Ho condensato in un unico testo ripreso di seguito le tre parti di una riflessione di don Curzio Nitoglia sull'americanismo giudaizzante secondo Mons. Henry Delassus. È un testo certamente ostico per il sistema; ma di fatto sembra spiegare molto della realtà attuale (certamente ancor più complessa) e dei suoi prodromi. Mi interessano le reazioni e le osservazioni dei lettori.
L’americanismo giudaizzante
secondo Mons. Henry Delassus
di Don Curzio Nitoglia
Il “problema dell’ora presente”
Il giudeo/americanismo è realmente il problema dell’ora presente. Infatti, mentre il vecchio giudaismo/rabbinico (del I/II secolo d. C.), tramite il giudeo/cristianesimo, ha rappresentato il tentativo fallito (grazie alla reazione degli Apostoli e dei Padri apostolici ed ecclesiastici del II/VI secolo) di soffocare la Chiesa di Cristo, giudaizzandola; al contrario in Usa (sin dal XVIII secolo) il giudeo/cristianesimo puritano ha prevalso e ha invaso anche l’Europa (specialmente dalla fine delle due guerre mondiali, 1918 e soprattutto 1945).
La dichiarazione conciliare “Nostra aetate”
Anzi, esso è addirittura penetrato in ambiente cattolico con la Dichiarazione Nostra aetate del Concilio Vaticano II (28 ottobre 1965) e l’insegnamento post/conciliare di Giovanni Paolo II iniziato a Magonza (17 novembre 1980) dell’«Antica Alleanza ‘‘mai revocata’’», che si protrae sino a oggi, essendo stato ripreso esplicitamente da Benedetto XVI (17 febbraio 2010, Discorso alla sinagoga di Roma) [vedi] e quasi privatamente da Francesco (cfr. Lettere al Rabbino capo di Buenos Aires e di Roma).
L’ebraismo in America
L’ebraismo in America, dopo l’«affare di Damasco» (1840) (1) e il «caso Mortara» (1858), ha fatto blocco e ha esercitato una notevole pressione sul governo statunitense, affinché s’impegnasse per fargli ottenere, nel vecchio Mondo, la piena libertà come già l’aveva ottenuta in America.
Gli Stati Uniti rappresentano – perciò – il ‘‘braccio armato del giudaismo (una volta) disarmato’’ (ed ora non più, sin dalla fondazione dello Stato d’Israele nel maggio 1948), contro l’intransigenza dottrinale e l’intolleranza dogmatico/teologica (e, conseguentemente, politico/sociale) dell’Europa (una volta pienamente) cristiana.
La “tradizione” puritana americana
Tutto ciò è stato possibile poiché l’intera “tradizione” puritana americana era ed è profondamente imbevuta di giudaismo postbiblico (2). Infatti, gli Stati Uniti non hanno conosciuto il cosiddetto medioevo o cristianità europea teologicamente anti/giudaica. L’America, perciò, è nata senza linfa medievale ed è priva d’antigiudaismo dottrinale. Il puritanesimo americano fornisce una lettura millenaristica e carnalmente materiale (più che genuinamente letterale) dell’Antico Testamento, vedendo negli Stati Uniti il “precursore” del “messia” che sarebbe lo Stato d’Israele.
L’America è la “nuova Sion” …
Anzi, l’America è una sorta di nuova Sion o ‘‘neo Terra Santa’’ che – prima, nel secolo XVIII – doveva accogliere gli ebrei dispersi (dal 70/135 d.C.) e, quindi, discriminati teologicamente nel vecchio mondo e – poi, nel XX secolo – doveva preparare la nascita della nuovissima Sion (lo Stato d’Israele, 15 maggio 1948).
… Sue Differenze con La “vecchia Europa”
Mentre l’Europa, pur se laicizzata, con la Rivoluzione francese ha emancipato (cercando di assimilare) il singolo ebreo, ma non l’ebraismo come popolo o religione; l’America – invece – ha concesso piena libertà (religiosa, sociale e politica) all’ebraismo, non cercando un’emancipazione assimilatrice, ma volendo farlo ridiventare una Nazione. Perciò, gli Stati Uniti sono all’origine del sionismo (in senso stretto) come idea nazionale e politica e non solo come semplice sentimento, o aspirazione religiosa e ideale, che sogna e desidera – romanticamente e velleitariamente – la “Patria perduta”, come ogni israelita ha fatto dal 70 d.C. fino al XX secolo (in senso largo). Gli Stati Uniti rappresentano, perciò, la superpotenza mondiale al servizio (scientificamente organizzato e studiato) della nascita del giudaismo come Nazione politicamente organizzata e militarmente superdotata al fine di ottenere il dominio temporale mondiale partendo dalla Palestina.
Come l’America ha fatto lobbying o pressing sull’Europa e la Russia (poi Urss e ora di nuovo Russia), tra la prima e la seconda guerra mondiale e poi nella cosiddetta ‘‘guerra fredda’’, affinché concedessero pieno riconoscimento al giudaismo come popolo, religione e Nazione; così recentemente (con le guerre del Golfo persico 1990/2003) ha fatto pressione sul vicino, medio ed estremo Oriente, affinché lo Stato d’Israele, fosse riconosciuto pienamente (sia religiosamente sia politicamente). Tuttavia, mi pare che quest’ultimo passo (che avrebbe dovuto essere definitivo) non sia riuscito; anzi, proprio oggi, nel momento del massimo potere, l’America sembra cominciare la sua parabola discendente (come l’Europa nel 1914). Dal settembre 2001, alla sconfitta della seconda guerra in Iraq (2003), con la battuta d’arresto in Afghanistan e la situazione creatasi in Siria, Turchia e Libano (2012/2013), l’America si scopre un ‘‘gigante con i piedi d’argilla’’, come tutti gli Imperi mondani che si son succeduti nella storia dell’umanità, che sta affrontando la sua ultima battaglia: la guerra (forse atomica e mondiale) contro la Russia di Putin per interposta potenza ucraina (2014/2023), avendo già perso quella economica contro i “BRICS” (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica).
Il sionismo anti/europeo
Il sionismo rappresenta l’antidoto all’intransigenza dottrinale della vecchia Europa. Esso è una sorta d’americanismo puritano/millenarista trapiantato in Palestina vista come “trampolino di lancio” per sottomettere e possedere il mondo intero. Lo Stato d’Israele non è soltanto un rifugio per gli ebrei (una volta) dottrinalmente discriminati, ma è, soprattutto, una superpotenza militare e nucleare, che esercita una pressione deterrente, non solo psicologica ma anche fisica, contro l’intransigenza teologica antigiudaica, che era propria della Cristianità europea e il nazionalismo popolare arabo del movimento Baath.
Il “millenarismo gioachimita giudaizzante”
Il pensiero millenaristico di Gioacchino da Fiore è fondamentale nella genesi del millenarismo giudaico/americano. In piena Cristianità medievale (XII secolo), confessionale e quindi teologicamente discriminatoria nei confronti dei non cristiani, il gioachimismo proponeva com’alternativa, una filosofia millenaristica della storia, secondo la quale nella terza era dello Spirito gli ebrei come elemento primario (oggi si direbbe come ‘‘fratelli maggiori’’) si sarebbero uniti (primeggiando ontologicamente e non solo cronologicamente) ai cristiani come elemento secondario (oggi - dopo il discorso di Giovanni Paolo II del 13 aprile e 31 dicembre del 1986 - sono detti comunemente ‘‘fratelli minori’’, minoritari e minorati ontologicamente). Ebrei e cristiani avrebbero, così, formato un’unica società, “popolo di Dio” o “chiesa pneumatica”, con il primato ontologico - proprio del vecchio giudeo/cristianesimo ebraizzante del II secolo - degli israeliti odierni sui cristiani.
Il gioachimismo è un ecumenismo ante litteram, dato il suo carattere essenzialmente irenico e giudaizzante. Esso è in rottura totale con la Fede cattolica (come notarono subito s. Bernardo di Chiaravalle e, poi, s. Tommaso d’Aquino) soprattutto per quanto riguarda i rapporti tra “Nuova” e “Antica Alleanza” (già, secondo Gioacchino da Fiore, «mai revocata»; Giovanni Paolo II non ha fatto che ripetere nuovamente un errore vecchio quanto il diavolo), inverate dalla “terza Alleanza dello Spirito”. Inoltre, i discepoli di Gioacchino, tra il XIII e il XV secolo (3) , hanno esplicitato il pensiero del maestro in senso ancor più giudaizzante: l’ebraismo, per essi, è ancor maggiormente benedetto da Dio nella terza era, pur restando tale. Da Israele nascerà un secondo ‘‘messia’’ (persona militante o idea universalmente dominante). Roma sarà rimpiazzata da Gerusalemme, che sarà il centro di una nuova ‘‘fede’’ cristiana più spirituale e pura. Il mondo sarà trasformato sotto la guida degli ebrei come Nazione dominante e preponderante (era già scritto nel secolo XIII da pensatori giudaizzanti, senza dover attendere i Protocolli dei Savi di Sion nel XIX secolo).
L’antico Fariseismo talmudico
Come s’evince, il puritanesimo degli antichi farisei, antitrinitario e anticristiano (175 a.C./II secolo d.C.), tramite il gioachimismo medievale (XII/XV secolo), si fonde col protestantesimo puritano americano (XVII/XXI secolo), che giunge a rinnegare la SS. Trinità e la divinità di Cristo. Il puritanismo farisaico gioachimita è il creatore dell’ideale o dello spirito americano. Esso è una specie di talmudismo per i goyim o di protestantesimo calvino/anabattista giudaizzante, fondato sui due dogmi principali: a) la totale libertà dell’uomo (Liberalismo: libertario, liberista e libertino); b) la supremazia della Nazione eletta: l’America (o la ‘‘nuova Terra Santa’’) e la ‘‘nuovissima Sion’’ (o lo Stato d’Israele) sul resto del mondo.
Questo spirito giudaico/americano è – purtroppo – penetrato “come fumo di satana nel Tempio di Dio”, con il Concilio Vaticano II, “epoca d’incertezze” e di “autodemolizione” (come ha detto Paolo VI nel 1968 e 1972, perseverando tuttavia nell’imporre il medesimo Concilio). Quindi tali parole non sono un ripensamento, ma la “prova/provata” che Paolo VI sapeva benissimo cosa fosse in realtà il Vaticano II: ‘‘Incertezza, autodemolizione’’, ed ha voluto coscientemente continuare a ‘‘demolire’’ e ‘‘confondere’’, imponendolo a tutti anche sotto pena di severe condanne, se qualcuno avesse osato porre domande sulla sua reale “continuità con la Tradizione”.
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1 - L’Omicidio Rituale del Padre Tommaso da Calangianus (Sassari) cappuccino.
2 - Gli altri due elementi componenti della cultura americanista, oltre il Protestantesimo (condannato da LEONE X, Bolla Exurge Domine, 1520 e dal Concilio Tridentino dal 1545 al 1563, DS 1498-1850), sono la Massoneria e il Liberal/liberismo. Nessuno di questi quattro (Giudaismo talmudico, Luteranesimo, Massoneria e Liberalismo/liberista) è compatibile con la dottrina cattolica, che ha condannato: 1°) il “Liberalismo” (v. GREGORIO XVI, Enciclica Mirari vos, 1832; PIO IX, Enciclica Quanta cura con l’annesso Sillabo, 1864; LEONE XIII, Enciclica Immortale Dei, 1885 e Libertas, 1888); 2°) il “Liberismo” (v. LEONE XIII, Enciclica Rerum novarum, 1891; v. PIO XI, Enciclica Quadragesimo anno, 1931); 3°) la “Massoneria” (da CLEMENTE XII, Enciclica In eminenti, 1738 sino alla Lettera della Conferenza Episcopale Tedesca del 1983, v. specialmente LEONE XIII, Enciclica Humanum genus, 1884), e, 4°) il “Giudaismo talmudico” (da papa INNOCENZO IV, Epistola al Re di Francia Ludovico IX del 1244, sino a papa CLEMENTE XI, Lettera Propagandae del 1704).
3 - Ultimamente, allievi famosi di Gioacchino sono stati: Benedetto XVI, Barak Obama e monsignor Bruno Forte. Cfr. H. DE LUBAC, La posterità spirituale di Gioacchino da Fiore, Milano, Jaca Book, 2016, 2 voll.
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Seconda parteLa “Rivoluzione conservatrice” atlantica
Non mi sembra che l’alternativa al pericolo α) della modernità (ad intra) e β) dell’islamismo (ad extra), sia la ‘‘Rivoluzione conservatrice’’ angloamericana (teorizzata da Burke-1790/Kirk-1953) (1).
Edmund Burke & Russel Kirk
Infatti, Edmund Burke (1729-1797), ripreso da Russel Kirk (1918-1994), riteneva che la Rivoluzione francese (progressista) fosse essenzialmente diversa dalla seconda Rivoluzione inglese (del 1688) e da quella americana (o guerra d’Indipendenza 1776-1783), che, invece, sarebbero state: “tradizionali e conservative”. Secondo tale linea di pensiero, gli Usa continuerebbero il retaggio classico (greco/romano) e cristiano/medievale (2) , l’America sarebbe, così, l’inveramento della Cristianità europea e rappresenterebbe una sorta di pre/modernità o pre/illuminismo, poiché non coscientemente illuminista (3).
Russel Kirk & l’amministrazione del Presidente Ronald Reagan
Tale corrente di pensiero (“Movimento Conservatore americano”, di matrice kirk/iana) è venuta prepotentemente alla ribalta nel 1980 con l’amministrazione Ronald Reagan, specialmente nella sua ala ‘‘neo-con’’ e neo-liberista (4), continuata da George Bush padre e da Gorge W. Bush (figlio). Russel Kirk, secondo Respinti, “ci offre l’immagine di un’America che difende i valori della tradizione classica e cristiana, secondo i veri princìpi sostenuti dai padri Fondatori della sua nazione” (5).
Friedrich von Hayek
Un altro discepolo culturale di Kirk è Friedrich von Hayek (6), che distingue nettamente il liberalismo buono angloamericano, poiché conservatore, da quell’europeo cattivo, perché progressista e razionalista.
Karl Popper e Michael Novak
Altri pensatori discepoli spirituali di Burke e ‘‘confratelli’’ di Kirk sono Carlo Popper e Michael Novak). Lo stesso Kirk spiega che la Rivoluzione francese fu una Rivoluzione totale, mentre quella angloamericana fu una Rivoluzione difensiva, non aggressiva; anzi la Rivoluzioni inglese e americana avrebbero impedito lo scoppio di rivoluzioni più cruente e radicali nel loro suolo, proprio perché essenzialmente conservatrici.
Kirk (in occasione di tre conferenze tenute nel 1989 in Italia, e riportate nel libretto succitato a cura di Marco Respinti) definisce la Guerra d’Indipendenza americana come ‘‘Rivoluzione impedita’’ o ‘‘incompiuta, non fatta’’, poiché ha difeso i diritti consuetudinari (o le “tradizioni”) della gloriosa Rivoluzione inglese del 1688 ed ha impedito il nascere di un radicalismo rivoluzionario simile a quello francese (7). Anzi, Kirk afferma che mentre la Rivoluzione francese fu fatta in odio al cristianesimo, quella americana fu fatta con spirito di “forte attaccamento… alle Chiese e ai principi morali cristiani” (8). Infatti, spiega il Kirk “in America, nessun colpo venne inflitto contro la fede cristiana. Degli uomini che firmarono la Dichiarazione d’Indipendenza, la vasta maggioranza era composta di cristiani praticanti, dell’una o dell’altra denominazione” (9). Il Nostro esalta “il rigido Calvinismo di Jonathan Edwards” (10) un ministro congregazionalista del Massachusetts, che difese la dottrina strettamente calvinista sul peccato originale e la fede fiduciale, poiché “insegnava la pravità della natura umana” (11). Infine, i coloni americani sono difesi da Burke e quindi Kirk poiché “sostennero di resistere a innovazioni pericolose da parte di re Giorgio III d’Inghilterra” (12).
Per quanto riguarda l’ex presidente statunitense George W. Bush, Maurizio Molinari, nel suo George W. Bush e la missione americana, (Bari, Laterza, 2004) spiega che la “compassione” o religiosità sentimentale del presidente americano è “un’eredità dei Pellegrini che giunsero nel Nuovo Mondo fuggendo dalla Vecchia Europa” (p. 37).
Questa idea di “compassione è proprio ciò che distingue l’illuminismo inglese da quello francese, dove invece l’accento è posto sulla Ragione e sulla separazione assoluta tra Stato e Religione” (p. 40). Infatti, l’illuminismo angloamericano insiste sui sentimenti o l’esperienza, mentre quello francese è razionalista; il primo è per la separazione tra Chiesa cattolica e religione (ove la Chiesa romana non è la vera religione), ma non tra Stato e religiosità (ossia, lo Stato americano è fondamentalmente permeato di una vaga religiosità compatibile con la secolarizzazione); mentre, il secondo nega e scinde la religione dallo Stato. Quindi, la religiosità americana e neo/conservatrice è incompatibile con il Diritto Pubblico Ecclesiastico o la filosofia politica cattolico/romana. Inoltre, Bush jr. è influenzato ideologicamente dai neoconservatori, che si distinguono “per posizioni in gran parte trotzkiste. Si tratta di figli di emigrati ebrei dall’Europa dell’Est (…), ostili all’Urss di Stalin (che aveva fatto assassinare Trotzkyj) […]. L’espressione neoconservatore si trasforma presto in quella degli alfieri della Guerra Fredda (…) a favore della linea dura con l’Urss [stalinista e anti-trotzkista]” (p. 46). Dal punto di vista ecclesiologico, Bush “è metodista”, ma “in termini teologici, potrebbe essere definito un ‘‘pietista’’, in quanto considera la religione più una questione di cuore che di intelletto: ma, comunque si voglia definire la sua fede, questa comporta un rapporto diretto tra credente e Dio, non prevede preti o altre figure di intermediari” (p. 164). I suoi maestri spirituali sono “i padri fondatori del conservatorismo compassionevole (…), a fianco dell’eredità dei padri fondatori…, ci sono i filosofi delle libertà personali, John Locke per la politica e Adam Smith per l’economia” (p. 171).
In breve, Bush si rifà al protestantesimo sentimentale e antiromano, al liberalismo deista inglese di Locke, al liberismo “a/sociale” di Smith, e il suo anticomunismo (o meglio della “sua” amministrazione) è, in realtà, pilotato dai trotzkisti, in funzione antisovietica, per esportare la rivoluzione o il caos permanente nel mondo intero (piuttosto che instaurare la dittatura del proletariato in una ‘‘nazione/guida’’), proprio come stava avvenendo in Medio Oriente. Come si vede le sue origini teologiche, economiche, politiche e filosofiche sono incompatibili con la sana filosofia realista dell’essere, con la dottrina sociale della Chiesa, con il dogma cattolico. Egli anche ove sembra ‘‘materialmente’’ buono (anticomunismo) è ‘‘formalmente’’ perverso (filo/trotzkismo). Dunque non mi sembra lecito presentarlo come l’antemurale della civiltà cristiana o europea, né dal punto di vista teologico (di ordine soprannaturale), né da quello filosofico/economico/politico (di ordine naturale).
____________________1 - Cfr. M. RESPINTI (a cura di), Russel Kirk. Stati Uniti e Francia: due Rivoluzioni a confronto, Bergamo, Edizioni Centro Grafico Stampa, 1995.
Edmund Burke nacque a Dublino il 12 gennaio 1729, fu anglicano come il padre, mentre la madre era cattolica. Come uomo politico apparteneva alla corrente whig del liberalismo inglese, “nutrito di tradizione lockiana”, nel 1790 sostenne la differenza abissale tra Rivoluzione francese e inglese: “quella del 1688 [era] così giustificata e così legittima (…), tutta sulla linea delle libertà inglesi e del protestantesimo [tradizionale/conservatore anglicano] e quella del 1789, effettivamente sovversiva, scopertamente iconoclasta e atea” (J. J. CHEVALIER, Storia del pensiero politico, vol. 3, Bologna, Il Mulino, 1986, p. 61). Chevalier spiega che la critica burkiana alla Rivoluzione francese “non voleva sconfessare il suo liberalismo whig” (Ibidem, p. 63). Egli “era sì un liberale, ma all’inglese”, ossia moderato e conservatore (Ivi). Tuttavia, la sua dottrina politica, pur criticando giustamente l’astrattezza del razionalismo illuminista francese, che riponeva eccessiva fiducia nella ragione umana, era debitore di una filosofia empirista e sensista inglese, la quale svalutava eccessivamente le capacità dell’intelletto umano, riducendolo a pura conoscenza sensibile e non razionale o metafisica. Tale concezione era debitrice del pensiero protestante classico luterano, il quale asseriva che l’anima umana (soprattutto l’intelletto e la volontà) fosse corrotta totalmente dal peccato originale e, quindi, incapace di conoscere razionalmente la sostanza delle cose e di volere liberamente. Onde, se Burke è valido nella critica del 1789, tuttavia i suoi principi filosofici non sono compatibili con la retta ragione né con la fede rivelata. Chevalier spiega che Burke aveva “l’orrore per … la metafisica; il risvolto… era la passione per il concreto” (Ivi). Anzi “sentimenti, affetti, passioni, signoreggiano sull’animo umano e ne orientano anche gl’interessi; di fatto l’uomo a questi obbedisce più che alla sua volontà cosciente e orientata dalla ragione” (Ibidem, p. 64). Questa è la filosofia sensista antimetafisica, anti-platonica e anti aristotelico-tomistica e quindi, in contraddizione con lo spirito classico greco-romano e con la filosofia realistica e dell’essere, sia patristica sia scolastica. Onde Burke, speculativamente, rappresenta la modernità contro la metafisica, anche se politicamente ha criticato – da buon moderato liberal/conservatore britannico – gli aspetti razionalisti, atei e progressisti del 1789. Nulla di più. Perciò, mi sembra impossibile prenderlo a modello per la restaurazione della civiltà classica e medievale, la quale “è già esistita e non è da inventare, ma da restaurare e instaurare, contro gli assalti dell’empietà” (s. PIO X, Notre charge apostolique, 1910). Leone XIII, quando ha lanciato la lotta culturale (Aeterni Patris, 1879) per la riconquista della società secolarizzata, ha detto: “Ite ad Thomam”, non ci ha indirizzati alla gloriosa Rivoluzione del 1688, né tantomeno a Burke, che è l’antitesi - per difetto - del tomismo, come il razionalismo francese ne è la contraddizione per eccesso. Se si vuole restaurare la civiltà europea e cristiana, si deve prendere la giusta via, che ci porta al traguardo e si erge in medio et in culmine tra due false strade, l’empirismo e il razionalismo, le quali, non portano al termine, poiché sbandano o deviano l’una ‘‘troppo poco’’ e l’altra “esageratamente troppo”, mancando in ogni caso l’obiettivo o il fine.
Inoltre, il liberalismo whig di Burke non è poi proprio così ideale. Infatti, uno storico scrive così: “Whig e Tory. I nomi di entrambi i più antichi partiti britannici furono coniati quando Giacomo II stava per salire al trono. Coloro che volevano impedirglielo, perché era cattolico, furono chiamati whig. Vocabolo con cui, in un primo tempo, s’indicavano i ladri di cavalli e poi i calvinisti scozzesi. I fautori di Giacomo II, invece furono chiamati tory, termine che in un primo tempo indicava i cattolici fuorilegge” (M. VIGLIONE – F. NISTRI – R. DI MATTEI, Alle radici del domani, vol 2, Milano, AGEDI, 2004, p. 213).
Russel Kirk nacque il 19 ottobre 1918 in America. Nel 1964, superando lo stoicismo al quale aveva aderito, si convertì al cattolicesimo. È considerato il caposcuola del “Movimento Conservatore Burkiano” americano del dopoguerra. Nel 1953 lancia la crociata della ‘‘Rivoluzione conservatrice’’ burkiana, muore il 29 aprile del 1994.
2 - Ibidem, p. 4).
Invece la storia insegna che la prima Rivoluzione inglese terminò con il regicidio (nel 1649) di Carlo I Stuart (anglicano e conservatore) da parte di Cromwell (puritano e progressista) e del Parlamento che già allora opponeva al re le libertà o tradizioni concesse agli inglesi (sin dal medioevo) dalla Magna Charta. Cromwell instaurò una dittatura repubblicana che finì due anni dopo la sua morte, nel 1660, quando la monarchia fu restaurata dal Parlamento, con Carlo II Stuart, cattolico ma tollerante verso i protestanti. Quando, però, gli succedette suo fratello Giacomo II, cattolico intransigente (anche se assolutista), il Parlamento inglese, deciso a difendere la religione anglicana, gli si rivoltò e nacque così (1688) la seconda o “gloriosa Rivoluzione inglese” (per distinguerla dalla prima che era terminata ‘‘ingloriosamente’’ con un regicidio), che si concluse con la sconfitta dei cattolici e l’ascesa al trono, nel 1689, di Guglielmo III d’Orange, il quale emanò un atto di tolleranza per tutte le confessioni cristiane tranne i cattolici/romani. Perciò, la seconda rivoluzione inglese fu anti/cattolica e filo/anglicana; anche se non regicida, né puritana (come la prima). Pertanto non mi sembra che possa essere chiamata “gloriosa”, come vorrebbero Burke, Kirk.
3 - Ivi, p. 5.
In realtà esiste l’Illuminismo inglese, anche se fu meno radicale di quello francese; tuttavia, esso presenta tutte le caratteristiche del pensiero moderno antimetafisico e anticattolico. Esso si distingue dall’Illuminismo razionalista francese (errore per eccesso, che esalta esageratamente le capacità della ragione umana), poiché è britannicamente empirista o sensista, ma questo è l’errore per difetto che sminuisce le capacità dell’anima umana e la abbassa al livello dei bruti. Ora, ‘‘un errore non si corregge con un altro errore’’, anche se meno radicale; ‘‘ogni difetto è un eccesso’’ e viceversa. La filosofia empirista inglese è antimetafisica, quindi è contro il pensiero classico greco/romano. Inoltre, è protestante (anglicana anche se non sempre puritana) e perciò, storicamente post/medievale, mentre teologicamente è contraria alla vera Chiesa di Cristo fondata su Pietro e i suoi successori (i Papi).
4 - Ibidem, p. 10.
5 - Ivi. I quali erano calvinisti, anti/anglicani e ferocemente anti/cattolici, con forti tendenze antitrinitarie, più vicini al giudaismo talmudico che al Vangelo. Onde, non si può dire che essi difendessero la tradizione classica cristiana; dacché, una sola è la Chiesa fondata da Cristo ed è quella Cattolica apostolica e romana fondata su Pietro.
6 - Friedrich August von Hayek (Vienna 1899-Friburgo [Germania] 1992), economista austriaco, discepolo di Ludwig von Mises (Leopoli 1881-New York 1973), intransigente paladino del puro e duro liberismo economico, avverso a ogni forma d’intervento statale, vicino ai filosofi del Circolo di Vienna. Negli anni Trenta Hayek entra in contrasto con l’inglese John Maynard Keynes (Cambridge 1883-Firle Beacon [Sussex] 1946), il quale - per risollevare l’economia angloamericana dalla depressione del 1926/1929 - teorizzò, con successo, (in La fine del Laissez-faire, 1926) un certo intervento dello Stato in materia economica, mentre il liberismo puro del Circolo di Vienna (e specialmente di Hayek) escludeva ogni azione dello Sato in economia. Hayek, che da giovane era stato socialista, fu poi influenzato da Carlo Raimondo Popper (Vienna 1902-1996), un filosofo neokantiano, agnostico e scettico, fondamentalmente antimetafisico (la filosofia dell’essere di Platone e Aristotele avrebbe, secondo lui, arrestato la conoscenza scientifica). Egli nega ogni valore all’induzione, è il padre del ‘‘fallibilismo’’ o del pensiero debole, che è incapace di cogliere l’essenza delle cose e, quindi, per risolvere i problemi deve ricorrere alla ‘‘immaginazione creatrice’’. Popper ha esercitato un grande fascino sulla società e la politica americana degli anni Ottanta tramite la sua dottrina della ‘‘Società aperta’’, tollerante e democratica con tutti, tranne che con i governi autoritari che vanno abbattuti, per esportare la democrazia (l’altro ieri l’Impero Austroungarico; ieri i fascismi europei; oggi il nazionalismo arabo/islamista del vicino, medio, lontano, Oriente: Egitto/Palestina/Siria, Iraq/Iran, Afghanistan; domani la Russia cristiana di Putin). Ancor oggi con Biden la sua influenza è notevole sull’amministrazione americana e sul neo/conservatorismo tramite Michael Novak (1931), un economista e politico americano, che tenta di far da ponte tra i ‘‘neo/con’’ statunitensi e l’Europa, con uno sguardo speciale al Vaticano, essendo stato, da giovane, seminarista a Roma.
Questa scuola di pensiero, che parte da Burke e, passando tra Kirk, Mises, Hayek e Popper, arriva a Novak, tenta di conciliare:
a) la morale autonoma (= soggettiva) kantiana e il liberalismo classico (= valore assoluto della libertà come fine) con la morale cattolica, che è invece oggettiva (non relativa al soggetto umano, ma fondata nella natura come Dio l’ha creata) e ritiene la libertà non un assoluto (o un fine), ma un mezzo per cogliere il Bene sommo (che è l’unico vero fine);
b) il liberismo economico (o il libero mercato senza intervento dello Stato) con la dottrina sociale cattolica; la quale, ripudia l’astensionismo dello Stato in materia economica, poiché l’uomo è per natura un animale socievole. Perciò, forma una famiglia e tende a unirsi ad altre famiglie, per formare una ‘‘Città’’ o società civile perfetta nell’ordine temporale/materiale, la quale, può dare alla famiglia (società naturale imperfetta) ciò che da sé stessa non riuscirebbe ad ottenere, ossia tutti i mezzi (educazione, istruzione, sanità, difesa pubblica…), per cogliere il suo fine naturale (benessere comune temporale), subordinatamente a quello spirituale.
Infine, Novak (non essendo riuscito a ‘‘conciliar l’inconciliabile’’; ossia, liberalismo e cattolicesimo) tenta di attirare l’Europa e il Vaticano nell’orbita degli Usa, con lo spauracchio dell’arabo/fascismo (M. NOVAK, La Stampa, 18. XI. 2005), dacché egli e la sua scuola neo o teo/conservatrice non avversano (teologicamente) l’unitarismo islamico, simile a quello congregazionalista americano ma, combattono - politicamente - soprattutto il nazionalismo arabo (come governo autoritario), sia per una questione economica (petrolio), sia per un’ideologica (esportazione della democrazia in Vicino e Medio Oriente). Onde, la loro (di Novak e scuola) parola d’ordine odierna, è Laicizzare necesse est, oppure Non è necessario vivere, ma è necessario democraticizzare! Invece - secondo la dottrina cattolica e la filosofia perenne - la democrazia moderna/americana, non è l’unica forma di governo, da esportare anche con la spada, ma la corruzione dell’ultima e più bassa delle tre forme legittime (monarchia, aristocrazia e politia).
7 - Ivi, pp. 13-15. Ora, tali consuetudini erano rivendicate già nel 1649 (con buona pace di Burke), dalla prima Rivoluzione inglese di Cromwell, terminata col regicidio. Perciò, l’unica differenza sostanziale tra le due rivoluzioni inglesi è che la prima fu regicida e la seconda no.
8 - Ibidem, p. 15. Certamente non per amore del Papato, che è visto come l’anticristo dai coloni americani. Né dell’unica Chiesa di Cristo che è fondata su Pietro.
9 - Ibidem, p. 16. Ossia, molti calvinisti, pochi anglicani e niente cattolici.10 - Ibidem, p. 17.
11 - Ivi. La dottrina cattolica è essenzialmente diversa da quella di Edwards. Infatti, il peccato originale ha ferito l’uomo, ma non ha distrutto intrinsecamente la sua natura intelligente e libera, come invece ha insegnato Lutero seguìto e radicalizzato da Calvino, secondo i quali l’uomo non è più libero né responsabile dei suoi atti, onde può anche peccare purché mantenga la ‘‘fiducia’’ di salvarsi senza merito, il che per la Chiesa romana è un peccato contro lo Spirito Santo o impenitenza finale.
12 - Ib., p. 18. Mi sembra che il re inglese (Giorgio III) avesse - oggettivamente - ragione a non volere che i coloni americani invadessero (e poi sterminassero, come accaduto, i pellerossa) ed aveva tutto il diritto ad aumentare le tasse per pareggiare il deficit prodotto dalla guerra in Canada contro la Francia. Inoltre, il Parlamento inglese si rivoltò contro il re Giacomo II poiché cattolico e non perché innovatore, quindi la seconda rivoluzione inglese, anche se non fu puritana o calvinista come la prima, fu certamente anglicana e anti/romana.
* * *
Terza parte Pio XII “anti/americanista”
Cattolicesimo tra liberismo e socialismo
Scomunica il comunismo
Pacelli condanna il liberismo
L’ultima crociata indetta nel 1950
1955: il mondo diserta la crociata cattolica anti liberal/comunista
Testimonianza, preghiera, silenzio interiore e penitenza
Cattolicesimo tra liberismo e socialismo
Pio XII (1), al contrario di Burke, Kirk e neoconservatori attuali, aveva capito molto bene quest’opposizione irreconciliabile tra spirito (non è una questione di razza ma d’idee) liberal/americanista e cattolicesimo; tra comunismo (trotzkista o stalinista, sostanzialmente eguali, accidentalmente diversi) e cristianesimo.
Scomunica il comunismo
Infatti, dopo aver scomunicato il comunismo ateo e materialista nel 1949 ed essersi schierato apertamente contro il pericolo di una giunta social/comunista a Roma nel 1952; aveva allontanato da sé Alcide De Gasperi, per non aver voluto allearsi (come gli aveva chiesto) con le destre contro la sinistra, e poi anche monsignor Montini, troppo vicino alla mentalità laicista e democristiana di De Gasperi.
Pacelli condanna il liberismo
Inoltre, papa Pacelli condanna l’altro errore opposto al collettivismo totalitarista del comunismo; ossia, l’individualismo liberale/libertario e consumista dell’occidente americanizzato, definito da Pacelli ‘‘puro automatismo’’ e solo esteriormente o apparentemente ‘‘mondo/libero’’, mentre realmente e interiormente rende l’uomo ‘‘schiavo’’ della moda, del benessere, del peccato e dell’amoralità relativista.
Pio XII non ha simpatizzato col Patto Atlantico (nel 1950, in occasione della guerra contro la Corea), attirandosi le ire di Roosevelt.
L’ultima crociata indetta nel 1950
All’inizio degli anni Cinquanta, Pacelli lancia la Chiesa alla conquista attiva della società civile (eleggendo a modello s. Gregorio VII, Innocenzo III e beatificando Innocenzo XI che aveva contribuito a fermare nel Seicento i turchi a Vienna, salvando così l’Europa intera e canonizzando poi Pio X il Papa antimodernista), ammaestrando positivamente il mondo; è l’epoca dei grandi raduni di massa, con le ‘‘consegne ai militanti’’, nei quali milioni di persone vanno “a Roma a vedere Pietro”, organizzati dal professor Luigi Gedda e da padre Lombardi.
Pacelli invita i fedeli a risvegliarsi dalla letargia spirituale che li ha avviluppati e a dedicarsi, anima e corpo, all’apostolato militante. Nel 1950 proclama il dogma dell’Assunzione di Maria in cielo, vedendo e proponendo la Madonna come ultimo rifugio, prima dell’inevitabile castigo, se l’umanità non si scuoterà dal letargo.
Nel 1951 proclama la ‘‘crociata della purezza’’ (in un mondo che scivolava verso l’amoralità e l’impudicizia) e canonizza Maria Goretti come martire della castità, proponendola come modello al mondo e specialmente alla gioventù. Nel 1954 indice l’anno mariano, anno di preghiera e penitenza (che non ha nulla a che vedere con le odierne “giornate della gioventù”, molto più simili - purtroppo, ma è la realtà e «contro il fatto non vale l’argomento» - ai baccanali pagani, ricolmi di musiche sfrenate afro/americane, orge e droghe).
Ogni mese Pio XII riceve e invita a raccolta tutti i ceti sociali: le famose categorie di ‘‘arti e mestieri’’ che erano ancora il nerbo dell’Italia (non ancora americanizzata) del risparmio, dell’austerità, della morigeratezza, della frugalità e della fede, nel dopoguerra; spronandoli a impregnare se stessi, la propria famiglia, la loro categoria e, quindi, la società di spirito cristiano per realizzare il regno sociale di Gesù Cristo.
Pio XII cura il rapporto serio e non istrionico con le masse, è il Papa degli immensi raduni e non degli show o peggio ancora delle mascherate, sceglie con accortezza e serietà i mezzi di comunicazione di massa per far giungere a tutti il Vangelo, non edulcorato, annacquato o travestito e deformato in vago filantropismo carnevalesco.
1955: il mondo diserta la crociata cattolica anti liberal/comunista
Purtroppo Pio XII si accorge nel 1954-55 che il mondo (passato lo smarrimento e la riflessione dei primi anni del dopoguerra) non vuole ascoltare più la voce della Chiesa, oramai è scivolato nel consumismo, conformismo e relativismo occidentale (l’altro errore del dopoguerra specularmente ma non egualmente, o nello stesso grado di malizia, opposto all’orrore del comunismo “intrinsecamente perverso”; così come prima della guerra, era stato condannato il neopaganesimo tedesco, che non aveva abolito la religione imponendo l’ateismo di Stato, la famiglia e la proprietà privata, come invece aveva fatto il bolscevismo comunista). La città del benessere dell’uomo occidentale e americanizzato, è oramai più seducente di quella di Dio, che Pacelli si era sforzato di edificare positivamente e attivamente (dal 1945 al 1954) sul mondo devastato materialmente e spiritualmente dal secondo conflitto mondiale.
Testimonianza, preghiera, silenzio interiore e penitenza
Purtroppo, il consumismo e l’edonismo soppiantano l’austerità e la semplicità del cattolicesimo romano, il mondo non vuol ascoltare né tanto meno mettere in pratica i consigli della ‘‘voce del Pastore’’, allora Pacelli si ritira (dal 1955) sino alla sua morte (1958) nel silenzio, nella preghiera e penitenza, continua sempre ad ammonire affinché il mondo eviti il pericolo imminente della catastrofe, ma ha capito che oramai esso “non vuole che Cristo regni su di lui”; si vede Pio XII in fotografia con gli agnellini, i passerotti che volano e si posano sulla sua mano, come s. Francesco che parlava agli animali quando gli uomini non volevano ascoltarlo, limitandosi e cercando sempre di dare la testimonianza di una vita retta; si accontentava di camminare per le strade delle città, in silente preghiera, col suo saio che predicava implicitamente povertà, castità e umiltà. Il Papa è ‘‘spaesato’’ in questo mondo del benessere e del consumismo e capisce perfettamente che esso corre verso la perdizione (massa damnata quae ruit in perditionem). Gli appare il Sacro Cuore (1954), vede il miracolo del sole (1950) che si era avverato a Fatima nel 1917 e chiede a Gesù: Jube me venire ad Te! L’ultima sua Enciclica (2), sarà una cupa ma realistica visione o meglio profezia (di sventura) apocalittica sulla Chiesa nel mondo, viandante e pellegrina nella notte spirituale tra le ombre della morte delle anime. L’umanità relativista e edonista non ha oramai più le forze per sollevare la pietra tombale che ha fabbricato con le sue mani e si è posta sul capo.
_______________________1 - R. SERROU, Pie XII. Le pape-roi, Paris, Perrin, 1992 ; A. CHELINI, L’Eglise sous Pie XII. L’après-guerre 1945-1958, II vol., Paris, Fayard, 1989; G. SALE, De Gasperi, gli USA e il Vaticano all’inizio della guerra fredda, Milano, Jaca Book, 2005.
2 - Meminisse Juvat 14 luglio 1958. In essa leggiamo: “Nuovi pericoli minacciano la Chiesa e il popolo cristiano. (…) Al momento presente non regna ancora la giusta pace (…), le spaventose armi, scoperte ora dall’ingegno umano, sono di sì immane potenza da travolgere nell’universale sterminio non solo i vinti, ma altresì i vincitori e l’umanità intera. (...) È necessario tornare ai precetti del cristianesimo. (... ) Folle di cittadini, sono attratte con facilità da errori ampiamente divulgati; le lusinghe e gli incentivi al vizio... per mezzo di pubblicazioni..., di spettacoli cinematografici e televisivi, corrompono specialmente l’incauta gioventù. (...) Si tenta di far avverare il detto Percoterò il Pastore e il gregge si scompiglierà. (...) Non v’è dubbio che la società cristiana, deve essere martoriata nei secoli da persecuzioni, contrasti, calunnie …, ma è egualmente certo che essa, alla fin fine, come Cristo, trionfò, riporterà su tutti i nemici una pacifica vittoria (…). Nessuno di voi diventi disertore (…) occorre la riforma cristiana dei costumi, senza la quale le nostre preghiere sono vane voci”. (Tutte le Encicliche e i principali Documenti Pontifici emanati dal 1740, a cura di U. BELLOCCHI, volume XII: Pio XII (1939-1958) - Parte seconda: 1950-1958, Città del Vaticano, LEV, 2004, pp. 496-503).
Fonte
Per il momento ho (ri)letto solo la prima parte di cui nulla ricordavo, tuttavia qualcosa del genere avevo capito quando notai che alcuni matrimoni di figlie americane (Clinton /Trump) note erano con giovani ebrei benestanti. Continuo più tardi.
RispondiEliminaQuesto scritto di don Curzio Nitoglia è eccellente, onora Gesù, Via, Verità e Vita, è inoppugnabile ed è di grande aiuto per chi vuole combattere la buona battaglia per il trionfo del Sacro Cuore di Gesù.
RispondiEliminaPapa Francesco all'Angelus si dichiara infastidito dai "parolaii della Fede". Apprezza invece i Cristiani del "fare". È esattamente la mozione dell'attuale pensiero che nega il Logos (parola) quale fonte primaria di Verità e di annuncio, necessario ed insostituibile per l'evangelizzazione. Ad esso si antepone il "kairos" relegato al tempo ed all'azione, entrambi concetti temporali ed occasionali, destinati a passare ed ad essere valutati in base all'efficacia dell'atto umano.
RispondiEliminaVa da sé che la solita 'accezione negativa contemplata in questo termine, "parolaii", racchiude un antipatia ossessiva verso tutto ciò che è immobile, attraente e Santo. L'azione segue la parola e la parola che si fa Preghiera e/o annuncio non è opera di "parolaii".
RispondiElimina# La prima parte di quest'articolone, sul puritanesimo giudaizzante, contiene audaci semplificazioni.
La conclusione di un'American strumento di Israele non è attendibile.
L'America mantiene il suo appoggio ad Israele perché le conviene nell'ambito della sua complicata politica imperiale nel Medio Oriente e dintorni.
La semplificazione si trova spesso in scritti cattolici di questo tipo. Com è mai? Credo che dipenda dal fatto che chi scrive vuole dare una mappa, una cartina, di un processo complesso, arduo e di lunga durata per capire il quale non bastano anni ed anni di studio, allora si sintetizza e si semplifica ed i due processi devono andare sempre insieme per diventare comprensibili ad ogni lettore,, che potrà poi cercare libri e documenti che sono la lente di ingrandimento su questo o quel particolare della mappa. Ogni insegnamento, più o meno, si appoggia sulla sintesi, sulla semplificazione e sul particolare che è una sorta di zoommata che si vuole memorabile.
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RispondiElimina# Ad un certo punto l'autore cita i famigerati "Protocolli dei Savi di Sion" in modo ambiguo nel senso che non si capisce se li consideri o no una fonte autentica.
Ma è ormai dimostrato che si tratta di un falso fabbricato dalla polizia dello zar.
Dovrebbero esser citati solo come esempio di letteratura-spazzatura, per così dire.
RispondiElimina# La semplificazione si trova in scritti cattolici di questo tipo forse perché il loro "non detto" consiste nel voler dimostrare l'esistenza di un disegno giudaico di dominio mondiale, tesi nota anche come
complotto giudaico-massonico, tesi che oggi non si può discutere apertamente e impunemente come una volta.
Non è che non vi siano circoli ebrei capaci di pesare nella politica degli Stati. Ma tale "peso" non lo esercitano solo gli ebrei, in quanto ceto organizzato, per così dire.
La tesi del complotto mondiale è comunque semplicemente assurda.
Anche ai tempi dei Romani gli ebrei, grazie alla Diaspora e alle loro tradizionali capacità commerciali, costituivano robuste e anche potenti comunità dentro l'impero, fin nella stessa Roma. Servendosi della "rete" delle comunità della Diaspora il cristianesimo ha potuto diffondersi. All'inizio i viaggi apostolici non toccavano forse le comunità israelite dell'impero romano, per convertirle? E in queste comunità gli apostoli non trovavano forse i loro collaboratori, maschi e femmine?
Quindi la diaspora ebraica (l'internazionale ebraica per i moderni antisemiti) con la sua rete organizzativa è stata fondamentale per la diffusione iniziale del cristianesimo, tant'è vero che all'inizio i romani pagani vedevano il cristianesimo solo come un'eresia ebraica che provocava tumulti in queste comunità, un'eresia che loro non capivano (una disputa su uno che è morto e sarebbe invece risorto...).
Quando hanno capito meglio l'insegnamento cristiano, hanno cominciato a convertirsi, anche nell'aristocrazia.
Per contestare come si deve l'articolo del reverendo don Curzio Nitoglia qui riportato bisognerebbe opporre delle altre verità alle verità da lui enunciate, punto punto, documentando seriamente: l'impresa è del tutto impossibile. Le opere di Mons. Henri Delassus sono di una importanza capitale. Lessi e poi studiai "Il problema dell'ora presente" nel 1977, allora avevo quindici anni, nella edizione fresca di stampa Cristianità, la casa editrice di Alleanza Cattolica. Ricordo, come fosse ieri, la gioia immensa quando ricevetti il pacco postale e i cominciai da subito la lettura. Don Curzio Nitoglia, durante un viaggio in auto, mi disse che la cognizione, lo studio e la comprensione del problema del giudaismo post biblico è essenziale per ben comprendere la situazione attuale nella Chiesa e nella società civile. E, aggiungo io, per combattere con cognizione di causa per Cristo Re. Grazie a Mons. Henri Delassus e alle sue opere, nonostante il mio pessimismo e catastrofismo (sic!), sono ancora sulla breccia e con una visione chiara della situazione attuale. Le solite storie sull'antisemitismo e sulla falsità dei Protocolli sono il solito fumo negli occhi che ha permesso e permette alle "repubbliche democratiche e antifasciste nate dalle resistenze", quali la nostrana e la francese, di rimanere intoccabili e di continuare ad assassinare i loro popoli, in fatti spicci ad interdire le manifestazioni in onore di Santa Giovanna d'Arco, ad interdire i colloquii di Iliade, a levare i fondi pubblici per la stampa di Rivarol, a censurare ogni parola e ogni atto non in linea con il credo mondialista di moda. San Massimiliano Maria Kolbe riteneva autentici e diffondeva i Protocolli. E morto ad Auschwitz: era antisemita? In Unione Sovietica, il solo possesso dei Protocolli conduceva alla fucilazione. Come mai, tanto accanimento contro "un falso"? Per quanto dispiaccia, ciò che è scritto nel "falso" si avvera giorno per giorno dinnanzi ai nostri occhi. Se scarsissimi o nulli sono i successi del fronte della tradizione cattolica, dopo anni, decenni e oserei dire secoli di battaglie, ciò lo si deve al codardo annacquamento della verità. Invito quindi allo studio delle opere di Mons. Henri Delassus e del Rev. don Curzio Nitoglia. E sempre viva Cristo Re!
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RispondiElimina# Sempre fermi alle frescacce del "complotto giudaico-massonico", mi raccomando, per spiegare tutto e il contrario di tutto.
Esempio: Mussolini ha sempre combattuto la massoneria. Quando era segretario del partito socialista, nel 1912, al Congresso di Reggio Emilia tentò di far dichiarare l'incompatibilità tra massoneria e socialistmo, senza riuscirci.
Da capo indiscusso del fascismo, appena al potere con il primo suo governo, fece immediatamente dichiarare quest'incompatibilità, costringendo i massoni presenti anche nel suo partito a dimettersi dalla Setta.
Quindi Mussolini un benemerito della lotta contro la massoneria? No, risponde il complottista doc, anche lui faceva parte del complotto, rappresentava il momento del "solve", in attesa del "coagula".
E ci sono anche i complottisti che dicono: "I Protocolli dei Savi di Sion sono un falso, ma proprio per questo sono veri".
L'ho sentito anni fa con le mie orecchie.
Impossibile discutere con gente che (s)ragiona così.
Penso comunque che ognuno dovrebbe occuparsi di ciò che conosce meglio, che sa fare. Vale sempre l'antico detto: ne sutor ultra crepidam, anche per i reverendi e reverendissimi. E anche per i Santi, con tutto il rispetto e la devozione possibili.
Don Curzio Nitoglie è uno dei pochi che non si lasciano influenzare da una certa "corrente maggiore". Ottimo, perché conosce lo scontro e le dinamiche che avvengono nel contesto del mondo e della politica. Tuttavia, ciò che nessuno conosce è che Gioacchino da Fiore, l'eremita calabrese, ispirò dalle origini anche Eckart, nello scontro finale dell'umanità tra il bene ed il male, la luce ed il buio.
RispondiEliminaNei primi tempi della Chiesa era facile capire chi fossero i santi : li si poteva riconoscere dalla capacità di compiere miracoli, di avere il dono della chiaroveggenza, di poter essere contemporaneamente in due luoghi diversi. Gioacchino da Fiore aveva tutte queste caratteristiche.
RispondiElimina
RispondiElimina#Gioacchino da Fiore
Personalità austera, mistica, devota alla Chiesa. Non aveva l'animus dell'eretico. Certe sue tesi furono condannate dopo la sua morte. Nel combattere gli errori del suo tempo errò in buona fede.
La sua idea di tre epoche nella storia del Cristianesimo o meglio nel rivelarsi dell'opera della salvezza conduce fuori dal seminato. Che la vicenda della Chiesa visibile e dell'umanità debba concludersi con un'epoca dello Spirito nella quale si realizzerebbe in sostanza il regno di Dio in terra, tanta sarebbe la chiarezza spirituale diffusa in tutti, non è, questa visione, coerente con quanto appare dai Vangeli, nei quali si fa capire che la Parusia di NS sarebbe preceduta da una sostanziale perdita della fede e quindi da un'epoca di tenebre.
Il millenarismo professato da Gioacchino rappresenta un errore da evitare nel modo più assoluto.
Questo millenarismo, tanto per non sbagliare, è stato ripreso dal Vaticano II che, nella costituzione sulla Chiesa, configura tre epoche della Chiesa, nozione del tutto nuova nell'insegnamento del Magistero.
La terza, quella dello Spirito, sarebbe stata appunto aperta dal Vaticano II stesso, non per nulla battezzato autentica Nuova Pentecoste dagli stessi Pontefici.
In cosa consistesse questa nuova "Pentecoste" l'abbiamo visto tutti.
Gioacchino da Fiore fece anche delle profezie, però sbagliate. Disse che l'anno 1260 sarebbe stato quello dell'inizio della Nuova Era. Ma in quell'anno non successe nulla di particolare. In Italia p.e. continuava il conflitto tra papato e impero, imperversavano sempre le sanguinose lotte tra Guelfi e Ghibellini.
Non è sbagliato leggere Gioacchino, animato anche da un ardente desiderio di guarire la Chiesa dai suoi mali, bisogna tuttavia averne ben presenti i limiti.
T.
Proprio come avvenuto con la figura di San Francesco di Assisi, anche la figura di Gioacchino da Fiore è stata alterata da alcuni ambienti. Come hanno fatto i neomarxisti con la figura di Francesco di Assisi. Al contrario, Gioacchino da Fiore riuscì ad ispirare anche il tedesco Eckart che infatti vedeva già uno scontro tra due mondi differenti, proprio quello contro le plutocrazie giudaiche, i figli della luce contro i figli delle tenebre,o così fu interpretato almeno dal tedesco. Per quanto riguarda il Concilio Vat. Secondo, non penso c'entri con la visione di Gioacchino da Fiore, ed anzi, forse sono proprio quelli che hanno alterato la Figura di San Francesco che pretendono di equiparare il concilio Vaticano secondo ed i suoi effetti, anche e soprattutto negativi, alla Pentecoste di Gioacchino da Fiore. Questo calabrese entrò tanto nella Divina Commedia di Dante, quanto nella storia della Germania,ma qualche ambiente cerca di deviarne l'importanza, un po' come hanno fatto con la figura di Padre Kolbe, che in realtà mise in guardia contro i Mali degli ambienti occulti, che hanno a capo un gruppo etnico particolare. Però attenzione, è vietato parlare di queste cose,altrimenti si viene a sapere che Gioacchino ha ispirato un intellettuale tedesco....
RispondiEliminaNella sua tesi di laurea, Benedetto XVI trattò dell’abate florense Gioacchino, che credeva possibile la giustizia in questa vita e, idealmente vicino al vangelo di Tommaso e pure al Buddismo, anticipò il francescanesimo su un piano teorico e concreto. [Un dato rilevante: questa parte della tesi fu a suo tempo espunta da Joseph Ratzinger perché considerata quanto meno ardita. Ma reinserita da Benedetto XVI nella sua Opera Omnia - ndR]
RispondiEliminahttps://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2013/04/il-pentecostalismo-e-il-nuovo-papa.html
Ricordo di aver letto un articolo in cui si smentiva tutta la tesi della "potente lobby ebraica" americana. Di fatto questa "giudaizzazione" sarebbe nata solo dopo la guerra dei sei giorni, quindi poco più di cinquant'anni fa, e sarebbe avvenuta in senso opposto: la società americana di stampo calvinista, per capirci, quelli che ritengono che se uno fa soldi è predestinato ad andare in Paradiso, per creare affari e di fatto una colonia avrebbe preso le parti di Israele quasi "senza se e senza ma" (quasi!).
RispondiEliminaSi faceva anche un'analisi della presenza degli ebrei nell'ambiente economico americano e si era indicato come la loro presenza fosse proporzionale alla loro presenza etnica nella società americana: circa dal 3 al 5 per cento. Di più non ricordo. Ricordo di averlo letto dopo essere stato obbligato dagli eventi a lasciare l'Università, quindi poco dopo il 1990. Pare il contenuto di quell'articolo sia stato, come succede spesso oggi, riciclato da diversi blogger e anche complottisti.
Poiché le vecchie eresie si ripresentano regolarmente, occorrerebbe studiarle attentamente e molto attentamente confutarle per seppellirle una volta per sempre. Così come sarebbe opportuno studiare le vite degli eresiarchi per capire quali siano i fili che li accomunano.
RispondiEliminaQueste suddivisioni temporali e/o spaziali forse nella realtà della vita così com è sono contemporanee in ogni età ed in ogni luogo.
RispondiEliminaDirei più spaziali, vista la realtà drammatica della vita contemporanea che temporeggia divisamente tra gli ammiccamenti al transumanismo ed il berciamento temporale delle orde tri e quadridosate.
Elimina
RispondiEliminaLa tesi di laurea di Ratzinger lui la dovette modificare in una notte, disse, perché il suo relatore l'aveva respinta, trovandola intrisa di elementi modernisti o comunque eterodossi (vedi l'interpretazione di
Gioacchhino da Fiore citata da Mic).
Nell'Opera Omnia, curata dal cardinale Mueller, da Papa Benedetto XVI ha stampato l'edizione originale, con tutte le sue ambiguità o errori. Me lo disse un giorno mons. Gherardini, scandalizzato. Non si capacitava di come il Papa avesse voluto mostrarsi fedele ad un testo ancorra immaturo e comunque ambiguo.
L'accenno all'influenza di Fiore su Eckart non è chiaro. Comunque Eckhart è da prendere con le molle, la sua mistica è piuttosto ambigua. Fu, come Gioacchino da Fiore, condannato dopo morto o meglio diverse sue proposizioni furono messe all'indice dopo morto, se non erro.
In Eckhart non c'è forse già il "soggettivismo" che poi esploderà con Lutero?
Insistere sul fatto che Padre Kolbe credeva alla legittimità dei Protocolli porta fuori strada. Meglio sarebbe riconoscere l'ingenuità di Padre Kolbe su questo punto, cosa che nulla toglie alla sua grande figura di martire per la fede.
La nostra controversia con l'ebraismo va sviluppata con i giusti argomenti, che sono soprattutto teologici, non con argomenti sbagliati, come quelli del "complotto".
Per esempio, come spiegano i rabbini che da più di venti secoli la profezia è morta in Israele? Che dopo Giovanni Battista, che loro i rabbini respingono, non ci sono stati più veri profeti in Israele? E quindi da prima di Giovanni Battista. Dio ha forse abbandonato il popolo ebraico, una volta che questo ha rinnegato il vero Messia, Gesù Cristo?
T.
La tesi di laurea di don Ratzinger non fu espunta dallo stesso, ma fu di fatto cancellata da una impressionante serie di croci rosse e sottolineature di errori dal correlatore, Schmaus, un teologo che andava per la maggiore, la seconda parte della relazione era immacolata, quindi fu quella presentata il giorno della discussione, per l'esame di hab Ratzinger presentò un testo molto più 'ortodosso' ed ebbe il max di voti e il permesso di insegnare teologia dogmatica.
RispondiElimina"La nostra controversia con l'ebraismo va sviluppata con i giusti argomenti, che sono soprattutto teologici, non con argomenti sbagliati, come quelli del "complotto"".
RispondiEliminaCaro T ,
L'argomento in ciò che dice rispetto all'Anticristo, sarebbero quali? La domanda se deve al fatto che quello che sarà per noi l'Anticristo sarà per gli ebrei il Messia. Sappiamo ancora che gli ebrei lavorano per la venuta ed accettazione dalla parte degli non ebrei del suo "Messia".
Può dire come accade questo lavoro degli ebrei per la venuta ed accettazione del "messia" dalla parte degli non ebrei?
Questa domanda non se può rispondere appena nell'ambito teologico, certo?
All'Anonimo che ha parlato della diaspora, ricordo che questa è accaduta nell'anno 70 d.C. e che San Pietro è San Paolo già erano martire a Roma (67 e 64 d. C.) prima che questa accadesse. Inoltre, gli ebrei dell'epoca non hanno perseguitato i cristiani e non hanno fatto nulla per influenzare i romani a perseguitare i cristiani? A principio Roma aveva alcuna ragione per perseguire I cristiani?
# La prima parte di quest'articolone, sul puritanesimo giudaizzante, contiene audaci semplificazioni".
RispondiEliminaLa conclusione di un'American strumento di Israele non è attendibile.
L'America mantiene il suo appoggio ad Israele perché le conviene nell'ambito della sua complicata politica imperiale nel Medio Oriente e dintorni.
La semplificazione che vedo qui è del proprio Anonimo. Questa me ha ricordato Gelernter:
"..Americanism. The Fourth Great Western Religion (Doubleday) che illustra, con invidiabile padronanza della materia, quanto sia arbitrario e fuorviante non rimarcare il debito che l’America ha nei confronti del cristianesimo evangelico e dell’ebraismo, a tal punto, a suo avviso,da doversi considerare un’entità nata sotto la spinta di una forma originale di Sionismo, quella coltivata dai puritani inglesi che nel Seicento fondarono la colonia del Massachusetts e, nel contempo, andarono a costituire la prima élite politica e intellettuale della futura repubblica americana". Americanismo, la quarta religione dell'occidente, David Gelernter, Intervista al Prof. David Gelernter sul suo libro “Americanism. The Fourth Great Western Religion”, Random House, New York, 2007 L'intervista, condotta da Davide Bianchi, è stata pubblicata il 14 agosto 2007 su L'Occidentale - http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV3378_Gelernter_Americanismo.html
Allora, vediamo cosa diceva l’eretico di Fiore, secondo E. Lerner in “E. Lerner, «La festa di Sant’Abramo. Millenarismo gioachimita ed Ebrei nel Medioevo», Roma, Viella, 2002, pagina 29:
“..in futuro ci sarebbe stato un nuovo popolo eletto, proprio come i cristiani avevano ipotizzato dagli ebrei. Tale popolo sarebbe formato da 'nuovi uomini spirituali', contemplativi giunti al 'terzo cielo'. Secondo Gioacchino il 'primo cielo' era l'Antico Testamento fondato sui Patriarchi. Il 'secondo cielo' del Nuovo Testamento fondato sugli Apostoli (...) ci si aspetterebbe che Gioacchino stabilisse che il progresso avrebbe portato gli eletti il più lontano possibile dagli Ebrei, ma sorprendentemente non fu così (... ) questo prevedeva un riavvicinamento con gli Ebrei””
Sarebbe complottismo affermare che questo popolo è l’America? Secondo Gelernter, un non cattolico, l’anima dell’Americanismo, è la falsa tese dei valori giudaico-cristiana. Forse, per questo il presidente Ronald Reagan, ha proclamato nel 20 aprile 1986 il giorno dell'educazione americana. In questa proclamazione se legge un'omaggio al rabbino Menachem Mendel Schneerson, come se può leggere:
RispondiElimina"The Congress has sought to call attention to these durable values by adopting resolutions that pay tribute to the example of Rabbi Menachem Mendel Schneerson, a man who has dedicated his life to the search for wisdom and to guiding others along its pathways. He exemplifies the rich tradition of the Seven Noahide Laws, which have been the lodestar of the Lubavitch movement from its inception.
In recognition of Rabbi Schneerson's noble achievements and in celebration of his 84th birthday, the Congress, by House Joint Resolution 582, has designated April 20 as "Education Day, U.S.A.'' and authorized and requested the President to issue an appropriate proclamation in observance of this event". Proclamation 5463 -- Education Day, U.S.A., 1986 - https://www.reaganlibrary.gov/archives/speech/proclamation-5463-education-day-usa-1986
Alcuni americani capiscono questa proclamazione come un riconoscimento di che l'America è stata fondata sulle leggi di noè. È difficile per loro capire, ma infatti chi è stata fondata sul noachismo, la religione giudaica per i non giudei, è stata la massoneria che è la reale ispirazione della costituizione americana, una costituizione “giudaico-cristiana”.
Se vivessi nei primi anni '40 e dicessero che uno Stato di Israele sarebbe stato fondato nel 1948, sarebbe anche un “complotto giudaico-massonico”. In quello tempo questo sarebbe impossibile senza il consenso delle potenze occidentali. L’Inghilterra che anda in Argentina per fare guerra per una piccola isola, non ha fatto nulla per mantenere il suo mandato nella Palestina. Questo caso è un dei pocchi caso nella storia dove un Stato è stato creato senza guerra o alcuno tipo di reazione. Per i cristiani “evangelici” americani che vedono gli attuali ebrei ancora come il popolo eletto, questo è un vero miracolo. La meglio spiegazione che ho letto, per questo caso, è stata la teoria del “complotto” di B. Freedman nel hotel Willard.
RispondiEliminaPer fine, ricordo all’Anonimo che per impugnare un’articolo bisogna più che dell’affermazione gratuite (“Ciò che si afferma gratuitamente , gratuitamente può impugnarsi”. Euclide), così aspettiamo che lui faccia un po in più!
L'articolo e' ricco di note. Ma ho molte perplessita' sul nome di Roberto De Mattei. Ho letto la sua storia del Patriarcato di Mosca, sul suo blog, e mi e' sembrata limitata e parziale. E sia chiaro : sono un dilettante non uno storico di professione. E non sono neppure un fedele del Patriarcato di Mosca.
RispondiElimina"Esempio: Mussolini ha sempre combattuto la massoneria. Quando era segretario del partito socialista, nel 1912, al Congresso di Reggio Emilia tentò di far dichiarare l'incompatibilità tra massoneria e socialistmo, senza riuscirci.
RispondiEliminaDa capo indiscusso del fascismo, appena al potere con il primo suo governo, fece immediatamente dichiarare quest'incompatibilità, costringendo i massoni presenti anche nel suo partito a dimettersi dalla Setta".
E massoneria e socialismo, sono veramente incompatibile?
"La tesi di laurea di don Ratzinger non fu espunta dallo stesso, ma fu di fatto cancellata da una impressionante serie di croci rosse e sottolineature di errori dal correlatore...".
RispondiEliminaGianni Valente, nel libro "Ratzinger professore", Cinisello Balsamo, san Paolo, 2008, la racconta così:
"A pagina 50 Valente affronta la discussione della Tesi di laurea di Ratzinger e intitola il paragrafo “Una Tesi modernista”. Infatti Ratzinger aveva scritto in essa che “la Rivelazione [doveva essere] percepita come storia della salvezza e non secondo l’impostazione neoscolastica, che concepiva la Rivelazione come l’insieme oggettivizzato dei contenuti di verità […]. Ratzinger si spingeva anche oltre, fino a suggerire che tale concezione della Rivelazione […], implicava necessariamente la presenza di un soggetto ricevente, senza il quale non potrebbe avvenire alcuna trasmissione di verità rivelate” (p. 51). È la stessa teoria soggettivista ed evoluzionista della Verità rivelata, esposta sopra, che Ratzinger presenta nel 1956 alla Tesi di laurea. Ma se il relatore era l’idealista Söhngen, il correlatore della Tesi era il tomista Michael Schmaus, il quale “disse a Söhngen: ‘guarda che questo lavoro è modernista, non posso farlo passare’. In certi passaggi della Tesi Schmaus vedeva un pericoloso soggettivismo che metteva in crisi l’oggettività della Rivelazione” (p. 52). La Tesi non fu bocciata totalmente, come aveva chiesto Schmaus, e, grazie all’ intervento di Söhngen venne restituita al candidato con l’ordine di sottoporla a revisione radicale. “Per risolvere l’impasse e aggirare l’ostacolo Ratzinger ricorse a un escamotage. Si è accorto che la parte finale della Tesi […], è passata quasi indenne sotto la furia censoria di Schmaus. Tale sezione […] costituiva un’unità tematica a sé stante e poteva anche essere letta come testo in sé compiuto” (p. 53) e quella sola parte fu ripresentata da Ratzinger nel 1957. Quando discusse la sua Tesi, il giovane Joseph, come racconta Läpple, fu interrogato da Schmaus il quale gli chiese “se secondo lui la verità della Rivelazione era qualcosa di immutabile o qualcosa di storico-dinamico. Ma non rispose Ratzinger. Prese la parola Söhngen, e i due professori iniziarono a scontrarsi. […] Alla fine arrivò il rettore a dire che il tempo era scaduto” (pp. 54-55) e la Tesi fu approvata. Oltre la gravità del fatto (modernismo recidivo e pertinace del giovane Ratzinger) occorre tener presente la sua astuzia, che ritroveremo durante il Vaticano II, come vedremo oltre, onde non bisogna lasciarsi ingannare dalle apparenze: Ratzinger non è un ingenuo, tutt’ altro; è molto furbo sotto apparente ingenuità (cfr. l’ossimoro di Pera) e nei colloqui con lui non bisogna mai dimenticarsene, altrimenti si resta scottati.
È altresì importante notare che nel cuore della sua Tesi, oltre all’errore modernista, il Nostro riproponeva anche quello gioachimita o millenarista. Il Valente scrive: “Ratzinger in quella sezione finale della sua Tesi aveva dimostrato che San Bonaventura […], non aveva rifiutato in blocco le speculazioni visionarie dell’abate calabrese Gioacchino da Fiore […]. Al regno del Padre (Antico Testamento) e a quello del Figlio (il tempo della Chiesa, inaugurato con la venuta di Gesù) sarebbe seguito l’avvento del regno dello Spirito: un tempo nuovo, annunciato dall’arrivo dell’alter Christus […], connotato dal superamento della Chiesa come strumento sacramentale e ministeriale stabilito da Cristo, nonché dall’ingresso in una condizione carismatica di accesso immediato alla grazia […], una trasformazione della Chiesa che avvenga nella storia” (pp. 53-54) e non dopo la fine del mondo, quando la Chiesa “purgante e militante” diverrà “trionfante”. Onde quando oggi Ratzinger parla di “ermeneutica della continuità” tra Vaticano II e Tradizione della Chiesa, è credibile solo in un’ottica gioachimita, che risale almeno al 1956, e mai in uno sguardo conforme all’ insegnamento comune del magistero tradizionale della Chiesa, che ha condannato, se non Gioacchino in sé, il gioachimismo e la terza èra come Nuovissima Alleanza". http://www.sisinono.org/39-archivio-numeri/anno-xxxv/124-nd-5-15-marzo-2009.html
RispondiEliminaÈ da ricordare la coincidentia oppositorum di che parla San Pio X nella Pascendi:
"..avviene che nei loro libri si incontrano cose che ben direbbe un cattolico; ma, al voltar della pagina, si trovano altre che si stimerebbero dettate da un razionalista". https://www.vatican.va/content/pius-x/it/encyclicals/documents/hf_p-x_enc_19070908_pascendi-dominici-gregis.html
RispondiElimina# Cristiani ed Ebrei
A prescindere dagli ebrei e dalla loro ostilità al cristianesimo, i romani non consideravano la religione cristiana "licita" e quindi non la ammettevano tra i culti riconosciuti dall'impero.
Il discorso sulle persecuzioni ebraiche del cristianesimo sfonda porte aperte nel senso che si tratta di cose note ed arcinote, che servono poi ad alimentare i deliri dei facitori di complotti "giudaico-massonici".
Più interessante a mio avviso la disputa teologica, se la si volesse fare. Più interessante e più importante.
Dallo studio della Bibbia si vede che ogni tanti anni anche a lunghi intervalli sorgevano sempre veri Profeti in Israele. Erano i Profeti i veri interpreti della volontà di Dio.
Come mai, dopo la venuta di Cristo e il dramma del Golgota, seguito dalla distruzione di Gerusalemme nel 70 dC, non ci sono stati più profeti di tra il popolo ebraico?
Sono venti secoli e anzi di più.
Naturalmente non calcoliamo i falsi profeti delle varie sette ebraiche del passato o del presente.
Come spiegano la cosa i rabbini? Si sono mai posti il problema?
Questioni come questa, teologiche, mi sembrano più importanti dell'ormai trito discorrere sui supposti disegni di dominio mondiale degli ebrei, perseguito mediante la massoneria (l'eterno "complotto" insomma, con il quale si credei di poter spiegare tutto).
T.
RispondiElimina# Il "sionismo" dei Puritani
Dal riferimento al "sionismo" dei Puritani si capisce che tale supposto "sionismo" non ha nulla a che vedere con il sionismo fenomeno storico che ben conosciamo, elaborato a partire dalla seconda metà dell'Ottocento.
La diaspora ebraica esiste da sempre, non dal 70 dC solamente. In tutto il bacino del Mediterraneo gli ebrei erano da tempo immemorabile presenti come sparse comunità dedite soprattutto al commercio e agli affari. Gli Apostoli si sono inizialmente giovati della rete logistica per così dire esistente tra le comunità della diaspora, salvo poi istituire la loro propria, artefici tutti quei collaboratori ebrei, uomini e donne, che san Paolo nomina.
Tale caratteristica di comunità hanno mantenuto anche con l'avvento del Cristianesimo.
"Che sotto Nerone gli ebrei fossero potenti ed ascoltati, basta a mostrarlo la celebre persecuzione neroniana dei cristiani. A quel tempo costoro dai pagani erano confusi con gli ebrei nè v’era alcuna ragione o alcun pretesto perché i pagani stimassero i seguaci di Cristo peggiori degli altri israeliti. Chi dunque fece loro la pessima riputazione che servì a Nerone per l’orrenda carneficina? Certo, furono gli unici che avevano un odio implacabile pei fedeli del Crocifisso, quelli stessi che aveano spinto l’autorità imperiale di Roma e la règia di Erode a crocifiggere il Maestro, poi a disfarsi di Giacomo il Maggiore e tentare altrettanto contro di Pietro, quindi contro di Paolo: gli ebrei, quelli che all’indomani della diffusione evangelica avevano spedito attorno per le sinagoghe dell’impero i loro emissari incaricati di combattere gli “eretici” nazareni e procurar loro ogni sorta d’imbarazzi, come ci attesta Giustino (Tryph., XVII).
RispondiEliminaIl criterio pagano, che i cristiani fossero degli ebrei, permetteva ai cristiani di usufruire non solo della libertà religiosa, ma anche del prestigio d’Israele; e quei pagani ch’erano divenuti proseliti della legge mosaica perché scorgevano in questa una fede e morale più alta, senza interessarsi de’ pregiudizi o rancori interni della Sinagoga, erano spesso altrettanti neofiti preparati involontariamente dalla Sinagoga per la Chiesa: i cristiani “della casa di Cesare” salutati da Paolo, ne sono non unici esempi. Di qui l’odio, la invidia del potentissimo ghetto romano, e la sua decisione di combattere i nazareni mediante la ormai tradizionale delazione calunniosa alle autorità. Un ebreo banchiere e delatore alla 30 corte di Nerone si faceva un doppio titolo alla benevola attenzione di questo". Chi ha spinto Nerone a perseguitare i cristiani? -Mons. Umberto Benigni
Forse, il capo della Sodalitium Pianum, se sbaglia, quando afferma che i cristiani godevano di libertà religiosa e anche sbaglia nella risposta alla domanda titolo dall'articolo. Deve essere anche lui un "complottista" giudico-massonica, come Leone XIII che ha comandato a rivista La Civiltà Cattolica ricercare il ruolo degli ebrei nella rivoluzione francesa.
Rimane il problema:
L'argomento in ciò che dice rispetto all'Anticristo, sarebbero quali? La domanda se deve al fatto che quello che sarà per noi l'Anticristo sarà per gli ebrei il Messia. Sappiamo ancora che gli ebrei lavorano per la venuta ed accettazione dalla parte degli non ebrei del suo "Messia".
Come accade questo lavoro degli ebrei per la venuta ed accettazione del "messia" dalla parte degli non ebrei?
RispondiElimina# che quello che per noi sarà l'Anticristo debba essere per gli ebrei il Messia è affermazione piuttosto oscura.
Sembra contrastare con la profezia paolina sulla conversine (finale) di Israele.
Nerone non aveva comunque bisogno delle possibili calunnie giudaiche per perseguitare i cristiani. Che ci saranno anche state, attraverso Poppea sua seconda moglie, che era una giudaizzante. Nerone perseguitò anche gli stoici, volendo imporre una svolta teocratica fondata sulla sua persona. Sembra che i rapporti tra cristiani e stoici fossero buoni.
Sono citate 14 lettere tra san Paolo e Seneca. Sono ritenute false però alcuni autorevoli studiosi, tra i quali Marta Sordi, pensano che una parte di loro possano essere autentiche (S. Agostino e Girolamo vi fanno riferimento come a fonte apparentemente autentica).
Vedi: Marta Sordi, I cristiani e l'impero romano, Jaca Book Storia, 1984, rist. 2020, cap. III, I cristiani e Nerone.
Sembra contrastare con la profezia paolina sulla conversine (finale) di Israele.
RispondiEliminaPerché?
Proprio il rendersi conto che si sono lasciati abbagliare dal falso messia, aiuterà a riconoscere FINALMENTE il Vero Messia, Figlio di Dio e D-O Lui stesso .
Se poi ciò sarà accompagnato da eventi insoliti, tutto sarà chiaro .
"Dal riferimento al "sionismo" dei Puritani si capisce che tale supposto "sionismo" non ha nulla a che vedere con il sionismo fenomeno storico che ben conosciamo, elaborato a partire dalla seconda metà dell'Ottocento".
RispondiEliminaAffermazione di D. Curzio nell'articolo:
"Tutto ciò è stato possibile poiché l’intera “tradizione” puritana americana era ed è profondamente imbevuta di giudaismo postbiblico (2)".
Mia affermazione nel commento:
Secondo Gelernter, un non cattolico, l’anima dell’Americanismo, è la falsa tese dei valori
giudaico-cristiana.
È necessario dire: il puritanesimo era un cristianesimo giudaizzante. Credo che sia necessario dire che il riferimento al sionismo dei puritani se deve proprio all'essenza giudaica del proprio puritanesimo. L'affirmazioni dell'autore in ciò che dice rispetto ai puritani, non erano delle "semplificazioni"?
"La diaspora ebraica esiste da sempre, non dal 70 dC solamente. In tutto il bacino del Mediterraneo gli ebrei erano da tempo immemorabile presenti come sparse comunità dedite soprattutto al commercio e agli affari. Gli Apostoli si sono inizialmente giovati della rete logistica per così dire esistente tra le comunità della diaspora, salvo poi istituire la loro propria, artefici tutti quei collaboratori ebrei, uomini e donne, che san Paolo nomina.
Tale caratteristica di comunità hanno mantenuto anche con l'avvento del Cristianesimo".
Diaspora significa lo spostamento, normalmente forzato o incoraggiato, di masse di popolazione originarie di una determinata zona verso più aree di accoglienza diverse. Questo è molto diverso dal termine nomade, cosa che il popolo ebraico è sempre stato.
Sembra contrastare con la profezia paolina sulla conversine (finale) di Israele.
RispondiEliminaPerché?
Anche la conversione finale degli ebrei è di fede. Tuttavia, la conversione degli ebrei avverrà solo dopo che avranno promosso l'Anticristo. Appena dopo questo è che riconoscerano il vero Messia.
Nel tempo in cui verrà l'Anticristo, molti dirano anche che sarà un "complotto".
"Nerone non aveva comunque bisogno delle possibili calunnie giudaiche per perseguitare i cristiani".
RispondiEliminaMons. Umberto Benigni non parla di calunnie giudaiche, la parola non è nemmeno menzionata nel testo. Raccomando che prima di volere impugnare la difesa dell'autore, provare a leggere cosa dice l'autore. Considerando la difesa di mons. Umberto Benigni, quello che mi dici non ha senso.
Le lettere di San Paolo a Seneca sono effettivamente considerate false, ma ci sono studiosi che le considerano vere. Ora, se uno studioso considera vero il Protocollo dei Savi di Sion, è semplicemente un "complottista". Questi due pesi e due misure sono piuttosto rivelatori.
RispondiElimina# Perché contrasta?
Non risulta dalle Scritture che l'apparire dell'Anticristo sia inteso dagli ebrei come evento messianico, di segno rovesciato.
Questo forse può professarlo qualche setta cabalistica.
L'anticristo dovrebbe invece esser persecutore anche degli ebrei.
Dovendo subire una grave prova, gli ebrei si convertirebbero (alla fine, Dio farebbe loro la grazia, dopo una punizione durata duemila anni).
San Paolo non fa capire in che modo Israele si convertirà alla fine.
Resta un mistero di Dio.
L'ipotesi di una grave prova collettiva sembra comunque legittima.
La persecuzione finale, oltre ai cristiani, dovrebbe colpire anche gli ebrei.
"Soffrendo ci accorgiamo di aver sbagliato".
A proposito di americanismo. In un articolo sulla condizione delle scuole americane, letto molti anni fa, ne usciva fuori un quadro devastante di ottusa ignoranza delinquenziale diffusa, in contrasto con la fama di molte università americane che sembravano essere di molto superiori a quelle del vecchio continente. Non so quali siano le condizioni odierne delle università europee rispetto a quelle americane, di certo la scuola italiana, un tempo tra le migliori, è precipitata anch'essa in una ottusa ignoranza delinquenziale diffusa. Precipitando la religione cattolica, è precipitata la cultura italiana alta, media e bassa.Derisi perché eravamo indietro ci siamo messi alla scuola di chi, ci dicevano, era avanti. E gli anglo/americani erano l esempio! Povera Patria!
RispondiElimina
RispondiEliminaMettere sullo stesso piano i falsari che hanno costruito i Protocolli e studiosi seri come Marta Sordi è senza senso.
Marta Sordi dice che la questione a suo avviso dovrebbe essere riesaminata, sulla base di argomenti stilistici, per una parte delle lettere. Alcune sono manifestamente false. Su altre ci può essere qualche dubbio. Consiglio la lettura del libro della Sordi.
Mons. Benigni non parlava di "calunnie giudaiche" a proposito della persecuzione di Nerone? Di che parlava allora? Se non ne parlava, tutto a posto allora: gli ebrei non c'entrano con la persecuzione di Nerone.
Un'ipotesi che viene fatta è la seguente: volendo scaricare su un capro espiatorio la colpa dell'incendio fatto appiccare da Nerone, Poppea, giudaizzante, fece in modo che si scaricasse sui cristiani, setta già invisa, piuttosto che sugli ebrei.
Si tratta comunque sempre di ipotesi.
"Non risulta dalle Scritture che l'apparire dell'Anticristo sia inteso dagli ebrei come evento messianico, di segno rovesciato".
RispondiElimina"Io son venuto nel nome del Padre Mio e non mi ricevete: se un altro verrà di propria autorità o riceverete" S. Giovanni 5, 43
Il commento dei Padri della Chiesa:
San Girolamo: "Il Signore, parlando dell'Anticristo, disse ai Giudei: Io son venuto nel nome del Padre mio e non mi ricevete; un altro verrà di propria autorità e lo riceverete. I Giudei dopo aver disprezzata la verità nella persona di Gesù Cristo, riceveranno la menzogna, ricevendo l'Anticristo". Hieron., Epist. 151 ad Algasiam, quaest. II. - Comm. in Dan., II, 24; - in Abdiam, XVIII; - in Zachar., II, 17.
S. Crisostomo: "Chi è colui che il Salvatore annunzia come da venire, ma non in nome del Padre? l'Anticristo: e denunzia in modo evidente la perfidia dei Giudei". Chrysost., Homil. XL in Joannem.
S. Ambrogio: "Questo mostra che i Giudei, i quali non han voluto credere in Gesù Cristo, crederanno nell'Anticristo". Ambros., in Psalm. XLIII.
S. Efrem: "L'Anticristo colmerà di favori in modo speciale la nazione giudaica. Ma pur di onori straordinari la Nazione deicida lo coprirà e applaudirà al suo regno". Ephr., Serm. de Antichr.
S. Gregorio Magno: "I Giudei rimetteranno tutta la loro confidenza in un uomo, essi che ricusarono di credere al Redentore, quando alla fine del mondo si affideranno all'Anticristo". Gregor. Magn., in I Regum, II.
S. Giovanni Damasceno: "I Giudei hanno dunque rigettato il Signore Gesù Cristo e Dio e Figlio di Dio; essi riceveranno al contrario l'impostore che si attribuirà arrogantemente la divinità". Johann. Damasc., De fide orthodoxa, lib. IV, oap. XXVII.
S. Ippolito, discepolo di S. Ireneo e uno dei primi che abbia scritto su questo soggetto, fa cosi parlare i Giudei: "Essi si domanderanno gli uni gli altri: «Si trova nella nostra generazione un uomo così buono e cosi giusto?» Andranno a lui e gli diranno : «Noi tutti ti serviremo; riponiamo in te la nostra confidenza; ti riconosciamo come il più giusto di tutta la terra; da te aspettiamo la salute». E lo proclameranno re". Hippol., Oratio de cosummat. Mundi.
L'idea che gli ebrei saranno perseguitati dell'Anticristo è vera na misura che dopo la sua accettazione, lui sarà rifiutato dagli ebrei. I giudei, per lo semplice fatto di negare Cristo ,stano dalla parte dell'Anticristo.
RispondiElimina# Tutte queste interpretazioni su quello che penseranno e diranno gli ebrei alla fine dei tempi, quando secondo la nota profezia si convertiranno, sono appunto ipotesi dei padri della Chiesa.
Non si tratta di verità rivelata.
Che, rifiutando Cristo stiano dalla parte dell'Anticristo, questo vale per tutti coloro che rifiutano Cristo non solo per gli ebrei: "Chi non raccoglie con Me disperde"; "Chi non è come me è contro di me".
Ma qui si parlava di Anticristo in un altro senso, come figura che dovrebbe apparire alla fine dei tempi presentandosi come il vero Messia mentre sarebbe invece un inviato di Satana.
Almeno così ho capito (trovo la discussione vana e stucchevole).
Che questa figura di grande impostore debba essere ebreo e organizzata dagli ebrei, come si fa a dirlo?
Non ci sono appigli testuali ma solo illazioni dei padri della Chiesa
Nel passo citato di Gerolamo, quale sarebbe il riferimento testuale, nei Vangeli?
Murmex
EliminaIl riferimento testuale c'e, in San Girolamo,. Comunque ,forse i Padri della Chiesa saranno un poco più sapienti di lei e di tutti noi, o no? Mi pare molto temeraria questa sua posizione
Profezia riguardante l'anticristo, che uscirà dalla tribù di Dan.
RispondiEliminaE dato che una delle tribù disperse/perdute, ogni umomo al mo0ndo può teoricamente appartenere alla tribù di Dan .
RispondiElimina# Il riferimento c'è in san Girolamo?
E quale sarebbe? Le dispicerebbe citarmelo? IL passo preciso.
Certamente i Padri della Chiesa ne sanno più di me e di lei.
Ma qui di cosa si sta parlando? Di profezie, un genere alquanto
difficile da interpretare nel modo esatto.
Anche per i padri della Chiesa.
Le elucubrazioni su cosa penseranno gli ebrei negli ultimi tempi non sono verità rivelata.
La profezia sull'anticristo ebreo risulterebbe solo dall'aver Giacobbe chiamato Dan "lupo rapace"? Solo da questo?
Mi volete prendere in giro e far perdere tempo?
"Nel passo citato di Gerolamo, quale sarebbe il riferimento testuale, nei Vangeli?"
RispondiElimina"Io son venuto nel nome del Padre Mio e non mi ricevete: se un altro verrà di propria autorità o riceverete" S. Giovanni 5, 43
Il commento dei Padri della Chiesa:
San Girolamo: "Il Signore, parlando dell'Anticristo, disse ai Giudei: Io son venuto nel nome del Padre mio e non mi ricevete; un altro verrà di propria autorità e lo riceverete. I Giudei dopo aver disprezzata la verità nella persona di Gesù Cristo, riceveranno la menzogna, ricevendo l'Anticristo". Hieron., Epist. 151 ad Algasiam, quaest. II. - Comm. in Dan., II, 24; - in Abdiam, XVIII; - in Zachar., II, 17.
Il riferimento testuale è gia nel mio commento...
In questo punto vi è un consenso unanime tra i Padri della Chiesa, non è appena un'ipotese, per dire il minimo è l'interpretazione più probabile. Allora, un'interpretazione dove gli ebrei saranno perseguitati dall'Anticristo prima della loro conversione è un non sense. Aggiungo che la conversione degli ebrei avverrà mediante la predicazione di Elia. Solo attraverso questa predicazione vedranno che l'Anticristo non è il Messia, e che il Messia è veramente Nostro Signore Gesù Cristo.
Ricordo ancora alcuni insegnamenti:
San Giovanni
"[22]Chi è il menzognero se non colui che nega che Gesù è il Cristo? L'anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio. [23]Chiunque nega il Figlio, non possiede nemmeno il Padre; chi professa la sua fede nel Figlio possiede anche il Padre". 1 lettera di San Giovanni 1, 22-23
San Paolo
[3]Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l'apostasia e dovrà esser rivelato l'uomo iniquo, il figlio della perdizione, [4]colui che si contrappone e s'innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio. 2 Tessalonicesi 2, 3-4
Questo tempio dove se sederà l'Anticristo è questione controversa tra i Padri della Chiesa. Alcuni dicono che sará Gerusalemme, altri dicono che sarà Roma e vi sono una ou due opinione diverse. Per quanto riguarda gli ebrei, tutti sanno che c'è un progetto per ricostruire il tempio di Gerusalemme (terzo tempio) per ricevere il Messia.
La maggior parte di questi problemi erano dei punti pacifici tra cattolici ed ebrei prima del Concilio. Da questo ci sono stati cambiamenti radicali nel rapporto tra i due. Come la fine della dottrina della sostituzione della Sinagoga con la Chiesa e la dottrina della doppia salvezza di Ratzinger. John Vennary nell'articolo IL GIUDAISMO E LA CHIESA: prima e dopo il Vaticano II e offre un'ottimo riassunto di questo rapporto e dei suoi cambiamenti:
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV396_Giudaismo_e_Chiesa_JV.html
RispondiElimina# "Se un altro verrà in proprio nome lo riceverete" (Gv 5, 43).
Grazie del riferimento.
Certo, come riferimento alla venuta dell'Anticristo è piuttosto criptico, no?
Personalmente, non saprei come interpretarlo.
Sarà allora come dicono i Padri della Chiesa...Tuttavia, perché questo "altro" dovrebbe essere per forza ebreo?
Il testo poi dice: "se un altro verrà in proprio nome". Perché "in proprio nome". Non in nome del Padre ma in proprio nome. Ma se "in proprio nome" verrebbe davvero come Messia? Il Messia, anche per gli ebrei, viene "in proprio nome"?
Forse il Signore voleva qui alludere al fatto che gli ebrei avrebbero creduto a tanti falsi Messia, come in effetti è accaduto da 2000 anni a questa parte.