Nella nostra traduzione da LifeSiteNews. Il nuovo "documento di studio" del Dicastero vaticano per la promozione dell'unità dei cristiani [qui] sottolinea un intimo legame tra primato papale e sinodalità, sostenendo il decentramento, garantendo maggiore autorità a livello regionale e rafforzando al tempo stesso l'ecumenismo. Si tratta del falso ecumenismo conciliare (vedi). In estrema sintesi, storicismo e totale calamento di braghe: fine de La Catholica, nel senso di universale. Qui l'indice degli articoli sul tema. Alcuni precedenti significativi qui - qui - qui.
l’ecumenismo e la sinodalità al di sopra del primato papale
Casa spazzata dal vento? Primato o comitati?
Secondo cambiamento: restare nella diocesi di Roma per 'rinnovare' il papato
Terzo cambiamento: l’ecumenismo richiede più sinodalità, anche per il papato
Quarto cambiamento: più incontri ecumenici
Addio alla 'Chiesa universale'
Conclusione
Il Vaticano ha presentato un documento fondamentale sul papato, che contiene numerosi appelli a modificare radicalmente la comprensione della pratica del primato e dell’autorità papale al fine di incentivare l’ecumenismo e la sinodalità.
Intitolato “Il Vescovo di Roma. Primato e sinodalità nei dialoghi ecumenici e nelle risposte all'Enciclica Ut unum sint”, il testo è stato presentato in una conferenza stampa a Roma, il 13 giugno.
Presentato come “il primo documento che riassume l’intero dibattito ecumenico sul servizio del primato nella Chiesa dopo il Concilio Vaticano II”, il documento è il frutto di quasi quattro anni di “lavoro veramente ecumenico e sinodale”. Il testo presenta i risultati di un percorso avviato dal Dicastero per la Promozione dell'Unità dei Cristiani (DPCU) nel 2020, nel 25° anniversario della Ut Unum Sint.
Nel documento, redatto sotto la guida del DPCU, sono confluiti i contributi di “teologi ortodossi e protestanti”, nonché della Curia romana e del Sinodo dei vescovi. In quanto tale, il testo è un “documento di studio”: non presenta una nuova linea a cui il Vaticano si appresta ad aderire – almeno non ancora – ma fornisce una forte indicazione sulla probabile direzione futura del papato che potrebbe presto in parte emergere, proprio dal Sinodo sulla sinodalità.
Come per molti elementi della Chiesa cattolica odierna, l’ecumenismo è in primo piano. Il dicastero ha riassunto che, dopo il Vaticano II, la “dimensione ecumenica” del papato “è stata un aspetto essenziale di questo ministero”.
Scrivendo la sua prefazione al documento di 150 pagine, il prefetto del DPCU, il cardinale Kurt Koch, ha osservato:
Ci auguriamo che esso favorisca non solo la recezione dei dialoghi su questo importante tema [il papato], ma stimoli anche ulteriori approfondimenti teologici e suggerimenti pratici, 'insieme, ovviamente', per un esercizio del ministero dell'unità del Vescovo di Roma «riconosciuto da tutti gli interessati» (UUS 95).
In effetti, il Vescovo di Roma sembra presentare il progetto per una nuova comprensione del papato e del primato papale nel 21° secolo, un’era segnata da un focus sull’ecumenismo e sulla “sinodalità”. Come osservato nel documento stesso:
Le pagine seguenti offrono una presentazione schematica di (1) le risposte all'Ut unum sint e i documenti dei dialoghi teologici dedicati alla questione del primato; (2) le principali questioni teologiche che tradizionalmente mettono in discussione il primato papale e alcuni progressi significativi nella riflessione ecumenica contemporanea; (3) alcune prospettive per un ministero di unità in una Chiesa riunita; e (4) suggerimenti o richieste pratiche rivolte alla Chiesa cattolica. Questa sintesi si basa sia sulle risposte all'Ut unum sint, sia sui risultati dei dialoghi ufficiali e non ufficiali riguardanti il ministero dell'unità a livello universale. Utilizza la terminologia adottata da questi documenti, con i suoi vantaggi e limiti.
Alle argomentazioni e ai saggi teologici del documento segue una sintesi insieme a “suggerimenti pratici o richieste rivolte alla Chiesa cattolica” riguardo al futuro esercizio dell'ufficio del papato. Come altri elementi dell'attuale vita ecclesiale, il testo presenta una peculiare somiglianza con La casa spazzata dal vento di Malachi Martin, in cui i cardinali globalisti e di orientamento massonico tentano di costringere il "Papa slavo" a dimettersi sostenendo che, se lo facesse, aiuterebbe l’unità danneggiata della Chiesa e migliorerebbe i rapporti tra i vescovi (eterdossi) e il papa.
Pur non mirando a costringere Papa Francesco a dimettersi – dal momento che il Vescovo di Roma lo ha approvato e ne ha ordinato la promulgazione, il testo della DCPU appare mirato a cambiare il papato in generale, non un papa in particolare. Il testo definisce i “principi per l’esercizio del primato nel XXI secolo”, affermando che essi presentano un cambiamento nella comprensione del papato che sarebbe al servizio dell’ecumenismo e della sinodalità.
Il primato papale, delinea il testo della DCPU, dovrebbe essere intimamente legato alla sinodalità – riflettendo l'attuale ondata di pensiero che si sta diffondendo nella Chiesa energicamente promosso da Papa Francesco. Vi si legge: “Un primo accordo generale è la reciproca interdipendenza del primato e della sinodalità a ogni livello della Chiesa, e la conseguente esigenza di un esercizio sinodale del primato”.
Un altro punto su cui hanno concordato i numerosi organismi ecumenici coinvolti nella stesura del testo è che il papato dovrebbe essere inteso in un senso nuovo, aprendo la porta alla decentralizzazione del potere. In questa luce si chiede che la sinodalità si realizzi concedendo più poteri ai livelli “regionali” della Chiesa cattolica e “una continua 'decentralizzazione' ispirata al modello delle antiche Chiese patriarcali”.
Proseguendo, il testo presenta poi i “suggerimenti pratici” scaturiti da tutti i dialoghi e dagli organismi ecumenici coinvolti, prima di aggiungere un ulteriore paio di suggerimenti provenienti in particolare dalla DCPU.
Ancor prima che vengano presentati i “suggerimenti pratici” concreti – che danno la valutazione ecumenica della DCPU su come incrementare l’unità ecumenica e la sinodalità mediante modifiche al papato – il sottotesto è straordinariamente chiaro: nell’era moderna “illuminata” in cui attualmente si trova la Chiesa, e data l’autocomprensione della “sinodalità”, ormai endemica, il primato papale dovrebbe essere tacitamente sfumato.
Primo cambiamento: il primato è una moda storica?
Il primo nella lista dei “suggerimenti pratici” del DCPU è un appello per una “reinterpretazione” degli insegnamenti del Vaticano I – il concilio che ha emanato la costituzione dogmatica Pastor Aeternus che definisce due ostacoli ecumenici: il primato e l'infallibilità del papa. Pastor Aeternus recita :
Insegniamo e dichiariamo che, secondo l'evidenza evangelica, un primato di giurisdizione su tutta la Chiesa di Dio fu immediatamente e direttamente promesso al beato apostolo Pietro e conferitogli da Cristo Signore... Perciò chi succede alla cattedra di Pietro ottiene dall'istituzione di Cristo stesso, il primato di Pietro su tutta la Chiesa.
Questi insegnamenti sembrano essere nel mirino della DCPU tramite il Vescovo di Roma. Chiedono “una “ri-recezione”, una “reinterpretazione”, un’“interpretazione ufficiale”, un “commento aggiornato” o addirittura una “riformulazione” cattolica degli insegnamenti del Vaticano I”. Nel documento si afferma che alcuni dei contributori alla sua compilazione hanno sostenuto che gli insegnamenti del Vaticano I «erano profondamente condizionati dal relativo contesto storico, e suggeriscono che la Chiesa cattolica dovrebbe cercare nuove espressioni e vocaboli fedeli all'intenzione originaria ma integrati in una ecclesiologia di comunione [vedi] e adattato all’attuale contesto culturale ed ecumenico”.
“Profondamente condizionato dal contesto storico”, dovrebbe essere interpretato come “non più accettabile per il mondo moderno e intrepido in cui viviamo”.
Secondo cambiamento: restare nella diocesi di Roma per 'rinnovare' il papato
Continuando il tema della Casa battuta dal vento, il DCPU presenta il suo secondo suggerimento su come alterare il papato. Proprio come gli intriganti cardinali di Windswept House hanno presentato le dimissioni forzate dal papa come una cosa positiva per l’unità ecclesiale, così anche la DCPU presenta la spoliazione del potere papale come un mezzo per “rinnovare l’immagine del papato”.
La DCPU avanza una richiesta per “una più chiara distinzione tra le diverse responsabilità del Vescovo di Roma”, che aiuterebbe, a suo dire, il suo “ministero di unità”. Questo appello include il desiderio che “le altre Chiese occidentali possano relazionarsi al Vescovo di Roma come primate pur avendo esse stesse una certa autonomia” – probabilmente tradotto come “il Papa, per favore, si consideri solo il vescovo di un’importante diocesi, e permetta ad altri” primati di godere di un potere pari al suo?"
In effetti, la DCPU arriva al punto di sostenere proprio questo argomento, eliminando la necessità dell’interpretazione consueta della linguistica in stile vaticano. Lo fa raccomandando “Un maggiore accento sull’esercizio del ministero del Papa nella sua Chiesa particolare, la diocesi di Roma, metterebbe in risalto il ministero episcopale condiviso con i suoi fratelli vescovi e rinnoverebbe l’immagine del papato”.
Terzo cambiamento: l’ecumenismo richiede più sinodalità, anche per il papato
Se non fosse già chiaro che le due parole d’ordine della Chiesa moderna sono “ecumenismo” e “sinodalità”, la DCPU lo rende del tutto chiaro nel suo terzo suggerimento su come rivalutare il papato. La DCPU ha scritto che i dialoghi teologici confluiti nella stesura del documento hanno evidenziato come “è necessaria una crescente sinodalità all'interno della Chiesa cattolica”, che sarebbe evidenziata dall'aumento dell'autorità delle conferenze episcopali. Il testo recita:
Ponendo l'accento sul rapporto reciproco tra la formazione sinodale ad intra della Chiesa cattolica e la credibilità del suo impegno ecumenico ad extra, [i dialoghi -ndT] hanno individuato gli ambiti in cui è necessaria una crescente sinodalità all'interno della Chiesa cattolica. Suggeriscono in particolare un'ulteriore riflessione sull'autorità delle Conferenze episcopali cattoliche nazionali e regionali, sul loro rapporto con il Sinodo dei Vescovi e con la Curia Romana.
A livello universale, sottolineano la necessità di un migliore coinvolgimento dell’intero Popolo di Dio nei processi sinodali. In uno spirito di “scambio di doni”, potrebbero servire come fonte d'ispirazione le procedure e le istituzioni già esistenti in altre comunioni cristiane.
Quarto cambiamento: più incontri ecumenici
Papa Francesco ha continuato a sostenere la causa degli incontri ecumenici tra leader religiosi durante tutto il suo pontificato, collegandola sempre più all’attuale Sinodo sulla sinodalità (qui). Questi incontri sembrano destinati a continuare nello spirito del Vescovo di Roma, poiché la DCPU li segnala come il quarto cambiamento raccomandato.
“Un'ultima proposta è la promozione della 'fraternità conciliare' attraverso incontri regolari tra i leader della Chiesa a livello mondiale, al fine di rendere visibile e approfondire la comunione che già condividono”, si legge nel testo. “Nello stesso spirito, molti dialoghi hanno proposto diverse iniziative per promuovere la sinodalità tra le Chiese, soprattutto a livello di vescovi e primati, attraverso consultazioni regolari e azioni e testimonianze comuni”.
I commentatori hanno da tempo espresso preoccupazione circa l’effetto di tali incontri ecumenici (come lo svolgimento congiunto dei vespri cattolico-anglicani nella Basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma) poiché creano l’impressione che la Chiesa cattolica e il Papa siano su un piano di parità con tutta la moltitudine di religioni abitualmente rappresentate in tali eventi.
Parlando a questo corrispondente a Roma l'anno scorso, il vescovo Athanasius Schneider ha attestato che l'ecumenismo moderno “mina la verità che esiste una sola Chiesa di Dio e questa è la Chiesa cattolica, la Chiesa di Pietro, unita alla Santa Sede, cattedra di Pietro, i papi”.
Mentre il Vaticano promuove fortemente le azioni interreligiose, Schneider ha affermato che “tali gesti, o incontri interreligiosi, stanno minando queste verità, e quindi queste azioni devono cambiare”.
Ha aggiunto che i cattolici devono vigilare affinché la carità sia sempre praticata con i non cattolici, ma devono anche informare i non cattolici “che purtroppo sono in errore oggettivo e che sono chiamati da Dio ad unirsi alla Santa Madre Chiesa che è la Chiesa cattolica la volontà di Dio”.
Addio alla 'Chiesa universale'
Tra gli obiettivi specifici delle raccomandazioni dirette della DCPU, che concludono il testo, c’è un argomento particolarmente contorto contro la comprensione della Chiesa cattolica come “universale”. «Sembra particolarmente necessario chiarire il significato dell'espressione 'Chiesa universale'», scrive la DCPU, utilizzando un'altra frase standard, «chiarire il significato», che è più correttamente interpretato come «rifiutare».
La DCPU ha dichiarato che “a partire dal XIX secolo, la cattolicità della Chiesa è stata spesso intesa come la sua dimensione mondiale, in modo 'universalistico'”. Questa comprensione, Cdl. il dicastero di Koch, «non tiene sufficientemente conto della distinzione tra l'Ecclesia universalis (la 'Chiesa universale' in senso geografico) e l'Ecclesia universa (la 'Chiesa tutta', la 'Chiesa intera'), essendo quest'ultima la espressione più tradizionale del magistero cattolico”.
Avendo “una nozione meramente geografica della cattolicità della Chiesa”, la DCPU scrive che esiste il rischio di “dare luogo ad una concezione secolare di un 'primato universale' in una 'Chiesa universale', e di conseguenza ad una comprensione secolare della l’estensione e dei vincoli di tale primato”.
Invece, la DCPU ha sollecitato un cambiamento nella comprensione della Chiesa universale e del potere necessario per governare un organismo così universale. «Il primato romano va inteso non tanto come un potere universale in una Chiesa universale ( Ecclesia universalis ), ma come un’autorità al servizio della comunione tra le Chiese ( communio Ecclesiarum ), cioè di tutta la Chiesa ( Ecclesia universa )." Vale a dire, una volta eliminato il linguaggio, il papato non dovrebbe cercare di esercitare la sua autorità divina – l’autorità delineata nella Pastor Aeternus – e lavorare invece sull’uso di una pratica moderata del potere per promuovere l’unità ecumenica.
Conclusione
Raccogliendo insieme tutte le sue numerose pagine, Il Vescovo di Roma conclude esortando ad accogliere i suggerimenti e le raccomandazioni formulate, per operare un rinnovamento – un rinnovamento senza riserve – dell'“esercizio del ministero del Vescovo di Roma” e per approfondire favorendola l’unità ecumenica.
«Sulla base dei principi e delle raccomandazioni sopra indicati, frutto di una comune riflessione ecumenica, può essere possibile per la Chiesa cattolica rinnovare l'esercizio del ministero del Vescovo di Roma e proporre un modello di comunione basato su "un servizio di amore riconosciuto da tutti gli interessati» (UUS 95)», si legge nel testo. (Radici conciliari qui)
Come è già ampiamente documentato, l'ecumenismo moderno ha come scopo la semplice unità, e non l'unità come delineata nell'insegnamento tradizionale della Chiesa. (vedi) La subordinazione diretta del papato alla forma moderna di ecumenismo sembrerebbe essere la fase successiva di un lungo processo di “camminare insieme” ecumenico – insieme, ma lontano dalla verità.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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A I U T A T E, anche con poco,
l'impegno di Chiesa e Post-concilio anche per le traduzioni
(ora che sono sola ce n'è più bisogno)
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IBAN - Maria Guarini
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All'insegna dello " smantellamento della gerarchia "?
RispondiEliminaE' un documento di studio, quindi per il momento non dovrebbe cambiare nulla. Non credo comunque, che Francesco rinuncerebbe così alla leggera al primato pietrino. Nonostante quello che dice, si è dimostrato un papa accentratore come mai nessun altro.
RispondiEliminaI dodici Apostoli non erano tutti uguali, c'e' un ruolo nel Collegio dei 12..non sono mai stati tutti uguali. A Simone Pietro Gesu' attribuisce un ruolo con mille particolari e non dice "vi" faro' pescatori di uomini ma lo dice a Pietro perche' gli altri vadano con lui. La pesca e' di Pietro, Gesu' dice "non temere", non dire non ne sono degno perche' IO ti daro' la grazia. Diceva S.Pio da Pietrelcina : "Se con una mascella d'asino sono stati uccisi 200 Filistei cosa fara' Dio con un asino intero?"
RispondiEliminaLa pesca di Pietro, la pesca della Chiesa - Omelia del 16 giugno 2024
Don Alfredo Maria Morselli
Dogma TV
https://www.youtube.com/watch?v=nkGTn-QUVUU
Si potrebbe ipotizzare un rifiuto della grazia divina?
RispondiEliminaSospetto che papa Bergoglio, dittatore pro domo sua, voglia lasciare al successore solo macerie. In tal modo la ricostruzione sarà impossibile.
RispondiEliminaFirma di un accordo di partenariato strategico Russia - Repubblica Popolare Democratica di Corea.
RispondiEliminaBuon Putin a tutti, fenomeni!
https://it.euronews.com/2024/06/19/putin-a-colloquio-con-kim-jong-un-in-corea-del-nord-verso-la-firma-dellaccordo-per-il-part
Il Modernismo cerca di distruggere la fede e lo fa attraverso l'agnosticismo, per cui la fede, secondo i suoi adepti, non implica la certezza ma il dubbio, che sempre accompagna il credente. Quindi le verità di fede non sono più assolute ma relative, una religione alternativa a quella cattolica può avere crismi di verità, non vi è più una religione vera e le altre false come ha sempre insegnato il Magistero sula scorta delle S.Scritture e della Tradizione. Il Papa è una figura che il modernismo cerca di ridisegnare come sta facendo con tutto il resto. Che l'eresia, anzi la cloaca di tutte le eresie, faccia il suo lavoro non stupisce. Stupisce che glielo si lasci fare.
RispondiElimina&&&
voglia lasciare al successore solo macerie. In tal modo la ricostruzione sarà impossibile.
RispondiEliminaCosì sembra. Ma ciò che è umanamente impossibile, non lo è a Dio!
https://it.wikipedia.org/wiki/Roma_senza_papa
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