Su certi articoli occorrono precisazioni più calibrate e complete, che purtroppo non sempre sono evidenziate dalle redazioni che li pubblicano.
Il sacerdozio secondo padre Alberto Maggi
Ho letto [qui] l'articolo di cui ho riprodotto il titolo. Quella dell'articolista, Domenico Condito, è certamente un'analisi interessante perché riconosce alla base della posizione di don Maggi gli effetti del Concilio Vaticano II (di cui però afferma un'interpretazione errata; invece le variazioni che hanno consentito la nuova pastorale deviata sono già presenti nei documenti conciliari non in una loro interpretazione errata) e l’ignoranza della dottrina scaturita dal Concilio di Trento (che invece si voleva oltrepassare). Dunque, secondo me, l'analisi va meglio calibrata e approfondita.
Scrive Maggi:
“Il sacerdote, nella cultura dell’epoca di Gesù, era quell’individuo che era chiamato ad avere una mediazione tra gli uomini e Dio, a cui le persone non potevano rivolgersi direttamente. Questa figura era l’unica che poteva offrire al Dio. Con Gesù la relazione degli uomini con Dio è possibile a tutti ed è immediata, non c’è più bisogno di sacerdoti perché siamo tutti sacerdoti. La Chiesa, con il Concilio Vaticano II, ha ripreso questa formulazione, dice che noi, Chiesa, siamo popolo sacerdotale, cioè tutti possiamo rivolgerci immediatamente e direttamente a Dio, senza la necessità di alcuna mediazione. Quindi non c’è bisogno di alcun sacerdote, perché siamo tutti sacerdoti”.Afferma Condito
Per Maggi, quindi, la “formulazione” del sacerdozio regale, derivante dal battesimo per tutti i cristiani, sarebbe una novità del Concilio Vaticano II, ripresa da Gesù, e ne deduce che “non c’è bisogno di alcun sacerdote, perché siamo tutti sacerdoti”, annullando di fatto la distinzione tra sacerdozio “regale” e sacerdozio “ministeriale”. Una distinzione, quest’ultima, che il Concilio Vaticano II non ha mai messo in discussione, confermandone pienamente il valore, al contrario di quanto lascerebbe intendere Maggi.
Le affermazioni successive vanno inserite in un discorso più preciso (sul sacerdozio ordinato e battesimale et alia), soprattutto riguardo al concilio Vaticano II ma anche in relazione alle formulazioni che l'articolista cita come già presenti nella Chiesa (non solo tridentina come da lui definita); discorso che cerco di formulare di seguito. Poiché purtroppo problemi familiari mi impediscono di articolare ex novo con l'efficacia che vorrei le mie considerazioni ad hoc, riproduco considerazioni già pubblicate anni fa ma sempre valide perché fondate sul magistero perenne.
Dal mio libro sulla questione liturgica [qui]
" ...la liturgia non è né la festa della comunità né azione dell'assemblea, di conio conciliare, ma Azione teandrica (divino umana) di Cristo Signore che il sacerdote compie in persona Christi così come Lui stesso ce l'ha consegnata nell'ultima Cena fino alla fine dei tempi. Certamente c'è anche la partecipazione del credente col suo “sacerdozio battesimale”, ben distinto tuttavia sia in grado che in essenza, da quello ordinato (lo riconosce anche Lumen gentium, n.10, pur se occorre qualche distinguo)*. Elemento fondante e fondamentale, ontologico, che pare non essere chiaro, o forse peggio non vuole essere chiaro a chi, oggi, sembra negare la distinzione teologica ed escatologica tra i battezzati che partecipano al sacerdozio regale di Cristo, ed i battezzati consacrati col Sacramento dell’Ordine, i soli che, per mistero di grazia, partecipano invece al sacerdozio ministeriale di Cristo."
* Lumen gentium tuttavia, rispetto a Magnificate Dominum e Mediator Dei di Pio XII, introduce il solito baco conciliare che, alla fine, consente possibili deviazioni: "Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico, quantunque differiscano essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordinati l'uno all'altro, poiché l'uno e l'altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano dell'unico sacerdozio di Cristo". Ognuno a suo proprio modo sembra metterli sullo stesso piano. Ed è così che la teologia neoterica può arrivare ad occultare il divario ontologico esistente tra il sacerdozio universale dei fedeli e quello sacramentale dei soli preti. Romano Amerio (Iota Unum) osserva che, nel misconoscere le essenze, tutto viene ricondotto a funzione di puro tipo umano. Dunque ecco riaffiorare il vizio di fondo più volte stigmatizzato introdotto dal concilio: l'antropocentrismo in luogo del Cristocentrismo [qui - qui].
* Lumen gentium tuttavia, rispetto a Magnificate Dominum e Mediator Dei di Pio XII, introduce il solito baco conciliare che, alla fine, consente possibili deviazioni: "Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico, quantunque differiscano essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordinati l'uno all'altro, poiché l'uno e l'altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano dell'unico sacerdozio di Cristo". Ognuno a suo proprio modo sembra metterli sullo stesso piano. Ed è così che la teologia neoterica può arrivare ad occultare il divario ontologico esistente tra il sacerdozio universale dei fedeli e quello sacramentale dei soli preti. Romano Amerio (Iota Unum) osserva che, nel misconoscere le essenze, tutto viene ricondotto a funzione di puro tipo umano. Dunque ecco riaffiorare il vizio di fondo più volte stigmatizzato introdotto dal concilio: l'antropocentrismo in luogo del Cristocentrismo [qui - qui].
La «Sacrosanctum Concilium» oltrepassa la «Mediator Dei»
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Raffrontiamo il testo della Sacrosanctum Concilium, n.48 (1963) - la Costituzione Conciliare sulla Sacra Liturgia - con l'Enciclica di Pio XII sulla Sacra Liturgia Mediator Dei (1947), alla quale la Costituzione conciliare si rifà e cita espressamente. Non senza dover preliminarmente rilevare che il n.47 della stessa Costituzione, sulla "natura del sacrosanto mistero eucaristico, passa sotto silenzio sia il fine propiziatorio (espiatorio) del Sacrificio[1], che il termine transustanziazione, peraltro inopinatamente assente dall'intero documento.
Mediator Dei | Sacrosanctum Concilium |
"...Per non far nascere
errori pericolosi in questo importantissimo argomento, è necessario
precisare con esattezza il significato del termine «offerta».
L'immolazione incruenta per mezzo della quale, dopo che sono state
pronunziate le parole della consacrazione, Cristo è presente
sull'altare nello stato di vittima, è compiuta dal solo sacerdote in
quanto rappresenta la persona di Cristo e non in quanto rappresenta
la persona dei fedeli. Ponendo però, sull'altare la vittima divina,
il sacerdote la presenta a Dio Padre come oblazione a gloria della
Santissima Trinità e per il bene di tutte le anime. A
quest’oblazione propriamente detta i fedeli partecipano nel modo
loro consentito e per un duplice motivo; perché, cioè, essi offrono
il Sacrificio non soltanto per le mani del sacerdote, ma, in certo
modo, anche insieme con lui, e con questa partecipazione anche
l'offerta fatta dal popolo si riferisce al culto liturgico...."
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48. Perciò la Chiesa si
preoccupa vivamente che i fedeli non assistano come estranei o muti
spettatori a questo mistero di fede, ma che, comprendendolo bene nei
suoi riti e nelle sue preghiere, partecipino all'azione sacra
consapevolmente, piamente e attivamente; siano formati dalla parola
di Dio; si nutrano alla mensa del corpo del Signore; rendano grazie
a Dio; offrendo la vittima senza macchia, non soltanto per le mani
del sacerdote, ma insieme con lui, imparino ad offrire se stessi, e
di giorno in giorno, per la mediazione di Cristo, siano perfezionati
nell'unità con Dio e tra di loro, di modo che Dio sia finalmente
tutto in tutti.
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Dunque, la Mediator Dei distingue il momento in cui il Sacerdote offre la
Vittima (momento culminante e unico) da quello in cui, dopo averla deposta
sull'altare la presenta a gloria di Dio padre e per il bene di tutte le anime. È a quest’oblazione propriamente detta che i fedeli partecipano nel modo loro
consentito.
Invece nella Sacrosanctum Concilium, che dice cose prese a sé molto belle e molto vere, la distinzione è stata omessa e la sua mancanza fa perdere l'unicità dell'offerta del Sacerdote (Actio di Cristo) nel momento della Consacrazione... E non è una questione di poco conto. Non distinguere l'Azione del Sacerdote da quella del fedele (che può far sua ogni preghiera tranne che al momento della Consacrazione, appunto), non tiene conto della distinzione netta non solo per grado ma anche per essenza del Sacerdozio ordinato rispetto a quello battesimale dei fedeli...
Invece nella Sacrosanctum Concilium, che dice cose prese a sé molto belle e molto vere, la distinzione è stata omessa e la sua mancanza fa perdere l'unicità dell'offerta del Sacerdote (Actio di Cristo) nel momento della Consacrazione... E non è una questione di poco conto. Non distinguere l'Azione del Sacerdote da quella del fedele (che può far sua ogni preghiera tranne che al momento della Consacrazione, appunto), non tiene conto della distinzione netta non solo per grado ma anche per essenza del Sacerdozio ordinato rispetto a quello battesimale dei fedeli...
La Mediator Dei afferma e conferma che il Sacrificio di Cristo è uno ed unico
ed appartiene a Lui solo. E non è un caso che le parole "mysterium fidei" siano
pronunciate al momento della Consacrazione del Calice e quindi del Sangue della Nuova
ed eterna Alleanza qui pro vobis et pro multis effundetur (sarà sparso: è un
futuro che diventa un eterno presente, la prefigurazione del Calvario
nell'imminenza di quanto sarebbe accaduto); il Signore ci comanda di fare haec (questo) in
sua memoria fino alla fine dei tempi. Anche le parole "mysterium fidei"
appartengono a Cristo, che suggella così la sua Azione espiatrice e redentrice e
qui non ci resta che adorare e accogliere. (Non posso far a meno di notare che
stranamente nel NO quelle parole vengono messe in bocca all'assemblea e
pronunciate ad alta voce in un momento in cui bisognerebbe solo adorare davanti
al Sacrificio. E invece si parla addirittura dell'"attesa della tua venuta", inopinatamente richiamando la parusia proprio nel momento in cui il Signore si è fatto Realmente Presente: Presenza che dovrebbe essere accolta vissuta e adorata con maggiore
consapevolezza e sacralità...)
Solo successivamente: ce lo dice l'Unde et memores..., dopo che il Sacrificio
è stato compiuto e dispiega i suoi effetti, possiamo, insieme al sacerdote,
offrire noi stessi nell'offerta dell' "Hostia pura santa e immacolata, Pane
santo di vita eterna e Calice di perpetua salvezza". Ma l'Agnello immolato è
Risorto e ora siede glorioso alla destra del Padre (l'Unde et memores ci ricorda
anche questo), e dunque possiamo insieme al sacerdote unire a quella di Cristo
la nostra offerta e anche i frutti del Suo Sacrificio.
Nella SC questo forse è dato per scontato (?), ma nelle "cose sacre" che riguardano i
fondamenti della nostra fede occorre serietà e precisione e anche completezza.
Altrimenti, più che dar per scontato, alla fine si oltrepassa e si elide qualcosa
di essenziale. Quel che è più grave, non è tanto la diluizione del ministero
sacerdotale, che pure avviene, quanto la confusione del Sacrificio di Cristo
(uno e unico e non confondibile) col nostro e della Chiesa tutta in Lui!
Quello che Mediator Dei e Sacrosanctum Concilium affermano è che i fedeli offrono insieme con
il Sacerdote i propri voti e per mezzo del Sacerdote Cristo stesso, ma con la
sottile e per nulla ininfluente distinzione con cui inizia il periodo. Non a caso, poi, la
Mediator Dei dice: "Ponendo però, sull'altare la vittima divina, il sacerdote la
presenta a Dio Padre come oblazione a gloria della Santissima Trinità e per il
bene di tutte le anime".
Ponendo sull'altare la Vittima (il sacerdote depone l'oblata sul Corporale, chiamato
anche sindone) è come se si ripetesse la deposizione dalla Croce e, come già detto, in
quel momento si dispiegano gli effetti del Sacrificio già compiuto e quindi
subentra anche la funzione della Chiesa con la sua Offerta dell'Hostia pura
santa e immacolata, che include non solo il mistero della passione e morte, ma
anche quello della Risurrezione e Ascensione, esplicitato nell'Unde et memores,
Domine, nos servi tui, set et plebs tua sancta, eiusdem Christi Filii tu, Domini
nostri, tam beatae passionis, nec non et ab inferis resurrectionis, sed in
caelos gloriosae ascensionis: offerimus praeclare majestati tuae de tuis donis
ac datis (non dal frutto della terra e del nostro lavoro)...
Mi sembra che l'oltrepassamento e l'oblio di una cosa così fondamentale, cioè
del cuore della nostra Fede, sia un dato non trascurabile e tutto da recuperare.
E c'è di più... Dopo, nel Supplices te rogamus, il sacerdote chiede : jube haec perferri
per manus sancti Angeli tui in sublime altare tuum, in cospectu divine
majestatis tuae... ciò che si trova sull'Altare della terra viene portato
all'Altare celeste per mezzo dell'Angelo Santo - in origine identificato con l'Arcangelo Michele nella sua funzione presso l'altare degli aromi che in Cristo Signore è unificato con l'altare del sacrificio -, mentre in epoca più recente lo si è identificato nel Signore stesso. E ancor di più, se anche si tratta di un Angelo - come è detto per i Sacrifici antichi e nella De Sacramentis - resta la sublime richiesta che sull'Altare del Cielo vengano portate, dopo la Consacrazione, haec (queste cose), cioè l'Offerta di Cristo e quella dei presenti e di tutta la Chiesa! E - prosegue la preghiera - "affinché quanti per questa partecipazione dell'Altare assumeremo l'infinitamente Santo Corpo
e Sangue del Figlio tuo saremo riempiti di ogni grazia e benedizione del Cielo", che scende su di essi dal Trono dell'Altissimo.
Ora, che col Novus Ordo si perda tutta questa ricchezza e profondità, non può giungere anche fino a oltrepassare ciò che di più grande e sacro Cristo Signore ci ha consegnato: il Suo Sacrificio, in cui Egli si fa Realmente Presente e operante per la salvezza nostra e del mondo intero, 'passaggio' ineludibile sia per la Risurrezione che per il "Banchetto escatologico" in cui ci nutriamo del suo Corpo e del Suo Sangue Anima e Divinità.
Ora, che col Novus Ordo si perda tutta questa ricchezza e profondità, non può giungere anche fino a oltrepassare ciò che di più grande e sacro Cristo Signore ci ha consegnato: il Suo Sacrificio, in cui Egli si fa Realmente Presente e operante per la salvezza nostra e del mondo intero, 'passaggio' ineludibile sia per la Risurrezione che per il "Banchetto escatologico" in cui ci nutriamo del suo Corpo e del Suo Sangue Anima e Divinità.
All'inizio (nell'immediato dopo-concilio e in parte tuttora) chi viveva/vive
la celebrazione con la pre-comprensione cattolica poteva/può anche non farci
caso e interiorizzare il dato di Fede genuino e quindi assimilarlo; ma, dopo? Quando si parla di iato generazionale (riconosciuto dallo stesso
Benedetto XVI), cosa si intende se non questa a volte diluizione altre volte
omissione, che alla fine diventa oblìo, soppressione - come in questo caso - di un elemento fondante della nostra Fede?
Maria Guarini
La differenza madornale tra l’acclamata (da loro) pastorale odierna post Concilio Vaticano II e quella vituperata (sempre da loro) post Concilio di Trento - mi si permetta la semplificazione -, è che, tra qualche indubbio eccesso, la tridentina puntava alla salvezza delle anime dall’Inferno, mentre quella attuale mira al “volemose bbene”.
RispondiEliminaTanto, l’inferno, è roba per passatisti, pelagiani e indietristi, ma non nel senso che non esista, ma in quello secondo cui, qualora l’Inferno esistesse (loro amano il dubbio), ci vanno solo i tradizionalisti!
RB
Mi ricorda tanto La cattedra dei non credenti e Il cortile dei gentili, tanto per rimanere in tema di depistaggio dal compito primario della Chiesa di Cristo, la salus animarum : "il proselitismo ? ... è una solenne sciicchezza, paralizza.... vado a chiedere a uno di farsi cristiano, cattolico? No, no, no" Ipse dixit mister Bergoglio....se li conosci, li eviti.
EliminaMolto,molto interessante.Grazie
RispondiEliminaSia lodato Gesu' Cristo!
RispondiEliminaOggi mercoledì 16 Agosto la S.Messa sara' celebrata alle ore 19.
Domani gioved' 17 Agosto dalle ore 18 alle ore 19 ci sara' l'Ora Santa di Adorazione Eucaristica che si concludera' con la Benedizione Eucaristica a cui seguira' la S.Messa.
Deo Gratias!
E lo scandalo della musica techno alla GMG! Si tratta di una delle massime indecenze "musicali" della nostra epoca, che ci si deve sforzare per definirla musica, visto che si tratta di rumore e basta.
RispondiEliminaMa è tutto normale in epoca di naturalismo a 360 gradi, penetrato come un veleno nella Chiesa Cattolica e così abbiamo sacerdoti che dovrebbero, nel migliore dei casi, essere adibiti al servizio mensa.
È ora di finirla di vellicare gli istinti più bassi della nostra gioventù!
Cerchiamo di alzare lo sguardo al cielo, ogni tanto facendo capire che oltre al proprio ombelico esiste uno spirito, un'anima e che esiste una musica che eleva gli animi a Dio, non queste flatulenze sonore propinate a getto continuo alla nostra gioventù.
Un senso di pena e di schifo mi ha spinto a scrivere di getto queste poche note (ho tratto la notizia da Messa in Latino), ma veramente non posso che affermare che la Chiesa sta vellicando gli istinti più bassi del popolo e la causa va cercata prima di tutto in Vaticano.
Gz
Tempo sprecato, dott.ssa Maria Guarini. Intanto il vescovo di Macerata mons. Nazzareno Marconi si tiene nella sua diocesi, a Montefano, un plurieretico che spande baggianate colossali sui miracoli, sui Dogmi Mariani, sul Sacramenti, anche perché a Roma è superprotetto.
RispondiEliminaClaudio Gazzoli
Perdonate l'ignoranza : ma non e' forse questo padre l'altra faccia della medaglia del vescovo emerito di Ivrea che ha recentemente restituito l'anima a Dio ? Riposi in pace..
RispondiEliminaABUSI LITURGICI
RispondiEliminaSe desideri essere guardato con riprovazione e insofferenza da un Vescovo (non tutti, ma un numero indecentemente alto) presentati con umiltà al suo cospetto portando inconfutabili prove di un abuso liturgico a cui hai avuto la dis-grazia di assistere; uno tra i tanti che si commettono quotidianamente nelle sante Messe (mi astengo, qui, ad entrare nel merito della riforma). E capirai come si deve sentire uno scarafaggio che cammina su di un tappeto persiano, in un giorno di sole, nella reggia di Versailles.
Ovviamente, essi non tollerano che i laici, esaltati dalla gerarchia in tutto e per tutto, possano permettersi di palesemente denunciare un “abuso”, no! Guai!
La prudenza impone di non parlare a sua Eccellenza “apertis verbis” di illecito, ma di sottoporgli sommessamente il caso, accennando che forse c’è qualcosa che potrebbe non essere opportuno, e che forse (FORSE) meriterebbe una verifica da parte dell’Ordinario del luogo.
Ebbene, nonostante tutto, l’abuso liturgico, non di rado un vero e proprio sacrilegio, non verrà affatto fermato, ma tu sarai guardato come un poveraccio inopportuno e insolente.
Un mio parente fece presente al suo vescovo che un prete permetteva che i fedeli si prendessero liberamente con le loro manacce l’ostia dalla pisside lasciata a disposizione sull’altare. Risultato? Niente! Il chierico ha continuato a farlo fino alla propria morte e mio zio è stato “segnalato” come uno scocciatore, delatore e ficcanaso. Eppure Benedetto XVI aveva promosso questa iniziativa affinché i fedeli vigilassero e denunciassero... ma si sa, non tutti i papi piacciono a certi vescovi.
RB
Alzate di scudi aprioristiche
RispondiEliminaCerti cattolici, sicuramente in buona fede, di fede non ne hanno poi tanta, e dinnanzi alle stramberie, agli abusi liturgici, alla confusione micidiale, alle brutture sataniche, alle mostruosità ingiustificabili e addirittura alle dichiarazione assai dubbie di certi pastori oppongono un ossequioso silenzio e un riverente ossequio.
Già, essi si fidano dello Spirito Santo e sono convinti che ogni follia sia figlia o frutto dello Stesso. Peccato che lo Spirito Santo è Dio e non può avallare, sempre che si ritenga la bestemmia ancora un peccato valido, monumentali baggianate e perniciose asserzioni.
Questi amabili fratelli, sempre pronti a fare gli spartani sui social a difesa del Leonida di turno, si arroccano dietro le formulette magiche tanto care a certi gerarchi della Gerarchia che abbattono tutto il passato tranne quello che, giunto dal passato detestato, gli consente di pontificare. In poche parole questi scudieri non si rendono conto che servendo e proteggendo l’indifendibile stanno solo cercando di tenere in piedi la propria fede traballante.
Mi fermo qui perché mi sovviene che che le perle stanno meglio in una collana che per terra.
RB
Padre Maggi è coerente: il sacerdozio del postconcilio è niente di più (come i pastori protestanti)
RispondiEliminaAttila Kovacs
Oggi ( nel nostro tempo) il clero considera i laici come analfabeti nel campo religioso ed evitano ogni conversazione con loro considerandoli come inetti
RispondiEliminaVincenzo D'ilario
Il 15 agosto 1832 Papa Gregorio XVI nell'enciclica Mirari Vos condanna, fra le varie, l'idea che vi sia necessità di rinnovamento nella Chiesa per attirare più fedeli e l'idea che si debba avere libertà di coscienza (che non va inteso come l'imposizione di una conversione forzata, che nel Cattolicesimo non può esistere, quanto la pretesa che il vero e il falso debbano essere ugualmente considerati, sopratutto in ambito di religione).
RispondiElimina«Da questa corrottissima sorgente dell'indifferentismo scaturisce quell'assurda ed erronea sentenza, o piuttosto delirio, che si debba ammettere e garantire a ciascuno la libertà di coscienza: errore velenosissimo, a cui apre il sentiero quella piena e smodata libertà di opinione che va sempre aumentando a danno della Chiesa e dello Stato»
Condanna di Gregorio XVI
Bell’articolo. Grazie.
RispondiEliminaDon Maggi non fa altro che riportare gli ordini dall' alto, sul blog di Valli delle testimonianze di un laico diocesi di Milano e un prete diocesi di Alessandria sono concordi nel dire che i laici devono amministrare le parrocchie e si sa che questo pontificato è allergico alla dottrina.
RispondiEliminahttps://www.aldomariavalli.it/2023/08/05/parrocchie-senza-preti-cosi-funziona-la-decrescita-felice/amp/
E dire che certuni si lamentano perché le chiese sono vuote! Torta e vino dolce!
EliminaI vestiti, quando eravamo povera gente la domenica per andare alla Messa, tutti, grandi e piccoli, ricchi e poveri, indossavano il vestito buono, che era l unico buono. Non era vanità, era il rispetto di base che si tributava al Mistero grande cui si andava ad assistere. Il bagno domenicale e l abito buono erano il segno visibile e tangibile di un altro lavacro e di un altra vestizione che sarebbe avvenuta per ognuno di lì a poco durante il Santo Rito. Poi piano piano queste buone abitudini sono state banalizzate, paganizzate, i bagni, le docce, i vestiti buoni ed apparentemente buoni si sono moltiplicati per tutti diventando simbolo del danaro, del potere che ne discende, della vanità sempre vacua e sempre più coltivata. Il simbolo di interiore perfezione perseguita di giorno in giorno è diventato simbolo di vanità dell ego a cui son dedicati tutti i pensieri, tutte le azioni, tutte le parole di auto/incensamento. Un simbolo che ha perso il suo senso religioso, per assumere quello pagano della vanità e delle mode sempre apparentemente cangianti, nel mentre l io dei più si trasformava in dio ed usciva con la chiesa in uscita dalla Chiesa di Dio Onnipotente.
RispondiEliminaUn sabato di poco tempo fa ho visto una famiglia ebrea andare in Sinagoga, erano tutti vestiti bene, i maschietti con il vestito blu completo, camicia e cravatta, correvano e saltavano... forse vanità? Forse rispetto per il luogo dove stavano andando. Devo dire che queste famiglie ebree per me sono sempre un esempio. Ho l impressione che loro siano più seri, più credenti di noi.
RispondiElimina