Un lettore ci segnala - e la condividiamo con voi - questa sottolineatura dell'anomalia costituita dalle imperfezioni di un testo destinato a passare alla Storia. Sono espresse qui e le abbiamo apprese by Una fides, che ci aggiunge di suo: « Interrompiamo il silenzio che ci siamo imposti dal 3 febbraio per presentare alla meditazione di chi di dovere una questione che ci pare CAPITALE: può un Papa come Benedetto XVI infilare due errori grossolani di latino nella dichiarazione di annuncio della sua Rinunzia senza accorgersene? o con questo gesto Benedetto XVI ci vuol far capire che la mano che ha preparato il testo non è la sua? è poi possibile che nessuno abbia ancora fatto notare che il nuovo Papa potrà sempre essere ricattato con la minaccia della rivelazione, vera o falsa che sia, che le dimissioni di Benedetto XVI non sono state date liberamente e dunque invalide e che quindi l'elezione di un nuovo Papa sarebbe di conseguenza invalida e lui diverrebbe un "antipapa"? Una cosa del genere nessuno l'ha ancora detta, però così è ».
Sia stato il turbamento o sia stata la fretta, resta il disagio per le imperfezioni di un testo destinato a passare alla Storia. Il lapsus della 29.ma ora nel testo dell’11 Febbraio 2013 ha qualcosa di magico
“Fratres carissimi Non solum propter tres canonizationes ad hoc Consistorium vos convocavi, sed etiam ut vobis decisionem magni momenti pro Ecclesiae vitae [anziché vita] communicem. (…)Bene conscius ponderis huius actus plena libertate declaro me ministerio Episcopi Romae, Successoris Sancti Petri, mihi per manus Cardinalium die 19 aprilis MMV commissum [anziché commisso] renuntiare ita ut a die 28 februarii MMXIII, hora 29 (sic), sedes Romae, sedes Sancti Petri vacet et Conclave ad eligendum novum Summum Pontificem ab his quibus competit convocandum esse”. (Fonte Web)
Scrive Luciano Canfora nel Corriere della Sera di oggi 12 Febbraio 2013 a pag. 17:
(…) “Solide attestazioni di epoca classica, da Quintiliano a Plinio, sorreggono la frase più importante di tutto il testo: “declaro me ministerio renuntiare” (dichiaro di rinunciare al mio ruolo di Papa). Peccato però che, per una svista (…) proprio nella frase cruciale sia stata inferta una ferita alla sintassi latina, visto che al dativo “ministerio” viene collegato (ndr: un rigo dopo) l’intollerabile accusativo “commissum” (“incombenza affidatami”). Avrebbe dovuto esserci, per necessaria concordanza, il dativo “commisso”. (…) Analogo incidente è avvenuto addirittura nella frase di apertura, dove il Pontefice dice ai cardinali che li ha convocati per comunicare una decisione di grande momento per la vita della Chiesa: ma vi si legge “pro Ecclesiae vitae” laddove avremmo desiderato “pro Ecclesiae vita”.
Come appassionato del Tempo nella Storia umana, rifletto e filosofeggio nel giorno di questo strano martedì del Carnevale cristiano 2013. Quando scoccherà l’ora fatale del ritiro o se volete delle dimissioni o abdicazione dal soglio pontificio da parte del nuovo Celestino V? Il testo latino online recita: “die 28 februarii MMXIII, hora 29 (sic)”. Chi ha battuto il testo latino, nell’emozione del momento epocale, ha toccato sulla tastiera il 9 anziché lo zero, là vicino. E così, mentre dalla traduzione italiana tutti hanno saputo che l’ora X scoccherà alle 20,00 del 28/02/2013, gli storici troveranno - nella fonte primaria della lingua ufficiale del Vaticano - l’indicazione di un’ora di Cicerone (la 29.ma) che è inesistente.
Sulla 25.ma ora c’è un romanzo di David Benioff e Spike Lee nel 2002 ne ha tratto uno dei suoi migliori film ambientato a New York dopo la tragedia dell’11 Settembre 2001 (il primo a mostrare Ground Zero). Il lapsus della 29.ma ora, nel testo papale dell’11 Febbraio 2013, ha qualcosa di magico che non ha nulla a che fare con la profezia di Nostradamus.
P.S. Nell’edizione de “L’Osservatore Romano” di oggi [12 febbraio, per chi scrive - ndR], una mano gentile ha corretto l'(hora 29) in 20, ma ha lasciato i due errori di latino svelati da Luciano Canfora.
ATTENZIONE!! Non l'ultimissimo dei motivi per i quali alcuni pensano che il documento Ecclesia Dei Afflicta, con il quale si "scomunicavano" i 4 vescovi della FSSPX era da ritenersi invalido, era la presenza di alcuni errori di latino madornali. Tanto madornali, da far pensare che erano voluti. Ciò fece pensare ad un modo "subliminale" di comunicare il messaggio "SONO STATO OBBLIGATO, NON TENETE CONTO".
RispondiEliminaCerto che è sempre un piacere disquisire su sottili questioni lessicali latine con un "esperto" come Rafminimi che segnala la presenza di errori "Tanto madornali, da far pensare che ERANO voluti" Ma non lo sai che il congiuntivo italiano ha la forma:"che FOSSERO voluti"? Perché dunque, prima di indagare sugli errori altrui, non impariamo ad emendare i nostri?!
EliminaMolto probabilmente, il/i traduttore/i della Segreteria di Stato, presi dai loro dotti riferimenti classici, ha/hanno commesso qualche erroruccio di sintassi. Per quanto riguarda l'ora 29.ma, è un chiaro errore di battitura, anche se, in un contesto come questo, risulta tragicomico.
RispondiEliminaIl Papa, pur conoscendo molto bene il latino, difficilmente può avere il tempo di tradurre i suoi interventi.
Non scherziamo. Magari non ricontrollera' gli interventi di prassi, non certo la sua storica abdicazione......
EliminaLa verità è che la maggior parte di coloro che sono preposti alle traduzioni in latino degli atti pontifici è composta da somari, braccia sottratte alla languente italica agricoltura, con la sola lodevole eccezione di P. Reginald Foster.
RispondiEliminaPerciò, piuttosto che ipotizzare l'invalidità di questi documenti pieni d'errori, bisognerebbe consigliare al prossimo Papa di selezionare più attentamente i suoi traduttori.
Ovvio che il traduttore non sia il Papa. Però, come redattore - e non di formazione post-conciliare e dunque pressoché inesistente - del testo-base, forse almeno uno degli errori avrebbe potuto saltargli agli occhi.
RispondiEliminaPoi, certo, è tutta 'dietrologia' che accompagna un gesto così clamoroso, oltre che innovatore rivoluzionario, per alcuni effetti che può provocare...
Gesto rivoluzionario
RispondiEliminae anche sconsigliabile e dannoso per il futuro del papato. Somiglia più a una "novità" imposta alla Chiesa.
I nemici della Chiesa, sia dentro che fuori useranno questa abdicazione per indottrinare i cattolici ignoranti e i non cattolici sul fatto che il Papato non ha nulla a che fare con la Cattedra di Pietro e col Vicario di Cristo in terra stabilito dal Verbo Incarnato ma che è un qualunque ufficio amministrativo che può essere modificato dall'uomo.
RispondiEliminaC'è anche chi pensa che ha voluto azzerare l'influenza straripante dei "lupi". Ma il problema è che sono tutti lì...
Anonimo ha detto...
RispondiEliminaLa verità è che la maggior parte di coloro che sono preposti alle traduzioni in latino degli atti pontifici è composta da somari, braccia sottratte alla languente italica agricoltura, con la sola lodevole eccezione di P. Reginald Foster.
Perciò, piuttosto che ipotizzare l'invalidità di questi documenti pieni d'errori, bisognerebbe consigliare al prossimo Papa di selezionare più attentamente i suoi traduttori.
E se pensassi che, se non era il Vicario di Cristo a voler mandare il messaggio "Criptato" , era Cristo in persona, che ha " giocato a scacchi" sugli elementi che citate per lanciarlo? Come nulla vieta la vostra riflessione, così nulla vieta la mia.
Intanto con il motu proprio di oggi, che rende possibile l'anticipazione del conclave, Benedetto XVI spariglia le possibili "campagne elettorali".
RispondiEliminaScusate, ma avete visto il video in cui il Papa legge la dichiarazione? Dice "commissum", è vero, ma dice "vita" e "vigesima". "Vitae" e "29" sono solo nel testo scritto che è stato pubblicato, non nella dichiarazione effettivamente fatta dal Papa.
RispondiEliminaIl Papa ha ricevuto in udienza questa mattina i cardinali Julián Herranz, Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi, della Commissione Cardinalizia d’indagine sulla fuga di notizie riservate, accompagnati dal segretario, il padre cappuccino Luigi Martignani.
RispondiEliminaA conclusione dell’incarico – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana – Benedetto XVI “ha voluto ringraziarli per il proficuo lavoro svolto, esprimendo soddisfazione per gli esiti dell’indagine. Essa, infatti, ha consentito di rilevare, accanto a limiti e imperfezioni propri della componente umana di ogni istituzione, la generosità, rettitudine e dedizione di quanti lavorano nella Santa Sede a servizio della missione affidata da Cristo al Romano Pontefice”.
“Il Santo Padre – conclude il comunicato - ha deciso che gli atti dell’indagine, del cui contenuto” solo lui è a conoscenza, “rimangano a disposizione unicamente del nuovo Pontefice”.
http://it.radiovaticana.va/news/2013/02/25/ricevuti_dal_papa_i_cardinali_della_commissione_d%E2%80%99indagine_sulla_fuga/it1-668032
Io ho ascoltato tutta la conferenza stampa, sì alla fine padre Lombardi ha detto ciò che é riportato MA ANCHE CHE i Cardinali posso rispondere a domande degli altri Cardinali secondo l'opportunità durante le congregazioni dei Cardinali in Sede Vacante sull'indagine eseguita per conto del Santo Padre.
RispondiEliminaUna 'magica' data INESISTENTE nel 2013! Forse nasconde che il Papa NON VA e/o NON DOVREBBE e/o NON VORREBBE andar via, ma bensì altri!
RispondiEliminaEro in piazza ieri. In fondo alla piazza c'era un cartello grande che diceva 'BENEDETTO XVI DI NUOVO PAPA', però vedo come i media hanno EVITATO di farlo vedere, infatti non appare da nessuna parte (almeno per quanto ne abbia visto io). Ero lontano da loro e non so chi fossero, però mi è arrivato il messaggio... Sono ben altri a dover andare via e il futuro conclave con il peso della loro coscienza dovrebbe fare mea culpa, andare a riprendere il Vicario di Cristo a Castelgandolfo, affinché RIPRENDA il Suo mandato collaborando con lui e non OSTACOLANDO come i lupi che erano attorno, che oltre a rimanere lupi nella storia lo saranno sempre davanti a Dio.
Cioè la data inesistente come così anche il fatto che secondo il Buon Dio non sarebbe dovuto mai accadere.
RispondiEliminaRai due ha confermato la notizia circa ciò che ho detto sopra.
RispondiEliminanella declaratio uscita dalla bocca del pontefice nessun errore. Qundi state buoni buoni, Benedetto sa quel che ha fatto e lo ha voluto fare. Pressioni o meno ha deciso.
RispondiEliminaMettetevi l'anima in pace.
Sottolineerei invece quell' ANIMO invece di ANIMAE presente nel testo...che sarebbe una buona chiave di lettura: mi sono stancato...vedetevela voi....
Un errore è uscito anche dalla bocca del Papa, come ho fatto notare sopra (25 febbraio 2013 15:56); ma sono sostanzialmente d'accordo con l'anonimo del 25 febbraio 2013 23:07, e anche con quello del 25 febbraio 15:18, su questo punto: qui siamo di fronte a dei semplici errori di latino.
RispondiEliminaUno ("commissum") l'ha fatto chi ha scritto il testo, sia stato il Papa stesso o qualcun altro. Si spiega così: "ministerium" è neutro, e al neutro vanno anche gli aggettivi e i participii concordati, quindi qui "commissum". Nella frase però era al dativo: "ministerio", e quindi bisognava mettere al dativo anche il participio: "commisso". Ma siccome in mezzo c'erano diverse altre parole, chi ha scritto il testo ha fatto in tempo a dimenticarsene e ha messo la forma di base, il nominativo: appunto "commissum". È un errore che capita, soprattutto a chi ha in testa una lingua senza declinazioni (al limite questo può far pensare che il testo non l'abbia scritto il Papa ma un Italiano: non so quanto i Tedeschi siano soggetti a questo tipo di errore).
Gli altri due ("vitae" e "29") sono stati poi aggiunti da chi ha materialmente trascritto il testo sul sito della Santa Sede; e di questi ultimi il primo in filologia si chiama errore di attrazione ("vitae" come "Ecclesiae", che veniva subito prima), ed è un tipo di errore molto frequente; l'altro è un mero errore di battitura, dovuto alla vicinanza del 9 e dello 0 nella tastiera.
A riprova del fatto che solo di errori si è trattato, potrete constatare sul sito della Santa Sede che ormai sono stati corretti.
Speculare su questi banalissimi errori, e soprattutto su quello del numero, non ha senso.
Latinista
Per Latinista:
RispondiEliminaSpeculare su questi banalissimi errori, e soprattutto su quello del numero, non ha senso
L'intenzione non era quella di 'speculare', ma una notazione quasi a voler trovar ragioni non terra terra e ad un atto che oltre a sorprenderci ci ha destabilizzato non poco, anche se cerchiamo di viverlo nel Signore.
Nel momento grave che stiamo vivendo soffermarsi su errori di latino, non fatti dal Papa, ma da chi ha redatto la versione pubblicata, e partire su scenari di fanta religione, mi sembra assai sconcertante.
RispondiEliminaNel momento grave che stiamo vivendo soffermarsi su errori di latino, non fatti dal Papa, ma da chi ha redatto la versione pubblicata, e partire su scenari di fanta religione, mi sembra assai sconcertante.
RispondiEliminaScommetto che Lei ha votato Casini.
Sconcertati pure, Andrea, ho già spiegato lo 'spirito' di questa pubblicazione, che non cerca dietrologie per forza, è solo una semplice nota di cronaca, un po' condita di un'aura di supposto mistero, che ho voluto condividere.
RispondiEliminaTutto qui.
Hai perso la scommessa.
Non so se ti interessa saperlo, perché tanto mi pare che ami solo la provocazione, ma non sono né "trinariciuta", né capace di turarmi il naso da qualunque parte mi giro e, per questa volta, faccio parte del 'partito degli astenuti' ché tale è, anche se a nessuno fa comodo vederlo e anche se, per principio e per indole, mi ripugna. Ma tant'è...
Non avevo letto il messaggio di Luisa e pensavo che il messaggio di Andrea fosse tutto intero così.
RispondiEliminaPer Luisa:
in linea di principio hai ragione. Ma ieri mi sono sentita di condividere questa piccola cosa. Tutto qui.
Ho detto "speculare" non nel senso nettamente negativo di piegare una situazione al proprio vantaggio o al proprio desiderio, ma in quello più neutro di fare ragionamenti, meditare, pur con un'idea di astrazione eccessiva, di mancanza di fondamento. Insomma ho inteso il concetto espresso in modo più icastico da Luisa quando ha parlato di "partire su scenari di fanta religione".
RispondiEliminaSono d'accordo con Luisa. Ma proprio per questo, visto che in questi giorni ho letto in giro le interpretazioni più disparate e spesso, mi pare, forzate, ho voluto liberare il campo almeno da una che potevo dimostrare infondata e che rischia di portare fuori strada.
Ora che, spero, è chiaro almeno ai lettori di questo blog che dietro gli errori di latino non c'è niente, se non un po' di ignoranza e di sciatteria, rattristiamoci un po' per come la Santa Sede tratta il latino, lasciamo perdere la fantareligione, come dice bene Luisa, e concentriamoci su cose più importanti.
Cara Mic,
RispondiEliminaForse questo post è la prova provata delle tue simpatie per Luisa, che si sconcerta facilmente (tranne che per le cose per cui dovrebbe). Questa volta hai fatto proprio una bella figura, complimenti. E' ovvio che non avresti risposto in questo modo a Luisa, a cui anzi dai per principio ragione, incredibilmente, mentre a me rispondi a tono (ma in realtà la risposta è a Luisa!). Mah!
Cara mic, mi riferivo alle domande messe in preambolo da Una Fides, fantareligione e null`altro, a mio avviso, evidentemente!
RispondiEliminaQuesta volta hai fatto proprio una bella figura, complimenti. E' ovvio che non avresti risposto in questo modo a Luisa, a cui anzi dai per principio ragione, incredibilmente, mentre a me rispondi a tono (ma in realtà la risposta è a Luisa!). Mah!
RispondiEliminaVedo che comunque ho sconcertato anche te. Chi ti dice che dò ragione a Luisa per principio? Ho affetto e anche stima per lei e si dà il caso che siamo molto in sintonia. Ma mi pare anche chiaro dalle nostre comunicazioni che le nostre visuali convergono nella sostanza ma non coincidono in tutto e per tutto; com'è normale che sia!
Non hai altri argomenti che provocare me e Luisa?
E' così divertente? A me ormai suona un po' stantio!
Ovvio che la prossima volta in termini analoghi non riceverai né attenzione né risposta.
Sono d'accordo con Luisa. Ma proprio per questo, visto che in questi giorni ho letto in giro le interpretazioni più disparate e spesso, mi pare, forzate, ho voluto liberare il campo almeno da una che potevo dimostrare infondata e che rischia di portare fuori strada.
RispondiEliminaOK, latinista. Ma mi pare chiaro che, pur avendo dato spazio a questa comunicazione, sono stata la prima a non prenderla per oro colato.
Cara mic, mi riferivo alle domande messe in preambolo da Una Fides, fantareligione e null`altro, a mio avviso, evidentemente!
RispondiEliminaSì, l'ho notato che questa volta su Una Fides si sono lasciati andare al loro sentimento!
Cara mic, ho già detto in un thread precedente perchè non presto attenzione a certi "contributi", so che sei molto più paziente e generosa di me, ma so anche che ti è chiaro che c`è chi è su questo blog unicamente con intenti provocatori e molto poco benevoli, con giudizi e pregiudizi palesi e espressi sovente in modo offensivo e aggressivo.
RispondiEliminaVale veramente la pena di prendere=perdere tempo?
Io ho già risposto, come già detto non ho la tua stessa pazienza!
Gli errori nel latino non contano l'unica cosa che davvero conta è quel 29...non è un errore di battitura ma è una firma...e sono solo due i casi: o è dell'uomo, o di Dio. In ambedue i casi è segnale che qualcosa non va per il verso giusto.
RispondiEliminaIl 13 febbraio scorso, su MIL, avevo postato il seguente commento, ma nessuno aveva risposto:
RispondiEliminaERRORE DI LATINO?
Forse il mio latino è un po' arrugginito, ma temo che nell'annuncio papale vi sia un grave errore.
Dice infatti: "Bene conscius sum hoc munus... exsequi debere", che viene tradotto: "Sono bene consapevole che questo ministero... deve essere compiuto". "Essere compiuto" è verbo passivo, ma il latino "exsequi" ha solo la forma, non il significato passivo, essendo deponente. Andava perciò usato un altro verbo transitivo da volgere al passivo, oppure, mutando un poco il significato, trasformare "hoc munus" in complemento oggetto della proposizione infinitiva e aggiungere il soggetto all'accusativo "me". La frase poteva diventare "exsequi me debere".
Chiedo umilmente se fra i lettori ci sia un latinista che possa verificare questo sospetto.
Michele:
RispondiEliminaconfermo, anche se cambiando il soggetto sarebbe meglio sostituire "suam essentiam" con "ejus essentiam"; e aggiungo che non è l'unico errore passato inosservato. Ma mi permetta di ripetere ciò che ho scritto sopra: rattristiamoci per come la Chiesa trascura il latino, ma ora non è tempo di accanirci su questo - che pure è un argomento che mi sta molto a cuore. Soprattutto non costruiamo castelli in aria.
Vale veramente la pena di prendere=perdere tempo?
RispondiEliminaNo che non vale la pena.
Io ho già risposto, come già detto non ho la tua stessa pazienza!
Non è pazienza, è testardaggine; ma anche la testardaggine, come la pazienza, ha un limite ;)
Per Michele, 26 febbraio 17:30
RispondiEliminaIo avrei pensato a "exsequi deberi", che snellisce un po' la frase.
Per latinista:
D'accordo, sono inezie, ma siamo sicuri che non siano altrettanti banchi di prova per vedere quanti "errori" di traduzione (in realta' falsificazioni del testo) non saranno notati dal popolo bue? passera
"Exsequi deberi" sarebbe come dire che "il compito è dovuto eseguire", mentre bisogna dire che "deve essere eseguito".
RispondiEliminaBisognerebbe cambiare il verbo "exsequi" con uno passivo (non deponente), per esempio "adimpleri" o "impleri".
Quanto agli errori di traduzione che si risolvono in travisamenti, è un argomento spinoso che merita ulteriori riflessioni, anche se forse non qui e non ora. Credo che ad ogni modo si debba considerare:
1. che forse i testi tipici in latino prodotti dalla Santa Sede sono essi stessi traduzioni dalla lingua madre di chi li ha scritti (così è almeno per le encicliche, a quanto mi risulta); traduzioni che, se chi le fa non padroneggia tanto il latino quanto la lingua di partenza, possono appunto contenere travisamenti.
2. che i latinisti della Santa Sede non stanno dando buona prova di sé - e non solo in questa occasione: vedi gli errori di don Spataro su Avvenire.
3. che è opportuno che la Chiesa mantenga pur sempre il latino come sua lingua propria.
Ma, Latinista, deberi e' passivo (infinito passivo presente) e vuol dire "si deve" o, se preferisce, "deve venir", dove il "venir" si intende con valore passivante.
RispondiEliminaPero', exsequi puo' anche aver sense passivo (venir, o esser eseguito): quaerebatur, an sententia exsequi possit, e' un esempio da Ulpiano.
Luciana Cuppo:
RispondiEliminasì, nell'espressione "deve venire + infinito" "venire" ha valore passivante, ma rende passivo l'infinito che segue, non "deve". E infatti in latino "si deve + infinito", laddove non si usi la cosiddetta perifrastica passiva (qui sarebbe "munus ... adimplendum esse"), si traduce correntemente con "debet + infinito passivo".
Quanto alla Sua citazione di Ulpiano, mi sono incuriosito e sono andato a prendermi il vocabolario. Qui ho a disposizione Forcellini, che per l'uso passivo di "exsequor" in effetti cita quel passo di Ulpiano e anche un altro attribuito a Solino. Ma è un uso del tutto marginale (la voce "exsequor" ha decine di citazioni, tutte col verbo deponente tranne quelle due), e non classico; e il latino contemporaneo, la lingua della dichiarazione del Papa, si è posto come riferimento sintattico quella selezione di forme che passa come "classica", e che è quella insegnata nelle nostre scuole. Spulciando negli autori e nei vocabolarii si trovano molti usi che se ne discostano, come questo di "exsequor" passivo, ma rimangono appunto fuori dalla norma classica. Chi ha scritto il testo della dichiarazione non avrà avuto in mente quel passo di Ulpiano, ma si sarà solo fatto sviare dall'apparenza passiva di "exsequor" – un errore.
Mi spiace dilungarmi su questioni così tecniche di grammatica latina, quando io stesso ho detto che non è il momento di stare troppo dietro a questi errori di latino. È solo per precisare.
Ho seguito con attenzione quanto è stato detto e le note grammaticali latine...
RispondiEliminaNon sono amante della dietrologia ma conduco questo ragionamento: prima di postare un commento su facebook o sui blog, io che non son nessuno, per amor proprio, lo rileggo anche tre volte (figuriamoci se dovessi scrivere in latino). Possibile che un atto così importante, di una persona così importante, in un contesto così eccezionale da esser, com'è stato giustamente notato, storico, contenga degli errori di concordanza e di battitura?
No, non lo credo...Non so quale sia il motivo di questa anomalia, ma senz'altro è una anomalia....
Luigi Moscardò
Capito qui per caso dopo anni. Comunque:
RispondiElimina- vi sembra corretto anche quel "communicem" in dipendenza da tempo storico, anziché "communicarem"?
- "secundum suam essentiam" non essendo riferito al soggetto è certamente scorretto e va sostituito con "secundum eius essentiam" (ma anche "essentiam" mi piace poco come lessico).
Anche certe scelte lessicali mi convincono poco. "Aeque" significa "ugualmente" o "con equità" non "adeguatamente". "Ab is quibus competit" è un calco dall'italiano.
Se fossi amante delle dietrologie, direi: "possibile che i frequentatori del blog non abbiano notato questi errori e si siano concentrati solo su communicem e exequi? Dai, è evidente che avete un secondo fine anche voi.
Mi accorgo di non avere letto con l'adeguata attenzione gli interventi precedenti. Ovviamente, "eius" invece di "suam" si impone dopo avere integrato con "me" quell'"exsequi debere". Ma questo l'aveva già fatto notare qualcuno.
RispondiEliminaPeraltro, anche qui un vero latinista avrebbe usato la perifrastica, cambiando verbo.