Chiare, severe, mirate e implacabili come bombe!
A distanza di ottant’anni circa dal 13 luglio del 1941, dal pulpito della Cattedrale di Münster pare ancora di udirle le parole pronunciate dal Vescovo Clemens August Von Galen durante la prima delle tre famose omelie in cui lui, tedesco, denunciò per primo in patria aberrazioni e crimini dei nazisti, così risvegliando le coscienze di tanti suoi connazionali, sino ad allora annebbiate dalla propaganda di regime.
“Si avvera la predizione di Cristo ai suoi discepoli: “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi!”.
Tuonando contro le violenze perpetrate dalla Gestapo nei confronti non solo di monasteri, luoghi di culto ed istituzioni cattoliche, ma anche di semplici e disarmati fedeli, Von Galen profetizzò “la rovina del popolo tedesco e della patria, destinati a perire per putrefazione interna”.
Il 3 agosto successivo l’intrepido prelato avrebbe contribuito poi a salvare decine di migliaia di innocenti da morte certa, denunciando gli orrori del programma “Aktion T4”, ufficialmente mai avviato, ma di fatto già abbondantemente praticato dal regime.
Chiedendosi infatti “dove spariscono padri, madri, disabili” e perché in famiglia ne tornassero solo le ceneri, sollevò il velo sulla vergogna della soppressione programmata di quelle che il “Mein Kampf” definiva “vite indegne di essere vissute”, equiparando gli esseri umani a macchine o animali che, una volta terminato il loro ciclo produttivo, venivano destinati alla demolizione o macellazione a seconda dei casi.
“Che fine faremo noi quando saremo vecchi? Che fine i nostri soldati rientrati mutilati dal fronte?”
Con queste ed altre domande simili Von Galen riuscì a instillare un dubbio o più precisamente “il” primo vero dubbio nelle coscienze di tanti tedeschi, non solo cattolici, sulla giustezza di fondo di certi ordini o slogan con cui il regime li martellava, così ottenendo la sospensione di quelle pratiche oscene.
Non per nulla il gerarca Martin Borman disse di lui: “Questo prete, che chiamo il porco Clemens August, è un traditore della patria e va impiccato!”.
Solo la sua enorme popolarità riuscì a proteggerlo, anche perché Hitler non ne volle fare un martire riservandosi però di presentargli il conto a “vittoria ottenuta”, per fargliela pagare “sino all’ultimo centesimo”.
Il Führer però i conti, questa volta, li fece male con quell’uomo che, al momento della sua consacrazione episcopale, aveva scelto un motto che al tempo stesso era un programma politico: “Nec laudibus, nec timore”.
Infatti né per le lusinghe, né per paura delle minacce degli uomini (e tanto meno di “quegli” uomini!), Von Galen avrebbe mai tradito la sua missione e il giuramento solenne fatto a Dio al momento dell’assunzione degli ordini sacri, quello cioè di seguire sempre e comunque i suoi precetti, anche a rischio della propria vita.
Nato il 16 marzo del 1878 come undicesimo dei 13 figli di una coppia aristocratica, ferventemente cristiana e praticante, Von Galen divenne prete nel 1904 e fu nominato vescovo di Münster nel 1933, stesso anno in cui Hitler prese il potere.
Non passarono che due mesi dalla presa di possesso della sua diocesi che Von Galen tuonò contro le violazioni naziste del concordato appena firmato con la Santa Sede, continuando poi ad attaccare con crescente virulenza verbale le politiche disumane, criminali, razziste e anti-cristiane attuate dal Terzo Reich.
Come se avesse esaurito la sua missione terrena, costituita anche dal mantenere intatto, in mezzo a tanto orrore, un pezzo dell’onore di un intero popolo, in ossequio al detto “simul stabunt, simul cadent” che si usa per i peggiori nemici, Von Galen si spense per una grave malattia il 22 marzo del 1946, a poche settimane dal suo rientro in Germania da Roma dove aveva ottenuto il galero cardinalizio.
Non era passato nemmeno un anno dalla fine ingloriosa del mostro criminale che, a quel prete scomodo, avrebbe voluto farla pagare “sino all’ultimo centesimo”.
Il tedesco Papa Benedetto XVI il 9 ottobre del 2005 lo dichiarò Beato.
(Testo di Anselmo Pagani)
Può ben dire di "Lasciar fare a Dio" solo chi ha, prima, fatto davvero tutto ciò che doveva e poteva.
RispondiEliminaRB
Colui che pratica l'amicizia quotidiana fedele con Dio riesce a vedere con i Suoi occhi, riesce a vedere "oltre".
RispondiEliminaSia lodato Gesu' Cristo!
RispondiEliminaGiovedì 3 Agosto dalle 18h alle 19h Adorazione Eucaristica con la Benedizione Eucaristica e seguita dalla S.Messa.
Venerdì 4 Agosto, primo venerdì del mese,S.Messa alle 12h seguita dalle Litanìe del sacro Cuore e dalla Benedizione con la Sacra Pisside.
Sabato 5 Agosto, primo sabato del mese,S.Messa alle 12h ed alle 19h.
IBP di Roma - Casa San Clemente -
Via delle Fornaci ,203
2* piano
3 agosto - Invenzione di Santo Stefano Protomartire (il ritrovamento delle reliquie del Santo)
RispondiElimina"A Gerusalemme l'invenzione del beatissimo Stefano Protomartire, e dei Santi Gamaliele, Nicodemo ed Abibone, come fu rivelato da Dio al Prete Luciano, al tempo del Principe Onorio".
Non state a guardare ogni atto della scadente commedia della GMG, che non merita nemmeno i nostri fischi! È assurdo sperare che da un cardo fioriscano belle rose porporine.
Tutto vero e giusto.
RispondiEliminaTuttavia, in maniera pacata, mi permetto di chiedere se questa demonizzazione degli anni 1933-1945 non sia parte (e non piccola) del problema in cui ci troviamo ora.
La fede in Dio e la convinzione che il diavolo (come creatura spirituale) esista svaniscono, allo stesso tempo la convinzione nel diavolo in carne ed ossa (!) Adolf Hitler cresce di anno in anno. Questa figura e questo periodo storico hanno ormai perso qualsiasi tratto umano e sono stati teologizzati. Questo vale anche per il mondo tradizionalista (quasi nella sua totalità). Questa tendenza è grave di conseguenze perchè ci impedisce (anche a livello politico) di far valere le nostre ragioni. Lo spettro del nazionalsocialismo è sempre lì che ci aspetta e siamo irremidiabilmente bloccati.
Roberto
“Se il mondo diventa troppo mondano, la Chiesa può rimproverarlo, ma se è la Chiesa a diventare troppo mondana, il mondo non è certo in grado di rimproverarla per la sua mondanità. Ne consegue che il paradosso della storia è che ciascuna generazione viene convertita dal santo che le si contrappone più nettamente “
RispondiEliminaG.K. Chesterton
Un grande il "Leone di Munster".
RispondiEliminaOserei dire che all'epoca c'era più libertà di parola nella Chiesa, che non era ossessivamente politicizzata e infiltrata come oggi.
RispondiEliminaIn seguito all'intervento del vescovo Von Galen (e credo anche di altri, di parte protestante) l'operazione T4 fu sospesa.
Definitivamente? Sembra di no, purtroppo. I nazisti la diluirono nel tempo ma la fecero continuare in segreto.
Era l'eugenismo, teorizzato anche nel mondo angloameriano, portato alle estreme conseguenze, grazie a metodi criminali.
In Hitler c'era una componente che veniva sentita come diabolica, non dava l'impressone di essere una persona "normale", come p.e. Mussolini. E nemmeno Stalin la dava, in altro modo.
Andò al potere avendo vinto le elezioni, profittando della situazione di grave crisi nella quale si trovava la Germania, rovinata dalla catastrofe del '29, minacciata anche da un forte e armato partito comunista. Come rileva anche George Mosse, nei primi anni al potere Hitler si mantenne moderato, accattivandosi molte simpatie. Con massicci investimenti pubblici eliminò la disoccupazione etc.
Dissolse la minaccia comunista. Ristabilì l'ordine. Il clero cattolico, lo angariava, ma il cattolicesimo non era perseguitato in quanto tale, come p.e. nella Spagna repubblicana o in Russia.
Per gli ebrei nutriva un odio satanico, senza dubbio, del tutto ingiustificato. Lo si capiva anche dal Mein Kampf, ma molti pensavano che si trattasse di un discorso non destinato a tradursi in pratica.
L'ego di Hitler era smisurato. Si rifiutò di concedere all'armata accerchiata a Stalingrado (dic 1943, 200.000 uomini) di ritirarsi. Si dichiarava contento della fedeltà al Fuehrer che dimostravano quegli uomini, morendo per lui! Un'armata di soccorso tedesca giunse da Ovest a circa venti km o meno dalla sacca, gli assediati potevano vederne i segnali luminosi. Ma von Paulus, comandante tedesco, non ebbe coraggio di disobbedire e di dare l'ordine di irrompere verso i soccorsi (avrebbe sicuramente salvato una parte dell'armata).
Prigionieri dei sovietici von Paulus e altri ufficiali passarono con loro e furono ben trattati, al contrario dei loro soldati superstiti.
I generali tedeschi non perdonarono Stalingrado a Hitler e cercarono di farlo fuori con la bomba del 20 luglio 1944, che purtroppo fallì il bersaglio. Fu un errore degli Alleati imporre la resa incondizionata: se avessero prospettato una pace ragionevole ai tedeschi, i generali avrebbero sicuramente fatto fuori Hitler. Ma Roosevelt voleva spezzare per sempre la Germania e dividersi l'Europa con Stalin.
Hitler non era tedesco ma austriaco. Un particolare che si tende a dimenticare. Un prodotto della decadenza della società austro-ungarica, invasa anch'essa dalla pseudo-cultura voelkisch, piagata da teorie razziste e non tra le più singolari. I nazisti avevano una loro massoneria, a sfondo appunto razziale, "ariano".
Difficile dire chi sia stato più diabolico tra nazismo e comunismo. Il diabolico nel nostro tempo è l'avanzata del mostro "woke", che ha travolto anche la Chiesa ufficiale.
Credo che il male sia presente in ogni persona, in ogni epoca ed in alcuni periodi si incista e si potenzia nella società in maniera infernale al massimo grado. Questo accade nei tempi di decadenza morale che attraversano le civiltà e la civiltà. Bisognerebbe aver chiaro l andamento di questi cicli non solo a livello sociale, ma anche a livello personale. Forse il proverbio, necessità fa virtù, può aiutare a capire quando e come dalla virtù si passi al vizio e come dalla necessità si passi al superfluo, inutile, distorto, malefico. Questi passaggi sono graduali, impercettibili, difficili all inizio da distinguere, in quanto possono essere momenti di prova verso il meglio o accenni di cedimento verso il peggio. Distinguere è difficile, spesso impossibile. Ed ecco qui l importanza della nostra amicizia con il Signore Gesù Cristo, con gli Angeli ed i Santi. Quando questa amicizia, questo amore, questa fiducia, questa fede vien meno i nostri sensi si ottundono, la nostra ragione si oscura e noi diventiamo incapaci di orientarci nel mondo materiale ed in quello spirituale. Forse questa nostra epoca è tra le peggiori in quanto è essenzialmente ipocrita, cioè capace di mascherare il male come bene, sia a livello personale che sociale. Forse è proprio in questa epoca che ci viene chiesto di distinguere il bene dal male all impronta, ma come a scuola poteva tradurre alla impronta chi aveva seriamente studiato e si era a lungo esercitato, così oggi dobbiamo continuare a studiare la Parola di Dio ed esercitarci a distinguere il bene dal male, amorevolmente e pacatamente, iniziando con l'esame di coscienza serale. Ora che la Chiesa si è fatta mondana è necessario che i sacerdoti rimasti fedeli al Signore e i laici rimasti cattolici suppliscano umilmente all insegnamento e all esempio che la maggior parte degli uomini e donne di chiesa non sono più in grado di dare.
RispondiEliminaMi colpì molto una frase di Ratzinger cardinale, in una intervista disse 'Hitler aveva due magnetici occhi blu che soggiogavano e incantavano allo stesso tempo, aveva un fascino perverso che assoggettava' detto da chi aveva sempre osteggiato il Nazismo e aveva pure disertato a 17 anni perché ne aveva avuto abbastanza, spiega molte cose, AH aveva plagiato un intero popolo che lo adorava fanaticamente e lo seguì fanaticamente, Mussolini era il Duce di facciata, lo seguivano perché noi italiani siamo vigliacchi e voltagabbana, si è visto il 9 Settembre, per quel che riguarda l'antisemitismo di AH, lo aveva dedotto dal libello Gegen die Juden scritto da Martin Lutero secoli prima, ne ha copiato paro paro interi capitoli.
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RispondiElimina# "Mussolini era il Duce di facciata, lo seguivano perché noi italiani siamo vigliacchi e voltagabbana, si è visto il 9 settembre."
Solita invettiva contro gli italiani "vili e traditori", nella quale gli italiani stessi si compiacciono, afflitti come sono da mostruosi complessi di inferiorità. I quali complessi di certo non evitano di dire fesserie.
Che Mussolini fosse Duce di facciata non era vero, la stragrande maggioranza ci ha creduto sino in fondo. In centinaia di migliaia hanno risposto all'appello del Mussolini "repubblicano", aderendo alla Repubblica Sociale Italiana, quando la guerra era ormai persa e si trattava solo di salvare l'onore, oltre ad avere una qualche forma di Stato che impedisse una pura e brutale occupazione militare tedesca al Nord.
Mussolini restò popolare nonostante gli errori che cominciò a commettere da un certo momento in poi, dal 1937 in poi (alleanza con Hitler, leggi razziali, mitologia imperiale, entrata in guerra sgangherata, con l'idea di non farla etc).
Il fascismo non cadde in seguito ad una rivolta popolare ma ad una congiura di palazzo.
Il 9 settembre rappresentò il collasso della vecchia classe dirigente, rappresentata dal Re e da Badoglio (due cariatidi). Furono loro a condurre la resa incondizionata in modo così barbino, tale da provocare il collasso delle forze armate prese alla sprovvista e da farci perdere la faccia, creandoci una nomea che non meritavamo, dato che non passammo dall'altra parte ma ci arrendemmo incondizionatamente.
Tutti i paesi alleati della Germania, a partire dal 1942, intavolarono trattative segrete con il nemico, gli Alleati e Stalin, per uscire in un modo possibilmente onorevole dalla guerra. I primi in tal senso furono i finlandesi, quando la sconfitta di Hitler era assai lontana.
Riuscirono nell'intento finlandesi, romeni, bulgari. Andò buca invece agli ungheresi perché l'esercito restò con i tedeschi. Al pari di noi, furono considerati "nemici cobelligeranti", mai alleati. Da Stalin ottenero qualcosa, comunque, noi invece dagli Alleati solo calci sui denti.
Caduto il fascismo, il Savoia fece quello che avevano fatto e facevano gli altri alleati dei tedeschi per cercare di uscire dalla guerra. Però la nomea di traditori viene appiccicata solo a noi. Si tratta di un pregiudizio, forse risalente a Voltaire, che noi italiani però sembriamo contenti di vederci cucito addosso. Forse anche per ignoranza dei fatti storici, oltre che per forse inguaribile mediocrità morale come popolo, privo oggi del senso della dignità nazionale, che nel II dopoguerra ancora conservava, all'inizio.
St