Nella nostra traduzione da Via Mediaevalis, una meditazione sul Cantico dei Cantici sotto la guida di San Bernardo. Ho letto i suoi Semoni anni fa e ne ho un ricordo indelebile, anche se mi sembra che oggi la lettura sia più "viva". La prima parte qui.
“L’amore parla ovunque”
San Bernardo, il Cantico dei Cantici e la ricerca medievale della verità velata
Oggi approfondiremo il Cantico dei Cantici, con San Bernardo di Chiaravalle come guida.(1) Come abbiamo visto qui, il libro ebbe una grande influenza sulla spiritualità medievale. È sorprendente? Da un lato, sì, poiché in superficie potrebbe essere il libro meno spirituale – un poema amoroso e sensuale che non menziona mai Dio – del canone biblico. Dall'altro, no, perché l'essenza della spiritualità cristiana è l'amore, e l'essenza del Cantico dei Cantici, allo stesso modo, è amore. Questo era l'insegnamento di San Bernardo:
In questo Canto Nuziale è il sacro amore che si cela dietro le parole a dover essere considerato, più che le parole stesse. Perché l'Amore parla in esso ovunque; se qualcuno vuole comprendere ciò che vi legge, allora ami! Perché chi non ama ascolterà e leggerà questo Canto invano; il cuore freddo non può afferrarne l'ardente eloquenza.
Il Cantico dei Cantici ci conduce, in un modo unico tra le opere letterarie divinamente ispirate, lungo il cammino dell'amore e, allo stesso tempo, è un tesoro di eloquenza che comprendiamo più pienamente man mano che impariamo ad amare in modo più autentico.
La spiegazione comune del Cantico dei Cantici è che parla allegoricamente dell'unione tra Cristo e la Chiesa. La mia mente, facilmente stancabile da astrazioni sfuggenti o troppo elaborate, non riesce a impadronirsene. Non riesco a visualizzarlo, non riesco a sentirlo, non riesco a relazionarmici. Ho bisogno di qualcosa di più, e Bernardo me lo fornisce:
Bisogna porgere orecchie caste per ascoltare questo Discorso d'Amore...; e, quando in esso si pensa agli Amanti, non si deve intendere per tali un uomo e una donna, ma il Verbo e l'Anima. E se dico "Cristo e la Chiesa" invece di Verbo e Anima, la differenza è solo questa: che per Chiesa si intende l'unità, o meglio l'unanimità, di molte anime.
Il Verbo e l'anima – e la mia anima, e la tua anima. Con le parole di questo "discorso d'amore" mi avvicino al Verbo, per mezzo del quale tutte le cose sono state create, per mezzo del quale il linguaggio stesso è stato creato e dotato del potere di muovere un'anima umana e trasformare una vita umana. Egli, il Verbo divino, è il Cantico eterno dei cieli, l'eterna espressione dell'amore perfetto; sulla terra udiamo la Sua voce e incontriamo il Suo amore nel Cantico dei Cantici, un titolo che significa, secondo l'idioma ebraico, "il più eccellente di tutti i canti".
Abramo e SaraÈ quasi incredibile che un libro della Bibbia inizi con questa frase: "Mi baci con il bacio della sua bocca". Ma queste sono le prime parole del Cantico dei Cantici, e San Bernardo ha molto da dire a riguardo:
Chi dice queste parole? È la Sposa. E chi è? L'anima assetata di Dio... Uno schiavo ha timore del suo padrone; un mercenario cerca il salario; un discepolo presta attenzione al suo maestro; un figlio onora suo padre. Ma colei che chiede un bacio, ama ... L'amore è il più alto di tutti i nostri doni naturali, supremamente quando è restituito a Dio, che ne è la Fonte.
Fin dal primo momento del testo scritturale, San Bernardo insiste sul fatto che se desideri fare di Dio il centro della tua vita, se cerchi non solo di servirLo, di imparare a conoscerLo e di onorarLo, ma anche di amarLo, allora il Cantico dei Cantici riguarda te e i santi, le cui orme segui:
[Il suo amore] è ardente, ardente, perché è così assorta in esso che dimentica la maestà di Colui al quale parla. Cosa? "La terra tremerà al Suo sguardo", e chiede un bacio! È forse ubriaca? Sì, certo che lo è.
La conclusione del primo versetto non è meno avvincente del suo inizio: "...con il bacio della sua bocca: perché il tuo seno è migliore del vino". È una mente affascinante e profondamente medievale quella che riesce a trovare un significato quasi letterale in questo versetto e poi a trasformarlo in una riflessione sulla preghiera, tra ogni cosa:
Quel bacio santo ha una tale potenza creatrice che, ricevendolo, concepisce e i suoi seni si riempiono di latte. Chi si sforza spesso di pregare sa bene cosa intendo. Ci avviciniamo all'altare e iniziamo la preghiera con il cuore inaridito e freddo; ma, se perseveriamo, all'improvviso la grazia scorre come un fiume, arricchendo tutto il nostro essere.Isacco e Rebecca
Consideriamo ora le intuizioni di Bernardo sul capitolo 1, versetto 4: "Sono nera ma bella, o figlie di Gerusalemme". Queste parole compaiono nel noto testo liturgico "Nigra sum sed formosa" e hanno acquisito un significato mariano. Bernardo inizia, tuttavia, con considerazioni pratiche che suonano piuttosto moderne:
Non bisogna pensare "nero ma gradevole" sia una contraddizione; perché la forma o l'essenza di una cosa può essere bella, anche se il suo colore, che è solo una qualità, è nero. E in alcune cose, come ad esempio negli occhi e nei capelli, il nero in sé è tutt'altro che sconveniente.
In seguito, concentrandosi maggiormente sulla dimensione culturale e simbolica della negritudine, collega l'immaginario del versetto a Cristo nella sua passione:
Nero era davvero Colui che non aveva "forma né bellezza", che era "un verme e non un uomo, un vero scherno degli uomini e l'emarginato del popolo", che fu persino fatto peccato per amor nostro. Ma chiedete agli apostoli come lo videro sul monte, o chiedete agli angeli a cosa somigli Colui che bramano guardare; e vi diranno che è bello. Egli è, dunque, bello di per sé, e nero solo per amor tuo.
L'allegoria qui è sorprendente e costituisce un buon esempio di come l'esegesi medievale possa davvero conferire nuova profondità e risonanza emotiva alla lettura della Scrittura. Gli amanti del Cantico dei Cantici, dice San Bernardo, sono Cristo e l'anima cristiana. Ma qual è la natura di questo amore? E come possiamo trovare Cristo in un testo che sembra non dire nulla di Lui? L'amore, soprattutto, è l'amore della Croce, cioè della compassione e del sacrificio di sé, piuttosto che della mera attrazione, e troviamo Cristo camminando in preghiera attraverso le cortine del linguaggio poetico fino a raggiungere il cuore del mistero: un Amante che, sebbene annerito dalla sporcizia dei nostri peccati, è sempre e assolutamente bello.
Rut e Boaz
Che campione piccolo e inadeguato vi ho offerto, anche se un articolo molto più lungo di questo sarebbe comunque una drastica abbreviazione dell'esegesi di Bernardo. Come può un uomo, senza Internet e nemmeno una biblioteca che lo aiuti, produrre una tale sovrabbondanza di pensieri santi e perspicaci? Suppongo che la domanda abbia insita la risposta, poiché la straordinaria fecondità della sua mente non era dovuta principalmente alla lettura di libri, e certamente non al profluvio torrenziale di informazioni scatenato da una ricerca su Google, ma a una vita di raccoglimento, preghiera, purezza interiore e amore appassionato per tutto ciò che esce dalle mani e dal cuore di Dio.
Il primo capitolo del Cantico dei Cantici si conclude con due versi accattivanti: "Ecco, sei bella, amica mia, ecco, sei bella, i tuoi occhi sono come colombe. Ecco, sei bella, amica mia, e deliziosa. Il nostro letto è fiorente". La riflessione di Bernardo – che muove dall'intimità degli amanti alla bellezza di un'anima virtuosa e alle perfezioni della Vergine Santissima – è una piccola oasi nel deserto pieno di distrazioni dei falsi amori della modernità:
Maria e GiuseppeQuanto è bella questa sequenza!... Il loro santo amore, che nasce da un'unica fonte, è reciproco e si esprime in parole e sguardi pieni di estrema dolcezza. Lui la chiama, infine, il Suo amore e le dice due volte che è bella. Lei gli dice lo stesso.Il Re desiderava la bellezza della beata Maria, perché conservava la sua purezza, ma non mancava di umiltà. Ogni anima che, come lei, unisce la bellezza della semplicità e dell'innocenza a quella dell'umiltà, sentirà lo Sposo dire: "Ecco, sei bella, amica mia; ecco, sei bella!". Signore Gesù! Se solo potessi sentirti dire anche solo una volta: "Ecco, sei bella!"... Ma se ci fosse un dubbio, anche su questo? So cosa farò. Io, che sono solo il Tuo servo, venererò colei che Tu hai chiamato il Tuo amore; io... contemplerò con meraviglia la sua perfetta bellezza; gioirò di sentire la voce dello Sposo che la ammira... Sono insieme, stanno parlando tra loro. Restiamo in ascolto; e nessuna preoccupazione mondana o lusinga carnale ci distolga da quel sacro colloquio.
1. Utilizzerò nel prossimo articolo la versione inglese condensata dei suoi sermoni che ho menzionato in quello precedente (qui): Sul Cantico dei Cantici, tradotto e curato da un religioso anonimo della Comunità di Santa Maria Vergine e pubblicato nel 1952.
Robert Keim, 28 settembre
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
La parola latina veritas deriva dall'aggettivo verus ("vero, autentico"), che a sua volta si lega alla radice protoindoeuropea wer-, con il senso di "essere affidabile, solido, stabile". Così Veritas non designa solo la "corrispondenza con la realtà", ma anche ciò che è degno di fiducia, ciò che rimane saldo di fronte all'apparenza e alla falsità.
RispondiEliminaNella filosofia classica
• Per Platone, la verità ( ἀλήθεια – alétheia) è lo "svelamento" di ciò che è nascosto: la realtà così com'è, quando si allontana il velo dalle ombre.
• I romani, con verità, hanno ereditato quest'idea ma l'hanno fatta più pratica: la verità non è solo una nozione astratta, ma un valore morale — dire la verità, essere leali, non tradire la fiducia.
• Cicerone la legava alla giustizia e alla saggezza come base della vita pubblica.
Riflessione
Da qui questo aforisma ha senso: verità non imponitur — la verità non può essere imposta perché perde la sua essenza; sed rivelatur — si mostra da sola, come la luce. E come la luce dell'alba, può far male agli occhi all'inizio (primum caecat), ma finisce per orientare la vita (deinde iter ostendit).
È un promemoria che la verità non è una parola d'ordine, è una scoperta interiore e collettiva.