Nostro Signore ha compiuto la sua opera, ma noi non abbiamo compiuto la nostra. Egli ci ha indicato la via da seguire. Lui giaceva sulla croce alla fine, ma noi dobbiamo prenderla. Lui ha compiuto la redenzione nel suo Corpo fisico, ma noi non l’abbiamo completata nel suo Corpo Mistico. Lui ha realizzato la salvezza, ma le nostre anime ancora non vi hanno attinto. Ha edificato il Tempio, ma noi dobbiamo dimorarvi. Ha fatto il modello della croce, a cui noi dobbiamo adeguare le nostre. Ha riempito il calice, ma noi non ci siamo ancora dissetati. Ha seminato il grano, ma dobbiamo ammassarlo nei nostri granai. Ha compiuto il sacrificio del Calvario; noi dobbiamo portare a termine la Messa.
La Sua Crocifissione non era intesa come una tragedia da cui trarre ispirazione, ma come un’azione su cui modellare le nostre vite. Non si tratta di sedersi e guardare la croce come qualcosa che ormai è archiviato, come se fosse la vita di Socrate; al contrario, ciò che è avvenuto sul Calvario ci reca beneficio solo nella misura in cui lo ripetiamo nelle nostre vite. La Messa lo rende possibile, poiché rinnovando il Calvario sui nostri altari, non siamo spettatori, ma partecipiamo alla redenzione ed è lì che «compiamo» la nostra opera. Egli ci ha detto: «Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me» (Gv 12,32). Lui ha compiuto la sua opera quando è stato innalzato sulla croce, noi compiamo la nostra quando lasciamo che ci attiri a sé nella Messa.
La Messa lo rende visibile agli occhi di tutti, esponendo la croce ai crocevia delle civiltà; essa porta il Calvario così vicino che persino il piede più stanco può incamminarsi verso il suo tenero abbraccio; ogni mano può adesso toccare il suo sacro carico e ogni orecchio può udire il suo dolce appello, perché la Messa e la croce sono la stessa cosa. In entrambe c’è la stessa offerta della volontà del Figlio amato che si consegna perfettamente, lo stesso Corpo lacerato, lo stesso Sangue sparso, lo stesso perdono divino.
Dobbiamo portare con noi tutte le parole e azioni della Messa, per viverle, praticarle e intrecciarle con ogni circostanza e situazione della nostra vita quotidiana. Il suo sacrificio diventa il nostro attraverso l’offerta di noi stessi unita a lui; la sua vita offerta per noi diventa la nostra vita offerta per lui. Allora, torniamo a Messa come chi ha fatto la propria scelta, volgendo le spalle al mondo e diventando altri Cristi per la nostra generazione, come potenti testimoni dell’Amore che è morto perché noi vivessimo con lui.
(Fulton J. Sheen, da “Il Calvario e la Messa”, opera all’interno del libro “Signore, insegnaci a pregare” edizioni Ares)
Dovrai combattere molte battaglie, ma non preoccuparti, perché alla fine vincerai la guerra davanti al Santissimo Sacramento.
RispondiElimina(Fulton Sheen)
Preghiera per l’ultima ora
RispondiEliminaQuando la morte riderà di me
Come chi ride ultimo,
e fiaccherà le membra ad una ad una,
resti con me la tua Forza.
Quando il pensiero sprofonderà nel vuoto,
quando la volontà sarà smarrita,
quando dimenticherò il mio nome
resti con me il tuo Nome.
Quando verrà la fine dei discorsi,
e la lingua, così loquace un tempo,
sarà rigida in un mutismo di tomba,
resti con me la tua Parola.
Quando passerà tutta l’apparenza,
che il veggente sognava a occhi aperti,
e nuda apparirà la superbia del nulla
colma di Te il mio vuoto.
(Sergej Averincev)