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domenica 3 marzo 2024

Dominica III in Quadragesima ("Óculi mei")

Facciamo tesoro degli insegnamenti che ci aiutano a interiorizzare sempre più, seguendo il calendario liturgico, le ricchezze inesauribili della nostra fede oggi così neglette: per questo ripercorriamo l'Anno Liturgico e le sue gemme spirituali: Vedi Meditazione sulla Quaresima [qui]. Prima Domenica di Quaresima qui; Seconda Domenica di Quaresima qui.

Terza Domenica di Quaresima
Intróitus
Ps. 24, 15-16 - Óculi mei semper ad Dóminum, quia ipse evéllet de láqueo pedes meos: réspice in me, et miserére mei, quóniam únicus et páuper sum ego.
Ps. 24, 1-2 - Ad te, Dómine, levávi ánimam meam, Deus meus, in te confído, non erubéscam. Glória Patri…
Ps. 24, 15-16 - Óculi mei semper ad Dóminum
Introito
Sal. 24, 15-16 - I miei occhi sono rivolti sempre al Signore, poiché Egli libererà i miei piedi dal laccio: guardami e abbi pietà di me, poiché sono solo e povero. Sal. 24, 1-2 - A Te, o Signore, ho levato l’anima mia, in Te confido, o mio Dio, ch’io non resti confuso. Gloria al Padre…
Sal. 24, 15-16 - I miei occhi sono rivolti sempre al Signore …

La Quaresima: tempo di riflessione.
La santa Chiesa che nella prima Domenica di Quaresima, ci propose la tentazione di Gesù a soggetto delle nostre meditazioni, per illuminarci sulla natura delle nostre tentazioni ed insegnarci la maniera per trionfarne, oggi ci fa leggere un passo del Vangelo di san Luca, la cui dottrina viene a completare la nostra istruzione circa la potenza e le manovre dei nostri invisibili nemici. Durante la Quaresima il cristiano deve riparare il passato e garantirsi l'avvenire, poiché non potrebbe fare assegnamento sul primo né difendere efficacemente il secondo, senza avere delle sane idee sull'entità dei pericoli che lo fecero soccombere e su quelli che ancora lo minacciano. Ben a ragione quindi gli antichi liturgisti riconobbero un tratto di materna saggezza nel discernimento con cui oggi la Chiesa presenta ai suoi figli questa nuova lettura, la quale costituisce il fulcro degli odierni insegnamenti.

L'esistenza del demonio.
Noi certo saremmo gli uomini più ciechi e più infelici, se, circondati come siamo da nemici così accaniti della nostra perdizione e molto superiori a noi in forza e in destrezza, non pensassimo di frequente alla loro esistenza, o non ci riflettessimo mai. Purtroppo è la condizione in cui vive un numero stragrande di cristiani dei giorni nostri: talmente "le verità son venute meno tra i figli degli uomini" (Sal 11,2). È talmente diffuso questo stato d'apatia e di smemoratezza sopra una verità che le sante Scritture ci ricordano ad ogni pagina, che non è raro incontrare persone, agli occhi delle quali l'incessante attività dei demoni che ci circondano non è altro che una medievale e popolana credenza, la quale non ha nulla a che vedere coi dogmi della religione; di modo che, secondo loro, tutto ciò che si narra nella storia della Chiesa e nella vita dei santi è come non esistesse; secondo loro, Satana non è che una pura astrazione che personifica il male.
Quando si vuol spiegare il peccato in essi o negli altri, mettono avanti la tendenza che abbiamo al male ed il cattivo uso che facciamo della libertà, senza voler osservare che l'insegnamento cristiano, nella nostra prevaricazione, ci rivela oltre a questo, l'intervento d'un agente malefico, la cui potenza è pari all'odio che ci porta. Eppure sanno che fu il diavolo a trascinare i nostri progenitori al peccato; credono ch'egli tentò il Figlio di Dio incarnato e lo trasportò in aria fin sul pinnacolo del tempio, e di là sopra un'alta montagna. Leggono anche nel Vangelo, e credono che uno degl'infelici indemoniati liberato da Gesù era assediato da un'intera legione di spiriti infernali, i quali, avutone il permesso. furono visti assalire una mandria di porci e precipitarli nel lago di Genezaret. Questi e mille altri fatti sono pure l'oggetto della loro fede; tuttavia, ciò che sentono dire dell'esistenza delle operazioni e della scaltrezza dei demoni a sedurre le anime, tutto loro sembra una favola. Sono cristiani, o hanno perduto il senno? Veramente non sappiamo che dire, specialmente quando si vedono persone che ai nostri giorni si dedicano a sacrileghe consultazioni del demonio, ricorrendo a mezzi mutuati dai secoli pagani, senza dar segno di ricordarsi, e nemmeno di sapere che così facendo commettono un reato che nell'antica legge Dio castigava con la morte, e la legislazione di tutti i popoli cristiani di moltissimi secoli soleva colpire col massimo dei supplizi.

L'ossessione diabolica.
Ma se c'è un periodo dell'anno in cui i fedeli devono meditare ciò che la fede e l'esperienza insegna intorno all'esistenza ed alle operazioni degli spiriti delle tenebre, questo è certamente il tempo in cui siamo, nel quale dobbiamo riflettere sulle cause dei nostri peccati, sui pericoli dell'anima e sui mezzi per premunirla contro nuove cadute e nuovi assalti. Ascoltiamo dunque il santo Vangelo. Esso anzi tutto c'informa che il demonio si era impossessato d'un uomo, che a causa di questa ossessione era diventato muto. Gesù lo libera, e subito l'infelice riprende l'uso della parola, toltagli dal nemico. Apprendiamo da ciò, che l'ossessione diabolica non è soltanto un segno eloquente dell'impenetrabile giustizia di Dio, ma può anche produrre effetti fisici in coloro che ne sono le vittime. L'espulsione dello spirito maligno restituisce l'uso della lingua a chi gemeva nella rete dei suoi lacci. Non intendiamo qui insistere sulla malignità dei nemici di Gesù, i quali volevano attribuire il suo potere sui demoni all'intervento di un principe della milizia infernale: vogliamo solamente costatare il potere degli spiriti delle tenebre sui corpi, e confondere col sacro testo il razionalismo di certi cristiani. Ch'essi dunque imparino a conoscere la potenza dei nostri avversari ed a guardarsi dal divenire loro esca per la superbia della ragione.
Dopo la promulgazione del Vangelo, il potere di Satana sui corpi, per virtù della Croce, è stato molto ridotto nei paesi cristiani; ma ciò non toglie che si possa di nuovo estendere, se verranno a diminuire la fede e le opere della pietà cristiana. Per questo, tutti quei diabolici orrori che si commettono, specie nell'ombra, sotto diversi nomi più o meno scientifici, sono accettati in qualche maniera da gente onesta, e porterebbero al capovolgimento della società, se Dio e la sua Chiesa non vi mettessero un argine. Ricordatevi, o cristiani dei nostri giorni, che rinunciaste a Satana: attenti dunque, che la vostra colpevole ignoranza non vi trascini all'apostasia. Non rinunciaste, al fonte battesimale ad un essere astratto; ma ad un essere reale e formidabile, del quale Gesù Cristo affermò che fu omicida fin da principio (Gv 8,44).

La lotta contro Satana.
Ma se dobbiamo spaventarci del terribile potere che può esercitare sui corpi, ed evitare ogni rapporto col demonio, mediante pratiche alle quali egli presiede, e che sono il culto al quale aspira, dobbiamo anche temere il suo influsso sulle nostre anime. Considerate la lotta che ha dovuto sostenere la grazia di Dio per strappargli la vostra anima ! In questi giorni la Chiesa ci offre tutti i mezzi a sua disposizione per trionfare di lui: il digiuno unito alla preghiera ed all'elemosina. Arriverete alla pace; i vostri cuori, i vostri petti purificati torneranno ad essere il tempio di Dio; ma non crediate che il vostro nemico sia annientato: egli è irritato, perché la penitenza lo ha cacciato dal suo dominio, ed ha giurato che farà di tutto per rientrarvi. Quindi, temete di ricadere nel peccato mortale; e per rafforzare in voi questo salutare timore, meditate le parole che seguono nel Vangelo.
Il Salvatore ci dice che, quando lo spirito immondo è cacciato da un'anima, va errando per luoghi aridi e deserti, dove divora la sua umiliazione e più risente le torture dell'inferno che ovunque porta con sé; se lo potesse, vorrebbe affogarle nell'uccisione delle anime che Gesù Cristo ha riscattate. Fin nell'Antico Testamento vediamo i demoni sconfitti e costretti a fuggire in lontane solitudini; è così che l'Arcangelo san Raffaele relegò nei deserti dell'Egitto superiore lo spirito infernale che aveva fatto morire i sette mariti di Sara (Tb 8,3). Ma il nemico dell'uomo non si può rassegnare a restare sempre così lontano dalla preda che brama fare sua. Spinto dall'odio che ci porta fin dal principio del mondo, egli dice a se stesso: "Bisogna che ritorni a casa mia da cui sono uscito". Ma non tornerà solo; vuole trionfare e perciò condurrà seco, se sarà necessario, altri sette demoni più perversi di lui. Quale conflitto si prepara allora per la povera anima, se non la troverà vigilante ed agguerrita, e se le pace che Dio le ha ridata non sarà una pace armata! Il nemico ne saggia il terreno; nella sua perspicacia, esamina i mutamenti che si sono operati durante la sua assenza: e che cosa scorge nell'anima dove fino a poco fa si era assuefatto ad abitare? Nostro Signore ce lo dice: il demonio la trova indifesa e a disposta riceverlo ancora senz'armi spianate; pare quasi che l'anima stia di nuovo ad aspettarlo. Allora il nemico, per essere più sicuro della sua conquista, va a cercare rinforzi. Movendo all'assalto, non incontra resistenza alcuna; e la povera anima, invece d'ospitare un solo abitatore infernale, ben presto ne albergherà un esercito: "E, aggiunge Gesù, l'ultima condizione di quell'uomo è peggiore della prima".
Cerchiamo di ben comprendere l'avvertimento che oggi ci dà la santa Chiesa, facendoci leggere questo brano evangelico. Dappertutto si preparano ritorni a Dio; in molte coscienze si va operando la riconciliazione; e il Signore è sempre disposto a perdonare: ma persevereranno tutti? Quando fra un anno la Quaresima tornerà a chiamare i cristiani alla penitenza, tutti quelli che in questi giorni saranno strappati alla potenza di Satana, avranno custodita la loro anima libera dal suo giogo? Una triste esperienza non permette alla Chiesa di sperarlo. Molti ricadranno nei lacci del peccato, anche poco tempo dopo la loro liberazione: oh, se in questa condizione fossero colpiti dalla giustizia di Dio! Tuttavia, questa sarà la sorte di molti, e forse di moltissimi. Temiamo quindi ogni ricaduta, e, per garantirci la perseveranza, senza la quale ci sarebbe valso poco rientrare solo per qualche giorno nella grazia di Dio, vegliamo, preghiamo e difendiamo sempre le trincee dell'anima nostra, resistendo nel combattimento; e così il nemico, sconcertato dalla nostra risolutezza, se ne andrà altrove a sfogare la sua vergogna e la sua rabbia.

La Domenica degli Scrutini.
La terza Domenica di Quaresima è chiamata Oculi, dalla prima parola dell'Introito della Messa; ma la Chiesa dei primi tempi la chiamava Domenica degli scrutini, perché in questo giorno si cominciava l'esame dei Catecumeni, che dovevano essere ammessi al santo Battesimo la notte di Pasqua. Tutti i fedeli erano invitati a presentarsi in chiesa per testimoniare della vita e dei costumi di coloro che aspiravano alla milizia cristiana. A Roma tali esami, cui si dava il nome di Scrutini, si svolgevano in sette sessioni, a causa della moltitudine degli aspiranti al Battesimo; ma lo scrutinio più importante avveniva il Mercoledì della quarta settimana. Ne riparleremo più avanti.
Il Sacramentario Romano di san Gelasio riporta la formula della convocazione dei fedeli per tali assemblee, concepita in questi termini: "Fratelli carissimi, voi sapete che s'avvicina il giorno dello Scrutinio, nel quale i nostri eletti dovranno ricevere la divina istruzione; vogliate perciò riunirvi con zelo in quel giorno della settimana, all'ora di Sesta, affinché siamo in grado, con l'aiuto di Dio, d'adempire rettamente il mistero celeste che apre la porta del regno dei cieli ed annienta il diavolo con tutte le sue pompe". Tale invito era ripetuto, all'occorrenza, anche nelle Domeniche seguenti. In quella che oggi celebriamo, se lo Scrutinio aveva già fatta l'ammissione d'un certo numero di candidati, i loro nomi s'inserivano nei dittici dell'altare, insieme a quelli dei padrini e delle madrine, e si recitavano nel Canone della Messa.

Messa
La Stazione aveva luogo, come anche adesso, nella Basilica di S. Lorenzo fuori le Mura, volendosi con ciò risvegliare il ricordo del più celebre Martire di Roma, e far presente ai Catecumeni quali sacrifici potrebbe richiedere da loro la fede che stavano per abbracciare.
Nella Chiesa greca questa Domenica è famosa per la solenne adorazione della Croce che precede la settimana chiamata Mesonestima, cioè metà del digiuno.
EPISTOLA (Ef 5,1-9). - Fratelli: Siate imitatori di Dio come figlioli eletti, e vivete nell'amore, come Cristo che ci ha amati e ha dato per noi se stesso a Dio in olocausto come ostia di soave odore. La fornicazione, l'impurità di qualsiasi sorta, l'avarizia non si senta neppur nominare tra voi, come a santi si conviene. Non oscenità, non discorsi sciocchi, non buffonerie, tutte cose indecenti; ma piuttosto il rendimento di grazie. Perché, sappiatelo bene, nessuno che sia fornicatore, o impudico, o avaro (che è un idolatra) ha l'eredità nel regno di Cristo e di Dio. Nessuno vi seduca con vani discorsi, perché a causa di questi viene l'ira di Dio sugl'increduli. Dunque non vi associate con loro. Una volta eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Vivete come figli della luce. Or frutto della luce è tutto ciò ch'è buono, giusto e vero.
Imitare Dio.
Indirizzandosi ai fedeli di Efeso, l'Apostolo ricorda che una volta erano tenebre, ed ora sono divenuti luce nel Signore. Che gioia, saper che la medesima sorte è riservata ai nostri Catecumeni! Fino a questo momento essi sono vissuti nella depravazione del paganesimo, ma ora con l'ammissione al Battesimo hanno nelle loro mani la caparra della santità. Fino a poco fa erano asserviti ai falsi dèi, che ne alimentavano il culto del vizio; oggi sentono dalla Chiesa esortare i suoi figli ad imitare la santità del Dio dei cristiani; e la grazia che li renderà capaci d'aspirare a riprodurre in sé le perfezioni divine sta per essere loro comunicata. Ma dovranno combattere per mantenersi in questa elevazione. Due nemici, soprattutto, cercheranno di rivalersi: l'impurità e l'avarizia. Il primo di questi vizi, l'Apostolo non vuole che neppure più si nomini; il secondo lo bolla paragonandolo al culto degl'idoli che gli eletti stanno per rinnegare. Questi gl'insegnamenti che prodiga la Chiesa ai suoi futuri figli. E noi, santificati fin dall'entrata in questo mondo, siamo rimasti fedeli al nostro Battesimo? Eravamo luce: perché ora siamo tenebre? dove sono i segni della rassomiglianza divina ch'era stata impressa in noi? Premuriamoci di farli rivivere, tornando a rinunziare a Satana ed ai suoi idoli, e facendo in modo che la penitenza ci riporti nello stato di luce, il cui frutto consiste in ogni sorta di bontà, di giustizia e di verità.
VANGELO (Lc 11,14-28). - In quel tempo: Gesù stava scacciando un demonio ch'era muto. E, cacciato il demonio, il muto parlò, e ne stupirono le turbe. Ma alcuni dissero: Egli scaccia i demoni in nome di Beelzebub, principe dei demoni. Ed altri, per metterlo alla prova, gli chiedevano un segno dal cielo. Ma egli, conosciuti i loro pensieri, disse loro: Ogni regno in se stesso diviso andrà in rovina e una casa cadrà sull'altra. Or, siccome dite che scaccio i demoni in nome di Beelzebub, se anche Satana è discorde in se stesso, come reggerà il suo regno? E se io scaccio i demoni per Beelzebub, in nome di chi li scacciano i vostri figli? Per questo i medesimi saranno i vostri giudici. Ma se col dito di Dio io scaccio i demoni, certo il regno di Dio è giunto fino a voi. Quando il forte guarda in armi l'atrio, è in sicuro tutto quanto possiede. Ma se viene uno più forte di lui e lo vince, gli toglie tutte le armi nelle quali confidava e ne divide le spoglie. Chi non è con me è contro di me e chi non raccoglie meco disperde. Quando lo spirito immondo, è uscito da un uomo, va per luoghi aridi cercando riposo, e, non trovandolo, dice: Ritornerò a casa mia da cui sono uscito. Quando vi giunge, la trova spazzata e adorna. Allora va e prende seco altri sette spiriti peggiori di lui, ed entrati, ci si stabiliscono. E l'ultima condizione di quell'uomo è peggiore della prima. Or avvenne che, mentre egli diceva queste cose, una donna, alzando la voce, in mezzo alla folla, gli disse: Beato il seno che t'ha portato e il petto che hai succhiato. Ed egli aggiunse: Beati piuttosto quelli che ascoltano e mettono in pratica la parola di Dio.
Demoni muti.
Il demonio dal quale Gesù liberò l'ossesso del Vangelo rendeva quest'uomo muto; ma appena ne uscì lo spirito delle tenebre, che lo vessava, la lingua di quel poveretto si sciolse. È un fatto che ci dà l'immagine del peccatore divenuto schiavo del terribile vincitore che lo rese muto. Se questo peccatore parlasse per confessare le sue colpe e domandare la grazia, sarebbe salvo. Quanti demoni muti, sparsi ovunque, impediscono gli uomini di fare questa salutare confessione che li salverebbe ! La santa Quarantena procede e i giorni della grazia passano: approfittiamo del tempo favorevole, e, se siamo nell'amicizia di Dio, preghiamo insistentemente per i peccatori, affinché muovano la lingua, si accusino e siano perdonati.

Potenza dei demoni.
Ascoltiamo ora ciò che il Salvatore ci dice sui nostri invisibili nemici. Con la loro potenza e scaltrezza, coi loro mezzi di nuocerci, chi potrebbe resistere loro, se Dio non ci sostenesse e non avesse incaricato i suoi Angeli a vegliare su di noi e a combattere a nostro fianco? Ma intanto col peccato, noi c'eravamo consegnati nelle mani di quest'immondi e odiosi spinti, ed avevamo preferito il loro tirannico dominio al giogo tanto soave e leggero del nostro compassionevole Redentore. Ora che ce ne siamo liberati, o stiamo per farlo, ringraziamo il nostro liberatore, e stiamo ben attenti a non ricadere mai più in mano a questi abitatori infernali. Gesù ci avverte del pericolo che incombe. Essi torneranno a forzare la dimora dell'anima nostra santificata dall'Agnello della Pasqua: se saremo vigilanti e fedeli, si ritireranno confusi; ma se saremo tiepidi e fiacchi, e perderemo di vista il dono della grazia e gli obblighi che ci legano a colui che ci ha salvati, la nostra rovina sarà certa; e, secondo la terribile parola di Gesù, "l'ultima condizione sarà peggiore della prima".

Essere con Cristo.
Vogliamo evitare una sì grande disgrazia? meditiamo quell'altra parola di Gesù nel Vangelo: "Chi non è con me è contro di me". Ciò che ci fa ricadere nei lacci del demonio, facendoci dimenticare tutto ciò che dobbiamo al nostro liberatore, è che non ci schieriamo sinceramente da parte di Gesù Cristo, di fronte alle occasioni nelle quali il cristiano deve saper pronunciarsi con fermezza. Si nicchia, si temporeggia: e intanto l'energia dell'anima s'affievolisce; Dio non elargisce più con l'abbondanza di prima le sue grazie, e la ricaduta è imminente. Camminiamo dunque con passo fermo e sicuro, e ricordiamoci che il soldato di Gesù Cristo deve sempre onorarsi del suo Capo.

Preghiamo
Accogli, te ne preghiamo, o Dio onnipotente, i voti degli umili e stendi la potenza della tua maestà a nostra difesa.
(da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, pp. 557-565)

6 commenti:


  1. Il meccanismo della tentazione.

    Estratto da: P. Candido Amantini, passionista esorcista alla Scala Santa: "Il mistero di Maria", Ed. Dehoniane, Napoli, 1971.

    "Le tentazioni, come spiega S. Tommaso, passano attraverso la corporeità. Sono possibili per quel connubio che c'è tra il corpo e l'anima dell'uomo. Forse neanche il demonio comprende fino in fondo questo mistero ma, conoscendo la struttura dell'uomo assai meglio del migliore antropologo di questo mondo, può suggestionare l'uomo in molte maniere, muovendo appunto dal corpo.
    Ma se tali tentazioni sono a volte assai pericolose, certamente più gravi sono quelle che egli suscita direttamente nell'anima. La comunicazione che gli spiriti puri hanno tra loro non può verificarsi che attraverso una specie di immedesimazione, per cui uno spirito entra nell'altro con un contatto diretto. In tal modo essi si sentono, si esprimono a vicenda e l'uno trasmette nell'altro, come per un'induzione vitale, i propri sentimenti interiori. È per questa via superiore appunto che Satana può entrare in comunicazione immediatamente con lo spirito umano, immedesimandoglisi con una specie di copula spirituale e serrandolo intimamente a sè come per violarlo nel suo abbraccio dannato. Gli propina allora tutti i suoi umori tossici, gli alita detnro il suo stesso respiro ammorbante, per farlo vibrare in sintonia con il suo essere maledetto. L'anima umana si trova allora come accecata e quasi paralizzata in se stessa, imbevuta dei sentimenti di Satana, sperimenta al vivo la sua ribellione contro Dio ed ode gli echi delle sue bestemmie. Assapora la disperazione infinitamente amara ed al tempo stesso sente ripercuotersi nell'intimo l'odio che il demonio cova in sè contro tutto ciò che è sacro. Certamente anche in simili frangenti l'anima rimane libera ed arbitra dei suoi atti, ma il rischio che le fanno correre tali suggestioni del maligno è in ogni modo enorme ed essa abbisogna di straordinari aiuti dal cielo per superare tali pericoli" (op. cit., pp. 317-8).

    Citazione tratta da un articolo di Don Marcello Stanzione, "Padre Candido Amantini, l'esorcista passionista alla Scala Santa", pubblicato sul sito 'Riscossa Cristiana' del 3 gennaio 2014.
    Da notare che queste riflessioni di P. Amantini si basavano sulla sua lunga esperienza di esorcista.
    T.

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  2. Nonostante l'allerta meteo e il vento forte a Genova questa mattina, anche oggi pienone alla S. Messa della III Domenica di Quaresima nella forma straordinaria del Rito Romano in Canto Gregoriano nell'Oratorio di Sant'Antonio Abate alla Marina.

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  3. ABRAMO E LA SUA VERA DISCENDENZA03 marzo, 2024 13:12

    "È vero che san Pietro parla di Noè come un «iustitiae praeconem», un predicatore di giustizia, ma ciò non significa che Noè ricevette una nuova rivelazione pubblica per la salvezza soprannaturale. Al massimo, questo significa che ha trasmesso, come gli altri patriarchi, la rivelazione iniziale di Dio ad Adamo.
    Al contrario con Abramo, stiamo già abbandonando il piano della legge della natura.
    La storia santa fa un enorme passo avanti, che corrisponde a due elementi.

    Primo elemento: la ripresa della Rivelazione pubblica, interrotta dal peccato originale. Dio parlò ad Adamo subito dopo la caduta. Aveva annunciato una futura vittoria sulla discendenza del serpente.
    La vocazione di Abramo, sottratto da Dio ad un ambiente politeistico, è la ripresa formale della Rivelazione soprannaturale, che quindi entra nella storia e richiederà una fede sempre più esplicita. [...]

    Secondo elemento: questa ripresa della Rivelazione aggiunge un nuovo dato preciso, la Promessa di una posterità in cui tutte le nazioni saranno benedette. Questa posterità indica allo stesso tempo
    a) tutti i veri credenti, i discendenti spirituali di Abramo;
    b) Colui nel quale tutti questi credenti saranno benedetti, che verrà dai discendenti carnali di Abramo e di cui Isacco è il tipo.

    In breve, questa è la promessa della Chiesa, il Corpo mistico di Cristo, nel suo capo e nei suoi membri. L'espressione della Promessa si trova nel capitolo XXII della Genesi, nei versetti 16-18.
    La spiegazione di questa Promessa si trova nel capitolo III dell'epistola di San Paolo ai Galati, al versetto 16.
    - San Tommaso sostiene che questa spiegazione di San Paolo è quella dello Spirito Santo, che è l'autore del libro della Genesi, e che ha ispirato l'espressione della Promessa; e san Paolo vuol dire che Cristo è l'unico discendente di Abramo, da cui e in cui tutti possono ricevere la benedizione.
    - San Girolamo osserva che, in tutte le scritture, l'espressione discendenza di Abramo, sia essa presa nella parte buona o cattiva, si trova al singolare, perché designa Cristo e il suo Corpo mistico, che è la santa Chiesa.
    - Sant'Agostino afferma che la vera discendenza di Abramo non è solo Cristo, ma anche la discendenza spirituale di coloro che hanno la fede in Cristo, mentre gli ebrei che non sono cristiani non sono della discendenza di Abramo."

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  4. « Dómine, ne memíneris iniquitátum nostrarum antiquarum : cito antícipent nos misericórdiæ tuæ, quia páuperes facti sumus nimis. »

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  5. Quando è rivolto verso di Lui, il nostro cuore diventa il suo altare e noi lo plachiamo tramite il sacerdozio del Figlio suo.

    - Sant’Agostino, De civitate Dei, X, 3, 2

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  6. "L'Occidente ha perso Cristo, e questo è il motivo per cui sta morendo; questa è la sola ragione." (Fedor Dostoevskij, nella terza Domenica di Quaresima, della Santa Croce)

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