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sabato 26 ottobre 2024

Gesù Cristo è Re e Signore. Egli è il sovrano dei re della terra.

Domani troverete la meditazione sulla Santa Messa della Festa di Cristo re, che si celebra l'ultima Domenica di ottobre, con rimandi ai precedenti. Di seguito alcuni accenni. Per domani alle h. 16 a Sant'Anna al Laterano ricordo la Santa Messa di ringraziamento a conclusione del Pellegrinaggio Summorum Pontificum 2024, che si concluderà con l'Adorazione e la Consacrazione al Cuore di Gesù.  

Gesù Cristo è Re e Signore
Egli è il sovrano dei re della terra.

Nel 325 si tiene il primo Concilio ecumenico nella città di Nicea in Asia Minore. In questa circostanza viene definita la divinità di Cristo contro le eresie di Ario: “Cristo è Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero”.
1600 anni più tardi, nel 1925, Pio XI proclama che il modo migliore per vincere le ingiustizie è il riconoscimento della regalità di Cristo. “Poiché le feste – scrive – hanno una efficacia maggiore di qualsiasi documento del magistero ecclesiastico, esse infatti istruiscono tutti i fedeli e non una sola volta ma annualmente, e raggiungono non solo lo spirito ma i cuori” (cfr. Enciclica Quas Primas 11 dicembre 1925). La data stabilita è l'ultima domenica di ottobre, cioè la domenica precedente la "festa di tutti i Santi.”
Nel 1900 Papa Leone XIII disse: "Il mondo ha sentito parlare abbastanza dei "diritti dell'uomo". Adesso ascolti anche i "diritti di Dio". Questa frase è fondamentale per comprendere cosa si intende realmente quando i cattolici proclamano che "Cristo è Re". Con essa si vuole sottolineare che Gesù Cristo è Signore della storia e del tempo.
La storia di questa festa trae le proprie origini nel 1899 quando Papa Leone XIII sancì la consacrazione universale al Cuore di Gesù [qui].
Per riparare gli oltraggi fatti a Gesù Cristo dall'ateismo ufficiale, la Santa Chiesa si degni stabilire una festa liturgica che, sotto un titolo da essa definito, proclami solennemente i sovrani diritti della persona regale del Cristo Re per riparare le ingiurie fatte subire a Gesù Cristo.

"Ma, per addentrarci di più nell’argomento, tutti possono vedere che il nome e il potere di Re spettano a Cristo nel senso proprio del termine. È nella qualità d’uomo che Cristo ha ricevuto dal Padre la potenza, l’onore, la regalità, perché il Verbo di Dio, che è consostanziale al Padre, tutto possiede in comune col Padre e, per conseguenza anche il potere sovrano e assoluto su tutte le cose …

La Regalità di Cristo poggia sopra l’unione mirabile che vien detta unione ipostatica. Ciò posto, gli angeli e gli uomini devono adorare Cristo in quanto è Dio, ma devono obbedire a lui e manifestargli sottomissione anche in quanto uomo, cioè, per il solo motivo dell’unione ipostatica Cristo ha avuto potere su tutte le creature…“.

“La regalità di Cristo comporta un triplice potere: legislativo, giudiziario, esecutivo. Senza questi poteri non si concepisce alcuna regalità. I Vangeli non solo ci assicurano che Cristo ha confermato delle leggi, ma ce lo presentano mentre stabilisce delle leggi... Gesù dichiara inoltre che il Padre gli ha concesso un potere giudiziario... e il potere giudiziario implica il diritto di decretare per gli uomini pene e ricompense anche in questa vita. Il potere esecutivo deve poi essere attribuito a Cristo, perché l’obbligo di obbedire ai suoi ordini è per tutti necessario, avendo egli stabilito pene alle quali nessuno che sia colpevole potrà sottrarsi”. "Ma come risponderemmo se il Signore ci domandasse: tu, mi lasci regnare dentro di te"?

Noi tutti, nel considerare la santa Umanità di Nostro Signore, sentiamo nelle nostre anime una gioia immensa: un Re dal cuore di carne, come il nostro, che pur essendo l'autore dell'universo e di ogni singola creatura, non impone il suo dominio con prepotenza, ma viene come un poverello a chiedere un po' d'amore, mostrandoci, in silenzio, le sue mani piagate.

Perché allora tanti lo ignorano? Perché si sente ancora la protesta crudele: Nolumus hunc regnare super nos (Lc 19, 14), non vogliamo che regni su di noi? Vi sono milioni di uomini che si oppongono a Gesù Cristo, o piuttosto alla sua ombra, perché non lo conoscono, non hanno visto la bellezza del suo volto, ignorano le meraviglie della sua dottrina. Dinanzi a questo triste spettacolo ci dovremmo sentire spinti alla riparazione; dinanzi al clamore incessante, fatto di opere ignobili più che di parole, dovremmo sentire il bisogno di gridare: Oportet illum regnare (1 Cor 15, 25), egli deve regnare.

Molti non tollerano che Cristo regni e gli resistono in mille maniere: negli orientamenti di fondo della vita e della convivenza umana, nei costumi, nella scienza, nell'arte. Persino nella vita stessa della Chiesa! — scrive sant'Agostino — ai malvagi che bestemmiano Cristo. Sono rari, infatti, quelli che lo bestemmiano con la lingua, ma sono molti quelli che lo bestemmiamo con la propria condotta (SANT'AGOSTINO, In Ioannis Evangelium tractatus, 27, 11 [PL 35, 1621]).

Taluni, per una superficiale questione di parole, si sentono infastiditi anche solo dall'espressione Cristo Re, come se il regno di Cristo potesse essere preso per una formula politica, o piuttosto perché la confessione della regalità di Cristo li condurrebbe anche ad ammettere una legge. E infatti non tollerano la legge, nemmeno quella del precetto amabilissimo della carità, perché non vogliono avvicinarsi all'amore di Dio e preferiscono servire soltanto il proprio egoismo.

Da tanto tempo il Signore mi spinge a ripetere un grido silenzioso: Serviam, servirò. Chiediamogli di accrescere in noi il desiderio di donazione, di fedeltà alla sua chiamata divina, in semplicità, senza spettacolo, senza rumore, in mezzo alle attività quotidiane. Rendiamogli grazie dal profondo del cuore e rivolgiamogli la nostra preghiera di sudditi — di figli! — e la nostra bocca si riempirà di latte e di miele e sarà dolce per noi parlare del Regno di Dio, che è Regno di libertà: la libertà che Egli stesso ci ha conquistato (cfr Gal 4, 31). È Re e desidera regnare nei nostri cuori di figli di Dio. Ma mettiamo da parte l'immagine che abbiamo dei regni della terra: Cristo non domina né cerca di imporsi, perché non è venuto per essere servito, ma per servire. Suo regno è la pace, la gioia, la giustizia. Cristo, nostro re, non vuole da noi ragionamenti inutili, ma fatti, perché non chiunque mi dice: «Signore, Signore!» entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli (Mt 7,21).

Dov'è il re? Dove cercarlo se non là dove vuole regnare, cioè nel cuore, nel tuo cuore? Per questo si fa bambino: chi non ama infatti una piccola creatura? Dov'è allora il re, il Cristo che lo Spirito Santo cerca di formare nella nostra anima? Non può essere di certo nella superbia che ci separa da Dio, non nella mancanza di carità che ci isola. Lì Cristo non c'è; lì l'uomo resta solo. Cristo deve regnare innanzitutto nella nostra anima. "Ma come risponderemmo se ci domandasse: tu, mi lasci regnare dentro di te"? Io gli risponderei che per farlo regnare in me ho un grande bisogno della sua grazia: soltanto così anche il palpito più nascosto, il sospiro impercettibile, lo sguardo più insignificante e la parola più banale, perfino la sensazione più elementare, tutto potrà tradursi in un osanna a Cristo, il mio Re. Se lasciamo che Cristo regni nella nostra anima, non saremo mai dei dominatori, ma servitori di tutti gli uomini.

4 commenti:

  1. Gesù è il re: per Cristo, con Cristo è in Cristo ogni cosa è stata creata e tutto sussiste in Lui. Re perché regge tutto, stando sotto, nascosto, a fondamento. L’umiltà che tiene su tutto: senza di lui non possiamo nulla. Re perché regna sulla storia, costituendone la garanzia di giustizia.

    Noi siamo una goccia in questo mare: la goccia che si abbandona al Mare diventa lui, ma la goccia che volesse farsi mare senza il mare e’ gravemente disorientata, mancando e inciampando: il peccato.

    Allora il Regno del Padre è vicinissimo a chi ha gli stessi sentimenti di Cristo. Viceversa si sta in un’eterna separazione, infernale.

    Non c’è nulla al di fuori del Tutto. Nessuno svanisce nel nulla è tutto va al suo posto, secondo giustizia. Viva Cristo re!

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  2. “Quando Gesù era ancor giovane, le persone afflitte e i bambini venivano da tutti i dintorni a vederlo per godere del suo aspetto, e si dicevano a vicenda: Andiamo a vedere il piccolo Gesù, il bel Figlio di Maria. La maestosa bellezza del suo volto, dice il Crisostomo, era talmente dolce e incuteva insieme tanto rispetto, che chi lo conosceva non poteva non amarlo, e perfino dei re, pur di lontani paesi, alla fama della sua bellezza, vollero averne il ritratto. Alcuni autori assicurano che, se i soldati romani e i Giudei gli velarono il volto, fu solo per schiaffeggiarlo e percuoterlo più facilmente, poiché traspariva dai suoi occhi e dal suo volto uno splendore di bellezza così dolce e così incantevole, da disarmare i più crudeli.”

    da L’Amore dell’Eterna Sapienza, Montfort

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  3. "Potreste fornirci qualche prova della condizione creata della società?"

    "Oltre alla testimonianza di Dio e dello Spirito Santo nelle Scritture, oltre alla testimonianza della Santa Chiesa, possiamo presentare delle prove di tipo razionale. Ogni società è composta da uomini. Ogni uomo è creatura. Pertanto, i rapporti reciproci fra uomini sono una cosa creata. Inoltre, ogni società, come ogni Nazione, costituisce una realtà veramente esistente. Questa realtà è un tutto morale che esiste veramente al di fuori di Dio. Dal momento che essa non è Dio, è stata creata da Dio da cui non può che dipendere in maniera assoluta, come ogni creatura dipende dal Creatore.

    C'è un'altra verità fondamentale. Non solo l'uomo dipende da Dio in quanto creatura; dipende da Lui anche perché Dio è il suo fine supremo e ultimo. È evidente che l'obiettivo finale di ogni cosa creata è Dio. In modo più specifico, Dio è la meta ultima, suprema ed infinita di ogni creatura intelligente. L'uomo è fatto per giungere a Dio. Deve capire che è stato creato con questo scopo e deve volerlo raggiungere. Ora, Dio ha posto l'uomo in condizioni tali da poter vivere solo in società.
    Dunque, in qualità di essere sociale, l'uomo deve avere come meta finale e suprema Dio.

    Sostenere il contrario significherebbe affermare che l'uomo trova il fine della società nella società stessa, atteggiamento che costituirebbe un'idolatria. Ma le società come tali non passano all'eternità. È evidente che esse trovano il loro fine ultimo nel fatto che l'intelligenza e la volontà degli uomini giungono a Dio dentro e tramite le società."

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  4. Dobbiamo realmente capire che il ribaltamento del bene in male è avvenuto ed avviene in noi stessi a fasi alterne. Questo alternarsi ci giustifica e ci condanna ad un tempo, ponendoci in una continua contraddizione. Parimenti il potere mondano restringe sempre più le nostre reali libertà concedendoci il diritto a fatue illusorie false libertà, cioè concede il diritto all'arbitrio personale qui ed ora. Questa situazione mi ricorda la condizione di quelle persone che, nei tempi passati, si fingevano di una religione mentre erano interiormente di un'altra. Quando studiai l'esistenza di questo fenomeno non lo capii, mi parve una mostruosità. Oggi lo capisco perché è  parte della nostra quotidianità. Questo significa che interiormente siamo tutti scissi, poco o tanto, potenti e perseguitati. Il cavallo bianco e quello nero non sono più fuori di noi, ma dentro di noi dove si sono fusi in un cavallo grigio incoerente nel bene autentico, quindi sull'orlo della follia.  Oggi le guide di molti popoli si trovano entro la follia manifesta, operante di continuo, tale da aver contagiato gran parte dei propri popoli. Resta una sola strada per superare la scissione interiore e gli equilibrismi del pensiero che si finge onnipotente: tornare a Gesù Cristo, Re dell'universo, cioè  al sì sì, no no. All'Uno e Trino. Padre, Figlio e Spirito Santo, cioè unione naturale inscindibile di Dio che ci ha creato a Sua immagine e somiglianza. Per guarire non dobbiamo che imitare l'unione naturale inscindibile di Dio, che nel Figlio ha voluto offrirci l'esempio unico da imitare e nello Spirito Santo ci dona, di giorno in giorno, di momento in momento, la forza, se non Lo rifiutiamo con la nostra turpe follia, per essere santificati, cioè  per tornare ad essere Creature di Dio, Uno e Trino,  a pieno diritto. Questo è il vero, reale, unico progresso della umanità. Il resto fuffa.
    m.a.

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