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domenica 23 giugno 2013

Corpo celeste

Premessa

Certe volte un film non è importante per la sua trama ma per le immagini che mostra. Corpo celeste è uno di questi casi: si può addirittura considerare la sua trama solo un pretesto per esprimere, con molte immagini e poche parole, cose che risulterebbe davvero arduo raccontare.

Corpo celeste lo propongo alla vostra attenzione per ciò che si prova nel vederlo, non per ciò che racconta. Non è un film di intrattenimento, non è una lezioncina con una morale, non è un'apologia, non è la storiella di una ragazzina spaesata alle prese col corso di cresima, ma è un film che fa riflettere per ciò che mostra a poco a poco, minuto dopo minuto (i pochi fotogrammi di questa pagina non rendono l'idea): un cristianesimo incapace di dare ragione di sé e che, al pari del mondo, premia solo la stupidità.

Per me è stato un pugno nello stomaco, per l'agghiacciante somiglianza con gli ambienti parrocchiali e le figure sacerdotali che da qualche decennio frequentiamo io, i miei familiari, i miei amici. I singoli dettagli (come l'assurdo volatile di bronzo sull'ambone, come la croce di tubi al neon, come i cartelloni) faranno esclamare ai catto-ottimisti "sì, bof, ma dai, va bèh": ma quel che invece è impietoso è il quadro d'insieme, dove tutti quei dettagli "insignificanti" e "secondari" si sommano e rendono evidenti le ragioni della nostra preoccupazione sullo stato della Chiesa.

Per questo invito a vederlo senza affannarsi a perdere tempo a schedare la regista, la trama, i dettagli secondari o fastidiosi: invito a vederlo solo come strumento per poter riflettere più svegli sulla realtà della Chiesa di oggi, sulle nostre parrocchie e sui movimenti ecclesiali, sulla figura del sacerdote oggi, solo per poter assaporare l'abisso che c'è tra le eterne verità della fede e l'andazzo postconciliare.

Corpo celeste e la Chiesa realmente esistente
Recensione di Miguel Martinez (Kelebekler blog,  04/01/2012)

Abbiamo visto per caso un film di quelli che non si dimenticano: Corpo celeste, di Alice Rohrwacher.

Un film che parli della Chiesa cattolica nell’Italia meridionale uno se lo immagina pieno di feroci baroni mafiosi e donne afflitte dal senso di peccato, nel contesto di una cupa bellezza barocca. Insomma, un’orgia potenziale di luoghi comuni anticlericali/antimedievali, che però si nutre di quanto di esotico – e quindi di affascinante – c’è in quei mondi.

Alice Rohrwacher ha fatto qualcosa di diverso, usando mezzi tecnici minimi e attori eccezionali.
Il film, come sottolinea la stessa regista, non ha intenti anticlericali; infatti, il vero cuore del film non è la critica al Sud o alla Chiesa, ma un messaggio di altro tipo, presentato attraverso un delicato gioco di simboli, e che si può quindi cogliere solo guardando il film.

Qui ci limitiamo a dire qualcosa sullo sfondo su cui si presenta questo messaggio, cioè il Sud e la Chiesa.

Un Sud (credo sia Reggio Calabria) ventoso, freddo, ricoperto ovunque da un disordinato cemento, un pezzo della periferia universale. Non il Sud dei mafiosi a cavallo, ma delle conferenze di Nello Rega negli Istituti tecnici e di Magdi Allam testimonial della Borsa del Turismo Religioso, insomma.

La Chiesa che la Rohrwacher ci presenta è la Chiesa realmente esistente, quella postconciliare che continua stancamente a riprodursi senza avere più la minima idea del perché. Dove il parroco con il telefonino che squilla continuamente, sotto un crocifisso al neon che sembra la mappa di uno svincolo autostradale, si barcamena per sopravvivere tra le abitudini delle famiglie e piccole raccomandazioni politiche, nella speranza di venire mandato altrove.[1]

Agli anticlericali sfugge il patto inconfessabile che tiene in piedi una simile istituzione: mantenuta tramite fondi gestiti dallo Stato, la parrocchia ha l’obbligo implicito di dispensare una serie di servizi simbolici ma ideologicamente neutri a tutta la collettività, senza distinzioni. Il fornitore di battesimi e matrimoni deve trattare quindi la reale fede di ciascuno con la stessa indifferenza del pubblico ufficiale, e come ogni pubblico ufficiale, deve esprimere solo banalità indiscutibili.

Ecco che si scatena il temporale della violenza mediatica contro quei pochi preti che di tanto in tanto osano, coerentemente, rifiutare i sacramenti a un non credente, oppure contro l’insegnante di religione che accenna all’escatologia.

La parrocchia, in Corpo celeste, si regge sull’impegno di una figura sociale di immensa importanza in Italia: la casalinga di mezza età (nel film, la straordinaria Pasqualina Scuncia), ignorante, onnipresente, affabile, astuta, insensibile e inventiva che si occupa volontariamente di tutto, compresa la preparazione delle cresime, su cui si incentra il racconto.

Se digito “cresima“, Google mi suggerisce “cresima bomboniere”, “cresima regali” e “cresima frasi di auguri”, a indicazione del suo significato sociale; ma nella struttura della chiesa, dovrebbe segnare il passaggio, dopo un anno di duro studio, a una fede matura e cosciente.

Ora, che cosa ha esattamente da trasmettere l’entità che oggi abita il vecchio guscio della Chiesa cattolica?

La Rohrwacher coglie esattamente che cosa sia l‘istruzione cattolica di massa ai tempi nostri: un generatore automatico confuso di raccontini biblici, ammiccamenti televisivi e giovanilistici, luoghi comuni sulla bontà, accompagnati da un penoso tentativo di imitare il mondo evangelico, che però non può riuscire perché la vecchia Istituzione non è certo adatta a scatenare la violenza sciamanica della religione dei liberi imprenditori americani.

Divaghiamo dicendo che a nostro avviso, bisognerebbe abolire l’istruzione cattolica nelle scuole, non certo perché sussista il pericolo che qualcuno si lasci lavare il cervello da cose simili, ma per l’effetto devastante che ha su qualunque anelito di sacro.

La Rohrwacher dice tutto quanto vi sia da dire sulla questione, presentandoci una schiera di brufolosi ragazzini e di femmine goffamente esibizioniste, che canta con scarsa convinzione:
«Mi sintonizzo con Dio / è la frequenza giusta / mi sintonizzo proprio io / e lo faccio apposta / voglio scegliere Gesù / voglio scegliere Gesù.»
_____________________________
Nota:
[1] Nel dire “postconciliare“, siamo perfettamente coscienti delle motivazioni, spesso ottime, di tanti riformatori di quegli anni; e crediamo anche che il grande cambiamento sia stato imposto dalla storia stessa e non da qualche congiura di cardinali (tra cui spicca la figura proprio di Joseph Ratzinger), come sostengono alcuni cattolici tradizionalisti. Inoltre, è ovvio che i germi di certe derive sono secolari. Facciamo salva poi l’infinita diversità dei comportamenti singoli, nella Chiesa cattolica come in qualunque altra istituzione o realtà.

(la recensione "Corpo celeste e la Chiesa realmente esistente" è stata tratta da Kelebekler blog).

3 commenti:

  1. condivido ogni parola. sono classe 1974 e so bene di che parla.

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  2. Sono un cattolico residente in Brasile, terra di carismatici e di teologia della liberazione. Per fortuna è terra anche di un fiorente tradizionalismo che fa si che, grazie a Dio, io possa andare a Messa Gregoriana ogni domenica.

    Tempo fa ho iniziato a dare un piccolo contributo mensile all'ente francescano di assistenza. Pensai "così i poveri aiutati da questi frati oltre ad avere cibo e vestiti possono magari convertirsi".

    Dopo qualche mese che aiutavo i francescani mi hanno inviato un comunicato via email che, per carnevale (in Brasile il carnevale è la festa più sentita dal popolo) avrebbero distribuito dei preservativi a dei camionisti, come forma di prevenzione contro la diffusione dell'AIDS.

    Scandalizzato, ho subito inviato una lettera di protesta alla provincia francescana e ho smesso di dare dei soldi.

    Qualche giorno fa mi hanno contattato i francescani. Mi hanno detto che un frate responsabile per questo ente mi voleva incontrare. Bene! Un bel segno, ho pensato! Allora l'ho inviato a casa mi a cui è venuto stamani.

    Sono un cattolico tradizionalista, abituato a vedere dei preti in talare o abito (come i benedettini che celebrano in rito tridentino qui a San Paolo). Mi ha fatto colpo (per non dire scandalo) vedere quel frate che usciva dall'ascensore in maglia e jeans.

    Il buon frate parlava bene di assistenza sociale. Spiegava i progetti e quel che facevano. A me quelle cose però erano secondarie, volevo impostare la conversazione su una scia cattolica, cristiana, ma lui non sapeva molto di queste cose.

    Era chiaramente marxista. Non che lo sapesse (forse), ma lo era. Il modo di parlare, le cose che aveva in testa... era il tipico prete latinoamericano formato nella scuola della teologia della liberazione.

    Però, nonostante tutto, mi ha detto delle cose interessanti, cioè, secondo lui, lo stato brasiliano proibisce questi enti di assistenza sociale di confessare una fede. Mi ha detto che non possono battezzare, dire Messa o provare a evangelizzare, devono seguire le politiche pubbliche di assistenza sociale e basta, altrimenti perdono i contributi del governo. Ecco perché dovevano per forza distribuire dei preservativi forniti dal governo.

    Allora gli ho domandato "e se il governo inizia una campagna per l'aborto?" e lui ha risposto "allora no! è diverso!"

    Siamo alla pienezza dell'apostasia e dell'influenza marxista all'interno della Chiesa...

    L'ho ascoltato, poi ha asperso dell'acqua benedetta a casa mia e ha impartito la benedizione su di me e mia moglie. Questo ci ha fatto del bene, ma lo scandalo c'era già.

    Sono tutt'ora sconvolto... La Chiesa è diventata lunga manus dello stato marxista e ateo. Per paura di perdere dei "contributi" ci associamo al diavolo. Ci proibiscono di evangelizzare, di battezzare, ma allora a cosa serve dare da mangiare e basta? Quel frate faceva fatica a citare la Bibbia! La sua vita non è quella di pregare, di dire Messa, di confessare! Non fa quelle cose! Siamo abbandonati dai nostri pastori... Non ho visto il film "corpo celeste", ma mi sono subito venuti in mente i fatti di poche ore fa... se vede che in Italia la situazione è sempre la stessa... adesso lo cerco questo film, non credo di trovarlo da queste parti, magari su internet.

    Comunque complimenti per il sito!

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  3. Grazie per la condivisione.
    Purtroppo anche in Italia gli ordini religiosi sono scaduti e, tranne qualche oasi in ordine sparso, se non siamo alla teologia della librazione, imperversa il pressapochismo conciliare e molto pregiudizio sulla Tradizione...
    Che il Signore ci aiuti!

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