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martedì 18 luglio 2023

La lode e il canto a Dio, spiegati da san Tommaso

Ringrazio Massimo Scapin che mi segnala il suo testo che segue, che ci dà l'occasione di ricordare il centenario della canonizzazione di Tommaso d’Aquino. Il 18 luglio 1323 il "Doctor angelicus", è elevato alla gloria degli altari da Papa Giovanni XXII (sarà poi proclamato Dottore della Chiesa da Papa San Pio V, nel 1567).

La lode e il canto a Dio, spiegati da san Tommaso
Massimo Scapin
Ricorre oggi il settimo centenario della canonizzazione di Tommaso d’Aquino. Il quale nel suo capolavoro, la Summa Theologiæ, dedicò due articoli alla musica in rapporto a Dio, rispondendo a obiezioni comuni
Si compie oggi il settimo centenario da quando quel fedele servitore della verità che risponde al nome di Tommaso d’Aquino († 1274) fu iscritto nell’albo dei Santi. Avvenne il 18 luglio 1323 ad opera di Papa Giovanni XXII († 1334), che, dopo aver predicato intorno al Salmo 85 e aver cantato il Veni Creator e prima di cantare Te Deum, In medio Ecclesiæ e Os iusti, canonizzò san Tommaso nella Cattedrale Metropolitana di Notre-Dame des Doms in Avignone (L. V. GERULAITIS, The Canonization of Saint Thomas Aquinas, Vivarium 5, 1967, p. 41). Già parlando ai Cardinali in Concistoro, aveva onorato sia le virtù, sia la dottrina di Tommaso: «Egli illuminò la Chiesa di Dio più di qualunque altro Dottore; e ricava maggior profitto chi studia per un anno solo nei libri di lui, che chi segua per tutto il corso della sua vita gl’insegnamenti degli altri». Parole che fanno eco a quelle di Papa Alessandro IV († 1261), che scriveva al santo vivente: «Al diletto figlio Tommaso d’Aquino, uomo eccellente per nobiltà di natali e onestà di costumi, che per grazia di Dio si acquistò un vero tesoro di coscienza e dottrina» (cfr. PIO XI, Studiorum Ducem, 1923).

Una delle 512 questioni e in particolare due dei 2669 articoli del suo capolavoro, la Summa Theologiæ, quell’opera monumentale rimasta incompiuta, si occupano anche di musica. Nella II-II, q. 91, a. 1-2, l’Aquinate si pone due quesiti: se Dio vada lodato con le labbra e se nella lode di Dio si possa fare uso del canto.

Il primo interrogativo fa affiorare alla mente gli argomenti un po’ sempliciotti del giornalista e scrittore Corrado Augias: «Pregare perché dio faccia o non faccia una certa cosa implica che la sua volontà possa essere influenzata, è la stessa logica di chi invoca un miracolo». Inoltre, Augias prosegue dicendo che «ogni dio è, per il suo credente, molto buono e onnipotente. Perché dunque volerne piegare la volontà secondo i nostri interessi?» (Ne La Repubblica, 4 aprile 2012). A lui, che si definisce credente «in una specie di armonia universale che ci unisce tutti», e a coloro che la pensano come lui, risponde san Tommaso: «La ragione per cui rivolgiamo la parola a Dio è diversa da quella per cui la rivolgiamo a un uomo. […] A Dio [la] rivolgiamo [...] non per manifestare il nostro pensiero a lui, scrutatore dei cuori; ma per indurre noi stessi e coloro che ci ascoltano ad onorarlo. Perciò la lode delle labbra è necessaria non a motivo di Dio, ma a motivo di chi la pronunzia, perché in tal modo i suoi affetti vengono dalla lode eccitati verso il Signore […]. E l'uomo, per il fatto che con la lode divina si innalza verso Dio, per ciò stesso viene distolto dalle cose a lui contrarie» (II-II, q. 91, a. 1, in Somma Teologica, Nuova Edizione Italiana a cura di P. Tito S. Centi e P. Angelo Z. Belloni). In tal senso la musica ha la possibilità di esortare, risvegliare e purificare, stimolare gli animi ad compunctionem, ad affectum Dei.

Dopo questo chiarimento intorno all’utilità per il cristiano della preghiera vocale e della lode divina, il santo Dottore s’interroga circa l'utilità del canto e dell’uso degli strumenti musicali durante la preghiera: «Come si è visto nell'articolo precedente, la lode vocale ha il compito di eccitare l'affetto dell'uomo verso Dio. Perciò tutte le cose che possono servire a tale scopo possono convenientemente essere usate nelle lodi divine. Ora, è risaputo che l'animo umano viene disposto diversamente secondo le varie modulazioni dei suoni, come han fatto notare Aristotele e Boezio. Perciò fu opportunamente stabilito che nelle lodi divine si facesse uso del canto, per eccitare in modo più efficace alla devozione le anime meno progredite» (II-II, q. 91, art. 2, ibidem). E ai cantanti che cadono nella tentazione del protagonismo, san Tommaso ricorda che «san Girolamo non riprova il canto in modo assoluto, ma rimprovera coloro che in chiesa cantano come si è soliti fare in teatro, non per eccitare la devozione, ma per ostentazione, o per il solo godimento» (II-II, q. 91, art. 2, ad 2, ibidem).

Quale prezioso insegnamento viene da questo «maestro di pensiero e modello del retto modo di fare teologia» (GIOVANNI PAOLO II, Fides et ratio, n. 43) ai molti illusi che, da oltre cinquant’anni, lo hanno sostituito con Karl Rahner († 1984) e la sua «svolta antropologica»! Quale forza possiamo ricevere noi, musicisti, compositori, cantori delle Cappelle liturgiche, organisti e strumentisti di chiesa, dalle parole del Doctor communis! Vogliamo concludere facendo nostre le parole pronunciate da Papa Pio XI, durante l’udienza ai membri della Pontificia Accademia Romana di San Tommaso d’Aquino, il 18 marzo 1923, prima del sesto centenario della canonizzazione dell’Angelico Dottore: «Celebreremo questo centenario rendendo gloria a Dio, ringraziandolo di averci dato in Tommaso d’Aquino una così larga rivelazione della sua infinita bellezza, degli infiniti splendori di quella Sapienza che è Lui stesso. Ci edificheremo agli esempi di quel grande da Dio suscitato e che da Dio mai tolse lo sguardo dedicando tutta la sua vita alla gloria della Chiesa di Dio» (in COLLEGIO URBANO DE PROPAGANDA FIDE, Alma mater, 5, Roma 1923, p. 130). - Fonte

9 commenti:

  1. Médias-Presses-Info

    Une américaine en charge de la concurrence européenne

    E tanti altri articoli interessanti.

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  2. 18 luglio 1870: Pio IX promulga il Dogma dell'infallibilità papale.

    Come tutti i dogmi ma forse più di altri, questo pone le sue basi negli anni in cui la Chiesa "gattonava".
    Contrariamente a quel che si pensa, infatti, le prove che questo dogma, legatissimo al Primato Petrino, fosse creduto sono pressoché innumerevoli.
    Anticamente notiamo che già molti santi come sant'Ireneo raccomandavano di guardare alla sede di Roma come la prima di tutta la Cristianità e osserviamo come numerosi Papi imposero norme e scomuniche già addirittura nel II secolo; un esempio di ciò è san Vittore I che scomunica Teodato, fautore dell'eresia adozionista e consiglia a Policrate di convocare un concilio affinché la Pasqua sia celebrata secondo il calendario seguito a Roma o anche san Zefirino martire, sollecitato a promulgare il dogma trinitario da sant'Ippolito (cosa che non volle fare ma che da lì a poco sarebbe stato sancito, con l'approvazione del Papa, a Nicea).

    Si nota anche come i nemici della Chiesa a più riprese cercarono di costringere i Papi a sottomettersi e pronunciare eresie; lo vediamo col caso di san Liberio, sottoposto a pressioni dall'imperatore Costante, San Martino I, torturato a Costantinopoli per non aver sottoscritto il Monotelismo, san Silverio, esiliato per non aver voluto reintegrare il patriarca eretico di Costantinpoli e così via.
    Sapevano bene che se il Papa fosse stato portato nelle loro fila, nessuno avrebbe potuto opporsi a loro; poiché però come ricorda sant'Ireneo l'errore non penetrò mai a Roma, ecco che furono creati gli Antipapi affinché le loro voci si allineassero ai potenti.

    E le eresie che pretendevano di sottoporre il Papa ad un processo per deporlo o considerarlo meno importante di un concilio furono sconfitte; Papa san Sergio I davanti ad un concilio orientale che voleva cassare come blasfemo rappresentante Nostro Signore come agnello, invalidò il concilio e compose la preghiera dell'Agnus Dei.
    "Eh ma ci furono papi eterodossi" Onorio I, che fu messo nella lista di condanna del Concilio di Costantinopoli III (convocato da sant'Agatone Papa) non peccò di eresia ma di grave negligenza e Giovanni XXII quando fece la sua sparata sulle anime dopo la morte (sosteneva che in Paradiso si sarebbe giunti dopo il Giudizio Universale, come di là a qualche secolo avrebbero detto i luterani) chiarì subito che la sua era una speculazione personale.

    In sintesi la storia dell'infallibilità non nasce nel 1870 ma nel momento in cui Cristo disse :"Tu es Petrus"

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  3. "Preferì essere chiamato Frate Tommaso, come San Domenico preferiva essere chiamato Frate Domenico, rispetto, entrambi, al titolo di Magister."

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  4. Il papa e le eresie.

    Ma ai tempi della crisi ariana l'eresia era ad un certo punto diffusa nella maggioranza dell''episcopato. E il papa non sembrò condividerla, anche se non in documenti ufficiali? Perché scomunicò sant'Atanasio, allora?
    Giovanni XXII non ritirò subito le sue erronee opinioni. Ci fu una sollevazione generale contro la sua tesi, che inizialmente difese.
    La ritrattò quasi in punto di morte.
    Il successore definì la questione dogmaticamente, proprio per evitare il ripetersi degli equivoci.
    Mantenendo il mito che nessun papa abbia mai civettato con l'eresia, si fa finta di non accorgersi delle eresie professate dai papi più recenti, dal Concilio in poi, spesso in forma sottile, oggi in maniera quasi sfrontata dall'attuale in carica.

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    1. Quello dell'immacoltezza della Prima Sede non è "un mito" ma una verità cattolica. Quindi, accorgendoci benissimo delle eresie insegnate, cosa mai avvenuta, ed impossibile, traiamo le inevitabili conclusioni

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  5. Secondo le testimonianze di parecchi Papi, la dottrina di San Tommaso è la sintesi filosofica e teologica più perfetta e la più sicura espressione della verità tanto nell’ordine della natura che in quello della grazia.

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  6. "Ammoniamo poi quelli che insegnano, di ben persuadersi, che il discostarsi dall'Aquinate, specialmente in cose metafisiche, non avviene senza grave danno"
    San Pio X, Pascendi Dominici gregis, 8 settembre 1907

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  7. # il papa e l'eresia

    Tutto il discorso papale, dal Vaticano II in poi, ha un taglio diverso rispetto al passato.
    C'è un mutazione di calibro, per così dire, che investe tutto l'insegnamento e la pastorale, mutazione che si è progressivamente accentuata, in maniera esponenziale con il presente pontefice.

    La mutazione è questa: la Chiesa non si presenta più come maestra e docente di una verità rivelata da Dio, come ha fatto per quasi venti secoli. E come si presenta? Appunto in dialogo con il mondo, mettendosi in ascolto di esso, cercando con buona volontà di apprendere dal mondo. Ma questo non può essere l'incipit della Chiesa cattolica, che a tutti gli effetti è diventata una nuova religione.

    Prova, tra le altre: oltre al dogma del peccato originale non viene più insegnato il dogma dell'unicità della Chiesa cattolica per la salvezza delle anime. E infatti si vuole insegnare che Cristo con l'Incarnazione si è ("in un certo senso" ma anche senza questo inciso) unito ad ogni uomo (GS 22).
    Allora: portando ogni uomo e donna il Cristo cosmico unito in sè non abbiamo più bisogno che si converta a Cristo per salvarsi. In un certo senso, è già salvato da questa supposta "unione" del Cristo preesistente in lui e lei.
    Pertanto, il compito della Chiesa dovrà essere quello non di convertire ma di "dialogare" con il mondo in modo da venire a costituire quel vero cristianesimo universale (con tutti) che finora sarebbe mancato: la Chiesa popolo di Dio deve diventare una comunione universale e se possibile cosmica.
    Alla base dell'ecumenismo del Vat II c'è proprio questa idea dell'essersi unito del Cristo cosmico con ognuno di noi per via dell'Incarnazione, un'idea che rende inutile la conversione (un errore già combattuto dal Damasceno e dall'Aquinate).
    Questa Chiesa che ha rinnegato la conversione ben prima di Bergoglio, ditemi voi se non è una Chiesa oggettivamente eretica.
    E non per nulla sta andando a rotoli, è evidente che una simile pseudochiesa non può essere assistita dallo Spirito Santo.
    Se invece per voi non è eretica, spiegatemi allora cosa intendete con eresia.
    T.

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  8. # Murmex
    Lei cerca di infilare la consueta tesi vacantista, basata sull'errore esser il papa infallibile in tutto quello che fa, anche quando si soffia il naso, per dire. Se predica per caso l'errore, allora non è papa.
    Roba vecchia, stantia.

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