Il Giovedì di Sessagesima vede la celebrazione di uno dei principali giorni del tempo di Carnevale: celebre era il Carnevale romano, per la sua magnificenza e anche per i suoi eccessi, spesso non innocenti ma perfino licenziosi e violenti; a motivo di ciò San Filippo Neri, volendo anche offrire uno svago migliore, decise di creare un piccolo pellegrinaggio cittadino, alternato da canti, danze e rappresentazioni, alle principali chiese e basiliche romane, e due secoli più tardi San Leonardo da Porto Maurizio decise di installare una Via Crucis nel Colosseo.
Quando si legge, o vengono diffusi, appelli mariani o di santi contro il Carnevale bisogna considerare il particolare contesto storico del passato, quando appunto il Carnevale non era un semplice passatempo in maschera ma portava con sè anche gli eccessi di cui sopra, e non era ovviamente una semplice festa per bambini; fatti salvi la moderazione e la preghiera che devono essere sempre presenti, specialmente in questo tempo, questi appelli vanno contestualizzati e non assolutizzati, nè da cattolici si deve diventare puritani o geovisti (magari con il rosario, le immagini della Madonna e perfino il latino, ma sempre puritani e geovisti nella mentalità) proibendo le feste e i divertimenti senza motivo, specialmente ai più piccoli, considerato pure che il Carnevale romano eccessivo del passato non esiste più da secoli.
In foto, un dipinto di Robert Alexander Hillingford raffigurante il Carnevale di Roma (1862). (Roberto de Albentiis)
Leggo stamattina sul web che a Roma una insegnante è sotto linciaggio morale e mediatico perché avrebbe invitato una sua allieva a coprirsi la pancia nuda in classe, aggiungendo: "che stai sulla Salaria"? noto luogo per passeggiatrici. Ebbene, apriti cielo, studenti in rivolta, richieste di scuse alla docente. Ma dalle cronache si evince che la ragazzina fosse intenta a farsi filmare da un compagno - a scuola!- mentre ammiccava in pose sexy , come quelle dei videclip idioti e diseducativi che il sistema orgiastico-mercantile americanoide riversa a getto continuo sulle giovani generazioni. Ancora venti, forse anche dieci anni fa, la ragazzina sarebbe stata sospesa e i suoi genitori si sarebbero vergognati del suo comportamento. Ora è la docente ad essere sulla graticola, per una battuta infinitamente meno grave del comportamento dell'allieva che è libera di girare tutti i filmini ammiccanti che vuole (se i genitori ahimè glielo permettono) ma certo non a scuola. Infatti oggigiorno si è completamente dimenticato che la scuola è il luogo dove si trasmette il sapere (il sapere, non l'indottrinamento politicamente corretto!) e che quindi esige rispetto, abbigliamento e comportamenti adeguati. Voglio sperare che la professoressa non si scusi e non faccia marcia indietro, qualunque cosa succeda, anche se so bene, che all'inizio resistere alla pressione non è facile, soprattutto se vieni isolato o peggio osteggiato da chi dovrebbe sostenerti. Ma il valore delle persone si rivela proprio nel momento della prova, quando è la forza interiore, spirituale, a fare la differenza. Sono certo che, per quello che può contare, l’insegnante ha non solo la mia, ma la completa solidarietà di tantissime persone.
RispondiEliminaL'insegnante di cui sopra ha anche la mia completa solidarieta'. Ricordo un episodio di quand'ero studentessa delle superiori: ci fu un piccolo furto in classe del borsellino di una studentessa, ebbene, il Preside sospese tutta quella sezione fintanto che il colpevole non avesse confessato il maltolto. Quindi, noi adolescenti fummo messi difronte alle nostre responsabilita' e per tornare in Istituto ciascuno studente dovette essere accompagnato dal genitore. Ah, dimenticavo, era obbligatorio indossare la divisa comune. Specchio dei tempi e non da oggi, eclissata la figura del padre, i piccoli sono in cattedra e dettano le regole, i grandi chinano il capo.
RispondiEliminaAnch'io sono solidale con la professoressa, ma non approvo il suo modo di esprimersi. Ci vuole bon ton nel criticare la mancanza di decoro, altrimenti si cade nello stesso difetto e oer di più ci si espone a ritirsioni. I nostri nemici sono dialetticamente agguerriti. La divisa ai miei tempi l'ho detestata, ma era cosa buona e giusta. Purtroppo adesso la moda è ispirata a quella delle lavoratrici della via Salaria, ma sempre divisa è.
EliminaTanto per corredare la riflessione sull'insegnante di cui sopra, la riflessione qui sotto illustra l'ignoranza di chi ignora, forse avendo studiato poco e male.Dico io.
RispondiEliminaSull’insensatezza di quel “non abbandonarci alla tentazione”
https://www.aldomariavalli.it/2023/02/17/sullinsensatezza-di-quel-non-abbandonarci-alla-tentazione/
...La nuova traduzione nasce nel clima di buonismo e misericordismo a cui si ispira la Chiesa in questa fase, ignorando però che Dio, nella Sacra Scrittura, mette più volte alla prova le persone per verificare la loro fede e che Gesù stesso, durante la permanenza nel deserto, fu esposto alle tentazioni. La smania di cambiamento è espressione del “cambio di paradigma”, o “rivoluzione culturale” che si vuole attuare nella Chiesa odierna, in nome di un “ecclesialmente corretto” che non deve disturbare la sensibilità moderna....
Quarto giorno (17 Febbraio)
RispondiEliminaPREPARAZIONE ALLA CONSACRAZIONE
A SAN GIUSEPPE
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Pater, Ave, Gloria
A te, o beato Giuseppe
MEDITAZIONE (sul testo proposto giorno per giorno)
Impegno missionario e Fioretto della giornata (indicati alla fine della meditazione)
Preghiera biblica o tradizionale (riportata in calce alla meditazione)
Litanie a san Giuseppe
Quarto giorno: il lavoro
Uno dei campi principali in cui esercitare la dignità regale dei figli di Dio è il lavoro, fosse pure il più umile. Seguendo l’esempio di san Giuseppe, il cristiano opera sempre con calma, ponderazione e accuratezza, in spirito di riparazione e di offerta, sotto lo sguardo di Dio, così amorevole e al contempo esigente.
Spesso la causa principale della nostra stanchezza non è la fatica in sé, ma l’ansia con cui agiamo, il nervosismo e l’agitazione. La tranquillità di chi lavora alla santa presenza di Dio, invece, oltre a ridurre notevolmente il logorio dei nervi, favorisce moltissimo la lucidità della mente e la razionalità dello sforzo, assicurando così risultati migliori. È la lezione dei veri contemplativi, i quali, pur accordando il primato alla preghiera, sono capaci di realizzazioni notevoli.
Un figlio di re non si lascia turbare dalle difficoltà o dagli imprevisti, ma, come primo riflesso, ricorre subito a Colui che è pronto a venire in suo soccorso, infondendogli nel cuore una santa audacia e dipanando a suo favore l’intrico delle vicende umane. Nelle mirabili vie della Provvidenza, tutto concorre al suo bene (cf. Rm 8, 28), sia a quello temporale che a quello eterno. Senza sgomentarsi di nulla, il battezzato esercita le virtù di prudenza e di fortezza, elevate dalla grazia e perfezionate dai doni dello Spirito Santo, ricevuti nella Cresima.
Tutto ciò che, nel lavoro, è avvertito come un peso o una sofferenza (condizione inevitabile nello stato di viandanti) diventa materia di offerta, presentata a Dio per amore di Lui e per la salvezza delle anime. In tal modo anche i carichi più gravosi si alleggeriscono, trasformandosi in sorgente di una gioia segreta.
IMPEGNO MISSIONARIO: d’ora innanzi il mio posto di lavoro sarà un luogo in cui, per attirare anime a Dio, comunico la serenità e la pace che vengono da Lui.
FIORETTO: ogni volta che sarò tentato di lamentarmi dei colleghi e dei superiori, dirò una preghiera per loro.
Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?
Egli che non risparmiò il proprio Figlio,
ma lo consegnò per tutti noi,
come non ci donerà, con lui, anche tutto il resto?
Chi muoverà accuse contro gli eletti di Dio,
se Dio li giustifica?
Chi è che condanna?
Cristo Gesù, colui che è morto, anzi è risorto,
sta alla destra di Dio e intercede pure per noi?
Chi ci separerà dall’amore di Cristo?
(Rm 8, 31-35)
https://crociatasangiuseppe.blogspot.com/p/quarto-giorno-18-febbraio.html?m=0
Ricordiamo sempre il "Che Gue Papa" mirabile creazione di qualche anno fa al carnevale di Viareggio
RispondiEliminaQuinto giorno (18 Febbraio)
RispondiEliminaPREPARAZIONE ALLA CONSACRAZIONE
A SAN GIUSEPPE
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Pater, Ave, Gloria
A te, o beato Giuseppe
MEDITAZIONE (sul testo proposto giorno per giorno)
Impegno missionario e Fioretto della giornata (indicati alla fine della meditazione)
Preghiera biblica o tradizionale (riportata in calce alla meditazione)
Litanie a san Giuseppe
Quinto giorno: il servizio dei poveri
Un altro ambito privilegiato, nell’esercizio della nostra condizione regale, è il servizio dei deboli e degli indigenti. La storia cristiana annovera numerosi esempi di principi e re i quali, sovvenendo alle necessità dei poveri e prendendosi cura degli ammalati, conferirono alla nobiltà terrena un valore più alto e prezioso agli occhi di Dio: san Luigi IX di Francia, sant’Elisabetta d’Ungheria, san Luigi Gonzaga… Anche chi non ha nulla, viceversa, può sempre aiutare il prossimo in difficoltà, in un modo o nell’altro, acquisendo così un titolo di gloria alla corte del Sovrano celeste.
San Giuseppe, che viveva del proprio dignitoso lavoro, apparteneva socialmente al ceto medio dell’epoca, come gran parte degli apostoli che Gesù sceglierà. La Sua professione Lo mise a contatto con persone di ogni estrazione, ai cui bisogni non rimase insensibile e provvide anche con prestazioni gratuite. Con gli individui ostili del parentado e del paese mantenne la nobile magnanimità del sapiente: «Se il tuo nemico ha fame, dàgli pane da mangiare; se ha sete, dàgli acqua da bere, perché così ammasserai carboni ardenti sul suo capo e il Signore ti ricompenserà» (Pr 25, 21-22).
Chiunque, con o senza mezzi, può sempre fare del bene: se non ha denaro, con la forza delle braccia; se gli manca pure quella, con la preghiera e il consiglio. Le varie opere di misericordia corporale e spirituale ci aprono un vastissimo campo d’azione in cui c’è posto per tutti. Anche un semplice servizio a una persona anziana o la visita ad un ammalato, in certi casi, possono rivelarsi decisivi. Che lo Spirito Santo ti apra gli occhi sulle necessità del prossimo e muova il tuo cuore a soccorrerlo.
IMPEGNO MISSIONARIO: scelgo un’opera sociale o un istituto missionario degni di fiducia per sostenerli economicamente secondo le mie possibilità.
FIORETTO: cerco il modo di praticare la carità che meno mi gratifichi e non si presti a tranquillizzare rapidamente la coscienza.
Qualora io dia in cibo tutti i miei beni
e consegni il mio corpo perché sia bruciato,
ma non ho la carità, a nulla mi giova.
La carità è magnanima, è benevola la carità;
la carità non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia,
non manca di rispetto, non cerca il suo interesse,
non si adira, non tiene conto del male ricevuto,
non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità.
Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
(1 Cor 13, 3-7)
https://crociatasangiuseppe.blogspot.com/p/quinto-giorno-19-febbraio.html
Non si dice in alcun modo ad una propria alunna che è una prostituta. L'insegnante stigmatizza il comportamento non la persona.
RispondiElimina
RispondiEliminaAnche se l'avesse redarguita in termini cortesi, diciamo, la reazione sarebbe stata probabilmente la stessa.
I giovani e soprattutto le giovani non accettano alcuna critica, comandano loro e vogliono imporre il loro modo di vivere, sboccato e lascivo.
I rapporti tra adulti e gioventù sono rovesciati, fatto tipico delle società corrotte e in decadenza.
Lo notava già Platone nel criticare la decadenza della democrazia ateniese. Niente di nuovo sotto il sole.
La moda impostasi dell'ombelico scoperto, particolarmente odiosa durante l'estate, è comunque una cosa oscena, da tutti i punti di vista, anche estetico. La dice lunga sul basso livello cui è precipitato oggi il sesso femminile.
Dopo secoli in cui eri considerata una donnaccia se avevi i capelli non pettinati in modo “gusto” o se mostravi la caviglia (!) ci si stupisce che poi sia scoppiata la reazione? A tirar troppo la corda, si spezza. E ad un certo punto, minacciare con “andrai all’inferno” non ha attaccato più.
Elimina