Questo il titolo delle dichiarazioni riportate oggi da Radio Vaticana: Vescovi tedeschi. Don Colombo: nessuno strappo con il Magistero sulla "contraccezione" d’emergenza. Il sottile distinguo vien fatto in quanto ci si riferisce alla cosiddetta contraccezione d'emergenza. Da quanto pubblico di seguito si evince chiaramente quanto lo strappo ci sia, eccome ! Si tratta di un comunicato di ottobre 2000 della Pontificia Accademia Pro Vita e di una Lettera di Giovanni Paolo II del febbraio 1993. Lo stesso Benedetto XVI ha più volte ribadito che la Chiesa “veglia sul diritto alla vita umana dal suo inizio al suo termine naturale, poiché la vita è sacra e nessuno può disporre di essa arbitrariamente”. Non occorreva scomodare un bioeticista, dal momento che assumere un farmaco che potrebbe impedire lo sviluppo dell'embrione equivale ad accettare la possibilità reale di eliminarlo. E ricordiamoci che la bioetica è una filosofia, non è la teologia morale dogmatica, recepibile e codificabile dal Magistero. L'apostasia sta rapidamente avvicinandosi al vertice della Chiesa, e siamo ancora sede plena... È una Chiesa divenuta ondivaga nei principi.
Dal sito Radio Vaticana, 23 febbraio 2013:
Il comunicato della Conferenza episcopale tedesca sulla cosiddetta “contraccezione d’emergenza” non rappresenta, come certi hanno sostenuto, uno strappo con i documenti del Magistero cattolico. Così don Roberto Colombo, bioeticista, docente all'Università Cattolica di Roma, interviene sul dibattito in corso. La dichiarazione dei vescovi – precisa – si riferisce alla somministrazione di preparati solo in casi di violenza sessuale al solo fine di prevenire il concepimento. Massimiliano Menichetti lo ha intervistato:
___________________R. – I vescovi tedeschi hanno inteso affermare che in un ospedale cattolico, nell’ambito dell’assistenza dovuta ad una donna che ha subito violenza sessuale, è lasciata alla decisione dei medici - in scienza e coscienza - la possibilità, non l’obbligatorietà, anche di somministrare un farmaco che sia in grado di prevenire la fecondazione, qualora essa non sia ancora avvenuta, impedendo l’ovulazione, cioè la disponibilità del gamete femminile.D. – Quindi assolutamente escluso l’effetto abortivo?
R. – Certo! Al medesimo tempo, i vescovi hanno ribadito che metodologie di tipo farmacologico che siano in grado di causare la morte dell’embrione o impedire l’impianto nell’endometrio uterino, continuano ad essere inaccettabili.
D. – Don Roberto, ma come si fa a essere certi che non sia avvenuto il concepimento in un caso di questo tipo?R. – Occorre che il medico tenga conto, anzitutto, dei più attendibili studi scientifici sul meccanismo di azione dei singoli contraccettivi orali che ha a disposizione, nelle diverse posologie in cui possono venire somministrati. Inoltre dovrà tenere conto della fase del ciclo ovulatorio in cui è avvenuto lo stupro e della distanza di tempo in cui è possibile intervenire, somministrando il farmaco. Infine dovrà eseguire un’accurata diagnostica - ecografica ed ormonale – per valutare quali sono i segni obiettivi su una non ancora avvenuta ovulazione. Sulla base di questa complessa, ma rigorosa procedura, è possibile raggiungere delle conclusioni che, nell’ambito della inevitabile incertezza di ogni diagnosi medica, possono però fornire preziose indicazioni sulla non ancora avvenuta ovulazione nella donna. [Tuttavia, se non è avvenuta l'ovulazione, che ragione c'è di somministrare la pillola? Oppure essa può servire per evitare l'ovulazione e, secondo la Humane vitae, che si riferisce ai rapporti coniugali ma sancisce comunque dei principi, non dovrebbe essere utilizzabile neppure come contraccettivo! In ogni caso tirar fuori il caso limite dello stupro può rappresentare la solita fessura da cui poi si apre il baratro. E non tiene conto di come si è pronunciato Giovanni Paolo II (Lettera al vescovo di Serajevo del febbraio 1993)]
D. – Quindi lo ribadiamo: al contrario di come larga parte della stampa ha letto questa decisione, non si parla né di una decisione dei vescovi a favore della contraccezione tout court, né quantomeno di un favore nei confronti di "pillole del giorno dopo", finalizzate a provocare l’aborto...R. – I vescovi si sono limitati al caso specifico della donna violentata che, in ragione del fatto di temere la gravidanza come conseguenza di questo atto delittuoso, chiede un aiuto ai medici per evitare il concepimento. Non si tratta, invece, dell’altro caso: quello in cui una volta che il concepimento sia avvenuto, si richiede un intervento per sopprimere il concepito, al fine di non far proseguire la gravidanza.
Pontificia Academia Pro Vita
Comunicato «Sulla cosiddetta pillola del giorno dopo»
Come è noto, da pochi giorni, nelle farmacie italiane è in vendita la cosiddetta pillola del giorno dopo, un ben conosciuto ritrovato chimico (di tipo ormonale) che di frequente - anche in questi ultimi giorni - è stato presentato da molti addetti ai lavori e da numerosi media come un semplice contraccettivo, o più precisamente come un "contraccettivo d'emergenza'', a cui si potrebbe far ricorso entro breve tempo dopo un rapporto sessuale ritenuto presumibilmente fecondante, qualora si volesse impedire la prosecuzione di una gravidanza indesiderata.
Alle inevitabili reazioni polemiche di chi ha manifestato seri dubbi sul meccanismo d'azione di tale ritrovato, che non sarebbe semplicemente "contraccettivo" bensì "abortivo", è stato risposto - in maniera del tutto sbrigativa - che una simile preoccupazione appare infondata in quanto la pillola del giorno dopo ha un'azione "antinidatoria", suggerendo cosí implicitamente una netta separazione tra aborto e intercezione (impedire che avvenga l'impianto dell'ovulo fecondato, cioè dell'embrione, nella parete uterina).
Considerato che l'uso di tali ritrovati tocca beni e valori umani fondamentali, fino ad interessare la stessa vita umana nel suo sorgere, questa Pontificia Accademia per la Vita sente il pressante dovere e la convinta esigenza di offrire alcune precisazioni e considerazioni sull'argomento, ribadendo per altro posizioni etiche già note, suffragate da precisi dati scientifici, e consolidate nella dottrina cattolica.
1. La pillola del giorno dopo è un preparato a base di ormoni (essa può contenere estrogeni, estroprogestinici, oppure solo progestinici) che, assunta entro e non oltre le 72 ore dopo un rapporto sessuale presumibilmente fecondante, esplica un meccanismo prevalentemente di tipo "antinidatorio", cioè impedisce che l'eventuale ovulo fecondato (che è un embrione umano), ormai giunto nel suo sviluppo allo stadio di blastocisti (5º-6º giorno dalla fecondazione), si impianti nella parete uterina, mediante un meccanismo di alterazione della parete stessa. Il risultato finale sarà quindi l'espulsione e la perdita di questo embrione.
Soltanto qualora l'assunzione di tale pillola dovesse precedere di qualche giorno l'evento dell'ovulazione, essa potrebbe talvolta agire con un meccanismo di blocco di quest'ultima (in questo caso, si tratterebbe di un'azione tipicamente "contraccettiva"). Tuttavia, la donna che ricorre a questo tipo di pillola, lo fa nel timore di poter essere in periodo fecondo e perciò con l'intenzione di provocare l'espulsione dell'eventuale neoconcepito; oltretutto, sarebbe utopico pensare che una donna, trovandosi nelle condizioni di voler ricorrere ad una contraccezione d'emergenza abbia la possibilità di conoscere con esattezza e tempestività la sua attuale condizione di fertilità.
2. Decidere di utilizzare la dizione "ovulo fecondato" per indicare le primissime fasi dello sviluppo embrionale, non può portare in alcun modo a creare artificialmente una discriminazione di valore tra momenti diversi dello sviluppo di un medesimo individuo umano. In altre parole, se può essere utile, per motivi di descrizione scientifica, distinguere con termini convenzionali (ovulo fecondato, embrione, feto, etc...) differenti momenti di un unico processo di crescita, non può mai essere lecito decidere arbitrariamente che l'individuo umano abbia maggiore o minor valore (con conseguente fluttuazione del dovere alla sua tutela) a seconda dello stadio di sviluppo in cui si trova.
3. Pertanto, risulta chiaramente che l'acclarata azione "antinidatoria" della pillola del giorno dopo, in realtà, nient'altro è se non un aborto realizzato con mezzi chimici. Non è coerente intellettualmente, né giustificabile scientificamente, affermare che non si tratti della stessa cosa. Del resto, appare abbastanza chiaro che l'intenzione di chi chiede o propone l'uso di detta pillola è finalizzata direttamente all'interruzione di una eventuale gravidanza in atto, esattamente come nel caso dell'aborto. La gravidanza, infatti, comincia dalla fecondazione e non già dall'impianto della blastocisti nella parete uterina, come invece si tenta di suggerire implicitamente.
4. Ne consegue che, da un punto di vista etico, la stessa illiceità assoluta di procedere a pratiche abortive sussiste anche per la diffusione, la prescrizione e l'assunzione della pillola del giorno dopo. Ne sono moralmente responsabili anche tutti coloro che, condividendone l'intenzione o meno, cooperassero direttamente con una tale procedura.
5. Un'ulteriore considerazione va fatta a proposito dell'uso della pillola del giorno dopo in rapporto all'applicazione della legge 194/78 che, in Italia, regola le condizioni e le procedure per l' interruzione volontaria di gravidanza. Definire il ritrovato in questione un "antinidatorio" anziché, con una terminologia piú trasparente, un "abortivo", permette infatti di sfuggire tutte le procedure obbligatorie che la 194 prevede per poter accedere all'interruzione di gravidanza (colloquio previo, accertamento di gravidanza, determinazione dell'epoca di sviluppo, periodo di ripensamento, etc.), realizzando una forma di aborto del tutto nascosta e non registrabile da alcuna istituzione. Tutto ciò appare, dunque, in netta contraddizione con la corretta applicazione della pur contestabile legge 194.
6. In ultimo, di fronte al diffondersi di tali procedure, esortiamo vivamente tutti gli operatori del settore a mettere in atto con fermezza un'obiezione di coscienza morale, che testimoni coraggiosamente, nei fatti, il valore inalienabile della vita umana, soprattutto di fronte a nuove forme nascoste di aggressione agli individui piú deboli ed indifesi, come è il caso dell'embrione umano.
Mons. Elio Sgreccia
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Giovanni Paolo II nel 1993
Così scriveva Giovanni Paolo a Mons. Vinko Puljić, Arcivescovo di Sarajevo, il 2 febbraio 1993, nei momenti della terribile vicenda degli stupri subìti dalle donne bosniache.
In particolare, occorre che i Pastori e tutti i fedeli responsabili della pastorale familiare si facciano carico con urgenza della situazione delle madri, delle spose e delle giovani che, per sfogo di odio razziale o di brutale libidine, hanno subito violenza. Queste creature, che sono state fatte oggetto di così grave offesa, devono poter trovare nella Comunità il sostegno della comprensione e della solidarietà. Anche in una situazione così dolorosa bisognerà aiutarle a distinguere tra l’atto di deprecabile violenza, subito da parte di uomini smarriti nella ragione e nella coscienza, e la realtà dei nuovi esseri umani, venuti comunque alla vita. Quali immagini di Dio, queste nuove creature dovranno essere rispettate ed amate non diversamente da qualsiasi altro membro della famiglia umana.Con massima chiarezza andrà, in ogni caso, ribadito che il nascituro, non avendo alcuna responsabilità in quanto di deprecabile è accaduto, è innocente e non può, perciò, in nessun modo essere considerato come aggressore.Tutta la Comunità, pertanto, dovrà stringersi intorno a queste donne così dolorosamente offese e ai loro familiari, per aiutarli a trasformare l’atto di violenza in un atto di amore e di accoglienza. Il Vangelo ci ricorda che alla violenza non si deve reagire con la violenza (cf. Mt 5, 38-41). Alla barbarie dell’odio e del razzismo si deve rispondere con la forza dell’amore e della solidarietà. Ai cristiani di Roma, perseguitati da un potere ostile, non raccomandava forse l’Apostolo Paolo: “Non rendete a nessuno male per male. Procurate di fare il bene dinanzi a tutti gli uomini [...] Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene” (Rm 12, 17. 21)?
RispondiEliminahttp://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2189&testo_ricerca=stupro
La chiesa si rinnova. Io sto con la chiesa che si preoccupa per la donna violentata.
RispondiEliminaGiovanna, il bambino che colpa ne ha? La Chiesa e' l'unica istituzione che, almeno sino ad oggi, ha tentato di difenderlo....
Eliminala Bioetica è una filosofia, non è la teologia morale dogmatica: Don Colombo si monstra inadequato per commentare sulla faccenda...
RispondiEliminaScusate se mi cito. avevo scritto un mio intervento OT in un altro thread. Lo ricopio:
RispondiEliminaSe la pillola del "giorno dopo" uccide l'embrione, o anche se c'è la semplice possibilità che questo avvenga, allora non è mai permessa ed in questo caso è abortiva.
Se invece si limita ad uccidere il seme prima del concepimento senza possibilità alcuna di nuocere all'embrione è lecita allora in caso di violenza, perché il seme viene considerato alla stregua di un ingiusto aggressore contro cui è del tutto lecita la difesa.
In realtà dal punto di vista medico ho seri dubbi che la pillola del giorno dopo si limiti ad uccidere il seme prima del concepimento e basta. Io sapevo che può uccidere l'embrione dopo il concepimento prima dell'annidamento nell'utero e che quindi anche la pillola del giorno dopo è abortiva come la RU-484 (ovvero quella che uccide l'embrione anche dopo l'annidamento).
L'embrione non va mai ucciso né prima, né dopo l'annidamento nell'utero. Per il seme invece è tutta un'altra questione.
In questi articoli viene posto in evidenza come la pillola del giorno dopo possa avere effetti abortivi. Di conseguenza non può essere mai permessa in nessun caso:
http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=1424
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-vescovi-tedeschie-pillola-un-spoco-convincente-5869.htm
http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_academies/acdlife/documents/rc_pa_acdlife_doc_20001031_pillola-giorno-dopo_it.html
Cito il Jone a pagina 679:
Muilier, quae semen expellere vel eius ascensum in uterum impedire vult, graviter peccat. Excipitur solummodo femina vi vel dolo oppressa, quae antequam conceptio facta est, expellere vel necare potest semen, quia semen (in casu) comparatur iniusto aggressori.
Per quanto riguarda da solita obiezione che la morale cattolica imponga pesi insopportabili, vorrei ricordare che Dio non tenta nessuno oltre le proprie forze. Questa verità consolante è stata stabilita dal Concilio di Trento.
Inoltre esistono casi in cui la persona indipendentemente dal genere di appartenenza deve sopportare grandi sofferenze per non violare la legge di Dio. Quello della non liceità dell'aborto in caso di violenza è sicuramente uno di questi, nessuno lo può negare, ma non è il solo. Basti pensare a quali terribili persecuzioni hanno avuto come vittime uomini, donne, adolescenti e bambini che non si sono piegati a violare la legge di Dio.
E' falso che la Chiesa non si preoccupa della donna nel ribadire la sua dottrina. Non si capisce che la legge di non uccidere l'innocente (e sottolineo l'innocente) non ammette eccezioni di sorta.
Quella che viene propagandata nei commenti di MIL da sedicenti "tradizionalisti" è la morale della situazione che ricordo è stata condannata da Papa Pio XII.
Una situazione non può cambiare la natura intrinseca di un atto. Questo è un punto cardine del tomismo.
Inoltre è una deplorevole calunnia affermare che i Sacerdoti della FSSPX siano favorevoli all'aborto in caso di stupro. Nessun cattolico che conosca la dottrina può essere favorevole.
Questo fatto dei Vescovi tedeschi è gravissimo. Si pongono decisamente contro documenti già emanati in passato dalla Santa Sede.
Il fatto che sia scoppiato il caso durante il periodo di dimissioni del Pontefice la dice lunga, molto lunga...
La Chiesa tedesca non ha mai parlato di aborto in caso di stupro e non si sognerebbe mai di farlo poiché sarebbe in contraddizione con il magistero, ma di pillola del giorno dopo che impedisce il rilascio dell'ovulo dale ovaie è un anti-ovulatorio. Non bisogna quindi confondere la pillola del giorno (un contraccettivo pstumo di emergenza) con il Mifepristone, il farmaco utilizzato invece per l'interruzione volontaria della gravidanza, meglio noto come RU-486. Il Mifepristone è infatti uno steroide sintetico utilizzato come farmaco per l'aborto chimico nei primi due mesi della gravidanza. I vescovi tedeschi non hanno liberalizzato la pillola abortiva che uccide l'ebrione, ma solo quella anticoncezionale che va somministrata entro 72 ore dopo il rapporto sessuale. Se la donna non assume l'anticoncezionale dopo questo lasso di tempo si tiene il pupo. Se l'ovulo è già stato fecondato la donna deve tenersi l'embrione, che poi sarà feto, poi bambino e finalmente uomo. Infatti secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità: "la pillola del giorno dopo non è in grado di impedire né l'ingresso dello spermatozoo nell'ovulo, né l'annidamento dell'ovulo fecondato nell'utero". Ripeto. I vescovi tedeschi non hanno liberalizzato la pillola abortiva, ma solo quella "del giorno dopo" che è semplicemente un'anticoncezionale che blocca l'ovoluzazione nel caso l'ovulo non sia ancora uscito dalle ovaie e quindi non può essere fecondato dagli spermatozoi in attesa nell'utero. Quindi torno a ripetere che la Chiesa non consente l'aborto in nessun caso, nemmeno in caso di stupro. I Vescovi tedeschi danno semplicemente la possibilità all'ovuolo di non essere fecondato in caso di rapporto sessuale violento. Ma se esso è già stato fecondato la donna non può abortire se non vuole incorrere in un gravissimo peccato mortale.
RispondiEliminaDomanda: ma se, quando la donna assume la pillola del giorno dopo, l'embrione e' gia' formato, quale effetto viene provocato dalla pillola all'embrione? E se invece l'embrione non si e' ancora formato, a cosa serve la pillola?
EliminaAl di là del merito del problema specifico, non si può non notare che il metodo usato è sempre il medesimo: prima si lascia che venga data una notizia che propaga un errore grave in termini di morale, di dottrina o di disciplina, e poi si ridimensiona (ma con un'eco mediatica estremamente minore) la notizia riportandola ad una parziale o completa adesione al Magistero.
RispondiEliminaSono sistemi sperimentati mille volte con successo, sia in ambito politico e civile, sia in ambito ecclesiastico.
Anche nel caso dell'ecumenismo, la Chiesa non potrà mai affermare che tutte le religioni sono uguali, ma guarda caso consente che i media divulghino notizie in cui si lascia credere alla massa che la Chiesa "prega" con gli eretici e gli idolatri. Poi magari qualcuno promulga un documento dottrinale, che rimane lettera morta, mentre l'exemplum pubblico (che i media si limitano a riportare) mantiene la sua valenza negativa e favorisce de facto l'errore, l'indifferentismo, un falso concetto dell'ecumenismo ecc.
Stesso discorso per l'abdicazione. Checché ne dicano i commentatori più benevoli, quello che rimane del gesto papale è che il Papa d'ora innanzi dovrà sentirsi moralmente tenuto alle dimissioni laddove si presentino le medesime condizioni addotte a giustificazione della presente abdicazione: vecchiaia, malattia, affaticamento fisico ecc.
Non dimentichiamolo: verba docent, exempla trahunt: le parole si limitano ad insegnare, mentre gli esempi trascinano.
A 'Gianna' e all'Anonimo delle 12.35:
RispondiEliminaPONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA
- COMUNICATO SULLA COSIDDETTA "PILLOLA DEL GIORNO DOPO" - 31/10/2000
(http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_academies/acdlife/documents/rc_pa_acdlife_doc_20001031_pillola-giorno-dopo_it.html).
“La pillola del giorno dopo è un preparato a base di ormoni (essa può contenere estrogeni, estroprogestinici, oppure solo progestinici) che, assunta entro e non oltre le 72 ore dopo un rapporto sessuale presumibilmente fecondante, esplica un meccanismo prevalentemente di tipo ‘antinidatorio’, cioè impedisce che l'eventuale ovulo fecondato (che è un embrione umano), ormai giunto nel suo sviluppo allo stadio di blastocisti (5°-6° giorno dalla fecondazione), si impianti nella parete uterina, mediante un meccanismo di alterazione della parete stessa. Il risultato finale sarà quindi l'espulsione e la perdita di questo embrione.”
“Soltanto qualora l'assunzione di tale pillola dovesse precedere di qualche giorno l'evento dell'ovulazione, essa potrebbe talvolta agire con un meccanismo di blocco di quest'ultima (in questo caso, si tratterebbe di un'azione tipicamente ‘contraccettiva’)”.
Tuttavia, prosegue il testo,
“sarebbe utopico pensare che una donna, trovandosi nelle condizioni di voler ricorrere ad una contraccezione d'emergenza, abbia la possibilità di conoscere con esattezza e tempestività la sua attuale condizione di fertilità”.
In altre parole: nessuno può stabilire con assoluta certezza che, al momento dell’assunzione della suddetta ‘pillola’, l’ovulazione non sia già avvenuta. E di conseguenza il suo uso è gravemente immorale, perché prevede deliberatamente un possibile omicidio.
“ … Pertanto, risulta chiaramente che l'acclarata azione "antinidatoria" della pillola del giorno dopo, in realtà, nient'altro è se non un aborto realizzato con mezzi chimici. Non è coerente intellettualmente, né giustificabile scientificamente, affermare che non si tratti della stessa cosa”.
“Ne consegue che, da un punto di vista etico, la stessa illiceità assoluta di procedere a pratiche abortive sussiste anche per la diffusione, la prescrizione e l'assunzione della pillola del giorno dopo. Ne sono moralmente responsabili anche tutti coloro che, condividendone l'intenzione o meno, cooperassero direttamente con una tale procedura”.
E speriamo che sia chiaro una volta per tutte.
Chiarissimo. Grazie
EliminaP.S. Un 'consiglio da Amicus' per l'Anonimo delle 12.35: quando vuoi sapere la verità su qualcosa, stai alla larga dall'OMS e dagli altri organismi massonici legati all'ONU.
RispondiEliminaAltro elemento utile a sapersi per la valutazione morale dell'atto è il seguente. La cosiddetta pillola anticoncezionale, quella cioé che dpvrebbe prevenire la produzione dell'ovulo così da "scongiurarne" la fecondazione dal gamete maschile, ha spesso come effetto collaterale l'effetto anti-nidatorio specificatamente intenzionato dalla famigerata RU 486.
RispondiEliminaLa cosa è tanto nota che, quando Baulieu (l'inventore della Ru486) fu accusato dai colleghi di aver brevettato il pesticida umano, rispose dando loro degli ipocriti, e pour cause. Il farmacologo infatti lavorò dapprima con Pincus, sì proprio quello della pillola anticoncezionale, e fu lì che scoprì le "ricadute" contragestive della pillola. Quindi è falso pensare che la pillola anticoncezionale sia solo anticoncezionale, spesso è abortiva, e lo sa chiunque si prenda la briga di studiarla, così come lo sapevano i colleghi ipocriti di Baulieau, quando questi, luciferinamente, intese isolare e perfezionare quel meccanismo per mettere a punto ciò che realmente è il pesticida umano, ma che certo non si possono permettere di stigmatizzare i solerti prescrittori di pillole anticoncezionali.
Tutta la questione quindi soffre dell'ignoranza, se invincibile o ipocrita non sta a me dirlo, di questo: non esistono pillole anticoncezionali che non siano potenzialmente abortive, da qui il divieto morale per un cattolico del loro utilizzo. Semplicemente, senza se e senza ma.
RispondiEliminahttp://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV424_LP_Pillola_abortiva_vescovi_tedeschi.html
Giustissima ed opportuna la precisazione di Giampaolo.
RispondiEliminaIl problema è che nessuno o quasi, tra il clero, spiega queste cose ai fedeli. Anche perchè non pochi sacerdoti, dal 1965 in poi, hanno frequentato soprattutto corsi di Teologia Immorale, con docenti sullo stampo del don Colombo...
Ringrazio Giampaolo. Bentornato!
RispondiEliminae anche Amicus e gli altri.
Purtroppo è così che sta andando... fino a quando?
Bentornato Giampaolo.
RispondiEliminaGrazie dei tuoi preziosi commenti sempre precisi.
Mi era del tutto ignota la genesi della pillola. Sapevo solo che anche la semplice pillola contraccettiva può avere anche effetti abortivi.
Per anonimo: Io Don Roberto Colombo lo conosco personalmente e ti posso assicurare che è una delle poche persone al mondo che può parlare di questi argomenti con l'autorevolezza che gli viene dalla professione (è Professore Universitario di biologia molecolare) e soprattutto da Dio. Tra l'altro fa parte della Pontificia Accademia per la Vita. Non ho mai conosciuto nessuno come lui che mi abbia testimoniato che la Verità scaturisce dall'incontro tra Fede e Ragione. Forse solo il suo maestro Jerome Lejeune gli era simile.
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