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domenica 17 novembre 2024

Domenica sesta dopo l'Epifania (traslata)

Domenica VI dopo l'Epifania

Quando la Pasqua è bassa, quando cioè cade alla fine di marzo (come quest'anno) o al principio di aprile, le Domeniche di Pentecoste sono più di 24. Allora, dopo la XXIII Domenica dopo Pentecoste si inseriscono le Domeniche avanzate dopo l'Epifania, e precisamente: se sono 25, vi si inserisce la VI dopo l'Epifania; se sono 26, vi si inseriscono la V e la VI; se sono 27, vi si inseriscono la IV, la V, la VI; se sono 28, vi si inseriscono la III, la IV, la V, e la VI, così che la XXIV sia sempre l'ultima. La messa di queste quattro Domeniche è così composta: l'Introito, il Graduale, l'Offertorio e la frase Alla Comunione sono tolti dalla XXIII domenica dopo Pentecoste; l'Orazione, l'Epistola, Il Vangelo, la Secreta, e l'Orazione dopo la Comunione sono invece tolte dalle rispettive Domeniche dopo l'Epifania. Sulla Messa di oggi: Il demonio, autore del male, semina nell’ombra la zizzania che fa nascere nel campo del padre di famiglia le cattive erbe insieme al grano. La separazione necessaria si farà: se la zizzania cresce sarà gettata nel fuoco; ma bisogna aspettare il tempo della messe. Tale è la disposizione provvidenziale di Dio: la separazione dei cattivi dai buoni è rimandata alla fine dei tempi. Il giudizio spetta a Dio. Per quanto sta a noi, usiamo la bontà, la dolcezza, la pazienza verso tutti, senza distinzioni. Questa carità paziente, bisogna dirlo, non implica affatto compromessi o rinunce. Essa non è neanche orgoglio o presunzione. Da poveri uomini che costantemente hanno bisogno di perdono e di soccorso da parte di Dio, essa non è che l’umile coscienza di amare e perdonare, come Dio ama e perdona. Di seguito al testo di Guéranger trovate il proprio della Messa.

Messa
EPISTOLA (1Ts 1,2-10). - Fratelli: Noi rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, facendo continuamente memoria di voi nelle nostre orazioni, ricordandoci, davanti a Dio e Padre nostro, dell'opera della vostra fede, dei sacrifizi della vostra carità e della ferma vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, sapendo, o fratelli da Dio amati, che siete degli eletti. Infatti il nostro Vangelo tra di voi non fu solo a parole, ma anche nelle virtù e nello Spirito Santo e in molto accertamento; voi del resto ben sapete quali siamo stati fra di voi per vostro bene. E voi siete divenuti imitatori nostri e del Signore avendo ricevuto la Parola in mezzo a molte tribolazioni con la gioia dello Spirito Santo, fino a divenire modello a tutti i credenti nella Macedonia e nell'Acaia. Infatti da voi la parola di Dio si è divulgata, non solamente per la Macedonia e per l'Acaia, ma da per tutto si è propagata anche la fama della fede che voi avete in Dio, e tanto che non abbiamo bisogno di parlarne; perché la gente stessa parla di noi, raccontando in che modo siamo venuti da voi e per aspettare dai cieli il suo Figliolo, che egli ha risuscitato da morte, Gesù, il quale ci ha salvati, dall'ira ventura.
L'elogio che fa qui san Paolo della fedeltà dei cristiani di Tessalonica alla fede che avevano abbracciata, elogio che la Chiesa oggi ci pone nuovamente sotto gli occhi, sembra piuttosto un rimprovero per i cristiani dei nostri giorni. Quei neofiti, dediti ancora, la vigilia, al culto degli idoli, si erano lanciati con ardore nella via del cristianesimo, tanto da meritare l'ammirazione dell'Apostolo. Molte generazioni di cristiani ci hanno preceduti, siamo stati rigenerati fin dal nostro ingresso, in questa vita, abbiamo succhiato per così dire con il latte la dottrina di Gesù Cristo: e tuttavia la nostra fede è ben lontana dall'essere viva e i nostri costumi puri come quelli di quei primi fedeli. Tutto il loro impegno consisteva nel servire il Dio vivo e vero, e nell'attendere la venuta di Gesù Cristo; la nostra speranza è la stessa che faceva palpitare i loro cuori: perché dunque non imitiamo la generosa fede dei nostri antenati? Il fascino del presente ci seduce. L'incertezza di questo mondo passeggero ci è dunque ignota? E non abbiamo timore di trasmettere alle generazioni che ci seguiranno un cristianesimo fiacco e sterile ben diverso da quello che Gesù Cristo ha istituito, che gli Apostoli hanno predicato e che i pagani dei primi secoli abbracciarono a costo di qualunque sacrificio?
VANGELO (Mt 13,31-35). - In quel tempo: Gesù propose alle turbe questa parabola: È simile il regno dei cieli a un chicco di senapa che un uomo prese e seminò nel suo campo: esso è certamente il più piccolo dei semi, ma cresciuto che sia, è il maggiore di tutti gli erbaggi e diviene albero, tanto che gli uccelli del cielo vanno a posarsi tra i suoi rami.
Disse loro un'altra parabola: Il regno dei cieli è simile al lievito che una donna prende e nasconde in tre misure di farina finché tutto fermenta. Tutte queste cose Gesù le disse alle turbe in parabole, e non parlava loro che in parabole, affinché s'adempisse quanto era stato detto dal profeta: Aprirò la mia bocca in parabole, manifesterò cose occulte fin dal principio del mondo.
Nostro Signore ci presenta oggi due simboli molto espressivi della sua Chiesa, che è il suo regno e che ha inizio sulla terra per avere il compimento in cielo. Che cosa è quel grano di senapa, nascosto nell'oscurità del solco, nascosto ad ogni sguardo, e che riappare quindi come un germe appena percettibile ma che cresce sempre fino a diventare un albero? Non è forse la divina parola diffusa oscuramente nella terra di Giudea, soffocata per qualche istante dalla malizia degli uomini fino ad essere posta in un sepolcro, e che poi si leva vittoriosa e si estende presto su tutto il mondo? Non era passato ancora un secolo dalla morte del Salvatore, e già la sua Chiesa contava membri fedeli molto al di là dei confini dell'Impero romano. Da allora, ogni genere di tentativi è stato fatto per sradicare quel grande albero; la violenza, la potenza, la falsa sapienza vi hanno perso il proprio tempo. Tutto quello che hanno potuto fare è stato di strappare qualche ramo, che la linfa vigorosa dell'albero ha subito sostituito. Gli uccelli del cielo che vengono a cercare asilo e ombra sotto i suoi rami, sono - secondo l'interpretazione dei Padri - le anime che, attratte dalle cose eterne, aspirano ad un mondo migliore. Se siamo degni del nome di cristiani ameremo quell'albero, e non troveremo pace e sicurezza che sotto la sua ombra protettrice.
La donna di cui si parla nella seconda parabola, è la Chiesa, madre nostra. È essa che, ai primordi del cristianesimo, ha nascosto, come un lievito segreto e salutare, la divina dottrina nella massa dell'umanità. Le tre staia di farina che ha fatto lievitare per formarne un pane delizioso sono le tre grandi famiglie della specie umana, uscite dai tre figli di Noè e alle quali risalgono tutti gli uomini che abitano la terra. Amiamo questa madre, e benediciamo quel lievito celeste per il quale siamo diventati figli di Dio, diventando figli della Chiesa.

Preghiamo
Fa', o Dio onnipotente, che noi, meditando sempre cose spirituali, compiamo con le parole e coi fatti ciò che ti è gradito.
(da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 247-249)

* * *
Proprio della Messa

Intróito
Ger. 29, 11, 12, 14 e Sal. 84, 2 Dicit Dóminus: Ego cógito cogitatiónes pacis, et non afflictiónis: invocábitis me, et ego exáudiam vos: et redúcam captivitátem vestram de cunctis locis. Sal. Benedixísti, Dómine, terram tuam: avertísti captivitátem Iacob. ℣ Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto. Sicut erat in princípio, et nunc, et sem- per, et in sǽcula sæculórum. Amen. - Dicit Dóminus: Ego cógito cogitatiónes pacis, et non afflictiónis: invocábitis me, et ego exáudiam vos: et redúcam captivitátem vestram de cunctis locis.

Oratio
Præsta, quǽsumus, omnípotens Deus: ut semper rationabília meditántes, quæ tibi sunt plácita, et dictis exsequámur, et factis. Per Dóminum nostrum Iesum Christum, Fílium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.

Léctio 
Epístolæ ad Thessaloncenses
1, 2-10
Fratres: Grátias ágimus Deo semper pro ómnibus vobis, memóriam vestri faciéntes in oratiónibus nostris sine intermissióne, mémores óperis fídei vestræ, et labóris, et caritátis, et sustinéntiæ spei Dómini nostri Iesu Christi, ante Deum et Patrem nostrum: sciéntes, fratres, dilécti a Deo, electiónem vestram: quia Evangélium nostrum non fuit ad vos in sermóne tantum, sed et in virtúte, et in Spíritu Sancto, et in plenitúdine multa, sicut scitis quales fuérimus in vobis propter vos. Et vos imitatóres nostri facti estis, et Dómini, excipiéntes verbum in tribulatióne multa, cum gáudio Spíritus Sancti: ita ut facti sitis forma ómnibus credéntibus in Macedónia et in Acháia. A vobis enim diffamátus est sermo Dómini, non solum in Macedónia et in Acháia, sed et in omni loco fides vestra, quæ est ad Deum, profécta est, ita ut non sit nobis necésse quidquam loqui. Ipsi enim de nobis annúntiant qualem intróitum habuérimus ad vos: et quómodo convérsi estis ad Deum a simulácris, servíre Deo vivo et vero, et exspectáre Fílium eius de cælis (quem suscitávit ex mórtuis) Iesum, qui erípuit nos ab ira ventúra.

Graduale  Sal 43, 8-9 
Liberásti nos, Dómine, ex affligéntibus nos: et eos, qui nos odérunt, confudísti. ℣ In Deo laudábimur tota die, et in nómine tuo confitébimur in sǽcula.

Allelúia Sal 129, 1-2
Allelúia, allelúia. ℣ De profúndis clamávi ad te, Dómine: Dómine, exáudi oratió- nem meam. Allelúia.

Gloria

Sequéntia ✠ sancti Evangélii
(Mt 13,31-35)
In illo témpore: Dixit Iesus turbis parábolam hanc: Símile est regnum cælórum grano sinápis, quod accípiens homo seminávit in agro suo: quod mínimum quidem est ómnibus semínibus: cum autem créverit, maius est ómnibus oléribus, et fit arbor, ita ut vólucres cæli véniant, et hábitent in ramis eius. Aliam parábolam locútus est eis: Símile est regnum cælórum ferménto, quod accéptum múlier abscóndit in farínæ satis tribus, donec fermentátum est totum. Hæc ómnia locútus est Iesus in parábolis ad turbas: et sine parábolis non loquebátur eis: ut implerétur quod dictum erat per Prophétam dicéntem: Apériam in parábolis os meum, eructábo abscóndita a constitutióne mundi.

Credo

Offertorium Sal. 129, 1-2
De profúndis clamávi ad te, Dómine: Dómine, exáudi oratiónem meam: de profúndis clamávi ad te, Dómine.

Secreta
Hæc nos oblátio, Deus, mundet, quǽsumus, et rénovet, gubérnet, et prótegat. Per Dóminum nostrum Iesum Christum, Fílium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum. Prefazio della Santissima Trinità.

Communio Mc. 11, 24 
Amen dico vobis, quidquid orántes pétitis, crédite quia accipiétis, et fiet vobis.

Postcommunio
Cæléstibus, Dómine, pasti delíciis: quǽsumus; ut semper éadem, per quæ veráciter vívimus, appétimus. Per Dóminum nostrum Iesum Christum, Fílium tuum, qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.
Introito
Io ho concepito su di voi, dice il Signore, disegni di pace e non di sventura; Mi invocherete ed Io vi esaudirò e vi farò ritornare da ogni luogo della vostra schiavitù. Sal. Hai colmato di favori la tua terra, o Signore; hai fatto ritornare i prigionieri di Giacobbe. ℣ Gloria al Padre e al Figliuolo e allo Spirito Santo. Come era in principio, adesso e sempre e nei secoli dei secoli. Così sia. - Io ho concepito su di voi, dice il Signore, disegni di pace e non di sventura; Mi invocherete ed Io vi esaudirò e vi farò ritornare da ogni luogo della vostra schiavitù.

Colletta
Dio onnipotente, fa’ che noi, sempre ben riflettendo e rettamente ragionando, possiamo compiere con le parole e con le azioni quello che a Te piace. Per nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, Egli che, Dio, con Te vive e regna nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

Epistola ai Tessalonicesi 1, 2-10
Ringraziamo sempre Iddio, o fratelli, per tutti voi, nelle nostre preghiere; ricordiamo ininterrottamente, davanti a Dio nostro Padre, la vostra fede operosa, l’ardua carità, la perseverante speranza, nel Signor nostro Gesù Cristo.
Ci è presente, o fratelli da Dio diletti, la vostra elezione: come il nostro Vangelo non vi fu annunziato soltanto con la parola, ma anche con potenza straordinaria, con l’effusione dello Spirito Santo, con piena certezza e ben sapete come ci diportammo tra voi per vostro bene.
Voi allora vi faceste imitatori nostri e del Signore, accogliendo il nostro annunzio, tra grandi vessazioni, con la gioia dello Spirito Santo, sì da divenire un modello per tutti i credenti della Macedonia e dell’Acaia.
Da voi, infatti, la parola del Signore è echeggiata non soltanto nella Macedonia e nell’Acaia, ma la vostra fede in Dio si è divulgata dappertutto, a tal punto che non abbiamo bisogno di parlarne.
Tutti raccontano di noi: quale accoglienza avemmo tra voi e come voi vi convertiste dagli idoli a Dio, per servire al Dio vivo e vero; e aspettare dal cielo il suo Figlio Gesù, che risuscitò da morte, e che ci salva dall’ira che s’approssima.



Graduale 
Sal 43, 8-9 
Tu, o Signore, ci rendi vittoriosi sui nostri avversari e ricopri di vergogna i nostri nemici. ℣ Esulteremo in Dio tutto il giorno e loderemo in eterno il suo nome.

 Alleluia Sal 129, 1-2
Alleluia, alleluia. ℣ Dal fondo della mia angoscia grido a Te, o Signore; Signore, ascolta la mia supplica! Alleluia.

Gloria


Vangelo
secondo Matteo
In quel tempo Gesù raccontò alla folla questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senapa che un uomo prese e seminò nel suo campo. Certo, esso è il più piccolo di tutti i semi, cresciuto che sia, è il più grande degli ortaggi e diventa albero, in modo che gli uccelli del cielo vanno a posarsi tra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile a un po’ di lievito che una donna ha preso e nascosto in tre misure di farina, finché sia tutto fermentato». Tutto questo disse Gesù alle folle in parabole, e parlava loro soltanto in parabole, affinché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: “Aprirò la mia bocca per dire parabole, proferirò cose nascoste dalla fondazione del mondo.

 
Credo

 Offertorio Sal. 129, 1-2
Dal profondo della mia angoscia grido a Te, o Signore; Signore, ascolta la mia supplica: dal fondo della mia angoscia grido a Te, o Signore!

Secreta
Questa oblazione, o Dio, ci purifichi, ci rinnovelli, ci regga e ci sia di protezione. Per nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, Egli che, Dio, con Te vive e regna nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.


Antifona alla Comunione

In verità vi dico: tutto ciò che chiederete nella preghiera, crederete di ottenerlo e l’otterrete.

Dopocomunione
Nutrìti del delizioso cibo celeste, o Signore, fa’ che noi incessantemente aspiriamo a questo stesso cibo, che ci apporta la vera vita. Per nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, Egli che, Dio, con Te vive e regna nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli

7 commenti:

  1. "Non sono le alte grida che commuovono Gesù, ma è il fervido amore quello che lo vince. Dio non ascolta la voce, ma il cuore."

    San Giovanni Crisostomo

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  2. Il 17 novembre si ricorda san Laverio, soldato e martire, ucciso a Grumentum nel 312 per essere cattolico.

    Lui, come tanti altri, è uno di quei santi arcaici, contadini, estranei oramai alla moderna mentalità.
    Le date dei santi, infatti, corrispondevano talvolta a precisi avvenimenti meteorologici come l'avvicendarsi delle stagioni, le prime piogge e i raccolti.
    Per un contadino dunque, le feste dei santi rappresentavano momenti importanti non solo per la Fede ma anche per il lavoro.
    Un esempio su tutti è la festa di san Martino, che era nel mondo agricolo il capodanno, data in cui i contadini "traslocavano".

    Di san Laverio martire, i lucani sono soliti dire
    :"Sant' Lavie' la neve è a lu piè"
    Ovvero che, in occasione della sua festa, i monti della Lucania iniziano a riempirsi delle prime nevi.

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  3. La santificazione della festa: la Santa Comunione ricevuta osservando le condizioni richieste (1° sapere e pensare chi si va a ricevere; 2° essere in grazia di Dio; 3° osservare il digiuno eucaristico).

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  4. L' Immacolata è buona,
    molto buona davvero,
    tanto che non si scoraggia
    per nessuno di noi,
    nonostante i numerosi
    nostri difetti; anzi,
    benché Ella sia
    l'Immacolata stessa,
    tuttavia non disdegna
    servirsi di strumenti
    macchiati di peccato
    per portare avanti le sue
    opere di conversione e di santificazione, cioè per
    suscitare e sviluppare la vita soprannaturale nelle anime. SK911

    San Massimiliano Maria Kolbe
    Santa e serena Domenica

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  5. Dom Alberto Secci
    Il Regno di Dio è la Chiesa

    https://m.youtube.com/watch?v=2nN5lVlANTk&sfnsn=scwspwa

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  6. Una predica da incorniciare

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  7. Oggi inizia l'avvento Ambrosiano

    :"Esulti il santo, perché si avvicina al premio. Gioisca il peccatore, perché è invitato al perdono. Si rianimi il pagano, perché è chiamato alla vita."

    Omelia sul Natale di San Gregorio Magno

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