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venerdì 18 luglio 2025

No ad una legge sul suicidio assistito. Votare per una legge ingiusta significa accettare l’ingiustizia

Volentieri pubblico l'articolo che segue, dell'Osservatorio card. Van Thuân, segnalato da prof. Stefano Fontana.
No ad una legge sul suicidio assistito.
Votare per una legge ingiusta significa accettare l’ingiustizia


Il 17 luglio inizia in Senato la discussione del disegno di legge (ddl) sul “suicidio assistito” proposto dalla maggioranza. Molti sostengono che una legge su questo argomento e in presenza di alcune limitazioni possa e debba essere votata anche da un parlamentare cattolico che voglia rifarsi sia ai dettami della sua fede che ai principi della ragione. A questo fine si sostiene, da un lato, che si tratti di un dovere del Parlamento, dopo che la Corte costituzionale ha depenalizzato la fattispecie e ha rimandato al Parlamento il compito di legiferare nella nuova situazione così creatasi. Dall’altro, si pensa che il ddl in questione sia la proposta legislativa più rispettosa dei principi etici e che ponga più paletti agli abusi rispetto ad altre proposte di legge molto più spinte.
Il nostro Osservatorio è contrario a questa visione delle cose e ritiene che tale legge non possa, in retta coscienza, essere votata da un parlamentare cattolico né da nessuno di buona volontà.

L’uccisione di un essere umano innocente è sempre, in ogni circostanza e per qualsiasi intenzione, un atto intrinsecamente ingiusto, data la indisponibilità della vita umana. Tale indisponibilità vale non solo per gli altri ma anche verso se stessi, per cui non sono ammissibili moralmente né l’omicidio, né l’aiuto al suicidio. La legge umana positiva non ha valore di legge se non rispetta la legge naturale e divina.

La sentenza con cui la Corte costituzionale ha depenalizzato l’aiuto al suicidio ha di fatto introdotto nel nostro ordinamento il diritto al suicidio assistito, anche se non ancora contemplato per legge: infatti la depenalizzazione equivale al riconoscimento di un diritto. L’uccisione di una persona innocente non è depenalizzabile né il diritto a farlo può essere contemplato dalla legge. Eventuali situazioni di difficoltà personale ed esistenziale possono influire sulla valutazione della responsabilità personale, ma non possono cancellare la forma intrinsecamente negativa dell’azione. La stessa sentenza della Corte costituzionale non può essere moralmente accettata perché il suo contenuto di merito lede un principio fondamentale della legge naturale e divina. Non può esistere, quindi, un susseguente dovere del Parlamento a legiferare in merito. Il Parlamento legiferando sulla fattispecie del suicidio assistito riconoscerebbe per legge tale diritto, che è però moralmente ingiusto.

Il ddl in questione sancisce l’illiceità del suicidio assistito però poi prevede alcuni casi, che riprendono quelli posti della sentenza della Consulta anche restringendoli, in cui esso diventa lecito. Alcuni di questi casi, come la dipendenza da macchine per il sostentamento, possono avere una applicazione molto ampia. Questo elemento e l’esperienza a proposito di analoghe leggi del passato danno una sostanziale certezza che tutti i paletti che le legge dovesse porre a limitazione dei danni verranno travolti a poco a poco. La legge 194 sull’aborto procurato e la legge 140 sulla fecondazione artificiale avevano dichiarato nei loro primi articoli il diritto alla vita del feto e degli embrioni umani, negando poi questo diritto negli articoli successivi. All’inizio ponevano condizioni molto strette per la sua applicazione, ma poi si è visto cosa è successo. Lo stesso avviene per il suicidio assistito.

È assolutamente scorretto, ai fini di giustificare un voto favorevole al ddl che sarà in discussione in Parlamento, appellarsi al paragrafo 73 della Evangelium vitae di Giovanni Paolo II. Infatti, chi dovesse approvare con il proprio voto questa legge nell’intento di valorizzarne alcuni suoi punti ritenuti meritevoli di tutela, voterebbe comunque la legge nella sua interezza, voterebbe non solo l’uno o l’altro aspetto ma la forma specifica della legge stessa, ossia l’omicidio del consenziente. La responsabilità morale è data dal contenuto, dall’intenzione e dalle circostanze, ma la forma è data dal contenuto. Ciò è in totale contrasto con quanto affermato dall’articolo 73 dell’enciclica suddetta.

Il Magistero della Chiesa ha espresso i propri insegnamenti su questo argomento in molte occasioni e in modo assolutamente chiaro, negando esplicitamente la propria approvazione ad un voto a favore di una simile legge. Nel momento attuale la presa di posizione di singoli esponenti della gerarchia ecclesiastica è divenuta, purtroppo, molto più sfumata, fino ad approvare, per esempio, la legge 194. Davanti alla prospettiva della approvazione di una legge sul suicidio assistito, molti di essi invitano al dialogo, ma il dialogo è utile e necessario per affrontare i tanti problemi particolari avendo alla luce una comune adesione ai principi, e non prima. Ci sono verità che non sono in discussione, in questi casi il dialogo serve a convincere l’avversario in una disputa e non a mettere in discussione i principi.
Stefano Fontana - Fonte

1 commento:

  1. Il 18 luglio 1100 muore a Gerusalemme Goffredo di Buglione, "il capitano che il gran sepolcro liberò di Cristo" (Tasso, Gerusalemme liberata, I, 1).
    https://www.radiospada.org/tag/crociate/

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