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venerdì 31 maggio 2024

Finalmente gli intellettuali della sinistra italiana hanno ottenuto quello che volevano; ma non basta mai!

Se davvero volessero emulare o celebrare Matteotti, dovrebbero smetterla di pretendere che ci di debba dichiarare antifascista, finché non ci si debba dichiarare anche anticomunista! Pretendono di rendere attuali cose che ormai appartengono alla storia senza neppure conoscere cos'era davvero il fascismo, lungi dall'approvarlo in toto.

Finalmente gli intellettuali della sinistra italiana
hanno ottenuto quello che volevano; ma non basta mai!

Mio padre teneva la sua medaglietta nel taschino: Giacomo Matteotti. Finalmente gli intellettuali della sinistra italiana hanno ottenuto quello che volevano: la definizione di squadristi fascisti di coloro che rapirono e uccisero Matteotti da parte di Giorgia Meloni. Agli ordini di Amerigo Dumini, una testa calda, un fascista del gruppo di Farinacci, un violento della prima ora. Ma gli intellettuali di sinistra hanno ottenuto semplicemente l'acqua calda perché Meloni non è è non è mai stata fascista. È una patriota, presidente del gruppo dei conservatori europei. Ma per gli intellettuali di sinistra chi non è dei loro è fascista. Secondo questo concetto anche Churchill e De Gaulle sarebbero fascisti, invece sono stati semplicemente dei grandi esponenti della destra democratica e antifascista. Poi c'è la storia nazionale italiana, con una guerra civile e un consenso popolare al fascismo che la rende più simile a quella della Spagna che alla Francia e all'Inghilterra. La guerra civile ha spaccato le famiglie. Ma perché tornarci sempre su, a ottant'anni di distanza? C'erano famiglie che avevano e hanno conservato in casa il busto di Mussolini, la famiglia di mia madre, e persone che portavano nel taschino la medaglia di Giacomo Matteotti, come mio padre.

Lo so non è la stessa cosa, non ha lo stesso valore. Ma perché cercare ottant'anni dopo argomenti per una speciosa divisione, come se non si potesse mai arrivare a un redde rationem, come se si volesse ricavare da questo una rendita di posizione, sempre a favore di una parte contro l'altra?

E poi, se la vogliamo dire tutta, certi intellettuali che inzuppano il pane nel rosso comunista hanno veramente poco da spartire con Matteotti. Matteotti fu fieramente antifascista ma, al contempo, anche strenuamente anticomunista. Fu espulso dal partito socialista massimalista di Serrati nell'ottobre 1922 e se ne uscì con tutta la componente socialriformista degli anziani Turati, Treves, Bocconi fondando il Partito socialista unitario di cui lui, uno degli esponenti più giovani, fu eletto segretario. Veniva dalla culla del riformismo, le leghe e la camera del lavoro del Polesine. Suo grande amico e mentore fu il deputato socialista marchigiano Alessandro Bocconi che lo affiancò sino all'ultimo. Alle elezioni del 24, quelle di cui egli denunciò pubblicamente i brogli nel discorso alla Camera del 30 maggio, il suo partito, nonostante tutto, si piazzo' bene, come secondo partito di opposizione, dopo il partito popolare di Sturzo.

Ma rispetto a Gramsci e soprattutto a Togliatti e alla rivoluzione russa, fu agli antipodi. Ristabilita la verità storica.

In più c'è un fatto che mi riguarda personalmente. Quando cercai all'archivio di Stato il fascicolo di Alessandro Bocconi, sul quale per fare onore a mio padre, negli ultimi mesi della sua vita, stavo scrivendo una biografia, vi trovai un rescritto, in apposita cartella, riguardante il rapimento di Matteotti. Era siglato OVRA, la polizia politica di Mussolini. Chi aveva messo questa cartella dentro il fascicolo personale di Bocconi? Fu fatto questo per affinità politica, o perché questi dati sarebbero stati meglio occultati all'interno della schedatura di un personaggio che poteva sembrare non di primo piano, un socialista riformista su cui le ricerche sarebbero state certamente meno insistenti?

Non lo so. Ma so con certezza che quel fascicolo, dopo la mia ricerca fu tolto. Naturalmente rimase in me la domanda sul cosa ci facessero quelle notizie così dettagliate praticamente fuori posto.

In pratica posso riassumere le notizie in questo modo:

Il 10 giugno 1924, intorno alle ore 16:15, Matteotti uscì a piedi dalla propria residenza di via Pisanelli 40, nel Quartiere Flaminio, per dirigersi verso Montecitorio, dove aveva trascorso parte della mattinata nella Biblioteca della Camera: piuttosto che incamminarsi lungo via Flaminia per poi raggiungere il Corso attraverso gli archi di Porta del Popolo, decise invece di percorrere il lungotevere Arnaldo da Brescia (per poi tagliare verso Montecitorio). Qui, secondo le testimonianze di due ragazzini presenti all'evento, era ferma un'auto con a bordo alcuni individui, poi in seguito identificati come i membri della polizia politica: Amerigo Dumini, Albino Volpi, Giuseppe Viola, Augusto Malacria e Amleto Poveromo.

Due degli aggressori, al passaggio del parlamentare nei pressi dell’auto, gli balzarono addosso. Ciononostante Matteotti riuscì a divincolarsi buttandone uno a terra e rendendo necessario l'intervento di un terzo che lo stordì colpendolo al volto con un pugno. Gli altri due intervennero per caricarlo in macchina. I due ragazzini identificarono anche la vettura, da altri testimoni descritta semplicemente come «un'automobile, nera, elegante, chiusa», come una Lancia Kappa. I due ragazzini, avvicinatisi al veicolo, furono allontanati rudemente, poi la macchina ripartì ad alta velocità.

Nel frattempo all'interno della vettura scoppiò una rissa furibonda e dall'abitacolo della vettura Matteotti riuscì a gettare fuori il suo tesserino da parlamentare che fu ritrovato da due contadini presso il Ponte del Risorgimento. Non riuscendo a tenerlo fermo, probabilmente Albino Volpi (o Giuseppe Viola) estrasse un coltello e colpì Matteotti sotto l'ascella e al torace. Matteotti morì dopo un'agonia di diverse ore.

Il gruppo girovagò per la campagna romana fino a raggiungere verso sera la Macchia della Quartarella, un bosco nel comune di Riano, a 25 km da Roma. Qui, servendosi del cric dell'auto, seppellirono il cadavere di Matteotti piegato in due. Poi ritornarono a Roma dove lasciarono la vettura in un garage privato. Subito informarono Filippelli e De Bono degli avvenimenti e poi si allontanarono cercando di nascondersi.

Queste notizie non sono originali. Sono state riprese da altri autori che ritrovarono quel fascicolo. Ma sostanzialmente sono le stesse che io vidi e che riporto. In fede. (Antonioalessandro Dottori)

13 commenti:

  1. Dumini era anche31 maggio, 2024 17:17

    un agente doppio e triplo. Legato agli uffici Affari Riservati Italiani e da anni spia al servizio degli Inglesi .

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  2. Il "commando" che rapì e poi ammazzò il deputato socialista era composto da massoni più o meno "in sonno". Lo dice MOla nella sua storia della massoneria italiana. Che abbia agito su ordine di Mussolini non c'è prova. Mussolini negò sempre di aver dato l'ordine, disse più tardi agli exsocialisti che avevano aderito alla RSI che quel cadavere gli era stato gettato tra i piedi per sabotare la politica di collaborazione che stava facendo.
    Nel movimento fascista c'erano infiltrazioni massoniche, che MUssolini stava ripulendo.

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    1. Il fatto che Mussolini abbia sempre negato di aver dato l'ordine del rapimento e dell'uccisione di Matteotti è la prova della sua innocenza. L'uomo non mentiva, mai.

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  3. Proclamare che si rispetta la volontà del popolo, dopo aver brigato per fabbricarla, è il segreto del mainstream

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  4. Sarebbe ora di cominciare a studiare la vera storia, quella non raccontata nè dai libri scolastici nè da chi, soprattutto dopo il secondo dopoguerra, ha proseguito nel romanzo della menzogna di certi fatti... Mussolini avrà avuto le sue colpe ma iniziò a dichiarare illegale la Massoneria e già questo dovrebbe aiutarci nel capire il perchè lo uccisero come sappiamo. Si parla di Fascismo ma mai contro il Comunismo e il Liberalismo massonico che ormai si è infiltrato ovunque, fin dentro la Santa Chiesa ma... portae inferi non praevalebunt.
    Chiedetevi il perchè iniziarono a far guerra a tutte le Monarchie Cattoliche e uccisero molti di loro... La Repubblica Italiana poi, con la Costituzione, è nata nella menzogna di un referendum farsa https://www.ilgiornale.it/news/cronache/schede-truccate-referendum-46-mio-padre-vide-tutto-1341751.html e la Costituzione è stata scritta da massoni. Chi vuole la Verità la cerca e la trova. Ogni vero giudizio e condanna non può essere dato che dal Signore, Re e Salvatore Gesù Cristo. Intanto però noi cattolici dovremmo seguire i consigli di Papa San Pio X che disse: "tutto il nerbo del regno di satana sta nella fiacchezza dei cristiani!". Leggetevi questa "Le virtù eroiche..." https://www.vatican.va/content/pius-x/it/speeches/documents/hf_p-x_spe_19081213_decreto-beatificazione.html

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  5. da ex studente di Giurisprudenza01 giugno, 2024 15:44

    Una quarantina d'anni fa (e sono sorpreso che anche altri si ricordino dell'affermazione) il figlio di Matteotti, non un ricercatore a tempo perso qualunque, sostenne che il mandante del delitto non fosse Mussolini ma "sciaboletta", per uno strano affare di petrolio: l'azienza petrolchimica americana Sinclair, che di porcate ne ha fatte diverse, aveva scoperto che in Libia c'era petrolio e lo aveva rivelato segretamente al re, non al governo. Matteotti sarebbe riuscito a venire in possesso di parte delle informazioni ed è stato il re ad averlo fatto eliminare.
    Ovvio che se Mussolini avesse saputo che c'era petrolio in Libia lo avrebbe fatto estrarre, e avrebbe guadagnato un certo prestigio.
    Come se non bastasse la fama di re-fellone per quel che è successo nel 1943...

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  6. Se pensiamo a tutti i politici, gli intellettuali, i preti, le famiglie intere che i macellai comunisti hanno sulla coscienza! Gli eredi del comunismo hanno chiesto scusa? Risulta per caso che abbiano chiesto scusa degli orrendi crimini e dello scempio della libertà e della dignità umana compiuto dai boia comunisti, che non hanno preso il potere in Italia dopo la fine della seconda guerra mondiale solo per il c.d. vincolo esterno.
    Ricordiamoci sempre che, a differenza del fascismo, il comunismo non è morto, ma ancora in grado di diffondere oppressione e terrore (vedasi in Cina, Corea del Nord, Sudamerica e centro America).
    E allora si sciacquino la bocca gli eredi del comunismo quando parlano di figure storiche di tutto rispetto come Matteotti, anziché fare propaganda di bassa lega.
    &&&

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  7. Incredibile come tanti "cattolici" si sbraccino per difendere mussolini ed i fascisti!
    Ma poi vi confessate?
    Tremendo!

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  8. Strano come tutti i provocatori come questo siano tutti "antifascisti" e non abbiano capito che il fascismo non c'è più, appartiene alla storia e riconoscere alcuni aspetti di politica sociale e lo stesso Concordato come positivi o avere di alcuni aspetti una visione più equilibrata, non sia "difendere Mussolini", ma conoscere la storia e inquadrare le cose in un'ottica realistica e non ideologica...

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  9. Il cattocomunismo, che ha raggiunto posizioni di vertice, è duro a morire.

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  10. Non difendiamo Mussolini, cerchiamo di conoscere la storia e inquadrare le cose in un'ottica realistica..

    Giusto. Ma quale sarebbe il peccato da confessare per pretendere una visione onesta e non manichea del fascismo? Si tratterebbe di un peccato?
    Se poi in futuro gli storici dovessero anche rivalutare Mussolini, non ci sarebbe da stupirsi. Orrori come il divorzio, l'aborto libero a spese dello Stato, il "matrimonio" e le "convivenze" di fatto anche gay, il transgenderismo (al momento respinto), la Rivoluzione Sessuale, la promozione dell'innvasione incontrollata dell'Italia ad opera delle masse mussulmane, lo strangolamento infine del popolo italiano per denatalità indotta...
    Tutte queste cose orribili non le ha fatte il fascismo ma la presente democrazia. Al confronto, le ingiustizie e gli errori del fascismo sono roba da boyscouts.
    Tanto per chiarire.
    H.

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  11. Ha ragione H a sottolineare i gradini a scendere di quella che chiamiamo democrazia. Nei fatti  i popoli sono stati imbrigliati con la corruzione, l'ignoranza, le droghe ed una cultura popolare debosciata. Noi nei fatti la democrazia autentica non la conosciamo. La democrazia  autentica richiede l'educazione permanente del popolo. Compito che una volta la Chiesa svolse dalla culla alla tomba delle comunità ed anche lo Stato svolgeva il suo compito di educatore cercando di tenere il passo con la Chiesa. Noi oggi possiamo dire di conoscere in maniera sufficientemente approfondita la Corruzio/crazia Con la parola democrazia ci siamo riempiti la bocca, ma che cosa sia veramente non sappiamo. Solo quando comprenderemo che la democrazia necessita della educazione permanente del singolo, della famiglia, della comunità, del Comune, dello Stato e che la Chiesa deve dare l'esempio vivente nella imitazione di Gesù  Cristo, solo allora conosceremo la vera democrazia popolare nel Regno di Cristo. Il resto fumo.
    m.a.

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  12. Cit. Aldo Torchiaro
    E adesso che Giorgia Meloni lo ha detto chiaramente, che quei criminali degli « squadristi fascisti » hanno ucciso Matteotti, « l’eroe coraggioso », che si fa? L’affermazione della leader del partito più a destra dell’arco costituzionale sgombera il campo da ogni ambiguità, quando parla da antifascista di quei nemici pubblici della patria che furono – finché c’erano – i fascisti. Dà un giudizio inappellabile di Mussolini e delle sue bande nere : una condanna netta e definitiva. Ohibò. E ora? Immagino l’espressione che ha dovuto dissimulare, nello sguardo, Elly Schlein. (« Sgrunt! ») Immagino quello sbuffo che ha trattenuto in gola Antonio Scurati, ad ascoltare quelle parole. (« Doppio sgrunt ») « E adesso? ». Adesso il mostro del passato viene meno.

    Il grido « Al lupo, al lupo », non si può più ripetere. Giorgia Meloni – che nel suo discorso di insediamento alle Camere, nel novembre del ’22, aveva già detto di avere in odio tutti i totalitarismi e le dittature – adesso ha chiamato le cose con il loro nome. Eroe, Matteotti. Carnefici, i fascisti. Non ci sono velature, sfumature, infingimenti. Il Matteotti riformista è d’esempio, il Mussolini fascista un esecrabile assassino. Adesso che abbiamo ascoltato quelle parole, possiamo fare tutti un bel passo avanti. Lungo e ben disteso. Possiamo dire che la destra – se non ci piace – è perché fa e dice cose di destra. Della destra del Duemila. Né dell’Ottocento, né del Novecento. Del Duemila. E dobbiamo dire alla sinistra che è venuto il momento di svegliarsi dal torpore che la paralizza. E che a forza di gridare all’imminente pericolo fascista come spauracchio buono per tutti gli usi, non svolge un onorevole servizio né alla sua storia né al suo futuro.

    A forza di dire che sì, loro a sinistra non saranno perfetti, non avranno grandi idee, non condivideranno una visione comune di sviluppo ma almeno sono antifascisti, si sono fossilizzati in questa ridotta solipsistica e autoassolutoria del meno peggio. « Noi siamo quello che siamo, lo sappiamo. Ma loro sono fascisti », la sintesi univoca, stringi stringi, di tanti discorsi. Adesso va detto loro che il sipario, su questa favola bella, è calato. E che se destra, centro e sinistra sono antifascisti, d’ora in avanti si può ragionare vivendo il presente. L’alibi della storia non c’è più. L’Anpi, in cui non c’è più un solo combattente della Resistenza da ormai molti anni, può smobilitare. Andate in pace. La bandiera del resistente antifascista, antropologicamente superiore agli avversari, può essere ammainata. Ma niente panico. Caduti gli spauracchi, rimane l’esercizio di realtà.

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