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domenica 6 luglio 2025

“Chiesa Apostolica Armena: da culla del Cristianesimo a vittima del potere”

Viviamo tempi caotici in cui succede di tutto...
“Chiesa Apostolica Armena:
da culla del Cristianesimo a vittima del potere”


L'arresto di sabato scorso del Capo della Diocesi di Shirak, l’Arcivescovo Mikael Ajapahyan, che fa seguito ad altro nei confronti del Capo della Diocesi di Tavush, l’Arcivescovo Bagrat Galstyan, eseguito appena tre giorni prima, è l’ennesimo episodio di una teoria di attacchi che il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan, sta portando da qualche tempo avverso la Chiesa Apostolica armena con pretestuose accuse di sovversione dell’ordine costituzionale del Paese. Già da qualche tempo, infatti, in particolare da quando si è andata affermando una diffusa opposizione verso l’attuale Governo, l’Armenia sta vivendo uno dei momenti più critici della sua esistenza. Ma non tanto a causa di una conflittualità sociale inesistente o di una pretesa crisi economica che investirebbe il Paese, bensì per ragioni di pura conservazione del potere. Un potere finalizzato ad attuare un corso di politica estera più favorevole ai tradizionali nemici di vicinato (leggi Azerbaijan e Turchia), ma mascherandone la compiacenza con un quanto mai illusorio progetto di pacificazione regionale non inclusivo dei reali e più rilevanti interessi nazionali. E proprio in questa prospettiva, il Governo avrebbe condotto oggi il Paese ad un bivio cruciale: ovvero a dover scegliere se permanere nello storico legame con Mosca, o se invece abiurarlo in favore di uno schieramento pro-occidentale. Un’opzione, quest’ultima, che è stata adottata in via preferenziale proprio da Pashinyan, su sollecitazione delle forze euro-atlantiste inclini a strumentalizzare la sua figura politica nell’ottica di antagonizzare ancora una volta la Russia nello scacchiere caucasico. Ed è in questa prospettiva che l’attuale scontro tra Governo e Chiesa Apostolica troverebbe le sue primarie motivazioni e spiegazioni.

La criticità, infatti, dell’attuale rapporto tra le Autorità e la Chiesa Apostolica andrebbe più propriamente inquadrata nel contesto di quella crescente tensione con i massimi esponenti religiosi di Echmiadzin che l’attuale Governo di Nikol Pashinyan avrebbe provocato a seguito di una sua deriva autocratica sempre più allineata con gli interessi di alcune potenze occidentali intenzionate a destabilizzare il Paese in funzione anti-russa. Non va dimenticata, infatti, la genesi dell’attuale Governo: Pashinyan, da “prigioniero politico” quale era, dopo i cruenti fatti di piazza del 2008 – cui lo stesso ha attivamente partecipato – è passato al ruolo di un auto-proclamato “Primo Ministro” nel 2018 a seguito di una quanto mai perplessa “transizione di velluto”. Da allora il suo Governo è stato sempre alla ricerca di un consenso che potesse garantirne una legittimazione politica, e ha contato a tal fine sulla disaffezione serpeggiante attraverso alcune frange dell’elettorato che si facevano portatrici di un auspicato cambiamento rispetto al precedente Governo. Poiché l’iniziale sostegno popolare in favore di Nikol è andato nel tempo scemando a fronte di alcune sue scelte politiche adottate in aperto contrasto con le cause storiche nazionali armene, quali la reintegrazione del Nagorno Karabach e il riconoscimento universale del Genocidio del 1915 (elementi entrambi costituenti storicamente l’identità nazionale del popolo armeno), una forte reazione si sarebbe gradualmente consolidata verso la sua figura istituzionale vista non più in linea con gli interessi del Paese, ma anzi con essi in aperto pieno contrasto. La discutibile sconfitta subita con l’ultima guerra con l’Azerbaijan nel 2020, la totale perdita del Karabagh nel 2023, la inattuabilità del suo progetto di fare dell’Armenia un “crocevia della pace” – attraverso concessioni di varia tipologia in favore di Paesi storicamente “nemici”, ma percepite come “inaccettabili” dall’opinione pubblica del Paese – e l’inasprimento dei rapporti con la Russia – in contro-tendenza con i tradizionali interessi economici, migratori e strategici da sempre mantenuti con Mosca – sono tutti fattori che hanno portato all’emergere di un vasto movimento di resistenza di cui proprio la Chiesa Apostolica di Echmiadzin si è fatta interprete offrendo il pretesto per le scomposte e irreverenti reazioni avute dal Premier, al limite dell’oltraggio, verso la massima Autorità religiosa e spirituale della Nazione, il Catholicos di tutti gli armeni.

Per gli aspetti più propriamente geopolitici, che attengono invero alla vera sostanza della attuale crisi attraversata dal Paese, non va parimenti sottaciuto come l’Armenia costituisca oggi col Governo Pashinyan l’elemento sul quale poggia quell’Occidente collettivo votato alla sconfitta strategica della Russia; lo stesso Occidente che ritiene di poter condurre oggi Yerevan verso uno schieramento euro-atlantista non solo inducendo il suo Governo ad abiurare i tradizionali vincoli con Mosca (dall’appartenenza all’Unione Euroasiatica alla CSTO ed altre forme di cooperazione), ma anche accreditando in alternativa un’ipotesi di destabilizzazione del Paese funzionale – congiuntamente ai casi della Moldova e della Georgia – ad un indebolimento del fronte caucasico della Federazione Russa. Non sarebbe irrealistico, del resto, immaginare in proposito come anche l’Armenia, nelle intenzioni di alcune note leadership occidentali, possa rappresentare al pari dell’Ucraina un’utile opportunità per ingegnerizzare un altro “progetto anti-Russia”. Ma la difficoltà incontrata per una simile conversione del ruolo del Paese (strategicamente ed economicamente più orientato verso Mosca) indurrebbe ora Pashinyan a ricercare altri ulteriori pretesti per attivare uno scontro con le opposizioni all’interno della società armena colpendola proprio in quello che ha più di vitale per mantenere e preservare l’unità storica, spirituale, etica e morale dell’intera Nazione ivi compresa la sua stessa Diaspora.

Prova dell’appoggio di cui peraltro gode l’attuale Governo armeno da parte occidentale per questa sua riprovevole linea di condotta è ancora una volta quel noto doppio standard comportamentale tenuto dalle istituzioni di Bruxelles. Queste, al tempo delle violenze di piazza del 2008, non lesinavano pressioni politiche di ogni tipo pur di ottenere la scarcerazione di Pashinyan ritenendolo “prigioniero politico”. Ma oggi quelle stesse leadership tacciono. Né osano prendere le difese di esponenti religiosi arbitrariamente arrestati con motivazioni tanto speciose nelle finalità, quanto pretestuose e fallaci nei contenuti.

In questa prospettiva, aizzare, dunque, il popolo contro la massima Istituzione religiosa, denigrandola con una narrativa offensiva e oltraggiosa, ma anche cercando di imbavagliarla con veri e propri atti persecutori (accuse di comportamenti osceni e immorali, arresti di esponenti religiosi e civili, proposta di riforma per l’elezione del Catholicos quale suprema guida spirituale), potrebbe ben percepirsi non solo come una violazione del principio oggi universalmente riconosciuto dell’indipendenza della Chiesa dallo Stato (un principio peraltro fatto proprio dalla stessa Costituzione armena e dalla più recente legge di ridefinizione dei rapporti tra le due entità del 2007), ma anche come tragico e al contempo miserevole espediente per raccogliere consensi in vista delle prossime elezioni politiche del 2026, in occasione delle quali molto verosimilmente Nikol Pashinyan si troverà a dover fare i conti con una opposizione sempre più consolidata e determinata ad invertire il corso politico del Paese per restaurare quei valori che proprio il suo Governo ha inteso mettere in discussione in un’ottica distruttiva dell’unità nazionale.
Bruno Scapini - Fonte

19 commenti:

  1. La vicenda presentata dall'articolo rappresenta un'opportunità provvidenziale per la Chiesa armena di cominciare a staccarsi dalla soggezione e dalla connivenza verso il secolare predominio di Mosca, che eredita la vocazione antiromana e sottilmente anticristica del sultanato di Istambul, per ritrovare invece la vera Ortodossia che la riavvicini alla Comunione con i fratelli occidentali nell'unità della fede Cattolica, e per iniziare ad emanciparsi dalla esagerata e degradante idolatria di quel potere pseudoimperialista che marchia di sé chi cade nella seduzione della falsa ortodossia russofila

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    1. Prima di scrivere tali commenti bisognerebbe almeno sapere che la chiesa autocefala armena è miafisita ergo NON in comunione con Mosca e più in generale con le chiese autocefale di tradizione bizantina. Conoscere le basi prima di accusare a vanvera!

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  2. Pensando alla nostra situazione: noi dobbiamo muoverci con grande circospezione. Lorsignori non impiegano un attimo a cambiare le carte in tavola. Stranamente sta girando sui brevi cortometraggi in rete un video dove viene mostrata la Principessa Anna (sorella di Carlo III) e una voce fuori campo spiega che la Principessa Anna chiese, a suo tempo, alla Regina Elisabetta II di essere esonerata da qualsiasi omaggio pubblico o privato alla seconda moglie di Carlo e la Regina, sua madre,la esonerò per sempre. Mi chiedo com'è mai che ora esca questo video. Mia ipotesi personale:
    1) Questa relazione prima ed il matrimonio dopo sono stati molto chiacchierati.
    2) Ma nessuno con autorevolezza ha detto nulla.
    3) Nel mentre io capisco che l' UK, che conta, è stato sempre solerte nel rimodellare, nella sua storia, l'attuale Federazione russa, pur con scarso successo.
    4) Mi ha stupito il viaggio in Italia del re Carlo III con la regina Camilla e ancor di più il discorso di Carlo III al Parlamento Italiano in Camere riunite.
    5) Vista la grande benevolenza che riscuotiamo a destra ed a manca, mi viene spontaneo chiedermi perché in tanti, apparentemente, ci vogliono tanto bene? Credo che sia, come sempre è stato, la posizione geografica della nostra Patria..
    6) Il cortometraggio sulla Principessa Anna potrebbe essere un segno che qualcosa sta cambiando anche nell'UK.
    7) Il deep state americano continua ad organizzare il caos. Gli USA nel tempo si sono riempiti di molti gruppi etnici del mondo intero e alcuni di questi gruppi oltre ad essere ricchi hanno anche molto potere e spesso sono anche corrotti.

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  3. Il problema per l'Armenia è che rischia di passare dalla "seduzione della falsa ortodossia russofila", come scrive l'anonimo delle 12:43, alla seduzione della vera eterodossia apertamente anticristica del governatorato di Bruxelles, per il quale "stranamente" stravedono molte eminenze. E vogliamo ricordare cosa è avvenuto nella laica Francia in occasione delle olimpiadi dell'anno scorso, in cui la blasfemia anticristica ha avuto sfogo senza intoppi? Per non contare ciò che caratterizza la politica apertamente anticattolica del "moderato" governo polacco o del sinistro governo spagnolo.
    E' dura la vita per la povera Armenia, dimenticata sotto una coltre di strategico gas azero.
    ¥¥¥

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  4. Non capisco l'astio anti-ortodosso (tra l'altro, gli armeni sono armeni, non ortodossi) che affligge molti cattolici. E' una delle manifestazione di russofobia (anche se gli ortodossi, ovviamente, non sono solo russi) che impesta il cosiddetto occidente. L'affermazione secondo cui la chiesa Ortodossa di Mosca sia erede della "vocazione antiromana e del sultanato" mi fa solo sghignazzare, quando è ben noto che Mosca, con qualche ragione storica, dinastica e geopolitica, rivendica da centinaia di anni il ruolo di "Terza Roma". Il dato di fatto è che oggi la Chiesa Ortodossa di Mosca è perseguitata dal potere occidentalista. In Ucraina chiese chiuse, monasteri sequestrati, metropoliti messi in galera, fedeli picchiati. Lo stesso accade nei paesi baltici, isterici botoli che abbaiano all'orso russo, affetti da un antistorico cretinismo russofobo, dove la Chiesa Ortodossa di Mosca e anche le consistenti minoranze russe sono oppresse e perseguitate. Adesso il regime filo-UE dell'Armenia, lo stesso che ha ceduto, per ordine di Bruxelles, il Nagorno Karabakh, da secoli cristiano, all'ultra-islamista Azerbaigian con conseguenti massacri, pulizie etniche, distruzioni di chiese e cimiteri, ha deciso di perseguitare la millenaria Chiesa Armena, accusandola di essere filo-russa, come la maggioranza degli Armeni, che da secoli hanno trovato nella Russia la protettrice che li ha salvati da massacri come quello degli inizi del '900.
    Silente

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    1. Concordo per intero.
      Da gran tempo l'Occidente è una fogna della quale vergognarsi. Si abbia pertanto il pudore del silenzio.

      Il riserbo silenzioso è il sagrato del senno.
      Baltasar Gracián

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  5. # Qualche rettifica alla russofilia di Silente.
    -- La pretesa di Mosca "ortodossa" di essere considerata la "Terza Roma" non ha nessun fondamento né religioso né dinastico. Questo mito è risultato di un'operazione politica.
    Cesaropapismo. Nel Quattrocento Chiesa cattolica e ortodossia di Costantinopoli avevano trovato l'accordo teologico. Ma quando il legato papale, un cardinale greco, si presentò a Mosca, fu il granduca del tempo ad interromperne la sua prima Messa e a metterlo in prigione, gridando che la riunificazione con Roma era uno scandalo e chiamando il popolo alla rivolta in nome della "ortodossia" ovvero del cristianesimo di Stato russo.
    -- Il Nagorno Karabach non fu consegnato agli atzeri per ordine di Bruxelles. Non capisco come si possano dire certe cose. Ci fu un'offensiva militare azera in piegna regola che in poco tempo disperse le forze armene, pare con l'uso massiccio di droni turchi, che in quel momento rappresentarono una sgradevole sorpresa strategica (poi replicatasi nella guerra in Ucraina).
    Gli armeni si trovarono in pratica indifesi contro la nuova arma, che seminò strage. A causa della guerra ucraina, avendo utilizzato molti soldati mussulmani della zona caucasica, i russi non possono muoversi più di tanto a favore degli armeni. Quando poi l'ultima enclave armena è stata costretta a sgomberare l'altro anno, i russi hanno fatto per così dire da guardia del corpo alla popolazione armena, impedendo uccisioni e massacri, che nell'occasione non ci furono.
    La Russia ha in passato protetto più volte l'Armenia, piccola e debole di fronte alle orde mussulmane, ma al momento ha le mani legate.
    -- All'inizio del 900 nessuno salvò gli armeni dagli eccidi organizzati dai Giovani Turchi al governo dell'impero ottomano. La scusa per l'eccidio su vasta scala fu dovuta proprio al fatto che alcune formazioni di volontari armeni avevano (secondo gli ottomani) partecipato con l'esercito imperiale russo alla campagna che si risolse in pesanti disfatte per i turchi. Questi volontari erano formalmente sudditi ottomani, da qui l'accusa di tradimento. Si erano costituiti per proteggere i loro civili dalle truppe ottomane accentrate nella zona. Ma alcune formazioni loro avrebbero combattuto dalla parte dell'invasore zarista. Il governo ottomano diede allora l'ordine di deportare queste popolazione armene verso sud, in gran numero. E qui cominciò la marcia della morte: venivano via via uccisi per strada o lasciati morire di fame. Nelle crudeltà pare si siano distinti i curdi, da sempre nemici accaniti dei cristiani.
    La Russia zarista aveva conquistato parte notevole del nordest dell'Anatolia. Quando venne la rivoluzione in Russia tutto crollò, arrivarono da quelle parti i bolscevichi, che non si curarono affatto degli armeni superstiti (controllare). L'impero ottomano nel tardo 1917 si trovava in difficoltà di fronte all'assalto dei britannici, in Mesopotamia, in Palestina, nella penisola araba (con la guerriglia organizzata dal famoso colonnello Lawrence). Ma invece di concentrarsi sul fronte sud, i turchi si lanciarono in campagne di conquista nel Caucaso con obbiettivo Baku per via del petrolio. I tedeschi dovettero accettare questa strategia. Ricominciarono così nel Caucaso i massacri di cristiani (1918). I turchi giunsero a Baku ma vi giunsero anche gli inglesi. Cosa più importante, il fronte meridionale ottomano, puntellato anche dai tedeschi, venne sfondato nell'ottobre 1918 dai britannici (battaglia di Meghiddo), che distrussero due armate turche su tre presenti (gen. Allenby). A quel punto l'impero ottomano dovette arrendersi incondizionatamente e restituire le conquiste fatte nel Caucaso.
    Fu alla fine la disfatta degli ottomani per mano britannica a salvare quello che era rimasto degli armeni e di altre popolazioni cristiane.
    Historicus
    -- La "russofobia" nel senso di preconcetta avversione della Russia non va bene. Ma nemmeno si può accettare la "russofilia" ovvero una preconcetta esaltazione della Russia, elevata impropriamente a vero e proprio mito salvifico.

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    1. ... mito salvifico...

      Ma no, il "mito salvifico" è l'America!
      😁😁😁
      Gente allegra Iddio l'aiuta!
      😁😁😁

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  6. Caro Silente, proprio la rivendicazione di essere Terza Roma non è una giustificazione, ma una autodenuncia. Infatti non è da troppi secoli che Mosca avanza questa suggestione, visto che nel Medioevo ancora non esisteva. Ma a partire dal XV secolo avviene lo strano fenomeno per cui Costantinopoli cade sotto gli Ottomani. E a quei tempi i Turchi non si atteggiavano a fondamentalisti come certi islamisti odierni, ma ci tenevano ad apparire in certo modo protettivi ed inclusivi con i cristiani compiacenti. In particolare riuscirono ad addomesticare il Patriarcato di Costantinopoli utilizzandolo per fargli professare una propaganda antiromana, in odio alla Cristianità che non si sottometteva a loro. Stai attento: è a questa Costantinopoli, non a quella antica, che Mosca guardava come modello. Da questi funzionari "ortodossi" del Sultano i Moscoviti impararono ad odiare i Cristiani (gli "occidentali") aderendo alla mitologia contro-apocalittica secondo cui la Roma cattolica stessa sarebbe quindi stata Babilonia. I Russi di allora caddero nella stessa medesima trappola ottomana in cui volle lasciarsi intrappolare Lutero. Torna allora a considerare perché i Russi guarderebbero alla "terza" Roma. Lo fanno, come lo fecero, perché rinnegano oltre la Roma cristiana eterna, anche la seconda Roma che fu fedele, la Costantinopoli più antica. Essi si modellano invece sulla Costantinopoli fintamente ortodossa dell'epoca ottomana, la "terza" Roma. Esattamente come fanno gli attuali Dugin, o lo stesso Putin, che nella scia di Stalin, si fanno campioni di un tradizionalismo che chiama a raccolta gli islamici e i russofili contro gli ortodossi autentici, contro i cristiani, orientali od occidentali che siano. Ravvediti silente, i mezzi per capire non ti mancano. Quando aprirai gli occhi ti accorgerai che c'è ben poco da ridere.

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  7. Ma hai letto l’Articolo di sopra cui interagiva il mio commento? Scapini dice: “E proprio in questa prospettiva, il Governo avrebbe condotto oggi il Paese ad un bivio cruciale: ovvero a dover scegliere se permanere nello storico legame con Mosca….Ed è in questa prospettiva che l’attuale scontro tra Governo e Chiesa Apostolica troverebbe le sue primarie motivazioni e spiegazioni…in contro-tendenza con i tradizionali interessi economici, migratori e strategici da sempre mantenuti con Mosca…” Del resto tu dai per scontato che i moscoviti siano ortodossi bizantini puri e semplici, mentre c’è una pretesa universalistica addirittura non ecumenica, ma interreligiosa, da parte loro, che tu non consideri. A questo livello si pone la sudditanza degli Armeni rispetto a loro cui ci si riferisce. Poi io non parlo da russo, ma da italiano. Per noi, nel senso comune che diamo alle parole, gli “ortodossi” in senso riduttivo sono gli scismatici orientali in genere, come pure i Copti. Mentre i bizantini uniati li chiamiamo “cattolici”. Qui si tratta solo di non giocare sul senso delle parole. Nel merito di quello che osservi, è ovvio che in sé è esatto. Ma come ti viene in mente che davvero potessimo non saperlo?

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    1. Questa postilla non rispondeva ovviamente a Silente, ma sarebbe stata in coda al post di aninimo delle 23.03

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  8. Questa della supposta origine ottomana del mito di Mosca Terza Roma giunge del tutto nuova.

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  9. In uno degli interventi qui sopra si ricorda che la Chiesa armena è "miafisita". Che vuol dire? Quanti l'avranno capito? Forse ci si potrebbe degnare di spiegare termini di uso non comune, ma quello di non spiegare è un antico difetto di certa pubblicistica cattolica.
    Credo che "miafisita" equivalga in sostanza a "monofisita". Dovrebbe trattarsi dell'antica eresia monofisita però in parte almeno modificata, con una sottigliezza telogica che bisognerebbe spiegare al pubblico, per farsi capire.
    I monofisiti (eresia del vescovo Eutiche) ammettevano una sola natura in Cristo, quella divina, che avrebbe assorbito quella umana. Dal greco antico: monos, solo, unico - physis, natura = una sola natura. Ciò apriva la strada ad altri errori, quali il docetismo ossia la credenza che in croce fosse morto o un sosia di Cristo o una sua immagine (quest'eresia riapparve nella "cristologia" del Corano). Docetismo dal greco antico: dokeo, dokeomai, sembro, appaio etc.
    L'eresia monofisita fu un disastro per l'antico impero romano: la seguirono l'Egitto e poi l'Etiopia, forse anche l'Armenia, se la miaphysis deriva da quell'eresia. (Miaphysis, una natura). Fu il primo grande scisma, rimasto poi nel cristianesimo copto di Egitto ed Etiopia.
    Monofisita fu l'imperatrice Teodora, moglie di Giustiniano, che in qualche modo ostacolò la politica ortodossa del marito.
    Nell'appoggiare l'Etiopia copta contro l'espansionismo italiano, la Russia zarista (ho letto) trovava dei punti di contatto con la religiosità etiopica. Ma quali saranno stati questi punti?
    La cosa non è chiara.
    Forse qualcuno può spiegare, visto che su questo blog i filoortodossi o gli ortodossi sotto le spoglie di tradizionalisti cattolici abbondano?

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    1. ... i filoortodossi o gli ortodossi...

      Esistono anche i monarchici tradizionali ammiratori della Santa Russia e della Famiglia Imperiale Russa - il 16/17 luglio ricorre l'anniversario del massacro di Ekaterinburg - quale io sono, e per ragioni familiari e per ragioni ideali. Le immagini dei Romanov e i libri sui Romanov abbondano nella mia casa, dove non si respira l'aria mefitica dell'Occidente americanizzato (l'aggettivo giusto sarebbe un altro): Deo gratias!

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  10. Gli ammiratori della Santa Russia e della Famiglia imperiale russa trucidata dai bolscevichi. Che un italiano, forse cattolico, sia convinto che la Russia sia "santa" appare singolare. Lasciamo questa convinzione di "santità" agli scrittori e letterati che l'hanno creata.
    Circa la famiglia imperiale russa sterminata dai comunisti: il sentimento che tutte le persone normali provano nei suoi confronti è quello della pietà, nel senso cristiano del termine, e di ferma condanna per un crimine tanto orrendo.
    Ma circa "l'ammirazione", il discorso è diverso, coinvolgendo esso per forza una valutazione politica sull'operato di zar e zarina. Ebbene, c'era poco da ammirare nell'incapacità politica dimostrata da Nicola nei momenti decisivi della crisi finale della monarchia, dal 1916 in poi. Di fronte alla grave crisi militare avrebbe dovuto coinvolgere tutta quella parte ancora larga della borghesia e nobiltà filomonarchica che lo appoggiava, dando alla Duma il significato di un parlamento, sia pure di guerra e sempre sottoposto al veto del sovrano. Questa svolta gli fu richiesta inutilmente per mesi. Lui era il capo autocratico delle forze armate, tutte le colpe ricadevano su di lui. Lui si rifiutò sempre, sobillato dalla moglie. Aderì in parte alla proposta ma solo quando la rivoluzione stava scoppiando ed era troppo tardi.
    Nicola capiva perfettamente i problemi ma purtroppo non aveva forza di carattere. Invece, la zarina, tedesca di nascita, non capiva affatto i gravi problemi del momento ma in compenso aveva una volontà di ferro che imponeva al marito.
    Inoltre, ci fu il grave degrado dell'ambiente di corte a causa di guaritori e ciarlatani vari che avevano il permesso di frequentarla, cosa che fece scadere alquanto il prestigio della monarchia. Non riuscendo a partorire un erede maschio per anni la zarina si era affidata alla "scienza" di veggenti e guaritori di entrambi i sessi. Ad un certo punto, alla corte spuntò anche un personaggio come il sinistro Rasputin, poi ammazzato da una congiura di nobili, per cercare di ristabilire l'ordine! Alla corte imperiale di quel tempo si respirava l'aria malsana di certo pseudo-misticismo russo, diffuso anche tra il popolo.
    L'atmosfera irreale e torbida della "S. Pietrogrado mistica" è ben illusrata in certe pagine di Berdiaeff, che l'ha vissuta.
    Il figlio poi nacque e fu lo sventurato zarevic Alessio.
    Insomma, bisognerebbe distinguere i vari aspetti.
    L'aria mefitica dell'Occidente va combattuta con il ritorno alla vera tradizione cattolica, ai nostri valori tradizionali, non con il sottomettersi ad un modello straniero di segno opposto, in apparenza, ma anch'esso non meno negativo, per diversi aspetti.

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  11. L'idea che Mosca guardasse come esempio alla Costantinopoli ottomana è semplicemente ridicola, priva di alcun riscontro storico. Mentre è certo che, dopo la caduta di Costantinopoli abbandonata colpevolmente dall'Europa cattolica, lo Zar Ivan III abbia sposato Zoe-Sofia Paleologo, rivendicando una continuità dinastica con la "seconda Roma". Il termine stesso "Zar" è la contrazione e la translitterazione di "Cesar". Il simbolo dell'aquila bicipite, di cui si fregia la Russia, è di origine imperiale. La Russia ha sempre rivendicato, in continuità con Costantinopoli, il ruolo di "protettrice della Terra Santa". L'idea di "Mosca come terza Roma" si forma nel XV secolo, soprattutto ad opera di un monaco, Filofej di Pskov che riprese e riformulò temi già presenti nell'immaginario collettivo dopo la caduta di Costantinopoli. Si può discutere, ma il fatto e la rivendicazione rimangono.
    L'Armenia dovette soccombere alla violenza azera anche grazia all'ignavia dell'Unione Europea filo-mussulmana e anticristiana, che nulla fece per difendere il cristianissimo, da secoli, Nagorno Karabakh dall'aggressione, dall'occupazione e dalla pulizia etnica ad opera dello stato islamico criminale azero. La Russia, storica protettrice dell'Armenia, poco poté essendo impegnata nell'operazione speciale militare in Ucraina in difesa delle popolazioni russe del sud-est del paese minacciate di genocidio dal potere golpista e occidentalista di Kiev.
    La caduta del Nagorno Karabakh è quindi da ascrivere anche alla viltà dei paesi europei. E la persecuzione in corso della Chiesa ad opera del regime occidentalista e pro-Nato dei governanti armeni è dovuto alle accuse della Chiesa Armena a questo regime sempre più anticristico perché plagiato e ricattato da Bruxelles.
    Lo ribadisco: non capisco l'astio di alcuni cattolici contro i nostri fratelli della Chiesa Ortodossa. Tra l'altro, nella mia esperienza, i cattolici anti-ortodossi sono spesso filo-protestanti.
    Da un punto di vista geopolitico e spirituale la Santa Russia è l'ultimo katéchon rimasto in difesa della tradizione, della famiglia e della morale naturale contro un occidente sempre più invertito e depravato. Chi è contro la Santa Russia milita, necessariamente, inevitabilmente, incontrovertibilmente nel campo dei gay-pride.
    Silente

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  12. Ma come fai a infilare una dietro l'altra delle affermazioni tanto apodittiche quanto gratuite? Sono tutte inesattezze a partire dalla prima, e cioè che non sia evidente agli storici, e lo era già anche agli Illuministi, il nesso tra lo zelo anticattolico (come il tuo) e la fisionomia collaborazionista del patriarcato bizantino subito dopo la caduta della città. Tra l'altro proprio il Sultano, lo stesso che conquista Bisanzio, in quella fase (e ci riferiamo ad allora) si pose a suo modo in continuità con l'istituzione imperiale a tutela e a guida, nonché a controllo, delle comunità cristiane. In quella fase il Sultano stesso tende a togliere autonomia alla Chiese locali per accentrare tutto sotto il "suo" patriarcato "ecumenico", distogliendole dalla anche ovviamente dalla Comunione coi latini che da poco era stata ristabilita. Davvero Mosca non deve inventare niente, ci si mette nella scia, come a sua volta stava per fare Lutero
    In questi piccoli commenti non si può ogni volta intavolare una dissertazione. Occorre mantenere, fino a prova contraria fiducia e rispetto dell'interlocutore, e aspettarsi che non faccia affermazioni gratuite. E a volta propria bisognerebbe cominciare ad imparare a non farle.
    Ti aggiungo una cosa semplice, che forse puoi più facilmente accettare. Quelli che guardano con sufficienza i russofili in genere li compiangono proprio per il fastidio verso l'americanismo peggiore. Russi e statunitensi storicamente sono stati una coppia sempre ben affiatata. In particolare gli americani hanno sostenuto enormemente i russi, contro gli europei e in particolare contro gli Austriaci. Se i russi non fossero sempre pronti a tradire per fare la quinta colonna degli americani e dei sionisti (il sionismo nasce e si sviluppa russo) probabilmente risulterebbero meno noiosi e penosi. Ma forse non sarebbero più russi...

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  13. # Sempre o quasi apodittico Silente nei suoi interventi.
    Qualche precisazione a livello storico non guasterebbe.

    Innazitutto l'antefatto: il fallimento in Russia dell'unione degli Ortodossi con Roma, provocato dall'intervento a gamba tesa del potere politico moscovita.
    Siamo alla vigilia della caduta di Costantinopoli (1453), i turchi ottomani si sono già installati da tempo in Tracia, Adrianopoli (Edirne) è la loro capitale, Costantinopoli resiste ancora, ma ne avrà per poco. In cerca di aiuto il Patriarcato si rivolse anche al papa. Non è vero che il papa non fece niente: furono tentate diverse spedizioni militari, che tutte fallirono con sanguinosi scacchi contro gli eserciti turchi. Ricordo ad esempio la battaglia di Varna, del novembre del 1444.

    La Russia era stata inclusa nel patriarcato di Costantinopoli dopo il X secolo. Il Patriarca di Cost. nomnava il capo della Chiesa russa. Venne nominato ad un certo punto Isidoro, superiore del Convento di S. Demetrio a Cost. Isidoro si recò ai Concili di Ferrara e Firenze, ove si raggiunse l'accordo sul progetto per l'unione. Nel 1441 tornò in Russia come cardinale e legato apostolico della Russia. Ma la sua prima Messa fu interrotta a forza dal principe Vassili II, capo dello Stato moscovita, il quale cacciò Isidoro perché aveva pregato per il papa e letto il decreto di unione. Il principe fece arrestare Isidoro e lo fece rinchiudere in monastero. Poi convocò un sinodo di vescovi ortodossi, proclamò la decadenza del Patriarca e respinse in nome del popolo russo l'unione progettata con Roma.
    Cesaropapismo nella sua forma più radicale. Da tempo il principato moscovita mostrava un deciso sviluppo in senso autocratico e la religione era un eccellente instrumentum regni. La Chiesa al servizio del potere politico, dunque, con le buone o con le cattive.

    "Santa" dunque la Russia? È vero che oggi essa difende fondamentali valori cristiani, sotto grave attacco in Occidente. Ma solo sino ad un certo punto, visto che il diritto ad abortire liberamente è sempre riconosciuto alle donne (l'instaurò per primo l'Unione Sovietica, nel 1920 - invece Mussolini anni più tardi condannò l'aborto come reato contro la nazione e il popolo italiano); che l'omosessualità è tollerata, se ne combattono solo le ultime aberrazioni; che (a quanto sembra) la maternità surrogata è ancora pratica lecita. E difatti il tasso di natalità non sembra aumentare di molto, soprattutto presso la componente slava dello Stato.

    Circa la pretesa dello zar di esser considerato l'erede di Bisanzio, facendo in tal modo di Mosca una Terza Roma. Dal punto di vista dinastico-politico, avendo egli sposato una principessa bizantina, la sua pretesa poteva avere un fondamento, dopo la caduta di Costantinopoli in mano ai turchi. Ma dal punto di vista religioso non aveva senso. Per noi cattolici si tratta di una vera e propria aberrazione. Mi spiego:
    Dire che Mosca è la Terza Roma significa ammettere l'esistenza di una SEconda Roma, che non è la Roma dei Papi ma quella greca e scismatica di Costantinopoli. Ma questa Seconda Roma scismatica ed anche eretica per certi aspetti, per noi cattolici, se siamo veramente tali, non può esistere. La Seconda Roma, cristiana, è una sola, quella dei Papi, la Roma cattolica, al momento oscurata dall'eresia e dal tradimento, che un giorno saranno sconfitti. La Roma d'Oriente aveva un senso quando l'impero fu diviso in due e poi come erede cristiana della Roma imperiale originaria, ma solo dal punto di vista politico, non da quello religioso. Approfittando dall'esser ancorato alla capitale dell'impero (romano d'oriente ma in realtà greco), il clero bizantino ha preteso un primato contro la Roma cattolica che non aveva e non poteva avere, mescolando in tal modo religione e politica.
    Historicus

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  14. Trovo assai interessanti la figura e il pensiero di Konstantin Leontev, del quale lessi anni orsono Bizantinismo e mondo slavo (tuttora disponibile alla Libreria Europa di Roma).
    Riporto due recensioni al libro presenti sul sito delle Edizioni all'Insegna del Veltro:

    Viene qui presentata la prima traduzione in lingua occidentale di un’opera del 1875, scritta da uno dei più singolari esponenti del pensiero “neoromantico” che trovò la sua espressione in Russia negli ultimi decenni del secolo scorso. Nella nota introduttiva di C.M. l’opera viene esaltata come precorritrice delle conclusioni di Spengler del Tramonto dell’Occidente, vetta della storiografia “morfologica”, in cui viene preconizzato l’esaurimento della civiltà europea attraverso un processo di disgregazione delle sue forze vitali. In realtà, per quanto riguarda Leont’ev, la storiografia è l’occasione per affermare il suo ideale estetico del “bizantinismo” come principio universale, unica speranza di salvezza dal “borghesismo” dell’Occidente.

    (Marco Corona, “L’altra Europa”, 1988)

    Gli scritti di Konstantin Leont’ev rappresentano oggi, all’interno della variegata opposizione al regime di Eltsin, una delle fonti d’ispirazione per la progettazione di un articolato manifesto geopolitico. (…) Lo Spengler russo anticipa di un secolo le tesi più radicali degli odierni nazionalisti contro il liberalismo, l’individualismo e l’abbattimento delle identità culturali e spirituali.

    (Tiberio Graziani, “L’Umanità”, 23-24 febbraio 1997)

    Mentre online si trova in formato pdf un ottimo studio:

    Glenn Cronin: Disenchanted Wanderer The Apocalyptic Vision of Konstantin Leontiev, Northern Illinois University Press
    (Alcuni scrivono Leontev, altri Leont'ev, altri ancora Leontiev).

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