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lunedì 2 ottobre 2023

Il prossimo papa sarà “sinodale”?

Qui l'indice degli articoli riguardanti il Sinodo sulla sinodalità.
Il prossimo papa sarà “sinodale”?

Il clima di fine regno che domina Roma da diversi mesi ha fatto sì che tutti i vaticanisti si interrogassero sulla personalità di chi succederà a papa Francesco. Il prossimo sinodo sulla sinodalità (4-29 ottobre 2023) solleva una nuova domanda: il futuro papa sarà necessariamente "sinodale"?

Su Le Point del 28 luglio, Massimo Faggioli, professore al dipartimento di teologia e scienze religiose dell'Università Villanova di Filadelfia (Stati Uniti) afferma che "il prossimo papa non sarà necessariamente un Francesco II". Alla domanda: il prossimo papa sarà necessariamente di essenza bergogliana? l'accademico risponde: "Sì e no".

"Per esempio Bergoglio è stato creato cardinale da Giovanni Paolo II, ma questo non ci ha impedito di vedere un pontificato molto diverso da quello del papa polacco. D'altronde è più probabile, statisticamente parlando, che il prossimo papa sarà nominato dallo stesso Francesco, ma ciò non significa che sarà un Francesco II. Non ci sono mai garanzie, e ancor meno oggi."

Precisa: "Quando si apre il collegio elettorale a persone provenienti da quasi 60 paesi, ci si ritrova con un collegio più grande, più globale, che affronta temi più complessi, come la Cina, l’ambiente, le questioni morali. E così, un cardinale che viene dall'Asia o dal Pacifico, anche se scelto da Francesco, leggerà qualunque questione in un modo che potrebbe essere molto diverso da quello di un latinoamericano. Oggi non ci sono più cardinali che rispondono automaticamente a ciò che dice loro il Vaticano".

Ma per Massimo Faggioli il sinodo sulla sinodalità sarà come la pietra di paragone del prossimo pontificato: "Questo sinodo, come movimento, come discussione, è il più grande evento accaduto alla Chiesa cattolica dopo il Concilio Vaticano II. Ciò lascerà un’impronta contro la quale il prossimo papa, chiunque egli sia, dovrà posizionarsi: può ignorarlo ma può anche seguirlo".

"Penso che al di là di sapere se i cardinali vogliano un papa europeo, africano o asiatico, molti si chiederanno: vogliamo un papa per la sinodalità e, se sì, per quale sinodalità? Questo, a mio parere, sarà in cima alla lista dei fattori da considerare. Perché questo sinodo è una cosa enorme che Francesco ha messo al centro della Chiesa."

Una priorità: liberare la Chiesa dall'influenza progressista
Da parte sua, mons. Héctor Aguer, arcivescovo emerito di La Plata in Argentina – dove è stato il predecessore di mons. Victor Manuel Fernández, oggi divenuto prefetto (molto bergogliano) del dicastero per la dottrina della fede – non perde tempo sapere chi sarà il futuro papa, ma stila un elenco di compiti prioritari che attendono un papa che vorrebbe riportare l'ordine nella Chiesa.

È stato pubblicato sul blog di Aldo Maria Valli il 31 agosto: "Quando gli amici mi chiedono di delineare il profilo di quello che dovrebbe essere per me il successore del languente Francesco (tenendo conto della gravissima situazione della Chiesa, mascherata dalla propaganda vaticana), rispondo che il numero esorbitante di berrette rosse rende impossibile ipotizzare anche un solo nome. Tento comunque di delineare le questioni che il successore dovrà affrontare.

"Prima di tutto, il prossimo papa dovrebbe assicurare la Verità dell’autentica dottrina cattolica, per superare i miti progressisti che la minano e che l’attuale pontefice sta innalzando a dogmi. La luce viene dal Nuovo Testamento, dall’opera apostolica dei Dodici e di san Paolo: un mandato trasmesso ai successori. […]"

"San Paolo non si stanca di esortare, e così farà sempre la Chiesa nel corso dei secoli: “Vigilate in ogni cosa”. Così fece l’Inquisizione di fronte alle eresie e agli scismi. Tale compito rende gravosa l’opera di evangelizzazione e di adempimento del ministero (diakonia) alla perfezione. Uno dei trucchi progressisti è quello di squalificare questo sforzo come contrario al cristianesimo. Nel confronto tra il Nuovo Testamento e la concezione mondana della Chiesa l’attuale pontificato si è smarrito."

Dottrina, liturgia, seminari
Il presule argentino precisa poi le priorità, innanzitutto dottrinali: "Il nuovo papa dovrà portare la Chiesa sulla strada indicata dall’esortazione paolina; è ciò che la mistica Sposa di Cristo ha fatto nei suoi tempi migliori. È essenziale rivendicare la verità della dottrina, trascurata e minata dal relativismo."

"Gli approcci progressisti hanno rinchiuso la Chiesa nei confini della ragion pratica, il cui moralismo ha sostituito la dimensione contemplativa propria della Fede e la proposta della pienezza a cui tutti i fedeli sono chiamati, secondo la vocazione alla santità che scaturisce dal battesimo."

Poi, indica le priorità liturgiche: "Insieme al recupero dottrinale, va ricercata la restaurazione della liturgia che, per sua natura, deve essere esatta, solenne e bella. Questo in riferimento soprattutto al Rito romano, rovinato dall’improvvisazione che rifiuta il carattere rituale del mistero liturgico."

"Il motu proprio Traditiones custodes di Francesco impone arbitrariamente il contrario di ciò che Benedetto XVI aveva riorientato, nello spirito di libertà recuperato secondo il motu proprio,Summorum Pontificum. Occorre il recupero delle dimensioni mistiche ed estetiche del carattere sacramentale della liturgia. Anche i Riti orientali sono chiamati a rafforzare le rispettive tradizioni, superando il contagio della desacralizzazione che ha colpito il Rito romano."

Mons. Aguer parla della formazione dei futuri sacerdoti: "La storia recente mostra che in tutto il mondo l’imposizione del progressismo ha condotto alla corruzione dei seminari tradizionali, segnati da una teologia carente e dall’ideologia dell’“apertura” sotto le spoglie di un presunto “aggiornamento”."

"L’equivoco prese forma quando l’evangelizzazione incominciò a essere capovolta: invece di convertire il mondo alla Verità e alla Grazia di Cristo, la Chiesa si convertì al mondo, perdendo la sua identità decisiva. Con questi criteri errati si sono formate diverse generazioni di sacerdoti. Un processo di decadenza che deve essere invertito."

"Il seminario come istituzione è ancora valido. A suo tempo sono state tentate vie alternative che non hanno ottenuto i risultati attesi. Il recupero del seminario non implica una semplice copia di ciò che c’era prima del dissesto generale. L’istituzione può adattarsi alla nuova situazione e alle nuove esigenze."

"Queste però devono essere riconosciute con sobrietà e discrezione, evitando un’esibizione che consentirebbe all’ufficialità progressista – che non scomparirà immediatamente – di attivare le sue risorse di proscrizione fino al pieno insediamento del nuovo pontificato." – Quest'ultima osservazione sulla necessaria prudenza dimostra che mons. Aguer è lungi dall'essere un ingenuo.

Restaurare la famiglia
Affronta poi la questione della famiglia: "La famiglia fondata sul matrimonio è stata sostituita dalla “coppia”, che non è affatto indissolubile e, quindi, può essere modificata successivamente. Tralascio, ora, di parlare di quello che è erroneamente chiamato “matrimonio egualitario”. Il matrimonio come realtà di valore civile è scomparso; quello sacramentale non comporta alcuna fatica per chi dovrebbe benedirlo, come è suo dovere."

"Non credo che gli sposi cattolici siano consapevoli di essere chiamati a essere i ministri di un sacramento che si donano reciprocamente. Strettamente legata alla questione della famiglia è quella del valore della vita umana, tema che costituisce un capitolo importantissimo della morale cristiana."

"Il prossimo pontificato dovrà affrontare un compito più che necessario: superare l’eredità negativa dell'“aggiornamento”, coronata dall’attuale progressismo. Dovrà salvare la teologia morale dal relativismo che la tiene in ostaggio e in questo sforzo dovrà risolvere il dramma dell’Humanae Vitae."

"Questa enciclica, pubblicata il 25 luglio 1968, non fu accettata da vasti settori della Chiesa: diverse Conferenze episcopali si pronunciarono contro di essa, incoraggiate dall’unanimità della stampa, che incarnava l’opinione pubblica."

"C’era una grande confusione tra i fedeli, tanto che molti di loro giustificavano la pratica di usare i mezzi che l’enciclica di Paolo VI dichiarava oggettivamente immorali. Roma dovrà riprendere gli argomenti di quel testo per dimostrarne la verità, tenendo conto dell’adempimento delle disposizioni dell’Humanae vitae."

"La crisi scatenata da questa enciclica si è protratta nel nuovo millennio. Il fraintendimento ha prodotto una situazione analoga alle crisi scatenate dalle questioni dogmatiche nei primi tempi del cristianesimo. Il prossimo pontificato dovrà sciogliere questo nodo. L’appello all’intercessione della Knotenlöserin [Maria che scioglie i nodi] è inevitabile: Maria è davvero colei che “scioglie i nodi”."

La Chiesa e il mondo moderno
Infine, il presule argentino amplia la sua analisi: "I problema di cui ho parlato sono capitoli di una questione più ampia: il rapporto della Chiesa con il cosiddetto “mondo moderno”, che non è stato risolto dal Concilio Vaticano II, ma al contrario è stato da esso aggravato, a causa delle illusioni di una nuova gnosi."

"Le dottrine di Karl Rahner e Pierre Teilhard de Chardin monopolizzarono l’attenzione della teologia cattolica: la teoria rahneriana del “cristiano anonimo” e l’evoluzionismo teilhardiano ebbero un’innegabile influenza sul pensiero cristiano del XX secolo. […]"

"C’è un evento che spiega il tono con cui è stata concepita la suddetta questione dei rapporti tra Chiesa e mondo. Giovanni XXIII volle che i rappresentanti della Chiesa ortodossa russa partecipassero come osservatori ai dibattiti conciliari. Il cardinale Eugène Tisserant fu incaricato di condurre le trattative necessarie per assicurare questa partecipazione e fu raggiunto un accordo: gli ortodossi avrebbero partecipato a condizione che il Concilio si astenesse dal condannare il comunismo. Due prelati ortodossi russi (che probabilmente erano spie del Cremlino) parteciparono effettivamente."

"L’episodio è eloquente nel mostrare lo spirito con cui il Vaticano II affrontò le relazioni tra Chiesa e mondo. Ma si deve aggiungere anche l’ingenuo ottimismo ispirato fin dall’inizio da papa Roncalli, che nel suo discorso di apertura accusò severamente i “profeti di sventura”. Ma certo, lui era il “papa buono”."

E conclude in modo sintetico: "In questa nota ho raccolto alcuni dei problemi in cui è impantanata la Chiesa. Non sono gli unici, ma li considero prioritari e il prossimo pontefice non li potrà ignorare. In breve, si tratta di liberare la Chiesa dalla piaga mortale del progressismo."

La lezione di San Pio X
Questo elenco di priorità è molto accurato, ma ad alcuni sembrerà irrealistico, perché è irraggiungibile. Per questo è utile leggere l'articolo di Roberto de Mattei su Corrispondenza romana del 23 agosto, dal titolo San Pio X e l'imponderabile che ci aspetta. Lo storico cattolico ricorda: "L’imponderabile, l’imprevedibile, è ciò che non può essere previsto e programmato dagli uomini. Esso esiste, fa parte della nostra vita, ma non è il caso."

"Il caso, che è l’assenza di significato degli eventi, non esiste. Tutto ciò che accade, infatti, nella nostra vita e in quella dell’universo intero, ha un significato. Solo Dio conosce il significato di ogni cosa, e solo Lui attribuisce a ogni cosa il suo significato, ma la storia come afferma san Bonaventura, nasconde in sé luci e intelligenze spirituali."

"Può succedere che eventi apparentemente imprevedibili non lo siano, perché organizzati da forze occulte che cercano di dirigere la storia, ma spesso anche questi eventi hanno conseguenze impreviste, perché solo Dio è il padrone della storia e per quanto l’uomo si affanni a governarla, non riesce mai nel suo intento."

"Centoventi anni dopo l’elezione di san Pio X, il caos in cui siamo immersi è l’esito ultimo di un processo rivoluzionario che ha origine remote e un suo dinamismo plurisecolare. […]"

"Le forze rivoluzionarie cercano oggi di dominare il processo che hanno generato affidandosi agli algoritmi dell’intelligenza artificiale, ma ogni tentativo di questo genere è destinato al fallimento. La matematica può, sulle base di calcoli, costruire rappresentazioni convenzionali del mondo, ma è incapace di comprendere la natura metafisica della realtà."

"La scienza degli algoritmi non serve a capire il mondo e non cancella l’imponderabilità del futuro. […] L’uso della logica però non è sufficiente senza l’esercizio della fede. Dio, infatti, come osserva il padre Calmel, si manifesta negli avvenimenti storici, ma a condizione che portiamo nei nostri cuori quella luce soprannaturale che li trascende e li giudica."

E Roberto de Mattei dà questa conclusione piena di fede, mutuata da san Pio X: "Centoventi anni dopo l’elezione di san Pio X, la sua prima enciclica E supremi apostolatus, del 4 ottobre 1903, proietta sulla nostra epoca confusa la luce soprannaturale necessaria a comprendere gli eventi contemporanei."

"Mirando le funestissime condizioni in cui versava il genere umano, Pio X affermava: “È concesso infatti all’uomo, che abusa della propria libertà, di violare il diritto e l’autorità del Creatore dell’universo; tuttavia è da Dio che dipende sempre la vittoria: ché anzi è tanto più prossima la sconfitta, quanto più l’uomo, sperando nel trionfo, si ribella con maggiore audacia”."

"Con questa fiducia nella Divina Provvidenza e per l’intercessione di san Pio X, cerchiamo di discernere e di affrontare con coraggio l’imponderabile che ci aspetta." Fonte

4 commenti:

  1. “Cosa resterà” cantava Raffaele Riefoli, in arte Raf, nel 1989. In quell’anno, l’ultimo della decade, si chiedeva cosa sarebbe rimasto degli anni ‘80.

    Tornando a noi, al termine del grande convegno ecclesiale del Triveneto sulla liturgia, viene da chiedersi cosa ne resterà.

    Belle e dense relazioni, più o meno concrete, gruppi di lavoro, bei momenti musicali, chiese meravigliose, messa solenne cantata dall’impeccabile Cappella Musicale della cattedrale veronese (c’era però da chiedersi perché mai è stato trascurato il “canto proprio della liturgia latina”? Non dovrebbe avere - ceteris paribus - il posto principale?).

    Cosa resterà, si diceva, di tutto questo?

    Probabilmente nulla.

    Vescovi, preti, laici presenti torneranno, sono già tornati, nelle rispettive comunità e la “vita liturgica” precedente non verrà minimamente influenzata da quanto detto/fatto a questo convegno. Nel bene o nel male.

    Perché, innanzitutto, non c’è la voglia, l’energia, la sensibilità, o quel che si vuole, per portare avanti un cammino di vera formazione alla liturgia. Si preferisce la “via breviore” di una banalizzazione dei gesti e delle forme espressive così da renderle, dicono, più vicine e comprensibili alle nostre assemblee.

    Assemblee che si assottigliano di anno in anno perché la banalità non ha capacità attrattiva.

    La formazione, l’educazione, costano sacrificio. Possono anche far perdere qualche pezzo per strada.

    Eppure, sono la nostra missione. Si evangelizza anche così!

    Questi eventi a volte hanno pure un effetto frustrante. Ci si “carica” di entusiasmo, di contenuti, di idee, di energia… e poi si torna a casa e ci si scontra con una realtà che, magari anche solo per la volontà di pochi, rema al contrario.

    Così è ancora più difficile da digerire: appare tutto così incoerente, tutto così contraddittorio!

    Perché quindi darsi da fare? Ne vale la pena?

    Sì, perché il Signore non ha mai chiesto grandi numeri, né ha promesso grandi successi.

    Oggi siamo nella situazione (molto spesso non ci rendiamo conto che è già così) di essere minoranza creativa. Di essere sale e lievito in un mondo che non è più cristiano.

    E a questo mondo che non è più cristiano dobbiamo dare qualcosa di concreto, di vero, di vivo, per cui valga la pena cambiare vita.

    Gesù Cristo ha dato il suo sangue per il mondo, nel momento in cui era abbandonato da (quasi) tutti.

    Noi invece siamo disposti ad annacquare all’inverosimile il vino pur di farlo bere anche a chi vorrebbe abbandonare. Così, l’acqua sporca che otteniamo non piace più a nessuno, a parte a chi non è in grado di distinguerla dal vino buono.

    Speriamo e preghiamo che questi eventi possano conferire una nuova consapevolezza, innanzitutto nei responsabili, che alle nozze va servito il vino ma sopratutto il vino buono.

    Tuttavia il vino veronese per eccellenza è l’Amarone: nomen omen? Speriamo e preghiamo…

    FM

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  2. Se persino su giornali non certo vicini alla Chiesa, si scrivono articoli che affermano che JMB ha creato un collegio cardinalizio elettore dove gli Italiani sono sempre meno, gli stranieri vengono dai più disparati angoli del mondo, non si conoscono, non vanno mai a Roma e devono tutto al loro capo che li ha onorati di una porpora cardinalizia che mai avrebbero sperato, insomma un conclave a sua immagine e somiglianza e comunanza di pensiero, cosa che neppure la IA avrebbe potuto fare meglio, non c'è da illudersi, sarà senza dubbio una sua copia fedele, magari non troppo giovane, ché el Jefe pensa da un bel po' di avere papati a scadenza.......preghiamo che il tutto passi in fretta, ma meglio affidarsi alla sana filosofia napoletana dell' A ddà passà a' nuttata.

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  3. da ex studente di Giurisprudenza03 ottobre, 2023 08:34

    Non so a cosa stia puntando il Pontefice, ma ricordo che un cliente della nostra agenzia (lavoro, e da settembre sono contitolare di minoranza, in un'agenzia di assicurazioni) è valdese o metodista e mi aveva parlato più volte, da quando questi sinodi sono diventati regola, del fatto che i valdesi-metodisti lo tengono da più tempo.
    Ho voluto un po' cercare di capire cosa siano l'uno e l'altro e se non siamo alla "protestantizzazione" poco ci manca: ci si arriverà se sarà il sinodo a quanto meno imporre il Papa. Come il "moderatore" dei valdesi-metodisti è eletto dal loro sinodo.
    Sono fuori età per entrare a Camaldoli o Monte Rua, ho 59 anni. Sì, ho criticato questo recente atteggiamento per cui un'età oltre i 35 anni sia un impedimento alla vita consacrata. Per paragone: l'età massima per arruolarsi nella Legione Straniera francese è di 40 anni e per lo US Army di 41.

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  4. Papa Francesco crea 21 nuovi cardinali di cui 18 elettori. La cerimonia in piazza San Pietro. Nell'omelia ribadisce che la Chiesa «non vive di rendita e tanto meno di un patrimonio archeologico»

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