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domenica 9 giugno 2013

Don Christian Bouchacourt. Una nuova era?

Editoriale del n° 141 della rivista Iesus Christus, del Distretto dell'America del Sud della Fraternità San Pio X, tradotto e pubblicato da Una Vox:

Alcune settimane fa si è sentito risuonare dall’alto della loggia di San Pietro, a Roma, il famoso «Habemus papam!» Era stato eletto Papa Francesco I.
Dopo questo evento, i media non cessano di spiegare come nella Chiesa si sia aperta una nuova era. Con il nuovo Sommo Pontefice, affermano, la Chiesa di Cristo ritorna alla fonte limpida e ristoratrice della vera povertà e della semplicità evangeliche. Addio mozzetta e paramenti riccamente ricamati, addio trionfalistico cerimoniale pontificio… evviva il ritorno alla semplicità della «Chiesa povera per i poveri» (1). Il mondo applaude fragorosamente e ha già gettato nel più profondo degli oblii il predecessore Benedetto XVI, ancora vivente.

Questa spoliazione, iniziata e incoraggiata dall’ultimo concilio Vaticano II, sembra giungere al suo compimento con Papa Francesco. In effetti, a differenza del suo predecessore, il nuovo Papa fa poche dirette allusioni al Vaticano II: egli lo vive! Egli è il primo successore di Pietro a non aver mai celebrato la Messa tradizionale, poiché è stato ordinato nel dicembre 1969, poche settimane dopo l’imposizione del Novus Ordo Missae.

Il cardinale Bergoglio è stato un uomo totalmente immerso nello spirito del Concilio, alla cui fonte ha abbeverato il suo sacerdozio. Come il Vaticano II ha voluto porre totalmente al centro l’uomo, così egli ha fatto col suo apostolato, orientandolo verso la lotta alla povertà, all’ingiustizia e alla corruzione. E lo ha fatto con una reale convinzione, guadagnandosi una grande popolarità presso i diseredati. A questo ha aggiunto una vita semplice e austera.
È con questo spirito che lo scorso Giovedì Santo, come «vescovo di Roma» è andato a celebrare la Messa in una prigione romana, per lavare i piedi dei giovani prigionieri, tra cui vi erano due ragazze di cui una era musulmana! Siamo in presenza di un populismo militante.

Per colui che è stato primate d’Argentina, ogni fasto crea una barriera tra i poveri e l’autorità; così bisogna semplificare al massimo quello che è possibile… Secondo lui, avendo la liturgia lo scopo di riunire gli uomini e manifestare loro la tenerezza di Dio, bisogna bandire da essa la solennità, l’oro, l’incenso, e ritornare alla semplicità del Vangelo.
Non si tratta tanto di una mancanza di gusto o della mancanza di cultura liturgica, quanto della concretizzazione di una dottrina vissuta, quella offerta dal Vaticano II e che lui applica in tutta logica.

E questo pensiero in cui  è immerso, è lo stesso che lo guida al dialogo interreligioso e all’ecumenismo, che dice di «voler proseguire sulla scia dei suoi predecessori» (2).
Le religioni, quali che siano, sono al servizio dell’uomo e devono unirsi per lavorare alla realizzazione del piano di Dio per l’umanità. Bisogna quindi che esse si incontrino e agiscano insieme per difendere i valori universali in pericolo, come il rispetto per la vita, l’ecologia, la pace, la lotta contro tutte le esclusioni, che suscitano la miseria e l’ingiustizia.

Questo movimento ecumenico e interreligioso è orientato all’azione e in nessun modo può essere un appello alla conversione e ad entrare nella Chiesa cattolica, sola arca di salvezza…
Nella predica della Messa celebrata davanti ai cardinali l’indomani della sua elezione, il Papa ha pronunciato delle belle parole su Nostro Signore Gesù Cristo, senza il quale non può esserci apostolato fecondo. Senza di Lui, ha detto, «la Chiesa sarà solo un ONG». Ma qualche giorno dopo, in occasione della riunione nella quale ha riunito i responsabili di tutte le religioni, Papa Francesco ha chiesto alle religioni di mettersi insieme per salvare i valori essenziali, mentre una gran parte dei capi religiosi presenti non riconoscono la divinità di Nostro Signore Gesù Cristo…
Non c’è una contraddizione?
E sfortunatamente è quella stessa contraddizione del modernismo che denunciava San Pio X. E questo dialogo sarà più ampio che mai, come ha dimostrato a più riprese a Buenos Aires!
Contrariamente al suo predecessore, Francesco I non parlerà di ermeneutica della continuità del Vaticano II con la Tradizione e non cercherà di dimostrarla. Egli assumerà in maniera totalmente disinvolta quella rottura che la FSSPX denuncia fin dalla sua fondazione.

Come tutto questo si allontana dalla teologia cattolica insegnata dai papi fino a Pio XII!

Il Sommo Pontefice, per la funzione che gli è propria, deve difendere, spiegare e trasmettere il deposito della fede che ha ricevuto da Cristo. Queste nuove attitudini insegnate e praticate da più di 50 anni dai papi che sono seguiti a Pio XII derivano da una dottrina nuova in rottura con ciò che il concilio Vaticano I ha insegnato rispetto alla funzione del Papa: «Lo Spirito Santo non è stato promesso ai successori di Pietro perché facciano conoscere, sotto la sua ispirazione, una nuova dottrina, ma perché, con la sua assistenza, essi conservino ed espongano fedelmente la rivelazione trasmessa dagli Apostoli, cioè il deposito della fede» (3).

Il nuovo Pontefice eletto deve svolgere il compito che gli è stato assegnato, e non adattarlo ai suoi gusti personali. Questo compito sta al di sopra di lui. In caso contrario, egli si assumerà il rischio di desacralizzarlo.

Dal momento della sua accettazione, il Papa “non si appartiene più”: egli diviene il Vicario di Cristo, cioè la più alta autorità sulla terra.
Portare le insegne pontificali, insieme al fasto del protocollo e delle cerimonie che egli presiede, sono elementi che proteggono questa autorità, che manifestano i doni che egli ha ricevuto da Dio, che danno gioia e fierezza ai membri della Chiesa. Così sarà manifestata la virtù di magnanimità che deve informare il Papa, la sua grandezza d’animo, che proviene dalla virtù della forza, di cui avrà tanto bisogno per compiere fedelmente la sua missione e che dovrà mostrare al cospetto di un mondo ostile. Occorre anche che voglia essere papa e non solo vescovo di Roma… San Tommaso d’Aquino dice che il rifiuto di questi onori legittimi è condannabile (4).

Tutto questo non impedisce al Romano Pontefice di manifestare semplicità e bontà nelle relazioni con gli altri, al contrario!
Le sue qualità personali, la sua santità, devono edificare e devono servire all’irraggiamento del papato nel mondo. Dalla virtù della magnanimità deve derivare quella della magnificenza: «vedere ed agire alla grande» per la gloria di Dio e l’onore della Santa Chiesa. Così si spiega il fasto degli offici pontifici e della liturgia cattolica che onora Dio, che riproduce sulla terra un po’ della liturgia celeste.
Quella magnificenza che usava il Santo Curato d’Ars, che diceva: «niente è troppo bello per Dio!».
Sol perché i poveri sono poveri, non hanno il diritto di assistere a delle belle liturgie che rendono degnamente gloria a Dio e che li elevano al di sopra delle loro miserie?
Lo splendore della liturgia trascende i secoli e le persone. Essa costituisce il patrimonio della Chiesa offerto a tutti i suoi figli, per aiutarli a lodare Dio e per attirare su di loro le bontà divine. La solennità della liturgia manifesta la fede che anima la Chiesa cattolica.

Questa magnanimità e questa magnificenza brillarono in maniera esemplare in San Pio X, venuto da un ambiente sociale molto modesto. Egli accettò gli onori esteriori dovuti al suo incarico, per il bene della Chiesa, benché la sua umiltà personale vi ripugnasse, e insieme mantenne un’edificante povertà nella sua vita personale.
Il suo insegnamento fu di una grande fermezza unita ad un’ammirevole benignità verso coloro che lo avvicinavano. Sotto il suo pontificato la Chiesa conobbe una grande diffusione. Egli l’ha salvata da tanti pericoli interni ed esterni, soprattutto dal pericolo del modernismo.
Egli fu un Papa amato da tutti, ammirato e rispettato dai potenti, ma temuto ed odiato dai nemici della Chiesa, che non gli perdonarono mai la sua fermezza dottrinale e diplomatica che  aveva sventato i loro piani.
Davvero bisogna ricordarlo?
L’autorità non si riceve per piacere agli uomini, ma per propagare la verità e il bene e per denunciare l’errore e impedire il male.
Ecco cosa insegna San Paolo: «poiché essa [l’autorità] è al servizio di Dio per il tuo bene. Ma se fai il male, allora temi, perché non invano essa porta la spada; è infatti al servizio di Dio per la giusta condanna di chi opera il male» (5).
«Restaurare tutto in Cristo», come ha fato San Pio X, lavorare alla ricostruzione del Regno sociale di Cristo. Ecco un programma radicalmente opposto alle massime dell’ultimo Concilio, programma che è il solo che potrà fare uscire la Chiesa dalla crisi che oggi l’affligge, e potrà apportare pace e prosperità alle nazioni.

Che il nuovo Papa si ispiri al suo santo predecessore e che tenga sempre presenti queste altre parole di San Paolo: «Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!» (6).

La santità personale di un pontefice o di un membro della gerarchia cattolica, sarebbe sufficiente a fare uscire la Chiesa dalla crisi?
Mons. Lefebvre, nel suo Itinerario Spirituale, risponde in maniera molto chiara a questa domanda:
«Sento dire: “Voi esagerate! Ci sono sempre più dei buoni vescovi che pregano, che hanno la fede, che sono edificanti…”. Quand’anche fossero dei santi, poiché ammettono la falsa libertà religiosa e quindi lo Stato laico e il falso ecumenismo e di conseguenza l’ammissione di più vie di salvezza, la riforma liturgica e perciò la negazione pratica del sacrificio della Messa, i nuovi catechismi con tutti i loro errori ed eresie, contribuiscono ufficialmente alla rivoluzione nella Chiesa e alla sua distruzione.
«Il Papa attuale e questi vescovi non trasmettono più Nostro Signore Gesù Cristo, ma una religiosità sentimentale, superficiale, carismatica, in cui generalmente non scorre più la vera grazia dello Spirito Santo. Questa nuova religione non è la religione cattolica; essa è sterile, incapace di santificare la società e la famiglia.
«Una sola cosa è necessaria per la continuazione della Chiesa cattolica: vescovi totalmente cattolici, senza nessun compromesso con l’errore, che fondino seminari cattolici, dove giovani aspiranti possano nutrirsi con il latte della vera dottrina e mettere Nostro Signore Gesù Cristo al centro delle loro intelligenze, delle loro volontà, dei loro cuori; una fede viva, una carità profonda, una devozione senza limiti li uniranno a Nostro Signore; essi domanderanno come San Paolo che si preghi per loro, affinché avanzino nella scienza e nella sapienza del Mysterium Christi, dove scopriranno tutti i tesori divini.  (…) Il  male del Concilio è l’ignoranza di Gesù Cristo e del Suo Regno. È il male degli angeli cattivi, è il male che è la via dell’Inferno.» (7)
E allora, bisogna disperare e lamentarsi per i mali del nostro tempo? Nient’affatto! Sarebbe sterile e contrario allo spirito cattolico. Poiché, come dice la Sacra Scrittura: «abyssus abyssum invocat» (8), l’abisso della prova richiama su coloro che amano Dio la sovrabbondanza della grazia. A coloro che vogliono rimanere fedeli, Dio da oggi delle grazie eminenti che non dava ieri.
Quindi, manteniamo il coraggio!
Come ha chiesto la Madonna a Fatima, preghiamo più che mai per il Papa e offriamo delle penitenze per lui, affinché lo Spirito Santo lo illumini, lo guidi e gli dia la forza di restaurare la Tradizione che salverà la Chiesa. È un dovere per ciascuno di noi, sacerdoti e laici.

Come non mai, noi abbiamo anche un dovere di santità, affinché, in mezzo alle tenebre, brilli nelle nostre anime l’immagine del Redentore. Che Cristo regni in noi, nelle nostre case e in tutte le nostre attività. Così Dio, vedendo riflettersi nelle nostre anime Suo Figlio prediletto, si chinerà e si affretterà ad esaudire le nostre preghiere.

Infine, studiamo i principi che devono guidarci nel rude combattimento per la fede che dobbiamo condurre. Per aiutarvi, nelle prossime settimane verrà pubblicato in spagnolo il Catéchisme catholique de la crise dans l’Eglise [Catechismo cattolico della crisi nella Chiesa] scritto da Don Gaudron, della FSSPX, che ha avuto una grande diffusione in Francia. Esso vi aiuterà a comprendere meglio in cosa consista la rivoluzione religiosa che stiamo vivendo e vi fornirà gli argomenti per rispondere alle obiezioni che vi saranno presentate.

Coraggio, cari amici! Con Fede, Speranza e Carità continuiamo a lavorare con perseveranza al servizio di Cristo Re, ciascuno al proprio posto, lontani dai mormorii, nella chiarezza della verità. Non dimentichiamo che Pasqua segue sempre il Venerdì Santo!

La passione della Chiesa avrà fine nell’ora che Dio vorrà. Non è dell’ottimismo ingenuo che io esprimo, ma la fiducia in queste parole del nostro Salvatore: «Voi avrete tribolazioni nel mondo,ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!» (9).

Che Dio vi benedica!

Don Christian Bouchacourt
Superiore del Distretto dell’America del Sud
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NOTE
(1) Francesco I, discorso ai cardinali l’indomani della sua elezione, 14 marzo 2013.
(2) Francesco I, udienza del 20 marzo alle diverse confessioni cristiane e alle altre religioni.
(3) Pio IX: 4a sessione del concilio Vaticano I, 18 luglio 1870, Pastor Æternus
(4) IIa IIae, Questione 129, a 1 e 3.
(5) Romani XIII, 4.
(6) Galati I, 10.
(7) Mons. Lefebvre: Itinerario Spirituale, Editrice Ichthys, Albano, 2000, Prologo, pp. 12-13.
(8) Salmo 91, 8.
(9) Gv 16, 33.

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