Apprendiamo da Le Forum Catholique che nei numeri in vendita in questi giorni di due settimanali modernisti francesi dedicati al concilio Vaticano II, se ne esplicita, con l'enfasi di grandi conquiste, in cosa è consistita la "rivoluzione" dallo stesso apportata. Li segnaliamo perché non differiscono di certo dalle trionfalistiche convinzioni degli sfegatati "conciliaristi" di ogni dove e anche perché chiunque affermi che il concilio ha provocato una vera e propria rivoluzione nella chiesa (compresa la FSSPX ma non solo) viene tacciato da integrista. E, tuttavia, sono proprio gli adepti del Vaticano II a dar loro ragione :
Ci vorrebbe un volume per sviluppare i punti di ogni singolo elemento "rivoluzionario". Penso di riprenderli uno dopo l'altro. Per oggi comincio con la "Libertà religiosa"- "La Vie" ex-cattolico spiega quali sono, 50 anni dopo, le vere rivoluzioni del Vaticano II :
- Prima rivoluzione : "essere nel cuore del mondo" ;
- Seconda rivoluzione : "ritrovare le radici ebraiche" ;
- Terza rivoluzione : "la santità per tutti i battezzati".
- Pélerin dal canto suo afferma che la "Chiesa, grazie al concilio, entra nel mondo" e che ci sono 7 rivoluzioni nel concilio.
- Prima rivoluzione : "La Chiesa Popolo di Dio" ;
- Seconda rivoluzione : "Libertà religiosa e dialogo interreligioso" ;
- Terza rivoluzione : "La missione dei laici" ;
- Quarta rivoluzione : "La riforma liturgica" ;
- Quinta rivoluzione : "Il ruolo dei vescovi [o della collegialità]" ;
- Sesta rivoluzione : "La parola di Dio per tutti" ;
- Settima rivoluzione : "La Chiesa dialoga col mondo".
Libertà religiosa
Il pensiero post-illuminista, che purtroppo è stato influente anche all’interno della Chiesa per effetto dell’abbandono del principio aristotelico della non contraddizione, ha portato all’affermazione che le diverse religioni sono tra loro complementari: ognuno contiene i “semi di verità”, che in verità il Padri – come λογόι-σπερματικόι/Semina Verbi – attribuivano alle filosofie, anche se l’espressione risulta coniata da Giustino. «Tutto ciò che rettamente enunciarono e trovarono via via filosofi e legislatori, in loro è frutto di ricerca e speculazione, grazie ad una parte di Logos. Ma poiché non conobbero il Logos nella sua interezza, che è Cristo, spesso si sono anche contraddetti» (Seconda apologia, X, 2-3).
Infatti, secondo i Padri dei primi secoli, compreso S. Agostino, i semina Verbi non fecondano le religioni pagane, alle quali riservano giudizi molto severi, quanto piuttosto la filosofia greca e la sapienza dei poeti e delle Sibille.
Invece, a partire dal Vaticano II, fuori dei confini della chiesa visibile, e in concreto nelle diverse religioni, si possono trovare " semi del Verbo"; il motivo si combina spesso con quello della luce che illumina ogni uomo e con quello della preparazione evangelica (Ad Gentes, nn. 11 e 15; Lumen gentium, nn. 16-17; Nostra aetate, n. 2; Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, n. 56).
La teologia dei semi del Verbo inizia con san Giustino. Di fronte al politeismo del mondo greco, Giustino vede nella filosofia un'alleata del cristianesimo, perché ha seguito la ragione; ma ora questa ragione si trova nella sua totalità soltanto in Gesù Cristo, il Logos in persona. Solamente i cristiani lo conoscono nella sua integrità. Di questo Logos però è partecipe tutto il genere umano; perciò da sempre c'è stato chi è vissuto in conformità con il Logos, e in questo senso ci sono stati "cristiani", pur avendo essi avuto soltanto una conoscenza parziale del Logos seminale. C'è molta differenza tra il seme di una cosa e la cosa stessa; ma in ogni modo la presenza parziale e seminale del Logos è dono e grazia di Dio. Il Logos è il seminatore di questi “semi di verità”.
Nella sua ripresa moderna, quindi, la formula è applicata proprio alle religioni non cristiane, secondo due significati. Il primo è anche quello del Concilio Vaticano II, nei cui documenti i ‘semina Verbi’ sono la misteriosa presenza di Cristo salvatore in tutte le religioni, in quanto esse possono avere di “vero e santo” e quindi anche di salvifico, sempre però attraverso Cristo per vie che solo lui conosce. Il secondo compare in alcune correnti teologiche della seconda metà del XX secolo, secondo le quali le religioni non cristiane avrebbero capacità salvifica non mediata ma propria, perché esprimerebbero molteplici esperienze del divino, indipendenti e complementari, e Cristo – piuttosto che l’unica Via necessaria – sarebbe il simbolo di questa molteplicità di esperienze e di percorsi dell’intelletto e dello spirito.
Ovvio constatare quanto tutto questo nuovo ‘senso’ dottrinale influisca sulla pratica pastorale, sulla missione, sul profilo pubblico della Chiesa.
Conseguenza: la rivelazione Apostolica custodita nella Chiesa cattolica non avrebbe la pienezza della Verità. Quindi si cade nell’inganno di credere che le verità parziali possano essere la porta d’accesso alla verità totale. Invece “in una dottrina globalmente falsa la verità non è l’anima della dottrina, ma la schiava dell’errore”. (R. Garigou Lagrange OP, De Revelatione, Gabalda, Paris, 1921, II, p 436)
Non si può ignorare che i frammenti di verità presenti nelle altre religioni e confessioni cristiane hanno un ruolo parziale incompleto mentre gli errori all’interno dei quali sono costrette le distorcono e ne falsano la vera portata. Si pensi all’esclusione del dogma della Trinità da parte del giudaismo e dell’islamismo.
« Possiamo fare (...) della libertà religiosa un argomento ad hominem contro coloro che, pur proclamando la libertà di religione, perseguitano la Chiesa (stati laici e socialisti), o ostacolano il suo culto, direttamente o indirettamente (stati comunisti, islamici, ecc). Questo argomento ad hominem è giusto e la Chiesa non lo respinge, usandolo per difendere efficacemente il proprio diritto alla libertà. Ma non ne consegue che la libertà religiosa, considerata in se stessa, sia per i cattolici sostenibile in linea di principio, perché è intrinsecamente assurdo ed empio che la verità e l'errore debbano avere gli stessi diritti ». (Padre Reginald Garrigou-Lagrange O.P)
« La dottrina cattolica ci insegna che il primo dovere della carità non sta nella tolleranza delle convinzioni errate, per quanto sincere possano essere, né nell’indifferenza teorica o pratica per l’errore in cui vediamo cadere i nostri fratelli… Se Gesù è stato buono con gli sviati e i peccatori, Egli non ha rispettato i loro erronei convincimenti, per quanto apparissero sinceri.: Egli ha amato tutti per istruirli, convertirli e salvarli ». (Pio X, Notre charge apostolique, 25 agosto 1910)
Infatti, secondo i Padri dei primi secoli, compreso S. Agostino, i semina Verbi non fecondano le religioni pagane, alle quali riservano giudizi molto severi, quanto piuttosto la filosofia greca e la sapienza dei poeti e delle Sibille.
Invece, a partire dal Vaticano II, fuori dei confini della chiesa visibile, e in concreto nelle diverse religioni, si possono trovare " semi del Verbo"; il motivo si combina spesso con quello della luce che illumina ogni uomo e con quello della preparazione evangelica (Ad Gentes, nn. 11 e 15; Lumen gentium, nn. 16-17; Nostra aetate, n. 2; Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, n. 56).
La teologia dei semi del Verbo inizia con san Giustino. Di fronte al politeismo del mondo greco, Giustino vede nella filosofia un'alleata del cristianesimo, perché ha seguito la ragione; ma ora questa ragione si trova nella sua totalità soltanto in Gesù Cristo, il Logos in persona. Solamente i cristiani lo conoscono nella sua integrità. Di questo Logos però è partecipe tutto il genere umano; perciò da sempre c'è stato chi è vissuto in conformità con il Logos, e in questo senso ci sono stati "cristiani", pur avendo essi avuto soltanto una conoscenza parziale del Logos seminale. C'è molta differenza tra il seme di una cosa e la cosa stessa; ma in ogni modo la presenza parziale e seminale del Logos è dono e grazia di Dio. Il Logos è il seminatore di questi “semi di verità”.
Nella sua ripresa moderna, quindi, la formula è applicata proprio alle religioni non cristiane, secondo due significati. Il primo è anche quello del Concilio Vaticano II, nei cui documenti i ‘semina Verbi’ sono la misteriosa presenza di Cristo salvatore in tutte le religioni, in quanto esse possono avere di “vero e santo” e quindi anche di salvifico, sempre però attraverso Cristo per vie che solo lui conosce. Il secondo compare in alcune correnti teologiche della seconda metà del XX secolo, secondo le quali le religioni non cristiane avrebbero capacità salvifica non mediata ma propria, perché esprimerebbero molteplici esperienze del divino, indipendenti e complementari, e Cristo – piuttosto che l’unica Via necessaria – sarebbe il simbolo di questa molteplicità di esperienze e di percorsi dell’intelletto e dello spirito.
Ovvio constatare quanto tutto questo nuovo ‘senso’ dottrinale influisca sulla pratica pastorale, sulla missione, sul profilo pubblico della Chiesa.
Conseguenza: la rivelazione Apostolica custodita nella Chiesa cattolica non avrebbe la pienezza della Verità. Quindi si cade nell’inganno di credere che le verità parziali possano essere la porta d’accesso alla verità totale. Invece “in una dottrina globalmente falsa la verità non è l’anima della dottrina, ma la schiava dell’errore”. (R. Garigou Lagrange OP, De Revelatione, Gabalda, Paris, 1921, II, p 436)
Non si può ignorare che i frammenti di verità presenti nelle altre religioni e confessioni cristiane hanno un ruolo parziale incompleto mentre gli errori all’interno dei quali sono costrette le distorcono e ne falsano la vera portata. Si pensi all’esclusione del dogma della Trinità da parte del giudaismo e dell’islamismo.
« Possiamo fare (...) della libertà religiosa un argomento ad hominem contro coloro che, pur proclamando la libertà di religione, perseguitano la Chiesa (stati laici e socialisti), o ostacolano il suo culto, direttamente o indirettamente (stati comunisti, islamici, ecc). Questo argomento ad hominem è giusto e la Chiesa non lo respinge, usandolo per difendere efficacemente il proprio diritto alla libertà. Ma non ne consegue che la libertà religiosa, considerata in se stessa, sia per i cattolici sostenibile in linea di principio, perché è intrinsecamente assurdo ed empio che la verità e l'errore debbano avere gli stessi diritti ». (Padre Reginald Garrigou-Lagrange O.P)
« La dottrina cattolica ci insegna che il primo dovere della carità non sta nella tolleranza delle convinzioni errate, per quanto sincere possano essere, né nell’indifferenza teorica o pratica per l’errore in cui vediamo cadere i nostri fratelli… Se Gesù è stato buono con gli sviati e i peccatori, Egli non ha rispettato i loro erronei convincimenti, per quanto apparissero sinceri.: Egli ha amato tutti per istruirli, convertirli e salvarli ». (Pio X, Notre charge apostolique, 25 agosto 1910)
Maria Guarini
E' come se dopo 50 anni da un terremoto devastante, o da uno tzunami, o dopo una bomba atomica, tutti appassionatamente festeggiano il fausto evento con manifestazioni gioiose e articoli entusiasti: che bello ci furono centimila morti......
RispondiEliminaPer quanto riguarda poi le conquiste del concilio sono tutte fanfeluche.
Ad es.la via della santità per tutti è una cosa che c'è sempre stata, piuttosto il concilio ha cambiato il senso della santità svuotandola dal di dentro e facendola diventare un "impegno" nel mondo per la "pace e la giustizia" e così la croce e il sacrificio, i meriti e la redenzione dopo il peccato originale sono stati oscurati.....
si, si voglio proprio divertirmi a vedere queste "celebrazioni" del nulla.....
don Bernardo
La liberta` religiosa e` un concetto ambiguo come tutti i diritti che non sono basati sul concetto di proprieta`.
RispondiEliminaNon ho diritto di interferire con la forza, violando la proprieta` privata di chi non ha violato la mia proprieta`.
Quindi non posso aggredire l'eretico (mussulmano, pagano etc.) che limita l'espressione delle menzogne a casa propria o nel proprio cervello.
Pero` cerchero` con prudenza di convicerlo del suo errore quando e` fuori dalla sua proprieta`.
Se pero` questo individuo tenta di spargere l'errore nella mia proprieta`, e` mio dovere cristiano di intervenire anche con la forza.
I problemi nascono quando vi e` proprieta` in comune tra cattolici e miscredenti, ossia nello stato moderno democratico.
Nello stato confessionale, questo problema non esiste: lo stato e` proprieta` privata di un sovrano cattolico che si regola come sopra.
Se pero' lo stato moderno democratico si occupasse solo di giustizia e difesa, senza proprieta` pubblica ed senza interferire nella vita e proprieta` dei cittadini, il problema sarebbe praticamente rimosso. Invece accade il contrario e vediamo i tentacoli dello stato laico che strangolano sempre piu` il culto e la dottrina cattolici.
http://disputationes-theologicae.blogspot.it/2010/03/un-limite-teologico-dellabbe-claude.html
RispondiEliminaQuesto è un testo che davvero riassume magnificamente la dottrina cattolica sull'argomento. Peccato che la versione definitiva è stata diversa.
Marco Marchesini
Chi ha visto la "propria" chiesa nascere dal concilio ultimo, è ovvio che lo celebri.
RispondiEliminaPer loro tutto è iniziato da là, prima era solo oscurantismo e tenebre.
Non avete idea di quanti anni ho dovuto passare in parrocchia e scuole cattoliche senza sapere assolutamente NULLA di quello che c'era nella Chiesa prima dei fatidici anni '60.
Quando l'ho scoperto, mi sono sentito come una pianta senza radici, un uomo senza passato...ho visto la perfidia con cui gli uomini della neochiesa si sono impegnati a separare completamente i cattolici dal loro passato e dalla loro Fede, per sostituire un prodotto adulterato fabbricato ad arte con quel preciso scopo.
Grazie al Cielo, sulla mia strada, un giorno, ho trovato dei santi sacerdoti che mi hanno ripiantato nell'humus del cattolicesimo.
Per quanto mi riguarda, non c'è niente da festeggiare.
PS: Mi chiedo col caro don Bernardo, cosa vuol dire lo slogan "la santità per tutti i battezzati"? Prima la santità non era per tutti? Sembra un po' una pubblicità di un'offerta da supermercato, oppure una scimmiottatura di certi corsi di lingue..."La santità senza sforzo"?!
È ridicolo: pretendono di portare la santità a tutti, impedendo ai fedeli di conoscere chi alla santità è già arrivato! Dove sono gli esempi dei santi nella neochiesa? Provate ad entrare in una libreria "cattolica" e cercare le vite dei santi....c'è da piangere! Una volta ci ho provato e non ci proverò più.
Un tratto caratteristico di tutti i commentatori del Concilio Vaticano II (sostenitori, detrattori, critici) è quello di un Concilio che ha aperto/aggiornato/ridotto, ecc la Chiesa al mondo.
RispondiEliminaQuesto mi sembra importante e pericoloso e, allo stesso tempo, mi sembra evidente i catastrofici risultati che ha portato.
Caro Milanes, posso confermarti e rafforzare cio' che dici - il 99% di chi va in chiesa non sa nulla della rivoluzione degli anni 60 - chiesa preconciliare - concilio Vativano II e riforme postconciliari. Ai fedeli, nella chiesa ed in ogni dove non si parla assolutamente del concilio VII - per la gente deve essere tabu'. Se la gente umile venisse a conoscenza di tutto sarebbe la fine.
RispondiEliminaMic,
RispondiEliminabella riflessione. Da quando ho letto il testo di Giovanni Servodio, sto pensando su le semi del Verbo. La ragione è che il nuovo concetto di tradizione di Roma, espressato dall'autore nel testo, è un concetto analogo a quello delle semi del Verbo, come potete vedere:
"...da parte di Roma, guarderebbe alla Tradizione come ad un complesso di insegnamenti che crescono e si sviluppano nel tempo”.
E 'un concetto che sembra molto simile ai semi del Verbo, ma qui non se prende solo in considerazione il seme come in S. Giustino, ma il suo sviluppo nel tempo. Se si riesce a svilupparsi nel tempo, possono sviluppare anche fuori della Chiesa, dove se contraddice i Padri della Chiesa, non solo perché i Padri della Chiesa non videro alcuna possibilità del suo sviluppo al di fuori della Chiesa, ma perché è un processo inverso. I Padri della Chiesa guardò fuori i semi del Verbo nella filosofia greca e ho visto che poteva crescere solo all'interno della Chiesa. Oggi la tradizione è considerato come un seme del Verbo, che deve crescere e svilupparsi al di fuori della Chiesa (nel tempo). Questo è esattamente ciò che viene attualmente chiamato inculturazione.
Un'altra cosa che attira la mia attenzione è, il concetto di rivelazione presentato da allora Padre Ratzinger (ora Benedetto XVI) nella sua tesi di dottorato,dove lui commentando dice:
"Se la Rivelazione nella teologia neoscolastica era stata intesa essenzialmente come trasmissione divina di misteri, che restano inaccessibili all'intelletto umano, oggi la Rivelazione viene considerata una manifestazione di sé da parte di Dio in un'azione storica e la storia della salvezza viene vista come elemento centrale della Rivelazione. Mio compito era quello di cercare di scoprire come Bonaventura avesse inteso la Rivelazione e se per lui esistesse qualcosa di simile a un'idea di "storia della salvezza".
Per analogia, prima della teoria dell'evoluzione di Darwin, l'Occidente guardava il creatore e la creazione. Ma dopo Darwin, danno un senso forzato di ortodossia alla sua teoria, l'Occidente contempla solo il processo di creazione. Dove si può dire che Creatore e creazione, erano anche considerati la trasmissione di um mistero divino, che dopo Darwin diventa la contemplazione del creato (senza il Creatore) in cui il processo di infondere tale teoria pone al centro di tutto, la "storia della creazione". Così, da un lato se dimentica il Creatore quando se pone al centro di tutto il processo di creazione (il paganesimo aveva qualcosa di simile), gestisce anche lo stesso rischio mettendo l'accento sul processo di salvezza: dimenticare il Salvatore. E 'molto probabile che mettendo l'attenzione sulla storia della salvezza, hanno dimenticato il salvatore e quindi è dove parlano di una salvezza nelle altre religioni.
Come potete vedere i riflessi oscura e non sono completi, ci sono ancora domande senza risposta e gli sviluppi da apportare. Ma cosa pensi, abbia senso?
Sicuramente il Vaticano II non è stato l'unica causa del degrado (religioso, etico, culturale, identitario) che caratterizza la nostra epoca. Le ragioni della crisi erano già presenti prima che avesse luogo.
RispondiEliminaE' ovvio che i suoi effetti non possono essere analizzati indipendentemente dai cambiamenti sociali più ampi che hanno avuto luogo negli ultimi 50 anni; ma molti di questi cambiamenti sociali forse non sono stati temperati da una fede rettamente vissuta, con le verità tutte al loro posto.
Non dimentichiamo che l'etica e tutto il resto discendono dalla fede e dalla verità non il contrario.
Il funesto "dialogo col modo", tutto quanto ha trasformato la chiesa-dialogante in Chiesa-docente non è estraneo all'apostasia generalizzata.
Grazie della tua riflessione, Gederson,
RispondiEliminadevo tornarci su e coglierne e sviluppare gli spunti che ho già intravisto!
sinceramente non capisco: questi punti combaciano (al 95%) con gli insegnamenti e le interpretazioni conciliari elargiteci in 27 anni di pontificato da Giovanni Paolo II.
RispondiEliminaNon sono delle stralunate "chicche" progressiste, sono la più sicura e autorevole applicazione del CV2.
Per contruibuire alla riflessione di Gederson e mic ricordo cosa
RispondiEliminadiceva Mgr Lefebvre nelle sue famose conferenze sulla fede
www.it.gloria.tv/?media=186920
"La FEDE ha per corrispettivo NECESSARIO nella nostra santa religione la RIVELAZIONE. La nostra fede é necessariamente connessa alla Rivelazione, cosi' che non puo' esserci fede senza Rivelazione"
Infatti la fede é "l'adesione della volontà e dell'intelletto alle Verità che Dio ha rivelato
per il semplice fatto che é Dio che rivela, Egli che non puo' né sbagliarsi né ingannarci.
Seguendo il concetto della tesi sucitata si parla oggi invece di Magistero Vivente e si guarda a una Tradizione che cresce e si sviluppa nel tempo plasmando nel suo incedere storico ogni giorno un po' più una Rivelazione che contruisce la salvezza umana(universale?).
RispondiEliminaTutta l'attenzione mi sembra spostata sull'azione concreta del Creatore, sul quando e come é fatto il mobile e non su chi é il falegname.
Alla base di questa eresia (questa tesi fu bocciata dal tutore di Ratzinger perché considerata pericolosamente modernista)
c'é a mio avviso un ragionamento gnostico: non chiedere più di aderire ciecamente a cio' che la mente umana non puo' capire, ecco perché
1) i dogmi "che restano inaccessibili all'intelletto umano" sono forse un meglio ma non più indispensabili
2) dentro una Rivelazione storica che non richiede (almeno per cominciare essere cristiani) nessuna adesione a verità trascendenti
Ecco perché si puo' oggi lodare la grande fede di Lutero o accettare gruppi che negano la transustanziazione.
Niente é più vincolante (tranne forse aderire di cuore al santo CV2)
Mic, anch'io ti ringrazio per la tua riflessione, e ringrazio la collaborazione di Hpoirot. La questione della rivelazione è capitale per capire i problemi che stiamo vivendo.
RispondiEliminaLa tua riflessione me ha sollevato un'altra questione per la quale non ho ancora risposta. Sulla questione della libertà religiosa, Benedetto XVI ha detto che la Chiesa ha fatto suo un principio dello Stato laico. Ma la Chiesa è anche uno stato e come uno stato che proclama la libertà di religione, può ancora essere uno Stato cattolico?
Si vede l'importanza di questa domanda: se lo Stato Vaticano è uno Stato laico che applica la libertà religiosa, l'approvazione del Cammino Neocatecumenale, il Rinnovamento Carismatico, la teologia della liberazione, ecc è almeno coerente con il principio che si applica . Non è coerente se l'accettazione della Fraternità San Pio X, che rifiuta la libertà religiosa. Io non lo so, ma ho l'impressione che la risposta a questa domanda può rispondere molti cose ...
Un saluto dal Brasile