Oggi è il settimo giorno della Novena di Natale [vedi]. Oltre che col testo base di cui al link, anche quest'anno la stiamo percorrendo ogni giorno con una delle Antifone "O" nella meditazione di dom Guéranger.
22 dicembre – VI Antifona
| O Rex géntium, et desiderátus eárum, lapísque anguláris, qui facis útraque unum: veni, et salva hóminem, quem de limo formásti | O re delle genti, oggetto dei loro desideri! Pietra angolare che riunisci in te i due popoli ! Vieni e salva l’uomo che hai formato dal fango. |
O Re delle genti! Tu ti avvicini sempre più a quella Betlemme in cui devi nascere. Il viaggio volge al termine, e la tua augusta Madre, che il dolce peso consola e fortifica, conversa senza posa con te lungo il cammino. Adora la tua divina maestà e ringrazia la tua misericordia; si rallegra d’essere stata scelta per la sublime missione di servire da Madre a un Dio. Brama e teme insieme il momento in cui finalmente i suoi occhi ti contempleranno. Come potrà renderti i servigi degni della tua somma grandezza, quando si ritiene l’ultima delle creature? Come ardirà sollevarti fra le braccia, stringerti al cuore, allattarti al suo seno mortale? Eppure, quando pensa che si avvicina l’ora in cui, senza cessare d’essere suo figlio, uscirai da lei ed esigerai tutte le cure della sua tenerezza, il suo cuore vien meno e mentre l’amore materno si confonde con l’amore che porta verso Dio, è sul punto di spirare in quella lotta troppo impari della fragile natura umana contro i più forti e i più potenti di tutti gli affetti riuniti in uno stesso cuore. Ma tu la sostieni, o Desiderato delle genti, perché vuoi che giunga al felice termine che deve dare alla terra il suo Salvatore, e agli uomini la Pietra angolare che li riunirà in una sola famiglia. Sii benedetto nelle meraviglie della tua potenza e della tua bontà, o divino Re, e vieni presto a salvarci, ricordandoti che l’uomo ti è caro poiché l’hai formato con le tue stesse mani. Oh, vieni, poiché l’opera tua è degenerata, è caduta nella perdizione, e la morte l’ha invasa: riprendila nelle tue potenti mani, rifalla, salvala, perché l’ami sempre, e non arrossisci della tua creazione.
(da: P. Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, Edizioni Paoline, 1959, p. 309.)
Oggi, nel 1531, Città del Mexico. Il 12 dicembre del calendario giuliano, a quel tempo vigente, corrisponde al 22 dicembre del calendario gregoriano. Da pochissime ore era passato il solstizio di inverno. Gli Aztechi lo celebravano nel terrore che il sole non tornasse a salire, offrendo sacrifici umani per scongiurare quella possibilità.
RispondiEliminaIn quel mattino a Juan Diego tocca di raccogliere rose di Castiglia fiorite fuori stagione e in altura (la città è a oltre 2000 metri di quota) e di portarle al vescovo Juan de Zumarraga. Srotolando il mantello di ayate (la tilma) dove c'erano le rose, ecco comparire l'immagine della Vergine di Guadalupe. Un'immagine acheropita i cui colori sono dati da pigmenti non esistenti in natura.
Sulla tilma, nel mantello che avvolge la figura femminile che mostra i segni di una gestante prossima al parto, ci sono 46 stelle. Ma l'immagine non è punteggiata a caso da questi punti luminosi, perchè essi corrispondono al cielo del luogo quella notte, la notte appena successiva al solstizio di inverno del 1531.
Le costellazioni nella volta celeste sono una novantina. Quelle rappresentate sulla tilma sono quindici. Ogni stella, con magnitudine differente, appartiene a una sola costellazione ed è visibile in cielo a una data latitudine e stagione.
Le costellazioni rappresentate (con una o più stelle e non tutte quelle di quella costellazione) sono quelle sopra il Tepeyac, ma come se viste da sopra la volta stellata e non da sotto! Come visibili dal cielo e non nel ristretto orizzonte basso del punto di osservazione terreno. Delle 46 stelle, 22 sono nell'emisfero boreale e 24 in quello australe. Sono nella parte stellata della tilma. Però nel cielo ci sono altre stelle/costellazioni che non compaiono sulla parte stellata della tilma, ma è impressionante dove insisterebbero sulla figura della Vergine: sulla fronte (la Corona boreale), sul cuore (la Vergine), sul grembo (il Leone)...
L'immagine prodigiosa del 1531 rilancia le profezie del Santo Natale, sulla nascita del Leone di Giuda, che spinse i Magi a viaggiare dall'Oriente verso Betlemme. Ora, nel Nuovo Mondo che vide l'arrivo di Cristoforo Colombo soltanto 40 anni prima, la Donna vestita di sole porta ai nativi la vita proprio nel mezzo dei sacrifici umani che i pagani offrivano al sole per vederlo tornare a salire. Ne seguirono milioni di conversioni in pochissimo tempo, perchè Dio spiazza i nostri tempi e le logiche dei processi storici.
Da Betlemme al Tepeyac, ma dal Tepeyac alla nostra epoca, che è scaduta nel paganesimo e nel ritorno dei sacrifici umani (gli aborti, le eutanasie, le guerre) per poter proseguire certe credenze e sconfiggere le paure di chi teme di perdere potere.
Nostro Signore, ascendendo al cielo, disse che sarebbe tornato. Il tempo di Avvento è punteggiato della penitenza necessaria a chi ne attende il ritorno, cercando di prepararsi. La memoria del Natale di Betlemme si salda con l'attesa da compiere. Gli Aztechi abbondano tra noi, specialmente nei luoghi di potere con le loro credenze.
Ma Dio ha sempre altri progetti, progetti di vita e di conversione. La Gerusalemme celeste viene osservata dall'alto e non dal basso. Con mezzi davvero poveri, come un tessuto d'agave che dovrebbe decomporsi da solo e invece resiste a bombe e acidi.