Nella nostra traduzione da Via Mediaevalis l'articolo che segue, dopo la illustrazione della visione del tempo nella via media medievale, accenna all'Umanesimo rinascimentale propedeutico all'illuminismo che rappresenta lo sviluppo tardivo dell'inversione dell'ordine cosmico, per poi tornare alla prospettiva che trascende il tempo del monastero, che approfondirà nell'articolo successivo.
Il tempo nella Via Media
Vita medievale: un viaggio attraverso i cicli verso la città celeste
Dopo aver esplorato il monastero medievale come luogo in cui il passaggio del tempo era poetico e cosmologico piuttosto che meccanico [qui], abbiamo discusso del tempo storico come fenomeno lineare, "orientato a un obiettivo" nella cultura moderna [qui] e come fenomeno ciclico nella cultura antica [qui]. Ora volgeremo la nostra attenzione a quella via media inesauribilmente stimolante tra Modernità e Antichità, quei dieci secoli che ci appaiono come età di mezzo nella vita dell'uomo occidentale e che chiamiamo Medioevo.
Come ha suggerito un lettore in un commento al post precedente, "possono essere corrette sia la linearità che le interpretazioni cicliche della storia"? Possiamo trovare in queste due modalità temporali non una mera opposizione, ma piuttosto "un paradosso illuminante"? In effetti sì, dobbiamo solo guardare alla cultura medievale che, come ha riconosciuto l'eminente sociologo Pitirim Sorokin (1889-1968), era informata dalla coesistenza armoniosa del tempo ciclico e del tempo lineare:
Riassumendo i tratti principali dell'immaginario dell'epoca medievale, vediamo che la concezione escatologica (con i due “punti perfetti terminali”) e le concezioni cicliche o infinitamente ondeggianti vanno per la maggiore.(1)Analizziamo nel dettaglio questo passaggio cruciale:
- Quando Sorokin descrive il periodo medievale come "ideativo", intende dire che la mentalità culturale era prevalentemente mistica, con fiducia riposta più nella fede e nell'autorità che nelle scienze naturali e nelle osservazioni empiriche. Una società ideativa gravita naturalmente verso il tempo non lineare, anziché attendere con ansia le scoperte scientifiche e i progressi tecnologici che il futuro porterà, trova conforto nell'eterno "adesso" del regno spirituale, verità nei grandi pensatori del passato e ispirazione negli eroi senza tempo della storia e della leggenda.
- Invece della parola "lineare", Sorokin usa "escatologico". Questo è un termine più specifico per il modello storico che Sant'Agostino, come spiegato nel post precedente [qui], vedeva come la risposta inevitabile alla teologia cristiana. L'escatologia è la teologia delle cose ultime, la fine di ogni vita umana, la fine del mondo intero, e i due "punti terminali" che Sorokin menziona sono l'inizio della storia dell'umanità (nel Giardino dell'Eden) e il completamento della storia dell'umanità (nel regno celeste, dopo il Giudizio Universale). Il Medioevo era lineare in questo senso escatologico, perché tutti, da Piero l'aratore al Sacro Romano Imperatore, vedevano la propria vita individuale e tutta la civiltà umana come un viaggio di sola andata: la vita finisce con la morte e il giudizio, seguiti da un destino eterno e irrevocabile in cielo o all'inferno, e la civiltà finisce con un nuovo cielo e una nuova terra, quando il Signore Cristo ritornerà nella gloria.
- E tuttavia, la cultura medievale ha mescolato questa visione lineare ed escatologica con il tempo "ciclico o infinitamente ondulato". Perché? Perché l'esistenza delle comunità medievali, le fatiche dei corpi medievali e l'intreccio dei pensieri nelle menti medievali risuonavano così profondamente e così fortemente con i cicli della Creazione. Anche Sant'Agostino lo vide, e altrettanto fecero Pietro Abelardo, Ruggero Bacone, Roberto Grossatesta, Alberto Magno, Dante, Tommaso d'Aquino e molti altri: i cicli del mondo naturale, in particolare quelli del cosmo celeste, influenzano le nostre vite come individui e plasmano la nostra storia come società. Sono scritti nel cuore stesso della natura umana e nella struttura stessa della civiltà umana. Sono parte di noi e noi siamo parte di loro.
Questa è la risposta medievale al tempo storico e al posto dell'umanità al suo interno. Questo è il punto cruciale, la riconciliazione, il punto di equilibrio, l'unione divina dove, come dice il salmista, "giustizia e pace si sono baciate". Possiamo trovare la pace in questo mondo, fatto per noi e redento per noi, dotato di equilibrio e ordine ciclico e movimenti armoniosi, pieno di cose vecchie e sempre nuove, sempre in movimento ma sempre di ritorno, illuminato da stelle che dipingono immagini nel cielo e da un sole che senza dubbio sorgerà, non importa quanto oscura e disperata potesse apparire la vita quand'era tramontato.
E ci sarà giustizia alla fine, quando la morte ci avrà raggiunti, quando il giudizio sarà proclamato, quando “il primo cielo e la prima terra saranno passati, e non ci sarà più il mare”. Ci sarà giustizia, che non è sinonimo di “punizione”, ma significa proporzione, equità, ricompensa, il ripristino dell’armonia. Includerà la punizione, ma solo per coloro che la meritano. E includerà anche grandi doni:
Ed egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi; e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né fatica, perché le cose di prima sono passate.
E tuttavia neppure la fine è la fine, perché dopo che le grandi città degli uomini saranno perite, dopo che tutte le cose del mondo saranno passate,
Vidi la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo… E colui che sedeva sul trono disse: Ecco, io faccio nuove tutte le cose. E mi disse: Scrivi, perché queste parole sono fedeli e veraci. E mi disse: È fatto, io sono l'Alfa e l'Omega, il principio e la fine.
La società medievale, quindi, era sempre immersa nel viaggio epico della vita umana, accompagnata dalla marcia irreversibile del tempo mentre si muoveva costantemente dall'Eden, attraverso l'Incarnazione e la Redenzione, verso la città celeste e il compimento di tutte le cose. E durante questo viaggio, era sempre immersa nella Creazione come appariva ai sensi: bella, ritmica, sublimemente ciclica, meravigliosamente permanente rispetto alle vite brevi e fragili di uomini e animali.
C'è, tuttavia, un'altra forma di tempo che discerniamo nella cultura medievale, e questo sarà il nostro argomento di discussione martedì. È il tempo che ci aspetteremmo di trovare in una cultura che pensa spesso e profondamente allo spirito umano, che è immortale, e al Creatore, che trascende completamente il tempo nella Sua suprema perfezione e immutabilità. Questo è tempo che non è affatto tempo, ma piuttosto un pallido e misterioso riflesso dell'eternità di Dio.
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1. Pitirim A. Sorokin, Dinamiche sociali e culturali, vol. 2. American Book Company (1937), p. 372.
Cominciate, dunque, col persuadervi che le amicizie, le gioie del matrimonio, il brivido del guadagno, il tramonto del sole, la stella vespertina, i capolavori dell’arte e della musica, l’oro e l’argento della terra, le industrie e le comodità della vita sono tutti doni di Dio. Dio manda giù come altrettante gocce queste cose sul cammino della vita, per dire a tutti: «Se esse sono tanto belle, quanto più deve essere bella la Bellezza?». Dio le crea come altrettanti ponti per arrivare fino a lui. Dopo aver goduto le buone cose della vita, dovete dire: «Se la scintilla dell’amore umano è così brillante, come dev’essere la Fiamma?».
RispondiElimina(Fulton J. Sheen, da "Fatti per l'eternità: introduzione al Cristianesimo" edizioni Mimep)
" La meditazione è il braciere dove si ravviva la
RispondiEliminacustodia del cuore. Con la fedeltà alla meditazione saranno vivificati tutti gli altri esercizi di pietà.
L’anima acquisterà a poco a poco la vigilanza e lo spirito di orazione, ossia l’abitudine di ricorrere e con
più frequenza a Dio. L’unione con Dio nell’orazione produrrà l’unione intima con Lui anche durante le
occupazioni più assorbenti.
L’anima che vive così unita a Dio con la custodia del cuore, attirerà sempre di più sopra di sé i doni
dello Spirito Santo e le virtù infuse, e forse Iddio la chiamerà, ad un grado di orazione più elevato. "