Il Santo Giorno della Pasqua
Al mattino
La Risurrezione di Cristo.
Le lunghe ore della notte dal Sabato alla Domenica sono ormai trascorse ed il sorgere del giorno si avvicina. Maria, col cuore oppresso, attende con paziente coraggio il momento che le restituirà il Figlio. La Maddalena, con le sue compagne, ha vegliato tutta la notte e non tarderà molto ad incamminarsi verso il sepolcro. Dal fondo del Limbo, lo spirito del divin Redentore si appresta a dare il segnale della liberazione a quelle miriadi di anime giuste, prigioniere da sì lungo tempo, e che ora lo circondano di tutto il loro rispetto, di tutto il loro amore. La morte si libra silenziosa sul sepolcro ove ha racchiuso la sua vittima. Da quel giorno lontano, in cui essa divorò Abele, inghiottì innumerevoli generazioni: ma giammai aveva ghermito tra i suoi lacci una sì nobile preda. Mai come allora la sentenza del Paradiso Terrestre si era così spaventosamente adempiuta; e mai, pure, nessuna tomba aveva visto fallire le sue speranze con una smentita altrettanto crudele. Più di una volta la potenza divina le aveva involato le sue vittime: il figlio della vedova di Naim, la figlia del capo della Sinagoga, il fratello di Marta e di Maddalena, le sono stati rubati; ma essa li attende alla loro seconda morte. V'è un altro, però, di cui fu scritto: "Io sarò la tua morte, o morte; sarò la tua rovina, o sepolcro" (Osea 13, 14).
Ancora pochi istanti, e la lotta comincerà tra i due avversari.Come per il rispetto dovuto alla divina Maestà non poteva essere permesso che quel corpo, unito a un Dio, attendesse nella polvere il momento in cui l'Angelo al suono della tromba chiamerà tutti per il giudizio supremo, cosa che avverrà per i peccatori; così era conveniente che fossero abbreviate le ore in cui il potere della morte doveva prevalere. "Una generazione malvagia ed adultera chiede un prodigio - aveva detto Gesù - nessun prodigio però le sarà dato vedere, se non quello del Profeta Giona" (Mt 12,39).
Tre giorni di sepoltura, la fine del venerdì, la notte seguente, tutto il sabato con la sua notte e le prime ore della domenica. È sufficiente: sufficiente per la giustizia divina, ormai soddisfatta; sufficiente per attestare la morte dell'augusta vittima e per assicurare il più strepitoso dei trionfi; sufficiente per il cuore desolato della più tenera tra le madri. "Nessuno mi può togliere la vita ma da me stesso io la dò; è in mio potere il darla, ed è pure in mio potere il riprenderla di nuovo" (Gv 10,18). Così aveva detto Gesù agli Ebrei prima della sua Passione; e la morte adesso sentirà tutta la forza di questa parola del padrone del mondo.
La Domenica, il giorno della Luce, comincia a spuntare; il primo chiarore dell'aurora combatte già le tenebre. E subito l'anima divina del Redentore si slancia dalla prigione del Limbo, seguita dal numeroso stuolo delle sante anime che l'avevano attorniata. Essa traversa lo spazio in un batter d'occhio e, penetrando nel sepolcro, rientra in quel corpo dal quale si era distaccata tre giorni prima in mezzo agli spasimi dell'agonia. Le sacre spoglie si rianimano, si risollevano, si liberano dai lenzuoli, dagli aromi e dalle bende in cui erano avvolte. Le lividure sono sparite, il sangue è tornato e scorre nelle vene; e da quelle membra lacerate dalla flagellazione, da quella testa ferita dalle spine, da quei piedi e da quelle mani traforate dai chiodi, si sprigiona una vivissima luce che sfolgora nella caverna. Gli Angeli che adorarono teneramente il fanciullo di Betlemme, adorano adesso, tremando, il vincitore del sepolcro; piegano con rispetto, e depongono sulla pietra, dove quel corpo riposava immobile fino a pochi istanti prima, i lenzuoli nei quali era stato avvolto dalla pietà dei due discepoli e delle pie donne.
Ma il Re dei Secoli non deve attardarsi oltre sotto la volta funebre; più rapido della luce che attraversa il cristallo, supera l'ostacolo che oppone la pietra posta all'entrata della caverna, che la pubblica autorità aveva sigillato e circondato di soldati armati. Tutto è restato intatto: ma il Trionfatore della morte è tornato a libertà, simile a quando apparve agli occhi di Maria nella povera stalla, senza alcuna violenza per il seno materno, secondo quanto unanimemente ci dicono i Dottori della Chiesa. Questi due misteri della nostra fede si riuniscono e proclamano il primo e l'ultimo termine della missione del Figlio di Dio: all'inizio una Madre rimasta vergine; alla fine un sepolcro sigillato, che restituisce colui che vi teneva prigioniero.
La sconfitta della morte.
Il silenzio più profondo regna ancora nel momento in cui l'Uomo-Dio ha spezzato lo scettro della morte. La sua e la nostra liberazione non gli hanno costato alcuno sforzo. Oh! Morte, cosa resta adesso del tuo impero? Il peccato ci aveva consegnato a te: tu riposavi sulla conquista fatta; ed ecco che la tua sconfitta arriva al colmo. Quel Gesù che eri così fiera di tenere in tuo potere, ti è sfuggito; e tutti noi, dopo esser stati in tuo possesso, ci troveremo pure liberati. La tomba che ci scavi diventerà la nostra culla per una Vita nuova, poiché colui che ha trionfato su di te è il primogenito tra i morti (Ap 1,5). Ed oggi è la Pasqua, il Transito, la liberazione, per Gesù e per tutti i suoi fratelli. Noi seguiremo tutti la strada che Egli ci ha tracciata; e verrà il giorno in cui tu, che ogni cosa distruggi, tu la nemica, tu sarai annientata a tua volta dal regno dell'immortalità (1Cor 15,26).
Ma noi contempliamo la tua sconfitta fin da questo momento e ripetiamo, a tua vergogna, il grido del grande Apostolo: "O morte, dov'è la tua vittoria? Dov'è il tuo pungiglione? Per un momento hai trionfato ed eccoti assorbita nella vittoria" (ivi, 55).
L'apertura del sepolcro.
Ma il sepolcro non dovrà restare sempre sigillato: bisogna che si apra e che dimostri in pieno giorno che colui il cui corpo inanimato vi dimorò per qualche ora, l'ha abbandonato per sempre. Improvvisamente trema la terra, come al momento in cui Gesù spirava sulla Croce; ma questa convulsione del globo terrestre non indica più l'orrore: esso adesso esprime l'allegrezza. L'Angelo del Signore scende dal Cielo; toglie la pietra dall'ingresso, sedendovi sopra maestosamente; il suo vestito è di una bianchezza abbagliante ed i suoi occhi lanciano lampi sfolgoranti. A quella vista le guardie cadono a terra dallo spavento; e restano là come morti, finché calmati nel loro terrore dalla bontà divina, si rialzano e, abbandonando quel luogo, si dirigono verso la città, a render conto di ciò che hanno veduto.
L'apparizione alla Madonna.
Nel medesimo tempo, Gesù risorto, prima che alcun essere mortale abbia potuto contemplarlo nella sua gloria, ha attraversato lo spazio e in un attimo si è riunito alla sua Santissima Madre.
Egli è il figlio di Dio, il Trionfatore della morte, ma è pure figliuolo di Maria. Ella gli è stata vicina, assistendolo fino al termine della sua agonia; ha unito il sacrificio del suo cuore materno a quello che egli stesso offriva sulla Croce; è dunque giusto che siano per lei le prime gioie della risurrezione. Il santo Vangelo non annovera tra le apparizioni quella del Salvatore a sua Madre, mentre lo fa dettagliatamente per tutte le altre; è facile capirne la ragione.
Quest'ultime avevano per scopo di divulgare il fatto della Risurrezione, mentre quella era solo reclamata dal cuore di un figlio, e di un figlio come Gesù. La natura e la grazia esigevano questo primo incontro, che nella sua misteriosità commovente, forma la delizia della anime cristiane. Non vi era bisogno che fosse registrata nei libri sacri; la tradizione dei Santi Padri, a cominciare da S. Ambrogio, era sufficiente a trasmettercela, anche se i nostri cuori non ne avessero avuto prima il presentimento. E quando noi ci domandiamo per quale ragione il Signore, che doveva uscir dalla tomba di Domenica, volle farlo nelle prime ore del giorno, ancora prima che il sole sorgesse ad illuminare l'universo, noi ci associamo senza difficoltà, al parere di quegli autori che hanno attribuito questa premura del Figlio di Dio al desiderio che aveva il suo cuore di mettere fine alla dolorosa attesa della più tenera e della più afflitta delle Madri.
Quale parola umana oserebbe provarsi a descrivere le effusioni del Figlio e della Mamma, in quell'ora tanto desiderata? Gli occhi di Maria, consumati dal pianto e dall'insonnia, si aprono improvvisamente nella dolce e viva luce che le annunzia l'avvicinarsi del suo diletto; la voce di Gesù risuona alle sue orecchie, non più con quell'accento doloroso che poco prima scendeva dall'alto della croce e, quale spada, trapassava il suo cuore materno, ma piena di gioia e di tenerezza, come si conviene a un figlio che viene a raccontare i suoi trionfi a colei che gli ha dato la luce.
L'aspetto di quel corpo sanguinante e inanimato, che tre giorni fa ella prendeva tra le sue braccia, ora è radioso e pieno di vita, come se emanasse il riflesso di quella divinità alla quale è unito; le carezze di un simile figlio, le sue parole di tenerezza, gli abbracci suoi, che son quelli di un Dio: ecco la scena rappresentataci in modo sublime dalla parola del Ruperto, che ci dipinge l'effusione di gioia di cui il cuore di Maria si trova ricolmo, come un torrente di felicità che la esalta e le toglie lo strazio dei dolori atroci che ella ha dovuto sopportare [1].
Nondimeno questa profusione di delizie che il Figlio di Dio aveva preparato a sua Madre, non fu così subitanea, come le parole di questo autore del XII secolo potrebbero farci credere. Nostro Signore ha voluto descrivere, egli stesso, quella scena in una rivelazione fatta a santa Teresa. Si degnò di confidarle che la sua divina Mamma era così profondamente abbattuta, da non resistere ancora molto senza soccombere al suo martirio e che, quando si mostrò a lei, appena uscito dal sepolcro, ebbe bisogno di qualche istante per ritornare in se stessa, prima di ritrovarsi in istato di godere una tale gioia; e il Signore aggiunge che le restò non poco vicino, perché questa sua prolungata presenza le era necessaria [2].
Noi cristiani, che amiamo la Madre nostra, che l'abbiamo vista sacrificare sul Calvario il suo Figliolo, dividiamo con cuore filiale la felicità di cui Gesù si compiace di colmarla in questo momento, e impariamo, nel medesimo tempo, a compatire i dolori del suo cuore materno. È questa la prima manifestazione di Gesù risorto: ricompensa della fede che fu sempre viva nel cuore di Maria, anche durante l'oscurità dell'eclissi che era durata tre giorni.
Ma è giunto il tempo in cui il Cristo si mostrerà ad altri, e che la gloria della Risurrezione comincerà a brillare sul mondo. Si è fatto vedere prima di tutto da colei che fra le creature gli era la più cara e che sola era degna di una tale felicità; adesso, nella sua bontà, ricompensa, con la sua visione consolante, le anime devote che sono rimaste fedeli all'amor suo, in un lutto forse troppo umano, ma ispirato a una riconoscenza che, né la morte, né il sepolcro, avevano scoraggiato.
Le Pie Donne al Sepolcro.
Maddalena e le sue compagne, ieri, quando il tramonto del sole venne ad annunciare che, secondo gli usi degli Ebrei, la grande giornata del Sabato lasciava il posto a quella della Domenica, uscirono per la città in cerca degli aromi per andare ad imbalsamare nuovamente il corpo del loro amato Maestro, appena la luce del giorno avesse permesso di recarsi a compiere questo pietoso dovere. La notte trascorse insonne; e le tenebre non erano ancora completamente dissipate, quando Maddalena, con Maria Madre di Giacomo, e Salome, prendevano la via del Calvario, presso il quale era la tomba dove riposava Gesù. Preoccupate com'erano, non si domandavano neppure quali braccia avrebbero potuto sollevare la pietra che chiudeva l'ingresso della grotta; ancor meno avevano pensato al sigillo della pubblica autorità che bisognava rompere. Arrivarono il primo sorgere del giorno e la prima cosa che colpì i loro sguardi fu la pietra posta a chiusura dell'ingresso, tolta dal suo posto, lasciando così penetrare lo sguardo nell'antro sepolcrale. L'Angelo del Signore, che aveva assolto la missione di togliere questa pietra, e che vi si era seduto sopra, come su di un trono, non le lasciò a lungo nello stupore che le aveva invase: "Non temete - dice loro - perché so che cercate Gesù il Crocifisso. Non è qui, perché è risorto, come disse; venite, vedete il luogo dove egli giaceva".
Era troppo per queste anime, che l'amore del Maestro trasportava, ma che ancora non lo conoscevano in una maniera più spirituale. Esse ne restarono "costernate", ci dice il santo Vangelo. È un morto che cercano: un morto che era carissimo; vien loro detto che è risuscitato; e questa parola non risveglia in loro nessun ricordo. Altri due Angeli si presentano nella grotta, tutta illuminata dallo splendore che diffondono. Abbagliate da questa luce inattesa, Maddalena e le sue compagne, ci dice san Luca, abbassano a terra gli sguardi contristati e pieni di meraviglia.
"Perché cercate tra i morti - dicono loro gli Angeli - colui che vive? Non sta qui, ma è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che il Figliuolo dell'Uomo doveva essere dato in mano a uomini peccatori e messo in croce e risorgere il terzo giorno".
Queste parole fanno una certa impressione sulle pie donne; e in mezzo all'emozione un lieve ricordo del passato sembra rinascere nella loro memoria. E gli Angeli continuano: "Andate a dire ai suoi discepoli e a Pietro che è risuscitato e li precede in Galilea".
Esse escono in fretta dal sepolcro e si dirigono verso la città con l'animo diviso tra un sentimento di terrore e quello di una gioia intima che le pervade loro malgrado. Nondimeno non hanno visto che un'apparizione di Angeli e un sepolcro aperto e vuoto. Gli Apostoli, al loro racconto, ben lungi dal lasciarsi andare alla speranza, attribuiscono, ci dice ancora san Luca, all'esaltazione del sesso debole tutte le meraviglie che le pie donne, insieme, vengono a riferire. La Risurrezione, predetta così chiaramente e a diverse riprese dal Maestro non torna alla memoria neppure a loro.
La Maddalena si rivolge in particolare a Pietro e a Giovanni; ma quanto è ancora debole anche la sua fede! Ella era andata ad imbalsamare il corpo del suo amato Maestro e non l'ha più trovato; ora sfoga la sua dolorosa delusione con i due Apostoli: "Hanno portato via il Signore dal sepolcro - dice - e non sappiamo dove l'abbiano messo".
Pietro e Giovanni al Sepolcro.
Pietro e Giovanni decidono di recarsi sul luogo. Penetrano nell'antro, vedono i lenzuoli piegati ordinatamente sulla tavola di pietra su cui è stato deposto il corpo del loro Maestro; ma gli Spiriti Celesti, che ne fanno la guardia, non si mostrano ad essi. Giovanni, però, come lui stesso ce ne dà testimonianza, in quel momento acquista la fede: d'ora in avanti crederà alla risurrezione di Gesù.
Noi non facciamo che sorvolare su fatti che avremo occasione di meditare più tardi, quando la Liturgia li riporterà sotto i nostri occhi. In questo momento si tratta solamente di seguire, nel loro insieme, gli avvenimenti di quel giorno: il più solenne di tutti.
Fino ad ora Gesù non è apparso che alla Madre sua; le pie donne non hanno veduto che degli Angeli che hanno loro parlato. Questi Spiriti Celesti hanno raccomandato di andare ad annunziare la risurrezione del loro Maestro ai Discepoli e a Pietro. Esse non ricevono la stessa commissione per Maria: e facile comprenderne la ragione: il figlio si è già riunito a sua Madre ed il misterioso e commovente incontro si sta ancora svolgendo, durante questi preludi. Ma ormai il sole brilla già in tutto il suo splendore e le ore del mattino avanzano; sarà l'Uomo-Dio a proclamare egli stesso il trionfo che, in lui, riporta sulla morte il genere umano. Seguiamo con profondo ossequio l'ordine di queste manifestazioni, sforzandoci di scoprirne rispettosamente il mistero.
L'apparizione a Maria Maddalena.
Maddalena, dopo il ritorno dei due Apostoli, non ha potuto resistere al desiderio di visitare nuovamente la tomba del Maestro. Il pensiero che quel corpo sparito, e forse - chissà? - divenuto lo zimbello dei suoi nemici, possa giacere senza onore e senza sepoltura, tormenta la sua anima ardente e sconvolta. Ella si è rimessa in cammino e presto arriva alla porta del sepolcro. Là, nel suo inconsolabile dolore, scoppia in singhiozzi; poco dopo, chinandosi verso l'interno dell'antro, scorge i due Angeli, seduti ciascuno ad una delle estremità della tavola di pietra sulla quale, sotto i suoi occhi, fu steso il corpo di Gesù. Ella non li interroga: son loro che parlano: - Donna - essi dicono - perché piangi?
- Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'abbiano messo!
E dopo queste parole si volge senza aspettarne la risposta. Improvvisamente si trova di fronte ad un uomo, e quest'uomo è Gesù. Maddalena non lo riconosce: sta cercando il corpo morto del suo Maestro e vuole seppellirlo di nuovo. L'amore la guida, ma la fede non rischiara quell'amore; non si accorge che colui del quale cerca le spoglie inanimate è là, vivente, presso di lei.
Gesù, nella sua ineffabile condiscendenza, si degna di farle sentire la sua voce: "Donna - le dice - perché piangi? Cosa cerchi?". Maddalena non ha riconosciuto neppure quella voce; il suo cuore è come intormentito da una eccessiva e cieca sensibilità. Il suo spirito non conosce ancora Gesù. Nondimeno tiene gli occhi fissi su di lui; ma la sua immaginazione, che la trascina, le fa vedere in quell'uomo il guardiano del giardino che circonda il sepolcro. Forse, pensa, è lui che ha nascosto il tesoro che cerco; e, senza riflettere più a lungo, si rivolge ad esso sotto quell'impressione: "Signore - dice umilmente allo sconosciuto - se siete voi che l'avete tolto ditemi dove lo avete messo e io lo porterò via".
Era troppo per il cuore del Redentore degli uomini, per Colui che si degnò di lodare chiaramente in casa del Fariseo l'amore della povera peccatrice; non può più tardare a ricompensare questo tenero affetto: le darà la luce per comprendere.
Allora, con un accento che ravviva nella Maddalena la memoria per tanti episodi di divina familiarità, non le dice che una sola parola: "Maria!". "Maestro", risponde lei con tutta la sua effusione, improvvisamente illuminata sullo splendore di quel mistero. E con uno slancio posa le sue labbra su quei sacri piedi, come quando, abbracciandosi ad essi, ricevette il perdono delle sue colpe. Ma Gesù la ferma; non è ancora venuto il momento di abbandonarsi a lunghe espansioni di gioia. Occorre che Maddalena, primo testimonio della risurrezione dell'Uomo-Dio, venga elevata, per merito del suo amore, al più alto grado di onore. Non è opportuno che Maria riveli ad altri i segreti del suo amore materno; sarà dunque Maddalena che dovrà testimoniare ciò che ella ha visto e ciò che ha udito in quel giardino. È lei che sarà, come dicono i Santi Dottori, l'Apostolo degli stessi Apostoli. Gesù le dice: "Va' dai miei fratelli e di' loro che io ascendo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro".
Questa è la seconda apparizione di Gesù risuscitato: l'apparizione a Maria Maddalena, la prima nell'ordine delle testimonianze.
La mediteremo nuovamente giovedì mattina; ma adoriamo fin da questo istante la bontà del Signore, che, prima ancora di pensare a confermare i suoi Apostoli nella fede della Risurrezione, si degna di compensare l'amore di quella donna che l'ha seguito fin sotto la croce, fino al di là della tomba e che, essendo a lui debitrice di più degli altri, ha saputo anche più degli altri amare. Apparendo per primo a Maddalena, Gesù ha voluto anzitutto dimostrare il suo amore divino verso le creature: amore che ha fatto precedere anche all'affermazione della sua gloria.
Maddalena si affretta ad adempiere l'ordine del suo Maestro e, dirigendosi verso la città, non tarda a trovarsi alla presenza dei Discepoli. "Ho visto il Signore - dice - ed Egli mi ha detto questo". Ma la fede non è ancora penetrata nelle loro anime; solamente Giovanni, al sepolcro, ne ha ricevuto il dono, anche se i suoi occhi non videro che la tomba vuota. Ricordiamoci che, pure essendo fuggito insieme agli altri, lo ritroviamo al Calvario per ricevere l'ultimo respiro di Gesù, e che là è divenuto il figlio adottivo di Maria.
L'apparizione alle Pie Donne.
Intanto le compagne della Maddalena, Maria madre di Giacomo, e Salome, che da lontano l'hanno seguita sulla strada del sepolcro, tornano sole a Gerusalemme. Improvvisamente Gesù si presenta al loro sguardo e le ferma: "Vi saluto" dice. A queste parole il loro cuore divampa di tenerezza e di ammirazione. Esse si gettano con ardore ai suoi piedi, abbracciandoli in atto di adorazione.
È la terza volta che il Salvatore appare risuscitato; questa, meno intima, ma più familiare di quella di cui la Maddalena fu favorita. Gesù non farà passar la giornata senza manifestarsi a coloro che sono chiamati a divenire gli araldi della sua gloria; ma ha voluto, prima di tutto, rendere onore, di fronte ai secoli futuri, a queste generose donne che, affrontando il pericolo e vincendo la debolezza del loro sesso, lo hanno consolato sulla croce con una fedeltà che non trovò in quelli che erano stati prescelti e colmati dei suoi favori. Intorno al Presepio, da dove per la prima volta si mostrava agli uomini, aveva convocato, per mezzo della voce degli Angeli, alcuni poveri pastori, prima di chiamare i re, con l'intervento di una stella. Oggi che è arrivato all'apice della gloria, che ha posto il sigillo a tutte le sue opere, mediante la sua Risurrezione, rendendo testimonianza, così, della sua origine divina e dandone la prova alla nostra fede col più irrefragabile prodigio, aspetta, prima di istruire e di illuminare gli Apostoli, che alcune umili donne siano state da lui istruite, consolate, colmate dai segni del suo amore. Quale grandezza d'animo in questo modo di agire, così soave e forte, del Signore Iddio! Come ha ragione di dirci col Profeta: "Non quali i miei pensieri, sono i vostri pensieri" (Is 55,8).
Se fossimo stati noi a dover stabilire le circostanze relative alla sua venuta nel mondo, cosa non avremmo fatto per richiamare attorno alla sua culla ricchi e poveri, in una parola l'intero genere umano? Con quale frastuono avremmo promulgato, di fronte a tutte le nazioni, il miracolo dei miracoli, la Risurrezione del Crocifisso, il suo trionfo sulla morte, l'immortalità riconquistata? Il Verbo, che è "Potenza e Sapienza di Dio" (1Cor 1,24) ha deciso altrimenti. Al momento della sua nascita non ha voluto, come primi adoratori, che degli uomini semplici, i cui racconti non dovevano riscuotere un credito al di là di Betlemme; ed ecco che, ai nostri giorni, la data di quella nascita corrisponde all'inizio dell'era di tutti i popoli civili. Quali primi testimoni della sua Risurrezione non ha scelto che alcune deboli donne; ed ecco che in questo medesimo giorno, all'epoca nostra, la terra intera celebra l'anniversario della Risurrezione. Tutto ne rimane scosso: uno slancio, sconosciuto nel resto dell'anno, si fa sentire anche dai più indifferenti; l'incredulo che vive gomito a gomito con il credente sa, per lo meno, che oggi è Pasqua; ed anche dal seno delle stesse nazioni infedeli, innumerevoli voci di cristiani si uniscono alle nostre, affinché si elevi a Gesù risuscitato, da ogni parte del globo, l'acclamazione che ci unisce tutti, quali un popolo solo: il festevole Alleluia.
Dobbiamo esclamare con Mosè, come quando il popolo eletto celebrò la prima Pasqua e traversò all'asciutto il Mar Rosso: "Chi a Te pari tra gli dei, Signore?" (Es 15,11).
__________________________[1] Gli Offici Divini, l. vii; c. xxv.
[2] Vita di santa Teresa scritta da se stessa: nelle appendici.
(da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 27-36)
Scimus Christum surrexisse a mortuis vere: tu nobis, victor Rex, miserere. Amen. Alleluia.
RispondiEliminaFu lasciato solo in preghiera al Getsemani, sonnecchiando più volte malgrado gli inviti.
RispondiEliminaA dar la sveglia fu il clamore delle guardie mandate ad arrestare Gesù, istruite da Giuda.
Erano trascorse due/tre ore dall'ultima cena, istituzione dell'Eucaristia e del sacerdozio.
Iniziavano 48 ore fatte di ingiustizia, di menzogna, di violenza, di sangue, di morte.
Mille anni per Dio sono come un giorno: lo troviamo più volte nella Sacra Scrittura.
Duemila anni circa dati alla Chiesa per rivivere il 14 e il 15 nisan: per, in e con Cristo.
Nella notte che fa seguito al sabato santo avviene il prodigio della vittoria sulla morte.
La luce sfolgora nelle tenebre, come quando la Madre diede alla luce il piccolo Gesù.
Allora agli angeli fecero eco i pastori. Qui agli angeli fanno eco le donne. Maria c'è.
L'annuncio passa dal Cielo a categorie terrene non reputate affidabili e attendibili.
Dio però non ragiona come l'uomo, specie quello che calcola e soppesa tutto. E poi sbaglia.
Perchè il male? Perchè l'ingiustizia? Perchè il dolore? Perchè la sofferenza?
Passi da me, se possibile, questo calice o Padre. Ma comunque come vuoi tu!
Oggi la Chiesa celebra l'Eucaristia -parlando di terra- e parla della gioia del risorto.
Ha chiuso tra parentesi Giuda, il sinedrio, Pilato, Pietro e il gallo, e molto altro.
Perchè smontano l'uomo. Smontano il culto all'uomo. Smontano la fretta dell'uomo.
Smontano la pretesa persino di aver capito sia "la cena", sia la resurrezione.
Infatti non si è capito nemmeno il Padre Nostro. E meno ancora i Comandamenti.
Le donne ricevono l'annuncio di una vittoria sulla morte: di Dio! Da Dio.
Ricevono l'annuncio che dà senso alla croce, alle promesse di Dio e non di uomini (di Dio).
La Chiesa che ha ricevuto l'Eucaristia ha avuto duemila anni di tempo circa. Con Maria.
Ultimamente ha sminuito Maria, una come tante: meglio dialogare con Caifa, Pilato ed Erode.
Il Figlio risorge da morte nascondendoci l'incontro con la corredentrice.
Secondo la volontà del Padre dev'essere così. Chi corredime resta nascosto.
Le prime pagine sui giornali vanno a quelli che piacciono al mondo, che guardano lì.
Cristo è risorto e non c'era una troupe del TG, nemmeno il video di uno smartphone.
Non c'era il mondo a certificare nulla di ciò che dobbiamo credere per ricevere dei like.
E' stato dato un tempo per collegare i punti, tra l'Eucaristia e la Pasqua. Con Maria.
Sprecato quel tempo, non è che che verrà meno la prova, necessaria. Si potrà non passarla.
Perchè la gioia della Pasqua non richiede calcolatori, ma beatitudine. Santità, non sinodi.
"Noi siamo usciti fore
RispondiEliminadel maggior corpo al ciel ch'è pura luce:
luce intellettual, piena d'amore;
amor di vero ben, pien di letizia;
letizia che trascende ogne dolzore."
Dante, Paradiso, XXX 38-42
Fabrizio Fabbri
https://www.totalitarismo.blog/mal-di-seder-perche-la-pasqua-ebraica-e-quella-cristiana-non-sono-la-stessa-cosa/
RispondiEliminaParte 2
RispondiElimina"Secondo la Tradizione, sono quaranta le ore che Cristo trascorre agli inferi [ossia nel Limbo dei Padri]. Quella che compie non è certo una visita di cortesia all’antico Nemico: è uno scontro, una lotta, che vede Gesù Vincitore. Egli vince sulla morte e sul Diavolo, e libera le anime che porterà con sè nella gloria del Paradiso, a cominciare da quella dei progenitori.
Cristo va a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva, presentandosi con le armi vittoriose della croce. Si dice che appena Adamo, il progenitore, lo vide, percuotendosi il petto per la meraviglia, gridò a tutti e disse: « Sia con tutti il mio Signore ». E Cristo rispondendo disse ad Adamo: « E con il tuo spirito ». E, presolo per mano, lo scosse, dicendo: «Svegliati, tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti illuminerà. Io sono il tuo Dio, che per te sono diventato tuo figlio; che per te e per questi, che da te hanno avuto origine, ora parlo e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: Uscite! A coloro che erano nelle tenebre: Siate illuminati! A coloro che erano morti: Risorgete! A te comando: Svegliati, tu che dormi! Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell’inferno. Risorgi dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani! Risorgi mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui! Tu in me e io in te siamo infatti un’unica e indivisa natura.»
Il Nemico aveva provocato l’uscita dell’umanità dalla terra del paradiso. Cristo non la riporta in quel giardino, ma la colloca sul trono celeste. Qualcosa di tremendo è accaduto in quelle ore agli inferi, in quel faccia a faccia tra il Dio che si era fatto uomo e Satana, l’avversario di Dio e dell’uomo. Un avversario che non si limita a volere la “scomparsa” delle anime, ma vuole e cerca la loro dannazione, la loro sofferenza eterna. ›
[ Fonte: Radio Spada ]
Dalla Benedizione dell'acqua nel rito tradizionale della notte di Pasqua: il sacerdote divide l'acqua descrivendo con la mano una croce e dice "il Signore renda feconda quest'acqua preparata alla rigenerazione degli uomini, affinché ricevuta la santificazione dall'immacolato fonte divino, sorga una progenie celeste rinata a nuova vita, creatura rinnovata, e la grazia, quale madre, generi tutti a una sola infanzia" poi alita tre volte sull'acqua e dice: "Benedici tu stesso Signore con la tua bocca, queste acque naturali, affinché, oltre la loro virtù propria di lavare i corpi, ricevano anche quella di purificare le anime. Siano cancellate qui le macchie di tutti i peccati; qui la natura, creata a Tua immagine e ristabilita nella dignità della sua origine, sia purificata da tutte le antiche colpe, affinché coloro ai quali sarà dato questo sacramento di rigenerazione rinascano alla vera innocenza di una nuova infanzia... Comanda dunque Signore che ogni spirito immondo si allontani da qui: sia distante da questo elemento ogni artificio diabolico. Qui non vi sia alcuna influenza del potere nemico: non la circondi il demonio di insidie, non vi si insinui di nascosto e non la corrompa con la sua infezione".
RispondiElimina
RispondiElimina"Secondo la Tradizione, sono quaranta le ore che Cristo trascorre agli inferi [ossia nel Limbo dei Padri]. Quella che compie non è certo una visita di cortesia all’antico Nemico: è uno scontro, una lotta, che vede Gesù Vincitore. Egli vince sulla morte e sul Diavolo, e libera le anime che porterà con sè nella gloria del Paradiso, a cominciare da quella dei progenitori.
Secondo Sant'Ignazio (ed anche secondo Dante Alighieri) Gesù si recò ANCHE nell'inferno vero e proprio dove obbligò il nemico a fare per forza e senza merito ciò che un giorno non volle fare volontariamente e con merito, ovvero ad adorarlo, non solo come Dio, ma anche adorare la sua Natura Umana .
Assistono alla Via Crucis un popolo inebetito, larga parte di immigrati trasportati dalle cooperative, quei pochi italiani trasportati dai pullman del sindacato della CGIL e dai pullman dei partiti della sinistra italiana. Un facinoroso tra la folla inneggia al Papa assente come si inneggia ad un leader politico, forse il tapino ha confuso che stava partecipato alla Via Crucis e non al comizio di Landini. L’inquietudine viene estremizzata dal cronista della Via Crucis che, invece di sottolineare il ricordo della passione e morte di Gesù, parla di papa Bergoglio e di come ogni stazione della Via Crucis ha raccontato un viaggio del papa nel mondo.
RispondiEliminaDunque la Via Crucis usata per pubblicizzare Bergoglio. Vergognoso!!!
Francesco Leone