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venerdì 14 aprile 2023

Romano Amerio. Per nazismo e comunismo in principio non è il Verbo ma l'Azione

Il rischio di scindere l’amore dalla verità – il che vale anche per il modernismo in genere – in un inedito di Romano Amerio. Vedi anche: Quando l'azione, l'amore e la volontà prendono il sopravvento sull'idea, sul pensiero, sulla verità, sulla conoscenza qui. Unica nota stonata l'accostamento a don Milani nella presentazione su L'Osservatore Romano.

Per nazismo e comunismo
in principio non è il Verbo ma l'Azione

Estratto di un inedito di Romano Amerio, gentilmente concesso da Enrico Maria Radaelli, pubblicato da « L’Osservatore Romano » il 18 marzo 2009 (p. 4); titolo originale: « La questione del Filioque. Ovvero la dislocazione della divina Monotriade », (trascrizione della relazione appositamente registrata e poi letta da Enrico Maria Radaelli – per conto dell’Autore ancora vivente – al Convegno organizzato dalla rivista “antimodernista” «Sì sì no no», Albano Laziale, 8-10 dicembre 1994 ). La presentazione su OR è di Raffaele Alessandrini.
[Presentazione di Raffaele Alessandrini] Noto soprattutto per alcune sue posizioni critiche non prive di asperità nei confronti della teologia moderna e dello stesso concilio ecumenico Vaticano II, Romano Amerio fu sempre fedele e rispettoso alla Chiesa istituzionale. Ciò gli consentì di proporre un singolare contributo personale di pensiero e di meditazione avvalorato dall'umiltà e dallo spirito d'ubbidienza filiale che sempre dovrebbe connotare chi nella Chiesa si ponga in ricerca. Quello stesso spirito di ubbidienza che risalta, come già capitò di osservare, anche nelle posizioni di un personaggio in apparenza lontano da Amerio quale fu don Lorenzo Milani. In realtà la prossimità tra i due non si limita solo all’ubbidienza e al profondo senso dell’unità ecclesiale.
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Il fatto è che quando l’uomo riconosce il primato alla verità, il Lògos, essa attira e costringe a sé l’amore, la volontà e la libertà; richiede di conformarsi alla sua luce. Via obbligante, ma certo non obbligata, dal momento che l'uomo può scegliere lucidamente di aderire a essa come di dissentire, è nondimeno una strada su misura per gli umili; per chi sa credere come un bambino. [-ndr]

La fede cattolica dice che l’amore procede dal Padre e dal Figlio. Difatti l’amore procede dalla conoscenza. Quando si dice che l’amore non procede dalla conoscenza si fa dell’amore un valore senza precedenti, invece c'è un valore che precede l’amore ed è la conoscenza. Quindi questo avvaloramento indiscreto dell’amore implica una distorsione del dogma trinitario.

Perché? Perché le opinioni degli imperatori erano mutate. In tutto lo svolgimento dottrinale c'è un grandissimo influsso politico; del resto: erano gli imperatori che convocavano i concilii; non sottoscrivevano, perché non facevano parte del concilio; ma erano loro che ordinavano la convocazione, il trasferimento, la chiusura del concilio.

San Tommaso medesimo nega l’Immacolata Concezione, perché i teologi ortodossi dicono che la Santa Vergine non aveva neanche “il debito” del peccato. Invece alcuni di questi sostenevano: non ebbe il peccato originale ma aveva il debito del peccato originale, e questo dissenso tra maculatisti e immaculatisti durò per secoli. San Tommaso era tra i maculatisti; i Domenicani in genere erano contro l’Immacolata Concezione, i Francescani erano pro: il grande maestro francescano che difese l’Immacolata Concezione è Duns Scoto, di poco susseguente a san Tommaso.

Credo, nel mio Iota Unum, di aver fatto questa osservazione: noi, cristiani del secolo XX, ne sappiamo molto di più di quello che sapessero gli Apostoli, perché, ad esempio, gli Apostoli non sapevano niente dell’Immacolata Concezione: perché il dogma procede non perché muti sostanza, non perché ad un certo momento dica una cosa e in un momento ulteriore ne dica un'altra, ma perché quella medesima cosa la dice più chiaramente, la intende più determinatamente.

Al contrario, sostituendo così, però fallacemente, la priorità della cognizione con quella dell'amore, si cade facilmente in un irenismo che vuole abbracciare ogni dottrina, ogni religione; questo abbraccio è possibile in quanto si prescinde dal Verbo, che è una verità, che è una legge.

E se l’amore - per converso - “procede”, c'è qualcosa da cui esso procede e da cui riceve legge, riceve ordine. Quindi il Filioque è una questione intrinseca al problema del totalitarismo.

Il pensiero moderno è un’implicita negazione della ragione: questo lo si vede anche nell'imponente fenomeno della politica. Quali sono gli Stati che regolano la politica sulla ragione, o sulle ragioni? Gli Stati emanano delle ordinazioni a cui soggiace la vita umana; ma il motivo, la giustificazione di queste ordinazioni è l’ordinazione in sé. Tutta la nostra politica è un sistema di negazione della ragione, un sistema che nega che vi sia qualcosa di anteriore all’amore, alla volontà, alla forza dell’azione, perché è lo Stato che dà a se stesso il proprio destino e ogni destino che l’amore dà a se stesso è un destino plausibile, è un destino che diventa “dovere”. Non perché ci sia un riferimento al Verbo, ma perché c'è un riferimento alla forza dello Stato, alla forza dell'amore.

Vorrei quasi dire che al fondo del problema moderno c’è il Filioque, perché chi nega il Filioque concede il primato, indiscreto e assoluto, all’amore: l’amore non ha limiti, non ha remore; qualunque azione tu faccia “con amore”, quell’azione è buona.

E un nuovo accanimento contro il Cristo, appunto perché il Cristo è la Ragione: il Cristo è la Ragione divina che, incarnata, è una individuata persona storica; il Cristo è la Ragione divina incarnata, individuata.

Se si dice che l’azione vale per se stessa, che l’amore non ha nessuna regola, nessun precetto e nessuna precedenza, si tocca il punto più intimo della nostra esperienza umana, perché noi viviamo per una verità, questa: il fine dell'uomo, secondo il nostro catechismo, è di “conoscere e amare Dio”. Ma prima c'è “il conoscere” e poi c'è “l’amare”, ma il godimento in cosa consiste? In una intellezione, in una visione; alla quale visione solo segue l’atto d'amore.

Questa visione, poi, cresce per un lume soprannaturale, il lumen gloriæ. Quindi, secondo la teologia cattolica, in specie in san Tommaso, la nostra beatitudine è commisurata alla nostra conoscenza: Dio avvalora, innanzitutto, la nostra conoscenza e questa conoscenza, così avvalorata, si infiamma naturalmente.

La questione del Filioque è la radice, e questa inappropriata celebrazione dell’amore è una implicita distruzione del dogma della divina Monotriade: lo Spirito Santo in tal modo non “procede” dal Verbo [procede dal Padre e dal Verbo per tornare al Padre in una eterna circuminsessione -ndr], ma lo “precede”, anzi: precede tutto. Questa opinione è diventata tanto popolare perché oggi non si dice: « L’azione è buona se è conforme alla regola del Verbo »; ma si dice: « L’azione è buona se è fatta con amore ». Anche nella vita odierna noi pecchiamo quando “vogliamo”, atto volitivo, senza consultare la regola della conoscenza; noi diciamo: “Prima il volere poi il sapere”, sovvertendo l’ordine delle processioni.

E, dopo la resurrezione del Signore, gli Apostoli aspettano lo Spirito Santo che è stato promesso dal Cristo e che è nato dal Cristo. Non è che lo Spirito Santo venga, proceda, dal Padre. No: lo Spirito Santo è mandato alla Chiesa dal Verbo [lo Spirito del Verbo Incarnato, Morto, Risorto, Asceso al cielo -ndr].
Romano Amerio

12 commenti:

  1. Nota interessante dal testo segnalato nell'incipit:

    Seguire quindi la metodologia distorta filosoficamente indicata in Occidente da Cartesio non solo precipita l’uomo tutto fuori della realtà, e lo cosifica, ma con tale rovinio di cosa tra le cose lo spinge in una sorta di ateismo di cui poi perderà la vera causa.

    “Filosoficamente”: il primo a compiere la medesima inversione, stando a quanto rileva Amerio dal Campanella, sarebbe stato, mille anni prima, Maometto: lo Stilese infatti, nel 1626 – dunque post conversus – nell’ambito della stesura della sua confutatio a quella che allora, nel più rigoroso tomismo, non veniva ritenuta altro che un’eresia cristiana – un’eresia trinitaria –, ossia al Maomettismo, aveva steso alcune osservazioni filosofiche sui concetti metafisici riscontrati: v. ROMANO AMERIO, Introduzione, in TOMMASO CAMPANELLA, Legazioni ai Maomettani. Quod Reminiscentur, libro IV, a cura di, Leo Olschki Editore, Firenze 1960, pp. 8-9: «Nel Maomettismo invece il C. ravvisa l’errore che fa primeggiare la forza sulla ragione, invertendo quindi e pervertendo l’ordine primalitativo dell’essere (la volontà, che procede, vien fatta precedere l’intelletto). È la teosi della violenza e la religione del dio Maozin [cfr. Dan., 11, 38; letteralmente: dio forte, ossia Giove Capitolino, posto con la forza dal re Antioco Epifane nel tempio di Ierusalem, ndc]. E perciò, siccome chi ponga come primum la forza, leva la necessità e la possibilità della giustificazione razionale del mondo, Maometto col suo predestinazionismo immotivato e necessitante, trovasi imparentato agli eretici del Cinquecento (Lutero, Calvino ecc.), e anzi è un preludio remoto all’Anticristo, di cui gli ultimi riformatori sono il preludio prossimo»; da notare che Amerio, curatore dell’Opera omnia dello Stilese (34 voll. in Edizione Nazionale), fu – e tutt’ora resta – l’unico tra gli studiosi del Frate ad averne saputo cogliere e documentare, dopo la conversione in carcere, la più perfetta e sincera ortodossia.

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  2. Riga 32 del testo di Amerio: "precede" mi pare un refuso per "procede".

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  3. LIBERTÀ NELLA VERITÀ
    Se non si è capito che l'élite occidentale va combattuta alla radice, tornando cristiani cattolici apostolici come prima della (loro) Rivoluzione religiosa e politica, allora si è destinati alla sudditanza.
    Sudditanza che diventa partecipe quando si votano i (loro) partiti istituzionali.

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  4. Anonimo 8:33
    Grazie dell'osservazione. Pare anche a me! Ho corretto il refuso.

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  5. Se non si approfondiscono le radici filosofiche, prima che teologiche (quindi liturgiche, quindi morali), che stanno “alle radici dell’equivoco”, non si va da nessuna parte. Si finisce come i tradizionalistinonostilialpapa a frignare sterilmente su ipotetici misteri di iniquità, che tanto misteriosi non sono, altro non essendo che la logica, naturale, necessaria conseguenza dell’abbraccio mortifero con il quale la chiesa (quella minuscola, tutta giuliva del suo culto dell’uomo), ha entusiasticamente non aperto fessure ma spalancato praterie alla modernità, oggettivamente dominata da filosofie anticristiche, finendo inevitabilmente per snaturare sé stessa e rinnegare la sua storia, pur di essere accettata dai potenti del mondo e illudersi pateticamente di contare qualcosa ai loro occhi.
    Sì. Interessante sarebbe approfondire anche sotto l’aspetto dell’Estetica. Verbo e Imago indissolubilmente legati nell’Incarnazione. Reciprocamente funzionali, come meravigliosamente attestato da quasi duemila anni di Arte Sacra.

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  6. Oggi si vola particolarmente alto...

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  7. Volo basso ma, francamente, sono inorridito dall'accostamento tra Amerio e don Milani.
    Amerio è obbediente all' autentico insegnamento della Chiesa, don Milani no.
    Senza entrare nel merito della sua pederastia, come emerge chiaramente dalle sue lettere.
    Anche questo è un modo per creare confusione.

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  8. Amore e verità

    Durante la settimana di Pasqua, la lettura liturgica dei primi capitoli degli Atti degli Apostoli ci fornisce con grande freschezza il tono e il succo degli argomenti utilizzati dagli Apostoli, in particolare da Pietro. L’occasione è data dalla guarigione miracolosa dello storpio che mendicava al tempio.

    Qui leggiamo ciò che Pietro dice al popolo:

    «Uomini d'Israele, perché vi meravigliate di questo e perché continuate a fissarci come se per nostro potere o per la nostra religiosità avessimo fatto camminare quest'uomo? Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l'autore della vita, ma Dio l'ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni. E per la fede riposta in lui, il nome di Gesù ha dato vigore a quest'uomo che voi vedete e conoscete; la fede che viene da lui ha dato a quest'uomo la perfetta guarigione alla presenza di tutti voi. Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi. Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire. Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati e così possano giungere i tempi della consolazione da parte del Signore ed egli mandi colui che vi aveva destinato come Cristo, cioè Gesù. Bisogna che il cielo lo accolga fino ai tempi della ricostituzione di tutte le cose, delle quali Dio ha parlato per bocca dei suoi santi profeti fin dall'antichità».
    Si badi: Pietro muove un’accusa precisa ( … voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l'autore della vita, ma Dio l'ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni), ma giustifica (… so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi) rimettendo tutto nel disegno di Dio (… Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire) e chiamando alla conversione (Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati e così possano giungere i tempi della consolazione da parte del Signore ed egli mandi colui che vi aveva destinato come Cristo, cioè Gesù).
    Ed ecco ciò che Pietro dice ai sommi sacerdoti e ai capi:
    «Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato. Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d'angolo. In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati».

    AMEN

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  9. Anonimo 11 37
    Amerio è obbediente all' autentico insegnamento della Chiesa, don Milani no.

    Evidentemente lo scotto da pagare per la "presentazione " su L'Osservatore romano...
    D'altronde, se non fosse per noi che attingiamo ai suoi scritti, uno studioso del calibro di Romano Amerio proprio per le sue critiche, per quanto garbate ma estremamente centrate e circostanziate ha subito una drammatica damnatio memoriae...

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  10. Cose 'turche', o meglio: USA14 aprile, 2023 13:42

    IL FINTO CATTOLICESIMO.

    Sembra proprio che si voglia far nascere una nuova entità territoriale dalla fusione di Polonia e Ucraina col patrocinio USA in chiave antirussa (e antieuropea).
    Mi domando come possa stare assieme l'anima cattolica polacca con quella "kantiana" ucraina (parlo dei governi naturalmente non della popolazione o comunque non tutta).
    Potrebbe essere un falso problema nel momento in cui il cattolicesimo polacco è inautentico cioè ha solo una funzione utilitaristica per avere una identità distinta rispetto al "nemico' storico in questo caso la Russia con cui da sempre la Polonia è in pessimi rapporti.
    Se questa identità distinta si potrà ottenere da un' ideologia come quella "kantiana' c'è da scommettere che il presunto cattolicesimo precedente sarà prontamente messo in soffitta.
    Voglio dire che se la fusione avviene non sarà l' utilitaristico finto sacro polacco a sacralizzare il profano neopagano dei kantiani, ma il neopaganesimo kantiano a profanare il finto sacro utilitaristico polacco. Che sia un cattolicesimo finto del resto lo dimostra la sua alleanza con USA e UE cioè le più chiare espressioni anticristiche.

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  11. # fusione tra POlonia e Ucraina? Così i polacchi potrebbero tornare a riprendersi in qualche modo la Galizia?
    Andiamoci piano, qualunque cosa progettino i padroni del vapore o politici in ansiosa fibrillazione.

    Per gli ucraini i polacchi sono storicamente non meno nemici dei russi. Gli ucraini, sin dal tempo dei cosacchi, hanno combattuto a lungo contro i polacchi e i loro federati lituani, al fine di costituirsi come Stato (cosacco) indipendente. Si sono anche alleati più volte con i Khan tatari della Crimea per riuscire nell'intento. Si sono poi appoggiati ai russi, con la promessa di una autonomia che non è stata concessa dagli zar, se non in minima parte. Alla fine Mosca si è pappata tutto, Ucraina e Crimea, installandosi alla fine del Settecento sul Mar Nero, da dove nessuno è riuscito più a sloggiarla (e appare improbabile che ci riesca Zelensky).
    Sul carattere "finto" o posticcio del cattolicesimo polacco: mi sembra un'espressione senza senso. Al pari del supposto carattere "kantiano" dell'anima dei governanti ucraini attuali, sul filone woke. Ma quale "kantiano" o partecipe di un "neopaganesimo kantiano"?! Non può esistere un neopaganesimo "kantiano". Arida finché si vuola l'etica razionalistica kantiana ma di sicuro non "neopagana".
    Insomma, qui si fa un'enorme confusione.
    Riduttivo infine affermare che la Polonia è stata con la Russia "da sempre in pessimi rapporti". Assai peggio che pessimi. Nella sua espansione ad est la Polonia ha per breve tempo occupato anche Mosca, a metà del Seicento. Ma nella seconda metà del Settecento la Russia ha partecipato a ben tre spartizioni della Polonia. Caduto Napoleone, i russi si sono ripresi parte notevole della Polonia (granducato di Varsavia) unitamente alla Finlandia (Granducato di Finlandia) tolta agli svedesi. Ritornata indipendente la Polonia nel 1918, nel 1939 è stata spartita di nuovo tra tedeschi e sovietici. Stalin attaccò a tradimento, quando i polacchi erano ormai in ginocchio dopo 17 giorni di offensiva tedesca. Occupò un terzo del paese e sterminò quanto potè della classe dirigente polacca (massacri in Bielorussia, più di diecimila ufficiali polacchi prigionieri uccisi trovati in fosse comuni nelle foreste vicino a Minsk dai nazisti).
    Si può capire che i polacchi e i baltici (anche loro vittime in passato delle varie occupazioni russe e sovietiche) siano piuttosto nervosi di fronte alla presente guerra.
    Anche per questo bisognerebbe cercare di interromperla sin da ora con serie trattative di pace, miranti anche a ridisegnare il sistema della sicurezza in Europa.
    H.

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