Nella nostra traduzione da OnePeterFive la consueta meditazione settimanale di p.
John Zuhlsdorf che ci aiuta ad approfondire la liturgia per tutta l'ottava. Oggi siamo a quella della V Domenica dopo Pentecoste [vedi]. Si tratta della settimana scorsa e così ho colmato il vuoto. Domani pubblicherò la traduzione relativa a questa settimana. Il versetto 1Pt 15 recita: Non vi sgomenti la paura che incutono e non vi agitate. Alla lettera, il titolo richiama piuttosto la loro paura, riferendosi – come si evince dal testo – alla paura di coloro che perseguitano chi ama il rito antico perché sconvolge le loro convinzioni e lo temono.
Diebus Saltem Dominicis –
V domenica dopo Pentecoste: Non vi sgomentate per la loro paura
Il commentatore liturgico del XX secolo Pius Parsch pensava che la seconda e la terza domenica dopo la Pentecoste mostrassero l'amore di Dio che ci invita (la parabola della Cena) e la sua ricerca di noi (la parabola della pecora smarrita).
Nella quarta domenica (qui - qui), Dio ha rivelato nella chiamata di Pietro e degli Apostoli gli strumenti per amministrare il suo amore e i messaggeri che ci invitano. Il Buon Pastore ha i Pescatori di uomini. In questa quinta domenica dopo la Pentecoste passiamo da un dipinto della Chiesa sull'amore di Dio per noi, a un'immagine del nostro amore per il prossimo, che è una dimostrazione che abbiamo riconosciuto l'amore e la provvidenza di Dio.
La nostra lettura dell'Epistola è tratta da 1 Pietro 3:8-15. Pietro si rivolge al gregge in difficoltà in Asia Minore in un periodo di persecuzione. In periodi del genere, è importante trattarsi bene a vicenda.
Vorrei ripeterlo, richiamando in particolare l'attenzione di coloro che sono attratti dal Vetus Ordo.
È importante trattarsi bene a vicenda. Ai tempi di Pietro, c'era la persecuzione. Le divisioni nella comunità erano fatali. Non è forse così anche oggi?
Mi chiedo se gli attacchi a coloro che amano il rito romano antico sarebbero così agevoli oggi se, fin dall'inizio, quando le restrizioni vennero allentate [col Summorum Pontificum -ndT], tutti coloro che erano coinvolti avessero mostrato maggiore unità, carità, zelo anche per il prossimo nelle loro parrocchie e cappelle sia nella collaborazione che nelle buone opere. È una mia supposizione, ma sospetto che il numero di partecipanti, devoti e rifugiati che sarebbero confluiti verso le più grandi promesse del Vetus Ordo sarebbe stato sbalorditivo, inattaccabile. Ma è essenziale per la vita spirituale restare radicati nell'hic et nunc, nel qui e ora, non lasciarsi trasportare dal miraggio di ciò che avrebbe potuto essere. Allo stesso tempo, è importante anche imparare dai nostri errori, correggerli e andare avanti con fiducia.
Pietro, nell'Epistola, esorta i fedeli a non sfogarsi quando vengono offesi, a non rendere ingiuria per ingiuria. Invece, benedire ed essere misericordiosi. Cristo è il modello per questo. Chi, nel v. 15, "glorifica Cristo Signore" nel suo cuore, come dice la versione Douay-Reims (DRV), agisce di conseguenza.
Per il Vangelo della domenica abbiamo una pericope dal Sermone sul Monte, Matteo 5:20-24. In questa parte del Sermone, il Signore dice che il comportamento, la " dikaiosyne? ... rettitudine" dei Suoi seguaci deve superare quella degli scribi e dei farisei. In cosa consiste? In parte, nel non rendere male per male. Non essere adirati verso gli altri. Non insultare. Sforzarsi, invece, nella riconciliazione, specialmente prima del culto sacro. Le parole del Signore ammettono poco margine di manovra: "chiunque dica: 'Stolto!' sarà soggetto al fuoco della Geenna" (v. 22). Qui, "stolto" è in aramaico, " Raka ", un indizio che Cristo, in effetti, ha detto questo. Raka significa "stupido", il che è la cosa più umiliante possibile nei confronti di un'altra immagine di Dio. Dobbiamo prendere il Signore in parola riguardo a quel punto "dell'inferno"?
L'insegnamento del Signore preclude ogni linguaggio duro verso il nostro vicino o nemico? In un'opera specifica sul Sermone della Montagna, Sant'Agostino d'Ippona (+430) ne analizza ogni versetto in un commento incomparabile. Riguardo all'essere arrabbiati con il proprio fratello, Agostino sottolinea "senza motivo". Egli unisce il chiamare qualcuno raka con "insignificante". Il Dottore della Grazia usa poi l'esempio di San Paolo, che chiamava i Galati "fratelli", e li chiamava anche "stolti".
Faremmo meglio a stare attenti alla rabbia. Paolo scrisse agli Efesini: "Adiratevi, ma non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira, e non date occasione al diavolo" (4:26). Se siamo ammoniti dal Signore a riconciliarci prima di andare davanti all'altare, allora non si può certo mettere in dubbio che dovremmo fare pace prima di andare a dormire alla fine della giornata.
"Non tramonti il sole sulla vostra ira". Che parole sagge, soprattutto per i membri della famiglia e per i vicini di casa di ogni tipo.
Infine, per questa quinta domenica dopo Pentecoste, uno dei versetti dell'Epistola ha catturato particolarmente la mia attenzione. In 1 Pietro 3, nella Vulgata abbiamo: " Timórem autem eórum ne timuéritis: et non conturbémini ", che nella DRV è reso: "Non sgomentatevi per paura di loro e non siate turbati". La KJV dice: "e non temete il loro terrore, né siate turbati". Il greco della prima parte recita: "τὸν δὲ φόβον αὐτῶν μὴ φοβηθῆτε… tòn dè phóbon autôn mè phobethête … non temete la loro paura/timore/terrore".
Qui phóbos potrebbe essere la minaccia spaventosa del nemico verso i cristiani. Tuttavia, potrebbe essere la paura che il nemico ha dei cristiani. Questa è la motivazione della persecuzione: la paura. Gli antichi cristiani venivano trattati male perché coloro che erano ancora impantanati nel mondo li temevano. Odiavano ciò che temevano. Volevano eliminare ciò che temevano in modo da poter rimanere impantanati nel mondo. Le vite e gli esempi dei cristiani, portati fuori da Pietro in questa lettura ("compassione, amore per i fratelli, un cuore tenero e una mente umile", non ricambiando il male con il male, ma piuttosto benedicendo) rimasero loro impressi. Il loro esempio convertì anche molti, il che rese il phobos dei loro nemici ancora più acuto e urgente.
Plus ça change, plus c'est la même chose [Più le cose cambiano più rimangono le stesse -ndT]. Questa dinamica è viva e vegeta oggi nel nostro "mondo post-cristiano", in cui la Chiesa è in declino. Non è improbabile che i movimenti contro il Vetus Ordo ai nostri tempi abbiano avuto un precedente nel mondo "pre-cristiano", quando la Chiesa stava crescendo. Coloro che stanno lavorando per abolire il Vetus Ordo stanno di fatto prendendo di mira il popolo che lo vuole. Il contenuto del Vetus Ordo ostacola il loro modo di essere. Lo stesso accade anche alle persone che lo scelgono. I poteri forti vogliono far "tramontare" il Vetus Ordo e costringere coloro che lo scelgono alla loro pura volontà.
Non lasciate che il sole tramonti sulla vostra ira. Non temete la loro collera.
Siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi; fatelo però con dolcezza e rispetto (1 Pietro 3:15).
Otto giorni dopo Tommaso è con gli Apostoli, nello stesso luogo ove gli altri avevano avuto la ‘visita’ di Gesù risorto.
RispondiEliminaGià, ma perché era ancora lì?
Che ci faceva con quei dieci soggetti che riteneva non degni di fiducia, non credibili oppure visionari?
Tommaso non lascia la Chiesa, non capisce, non crede alla testimonianza, ma non abbandona. Lascia il tempo a Dio di accontentarlo. Voleva avere lo stesso trattamento dei suoi compagni di viaggio, un viaggio finito male con la croce e la diaspora.
Restando - magari polemico, triste, avvilito e indisponente -, riceve la sua prova. Non è stato bravo a non credere e a dubitare della resurrezione, ma è anche vero che qui non si trattava di un uomo risuscitato come per Lazzaro, ma di un Uomo risorto. Con un corpo strabiliante, destinato a non morire mai più, in possesso di 4 caratteristiche precipue:
Impassibilità,
Spiritualità o sottigliezza,
Agilità,
Chiarezza.
Gesù Cristo è ora impossibilitato a soffrire e morire, ma sensibilissimo a tutte le delizie, capace di passare oltre i corpi solidi. Possiede un corpo libero di obbedire all’anima e quindi capace spostarsi ovunque con la sola volontà e infine un corpo bellissimo e luminoso, privo di imperfezioni, non soggetto al trascorere del tempo.
Era facile credere che quell’uomo massacrato, martoriato e ucciso crudelmente si presentasse bellissimo e immortale, con tanto di stigmate aperte, ma non dolenti e non sanguinanti?
Non è facile credere, ci insegna Tommaso, ma bisogna credere a chi ha visto, udito e toccato: a chi è testimone. Chissà che avrà pensato San Tommaso quando nel suo lunghissimo viaggio di evangelizzazione ha chiesto ai pagani di credere sulla sua di parola…
Il cristianesimo può anche attrarre l’ateo per le sue peculiarità solidali, fraterne, filosofiche, ecc. ma provate a indagare, anche tra coloro che vanno a Messa, sulla resurrezione dei corpi… e vi sentirete rispondere quel che udii San Paolo all’Arepàgo: “su questo ti sentiremo un’altra volta!”.
Rammento alle persone di fede che chi dirà le parole di San Tommaso “Mio Signore e mio Dio” al momento dell’elevazione dell’Ostia consacrata ottiene 7 anni di indulgenza e 7 quarantene (280 giorni).
Grazie a San Pio X.
RB
Dieci cose che vi "mancheranno" andando alla Messa tradizionale in latino.
RispondiElimina1. Le chierichette.
Cercate quanto volete, non le troverete. Poiché la giustificazione di questa innovazione moderna deriva dal Codice di Diritto Canonico del 1983 e da un chiarimento di Roma del 1994, il Rito tradizionale (che utilizza i libri e le norme liturgiche del 1962) non le prevede.
2. Lettori laici.
Solo il sacerdote (nella Messa bassa), o il diacono e il suddiacono (nella Messa alta) possono leggere le letture e il Vangelo, poiché questa funzione è, ovviamente, una funzione liturgica. In effetti, prima della loro eliminazione da parte di Papa Paolo VI nel 1972, gli ordini minori includevano quello di lettore proprio per questo scopo.
3. Ministri straordinari della Comunione.
O, come talvolta vengono erroneamente chiamati, ministri eucaristici. In nessuna parte del Rito romano tradizionale si trovano eserciti di laici (spesso donne) che irrompono nel santuario in abiti secolari per assistere alla distribuzione della Santa Comunione. Quando assistete (cioè partecipate) alla Messa tradizionale, riceverete Nostro Signore Eucaristico solo dalle mani consacrate di un sacerdote.
4. La Comunione in mano.
Nella Messa in latino i fedeli ricevono come tutti i cattolici occidentali fin dal primo millennio: in ginocchio e sulla lingua. Questo è, ovviamente, un mezzo con cui la Chiesa dimostra la sua riverenza per l'Eucaristia e la nostra stessa fede nella Presenza Reale. È anche un modo per evitare la profanazione del Sacramento.
5. Messa offerta di fronte al popolo (versus populum).
Non accade nella Messa in latino. Come il pilota di un aereo o l'autista di un'auto, il sacerdote si rivolge nella stessa direzione in cui ci rivolgiamo noi durante la Messa, ad orientem (verso est). Ricordate: il Santo Sacrificio è un'azione rivolta a Dio, non un semplice servizio o una conversazione tra amici.
6. Cattiva musica.
La musica dell'Oregon Catholic Press (O.C.P.), di Marty Haugen e David Haas, quei banali inni popolari degli anni '70 e '80, le canzoni protestanti di lode e adorazione... tutto questo manca nella Messa tradizionale in latino.
Nel Rito antico dovrete "accontentarvi" del sacro silenzio della Messa bassa, o del Canto Gregoriano, o anche (se siete benedetti) di Palestrina, Mozart e Bach di una Messa alta.
7. Stare in piedi.
Sebbene si rimanga in piedi per alcune parti della Messa, ci sono tre occasioni distinte in cui ci si inginocchia, invece di stare in piedi, nella Messa tradizionale: durante il Credo (alla professione dell'incarnazione... "E si è incarnato per mezzo dello Spirito Santo..."), per ricevere la Santa Comunione (come detto in precedenza) e per la benedizione finale alla fine della Messa (dopo l'Ita Missa est).
8. Improvvisazione.
Nella Messa tradizionale non sarete soggetti alla personalità, ai tentativi di umorismo o alle preferenze personali del celebrante. Le rubriche del Rito antico sono precise (qualcuno potrebbe dire rigide), e per una buona ragione. Il Rito richiede obbedienza e fedeltà. È stato dato a noi, sia al sacerdote che ai fedeli, e ci forma piuttosto che essere formato da noi.
9. Il segno della pace.
Nel vecchio rito non c'è interruzione della Messa per un incontro e un saluto con il ragazzo e la sua famiglia nel banco dietro di voi. Niente in questo momento distoglie l'attenzione dall'altare. Stiamo tutti (insieme) procedendo nella liturgia, singolarmente concentrati su Nostro Signore Eucaristico.
10. Il Vernacolare.
Forse questo dovrebbe essere ovvio, ma va comunque menzionato. La lingua liturgica del Rito Romano sarà ascoltata durante la Messa offerta nella forma tradizionale del Rito, come avviene dal terzo secolo. Naturalmente, l'omelia (o la predica) sarà rivolta ai fedeli nella loro lingua. Molti cattolici che non hanno familiarità con il Rito tradizionale non lo sanno e pensano il contrario.
Spero che un numero maggiore di fedeli cerchi la Messa in latino più vicina a loro e veda cosa si è perso.
Fonte: The Liturgy Guy
[Traduzione a cura di La Bellezza del Rito Romano Antico]