Introitus Ps 46:2. Omnes gentes, plaudite manibus: jubilate Deo in voce exsultationis. (Ps.ibid.3) Quoniam Dominus excelsus, terribilis: Rex magnus super omnem terram. Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto. Sicut erat in principio, et nunc, et semper, et in sæcula sæculorum. Amen. – Omnes gentes (usque ad Ps.). Oratio Orémus. Deus, cujus providéntia in sui dispositióne non fállitur: te súpplices exorámus; ut nóxia cuncta submóveas, et ómnia nobis profutúra concédas. |
Introito Ps 46:2. O popoli tutti, applaudite: lodate Iddio con voce di esultanza. Ps 46:3 Poiché il Signore è l’Altissimo, il Terribile, il sommo Re, potente su tutta la terra. V. Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo. R. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. O popoli tutti... Preghiamo O Dio, la cui provvidenza non fallisce mai nelle sue disposizioni, Ti supplichiamo di allontanare da noi quanto ci nuoce, e di concederci quanto ci giova. |
Il ciclo domenicale del Tempo dopo la Pentecoste completa oggi il suo primo settenario. Prima della traslazione generale che dovettero subire le letture evangeliche in questa parte dell'anno, il Vangelo della moltiplicazione dei sette pani dava il suo nome alla settima Domenica e il mistero che esso racchiude ispira ancora in vari punti la liturgia di questo giorno.
La sapienza divina.
Ora, questo mistero è quello della consumazione dei perfetti nel riposo di Dio, nella pace feconda dell'unione divina. Salomone, il Pacifico per eccellenza, viene ad esaltare oggi la Sapienza divina, e a rivelare le sue vie ai figli degli uomini. Negli anni in cui la Pasqua tocca il punto più alto in aprile, la settima Domenica dopo la Pentecoste è infatti la prima del mese di agosto, e la Chiesa vi inizia, nell'Ufficio della notte, la lettura dei libri Sapienziali. Diversamente continua, è vero, quella dei libri storici, che può seguitare così ancora per cinque settimane; ma anche allora la Sapienza eterna conserva i suoi diritti su quella Domenica che il numero settenario le consacrava già in una maniera così speciale. Infatti, in mancanza delle istruzioni ispirate dal libro dei Proverbi, vediamo Salomone in persona dare il buon esempio nel terzo libro dei Re, preferire la Sapienza a tutti i tesori, e farla assidero con sé come la sua ispiratrice e la sua nobilissima Sposa sul trono di David padre suo.
Anche David - ci dice san Girolamo interpretando la Scrittura di questo giorno in nome della Chiesa stessa (II Notturno) - anche David, sulla fine della sua vita guerriera tormentata, conobbe le attrattive di quella incomparabile Sposa dei pacifici; e le sue caste carezze, che non accendono i fuochi della concupiscenza, vinsero divinamente in lui il ghiaccio dell'età.
"Sia essa dunque anche mia - riprende poco più avanti il solitario di Betlemme; - riposi nel mio seno questa Sapienza eternamente pura. Senza mai invecchiare, sempre feconda nella sua eterna verginità, è agli ardori della sua divina fiamma che si accende nel cristiano il fervore dello spirito richiesto dall'Apostolo (Rm 12,11); è per il venir meno del suo impero che alla fine dei tempi si raffredderà la carità di molti".
Messa
La Chiesa, lasciando la sinagoga nelle sue città condannate a perire, ha seguito Gesù nel deserto. Mentre gli Ebrei infedeli assistono senza vedere a quella trasmigrazione per essi tanto fatale, Cristo convoca i popoli e li conduce a ranghi serrati sulle tracce della Chiesa. Dall'Oriente e dall'Occidente, dal Nord e dal Sud essi arrivano e prendono posto con Abramo, Isacco e Giacobbe al banchetto del regno dei cieli (Mt 8,11).
EPISTOLA (Rm 6,19-23). - Fratelli: Parlo a mo' degli uomini, a motivo della debolezza della vostra carne: come dunque deste le vostre membra al servizio dell'immondezza e dell'iniquità per l'impurità, così date ora le vostre membra al servizio della giustizia per la santificazione. Quando eravate servi del peccato eravate liberi dalla giustizia; ma qual frutto aveste allora dalle cose di cui ora vi vergognate? Certamente la fine di esse è la morte. Ora invece, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, avete per vostro frutto la santificazione e per fine la vita eterna, essendo paga del peccato la morte, e grazia di Dio la vita eterna in Gesù Cristo nostro Signore.La vera libertà.
"La vita del battezzato, che gli deriva dalla sua adesione a nostro Signor Gesù Cristo mediante la fede, è pace con Dio, è gaudio, è libertà. È doppiamente libertà: a motivo di ciò che il battesimo ha distrutto e di ciò che ha edificato in noi. Per comprendere ciò, occorre definire esattamente la libertà e il suo contrario, la servitù. Vi è per me servitù, quando sono tenuto sotto la dipendenza di chi non dovrei, quando il tiranno agisce su di me con la forza esterna e con la costrizione, quando mi associa mio malgrado alle sue opere meschine, quando una parte di me, la più nobile, protesta contro le angherie che adopera il suo potere dispotico. Allora sì vi è servitù.
Ma quando sono sotto la dipendenza di chi devo; quando il potere che si esercita su di me agisce sull'intimo, si rivolge all'intelletto e alla volontà; quando esso mi fa attendere con sé ad opere alte e degne; quando mi associa al lavoro di Dio stesso e sotto il suo influsso interiore mi fa collaborare a un programma di alta moralità; quando ho coscienza che non è soltanto Dio ma sono anche tutte le parti più nobili della mia anima che plaudono all'opera che compiamo insieme il Signore ed io; chiamate pure ciò servitù; io dirò da parte mia, che è la somma libertà, l'assoluta indipendenza. Appartenere all'intelletto è libertà; appartenere all'intelletto di Dio è la più sublime libertà che vi sia" [1].
VANGELO (Mt 7,15-21). - In quel tempo: Disse Gesù ai suoi discepoli: Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi travestiti da pecore; ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li conoscerete. Si coglie forse dell'uva dalle spine, o dei fichi dai triboli? Così ogni albero buono dà buoni frutti, ed ogni albero cattivo dà frutti cattivi. Non può l'albero buono dar frutti cattivi, né l'albero cattivo dar frutti buoni. Ogni pianta che non porta buon frutto vien tagliata e gettata nel fuoco. Voi li riconoscerete dunque dai loro frutti. Non chi mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli; ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi entrerà nel regno dei cieli
"Li riconoscerete dai loro frutti", dice il Vangelo; e la storia giustifica le parole del Salvatore. Sotto le vesti dell'agnello con cui vogliono ingannare i semplici, gli apostoli della menzogna esalano odore di morte. Le loro abilità dialettiche e le loro interessate vanterie non dissimulano il vuoto delle loro opere. Non abbiate dunque nulla in comune con essi. I frutti inutili o impuri delle tenebre, gli alberi d'autunno e doppiamente morti che li portano sui loro rami secchi, saranno destinati al fuoco. Se siete stati anche voi una volta tenebre, ora che siete divenuti luce nel Signore mediante il battesimo o il ritorno d'una sincera conversione, mostratevi tali: producete i frutti della luce in piena bontà, giustizia e verità (Ef 5,8.9). A questa sola condizione potrete sperare il regno dei cieli, e dirvi fin da questo mondo i discepoli di quella Sapienza del Padre che esige per sé oggi il nostro amore.
Infatti - dice l'Apostolo san Giacomo quasi per commentare il Vangelo di questo giorno - può il fico dare dell'uva e la vite dei fichi? Così nemmeno l'acqua salata può farne della dolce. Chi è sapiente e scienziato tra voi? Lo dimostri colla bontà della vita, colle sue opere fatte con quella mansuetudine che è propria della sapienza. Perché non è questa la sapienza che scende dall'alto, questa è sapienza terrena, animalesca, diabolica. Invece la sapienza che vien dall'alto prima di tutto è pura, poi è pacifica, modesta, arrendevole, dà retta ai buoni, è piena di misericordia e di buoni frutti, aliena dal criticare e dall'ipocrisia. Or il frutto della giustizia è seminato nella pace da coloro che procurano la pace (Gc 3,11-18 passim).
Preghiamo
O Dio, che provvedi a tutte le cose in modo ineffabile, allontana da noi tutto ciò che è nocivo e concedici tutto ciò che è di aiuto.
__________________________[1] Dom Delatte, Epîtres de Saint Paul, I, 643.
da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 454-457
8 luglio 1853
RispondiEliminaLe "Navi Nere" del commodoro americano Matthew Perry con la loro presenza nei porti giapponesi costringono il governo Tokugawa ad interrompere la chiusura del paese nipponico, noto come Sakoku, che il paese aveva adottato dopo che i cattolici oppressi erano insorti durante la celeberrima Rivolta di Shimabara (Shimabara no Ran) del 1637-1638.
Quando i primi missionari cattolici giunsero in paese, furono subito messi sotto torchio dai cattolici giapponesi che, sottoponendoli ad una sorta di processo, prima ancora di permetter loro di predicare o di dire Messa.
Erano senza Messa dal 1600 ma sapevano bene che prima di tutto dovevano sapere che chi avesse celebrato fosse cattolico.
Questo fa capire che non basta il rito buono, ci vuole anche la Fede.
Infondo, anche i modernisti per un certo periodo usarono il messale di san Pio V.
LE PAROLE DOLCI E GLI ATTEGGIAMENTI MANSUEI DEBBONO ESSERE VALUTATI DAI FRUTTI DELLE OPERE PERCHE' SPESSO LA VESTE DELL'AGNELLO SERVE A NASCONDERE LA FEROCIA DEI LUPI ( S.ILARIO)
RispondiEliminaIl Vangelo ci avverte che le parole dolci e gli atteggiamenti mansueti debbono essere valutati dai frutti delle opere e che bisogna apprezzare qualcuno non secondo quello che si mostra a parole, ma secondo quello che egli si mostra ai fatti, perché spesso la veste dell’agnello serve a nascondere la ferocia dei lupi. Quindi come le spine non producono grappoli d’uva, come i triboli non danno fichi così anche gli alberi cattivi non portano frutti buoni, cosicché il Vangelo insegna che certamente non in questi consiste l’efficacia di un’opera buona e perciò tutti debbano essere riconosciuti dai loro frutti. Infatti la sola sottomissione verbale non ottiene il regno dei cieli né chi dice: Signore, Signore sarà erede di esso.
Che merito vi è nel dire: Signore, Signore ? Forse il Signore non sarebbe tale se non fosse da noi lodato? E quale santità di ufficio vi è nella proclamazione del Nome divino quando la via del cielo è l’obbedienza alla volontà di Dio, e non già il limitarsi a rivendicarne il Nome? Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore non abbiamo profetato nel Tuo Nome? (Mt.7,22) Ancora si condannano la frode dei falsi profeti e gli infingimenti degli ipocriti che rivendicano a sé, per l’efficacia della loro parola, la gloria per l’annuncio della dottrina, per lo scacciare i demoni e per il merito di altri simili opere.
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Quindi essi predicono a sé il regno dei cieli quasi che sia prodotto della loro virtù ciò che insegnano e quanto fanno e non sia la virtù di Dio, da essi invocata, che fa tutto, e che la lettura rechi la scienza di quella dottrina e, per il Nome di Cristo da essi invocato, abbiano essi la virtù di cacciare i demoni. Dunque, attraverso la nostra maniera di vivere, dobbiamo meritare la beatitudine eterna, di modo che noi dobbiamo volere il bene, evitare ogni male e obbedire di tutto cuore ai precetti divini per essere gli amici di Dio mediante il compimento di questi propositi. Agiamo come Egli vuole piuttosto che gloriarci di quei prodigi che può far compiere Lui, il quale ripudia e rigetta da sé questi tali di cui si parla, deviando lo sguardo dalle loro opere inique.
VII DOMENICA DOPO PENTECOSTE
Mt.7,15-21
S.ILARIO,
Commentarium in Matthaeum, can.6
Breviario Romano, Mattutino, Lezioni del III Notturno
DOMENICA VII DOPO PENTECOSTE
RispondiEliminaPROPRIO DELLA S.MESSA
INTROITUS
Ps 46:2.- Omnes gentes, pláudite mánibus: jubiláte Deo in voce exsultatiónis. ~~ Ps 46:3.- Quóniam Dóminus excélsus, terríbilis: Rex magnus super omnem terram. ~~ Glória ~~ Omnes gentes, pláudite mánibus: jubiláte Deo in voce exsultatiónis.
Ps 46:2.- O popoli tutti, applaudite: lodate Iddio con voce di giubilo. ~~ Ps 46:3- Poiché il Signore è l’Altissimo, il Terribile, il sommo Re, potente su tutta la terra. ~~ Gloria ~~ O popoli tutti, applaudite: lodate Iddio con voce di giubilo.
Gloria
ORATIO
Orémus.
Deus, cujus providéntia in sui dispositióne non fállitur: te súpplices exorámus; ut nóxia cuncta submóveas, et ómnia nobis profutúra concédas. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
O Dio, la cui provvidenza non fallisce mai nelle sue disposizioni, Ti supplichiamo di allontanare da noi quanto ci nuoce, e di concederci quanto ci giova. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Gloria
LECTIO
Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli ad Romános.
Rom 6:19-23
Fratres: Humánum dico, propter infirmitátem carnis vestræ: sicut enim exhibuístis membra vestra servíre immundítiæ et iniquitáti ad iniquitátem, ita nunc exhibéte membra vestra servíre justítiæ in sanctificatiónem. Cum enim servi essétis peccáti, líberi fuístis justítiæ. Quem ergo fructum habuístis tunc in illis, in quibus nunc erubéscitis? Nam finis illórum mors est. Nunc vero liberáti a peccáto, servi autem facti Deo, habétis fructum vestrum in sanctificatiónem, finem vero vitam ætérnam. Stipéndia enim peccáti mors. Grátia autem Dei vita ætérna, in Christo Jesu, Dómino nostro.
Fratelli: Vi parlo alla maniera umana a causa della debolezza della vostra carne: come infatti avete messo le vostre membra a servizio dell’impurità e dell’iniquità a scopo di malizia, cosí ora offrite le vostre membra per servire alla giustizia a scopo di santificazione. Infatti, quando eravate schiavi del peccato, non potevate servire alla giustizia. Ma che vantaggio avete avuto da quelle cose delle quali ora vi vergognate? Poiché il fine di essi è la morte. Ora, invece, liberati dal peccato, e fatti servi di Dio, avete per vostro vantaggio la santificazione e per fine la vita eterna. Infatti, mercede del peccato è la morte: ma dono di Dio è la vita eterna nel Cristo Gesú nostro Signore.
GRADUALE
Ps 33:12; 33:6
Veníte, fílii, audíte me: timórem Dómini docébo vos.
V. Accédite ad eum, et illuminámini: et fácies vestræ non confundéntur.
Venite, o figli, e ascoltatemi: vi insegnerò il timore di Dio.
V. Accostatevi a Lui e sarete illuminati: e le vostre facce non saranno confuse.
ALLELUIA
Allelúja, allelúja
Ps 46:2
Omnes gentes, pláudite mánibus: jubiláte Deo in voce exsultatiónis. Allelúja.
Alleluia, alleluia
O popoli tutti, applaudite: lodate Iddio con voce di giubilo. Alleluia.
....Segue/1
RispondiEliminaEVANGELIUM
Sequéntia ✠ sancti Evangélii secúndum Matthaeum.
Matt 7:15-21
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Atténdite a falsis prophétis, qui véniunt ad vos in vestiméntis óvium, intrínsecus autem sunt lupi rapáces: a frúctibus eórum cognoscétis eos. Numquid cólligunt de spinis uvas, aut de tríbulis ficus ? Sic omnis arbor bona fructus bonos facit: mala autem arbor malos fructus facit. Non potest arbor bona malos fructus fácere: neque arbor mala bonos fructus fácere. Omnis arbor, quæ non facit fructum bonum, excidétur et in ignem mittétur. Igitur ex frúctibus eórum cognoscétis eos. Non omnis, qui dicit mihi, Dómine, Dómine, intrábit in regnum coelórum: sed qui facit voluntátem Patris mei, qui in coelis est, ipse intrábit in regnum coelórum.
In quel tempo: Gesú disse ai suoi discepoli: Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi sotto l’aspetto di pecore, ma che nell’intimo sono lupi rapaci: li riconoscerete dai loro frutti. Forse che alcuno raccoglie l’uva dalle spine o il fico dai rovi? Cosí ogni albero buono dà buoni frutti; mentre l’albero cattivo dà frutti cattivi. Non può l’albero buono produrre frutti cattivi, né l’albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che dà frutti cattivi sarà tagliato e gettato nel fuoco. Dunque, dai loro frutti li riconoscerete. Non chiunque mi dirà: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio, che è nei cieli, questi entrerà nel regno dei cieli.
Credo
OFFERTORIUM
Dan 3:40
Sicut in holocáustis aríetum et taurórum, et sicut in mílibus agnórum pínguium: sic fiat sacrifícium nostrum in conspéctu tuo hódie, ut pláceat tibi: quia non est confúsio confidéntibus in te, Dómine.
Il nostro sacrificio, o Signore, Ti torni oggi gradito come l’olocausto di arieti, di tori e di migliaia di pingui agnelli; perché non vi è confusione per quelli che confidano in Te.
SECRETA
Deus, qui legálium differéntiam hostiárum unius sacrifícii perfectione sanxísti: accipe sacrifícium a devótis tibi fámulis, et pari benedictióne, sicut múnera Abel, sanctífica; ut, quod sínguli obtulérunt ad majestátis tuæ honórem, cunctis profíciat ad salútem.Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
O Dio, che hai perfezionato i molti sacrifici dell’antica legge con l’istituzione del solo sacrificio, gradisci l’offerta dei tuoi servi devoti e benedicila non meno che i doni di Abele; affinché, ciò che i singoli offrono in tuo onore, a tutti giovi a salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
COMMUNIO
Ps 30:3.
Inclína aurem tuam, accélera, ut erípias me.
Porgi a me il tuo orecchio, e affrettati a liberarmi.
POSTCOMMUNIO
Orémus.
Tua nos, Dómine, medicinális operátio, et a nostris perversitátibus cleménter expédiat, et ad ea, quæ sunt recta, perdúcat. Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
O Signore, l’opera medicinale del tuo sacramento ci liberi misericordiosamente dalle nostre perversità e ci conduca a tutto ciò che è retto. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Guardo per caso la Messa trasmessa da Rai1. Oggi è ripresa da una piccola cattedrale calabrese. Tutti i posti occupati, diverse persone in piedi, tantissimi giovani. Celebrazione ben curata con un coro amatoriale dignitoso ed una predica semplice ed efficace del vescovo.
RispondiEliminaDirei niente di cui lamentarsi.
L'omelia tenuta da don Marco Pizzocchi domenica 16 Luglio 2023 - VII domenica dopo la Pentecoste - è disponibile per l'ascolto
RispondiEliminahttps://www.oratoriosantambrogiombc.it/2023/07/16/omelia-della-vii-domenica-dopo-la-pentecoste-3/