Seminaristi a Courtalain |
Volevo astenermi dal parlarne. Mi sembra molto disdicevole, ma soprattutto molto mi addolora, la divisione e le lacerazioni che si stanno evidenziando in ogni componente ecclesiale, in questo difficile, drammatico momento in cui la Tradizione appare sotto scacco ed aumentano i tentativi di silenziare chiunque si ponga domande e metta in evidenza distorsioni. Ma ho trovato, dal Blog Letturine, il modo più elegante ed anche sobriamente efficace per sintetizzare il problema.
Per la serie: a un certo punto i panni sporchi non si possono più lavare in famiglia.
L'Istituto del Buon Pastore, già attivamente perseguitato dalle commissioni romane, vede anche la rumorosa telenovela interna dei tentativi del vecchio superiore di farsi rieleggere.
Il documento qui sotto riassume tutta la faccenda; lettura molto noiosa per chi non conosce bene l'IBP, tranne questo passaggio:
«…Un capo in minoranza che non vuole abbandonare il potere sarà condizionabile, a causa della necessità che avrà di ricorrere continuamente ad un aiuto dall’esterno. Lei è per alcuni il candidato ideale, anche se un giorno lei sarà gettato dopo esser stato utilizzato, come quelle povere donne, che si utilizzano una volta e delle quali poi ci si sbarazza. E’ proprio quel che ci vuole per chi volesse dirigere il Buon Pastore per mezzo d’una marionetta…»
Vai a: Disputationes Theologicae
io ho sempre considerato negativamente la nascita di micro istituti tradizionali i quali appaiono e secondo me sono solo dei ghetti autocostruiti pensando solo a se stessi, alle proprie esigenze e ai propri interessi, per quanto nobili possano essere. Roma sbaglia nel riconoscere queste realtà microscopiche originate non da amore per la Chiesa, come è la FSSPX, ma unicamente da amore per il proprio orticello. Mi rendo conto che gruppetti di preti sono allettati dalla disponibilità romana al riconoscimento. Ma cosa se ne ha? La tradizione non ha certo bisogno di ghetti. Queste divisioni e contrapposizioni non giovano certo al tradizionalismo, ma neppure lo danneggiano, perchè le istanze che portiamo avanti riguardano tutta la Chiesa, non i singoli. Certamente nell'immediato tali divisioni sono negative. Ma esse evidenziano l'urgente necessità di concretizzare quella che è la richiesta della FSSPX: avere un vescovo tradizionale. Il movimento tradizionale non può perdersi in mille rivoli autogratificanti. Ecco la differenza della battaglia che fa la FSSPX e quella che fanno i vari istituti Ecclesia Dei: la FSSPX guarda al bene dell'intera Chiesa, mentre gli altri guardano ai loro comodi.
RispondiEliminaMic, la BP ci riguarda e come, certamente non direttamente!!!
RispondiEliminaDa questo quadro esce veramente molto male l'Ecclesia Dei, la quale appoggerebbe l'abbé Laguérie a scapito di un capitolo elettivo che avrebbe eletto [dopo che lo stesso l'abbé Laguérie ha dato le dimissioni sbattendo la porta] Abbé Roch Perrel.
ED appoggerebbe l'abbé Laguérie perchè lo ritiene un "proprio" uomo pronto a "castrare" l'identità della BP, per introdurre le modifiche di Pozzo!
Cioè che il Rito Tridentino diventi un "Rito Proprio" a scapito dell'«exclusive».
E che il permesso di critica (detta "costruttiva") al Magistero post-conciliare vera rivoluzione nel mondo cattolico (perchè il Magistero petrino non si "può" criticare), scompaia come possibilità per abbracciare una non definita “ermeneutica della continuità”, tipo occhiali rosa, che fan vedere, "tutto tradizionale" quando Tradizionale non lo è!
Insomma, ED non riconoscerebbe il nuovo Superiore Abbé Roch Perrel eletto canonicamente in un molto turbolento Capitolo Generale, per "commissariare"(?!) la stessa BP con un uomo che la BP non vuole, il quale per giunta avrebbe tolto (non si sa con quale autorità) all'Abbé Roch Perrel, ogni possibile opportunità di essere RI-eletto un ALTRO Capitolo Generale.
Ho letto ieri l'articolo di don Carusi, con i dati sconfortanti delle rotture interne, direi vere e proprie faide ecclesiastiche. Un piccolo istituto che si dilania in modo indecente significa che non ha niente di buono da dare, almeno al momento. Significa ch'è nato nel segno dell'equivoco e dei personalismi, privo di autentica identità e comunanza di fede e fini nei componenti. Un gruppo raccogliticcio e sgangherato che se fossi il Presidente dell'Ecclesia Dei scioglierei immediatamente per lo scandalo che ne deriva ai fedeli.
RispondiEliminaAnche il commento di don Carusi è non è dignitoso. Tutt'altro. Prolisso, ripetitivo al massimo e presentato in un italiano poco corretto, provvisorio, non avvertito. Tanto per far un esempio circa quest'ultima carenza: rivolgendosi nella sua lettera alla Commissione Ecclesia Dei scrive: "questa, a questa Commissione", invece che "codesta (o cotesta) Commissione". L'aggettivo dimostrativo "questo" va usato per indicare cosa o persona vicina a chi parla, mentre va usato "cotesto o codesto" se la cosa o persona indicata è vicina a chi ascolta (nel nostro caso "legge", la Commissione), e "quello" se persona o cosa è lontana e da chi parla e da chi ascolta.
Ma al di là della grammatica, che pure un prete dovrebbe conoscere, è l'insieme ch'è confuso, contorto, e lo spirito che lo anima è astioso, sarcastico e irridente sino all'inverosimile. E forse questo stato d'animo che mi ripugna si riflette nello stile farraginoso quanto corrosivo del reverendo.
Io non ho rintracciato nell'articolo un briciolo di carità, o almeno di capacità di argomentazione razionale contenuta nei limiti d'una conveniente correttezza. Si tratta di una mancanza gravissima, ai miei occhi.
Avevo scritto l'intervento di cui sopra prima di andare a tavola, quando ancora non c'erano altri commenti.
RispondiEliminaNon so se quel che afferma don Camillo risponda a verità, perché ho letto quel che ha scritto don Carusi e non so altro, e, francamente, non m'interessa neppure.
Resta comunque l'impressione d'uno squallore estremo, e non aggiungo altro, metafore velenose.
la morale di cio' che accade negli ultimi tempi mi sembra evidente: stiamo uniti e lontani da Roma ... almeno fino a quando non saranno dissipati i nuvoloni ratzingo-mulleriani.
RispondiEliminail problema é che Ratzinger quando mena, mena a sorpresa. Cosi' quando meno te l'aspetti ti becchi una saccagnata sul grugno. Ora non essendo noi particolarmetne masochisti, non ci teniamo proprio a prenderele gratis! Soprattutto se é per difendere chi vuole kiko-protesto-mullerizzare la chiesa mentre ci si dice: venite venite ... che noi+voi=tradizionali
Don Laguérie era stato eletto in modo valido, è don Carusi ad aver sollevato un problema di schede per invalidare l`elezione, è una situazione confusa e molto brutta dove si affrontano degli ego smisurati.
RispondiEliminaEffettivamente Laguérie si allinea all` ED e ai desiderata di Mons. Pozzo che esige che non si parli più di "rito esclusivo" e di critiche costruttive al Vaticano II ma solo di ermeneutica della continuità e questo non va giù a don Carusi.
Querelles interne, scontri fra forti personalità, poco dignitosi in se ma ancor meno quando ad esserne protagonisti sono dei sacerdot, dissapori e rancori portati su internet, immagine deleteria di un Istituto che ha già troppo spesso fatto parlare di sè in termini non proprio positivi.
Che poi l`Ecclesia Dei stia tentando di "normalizzare" le realtà ecclesiali tradizionliste , sarà anche vero, come è comprensibile che non tutti siano d`accordo di appiattirsi sulla "norma" dell`ermeneutica della continuità e rinunciare alla libertà di esaminare e anche criticare certi testi conciliari, ma quel che è brutto, veramente deprecabile è vedere dei sacerdoti lavare la loro biancheria sporca in pubblico.
Hai ragione, Luisa: non c'è più ritegno.
RispondiEliminaQuesto accade quando il vaticano allunga i suoi infetti tentacoli su una comunità di stampo tradizionale ringraziamo Dio Onnipotente che in questo marasma La FSSPX non è entrata così può difendere la FEDE CATTOLICA dalla demolizione che è solo incominciata per quei istituti pseudo tradizionalisti che riconoscono la cattiva dottrina del vaticano II
RispondiEliminaHomo homini lupus, mulier mulieri lupior, sacerdos sacerdoti lupissimus!
RispondiEliminadeprecabile è vedere dei sacerdoti lavare la loro biancheria sporca in pubblico.
RispondiEliminaperchè, scusate, i sacerdoti per caso hanno della biancheria sporca ? oh no...ma guarda, che delusione....io da bambina pensavo che avessero tutti la veste bianca, molto più bianca dei laici, e che dovevano esser santi per essere di esempio agli altri, tutti i giorni con la veste candida ( o candeggiata con frequenti lavaggi: ricordo Enrico Medi: "Sacerdoti, siate santi ! se voi siete santi, noi siamo salvi!..." ). Ero una povera ingenua ? e ci dicevano che anche loro si confessano, proprio come noi, comuni parrocchiani....
ma mica questi sono peccati, che volete farci ? debolezze umane di piccolo peso.....il Signore è tanto buono, perdona in anticipo tutte le colpe! siamo tutti santi, che vi importa di queste beghe e giochini di potere ?
viva il concilio, che santifica tutti e candegga le vesti anche senza bucato : purchè gli si facciano le debite riverenze, ecco che siamo tutti santi e senza macchia.....niente panni sporchi, non siate così cupi, suvvia, esultate: il Signore ha già lavato tutto !
jasmine
Reputo del tutto sconvenienti gl'interventi dei due anonimi.
RispondiEliminaLa S. Sede diventa una piovra che tutto infetta, mentre la gelsomina fa indiscriminatamene tutt'un fascio dei sacerdoti.
Certo aveva ragione E. Medi: più santi sono i sacerdoti e più santi siamo noi se ne seguianmo l'esempio. Ma anche il sacerdote più peccatore ha per noi i mezzi di salvezza che non dipendono dalla sua santità personale o dalle sue brutture morali. E questo vale persino per i Papi.
Si preghi piuttosto per questi sacerdoti sbandati che si sbranano fra di loro.
"Io non ho rintracciato nell'articolo un briciolo di carità, o almeno di capacità di argomentazione razionale contenuta nei limiti d'una conveniente correttezza. Si tratta di una mancanza gravissima, ai miei occhi."
RispondiElimina(D. Pastorelli)
"Non giudicate per non essere giudicati."Ognuno fa quel che fa presumendo di fare cosa buona, di avere un buon fine, dal SUO punto di vista, quindi..... nessuno ha il diritto di definire "mancanza gravissima" ecc. Quel che conta è la opinione e la visione soggettiva della persona, conta la sua intenzione, non il risultato visibile o le conseguenze.
Chi siamo noi per giudicare l'operato di quei sacerdoti ? da quale pulpito ? Chi è impeccabile? Non abbiamo alcuna autorità nè capacità nè diritto nè dovere di discernere comportamenti buoni da meno buoni, dunque dobbiamo fare "no comment".
Così ci hanno insegnato .
(di recente).
Sì, il pregare penso sia l'unica cosa da fare! Pensando sopratutto ai seminaristi dell'Istituto.
RispondiEliminaDico solo che se si sfascia questo ponte ideale con la SPX, al di la del merito o del demerito dei singoli appartenenti, sarà un danno incalcolabile per coloro che combattono intra-mutos.
Chi siamo noi per giudicare l'operato di quei sacerdoti ? da quale pulpito ? Chi è impeccabile? Non abbiamo alcuna autorità nè capacità nè diritto nè dovere di discernere comportamenti buoni da meno buoni, dunque dobbiamo fare "no comment".
RispondiEliminaCosì ci hanno insegnato .
(di recente).
Dissento da questo commento gratuitamente polemico.
Su questo blog non c'è il "silenziatore", che nessuno di noi si è lasciato mettere. Ogni commento e contributo è ben accetto. Tuttavia ci sono dei modi e dei toni che fanno la differenza tra una equilibrata e critica propositività ed un aggressivo atteggiamento accusatorio, che non porta da nessuna parte e non fa bene a nessuno.
E' davvero triste che dopo gli avvenimenti recenti riguardo alla FSSPX, le dichiariazioni di Mueller, ora ci sono anche le divisioni in seno alle realtà tradizionali riconosciute da Roma.
RispondiEliminaE' davvero un periodo nero.
Non rimane altro che pregare e tenere per buono quanto la Chiesa ha sempre insegnato.
a me la morale sembra sempre la stesa: si rischia sia a allontanarsi dalla SPX, sia a avvicinarsi a Roma, almeno per ora... e sembra che l'silio durerà ancora un bel poezzo
RispondiEliminaNon puo' piovere sempre... si certo, ma puo' piovere per molto più tempo di quanto avessimo previsto.
Chi siamo noi per giudicare l'operato di quei sacerdoti ? da quale pulpito ?
RispondiElimina-----------
Gli anonimi non posson dar lezione a nessuno.
Ribadisco il mio giudizio assolutamene negativo circa l'articolo di d. Carusi.
dispiaciono molto le beghe, i colpi bassi e gli scherzi da preti (tra preti) ma il cuore del vero problema é che nessuno si puo' avvicinarsi a Roma in queste condizioni !!
RispondiEliminaRicordo a tutti come fini' la storia di Campos:
http://www.laportelatine.org/mediatheque/videotheque/Campos2008NOM/CamposNOM.php
Prima di accettare la proposta di Roma e "entrare" nella Chiesa(leggi uscire dalla fede) i preti della Administration Saint-Jean-Marie Vianney di Campos scrissero e controfirmarono (in pompa magna e quasi col sangue) il documento "62 ragioni per le quali noi non poissiamo in coscienza assistere alla nuova mesa " per dimostrare a tutti che l'accordo che stavano per fare non li avrebbe mai portati a compromessi...
nello stesso link trovate due video del superiori Mgr Rafan e di un prete che celebrano ormai da anni ogni domenica il Novus Ordo, cioé la messa che "veicola una fede nuova, e non più la fede catrtolica" ...dicevano alla Ragione numero 36 !
Io ho posto sentinelle presso di voi:
RispondiElimina«Fate attenzione allo squillo di tromba».
Essi hanno risposto: «Non ci baderemo!>>
Sembra che con queste parole il profeta Geremia parli della condizione del popolo di Dio, ormai sordo ai richiami squillanti di Dio fatti tramite i suoi profeti.
Tuttavia le trombe non dovrebbero mai diventare troppo grosse altrimenti si mutano progressivamente in tromboni, nè invecchiare nell'acredine, altrimenti si trasformano irrimediabilmente in vecchi tromboni, nè infine cadere nel vittimismo perchè in questo caso diventerebbero risibilmente dei vecchi tromboni trombati e forse le sentinelle a questo punto potrebbero prendere atto di essere loro stesse sorde alla voce di Dio che non necessariamente strombazza per i blog, quanto più leggermente e quindi più profondamente, in un animo fedele sempre a ciò che lo Spirito dice oggi alla Chiesa.
scrive don Camillo: intra-mutos.
RispondiElimina-----------
direi extra loquentes
Il link citato da hpoirot deve essere un monito per tutti noi: se dopo aver riscoperto la vera fede, ricadiamo nell'errore, la nuova situazione rischia di essere ancor peggiore di quella che era all'inizio!
RispondiEliminaE certamente tutto questo ci indica che purtroppo l'agire vaticano non é molto ispirato (concedetemi almeno l'eufemismo).
Nel link si cita la riforma anglicana. Ricordiamo che quella riforma si attuò a tappe (non furono mica stupidi a voler imporre tutto subito: la rivolta sarebbe stata molto più forte e magari incontrollabile).
È quello che mi sembra stia capitando attualmente. Con la copertura di un Summorum pontificum per addolcire la posizione dei più restii ai mutamenti, si stanno attuando nuove tappe forzate verso il protestantesimo!
Chiaro che in simili situazioni le associazioni più integre sono sempre più sotto pressione.
Il documento firmato "col sangue" da Rifan e confratelli, che ricordo bene, fu sottoscritto anche da parte della S. Sede?
RispondiEliminaIn caso positivo, se ci fossero state pressioni in senso contrario, quei preti avrebbero dovuto resistere a difesa del loro diritto, e se non l'han fatto, son incapaci di mantener la schiena diritta. In caso negativo, la scelta di celebrare il NO è stata loro, visto che nei decreti di questi istituti si legge sempre che il rito proprio è quello di S. Pio V.
La legittimità e la validità del NO, pur con le sue ombre, in ogni caso, furon anche riconosciute da mons. Lefebvre. Se Rifan celebra sistematicamente il NO è una sua scelta. Se lo celebra una tantum per render visibile la comunione coll'ordinario, non ne farei un problema.
Vincenzo Bonomo di chi parla? Di se stesso?
RispondiElimina"La legittimità e la validità del NO, pur con le sue ombre, in ogni caso, furon anche riconosciute da mons. Lefebvre"
RispondiEliminaEgregio sig. Dante Pastorelli, premesso che per quanto mi riguarda lei, come chiunque altro, può pensare ciò che vuole sul NO vorrei fare una precisazione per evitare che si divulghino delle imprecisioni su questioni importanti: la legittimità del NO non fu riconosciuta da mons. Lefebvre poichè violava la legittimità perpetua ( cui egli stesso si appellò sempre) della Quo Primum Tempore di San Pio V e siccome due leggi universali (tali sono quelle in materia liturgica) emanate per il bene dei fedeli non possono contraddirsi ( come sopprimere o negare dei valori dogmatici della Messa) nè una proporre un bene minore (che non esiste dato che da Dio atto puro può venire solo il Bene e non un bene inferiore che al massimo è permesso) perciò delle due leggi, una. Inoltre riconbbe la validità del N.O. SOLO sub condicione, ovvero la corretta materia, forma e intenzione della Santa Messa dato che (breve esame critico dei cardinali Bacci e Ottaviani alla mano) con il mutamento delle parole consacratorie si apre il problema della transustanziazione “ex vi verbo rum”, tant'è che chiaramente disse in più occasioni che molte messe moderne erano invalide. L'espressione accettiamo una "tal cosa x " in generale " nonostante le ombre" mons. Lefebvre non l'avrebbe mai pronunciata nè tantomeno pensata e infatti non l'ha mai fatto, fedele ed ossequioso com' era della retta dottrina e della filosofia scolastica secondo cui " bonum ex integra causa, malum ex quocumque defectu". Fatto salvo ovviamente il fatto che mons. Lefebvre ha sempre riconusciuto, questa sì, legittimità all'autorità del Santo Padre.
Quanto alla storia di Campos, la sua scelta fu dottrinale.
RispondiEliminaSe si chiede di non denunciare più l'errore è come se si chiedesse di aderirvi. Chi non combatte l'errore ne diventa complice...
http://www.institutdubonpasteur.org/fr/content/communiqu%C3%A9-officiel-de-linstitut-du-bon-pasteur-1
RispondiEliminaRispondo al primissimo commento anonimo di questa pagina.
RispondiEliminaI "micro istituti tradizionali" sono oggi la concreta speranza della Chiesa perché:
1) non sono troppo appetibili ai Poteri Clericali Forti (che tutto sommato si danno da fare proporzionalmente alle dimensioni della preda)
2) non sono strumentalizzabili dall'interno (un superiore con manie di grandezza può anche voler fare la Rivoluzione, ma se ha cinque preti anziché cinquemila, fuori dal suo piccolo feudo chi lo prenderà mai in considerazione?)
3) a causa delle loro piccole dimensioni possono godere di privilegi altrimenti impossibili da ottenere (un conto è concedere l'exclusive all'IBP, altra storia sarebbe concederlo ad un ordine religioso di centinaia o migliaia di membri; guarda per esempio quanta fatica sta facendo il superiore dei FFI per virare verso la liturgia tradizionale)
4) i "micro istituti" possono nascere e moltiplicarsi senza far troppo rumore (solo in Italia abbiamo collezionato figuracce: il nostro clero tradizionalista o ha paura di iniziare una nuova avventura o è minacciato o non è sinceramente attaccato alla Tradizione - e non sto usando eufemismi)
5) per una diocesi è più facile concedere un piccolo spazio ad un "micro istituto" che non uno spazio "adeguato" ad un grande istituto
6) il successo dei "micro istituti" dimostra che la "ghettizzazione" è il programma del Nemico, non il risultato dei tentativi (pur piccoli) di promuovere la Tradizione
Devo continuare?
Non so su quale pianeta viva normalmente il Pastorelli, che giudica male il commento equilibrato e preciso (fino alla pignoleria) di don Carusi. Ma forse è solo il fatto che Pastorelli dimentica che spesso la prima carità è la verità, diversamente da quanto pensano i clericalisti "acconcisti" e compromessisti.
Ricordiamo che l'IBP nei suoi Statuti (2006) anteriori al Motu Proprio, ha ottenuto l'esclusività della celebrazione della Liturgia Tridentina e la possibilità di osservare criticamente il CV2.
Onestamente, dall'interno della Chiesa davvero non si può chiedere di meglio.
Le manovrine di un Laguérie simmetriche e simbiotiche alle manovrine romane per "novusordizzare" l'IBP confermano, se mai ce ne fosse ancora bisogno, ciò che il don Carusi ha fin troppo delicatamente scritto.
Se c'è infatti qualcosa che non si può contestare sinceramente al don Stefano è la presunta mancanza di carità nei confronti dei persecutori del suo istituto.
le sentinelle a questo punto potrebbero prendere atto di essere loro stesse sorde alla voce di Dio che non necessariamente strombazza per i blog, quanto più leggermente e quindi più profondamente, in un animo fedele sempre a ciò che lo Spirito dice oggi alla Chiesa.
RispondiEliminaTutti, se non preghiamo e vigiliamo, possiamo diventare sordi alla voce di Dio, sia da un blog che altrove.
Inoltre il blog è semplicemente uno strumento e, nello stesso tempo, un impegno. Tutto dipende da come lo si usa e da come lo si legge...
Lo Spirito di certo "oggi alla Chiesa" non dice cose diverse da quelle di sempre, molte delle quali purtroppo si rischia di oltrepassare e dimenticare. Siamo aperti ai nuovi impulsi dello Spirito, ma non alle nuove parole dei 'falsi profeti', ché ce ne sono troppi, addirittura osannati e persino 'mandati'; il che ci complica le cose e ci disorienterebbe non poco, se non fossimo già saldamente ancorati allo Spirito di Cristo Signore.
Sul discorso dei tromboni dei vecchi tromboni e dei tromboni trombati, mi trovo perfettamente d'accordo...
Le noeud du problème, historiquement, c'est Saint Eloi. Aux termes du motu proprio SP et du Canon 518 ("En règle générale, la paroisse sera territoriale, c'est-à-dire qu'elle comprendra tous les fidèles du territoire donné; mais là où c'est utile, seront constituées des paroisses personnelles, déterminées par le rite, la langue, la nationalité de fidèles d'un territoire, et encore pour tout autre motif") c'est l'Ordinaire du lieu, le cardinal Ricard, qui a décidé en 2007 d'en faire une paroisse personnelle et d'en nommer l'abbé Yannick Vella, IBP, son recteur (ou son chapelain?). Conclusion, il n'y a pas que Rome qui décide, il y a aussi le cardinal Ricard.
RispondiEliminac'est l'Ordinaire du lieu, le cardinal Ricard, qui a décidé en 2007 d'en faire une paroisse personnelle et d'en nommer l'abbé Yannick Vella, IBP, son recteur (ou son chapelain?). Conclusion, il n'y a pas que Rome qui décide, il y a aussi le cardinal Ricard.
RispondiEliminaRingrazio per la segnalazione.
Se tuttavia l'istituto cui appartiene il rettore prevede solo la celebrazione usus antiquior, secondo Statuto approvato dalla Santa Sede, Roma locuta non vale più davanti al vescovo del luogo?
Segnalo a mic e a tutti un articolo del Prof. De Marco:
RispondiElimina"A cinquant'anni dal Concilio Vaticano II"
"L’Anno della fede non è l'occasione per colpire i critici ‘tradizionalisti"
di
Pietro De Marco
10 Ottobre 2012
http://www.loccidentale.it/node/118949
Sincronicità :)
RispondiEliminaHo appena pubblicato
Non so su quale pianeta viva normalmente il Pastorelli, che giudica male il commento equilibrato e preciso (fino alla pignoleria) di don Carusi. Ma forse è solo il fatto che Pastorelli dimentica che spesso la prima carità è la verità, diversamente da quanto pensano i clericalisti "acconcisti" e compromessisti.
RispondiEliminaA prescindere da quel che pensa Dante Pastorelli, non è bene che Don Carusi abbia rotto il suo giuramento di non divulgare il contenuto del capitolo. Inoltre un cristiano, tanto più se sacerdote, non può applicare il principio che "il fine giustifica i mezzi"...
Anche se la situazione è quella che tutti soffriamo e possiamo immedesimarci in quello che prova.
Lo scritto del Carusi, proprio perché vivo in questo pianeta, e so leggere e scrivere e capisco anche quello che scrivono gli anonimi (che coraggio!) è, e lo ribadisco ancora, com'ho detto, prolisso, ripetitivo, sarcastico, corrosivo, astioso, scritto (male) per divider ancor di più un istituto già dilaniato di per sé.
RispondiEliminaInoltre egli ha presentato la "sua" verità.
Ho già detto anche che non conosco gli esatti dati della frattura del IBP, ho solo giudicatro il modo di porsi di un sacerdote, un modo che ancor m'offende. Questo denunciar i problemi interni sa tanto di volontà di raccoglier applausi e sostegno all'esterno e metter alla berlina dei confratelli. Si può cambiar il vecchio adagio: confratelli coltelli. Quanto ai clericalisti "acconcisti e compromessisti" se fossi un lefebvriano rimanderei al mittente l'accusa, perché è il Buon Pastore che s'è acconciato ed ha fatto compromessi. Non lo sono, ma lo rimando lo stesso al mittente col solo scopo di invitarlo ad imparare un po' di buona educazione. A cominciare dal firmarsi con nome, cognome, indirizzo ecc.
Cara MIC, la sofferenza per una situazione che non abbiam creato noi ma loro preti non si pubblicizza in quei termini riprovevoli. Da qui deriva che in quella sofferenza non posso immedesimarmi.
Per Roberto B84.
RispondiEliminaLeggiti ciò che scrisse mons. Lefebvre a Giov. P. II appena eletto e riportato da 30Giorni. A chi sa tutto di mons. Lefebvre non dovrebbe esser difficile ritrovar quelle pagine che io ho da qualche parte. Riconosceva la validità del NO smentendo ch'egli la ritenesse eretica e invalida.
Sono stato precipitoso nella prima frase: le lettere sono dell'80-81: avrei dovuto scrivere semplicemente dopo l'elezione di Giov. P. II. Ricordavo male: poco dopo l'elezione, nel novembre 1978 dopo un'udienza papale, Lefebvre si disse entusiasta del Papa in una dichiarazione ai giornalisti.
RispondiEliminaConfusione di date.
Mons Lefebvre non ha mai considerato il NOM né eretico né invalido. Lo ha pero' sempre considerato illegittimo, pericoloso, gravemente deficiente nell'esprimere la fede e veicolo naturale delle peggiori eresie.
RispondiEliminaE' vero cio' che dice Roberto quanto all'opposizione tra il NOM e la Bolla Quo Primum Tempore di San Pio V.
E' vero che Lefebvre non considerava un NOM preso a caso automaticamente "valido", anzi diceva che la maggior parte erano invalidi. Se ci si doveva andare per forza (funerali, battesimi...) suggeriva a noi fedeli SPX di fare come se si trattasse di un altro rito, di una fuinzione non cattolica. Consigliava di non prendervi parte, non rispondere ma pregare il Rosario in un angolino.
La miglior prova che Mons.Lefebvre ha sempre considerato il NOM gravemente illegittimo é che né lui né nessuno nessuno dei suoi, preti ne ha mai celebrato uno ... neanche per sbaglio !
Un Papa non può legare un altro Papa. Il Papa è legato solo dalla legge divino-naturale, da Dio, non da un suo predecessore.
RispondiEliminaLa "Quo Primum Tempore" di San Pio V non avrebbe potuto impedire ad un altro Papa di effettuare lecitamente la riforma liturgica.
Una legge ecclesiale universale può essere abrogata da una legge successiva. Basti ricordare quanto scrisse Papa Pio XII nella «Sacramentum Ordinis». E' vero che comunque una legge ecclesiastica universale non può andare contro le leggi di Dio per speciale assistenza divina. Rientra nel campo dell'infallibilità ecclesiale.
Però può benissimo accadere che una legge ecclesiale universale premetta o imponga un bene minore e nello stesso tempo abroghi una legg precedente che permetteva o imponeva un bene maggiore.
Solo le leggi divine non possono essere abrogate, in quanto il Legislatore in questo caso è Dio stesso. Solo Dio potrebbe concedere dispense, come è successo per la poligamia o l'uccisione di tutti i cananei nell'Antico Testamento.
Da Dio possono venire beni maggiori e minori. Basta osservare ad esempio la scala di perfezioni delle sue creature: dall'angelo alla materia inanimata.
Il male morale, le leggi cattive vengono dalle scelte del libero arbitrio umano e vengono tollerate da Dio in vista di beni maggiori.
Lefebvre si disse entusiasta del Papa ....
RispondiEliminae dopo Assisi 1986 era ancora entusiasta ? e dopo il 1988 ?
Da un articolo pubblicato da L(ucio) B(runelli) in 30Giorni, n.7, Luglio 1988, che riporta due lettere di mons. Lefebvre, una al Papa, una al card. Seper allora Prefetto della CdF. Le lettere sono precedute da una nota del redattore da cui risulta la grande disponibilità del Vescovo alla composizione della vertenza con Roma, soprattutto dopo l’elezione di Giov. P. II. Il B(runelli) ricorda i toni entusiastici con cui mons. Lefebvre si era espresso con i giornalisti dopo l’udienza papale del 18 Novembre 1978: “Con Papa Woytila tutto è possibile!”.
RispondiEliminaSeminario Internazionale San Pio X
8 Marzo 1980
Santo Padre,
Per porre fine a dei dubbi che si diffondono attualmente sia a Roma sia in certi ambienti tradizionalisti d’Europa e anche d’America concernenti il mio atteggiamento e il mio pensiero a riguardo del Papa, del Concilio e della Messa del Novus Ordo e temendo che questi dubbi giungano fino a Vostra Santità, mi permetto di affermare di nuovo ciò che ho sempre espresso:
1° Che non ho alcuna esitazione sulla legittimità e la validità della Vostra elezione e che di conseguenza io non posso tollerare che non si rivolgano a Dio le preghiere prescritte dalla Santa Chiesa per Vostra Santità. Io stesso ho già dovuto reprimere queste idee e continuo a farlo nei confronti di qualche seminarista e qualche prete che si è lasciato influenzare da ecclesiastici estranei alla Fraternità.
2° Che sono pienamente d’accordo con il giudizio che Vostra Santità ha dato del Concilio Vaticano II, il 6 novembre 1978, alla riunione del Sacro Collegio: “Che il Concilio deve essere compreso alla luce di tutta la Santa Tradizione e sulla base del magistero costante della Santa Chiesa”.
3° Quanto alla Messa del Novus ordo, malgrado tutte le riserve che si devono fare al riguardo, io non ho mai affermato che essa sia in sé invalida o eretica.
Renderò grazie a Dio e a Vostra Santità, se queste dichiarazioni potranno permettere il libero uso della liturgia tradizionale e il riconoscimento da parte della Chiesa della Fraternità Sacerdotale S. Pio X come di tutti quelli che, sottoscrivendo queste dichiarazioni, si sono sforzati di salvare la Chiesa perpetuando la sua Tradizione.
Che Vostra Santità si degni di accettare i miei sentimenti di profondo e filiale rispetto in Xto e Maria.
Marcel Lefebvre
Già Arcivescovo - Vescovo di Tulle
Econe, 4 aprile 1981
Eminenza,
l’Abbé du Chalard mi ha consegnato la vostra lettera del 19 febbraio 1981, di cui ho preso conoscenza.
1° Se alcune della mie parole o alcuni dei miei atti sono spiaciuti alla Santa Sede, me ne rammarico vivamente.
2° Riaffermo a proposito del Concilio che sottoscrivo la frase del Santo Padre che domanda lo si riceva “alla luce della Tradizione e del Magistero costante della Chiesa”.
3° Quanto alla Riforma liturgica, ho sottoscritto io stesso il decreto conciliare e non ho mai affermato che le applicazioni siano in sé invalide ed eretiche.
4° L’invio del Delegato Pontificio faciliterà la soluzione dei problemi e nello stesso tempo la normalizzazione delle nostre attività.
Sperando che il Santo Padre non voglia mettere in dubbio il nostro attaccamento alla Chiesa Cattolica e Romana e al Successore di Pietro; augurandoci che le nostre risposte siano ritenute sufficienti per l’invio del Delegato Pontificio che sarà il benvenuto nella nostra casa, io vi prego, Eminenza, di gradire i miei sentimenti rispettosi e cordialmente devoti in Xto e Maria.
Marcel Lefebvre
Se il Santo Padre desidera ricevermi, rimango sempre a Sua disposizione.
Che belle quelle lettere, fanno davvero capire quello che è sempre stato l'amore di Monsignore per la Chiesa e per Roma, sede del Papato, nonchè per lo stesso Santo Padre, fanno capire come si oppose sempre a derive sedevacantiste, come dovremmo fare tutti. Chi nega la legittimità del Papa si pone in una posizione assai pericolosa. Detto questo però mi chiedo, avendo conoscenti che purtroppo si sono fatti deviare da tesi sedevacantiste, come li debbo considerare, secondo voi?? Cattolici in errore su alcuni punti? Eretici? Persone che abbracciano in buona fede posizioni sbagliate? Cosa dite? Secondo me, la colpa è comunque di chi li ha traviati, è chiaro.
RispondiEliminaDante, questa lettera ribadicse che Mons.Lefebvre non era sedevacantista e che non considerava il NOM eretico o invalido. Ma illegittimo si.
RispondiEliminaLa lettera é del 1980. Seguirono 25 anni di duro ostracismo (GPII mori nel 2005)
Effettivamente “Con Papa Woytila tutto è possibile!”. Soprattutto il peggio...
E dov'è scritto che il NO è illegittimo?
RispondiEliminaUn rito valido può esser illegittimo?
Lefebvre accenna a riserve che lui ed altri - giustamente - avanzano, per alcuni aspetti del rito, ma non contesta, qui, il potere del papa in materia.
Veramente con Giov. P. II ci furono due aperture con gl'indulti. Non ebbe il coraggio d'andare sino in fondo, ma l'ostracismo venne dai vescovi disobbedienti.
RispondiEliminaQuanto all'illegittimità, neppure nella Lettera di Ottaviani e Bacci se ne accenna. E Ottaviani era un famosissimo giurista. E come mise in luce le carenze del NO così avrebbe sottolineato la sua illegittimità.
L'apertura con l'indulto??? la messa con l'indulto non é un apertura é un cerotto liturgico che non ha nessun senso.
RispondiEliminaE comunque Lefebvre lo disse apertamente...
Archevêque Lefebvre, Sermon, 29 août 1976: "Le nouveau rite de la Messe est un rite illégitime, les sacrements sont les sacrements illégitimes, les prêtres qui viennent des séminaires sont des prêtres illégitimes ...»
dalla biografia di Mons.Tissier
pag 489.
"Le nouveau rite de la Messe est un rite illégitime, les sacrements sont les sacrements illégitimes, les prêtres qui viennent des séminaires sont des prêtres illégitimes ...»
RispondiEliminaDunque Mons. Lefebvre pensava e predicava una cosa e al Papa ne scriveva un'altra?
ma illegittimi non significa non validi. nella lettera mons. Lefebvre parla di legittimità dell' elezione del papa il che non implica quella della messa.
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RispondiEliminaL'illegittimità va dimostrata non affermata sulla base di dichiarazioni di mons. Lefebvre.
RispondiEliminaInoltre nelle lettere mons. Lefebvre non fa alcun accenno all'illegittimità del NO, per non parlare dei sacramenti in genere e addirittura dei preti. Come non lo faceva il card. Ottaviani.
Quanto agl'indulti sono sì stati dei cerotti o delle toppe, ma hanno anche permesso di riportare in vita un rito caduto nell'oblìo ed hanno dato a tanta gente la possibilità di ritrovare la fede profonda della loro formazione. Ed hanno aperto la via al SP. Non basta neppure questo, a mio avviso, e mai ho nascosto il mio pensiero, ma non se ne può sminuire l'importanza.
hpoirot,
RispondiEliminache cosa intende per "illegittima"?
Illegittima è una legge promulgata da una falsa autorità oppure dalla vera autorità, ma andando contro le leggi di Dio.
Il Papa Paolo VI era il vero legislatore che aveva promulgato una legge: il NOM.
Ora per dichiarare illegittimo il NO è necessario o affermare che Papa Paolo VI non era vero Papa, oppure che il NOM va contro la legge di Dio come ad esempio la legge sull'aborto.
Se mi afferma:
1) che il NOM è valido, pur con i suoi difetti rilevati dal Breve Esame Critico.
2) che Papa Paolo VI era la vera autorità
ne segue come conseguenza logica che il NOM è legittimo.
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