Paix Liturgique, nella Lettera 1302 dell'8 novembre 2025, riporta un articolo di Massimo Franco dal Corriere della sera del 2 novembre. L'intento è quello di riprendere gli echi di stampa del Pellegrinaggio Summorum Pontificum. La riporto – ritradotta dal francese perché l'originale è leggibile solo per gli abbonati – visto che fa emergere con nitidezza la visuale laica progressista, in chiave politico-idelogica, che coincide con quella della Chiesa modernista.
Il piano di Papa Leone include la messa in latino
Di Massimo Franco
"Alcuni cattolici pro-Trump sostengono che Prévost abbia incontrato il cardinale Burke e gli abbia detto che apprezzava la messa in latino e che tutto sarebbe andato bene, ma è falso. La sua elezione è stata truccata..." Steve Bannon, l'ideologo di Donald Trump, stava già attaccando violentemente Leone XIV il 10 maggio 2025. Affermava che un papa americano era perfettamente allineato con l'odiato Francesco d'Argentina, la bestia nera dei tradizionalisti americani. Prevedeva uno scontro spietato dopo la sua elezione in conclave. Eppure, il 25 ottobre 2025, nella Basilica di San Pietro, il cardinale Raymond Leo Burke, fervente difensore del tradizionalismo cattolico americano, ha celebrato la prima messa in latino dopo anni di tensioni con il precedente pontificato. Lo ha fatto col permesso di Leone XIV, riducendo a nulla gran parte dell'argomentazione che il trumpismo trionfante cercava di giustificare, frustrato dal fatto che il successore di Jorge Mario Bergoglio non fosse un ultraconservatore, contrariamente alle preferenze della Casa Bianca.
Con questa decisione, il Papa ha sorpreso ancora una volta coloro che si ostinano a relegare le sue azioni al passato. È difficile credere che sia iniziata una nuova era. E Burke, vestito con la tonaca e i guanti bianchi, nella Basilica di San Pietro, ne è uno dei simboli. Migliaia di fedeli, accompagnati dalle loro famiglie, si sono radunati davanti a lui: una folla venuta a sanare un'antica frattura che minacciava di alienare una minoranza, seppur influente, all'interno della Chiesa cattolica. Donne in mantiglia, con mariti e figli, hanno riempito la basilica per partecipare a una messa di due ore e mezza, scandita da inni e riverenze, con i sacerdoti che voltavano le spalle ai fedeli, come vuole la tradizione. Anche l'ambasciatore ungherese presso la Santa Sede era presente, con la moglie e i figli, per accogliere il ritorno ai riti tradizionali. Burke ha apprezzato questa rinascita, dopo che Francesco, dal 2021, aveva dimostrato di considerare la Messa in latino un'arma nelle mani dei suoi avversari, che la usavano per attaccare il suo riformismo visionario, ma a volte caotico. Alla fine del 2023, di fronte alle incessanti critiche e agli attacchi dottrinali del cardinale americano, ha deciso di sospendere lo stipendio di Burke e di privarlo del suo appartamento in Vaticano. Ma chissà cos'ha pensato Bannon delle sue stesse virulente accuse contro Prévost quando è venuto a conoscenza della Messa in latino?
Forse avrebbe dovuto interrogarsi sulle ragioni che hanno unito i dieci cardinali americani durante il conclave. Quanto accaduto ha certamente confermato le divisioni all'interno del movimento Make America Great Again (MAGA) riguardo all'arrivo di un papa nato a Chicago. Questo movimento è spesso percepito come un esercito unito, ferocemente ostile a qualsiasi gesto che ricordi il pontificato di Francesco. Al contrario, i nostalgici di Bergoglio mostrano una diffidenza malcelata nei confronti di Leone. Ma pregiudizi e ideologia sono ben presenti in persone come Bannon, così come in coloro che difendono la continuità delle politiche di Bergoglio.
Anche Donald Trump si è finora mostrato cauto nei suoi commenti sul suo più illustre cittadino americano. La decisione di Prévost di consentire la Messa in latino a San Pietro ha scioccato gli estremisti cattolici; ha confermato che analizzare il nuovo pontefice alla luce del recente passato, misurandone continuità e discontinuità, è un esercizio futile destinato a essere costantemente smentito. Soprattutto, questo approccio trascura non solo la personalità di Leone XIV, ma anche il mandato ricevuto dal conclave: quello di pacificare la Chiesa dopo gli anni traumatici delle dimissioni di Benedetto XVI e del pontificato di Jorge Mario Bergoglio.
Il rito del 25 ottobre è frutto di un processo iniziato ancor prima del conclave. È stato attuato gradualmente a partire da maggio. La stampa e la televisione americane ne hanno ampiamente parlato e analizzato, cogliendone appieno il significato, dal New York Times ai siti web cattolici; i media europei, in particolare quelli italiani, vi hanno dedicato molta meno attenzione. Eppure, è un segno della riconciliazione che Leone XIV voleva promuovere: soprattutto all'interno di un cattolicesimo polarizzato; forse più negli Stati Uniti che altrove. Francesco aveva già deciso nel 2021 di limitare il più possibile la Messa in latino, ribaltando così l'apertura di Benedetto XVI a questo rito. E nel 2023 è stata istituita una nuova restrizione, pari a un divieto.
Ma lo scorso luglio, e non è un caso che ciò sia avvenuto dopo l'elezione di Leone XIV, sono emersi documenti rivelatori, evidentemente già noti alla gerarchia ma tenuti segreti per non offendere Francesco. Questi documenti dimostravano chiaramente che le ragioni invocate da Bergoglio per limitare la Messa latina tradizionale – ovvero l'opposizione della maggioranza dei vescovi – erano infondate. La maggior parte dei prelati interrogati, secondo questo rapporto, aveva espresso un parere favorevole alla vecchia Messa latina. Ma, cosa ancora più interessante, questa contraddizione non è stata portata alla luce con clamori o polemiche. Non è stata presa alcuna posizione che suonasse come un ripudio del suo predecessore. Per essere chiari, il 22 agosto Burke ha incontrato Leone XIV per la seconda volta. Gli ha consegnato la lettera firmata da settanta gruppi tradizionalisti che chiedevano il permesso di celebrare la Messa latina durante il loro pellegrinaggio a Roma. Christian Marquant, un francese tra i firmatari della lettera, citato dall'Associated Press, ha affermato che questi fedeli erano scioccati dall'ostilità di Francesco, al punto da non sapere come formulare la richiesta. Infine, dopo l'udienza concessa a Burke, si è diffusa la notizia che la Messa in latino sarebbe stata ripristinata nella Basilica di San Pietro il 25 ottobre. James Rodio, uno psichiatra di Cleveland, ha ricordato la "tristezza" con cui cattolici come lui avevano accolto i divieti di Francesco. "Com'è possibile", si chiedevano, "che un'istituzione con un certo approccio da sedici o diciassette secoli dichiari improvvisamente di non essere più valida?". Papa Prévost ha cercato di placare questa confusione. Non che amasse particolarmente la Messa in latino. Ha sottolineato, inoltre, che a volte era stata uno strumento di conflitto per coloro che disapprovavano le riforme conciliari. Ma non vedeva alcun motivo per impedire ad alcuni fedeli di esprimere la propria religiosità in questo modo.
Sebbene potessero essere considerati "dinosauri della fede", Leone XIV non voleva la loro scomparsa, anche se rappresentavano solo una frazione dei fedeli. E non solo perché tutti i sondaggi mostravano che i giovani cattolici, in molti Paesi, sacerdoti e laici, erano più tradizionalisti della generazione precedente. La parola chiave era inclusione e rispetto reciproco. Il Vaticano di Prévost era consapevole che la ripresa del dialogo con le altre confessioni – dagli anglicani agli ortodossi – per essere credibile ed efficace doveva iniziare dal ripristino dell'unità cattolica.

Che dire? Per il momento concede ma, pensa ad altro. Non era possibile una folgorazione divina. Dovrà passare attraverso una forte crisi per capire che i Cattolici devono dare un esempio eroico e santo per portare moltitudini nella Chiesa di Gesù Cristo. Leone XIV non deve muoversi qua e là ma, deve restaurare, dal Vaticano, il Cattolicesimo così come nostro Signore lo ha insegnato e la Chiesa santamente lo conservò.
RispondiEliminaAncora una volta "effetto boomerang". I neomodernisti che spadroneggiano da oltre 60 anni in Vaticano sono riusciti nel capolavoro di attaccare la dottrina su Maria producendo come effetto vasto e immediato la riaffermazione e celebrazione della Mediazione e della Corredenzione, con una compattezza e un'estensione che nemmeno negli anni '50 si sono viste. Da temi propri delle sole accademie e dei documenti ufficiali ad argomento difeso in tutto il mondo. Dai teologi ai fedeli, dalle persone comuni agli intellettuali, dai giovanissimi agli anziani. E siamo appena all'inizio.
RispondiEliminaCorredentrice del genere umano e Mediatrice di tutte le grazie, prega per noi!
Lo stesso sta succedendo riguardo alla liturgia antica. Tutti ne parlano per lo scalpore sollevato e chi non la conosceva inizia col porsi delle domande e poi si rende conto della differenza abissale col rito riformato...
"Tutti ne parlano":
RispondiEliminasono in molti a parlarne ormai. Alcuni in maniera distorta come nell'articolo riportato; molti di più, soprattutto giovani, come di una risorsa imperdibile e insostituibile.
Los sacerdotes jóvenes franceses defienden la moral tradicional, desean la paz litúrgica con la Misa tradicional, valoran el celibato y rechazan la ordenación de mujeres
RispondiElimina(Encuesta Observatorio Francés del Catolicismo)
Fuente: https://infocatolica.com/?t=noticia&cod=53807
Questo risveglio è una Grazia.! Non bisogna abbassare la guardia. Coesi, al lavoro!
RispondiElimina"con i sacerdoti che voltavano le spalle ai fedeli, come vuole la tradizione"..
RispondiEliminaNon se ne puo' piu'!
I Sacerdoti non "voltano le spalle" ma conducono le pecore alla preghiera,
all'offerta del Figlio all'Eterno Padre. In quanto Discepoli del Sommo Sacerdote
debbono stare in prima fila. Fine!