Premessa
Forse non tutti sanno e nessuno ricorda che il 25 aprile è nato come festa patriottica e non come festa ideologica, tanto meno una festa comunista.
22 Aprile 1946 - Umberto di Savoia istituisce la festa nazionale “25 Aprile”
DECRETO LEGISLATIVO LUOGOTENENZIALE 22 aprile 1946 - N.185
Umberto di Savoia Principe di Piemonte
Luogotenente Generale del Regno
(...) Abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue:
Art. 1
A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato Festa Nazionale.
In vista del 25 Aprile Giorgia Meloni lancia il suo appello, in occasione della commemorazione della morte dei due fratelli Mattei, Stefano e Virgilio, figli di un esponente locale del Movimento sociale italiano, morti nell'incendio appiccato da alcuni militanti di estrema sinistra:
"Erano gli anni nei quali l’avversario politico era un nemico da abbattere, erano gli anni dei cattivi maestri sempre pronti a giustificare anche il più orrendo dei crimini o a costruire false verità per coprire i responsabili, erano gli anni delle fazioni contrapposte e della delegittimazione reciproca... Il popolo italiano ha saputo superare quegli anni così duri. Non lo ha fatto senza difficoltà. Le cicatrici delle profonde ferite subite ne sono il segno concreto e, spesso, tornano a far male. Non possiamo cancellare la storia o chiedere alle famiglie delle vittime di dimenticare ciò che è successo. Non possiamo restituire la vita ai troppi giovani che l'hanno sacrificata a un'ingiusta violenza. Quello che possiamo fare oggi è tenere viva la memoria di quanto accaduto, per evitare il pericolo di ricadute e condurre l'Italia e il nostro popolo verso una piena e vera pacificazione nazionale... È l'obiettivo che mi auguro tutte le forze politiche, le Istituzioni, le agenzie educative e la società vogliano porsi per trasmettere alle nuove generazioni un messaggio di rispetto e tolleranza. Perché nel confronto politico non ci siano più nemici da abbattere o da distruggere, ma soltanto avversari, con i quali confrontarsi civilmente e nel riconoscimento reciproco".
In effetti, tra i cittadini (ad eccezione degli intellettuali d'assalto in sevizio permanente effettivo su tutti i canali mediatici che la destra ancora non ha imparato a procurarsi) chi si ritiene una persona totalmente libera e democratica, aborre ogni forma di totalitarismo che sia fascismo che sia comunismo...
E vorrebbe che il 25 aprile fosse la festa di tutti, la festa di chi ha davvero una coscienza democratica.
Poi invece vedi, leggi e ascolti che ancora, dopo 78 anni, una parte politica se ne ritiene proprietaria e si arroga il diritto di essere la sola a poter festeggiare e non solo... ma pretende anche di stabilire chi può e chi non può farlo, chi può e chi non può salire su un palco.
E lo fa con arroganza e violenza dialettica, ignorando tutti i problemi e le opportunità che l'Italia deve affrontare e cogliere, sia sul piano etico che su quello antropologico e conseguentemente economico politico e giuridico, in questo difficile passaggio epocale.
E vedere sfilare bandiere rosse mette una tristezza infinita...
La sinistra non vuole che sia la festa dell'Italia libera, non vuole che sia una festa che unisca la nazione... vuole mantenere un clima di odio nel paese, vuole conservare una contrapposizione per giustificare, per mera convenienza esistenziale, il loro falso, mellito, stucchevole, stantio antifascismo di attacco.
Vivono solo di questo, non c'è altro da proporre...
Una visuale storico ecclesiale
Cito: "Il cattolico degli anni 30 e 40 si proponeva la conquista. Dopo la guerra ha ripiegato sulla testimonianza. Con i preti operai ha tentato la presenza. Dopo il Vaticano II ha scoperto il dialogo. Poi ha cominciato a dire che voleva limitarsi ad accompagnare. E adesso teorizza la necessità dell'assenza. Così il cerchio si è chiuso, finendo nel nulla". (P.Louis Bouyer)
Rispone Historicus:Nota bene: quanto all'Italia, negli anni 30 e 40 c'era il fascismo, che ha rivitalizzato la Chiesa, a partire dalla Conciliazione. Non solo ha ridato al Papa un micro potere temporale, comunque sufficiente per i bisogni di oggi, ma ha ridato alla Chiesa il matrimonio, ha riconosciuto la scuola e l'università cattolica, etc. Lo spirito di rinnovamento nazionale e di conquista che il fascismo ha ispirato negli italiani si era trasmesso anche alla generazione più giovane del sacerdozio mentre molti sacerdoti erano spontaneamente grati a Mussolini per tutto quello che aveva fatto e faceva per la Chiesa. Gli errori del fascismo, a cominciare dalle leggi razziali, non hanno in realtà inficiato questo quadro.
IL clima pubblico era dominato da una retorica di un certo tipo, nazionalistica, ma non c'era solo quella, c'era anche cultura e c'era un autentico rinnovamento spirituale. Del resto la retorica domina sempre nel pubblico, noi siamo oberati da decenni dalla peggior retorica democratica, senz'altro peggiore di quella fascista, dal momento che vuole farci ingoiare le peggiori perversioni come se fossero legittima manifestazione dei diritti umani.
Il fascismo viene oggi liquidato anche in ambito cattolico come un regime "totalitario e anticristiano", etichetta falsa perché il regime non fu affatto anticristiano e il suo totalitarismo era "imperfetto" e comunque peculiare, non paragonabile a quelli veri, comunista e nazista.
Di contro al rinnovamento spirituale degli italiani all'insegna degli ideali di Patria, Nazione, spirito di sacrificio e di conquista, si opponeva il lavorio dei cenacoli cattolici antifascisti del tipo di quelli alimentati da prelati obliqui come mons. GB Montini, che, contro l'art. 43 del Concordato, faceva politica (antifascista) grazie ai gruppi cattolici universitari, riciclando anche vecchi arnesi del Partito Popolare Italiano (l'antenato della DC, fondato dal barone siciliano Don Luigi Sturzo).
Né si oppone a quanto detto lo scontro momentaneo con Pio XI sull'Azione cattolica. Il regime passò esteriormente dalla parte del torto per via di alcune ottuse violenze squadristiche contro sedi dell' AC, ma in sostanza aveva ragione perché l'AC, violando l'art. 43 del Concordato, che la limitava ad un'attività prevalentemente religiosa, faceva in realtà politica universitaria e sindacale.
E diciamo pure, per onestà di storico, che il fascismo, pur avendo commesso ingiustizie ed errori, anche gravi, è rimasto ben lontano dalle infamie perpetrate soprattutto in campo etico e morale dalla presente, decadente e corrotta democrazia occidentale.
Rivangare per odiare, no. Rivangare per ristabilire la verità, sì. Per lo meno per ristabilire alcune verità.
Una verità da ristabilire sarebbe quella delle vicende belliche. La vulgata resistenziale, quella che chiama ancora oggi i fascisti repubblicani "repubblichini", afferma in sostanza che le forze armate di Salò furono solo quelle di mediocri scherani al servizio del tedesco invasore, regolarmente sconfitte dagli eroici partigiani. Quattro gatti, maltrattati dai tedeschi, essendo le forze valide tutte dalla parte dei partigiani.
Ma questa vulgata fa parte del mito della Resistenza, mito demolito dai libri di GP Pansa, saggista di sinistra, nei suoi noti e terribili libri sul "Sangue dei vinti". Anche Pansa dimostra che le cifre di ecatombi di tedeschi e fascisti che si ritrovano in molte fonti partigiane sono gonfiate a dismisura. Chi vuole controllare può leggere un libro onesto e ben documentato, anche se non condivisibile in tutte le sue valutazioni politico-militari, quello di Alberto Leoni, "Il paradiso devastato. Storia militare della campagna d'Italia", 1943-1945, Ed. Ares, 2012, pp. 495. Per le cifre gonfiate: pp. 368-373. Un esempio. Secondo le fonti comuniste "a Camasco il battaglione M [Camicie Nere della Tagliamento] fu attaccato per due giorni di seguito e obbligato alla fuga dopo aver lasciato sul terreno 30 morti, il vicecomandante e la bandiera. Replica di Carlo Mazzantini, autore di 'I Balilla andarono a Salò': - Io c'ero. Si trattò di tre brevissimi scontri a fuoco in cui ci furono sei morti. Non ci fu nessuna fuga e nessuna bandiera perduta perché le bandiere non si portano per le montagne in missione di contro guerriglia. Lo stesso episodio è riportato in un'altra fonte comunista, con dovizia di particolari inventati".
Le fonti non resistenziali sembrano più attendibili, dato che i caduti della RSI in combattimento, a detta degli storici più seri, furono circa 5000. Se fossero vere le cifre di cui sopra sarebbero stati molti di più, cosa impossibile secondo l'analisi incrociata dei dati.
I "molti di più" si ebbero appena finita la guerra, quando cominciarono i massacri contro chi si era regolarmente arreso e il personale civile della Repubblica fascista.
Va anche ricordato che alla Liberazione furono fatti uscire dalle carceri anche i delinquenti comuni. (Historicus)
Rivangare per odiare, no. Rivangare per ristabilire la verità, sì. Per lo meno per ristabilire alcune verità.
Una verità da ristabilire sarebbe quella delle vicende belliche. La vulgata resistenziale, quella che chiama ancora oggi i fascisti repubblicani "repubblichini", afferma in sostanza che le forze armate di Salò furono solo quelle di mediocri scherani al servizio del tedesco invasore, regolarmente sconfitte dagli eroici partigiani. Quattro gatti, maltrattati dai tedeschi, essendo le forze valide tutte dalla parte dei partigiani.
Ma questa vulgata fa parte del mito della Resistenza, mito demolito dai libri di GP Pansa, saggista di sinistra, nei suoi noti e terribili libri sul "Sangue dei vinti". Anche Pansa dimostra che le cifre di ecatombi di tedeschi e fascisti che si ritrovano in molte fonti partigiane sono gonfiate a dismisura. Chi vuole controllare può leggere un libro onesto e ben documentato, anche se non condivisibile in tutte le sue valutazioni politico-militari, quello di Alberto Leoni, "Il paradiso devastato. Storia militare della campagna d'Italia", 1943-1945, Ed. Ares, 2012, pp. 495. Per le cifre gonfiate: pp. 368-373. Un esempio. Secondo le fonti comuniste "a Camasco il battaglione M [Camicie Nere della Tagliamento] fu attaccato per due giorni di seguito e obbligato alla fuga dopo aver lasciato sul terreno 30 morti, il vicecomandante e la bandiera. Replica di Carlo Mazzantini, autore di 'I Balilla andarono a Salò': - Io c'ero. Si trattò di tre brevissimi scontri a fuoco in cui ci furono sei morti. Non ci fu nessuna fuga e nessuna bandiera perduta perché le bandiere non si portano per le montagne in missione di contro guerriglia. Lo stesso episodio è riportato in un'altra fonte comunista, con dovizia di particolari inventati".
Le fonti non resistenziali sembrano più attendibili, dato che i caduti della RSI in combattimento, a detta degli storici più seri, furono circa 5000. Se fossero vere le cifre di cui sopra sarebbero stati molti di più, cosa impossibile secondo l'analisi incrociata dei dati.
I "molti di più" si ebbero appena finita la guerra, quando cominciarono i massacri contro chi si era regolarmente arreso e il personale civile della Repubblica fascista.
Va anche ricordato che alla Liberazione furono fatti uscire dalle carceri anche i delinquenti comuni. (Historicus)
* * *
Propongo anche l’ottimo intervento di Daniele Lanza, italiano che vive e lavora a Mosca. Scritto in modo informale, ma efficace, pubblicato sulla sua bacheca FB. Di sfuggita: non serve a nulla meravigliarsi della risposta della senatrice a vita Liliana Segre al “Corsera”. Alla domanda se a Milano una donna ucraina salirà sul palco del 25 aprile e se la resistenza degli ucraini è paragonabile a quella contro il nazifascismo la Segre risponde: «Condivido la scelta di dare voce a una rappresentante del popolo ucraino. Lo vedo anche come un segno di solidarietà verso i tantissimi anziani, donne, bambini, costretti a lasciare il loro Paese. Del resto sarebbe difficile in un anno come questo intonare Bella ciao senza rivolgere un pensiero agli ucraini che nelle scorse settimane si sono svegliati e hanno “trovato l’invasor”». Quello della Segre è il naturale epilogo della saga resistenziale. Come scrive Daniele Lanza, il 25 aprile OGGI diventa inevitabilmente filo Kiev perché chi ha prodotto il sistema costituzionale che segue al 25 aprile 1945 sono forze ATLANTICHE. Forze atlantiche oggi di nuovo in guerra… e lo stato italiano, che è una sua diramazione, batte i tacchi, così come li battono i cultori del mito della Liberazione, non a caso schierati disciplinatamente dalle parti del protettorato atlantico ucraino del quisling Zelensky. [Per i fessi sempre in agguato: non è che i non cultori del mito resistenziale, anch’essi, non si schierino per lo stesso protettorato… siccome siamo in democrazia l’atlantismo prevede la versione sia di sinistra che di destra.]
25 APRILE (Festeggiatelo. Voi)
di Daniele LanzaLa finisco coi giri di parole e vado al punto, cui secondo mio stile, mi appropinquo strisciando (mi scusino per la lentezza): sono imbarazzato di non poter condividere, dalla mia prospettiva, alcuna epica nazionale legata agli eventi del 43-45 e RESPINGO entrambe le definizioni con cui ho introdotto la questione.
- RESPINGO la versione classica (“Guerra di liberazione”): siamo stati “liberati”, ma da CHI? Per quali scopi? Non certo dai partigiani che da 4 gatti che erano, si moltiplicano magicamente fino alle centinaia di migliaia giusto nelle settimane immediatamente antecedenti la sicura vittoria (tanto quanto un partito comunista allo stato virtuale da circa 20 anni che a partire dalla fine del 44 si ritroverebbe con quasi 500'000 tesserati di punto in bianco (…). All’estero si sorride (di scherno) quando si raccontano questi aneddoti rivelatori dell’animo italiano (senza nulla togliere a coloro che in tali idee credettero per davvero sin dal principio, sperimentando carceri fasciste, confini e quanto d’altro… ma è un’altra storia).
- CHI ha sgomberato la penisola dai crucchi sono stati 200'000 yankee in possesso di armamenti ed equipaggiamenti che non ci si poteva nemmeno sognare, forti di linee rifornimenti letteralmente illimitate: liberavano un territorio in vista di una sua inclusione nel proprio ordine geopolitico atlantico in qualità di grande e irrinunciabile satellite mediterraneo. Stalin aveva pacificamente consentito mesi prima a YALTA (laddove, come sempre, si ufficializzarono sul piano diplomatico le linee di confine GIA’ tracciate dagli eserciti sul campo. Funziona così dai primordi, signori e signore: la diplomazia serve a prevenire le armi, certo, ma una volta queste messe in moto, altro non può fare che certificarne l’effetto…e ufficializzare ciò che già è avvenuto, come farebbe un bravo notaio). NON sono stati gli italiani a liberare l’Italia, ma gli stormi di bombardieri a stelle e strisce a far sloggiare l’Oberkommando Wehrmacht. VICEVERSA, se anche, ucronicamente, avessero prevalso le camicie nere… il merito non sarebbe stato loro, quanto delle migliaia di panther germanici in prima linea. Gli ITALIANI di per sé (destra o sinistra che fossero) non hanno vinto né liberato NULLA.
- RESPINGO la versione buonista (“Guerra civile”) attualmente dominante, per le seguenti ragioni:
Signori e signore, mi costerna dover fare da saccente dizionario eppure la trappola semantica lo richiede per forza: l’espressione “guerra civile” sta ad indicare un conflitto INTERNO ad uno stato sovrano, nel corso del quale due fazioni armate, LIBERE ed indipendenti (pur occasionalmente appoggiate da qualche potenza straniera) si scontrano sinché non ne emerge un vincitore. Ripeto, un aiuto da mano straniera è possibile ed anzi frequente, ma non altera la natura di base del confronto in corso che vede due fazioni della medesima cittadinanza misurarsi con le armi, da una posizione di SOVRANITA’ indiscussa (questa parola ha un significato totale in questo discorso).L’Italia dopo l’8 settembre del 1943 non ha più alcuna sovranità, nemmeno l’ombra: la sovranità la detengono forze straniere (Wehrmacht e US-ARMY) dislocate capillarmente sul territorio con mezzi enormi. Codeste forze straniere per i PROPRI interessi (gli uni far sopravvivere il proprio reich creando uno sbarramento sull’Appennino, gli altri guadagnarsi un super satellite nel cuore del Mediterraneo) combattono senza esclusione di colpi, avvalendosi della popolazione autoctona, estremamente utile per la conoscenza del territorio nonché potenzialmente coscrivibile come truppe di supporto… e CHE supporto! Da un lato Brigate nere, X° MAS, Guardia nazionale repubblicana a strafare per coprire le retrovie germaniche formicolanti di partigiani. Dall’altra parte… reparti superstiti del regio esercito a supporto del corpo di invasione angloamericano + profusione di divisioni partigiane tra le montagne dell’alta Italia a supportare l’avanzata alleata formicolando pertinacemente in mezzo alle retrovie germaniche (vedi sopra!).Tutti a SUPPORTARE! Un immenso sforzo collettivo di SUPPORTO. Oltre agli ori, gli argenti e i bronzi dovrebbero conferire in questo caso, anche il platino alla funzione di “supporto”. Tanto partigiani quanto repubblichini si sono distinti nel supportare i rispettivi sovrani del campo, fossero crucchi o yankee.Mi rammarica ricordare che il verbo “supportare” ha implicazioni non indifferenti. Colui che supporta, rende una grande servigio al proprio condottiero, il che però non fa di lui a sua volta un “condottiero” (!): piuttosto ne fa un ottimo SCUDIERO. “Supportare” si associa maggiormente alla funzione di aiutante di campo, tipo portare gli speroni al signore sellargli il cavallo… cose del genere.Per tagliar corto con metafore aulico-comiche, affermo che entrambe le parti in gioco difettavano di quella sovranità che è requisito essenziale per poter definire un conflitto “guerra civile”. Gli italiani, pur chiamati in massa all’azione militare, su un piano freddamente politico NON costituivano soggetto dotato di potere decisionale che travalicasse i propri superiori (occupanti germanici o americani). Gli ITALIANI, tanto quelli dalla parte giusta quanto quelli non... si ritrovavano in uno status di subalternità nei confronti delle forze straniere cui facevano capo : quando c’è una guerra civile in cui le fazioni nazionali contrapposte sono entrambe a loro volta ETERODIRETTE da potenze extra-nazionali, allora il conflitto in questione perde la sua definizione di “guerra civile” in senso proprio, in quanto tale guerra non è che un urto tra fazioni locali, a sua volta riflesso di una collisione di ordine superiore tra le due potenze globali (Terzo reich e USA, in questo caso).In una freddissima (gelida) logica geopolitica gli italiani che militarono da una parte o dall’altra, a prescindere dalle ragioni, giuste o sbagliate che potessero essere (non lo discuto), si ritrovarono accomunate da uno status di subalternità, ridotte a tramite, o strumento traverso il quale il burattinaio (Berlino o Washington) poteva manifestarsi meglio sul territorio.Gli ITALIANI, quale che fosse il loro colore o inquadramento, o sincere intenzioni, NON contavano più una mazza nell’arena dei grandi giochi (se mai qualcosa avessero contato): si industriavano semplicemente a supportare i rispettivi dominatori nella speranza che costoro nel dopoguerra concedessero loro uno status più vivibile.Concludo: la storiografia italiana successiva al conflitto non poteva naturalmente ridurre quel tragico biennio scrivendo : “Nazisti e angloamericani si sono presi a cannonate per tutta la penisola, con mezzo milione di militari ciascuno (mezzi impressionanti gli yankee e determinazione folle i germanici) per quasi due anni : i cittadini italiani, non sapendo che fare han deciso, ognuno in coscienza propria, di servire in armi l’occupante che gradiva di più (e questo sorvolando l’immensa fascia GRIGIA di chi non si schierò proprio aspettando la conclusione degli eventi….)”.ECCO: i nostri manuali scolastici, per amore di patria e pietà legittima per i caduti, NON potevano fornire spiegazioni simili. NON rendeva senso al troppo sangue versato; NON si poteva dire che gli italiani fossero come gli “Ewoks” della saga di guerre stellari (simpatici e pacifici esserini coinvolti in un conflitto galattico molto più grande di loro).Insomma, ciò che era assolutamente indispensabile era dilatare il significato il senso dell’agire italiano tra il 43 e il 45, portandolo al titolo di “guerra”, come se si fosse trattato di una libera pugna tra fazioni e non il riflesso di forze più grandi in gioco cui si era asserviti. Varieranno, come ho tentato di argomentare, le definizioni contenenti il sostantivo “guerra” (di liberazione prima, e civile poi), ma senza mai toccare il perno essenziale concernente la natura del cittadino italiano in tale conflitto. Il messaggio da dare era: [GLI ITALIANI CONTANO! SONO ARTEFICI DEL PROPRIO DESTINO!], da incorniciare.Le 300 righe con cui vi ho angustiato si riducono a questo: gli ITALIANI hanno combattuto, sì. Hanno combattuto valorosamente, in nome di ideali in cui sinceramente credevano. Hanno sopportato il peggio, dato che tutto si svolgeva a casa loro.Il problema è che la guerra che si combatteva, benché in casa loro, non era LORO… era di superpotenze che passavano da quelle parti.Gli italiani non hanno fatto una “loro” guerra, bensì hanno partecipato a una guerra altrui (ma disgraziatamente ambientata proprio in Italia… fattore quest’ultimo che ha facilitato oltremodo, alla maggiore confusione, cioè a convincere l’italiano che stava combattendo per la propria sovranità e libertà, cosa che entrambe le macchine propagandistiche nazi e Usa diffondevano a sirene spiegate.) [fine riflessione]
Possiamo tornare a noi quindi. Ecco perché il 25 aprile è inevitabilmente filo Kiev, disgraziatamente (si cercherà di declinarlo in quel senso): perché chi l'ha prodotto realmente, ovvero chi ha favorito il sistema partitico costituzionale che ne segue sono le forze ATLANTICHE. Semplice.
Quest'ultime 75 anni più tardi sono di nuovo in guerra... e lo stato italiano dato che ne è una diramazione deve seguirle.
Sono lieto di non essermi mai affezionato ad una mitologia costituzionale patriottica italiana, vedendo questa deriva (ma vedete, lettori miei, io tale deriva la vedevo tanti anni fa, molto prima che fosse.... dato che alla "liberazione" italiana non ho mai creduto fino in fondo).
Perché LIBERTA' non è semplicemente essere "liberi". Libertà è essere senza una direzione dall'alto (anche se quest'ultima fosse giusta). Libertà... è anche sbagliare. (Antonio Catalano)
Una sommessa proposta: meno festività laiche e più festività cattoliche.
RispondiEliminaLe seconde sono state, non a caso, sempre più ridimensionate dai governi di centrosinistra negli anni settanta mi pare (la DC ha contribuito ad aprire tante finestre di Overton nel mondo cattolico, ricordiamolo), e fra qualche tempo "laicizzeranno" anche Natale e Pasqua.
Un cattolico deve astenersi dal lavoro la domenica, santificandola, e dovrebbe astenersi dal lavoro anche nelle ricorrenze prestabilite, come la Pentecoste, il Corpus Domini, ecc., ANCHE QUALORA QUESTE CADESSERO IN GIORNO FERIALE.
Cominci il cattolico a riprendere le buone vecchie abitudini e tradizioni, senza aver paura di scontrarsi col mondo.
Gz
25 aprile? Viva San Marco!
RispondiEliminaSilente
Quanto gli Italiani abbiano avuto uno scarso senso della storia lo dimostra il fatto che, dopo l'8 settembre 1943, esultarono gridando: "Evviva! La guerra è finita!". Senza rendersi conto di come si fosse solo all'inizio dei dolori. Credo che tuttora la capacità di comprendere il significato di molti eventi attuali sia molto limitata.
RispondiEliminaMa lo è diventata di fatto. Quindi se la festeggino loro, agli altri non cale se non perché è vacanza.
RispondiEliminaE male fece aUmberto, che forse sperava di salvare monarchia e Savoia.
Rosy Capudi
Dialoghi con le nuove generazioni.
RispondiElimina- Cos'è la civiltà?
Cioè bro, tipo, il progresso, il clima, l'antifascismo, siamo tutti uguali!
- Il 25 aprile cosa rappresenta per te?
Cioè, è un giorno di festa, non si va a scuola, ci hanno liberato dal fascismo oh.
- Cos'è il fascismo?
Tipo bro quando tu dici una cosa e il governo ne fa un'altra.
- Una dittatura insomma?
Sì bro, esatto, tipo medioevo cose così.
- Capito, buona domenica!
Grazie bro, anche a te.
Bisogna capire qual è il sistema che tiene unita la sinistra anche ora che non è più sinistra. Oltre l egemonia culturale, bisogna tener presente l azione capillare del sindacato che ha dato e tutelato il posto fisso a quasi tutto lo stivale. Più una macchina di interpretazione dei fatti storici e di attualità possente, propaganda compresa che fa digerire ancor oggi come verità le menzogne. Credo che aldilà dei fatti molto possa la gratitudine e la fiducia verso i propri simili; quando un sistema ti trova, ti tutela il lavoro,la casa, ti fa percorrere la via giusta verso la pensione, eppoi la salute, le tasse....se non ricordo male anche la signora Segre è senatrice di nomina presidenziale. Sì, credo che la gratitudine, verso gli altri uomini senza condizione alcuna, dei lavoratori di sinistra equivalga più o meno alla Fede Cattolica in Dio, Uno e Trino. E oggi di più.
RispondiEliminaE ora che il posto fisso non c è più subentra il reddito di cittadinanza per i sopravvissuti, infatti sembra che la nostra popolazione continuerà a decrescere fino a 42milioni dai 60 e più di oggi. Decrescere in modo vario e controllato, ai malori improvvisi succederanno carestie ed altre pensate dei noti ossesssi. Bisognerebbe entrare in azione, se non vogliamo farci cancellare da questi delinquenti.
EliminaIl 25 aprile del 1945 è la data che segnò la definitiva occupazione USA dell'Italia. Le truppe statunitensi sono ancora sul nostro territorio.
RispondiElimina
RispondiEliminaDel 25 aprile, festa di S. Marco, bisognerebbe fare, dal punto di vista civile, una giornata dell'espiazione nazionale, nella quale il popolo si pente di tutti i suoi peccati, presenti e passati.
Esorcizzare lo spirito della guerra civile, che sicuramente c'è stata, soprattutto per volontà comunista, che ha condotto una Resistenza assai più terroristica che militare, mirante a provocare le rappresaglie per far aumentare l'odio e la violenza.
IL fascista come Nemico Assoluto, da odiare in eterno, da combattere in tutti i modi, essendo poi il fascista colui che difende anche i valori tradizionali della nostra civiltà (Dio, Patria e Famiglia). E difatti chi oggi si oppone alla Rivoluzione Sessuale, ultimo prodotto che l'antifascismo mette in vendita, viene etichettato subito come fascista da abbattere.
La terribile macelleria di Piazzale Loreto fu "deplorata" in un comunicato dal Comitato di Liberazione Naz Alta Italia, ma i cadaveri furono tolti per ordine di un ufficiale americano, dopo quasi due giorni.
Per un misfatto del genere, una semplice "deplorazione"? Un misfatto che viene ancor oggi invocato contro i "fascisti" di turno?
L'ottundimento morale dell'antifascismo ufficiale e resistenziale fa spavento.
La retorica partigiana ufficiale si è appropriata di una guerra vinta dagli altri, sostenendo che l'Alta Italia è stata liberata dai partigiani con l'aiuto degli Alleati, quando è vero il contrario, risultando l'apporto partigiano piuttosto modesto sul piano strategico generale.
Cit. Claudio Fauci
RispondiEliminaNon festeggio una guerra civile che non è mai davvero finita e ha continuato ad uccidere, infoibare, torturare Italiani ben oltre il 25.
Non festeggio una sconfitta: non si vince solo perché si cambia alleato per opportunismo e viltà. Si è due volte perdenti: militarmente e moralmente.
Non festeggio una libertà che la maggior parte dei resistenti non voleva, proponendosi di sostituire una dittatura nazionale con una dittatura importata, quella sovietica. La libertà è verità, non menzogna.
Non festeggio un’arma politica con cui si ricatta chiunque non si adegui, con cui si etichetta chiunque dissenta.
Non festeggio chi non riconosce dignità al nemico e perpetua una visione manichea della storia.
Non festeggio: il mio sangue ha scelto, fin dal settembre 1943, il campo nobile ed alto dell’onore, non dell’utile. Il sangue dei vinti scorre in me e il mio modello è un altro, incommensurabile Vinto della Storia, Vincitore dell’Eternità.
Giusto per non dimenticare le atrocità dei partigiani. A Rovetta 43 giovanissimi militi della “Tagliamento”, a guerra finita, ancora riuniti in reparto operativo, si arresero e consegnarono le armi, grazie ai buoni uffici di un sacerdote e di un maggiore badogliano del Cnl. Spesso, in questi casi, gli emissari consegnavano garanzie scritte in cui si precisava che sarebbero stati trattati come prigionieri di guerra. I 43 furono poi prelevati dai partigiani garibaldini che li fucilarono dietro il cimitero.
RispondiEliminaOk la liberazione, ma liberiamoci pure dalle menzogne.
Antonio Rossix
25 aprile.
RispondiEliminaLa chiamano "Festa della Liberazione", ma il nome esatto dovrebbe essere "Festa della Occupazione".
La Repubblica nella quale viviamo di fatto è una creazione della NATO e del potere dello stato profondo di Washington. Sono questi poteri che hanno governato l'Italia per quasi 80 anni. Sono questi poteri che concepirono la strategia della tensione, l'omicidio di Aldo Moro, l'UE e l'euro. Il peccato originale di questa Repubblica è proprio questo.
Non è mai stata realmente Italiana.
Non ha mai rappresentato e incarnato la storia millenaria di questa nazione.
Nella stessa carta costituzionale si dichiara che la "Repubblica è fondata sul lavoro", lavoro che tra l'altro l'ideologia neoliberale ha spazzato via, ma che di certo non può essere il valore fondante di questo Paese.
Non ci sono richiami né alla nostre radici cristiane né a quelle greco-romane. Non c'è la nostra storia, e se non c'è questa allora non c'è la nostra vera identità.
Ecco perché la Costituzione non può essere un documento portatore della nostra vera natura.
Il 25 aprile è celebrato da coloro che sono legati a questa idea di Repubblica artificiale priva di autonomia, indipendenza e vera sovranità. Chi vuole davvero l'indipendenza e la sovranità dell'Italia non può gioire del giorno in cui il Paese è stato messo in ceppi.
La riconquista della piena sovranità passa necessariamente attraverso l'abbandono delle date simbolo della nostra dipendenza da poteri stranieri.
La strada per la vera liberazione è questa.
Cit. Cesare Sacchetti
INTERVISTA A 30 GIORNI (1988)
RispondiEliminaEminenza a quando risale la sua amicizia con Pio XII?
GIUSEPPE SIRI: Al 25 aprile 1941, giorno della mia prima udienza da lui. Il Papa era rimasto colpito dall’eco avuta a Roma da una serie di conferenze da me tenute nel palazzo dei principi Colonna davanti ad un folto pubblico di professori universitari ed uomini politici. C’erano anche Badoglio ed il ministro Orlando. Tutta la Roma che conta e la stampa ne aveva parlato. Così anche Pio XII, i cui nipoti erano venuti ad ascoltarmi, volle conoscere questo giovane prete. Mi telefonò, per comunicarmi la volontà del Papa, monsignor Montini (allora Sostituto della Segreteria di Stato) che conoscevo da parecchi anni per essere stato da lui invitato a tenere delle conferenze di teologia agli universitari della Fuci. «Il Papa la vuole vedere», mi dice. Io esitavo, mi sentivo imbarazzato ed indegno; infine, dopo le insistenze di Montini, accettai a condizione che fosse lui ad accompagnarmi. Appena fui introdotto nell’appartamento pontificio e vidi quella maestosa figura bianca caddi in ginocchio ai suoi piedi. Ma dopo pochi secondi conversavamo come se ci fossimo conosciuti da sempre. L’udienza durò tredici minuti esatti; non era poco per uno come Pio XII che centellinava il suo tempo. Da quel momento Papa Pacelli non mi ha più perso di vista.
Alcide Degasperi, 23 aprile 1949, parlando dei partigiani rossi:
RispondiEliminaNon ci vengano a dire: «noi parliamo a nome dei partigiani». Non ne hanno il diritto. Perché moltissimi partigiani sono nel campo nostro e sopratutto i partigiani migliori, quelli che hanno combattuto per la patria e solo per la patria, senza riservare nulla al partito. Non ci vengano a dire che vogliono la pace perché essi predicano la diserzione dei cittadini in caso di guerra e preparano la porta spalancata in caso di invasione, quando essa venisse dallo Stato-partito.
https://alcidedigitale.fbk.eu/platform/
25 aprile festa della liberazione di che cosa ???
RispondiEliminaFascismo e comunismo sono due facce della stessa medaglia ? Certamente sono accomunati in negativo : dalla violenza, dalla incapacità di accettare critiche, dalla folle dittatura di una persona e compagni che dettano legge da cui dipende la vita e la morte di tutto un popolo.
Se non altro nel fascismo all'inizio esisteva ancora un pò di amore per la famiglia, la patria ed il senso dell'onore, e per la propria religione.
Nel comunismo/nazismo invece non trovo che dolore , follia e distruzione totale del mondo intero. Ed oggi dobbiamo fare i conti con una possibile guerra mondiale.
Buona Festa di San Marco Evangelista! Buone Litanie Maggiori!
RispondiElimina25 APRILE
RispondiEliminaMaria Romana Degasperi, figlia di Alcide, spiega dove sta l'origine di un 25 aprile divisivo:
nel tentativo dei comunisti di espropriare quella data, presentandosi come "gli unici a combattere quella guerra" (di Resistenza), cancellando tutti gli altri, che non erano nè fascisti nè comunisti (l' errata equazione per cui se non sei fascista, allora sei comunista; se non sei comunista, allora sei fascista, è stata il cuore della loro violenta ideologia, per decenni). Vi si aggiunga che i partigiani rossi furono sempre i più violenti, pronti a rompere il fornte, come a Malga Porzus, perchè speranzosi di poter sostituire la dittatura nera con quella rossa.
https://www.dellaportaeditori.it/marginalia/intervista-a-maria-romana-de-gasperi/
RispondiElimina# Fascismo e comunismo due facce di una stessa medaglia?
Non direi proprio. Non confondiamo assonanze esteriori, come quelle col nazismo (il capo carismatico, il partito unico, le parate, le sfilate) con aspetti sostanziali e di fondo.
IL "totalitarismo" fascista era assai diverso da quello nazista e comunista, non per nulla gli storici più seri lo deiniscono un "totalitarismo improprio", piuttosto un regime autoritario di tipo tradizionale con inevitabili componenti moderne. P.e. la mobilitazione di massa della gioventù, anche femminile, nella continua mobilitazione rappresentata dall'educazione del cittadino, pubblica e patriottica, con molte attività sportive oltre che paramilitari - per le donne comunque solo gare di tiro a segno (con armi vere) nei campeggi delle giovani italiane (maschi e femmine era rigorosamente separati).
Ma nelle manifestazioni della gioventù fascista si celebravano sempre le messe al campo, c'erano sempre i cappellani.
E proprio il modo nel quale il fascismo ha trattato la religione già lo differenzia e anzi contrappone agli altri totalitarsimi.
E questa non è una differenza importante?
È sbagliato dire che "solo all'inizio il fascismo ha dimostrato un po' di amore per la famiglia, etc.". Anche durante il periodo tragico della RSI, Stato per forza di cose (malvolentieri) sottomesso ai tedeschi, Mussolini ha mantenuto i Patti lateranensi, il matrimonio religioso, insomma la religione cattolica come unica religione dello Stato. Nella RSI ci furono circa 900 cappellani militari. E mantenne sino alla fine tutta l'organizzazione sociale del fascismo regime, dall'Opera Naz Mat e Infanzia (che aiutava anche le ragazze madri) all'organizzazione sindacale inserita nel sistema corporativo, che nella RSI si voleva render protagonista della "socializzazione delle imprese", con gli operai coinvolti tramite i sindacati nella direzione delle imprese (un programma sempre avversato dai generali tedeschi e dagli antifascisti).
Sul fascismo, a livello di cultura di massa, si ripetono solo slogans e stereotipi, anche in ambito cattolico, e si vogliono ricordare solo gli errori e le ingiustizie che ha commesso.
Non c'è dubbio che in futuro gli storici rivaluteranno il fascismo italiano, l'unico autentico, di fronte alla presente democrazia parlamentare e di massa, le cui classi dirigenti, instaurato di fatto un regime di pensiero unico, stanno suicidando i rispettivi popoli dando via libera alle perversità allucinanti della rivoluzione sessuale e all'invasione della finta immigrazione mussulmana.
Molti dei quadri fascisti della RSI, nei sindacati, nell'ONMI etc, comprese molte donne (tutte volontarie), furono massacrati dai partigiani nelle "radiose giornate" e oltre, spesso in modo barbaro.
Nei massacri si distinsero i comunisti (il loro capo, Togliatti, aveva detto, da Radio Milano-libertà situata a MOsca, che occorreva "pungere i fascisti" alla fine della guerra). Ma a Genova p.e. i fratelli Taviani democristiani si distinsero nella macelleria (anche se le formazioni partigiane cattoliche furono in genere tra le più corrette).
Cit. Giorgia Meloni
RispondiEliminaOggi all’Altare della Patria, insieme al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per le celebrazioni del 25 aprile.
Da Presidente del Consiglio, ho affidato alle colonne del Corriere alcune riflessioni che mi auguro possano contribuire a fare di questa ricorrenza un momento di ritrovata concordia nazionale nel quale la celebrazione della nostra ritrovata libertà ci aiuti a comprendere e rafforzare il ruolo dell’Italia nel mondo come imprescindibile baluardo di democrazia. E lo faccio con la serenità di chi queste riflessioni le ha viste maturare compiutamente tra le fila della propria parte politica ormai 30 anni fa, senza mai discostarsene nei lunghi anni di impegno politico e istituzionale.
Qui la lettera completa
https://bit.ly/43ZwqzX
Accordo di Jalta Crimea, in previsione fine seconda guerra mondiale,inglesi americani e russi si spartirono l'amministrazione controllata dei perdenti :l'asse Italia Germania, Giappone, e non solo essi, ma tutto il globo passó sotto la loro mano armata, che nel1989 divenne sub america in toto, e ora si sta ridiscutendo in Ucraina. Francia e Germania tuttavia in tale accordo di Ialta non furono tanto maltrattati quanto l'Italia divenuta base americana, 110 loro basi, dice Fusaro, e nucleare a iosa: siamo la polveriera americana -inglese ct la Russia. Roma kaput mundi i tuoi padroni ti portano alla tomba.
RispondiEliminaIn attesa del concertone cafone tamarro del 1° Maggio, lasciamo passare questa giornata di retorica falsa ed inutilmente ripetitiva, in attesa delle ore dedicate allo scudetto del Napoli (meritato, per carità) e, peggio ancora, le interminabili trasmissioni per l'incoronazione di Carlo III, per la serie, ma a noi........S. Marco proteggici.
RispondiEliminaAccordo di Teheran,Di Jalta e PostDam. Seconda guerra mondiale. Inizio degli Stati uniti con inglesi, e propedeutico al loro braccio armato nato per controllo mondiale. Inizio guerra fredda ( ricordiamoci che Mazzini e Pike si scrivevano che avevano bisogno di tre guerre mondiali) e crollo comunismo ( probabilmente orchestrato pure quello) . Quindi russi, inglesi e americani si spartiscono il globo a Post Dam in Germania. Ognuno ha i suoi luoghi di influenza e controllo, l'Italia ha perso la guerra col suo asse Germania e Giappone. Ma la Francia e pure la Germania hanno ancora voci in capitolo che l'Italia ha regalato ai nuovi occupanti. Il 25 aprile si festeggia la perdita della sovranità nazionale che è ormai subordinata all'America anche se ció viene taciuto. Ed oggi siamo in guerra in Ucraina con armi e uomini,pro -America contro la Russia ( facendo seguito alle varie altre guerre chiamate missioni di pace ovunque, pure ai confini ex iugoslavi). Quanto è buona l'America che ha pure tirato le atomiche sul Giappone su civili inermi!!!!
RispondiElimina#Fascismo e Comunismo.
RispondiEliminaAll'articolata disamina dell'anonimo delle 12.23, aggiungerei che il fascismo fu un fenomeno non prettamente italiano, ma europeo. Francisco Franco durò a lungo, in quanto più astuto di Mussolini (seppe ad es. tenersi fuori dal conflitto). E come non ricordare Salazar, che in Portogallo seppe essere cattolico fino in fondo e mantenere una società rigorosamente cattolica come il Portogallo.
Ecco, vogliamo fare un raffronto tra il solido cattolicesimo di un leader autoritario come Salazar e il cattolicesimo smunto dei leader nostrani?
Tra ombre (non poche) e luci, il fascismo non può comunque essere accostato al comunismo, il cui aspetto totalitario, che sperimentiamo anche oggi nei vari regimi comunisti al potere (Cina in primis), lo rende raffrontabile al nazismo.
Il comunismo, profondamente ateo, viene tollerato e spesso coccolato dalle elite occidentali proprio per i suoi tratti anticristiani.
Gz
Anonimo Contestualmente al provvedimento Sabaudo ha detto...
RispondiEliminaci fu anche un tentativo di "battezzare" la data. Era riuscito con il movimento Scout; lo si stava provando con la festa del Primo Maggio.Perché non tentare anche con il 25 aprile? Anzi, forse Il Cardinale Schuster che nel 1946 istituisce la festa della Madonna LIBERATRICE con ricorrenza il 25 Aprile, chissà sè non fu l'ispiratore esplicito o implicito del provvedimento sabaudo?
25 aprile, 2023 10:15
L’antifascismo in Italia viene definito come qualunque cosa vogliate, tranne che per quello che è effettivamente stato: un’ammucchiata di parrucconi monarchici, preti, liberali e social-comunisti accomunati dalla voglia di servire per due spicci un padrone straniero.
RispondiEliminaIl bello è che sono troppo stupidi per rendersi conto che alla fine hanno perso tutti: i monarchici si sono beccati la Repubblica, i preti lo stato laico, i liberali lo stato etico e i social-comunisti delle istituzioni che più atlantiste non si può. Però oggi festeggiano.
Servo di Dio don Umberto Pessina, sacerdote ucciso da partigiani comunisti il 18 giugno 1946 nella sua parrocchia di San Martino Piccolo, frazione di Correggio. Quando il corpo fu ritrovato, il vescovo di Reggio Emilia, mons. Beniamino Socche, scrisse nel suo diario: «... la salma di don Pessina era ancora per terra; la baciai, mi inginocchiai e domandai aiuto per partire con tutta la forza che la Santa Chiesa dà nelle mani di un Vescovo... Parlai al funerale di don Pessina: naturalmente, la gente era sotto l'incubo del terrore: ma io presi la Sacra Scrittura e lessi le maledizioni di Dio per coloro che toccano i consacrati del Signore. Il giorno dopo era la festa del Corpus Domini; alla processione in città partecipò una moltitudine e tenni il mio discorso, quello che fece cessare tutti gli assassinii. "Io - dissi - farò noto a tutti i Vescovi del mondo il regime di terrore che il comunismo ha creato in Italia"».
RispondiEliminaPer saperne di più cliccare qui: https://www.imgpress.it/culture/don-umberto-pessina-vittima-innocente-dellodio-comunista/
Preparando gli spaghetti
RispondiEliminaOggi, mentre in cucina preparavo gli spaghetti con il ragù di cinta senese, mi sono accorto di ascoltare su RaiNews24 acceso da mia moglie, un lungo servizio propagandistico su "Le storie dimenticate della Resistenza", con qualche passaggio anche in luoghi allora assai poco cristiani come Modena. L'altro giorno ho ricevuto una cartella con gli arretrati del canone Rai. Penso, mentre cuociono gli spaghetti, che nella mens del grande educatore statale il ricordo resistenziale è tanto normativo che io debba ricordare le storie dimenticate della resistenza fino a doverne pagare il prezzo. Penso che le uniche storie veramente dimenticate sono quelle degli atti di terrorismo e di violenza dei partigiani rossi, poi rivendicati dalle Brigate Rosse. Penso che bisognerebbe cambiare data per il ricordo comune dei popoli della Penisola, magari San Francesco d'Assisi, e che, se proprio il 25 aprile deve rimanere, si dovrebbe ricordare tutto, proprio tutto.
Andrea Sandri
RispondiElimina# Se dobbiamo ricordare del 25 aprile tutto, proprio tutto...
Rivangare per odiare, no. Rivangare per ristabilire la verità, sì. Per lo meno per ristabilire alcune verità.
Una verità da ristabilire sarebbe quella delle vicende belliche. La vulgata resistenziale, quella che chiama ancora oggi i fascisti repubblicani "repubblichini", afferma in sostanza che le forze armate di Salò furono solo quelle di mediocri scherani al servizio del tedesco invasore, regolarmente sconfitte dagli eroici partigiani. Quattro gatti, maltrattati dai tedeschi, essendo le forze valide tutte dalla parte dei partigiani.
Ma questa vulgata fa parte del mito della Resistenza, mito demolito dai libri di GP Pansa, saggista di sinistra, nei suoi noti e terribili libri sul "Sangue dei vinti". Anche Pansa dimostra che le cifre di ecatombi di tedeschi e fascisti che si ritrovano in molte fonti partigiane sono gonfiate a dismisura.
Chi vuole controllare può leggere un libro onesto e ben documentato, anche se non condivisibile in tutte le sue valutazioni politico-militari, quello di Alberto Leoni, "Il paradiso devastato. Storia militare della campagna d'Italia", 1943-1945, Ed. Ares, 2012, pp. 495. Per le cifre gonfiate: pp. 368-373.
Un esempio. Secondo le fonti comuniste "a Camasco il battaglione M [Camicie Nere della Tagliamento] fu attaccato per due giorni di seguito e obbligato alla fuga dopo aver lasciato sul terreno 30 morti, il vicecomandante e la bandiera. Replica di CArlo Mazzantini, autore di 'I Balilla andarono a Salò': - Io c'ero. Si trattò di tre brevissimi scontri a fuoco in cui ci furono sei morti. Non ci fu nessuna fuga e nessuna bandiera perduta perché le bandiere non si portano per le montagne in missione di contro guerriglia. Lo stesso episodio è riportato in un'altra fonte comunista, con dovizia di particolari inventati".
Le fonti non resistenziali sembrano più attendibili, dato che i caduti della RSI in combattimento, a detta degli storici più seri, furono circa 5000. Se fossero vere le cifre di cui sopra sarebbero stati molti di più, cosa impossibile secondo l'analisi incrociata dei dati.
I "molti di più" si ebbero appena finita la guerra, quando cominciarono i massacri contro chi si era regolarmente arreso e il personale civile della Repubblica fascista.
Va anche ricordato che alla Liberazione furono fatti uscire dalle carceri anche i delinquenti comuni.
Ma de preciso Mattarella a che cos'è che vuole resistere "ora e sempre"?
RispondiEliminaCi stanno 60 milioni di italiani che vorrebbero resistere tutta la vita come resiste lui...
Ma sicuri che quelli che dissero di aver combattuto per la liberazione era questa roba qui che andavano cercando? Anche se fino agli anni '80 mantenne una decenza accettabile per tutti, e il benessere aumentò generosamente trasversalmente. Ma poi...
Negli anni '50 su suggerimento americano i democristiani cedettero ad attribuire un "mito fondatore", l'antifascismo, ai comunisti e socialisti e fu di fatto costituzionalizzato per "includere", includere "l'arco" (altra invenzione), nel senso di tributargli un ruolo sia pure fittizio nella creazione dei cieli nuovi e terre nuove repubblicani, miti ai quali gli stessi democristiani obtorto collo in un tot di cerimonie dovevano retoricamente inchinarsi: questa era una terra "liberata" pure dai comunisti, a braccetto con gli americani, "è cosa comune, fatta insieme", quindi un po' di rivoluzione c'è già stata anche qui, vedete il primo articolo della costituzione, una supercazzola che non significa assolutamente nulla ma che sembra tanto soviet? Avvenne questo non perché gli americani fossero buoni e antifascisti (non lo furono mai, il contrario semmai) ed ecumenici, ma perché volevano distrarli dall'URSS distraendoli dalla "vittoria" di Pirro di una liberazione che non fu, perché all'istante divenne permanente occupazione americana, del nemico mortale dei comunisti; ma da quel momento, salvate le apparenze, loro pure avrebbero fatto finta di non notarlo, e di mai farne parola, accettando inoltre tacitamente (i vertici, la base non lo sapeva) il fatto che mai avrebbero dovuto vincere le elezione e mai governare: una vittoria dei comunisti alle elezioni avrebbe comportato immediatamente un colpo di stato militare, e Mosca si sarebbe girata dall'altra parte perché non aveva nessuna convenienza a sforare nel territorio "americano" che a questi era stato attribuito anche con il loro consenso, in cambio del girarsi dall'altra parte degli USA sui paesi dell'Est, a loro volta riconosciuti come legittima conquista sovietica. Solo la propaganda delegittimante reciproca era ammessa, ma nessun atto concreto di interferenza (ufficiale) nei rispettivi areali.
Palù, capriole sull'efficacia del vaccino e sugli errori
RispondiEliminaIl presidente Aifa Giorgio Palù si fa intervistare "in ginocchio" dal Corriere, che se ne guarda bene dal chiedergli dello scandalo Aifa leaks. E nel dire che i vaccini «ci hanno salvato» ammette la loro ineffiicacia per il 70% e giustificia gli errori della "Scienza".
https://lanuovabq.it/it/palu-capriole-sullefficacia-del-vaccino-e-sugli-errori
Se fossi comunista ,ce ne sono ancora tanti purtroppo ,sarei offeso ed indignato dal modo in cui viene celebrata questa ricorrenza.Siccome ,grazie a Dio ,non lo sono trovo che è diventata una festa banale ,scontata ed inutile.I compagni sanno bene che la rivoluzione non la faranno e che loro al governo non ci torneranno per qualche anno .Sanno inoltre che se anche ci tornassero dovrebbero fare tutto quello che sta facendo la Meloni , con molte difficoltà in più.Inoltre è ora che il dualismo fascismo comunismo venga messo in soffitta.Dalla fine della guerra civile è passato quasi un secolo ed è tempo di voltare pagina. L'Italia del dopoguerra è un lontanissimo ricordo e quelli che erano dei valori per gli italiani di quel tempo sono semplicemente ignorati.Purtroppo parlare adesso di Dio,Patria e Famiglia alle nuove generazioni è diventato quasi ridicolo. Quando guardo i programmi scolastici dei miei nipoti li trovo cambiati radicalmente rispetto a quelli dei miei figli. I bambini adesso vengono educati secondo valori ,la maggior parte dei quali sono vere stupidaggini , che ripetuti ossessivamente dai media,dalla scuola e dai politici diventano dei dogmi indiscutibili . La festa di ieri è stato folklore ,come il concertone del 1°maggio ,la sostanza sarà nella riforma della giustizia prossima ventura che se arriva in porto sarà fondamentale.Poi puntare tutto su Bruxelles per limitare l'invasione.
RispondiEliminaSiete sopravvissuti alla retorica ormai ammuffita e stantia del 25 aprile?
RispondiEliminaOra preparatevi ad un'altra, ancora più bugiarda e ipocrita, quella del 1°maggio.
Buon divertimento
Il neo direttore de L'unità, il comunista incallito ormai presenza fissa sulle reti mediaset Piero Sansonetti, in uno dei suoi ultimi deliri, per smemoratezza o forse per studiata ignoranza afferma:" l'Italia deve accogliere perché anche noi siamo stati un popolo di emigrati e dobbiamo sempre essere grati a chi ci ha accolti"...
RispondiEliminaVorrei ricordare a questo signore che paragonare gli italiani che sono emigrati nel mondo, che vivevano nelle baracche e a cui nessuno ha regalato nulla, né pagava pranzi e cene in albergo, ai clandestini che arrivano oggi è poco rispettoso della verità, della storia e del buon senso. I nostri, prima di partire avevano già un lavoro, andavano a spaccarsi la schiena, non pretendevano e non si lamentavano.
Basta con questi paragoni....
Gli italiani emigrati e i loro discendenti hanno saputo inserirsi, a pieno titolo, con valore e vigore, nelle realtà estere in cui si sono recati. Le hanno fatto crescere, le hanno saputo arricchire con la loro opera, manuale e anche intellettuale. Tutti ce lo riconoscono e in alcuni paesi sono ascesi anche ai massimi livelli delle responsabilità di governo.
Basta davvero con questi paragoni....
Anche su questo argomento si dice sempre una parte di verità nascondendo l'altra accuratamente.I migranti possono servire per fare i lavori più umili ?Credo di si visto che in tanti italiani sono dei fannulloni inguaribili da reddito di cittadinanza a vita.I migranti che vivono di espedienti,spacciano la droga ,rubano o chiedono l'elemosina davanti a supermercati,cimiteri ed ospedali devono stare in Italia ? Tenerli è da criminali ,di simili individui uno stato serio se ne sbarazza il prima possibile.E intanto arrivano a migliaia tutti i giorni......
RispondiEliminaA corollario, l'inqualificabile gesto del presidente dell'ANPI che si rifiuta di stringere la mano a Sgarbi, il 25 Aprile sta tutto qua, così è e così sempre sarà. Amen. Per il 1° Maggio fatevi una gita fuori porta, voi Romani, lontano dai ragli dei 'cantanti ed artisti' che saliranno sul palco e W Marco Rizzo che ha il coraggio di affermare: "Cari compagni, ricordatevi che i Sindacati hanno sempre difeso solo i propri sindacalisti, mai i lavoratori".
RispondiEliminaSottolineo che anche il lavoro umile bisogna essere in grado, cioè capaci, di farlo bene. Basta guardare il manto stradale sui marciapiedi o le pietre come sono messe a casaccio, anche le persone che svuotano i cassonetti della mondezza, tuttavia un giorno casualmente ero sulla via mentre un operatore ecologico stava cambiando il sacco di plastica di un cassonetto, il lavoro era fatto talmente a modo che mi venne spontaneo di ringraziarlo per la cura che stava mettendo nel ben fare il suo lavoro, mi ringraziò, era italiano e... oggi ipotizzo che forse era uno dei tanti laureati ben educati che, nel bisogno, non fanno tante storie e fanno con cura il lavoro che consente loro di portare lo stipendio alla famiglia. Di persone buone, brave, oneste, senzatanti grilli per la testa ne abbiamo tante, sono loro che rendono possibile la nostra vita, ma non fanno notizia.
RispondiElimina
RispondiEliminaUn'ultima osservazione sull'aspetto strettamente militare.
Scrive Alberto Leoni nel libro sulla campagna d'Italia (Il paradiso devasta) sopra citato.
Nell'estate del 1944 i partigiani avevano liberato (occupato) alcune zone dichiarandole territorio libero "Repubbliche": Montefiorino sull'Appennino, val d'Ossola etc. Queste "repubbliche" hanno acquisito uno stato mitico nella vulgata resistenziale e vengono ancor oggi esaltate come grandi fatti. Ma, appunto da Leoni,
"Tutte queste repubbliche vennero facilmente annientate, una a una, dalla preponderanza nazifascista nel corso dell'autunno del '44 ma non si può negare che ciò fu dovuto a un fatto spesso poco considerato: l'esercito della Repubblica di Salò dette prova di un'impensata capacità di ripresa, con centinaia di migliaia di uomini pronti ancora a battersi per una causa che appariva ormai perduta" (op. cit., pp. 312-3). Perduta sì ma c'erano in ballo l'onore della nazione, macchiato dal modo vile nel quale il Re e Badoglio avevano fatto l'armistizio, e la difesa dei confini naturali.
Va aggiunto, e il Leoni lo documenta, che reparti della RSI tennero sul confine occidentale contro i gollisti e su quello orientale contro gli jugoslavi sino alla fine della guerra, impedendo che i francesi dilagassero in Piemonte (occuparono la Val d'Aosta ma a guerra finita e ne furono scacciati dagli americani) e che i titini dilagassero dall'altra parte, in Friuli e nel goriziano. Purtroppo non riuscirono a difendere Trieste. Un agguerrito reparto della X Mas che vi si stava dirigendo fu bloccato dagli inglesi. In Val d'Aosta e in Friuli partigiani non comunisti accolsero reparti fascisti nelle loro file per aiutarli ad impedire ai tedeschi di distruggere porti e impianti industruiali al momento della loro ritirata (i tedeschi erano micidiali nel polverizzare tutto quando se ne andavano in fuga) e per impedire ai titini di dilagare in Friuli, avendo i titini come alleati i partigiani italiani comunisti, perché questo era l'ordine che veniva da Mosca.
@26 aprile, 2023 11:58
RispondiEliminaNon vedo televisione ne' telegiornali ne' giornali da..non ricordo piu'; stamane dal vivaista mentre acquistavo una piantina non ho potuto fare a meno di ascoltare dalla loro TV accesa che erano appena sbarcati dieci barchini contenenti XYZ "migranti" cadauno.
Compito in classe:
Se alle 11:00 di stamattina sono stati sversati dieci barchini , quanti ne saranno stati ulteriormente sversati fino alle ore attuali ? Quanti ne sverseranno domani?
Quanti ne restano da scaricare ?
RispondiEliminaLe donne nella Resistenza e nella guerra civile
Nell'intervista al Corriere della Sera di GM, un documento che punta giustamente alla riconciliazione anche se con qualche sbavatura che si poteva forse evitare come l'elogio all'Ucraina di Zelensky, Giorgia Meloni ricorda la ancora vivente 99enne partigiana cattolica medaglia al valore della Resistenza. Bisogna evidentemente ricordare anche il ruolo delle donne, afferma Meloni. Veramente, in tutti questi anni non è che non se ne sia parlato, a cominciare dalle staffette partigiane, spesso appunto donne coraggiose.
Ma il contributo principale delle donne alla lotta sembra esser venuto dall'altra parte, con il SAF, Servizio ausiliario femminile della RSI.
Su di esso vedi: Luciano Garibaldi, Le soldatesse di Mussolini. Con il memoriale inedito di Piera Gatteschi Fondelli, generale delle Ausiliarie della RSI, Mursia, Milano, 1995. Il libro ha in allegato interessanti documenti.
Le Ausiliarie erano disarmate, svolgevano un prezioso lavoro di supporto ai combattenti ma anche ai civili, p.e. vittime di bombardamenti. Il corpo durò un anno. Tutte volontarie e giovani. Furono circa seimila, non tanto fasciste quanto animate da un forte patriottismo, per difendere l'Italia (anche nei volontari uomini c'era più patriottismo che fascismo). Dimostrarono sempre grande spirito di dedizione e di sacrificio (si vorrebbe dire, tipicamente femminile). C'era il divieto espresso di impiegarle in combattimento anche se alcune di loro alcune volte vi si trovarono coinvolte, comportandosi bene.
Secondo i calcoli riportati nel libro, le ausiliarie cadute per fatti bellici furono 27, le disperse 8. (Le "disperse" scomparse perché ammazzate senza lasciar traccia dai partigiani, molte delle 27 uccise in attentati o eccidi o fucilate dai partigiani). Infinitamente più alto in numero delle ausiliarie assassinate dpo la fine della guerra civile. Per le appartenenti al SAF (c'erano anche quelle della X Mas e delle Brigate Nere) si parla di 88 vittime, di cui 60 individuate nominalmente. SEcondo gli accurati studi di Giorgio Pisanò, le ausiliarie cadute prima e dopo la guerra civile furono circa 300 in totale e forse di più. Op. cit., p. 93.
Nell'intestazione del libro di Garibaldi si legge una citazione da un intervento del prof. Antonio Ruini docente di Storia Contemporanea ad un Convegno in Germania, ott 1986:
"[...] L'assassinio di queste donne, che erano spesso delle giovanette di sedici o diciotto anni, è stato perpetrato in circostanze assai crudeli, dopo violenze, stupri e sevizie e dopo aver dovute sfilare nude, con capelli tagliati a zero, tra siepi di gente scatenata. Il trattamento fatto alle ausiliarie dopo la fine della guerra costituisce una delle pagine più nere della Resistenza italiana".
Non nutro nessuna simpatia per ciò che fu il regime fascista: livellante, centralista, giacobino, tendenzialmente totalitario.
RispondiEliminaMa tanta enfasi sulla Resistenza liberatrice del Paese è stategica e funzionale ad occultare la realtà più evidente. Quella cioè che l'Italia ha perso l'ultima guerra mondiale, come l'hanno persa i suoi alleati di allora: la Germania e il Giappone.
I vincitori non ci dividero in due, per quarantacinque anni, come la Germania, nè dovemmo subire bombardamenti atomici come il Giappone. Ma abbiamo comunque perso, e siamo diventati eterni satelliti della plutocrazia a stelle e strisce. Che ci ha colonizzato politicamente, economicamente, militarmente (ci sono ancora decine di basi atomiche Usa sul nostro territorio) e, soprattutto, culturalmente con il suo sistema orgiastico-mercantile.
Con alcune rare eccezioni, oggi sono proprio gli "antifascisti da operetta" (come li chiama l'insospettabile comunista Marco Rizzo) ad essere i più fedeli servitori dell'Impero del dollaro. Più si dichiarano antifascisti, più si sono asserviti al nuovo totalitarismo del denaro: quello della grande finanza.
Che l'Italia sia stata "liberata" dai partigiani è l'eterna finzione che ci serve per occultare la nostra condizione servile. Che, come dimostra anche la guerra in Ucraina, è più servile che mai.
Martino Mora
RispondiElimina# Martino Mora
Tra gli aggettivi attribuiti al fascismo, "giacobino" mi sembra stonato, visto che lo Stato fascista è stato quello più cattolico, delle tre forme di Stato unitario succedutesi dal 1870 ad oggi.
Non dimentichiamoci che Mussolini ha soppresso la massoneria, per la quale ha sempre avuto antipatia sin da quando era socialista.
L'ha soppressa anche per poter risolvere la Questione Romana e "conciliare" non solo lo Stato ma anche la società italiana con la Chiesa.
All'inizio era mosso da intenti soprattutto politici, disse a un sacerdote negli ultimi tempi della sua vita, dopo la caduta del regime cominciò invece a sentirsi cattolico anche interiormente: dalla sventura la redenzione, dunque.
Però già nei giorni precedenti il 25 luglio stava leggendo la "Vita di Gesù" dell'abate Ricciotti, un grande testo, da poco uscito. In un libro di Don Innocenti si dimostra che sei sacerdoti testimoniarono di averlo confessato e comunicato negli ultimi due mesi della sua vita. Penso che si sia salvato l'anima, il Signore gli ha fatto la grazia, forse proprio a causa della Conciliazione.
E la povera signora Petacci, allora? Ma è sicuro che la relazione era finita da tempo e la signora riapparve inaspettatamente (il Duce l'aveva congedata assieme alla famiglia) nella colonna che portava i gerarchi in fuga verso la Valtellina, che però si disperse per via.
Notazione che può sembrare strampalata: ci sono tante storielle macabre, barzellette horror su Hitler e Stalin e anche Lenin all'Inferno, in vari modi torturati. Non mi sembra ce ne sia alcuna su Mussolini all'Inferno, salvo errore.
E questo cosa dimostra? Non dimostra niente, solo una notazione sulla diversa percezione popolare, sempre salvo errore.
RispondiElimina25 aprile e dintorni
Nella lettera di Meloni al Corriere della Sera c'è un importante elemento nuovo: l'inclusione del dramma degli italiani dell'Istria e della Dalmazia nella tragedia del 25 aprile e dintorni.
Questo non era mai avvenuto, ovvio, e ha sicuramente mandato in bestia i soli noti.
Meloni è stata brava a ricordare quest'aspetto, ad inserire anche dalmati, istriani e giuliani nella prospettiva della riconciliazione nazionale.
Noi poi diciamo "Meloni" dimenticando che presiede un governo di tre partiti, dovendo quindi esprimere sempre una sintesi fra tre posizioni che non sempre coincidono.
Spiegate a Bersani e Travaglio che l'Italia è stata liberata dagli angloamericani e non dai partigiani e che la Costituzione è stata fatta per tre quarti dai Democristiani liberali e non dai comunisti. Spiegate agli idioti analfabeti, che la canzone Bella Ciao è stata cantata per la prima volta tra il 57 ed il 60. Spiegate che la scuola è importante e la ricerca personale ancora di più. Spiegate ai giovani che le ricorrenze devono essere feste di tutti e non trionfo dei vincitori sui vinti, altrimenti non si finisce mai con il clima dell'odio.
RispondiEliminaNavi e aerei saranno usate per decongestionare Lampedusa oramai sempre al collasso. Saranno distribuiti in altre regioni.
RispondiEliminaNO NO NO NO NO NO NO NO NO NO
non ci siamo. Usate navi e aerei ma riportateli dove sono partiti, in Tunisia, nel Congo, nel Bangladesh...dovunque ma non lasciateli qui.
MELONI ti abbiamo votata per questo.
Ora siamo davvero stufi.
La pazienza è arrivata al limite.
Solo nella notte scorsa altri 100 nuovi entrati
RispondiElimina
RispondiElimina# Riportateli da dove sono venuti...
magari. Ma i paesi di provenienza e di transito non li vogliono indietro e l'Italia ce l'ha l'autorità per imporsi a questi paesi?
Non ce l'ha, lo sappiamo tutti. Secondo il nostro governo la Tunisia fa quello che può, con la guardia costiera. Gli ha dato 100 milioni di euro come aiuto. È una politica realistica. Ma l'EU nicchia quanto a dare alla Tunisia un grande aiuto economico, con l'impegno di fermare la c.d. immigrazione.
Il governo aveva cominciato bene con il contrasto alle navi delle Ong, per via amministrativa non essendoci altra via tranne l'uso della forza. Poi è cominciata la valanga, di frone alla quale non riesce a trovare una soluzione.
La valanga sembra provenire soprattutto dal Centro Africa ex francese.
Nella zona sembra siano arrivati i russi al posto dei francesi, vedi il caso del Mali. Secondo Crosetto, i russi (la "sigla" Wagner) sarebbero in zona e favorirebbero l'esodo. Affermazione da non sottovalutare. La guerra è guerra: tu mi armi l'Ucraina che rappresenta per me una grave minaccia, io intanto ti rispondo aprendo le cataratte dal Centro Africa, vedi un po'. Certo, se vero questo scenario, sarebbe abbastanza cinico, da parte russa: ma appunto, la guerra è guerra, non si guarda in faccia a nessuno.
Contro i falsi migranti l'unica politica efficace sarebbe quella del ricorso alla forza, impedirgli di sbarcare. Ma chi ha il coraggio oggi di ricorrere alla forza?
Il governo continua a reagire per via giuridica, p.e. togliendo l'infausto sistema di protezione speciale. Ha fatto bene. Ma siamo sempre ai palliativi. Il prossimo passo dovrebbe essere quello di ritirare la firma dell'Italia dai trattati internazionali che ci impegnano ad accogliere queste persone. Passo audacissimo sarebbe, l'unico in grado di liberarci le mani.
Intanto però bisognerebbe dire a chiare leettere che questa non è migrazione ma invasione e che il governo ne trarrà le dovute conseguenze. Anche questo passo finora troppo audace per il nostro governo.
Bisogna comunque pungolarlo nella giusta direzione.
Riflettendo sulla sorte nefasta di queste persone che volenti o nolenti lasciano l Africa, finendo in parte annegate, in parte nelle grinfie delle mafie internazionali, in parte usate come materiale di espianto organi, in parte con il cappello in mano fuori dei supermercati, mi chiedo tra loro ci sarà un passaparola veritiero su quello che li attende? Con tutta la propaganda possibile, non posso credere che tra loro non sia trapelata la verità e che questa non sia arrivata a conoscenza di molti. Se così fosse e probabilmente è, perché non si liberano dai loro attuali negrieri, mascherati da filantropi? Sono almeno due o tre o quattro secoli che vengono strappati dalla loro terra a beneficio di stranieri, sconosciuti, perché non si liberano da chi li ha ingannati e li inganna? Perché quelli di loro che hanno studiato e sono in grado di argomentare con i finti filantropi non tornano in Africa per combattere questa predazione di vite, di anime, di corpi, di ricchezza? Perché? Sono secoli che venite strappati dalla vostra terra, perché vi lasciate portar via, impazzendo o morendo di dolore?
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RispondiEliminaLa sorte di quelli che lasciano l'Africa...
A questo commento sfugge un dato essenziale. Sono quasi tutti musulmani. Difficile che si muovano spontaneamente da soli. Le loro società locali sono in genere gerarchicamente dipendenti da un consiglio di anziani, che ragionano in base alla Sharia.
Questo vale soprattutto per l'elemento non urbano, che mantiene una struttura tribale.
I capi musulmani vogliono evidentemente rendere più numerosa possibile la Ummah, la comunità dei fedeli di Maometto in Europa. Vista la decadenza spaventosa dell'Europa, la sua vigliaccheria morale, hanno capito che per l'Islam è venuto il momento di tentare di occuparla e conquistarla semplicemente schiacciandola sotto il numero dei loro fedeli. Ad integrazione, gioca anche il terrorismo, che aiuta a far cedere moralmente il nemico occidentale, già debilitato dai vizi.
Tutto qui. Continuare a vedere l'invasione da un punto di vista "umanitario" non aiuta a comprendere l'essenza del fenomeno.
Ai musulmani non frega assolutamente niente di quelli di loro che se la passano male qui. Forme di aiuto nella loro comunità comunque ce l'hanno sempre.
Questi vanno visti per quello che sono: nemici che vengono per sottometterci. Punto. Creare situazioni sociali ingovernabili per l'incapacità di assorbire il numero dei loro, fa parte della loro strategia. Per la loro mentalità dove ci sono musulmani, specialmente se c'è una moschea, il territorio diventa loro, diventa Dar-al-Islam, casa dell'islam e gli stranieri siamo noi. Per loro questo è un decreto del loro Dio (che non è il vero Dio, Uno e Trino).
Mirano a far crollare il sistema per impadronirsene. Hanno evidentemente ormai un'organizzazione capillare in tutta Europa con la complicità di organizzazioni cattoliche e della sinistra, in Italia.
Arrivano col telefonino in tasca, 2 su 3 spariscono, dice la polizia.
Ricordiamoci della profezia di Boumedienne, scomparso leader dell'Algeria, uno dei capi di quel fronte di liberazione: "Vi conquisteremo con il ventre delle nostre donne".
Da girare a papa Francesco, che ora ammette le donne a votare nel sinodo dei vescovi, della serie: "come ti trasformo la Chiesa cattolica in una barzelletta, sempre più oscena".
RispondiEliminaOggi siamo arrivati al 28 aprile.
Commento al posto sulla Resistenza: è il giorno in cui furono ammazzati Mussolini, Clara Petacci, i quindici fra Gerarchi e semplici elementi al seguito sul lungolago di Dongo + il fratello della Petacci. Dopo di che i corpi furono caricati sul famoso furgone che li portò il giorno dopo a Milano a piazzale Loreto per la macraba e infame esposizione. Il piazzale fu scelto perché su ordine dei tedeschi i militi della brigata nera Muti avevano fucilato poco tempo prima per rappresaglia dieci o quindici partigiani, lasciati per alcune ore esposti a monito. Per questa fucilazione protestò invano il Prefetto fascista di Milano mentre sembra che Mussolini, sempre contrario alle rappresaglie, sia solo riuscito a far ridurre il numero degli ostaggi da fucilare. Ma bisogna ricordare che la rappresaglia fu dovuta al fatto che i partigiani avevano fatto esplodere una bomba nel camion di un maresciallo tedesco che ogni mattina passava in zona a distribuire il latte alle massaie. Nell'esplosione morirono il maresciallo, altri tedeschi, diverse donne del popolo. Deinde, rappresaglia. Come voleva la strategia comunista.
In uno dei suoi libri critici del mito della Resistenza lo scomparso GP Pansa sostiene a ragione che la famosa Insurrezione che avrebbe liberato l'Italia in realtà non c'è mai stata. DA almeno cinque giorni gli Alleati, con una superiorità schiacciante, avevano sfondato il fronte e le forze nazifasciste erano in confusa e rapida ritirata verso Nord. Bologna fu presa il 21 aprile. Ci furono solo combattimenti con qualche presidio che non voleva arrendersi o cercava di arrendersi agli Alleati.
Dell'insurrezione non c'era bisogno, i tedeschi se ne stavano andando alla svelta, assieme ai fascisti, molti dei quali cercavano di nascondersi. Le formazioni fasciste che uscirono da Milano per andare a costituire il fantomatico ridotto della Valtellina, uscirono tranquillamente, armate ed inquadrate, dalla città.
In realtà quella che cominciò il 25 aprile fu la caccia al fascista, sia vero che presunto: un'orgia di sangue e ruberie che andò avanti almeno un mese per attenuarsi gradualmente.
RispondiEliminaDunque, è passato un altro 25 aprile.
Quanti sono? 78, mi pare.
All'ANPI non ci dovrebbe essere rimasto
più nessuno, solo qualche ultranovantenne.
La partigiana cattolica esibita da GM ha
appunto 99 anni.
Eppure l'ANPI continua ad accogliere
iscritti, anche giovanissimi.
Eternità di certe istituzioni.
Dopo 78 anni si vede la possibilità
di una pacificazione nazionale?
SEmbra di no. In passato alcune
personalità di sinistra hanno cercato
di aprire un discorso più o meno
pacificatore, un discorso che
riconoscesse le ragioni degli altri,
di quelli che stavano dalla "parte
sbagliata". Ma sono state iniziative
isolate. Renzo De Felice ha interpretato
il fascismo da vero storico, dimostrando
che il regime non era il Male Assoluto,
che v'è stato per anni anche un largo
consenso. Il regime ha inaugurato lo
"stato sociale" in Italia, difendendo
il popolo dalla grave crisi del 1929,
tanto per dirne una.
Ma il clima prevalente è sempre quello
dell'antifascismo ideologico, in servizio
permanete effettivo. I fanatici esibiscono
il nefas mostruoso di Piazzale Loreto come
un trofeo.
Gli antifascisti "ideologici" non vogliono
nessuna "pacificazione". Al coro prende
parte anche il presidente Mattarella,
cattolico. Non molto tempo fa ha detto
che il fascismo è stato un Male Assoluto.
Verrebbe da chiedergli rispettosamente:
Lei, come cattolico, considera un Male
Assoluto anche la Conciliazione che ha
risolto la Questione Romana e favorito
enormemente la religione e la Chiesa?
L'antifascismo attuale si annuncia
persino più feroce del precedente.
Lo innerva l'odio feroce che il
fronte femmnista e arcobaleno nutre
per la nostra civiltà e la religione
cattolica. Chi vuole rifondare la
civiltà nel nostro Occidente impazzito,
all'insegna del trittico Dio, Patria
e FAmiglia, costui è considerato
il fascista da ammazzare.
Un odio, questo, che nasce da
profondità insondabili, tenebrose
in modo indicibile, come sono quelle
del vizio elevatosi a modo di essere,
seconda natura: Satana o la testa
del serpente che ora ti fissa
implacabile.
Combatteremo. Per l'onore.
Per l'onore d'Italia e della
religione cattolica nostra,
devastata dal clero infingardo
e traditore, antifascista appunto.
Potius mori quam foedari.