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martedì 15 luglio 2025

Una mappa della mente medievale / Comprendere il passato attraverso la metafora

Nella nostra traduzione da Via Mediaevalis. Gli esempi e le metafore destinate a lettori anglofoni non sminuiscono il fascino e l'interesse del discorso oggettivo che alimenta la nostra riflessione. Amo l'Autore proprio per questo. Il linguaggio e il nostro esprimerlo ci forma, ci trasforma e forgia la realtà che viviamo. Ed è la prova per quanto ci riguarda, di quanto ci rende non manipolabili — aiutando anche altri a non esserlo — dal nichilismo e dal progressivo imbarbarimento che siamo costretti a subìre in questa temperie oscura. Ne parlavamo, ad esempio, ieri [qui ].

Una mappa della mente medievale
Comprendere il passato 

 La metafora
Il linguaggio è la casa dell'essere. Nella sua casa, l'uomo abita.
—Martin Heidegger
Chi studia e scrive di cultura medievale, me compreso, afferma cose che implicano una conoscenza dei processi di pensiero, delle abitudini mentali e delle modalità di percezione, nonostante non ci siano personaggi medievali in circolazione che possano raccontarci come pensano, come strutturano il loro spazio mentale e come percepiscono il mondo esterno. Perché qualcuno può affermare di possedere una tale conoscenza? Com'è possibile integrare "la mente medievale" in discussioni presentate come principalmente fattuali piuttosto che congetturali o fantasiose?

Parte della risposta viene da qualcosa che spesso si fa strada tra le pagine di Via Mediaevalis: la letteratura. Una massima che mi piace tenere sempre a portata di mano, nel caso qualcuno mi fermi per strada e mi chieda perché dovremmo preoccuparci di studiare la "narrativa" letteraria invece dei "fatti" storici, è che "la storia mi dice cosa hanno fatto le persone, ma la letteratura mi dice cosa hanno pensato". Questa è una semplificazione eccessiva, ma rende il concetto: la letteratura è una finestra sul mondo interiore – sensazioni, relazioni, comprensioni, idee, credenze, valori, desideri, sogni – di individui e comunità che hanno vissuto nell'Età della Fede (piuttosto che nell'età dell'umanesimo, dell'"illuminismo" o del capitalismo industriale). Apprezzo la storia e la stimo molto, ma è la letteratura che mi dice in modo più eloquente e mi mostra in modo più vivido come riscoprire la realtà, reimmaginare la vita umana e riformare me stesso.

Anche la letteratura, tuttavia, offre un accesso in qualche modo indiretto alla mentalità medievale. Non ci si sedeva a scrivere libri con l'esplicita intenzione di rivelare la forma e la struttura del proprio pensiero, come se si stesse abbozzando la struttura di una cattedrale gotica. I libri, allora come oggi, vengono scritti per dare piacere (per la storia, il ritmo, la rima...), per trasmettere verità morali o spirituali (attraverso immagini, allegorie, personaggi...) e per suscitare emozioni (che rispondono in modo naturale e potente alla tragedia, alla commedia e alla retorica). Così, narrativa, poesia e simbolismo riflettono la mentalità medievale come un lago spazzato dal vento riflette una montagna: c'è una somiglianza, ma ci sono anche le onde del dramma, della passione e dell'arte. Dovremmo anche guardare quando le acque sono calme: cioè quando il riflesso appare in qualcosa di più unificato, più fondamentale, più primordiale – qualcosa che non è propriamente letteratura, ma di cui la letteratura è fatta. Qui mi riferisco al linguaggio stesso.
Cristo usa sempre nei suoi discorsi figure, metafore e tropi (1).
—Vescovo Edmund Bonner (m. 1569)
Credo che la maggior parte di noi, a scuola, abbia imparato le metafore. Forse ricordate ancora la definizione: "un paragone senza usare 'like' (come) o 'as' (come)". A mio parere, non è nemmeno del tutto corretto, dato che un paragone che usa "like" o "as" è pur sempre una metafora; è solo un tipo speciale di metafora che ora si chiama similitudine. Ma a parte questo, la definizione fa sembrare la metafora interessante e importante quanto una maniglia di una porta – al massimo una maniglia di una porta in ferro battuto fatta a mano, che cattura l'attenzione più facilmente e sostiene la conversazione un po' più a lungo di qualcosa che esce da una fabbrica.

Questa è una triste situazione, perché è probabile che senza metafora la civiltà umana, così come la intendiamo noi, non esisterebbe e non potrebbe esistere. Il motivo, in sintesi, è piuttosto semplice: la cultura, soprattutto quella cristiana, non può prosperare in assenza di realtà metafisiche, e gli esseri umani non possono comprendere e comunicare adeguatamente le realtà metafisiche senza pensiero e linguaggio metaforici.

Approfondiamo questo punto. Una metafora non è fondamentalmente un "artificio letterario". È un modo per esprimere qualcosa di così astratto o profondo che gli esseri umani non possono esprimerlo adeguatamente in un linguaggio diretto e "fattuale". La metafora ci permette di usare una conoscenza sensoriale forte, chiara e radicata per comprendere e spiegare cose che trascendono i nostri sensi fisici e forse anche le nostre facoltà intellettuali. Inoltre, ci permette di sperimentare queste cose in modi che affascinano, risuonano e trasformano. "Il Signore è il mio pastore", dice il Salmista, "in un pascolo verdeggiante mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce". Quante vite hanno arricchito queste parole ebraiche – recitate per migliaia di anni, tradotte in chissà quante lingue da tutto il mondo – quante vite hanno arricchito impartendo una nuova comprensione, apprezzamento e rapporto con Dio e la Sua presenza nella vita umana? Eppure, niente di tutto questo è "reale". Dio non è (letteralmente) un pastore, e il credente di solito non riposa in un pascolo verdeggiante né cammina lungo acque tranquille. È tutto una metafora : un banchetto piacevole, consolante e stimolante di conoscenze sensoriali viene utilizzato per esprimere l'inesprimibile perfezione della Provvidenza divina.

Da tempo ormai, la metafora ha un rapporto speciale con la poesia. Questa è, tra l'altro, una risposta rapida ed efficace, seppur incompleta, alla domanda sul perché tutti i bambini dovrebbero leggere ampiamente e tutte le scuole dovrebbero insegnare diligentemente la poesia e la letteratura poetica: ci aiuta a pensare metaforicamente, e senza la capacità di pensiero metaforico, l'incontro di una persona con la cultura e la religione sarà indebolito, eroso, persino minato. E senza cultura e religione, l'uomo è troppo poco simile all'uomo e troppo simile alle bestie.

Tuttavia, gli studiosi hanno recentemente prestato maggiore attenzione al ruolo della metafora nel linguaggio quotidiano, e a ragione: questo non svaluta la poesia, ma piuttosto conferma che la metafora è un organo vitale nella vita intellettuale e spirituale dell'umanità. Fornisce inoltre spunti per un importante progetto accademico che desidero presentare in questo post, per la sua particolare capacità di offrire una visione approfondita della mentalità medievale. Questo progetto si chiama "Metaphor Map of Old English".

Il linguaggio è profondamente intrecciato con il pensiero, e la metafora rivela qualcosa su come linguaggio e pensiero si estendano al cosmo, alla società o all'anima. Una mappa metaforica mostra i dettagli di un particolare mondo mentale utilizzando l'intersezione tra metafora e linguaggio, e quando la lingua in questione è l'inglese antico, parlato durante il Medioevo e scomparso molto prima dell'era moderna, quel mondo mentale è un mondo medievale.

La Mappa delle Metafore dell'Inglese Antico è disponibile online gratuitamente. La pagina principale mostra il diagramma sottostante, che il sito descrive come una rappresentazione di "tutta la conoscenza documentata in inglese antico: ogni parola in ogni senso di cui abbiamo testimonianza dal periodo anglosassone". Le linee bianche rappresentano "collegamenti metaforici nel linguaggio e nel pensiero tra diverse aree di significato".

Come potete immaginare, questo lavoro ha richiesto molto lavoro, e non cercherò di spiegare nel dettaglio la metodologia. Il punto è questo: i ricercatori hanno utilizzato un thesaurus storico completo per trovare parole con significati associati a diverse categorie dell'esperienza umana, e poi queste parole sono state analizzate manualmente per identificare significati che "si sovrapponevano" metaforicamente.

Ad esempio, "storm" (che è una parola inglese antica) compare sia nella categoria "atmosfera e tempo" (con il suo significato letterale) sia in quella "azione vigorosa", dove significa "azione violenta o tumultuosa". Abbiamo quindi un collegamento metaforico: gli inglesi dell'alto medioevo usavano le realtà sensoriali ed elementari di una tempesta per comprendere ed esprimere il comportamento, forse anche lo stato mentale, degli esseri umani coinvolti in una ribellione, una rivolta, una rissa, ecc. Questo è un modo in cui il sito può visualizzare il collegamento:

Un altro esempio è la parola feond, che significa "diavolo". (La stessa parola, scritta "fiend", esiste ancora nell'inglese moderno, ma normalmente non la usiamo per indicare il diavolo.) Anche l'inglese antico feond compare nella categoria "malattia":

Un clic vi porta dalla mappa delle metafore al Thesaurus storico dell'inglese, dove scopriamo che feond è elencato tra i termini che indicano l'agente o il mezzo di malattia. Questa connessione metaforica suggerisce che nella mentalità medievale il diavolo svolgesse un ruolo simile a quello di "contagio" o "virus" nella mentalità moderna:

La medicina moderna deriderebbe questo come un esempio di ignoranza e superstizione medievale: "Quei poveri contadini sapevano poco di biologia umana e niente di microbiologia, quindi quando qualcuno si ammalava non potevano far altro che dare la colpa al diavolo". La mia interpretazione è piuttosto diversa: la mente medievale era un luogo di completezza piuttosto che di materialismo scientifico. Forse i cristiani medievali non sapevano nulla di microbiologia, ma sapevano molto della vita spirituale e dell'unione di corpo e anima. Dire che un uomo è malato perché "ha un feond " significa vedere più profondamente nella malattia e riconoscere che il risultato naturale di un'anima malata è un corpo malato.

Consideriamo un altro esempio: cwen, ovvero "regina" nell'inglese moderno, compare sia nella categoria "regola e governo" che in quella "soprannaturale", dove veniva usato per riferirsi alla Vergine Maria. Questo collegamento metaforico ci mostra che la mentalità anglosassone percepiva e comprendeva Maria come una versione celeste di una regina terrena. Questo potrebbe non sembrare troppo interessante, dato che l'associazione esiste ancora nella modernità, ma i collegamenti nella mappa metaforica sono punti di partenza per ulteriori indagini: se osserviamo più attentamente, acquisiamo maggiori informazioni.
  • In primo luogo, gli inglesi medievali vivevano effettivamente sotto un governo monarchico, e quindi stavano facendo un'affermazione più forte identificando la Vergine con vere regine i cui mariti non erano solo re cerimoniali, ma uomini potenti e autorevoli, da cui ci si aspettava che amministrassero la giustizia e guidassero gli eserciti in battaglia. Quindi, se la Vergine Maria era una regina anglosassone, allora Dio era un re anglosassone, e questo non è certo il tipo di Dio che, per citare alcune indimenticabili parole di Peter Kwasniewski, viene percepito come "un animale di peluche dai colori vivaci e sfocati che tintinna 'Tutti sono benvenuti' quando lo si stringe". (1)
  • In secondo luogo, cwen nella poesia in inglese antico poteva anche significare "nobildonna", il che crea un ritratto leggermente diverso della Vergine come membro celeste della società medievale. Piuttosto che una monarca distante e idealizzata al vertice della piramide sociale, ella è il modello della nobiltà femminile: superiore ma anche più vicina al popolo, un esempio di grazia e bontà per tutte le regioni e le comunità, una donna dignitosa e onorata, ma anche appartenente al castello locale, alla contea, alla terra. (Prima di Tolkien, "shire" era un termine anglosassone per un distretto amministrativo; al suo posto i Normanni conquistatori usarono counté , antenato del moderno inglese "county").
  • Infine, una definizione moderna di "regina" in inglese è "qualcosa di considerato supremo, specialmente come la più raffinata o la più bella del suo genere". Esistono prove di questo uso nell'inglese antico, il che suggerisce che, chiamando la Vergine Maria cwen, gli anglosassoni la intendessero anche come la più bella di tutte le donne. O è possibile che il collegamento metaforico si sia diffuso nella direzione opposta? Forse questo uso è entrato nella lingua inglese perché la Vergine, già immaginata come regina celeste, era anche onorata dai cristiani medievali come la donna più raffinata, grande e bella della storia.
Spero che questa sia stata un'utile introduzione a una risorsa unica per esplorare il pensiero medievale. Martedì parleremo più approfonditamente della Mappa delle Metafore dell'Inglese Antico e della metafora in generale.
Robert Keim, 13 luglio 2025
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1. Tropo (dal greco τρόπος trópos, derivato da trépō, «volgo, trasferisco») o traslato è l'utilizzo retorico di una "deviazione e trasposizione di significato", quando l'uso di un'espressione normalmente legata ad un campo semantico viene attribuito "per estensione" ad altri oggetti o modi di essere.

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