S. Pio XII) verso il cattolicesimo democratico. Si pensi alla legge 194/78 che legalizza l’uccisione di bambini non nati:una legge da abrogare, dalla quale dipende il futuro dell’Italia, rispetto la quale non c’è nulla di “negoziabile”.
Ebbene, lo scorso 24 gennaio 2023, la Camera dei Deputati ha approvato un Ordine del Giorno secondo il quale la legge abortista sarebbe “intoccabile”.
In particolare, hanno votato a favore:
Gruppo parlamentare-------Favorevoli
Alleanza verdi e sinistra 11 per cento
M5S 40 "
UDC-Noi moderati 7 "
Partito democratico 49 "
FDI 74 "
Azione- Italia viva. 13 "
Misto 6 "
Lega 37 "
Forza Italia 23 "
[Da questo link potete controllare cosa ha fatto il deputato che avete votato: https://tinyurl.com/ODG20230124-194 ]
Tutto questo conferma che gli “eredi” della Democrazia Cristiana (UDC) sono i peggiori dopo le sinistre e il movimento 5 Stelle.
2) Altra indicazione che si ricava dall'e-book: il tema della rappresentanza politica dei cattolici.
L’artefice della sconfitta del P.C.I. del 1948, ci lascia tre regole molto chiare:
– “L’esistenza e l’azione dei Comitati Civici ha recato un insegnamento fondamentale ai cattolici italiani impegnati ad assolvere un dovere elettorale: non è sufficiente l’esistenza di uno o più partiti di ispirazione cristiana, ma è necessario che esista una struttura politica non partitica”;
– “in ogni diocesi esista un Comitato non partitico, composto da cattolici autentici e non interessati a una candidatura personale o a ricevere denaro”;
– “Una struttura analoga a quella dei Comitati Civici dovrebbe avere, a differenza del 1948, una vita permanente, in modo che essa possa garantire un’efficiente presenza e controllo dei cattolici sulla moralità della vita politica”.
iGpM
totustuus.it
RispondiEliminaCirca il voto che in teoria "blinda" la 194.
Si dimentica di spiegare che l'emendamento votato a favore della legge che consente il libero aborto fu inserito a sorpresa in una normativa che puniva il c.d. femminicidio, insomma in una normativa che proteggeva i c.d. diritti delle donne e roba del genere. Una mossa astuta che ha preso di sorpresa il CD, che si è fatto impallinare.
Meloni speriamo non vada a Kiev. Se la situazione si deteriorasse, per gli ucraini, forse non ci andrà.
Dobbiamo criticare i punti deboli del governo di CD. Tuttavia, sarebbe onesto tener presenti le condizoni sempre difficili nelle quali deve operare: la magistratura di Catanai, tanto per non sbagliare, ha dato ragione ad un ricorso delle ONG, sullo sbarco dei migranti.
Capito o no? Bisognerebbe allora avere l'audacia di togliere la nostra firma a trattati internazionali che ci obbligano a soccorrere i c.d. (finti) migranti etc. Una mossa forte, che potrebbe però provocare pesanti rappresaglie nei confronti del nostro Paese.
La lotta per via amministrativa contro le navi dell'invasione deve tuttavia continuare.
"Non ci sarebbero gli influencers se non esistessero i deficienters"" (cit.)
RispondiEliminaSperiamo che il fondo sia stato toccato ed ora si inizi la risalita!
RispondiEliminaSarebbe interessante calcolare quanto è costato al contribuente dello Stato italiano l'orrendo bacio di Sanremo. Ricordando che durante la pandemia il Governo multava i baci in pubblico tra persone normali.
RispondiEliminaAndrea Sandri