Mi sono imbattuta in questo scritto del cardinal Siri, che mi offre lo spunto per il discorso successivo:
“Eccoci ad un punto grave: i mezzi di propaganda generalmente non diffondono idee; iniettano solo e con persistenza stati d’animo. Gli stati d’animo entrano in tutti e non hanno bisogno di cultura per forzare la porta. Ma quando sono entrati fermentano, si riesprimono a poco a poco in idee subcoscienti… Quelle idee sono tali da dare una fisionomia al proprio orientamento mentale e ad indicare ad un uomo dove si debba inquadrare come metodo di vita e criterio di azione. La tecnica dello stato d’animo oggi governa il mondo e francamente non so cosa pensare di un mondo che è arrivato al punto di farsi governare soprattutto dalla tecnica dello stato d’animo” (Non per noi Signore Lettere pastorali, Editore Stringa, Genova 1971, vol. I, pag. 241).
Queste parole descrivono l'humus della moderna teologia in dialogo col 'mondo' (basta ricordare Rahner, De Lubac e le nutrite correnti alimentate dal loro pensiero), che hanno trasformato gli 'stati d'animo', il sentimentalismo, in teologia al passo con i tempi, che non solo ha alimentato, ma ha preso il posto del Magistero, spodestando la conoscenza e l'insegnamento dogmatico, certo e definitorio, orientante e fondante. Ed ecco il dogma liquidato e contrabbandato come ingabbiante fissismo, rifiutandone il rigore, colto sotto l'aspetto del rigorismo perché non se ne riconosce più la saporosa sapienza che si svela progressivamente ad ogni credente e nutre la sua fede viva. Per averne conferma basta ripercorrere il discorso di Benedetto XVI del 14 febbraio e prendere atto del blitz dell"Alleanza renana" e delle esplicitate motivazioni. [di altri passaggi del discorso, che tocca diversi punti ed è più rivelativo di quanto si potesse mai immaginare, abbiamo un po' parlato qui - e anche qui]
La tendenza, sostanzialmente attribuibile alla Nouvelle Théologie, in atto già prima del Concilio Vaticano II, durante il suo svolgimento ne ha orientato le innovazioni [vedi Mons. Gherardini]. Sono esse che, nelle applicazioni successive, hanno inquinato l'ortodossia cattolica. Il rischio era stato già circoscritto e smascherato da Pio XII con l'enciclica Humani generis; ma lo svolgersi degli eventi che ancora stiamo subendo ci ha mostrato come quegli avvertimenti solenni siano caduti nel nulla, al pari del bastione antimodernista sapientemente lanciato da Pio X con la Pascendi.
Prima e devastante conseguenza sono state le innovazioni liturgiche della Riforma di Paolo VI; ma non possiamo ignorare che esse nascono da un impianto teologico innovativo, fumosamente mimetico attraverso un linguaggio ambiguo e pieno di sofismi, mascherato dalle disseminate dichiarazioni, mai dimostrate, di fedeltà alla Tradizione. Rispetto agli indomiti ed inarrestabili araldi dell'innovazione, molte capziosità del nuovo impianto teologico sono state immediatamente identificate, decriptate e corrette sia pur da pochi (Amerio, Ottaviani e Bacci, Siri, Spadafora, Gherardini ed altri), silenziati e sottoposti ad una damnatio memoriae tuttora difficile da rimuovere. Di queste vigili sentinelle, tuttavia, in diversi hanno oggi raccolto il testimone (compresa più modestamente la scrivente) per poterlo passare alle generazioni che verranno.
Registro al riguardo un'affermazione di un altro studioso serio ed efficace come Paolo Pasqualucci (del quale nel blog sono disponibili alcuni testi, rintracciabili digitando il suo nome nella stringa di ricerca) ripresa da Piero Vassallo: « “Ci si sforza di scoprire le ragioni della negazione di Dio che si nascondono nella mente degli atei… ritenendo che esse debbano meritare un esame più serio e più profondo”… ma al seguito si sviluppa un ragionamento equivoco capzioso, che suggerisce l'idea di un'umanità ferita dal peccato originale solo di striscio... Nella penombra si delinea la struttura oscillante e ambigua dei documenti conciliari, che dichiarano un'inconcussa fedeltà alla tradizione mentre fanno scivolare fra le righe frammenti che alludono a un'opposta dottrina ».
Ed ecco spiegato, alle sue radici, il fatto che "tutti possono fare il bene" e dunque la "salvezza per tutti" senza la mediazione di Cristo e della Sua Chiesa predicata urbi et orbi da papa Bergoglio. Tra le varie 'perle' di cristianesimo in pillole dispensate ogni giorno, egli ha detto il 1° giugno a Santa Marta:
La Chiesa è il Corpo Mistico di Cristo, ed essa possiede la Verità, la custodisce e la trasmette. Dunque, non solo non ha bisogno di cercarla insieme agli altri, ma il fatto che ne è portatrice fa la differenza. Ed è questa differenza il cuore della nostra fede.
Continua il Papa:
Infatti, quanto a "fare il bene", se è un dovere sancito dalla legge naturale, nel cristiano è reso possibile in quanto frutto della legge non più data, come a Mosè, ma della grazia e della verità venuta (Gv, Prologo 17) e scritta da Cristo Signore nel cuore di ogni credente reso a Lui connaturale dalla sua Grazia nella Chiesa ed ha, come già detto, effetti e conseguenze ben diverse.
Il discorso dell'Incarnazione, della creaturalità condivisa con tutti gli uomini, ma della chiamata particolare ricevuta in Cristo lo abbiamo approfondito qui: nel sottolineare la differenza tra l'Incarnazione del Verbo e la "carne" dei poveri, che non sono il Vangelo, perché la Buona Notizia non sono "i poveri" ma il Signore e ciò che Egli ha fatto e fa e farà per noi. E che vuol fare attraverso i "Suoi" fino alla fine dei tempi.
Di fatto quelle del papa sono parole che non rispecchiano altro che l'ambigua cristologia della redenzione universale: la redenzione operata da Cristo agisce in automatico, salva tutti anche senza necessità di accoglierla nella Sua Chiesa... E come la mettiamo col Vangelo di Giovanni: "... a quanti però [contrapposizione con chi lo ha rifiutato e lo rifiuta] lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati." (Prologo 12-15), con due millenni di Magistero, ma soprattutto col cuore della nostra Fede?
«Invece ogni uomo non solo può, ma deve fare del bene, qualunque fede professi, perché «ha in sé il comandamento di fare il bene» in quanto «creato a immagine di Dio». Il brano del vangelo di Marco (9, 38-40) proclamato durante la messa riferisce la lamentela dei discepoli per una persona che faceva del bene ma non era del loro gruppoSi dà il caso che, nel Vangelo di Marco, le persone cui si riferiscono i discepoli scacciavano i demoni, ma sempre nel Nome del Signore, il quale tra l'altro dice "chi non è contro di me è con me". Crediamo si possa dire la stessa cosa del 'mondo' nonché degli ebrei e degli islamici, degli induisti che anch'essi perseguitano i cristiani e distruggono Chiese, ad esempio? Essi sono forse "con Lui"? Ma il Papa dice ancora:
Gesù li corregge: Non glielo impedite, lasciate che lui faccia il bene. I discepoli senza pensare, volevano chiudersi intorno a un’idea: soltanto noi possiamo fare il bene, perché noi abbiamo la verità. E tutti quelli che non hanno la verità non possono fare il bene» ha puntualizzato il Pontefice.Il discorso non sta in questi termini: chi fa il bene in Nome di Cristo la Verità ce l'ha, eccome! Altrimenti che bene sarebbe? Si tratterebbe di "opere della legge", coerenti con una coscienza retta, che non salvano nessuno, tranne - davanti a Dio - chi le pratica senza conoscere il Signore : Umanitarismo, che soccorre le contingenze, non dono di sé in Cristo, che va in profondità e sana il male alla radice. E la differenza non andrebbe oltrepassata, ma specificata.
La Chiesa è il Corpo Mistico di Cristo, ed essa possiede la Verità, la custodisce e la trasmette. Dunque, non solo non ha bisogno di cercarla insieme agli altri, ma il fatto che ne è portatrice fa la differenza. Ed è questa differenza il cuore della nostra fede.
Continua il Papa:
Ma qual è la radice di questa possibilità che appartiene a tutti gli uomini? «Io penso che sia proprio nella creazione» ha risposto il Papa: «Il Signore ci ha creati a sua immagine», e se «lui fa il bene, tutti noi abbiamo nel cuore questo comandamento: Fai il bene e non fare il male. Tutti». E davanti «a chi dice: Ma padre, questo non è cattolico, non può fare il bene, rispondiamo: Sì può farlo, deve farlo; non può ma deve, perché ha questo comandamento dentro», nel suo cuore.Mentre bisogna in primo luogo distinguere la differenza tra un generico "fare il bene" e le "opere della Fede" che caratterizzano il cristiano, mi sembra che qui il papa non tenga conto del peccato originale e nemmeno dell'inclinazione al male, che rimane pur dopo il Battesimo e ha bisogno della grazia di Cristo nella sua Chiesa per essere vinta. E non mi pare che ciò possa darsi per scontato, come scontate potrebbero essere ipotizzate alcune sue omissioni in altre occasioni. In questo caso ha pronunciato frasi nette e non equivocabili.
Pensare che non tutti possono fare del bene è una chiusura, « un muro — ha sottolineato il Santo Padre — che ci porta alla guerra » e « a quello che alcuni hanno pensato nella storia: uccidere in nome di Dio. Noi possiamo uccidere in nome di Dio ». Infatti, « dire che si può uccidere in nome di Dio è una bestemmia ». Il Signore ha redento tutti con il sangue di Cristo, « tutti, non soltanto i cattolici. Tutti » ha ricordato il vescovo di Roma. E gli atei? « Anche loro, tutti. È questo sangue che ci fa figli di Dio ». Ecco perché « tutti noi abbiamo il dovere di fare il bene ».
Infatti, quanto a "fare il bene", se è un dovere sancito dalla legge naturale, nel cristiano è reso possibile in quanto frutto della legge non più data, come a Mosè, ma della grazia e della verità venuta (Gv, Prologo 17) e scritta da Cristo Signore nel cuore di ogni credente reso a Lui connaturale dalla sua Grazia nella Chiesa ed ha, come già detto, effetti e conseguenze ben diverse.
Il discorso dell'Incarnazione, della creaturalità condivisa con tutti gli uomini, ma della chiamata particolare ricevuta in Cristo lo abbiamo approfondito qui: nel sottolineare la differenza tra l'Incarnazione del Verbo e la "carne" dei poveri, che non sono il Vangelo, perché la Buona Notizia non sono "i poveri" ma il Signore e ciò che Egli ha fatto e fa e farà per noi. E che vuol fare attraverso i "Suoi" fino alla fine dei tempi.
Di fatto quelle del papa sono parole che non rispecchiano altro che l'ambigua cristologia della redenzione universale: la redenzione operata da Cristo agisce in automatico, salva tutti anche senza necessità di accoglierla nella Sua Chiesa... E come la mettiamo col Vangelo di Giovanni: "... a quanti però [contrapposizione con chi lo ha rifiutato e lo rifiuta] lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati." (Prologo 12-15), con due millenni di Magistero, ma soprattutto col cuore della nostra Fede?
Già Mons.Brunero Gherardini ed anche Mons.Athanasius Schneider, rivolgendosi a Benedetto XVI, non chiedevano l'irrealistica sconfessione del concilio ma la sua effettiva lettura in continuità, non solo proclamata ma dimostrata, recuperando quei principi fondanti che gli estensori dei documenti conciliari - alcuni dei quali sono stati anche i loro applicatori - hanno reso ambigui e dunque suscettibili di interpretazioni diverse o addirittura veicolo di dottrine divergenti. Così ne parlano anche p. Serafino Lanzetta FI e il Prof. Roberto De Mattei. A noi non resta che continuare a vigilare e pregare.
«Invece ogni uomo non solo può, ma deve fare del bene, qualunque fede professi, perché «ha in sé il comandamento di fare il bene» in quanto «creato a immagine di Dio». Il brano del vangelo di Marco (9, 38-40) proclamato durante la messa riferisce la lamentela dei discepoli per una persona che faceva del bene ma non era del loro gruppo.
RispondiEliminaE allora? Cosa hai da dire su questo? Ogni uomo non dovrebbe cercare di fare il bene possedendo la sindèresi e avendo scritto nella sua coscienza il comandamento di Dio? Sembri una lupa affamata, felice di cogliere in fallo alla prima inesattezza... Fino a quando continuerai nella tua cattiveria?
Finoi a quando non ti placherai?
Smettetela di attaccare il Papa!
RispondiEliminaSmetti tu di leggere se non ti piace e vai ad abbeverarti altrove, nei pascoli dell'eresia modernista!
EliminaDire che tutti possono fare il bene è volutamente ambiguo. Certamente un mussulmano o un induista fa del bene se aiuta un anziano, se sostiene che ha bisogno, se fa la carità ecc. Ma si tratta di un comportamento totalmente avulso da quel “per ipsum, et cum ipso et in ipso” che qualifica (o, almeno, dovrebbe qualificare) l’agire del buon cattolico. Nella logorrea bergogliana sbiadisce il collegamento fra il buon agire e la fede, i Comandamenti , il sacrificio di Cristo.
RispondiEliminaPiù in generale si assiste ad una liquefazione della fede che rischia di trasformarsi in una new age a scoppio ritardato, dove c’è posto solo per l’amore ed il bene come predicavano i figli dei fiori nel ’68. In una fede “leggera” che si avvicina pericolosamente a quel pensiero debole che riporta al relativismo fermamente e costantemente condannato da Papa Benedetto.
Tutto viene sfumato nei discorsi di Francesco, tutto viene detto in modo sfuggente soprattutto quando si affrontano quei temi (in primis quelli etici) divisivi nella società attuale.
Qualche giorno fa il Patriarca di Mosca affermava durante una visita ad Atene che oggi “i popoli di molti Paesi con un’antica storia cristiana sono di fronte a un’impegnativa scelta di civiltà, tra costruire la propria vita con Dio o senza Dio, accettare l’assenza di restrizioni morali come norma o essere guidati dalla responsabilità, data da Dio, per le nostre parole e azioni, per le leggi da adottare, per la vita in generale”. La genericità con cui Francesco affronta questi temi crea un vuoto che con il passare del tempo risulterà sempre più difficile da colmare. Ed un magistero (almeno così come lo abbiamo inteso per secoli e secoli, sino ad oggi) non si costruisce con brevi omelie mattutine e con ammiccamenti che mandano in delirio le pubbliche piazze. Bisogna pregare, e molto, per questo Papa. Perché il Signore lo illumini e perché la Chiesa non sbandi verso le pericolose praterie apertesi dopo il Concilio. Perché il Papa non dimentichi che prima della dottrina sociale della Chiesa c’è la Dottrina tout court.
Ma tu non pubblichi mai i miei commenti per principio? Non ti sei mai posta il problema se quel che che dico è vero o no?
RispondiEliminaE allora? Cosa hai da dire su questo? Ogni uomo non dovrebbe cercare di fare il bene possedendo la sindèresi e avendo scritto nella sua coscienza il comandamento di Dio?
RispondiEliminaSorvolo sul resto, ché non mi tocca, perché il mio cuore è solo il Signore a giudicarlo, non un anonimo che mostra di non aver neanche letto l'articolo o, se lo ha letto, non ha estratto il succo di quel che intendevo dire.
Non ha captato la necessità che un Papa, il Papa, quando predica non debba e non possa eludere la differenza la "sinderesi", che lei gli attribuisce e che comunque è qualcosa di più della legge naturale, e il dono di sé in Cristo che dovrebbe essere proprio di ogni cristiano?
Non intendevo escludere che, seguendo il lume della coscienza, ogni uomo possa scegliere il bene; ho distinto il generico "fare il bene" anche come dovere morale, dalle "opere della Grazia", che sono quelle scritte dal Signore nel cuore di chi lo accoglie.
Non ci si dovrebbe aspettare dal papa un discorso meno generico e più cristiano, che ne colga la differenza? E' questo il punto, non altro.
Ma tu non pubblichi mai i miei commenti per principio? Non ti sei mai posta il problema se quel che che dico è vero o no?
RispondiEliminaAngelo, e mille altri nick che di volta in volta ti attribuisci,
Sono molte le volte che sono d'accordo con te su alcune affermazioni.
Se non pubblico è perché non condivido il linguaggio offensivo nei confronti delle persone, o drastico senz'appello escludendo ogni discussione.
E' per questo che non pubblico neanche l'altro commento che mi difende, ma lo fa insultando la persona e non argomentando.
Smettetela di attaccare il Papa!
RispondiEliminaChi è che ha attaccato il Papa?
Sono state fatte affermazioni di fede sulle quali lei può anche non essere d'accordo. Perché, invece di lanciare anatemi non lo dimostra?
Tu attacchi il Papa ogni giorno.Sei come Lutero tra te e lei non c'è differenza.Quando il non è più il Papa il punto di riferimento allora si diventa come Lutero.Non te ne rendi conto?Ma se non sei d'accordo con il Papa vai per la tua strada come fece Lutero.Sii coerente con quello che pensi vai con la Fraternità Pio X.La Chiesa Cattolica non fa per te.Hai da ridire su tutto e tutti ma chi ti ha nominato giudice della Chiesa del Papa?Questo è gallicanesimo.
RispondiEliminaSei come Lutero tra te e lei non c'è differenza.Quando il non è più il Papa il punto di riferimento allora si diventa come Lutero.Non te ne rendi conto?Ma se non sei d'accordo con il Papa vai per la tua strada come fece Lutero.
RispondiEliminaUn commento del genere è talmente cretino che non andava pubblicato. Ma siccome sono in tanti, che mi danno della protestante, lo prendo come campione e rispondo una volta per tutte.
Io non ho nessuna strada diversa dove andare tranne quella della Chiesa cattolica apostolica romana, alla quale appartengo e nella quale sono e resto, papa o non papa.
Non ho neppure nessuna mia teoria da affermare, come invece ha fatto Lutero a cui scioccamente mi accosta Io, invece, non faccio altro che riportare quel che la Chiesa ha sempre insegnato e che da essa ho ricevuto.
Da Battezzata e cresimata ho il diritto di dire la mia se non sono d'accordo su qualcosa che il papa dice non impegnando la sua infallibilità e che dunque non mi obbliga de fide.
Detto questo, vada lei per la sua strada, che di certo è diversa da quella cattolica, se non è riuscito a cogliere il significato delle mie parole.
Protestante... al massimo pelagiana ;-)
EliminaMR
Ma lascialo perdere, ma non lo vedi come scrive senza spazi, sarà un poveraccio. Sappi che sono dalla tua parte, anche se Siri e Gherardini non hanno fatto nulla contro il Concilio.
RispondiEliminaSiri e Gherardini non hanno fatto nulla contro il Concilio.
RispondiEliminaConosco molti scritti di Siri e mi risulta che a Genova (e non solo) ha lasciato un'eredità di scuola e di pensiero che ancor oggi resiste.
Non posso giudicare sull'efficacia diretta sul concilio e sue applicazioni nefaste, su cui non poteva aver un grande impatto facendo parte di una esigua minoranza praticamente silenziata (come vorrebbero tuttora). Tra l'altro mi risulta fosse sottoposto e restrizioni e vessazioni di cui non c'è neppure molta documentazione.
Quanto a Gherardini, nella sua lunga e seria attività accademica ha sempre formato rettamente moltissimi sacerdoti e studiosi.
Lui stesso riconosce di essersi arrampicato sugli specchi, per obbedienza, all'inizio; ma di aver poi gradualmente compreso e, man mano che comprendeva, ha parlato e molto e anche incisivamente.
Del resto ho esperienza di alcuni miei docenti di facoltà, ai quali ho chiesto come mai non si sono accorti di ciò che stava succedendo e mi hanno risposto che si sono lasciati trascinare dall'entusiasmo della ventata della "nuova Pentecoste" e del rinnovamento.
Del resto io stessa, ad esempio, ho vissuto per alcuni anni il dialogo ecumenico con entusiasmo, rendendomi conto sul campo man mano che vivevo le esperienze concrete di incontri e approfondimenti che c'erano degli inghippi e dov'erano...
Oggi, dopo un lungo percorso di approfondimento e discernimento, sono arrivata fin qui.
Non vedo nulla di scandaloso nelle parole di Bergoglio relative a "fare il bene"...
RispondiEliminaE' semplicemente un punto di incontro essendo la legge naturale scritta in ogni uomo a prescindere dalla fede che esso professa; non era quindi necessario parlare di peccato originale...
Siri ha scritto un libro, Getsemani - Riflessioni sul Movimento Teologico Contemporaneo, che e' un atto d'accusa, se mai ve ne furono, verso il modernismo, prima durante e dopo il Concilio. E scorrendo il 'Diario del Concilio' di Congar e' facile vedere, e da fonte insospettabile, quanto Siri fece per l'ortodossia e quanto dovette soffrire per questo.
RispondiEliminaCiascuno ha le proprie opinioni, ma non sarebbe meglio informarsi prima di esprimerle?
Ma cara mic, non hai riconosciuto nell`anonimo delle 15:46 il "buon" P.T., il neocatecumenale puro e duro che non può fare a meno di starti alle calcagne?
RispondiEliminaChe poi lui parli di Lutero...
Anche dopo anni di lenzuolate e copia incolla, di insulti e volgarità vari, non ha ancora imparato a mettere un pò d`aria nei suoi "commenti"!
Siri ha scritto un libro, Getsemani - Riflessioni sul Movimento Teologico Contemporaneo, che e' un atto d'accusa, se mai ve ne furono, verso il modernismo, prima durante e dopo il Concilio. E scorrendo il 'Diario del Concilio' di Congar e' facile vedere, e da fonte insospettabile, quanto Siri fece per l'ortodossia e quanto dovette soffrire per questo.
RispondiEliminaPensa che non si trova più in circolazione. Ne ho avuta una copia, preziosa, da un amico di Genova.
Su questo blog ce n'è un brano qui.
Grazie per la citazione del testo di Congar.
Non vedo nulla di scandaloso nelle parole di Bergoglio relative a "fare il bene"...
RispondiEliminaE' semplicemente un punto di incontro
Che sia un punto d'incontro, chi lo nega?
Ma c'è o non c'è una distinzione tra le "opere della legge" e "quelle della grazia" in Cristo?
E, se c'è, perché il Papa ne parla come se fossero equivalenti?
Benedetto XVI:
RispondiElimina"... Alla fine, possiamo solo pregare il Signore che ci aiuti a credere. Credere realmente; credere diventa così vita, unità con Cristo, trasformazione della nostra vita. E così, trasformati dal suo amore, dall’amore di Dio e del prossimo, possiamo essere realmente giusti agli occhi di Dio."
Ciascuno ha le proprie opinioni, ma non sarebbe meglio informarsi prima di esprimerle? Guardi, io mi devo tenere un nick perchè ho già pagato e continuo a pagare le mie posizioni intransigenti. Basti dirle che conosco molto bene l'oggetto della discussione. Contro il modernismo bisognava agire, non (solo) scrivere libri. Lo fece, ad es., il gruppo che si radunò attorno alla figura discreta e sublime della Campo, che elaborò un documento, il BECNO, che fece addirittura cambiare il par. 7 della famigerata IG 1969 (Ottaviani, Bacci, Guérard des Lauriers), anche se di fatto Paolo VI continuava a fare quello che gli pareva. Questo significa agire. Cristina morì di agonia per questo: era già cardiopatica. Inutile criticare i teologi modernisti, ma poi assentire a tutto quanto viene dalla Santa Sede: che poi, a ben guardare, è la stessa pappa.
RispondiEliminaLa classica distinzione tra ordine naturale e ordine soprannaturale risolverebbe il problema.
RispondiEliminaLa legge morale naturale è conoscibile, in potenza, da ogni uomo in quanto essere ragionevole.
L'adesione alla Rivelazione dipende invece dalla virtù di fede.
Ciò che è curioso degli ultimi pontificati è l'accento eccessivo posto sulla legge naturale, come ponte teorico per "dialogare" con i non cattolici, a detrimento delle dimensione di fede.
Fede e ragione vengono presentate come due poli da armonizzare. Ma quale strumento può armonizzarle? Quale istanza terza superiore ad entrambe? Semplice: la ragione stessa. E così è la ragione a farsi criterio di verità.
E poi si indice l'anno della fede !!!
Fede e ragione stanno in una naturale unità, ma non c'è dubbio che l'ordine soprannaturale ha la precedenza su tutto e dovrebbe essere al centro di una vera predicazione cattolica.
Stando alla ragione naturale, Abramo avrebbe dovuto rifiutarsi di salire sul monte Moriah: avrebbe potuto un padre, secondo ragione e morale naturale, uccidere il proprio figlio?
"E, se c'è, perché il Papa ne parla come se fossero equivalenti?"
RispondiEliminaDove ne parla come se fossero equivalenti? A me sembra che non tocchi proprio questo aspetto.
Dove ne parla come se fossero equivalenti? A me sembra che non tocchi proprio questo aspetto
RispondiEliminaNon lo tocca, ma generalizzando - come fa - le rende equivalenti.
Il suo discorso può andar bene in un contesto di incontro di persone, a livello individuale, dove la prassi e intenti comuni, improntati da buona volontà e dalla sinderesi, come ricordava uno degli anonimi, potrebbe funzionare.
Non può funzionare nel contesto dell'incontro delle fedi.
Condivido quel che dice Louis Martin e le mie perplessità riguardano esattamente questo aspetto: Ciò che è curioso degli ultimi pontificati è l'accento eccessivo posto sulla legge naturale, come ponte teorico per "dialogare" con i non cattolici, a detrimento delle dimensione di fede.
Alla fine, tenuto conto della secolarizzazione avanzata, del rifiuto di Dio pressoché generalizzato, mi pare un "gioco al ribasso", pur di garantire una sorta di pax communis alla volemose bene. E lo dico con molta cautela, sperando di sbagliarmi, quasi come se non si avesse più il fondamento saldo nella Grazia di Cristo che dà la SUA pace, che non è né quella che dà il mondo né le altre fedi.
Infatti, se possiamo pensare che, a livello individuale, la sinderesi consenta a persone di buona volontà, a qualunque fede appartengano, di scegliere il bene, dovremmo essere consapevoli che, a livello di fedi, è la rivelazione Apostolica custodita nella Chiesa cattolica che ha la pienezza della Verità, che è il Signore, Vero Unico Bene.
Non si può ignorare che i tanto decantati frammenti di verità presenti nelle altre religioni e confessioni cristiane hanno un ruolo parziale incompleto mentre gli errori all’interno dei quali sono costretti li distorcono e ne falsano la vera portata.
Altrimenti, XYZ, il Signore cos'è venuto a fare?
Insomma, noi dobbiamo fare il bene per amore di Dio e per desiderio del Paradiso.
RispondiEliminaLe filosofie varie sul bene comune dovrebbero interessarci poco ... initium sapientiae timor Domini.
Scusate la vena anti-intellettualistica, ma non se ne può più di sentire discorsi troppo umani, quando abbiamo il privilegio incomparabile di parlare delle cose di Dio.
A che serve parlare dottamente del bene, quando al Bene sommo poi dispiaciamo?
Mic ha scritto:
RispondiElimina"Ed ecco spiegato, alle sue radici, il fatto che "tutti possono fare il bene" e dunque la "salvezza per tutti" senza la mediazione di Cristo e della Sua Chiesa predicata urbi et orbi da papa Bergoglio."
Dove dice tutto questo? A mio avviso gli stai facendo dire cose che non ha detto...
Riguardo l'episodio narrato in Mc: scacciare i demoni nel nome di Cristo non è indicatore che si è nella Verità...
Dall'enciclica Libertas:
"Dunque la legge è guida all’uomo nell’azione, e con premi e castighi lo induce al ben fare e lo allontana dal peccato. Sovrana su tutto: tale è la legge naturale, scritta e scolpita nell’anima di ogni uomo, poiché essa non è altro che l’umana ragione che ci ordina di agire rettamente e ci vieta di peccare. Invero questa norma della ragione umana non può avere forza di legge se non perché è voce ed interprete di una ragione più alta, a cui devono essere soggette la nostra mente e la nostra libertà."
"A questa regola nell’agire e alle remore nel peccare sono stati aggiunti, per grazia di Dio, altri speciali soccorsi, adattissimi a rafforzare e a regolare la volontà umana. Sovrasta tra essi ed eccelle la virtù della divina grazia; essa illumina la mente; sospinge sempre la volontà, rinvigorita da salutare costanza, verso il bene morale; rende più facile e insieme più sicuro l’uso della libertà naturale."
Sinceramente non vedo discordanza tra i due. Vero che Bergoglio non ha parlato di quei "speciali soccorsi" ma forse per il fatto che la sua omelia non era diretta solo ad un pubblico cattolico.
Fonte citazione Siri:
RispondiElimina«Eminenza, molti hanno detto e dicono che lei non accetta i documenti del Vaticano Il». Dietro le lenti, gli occhi si fanno severi: «E’ una vera calunnia che ho sempre respinto sdegnato. Sempre ho insegnato e predicato che l’edizione tipica, ufficiale di quei decreti va letta in ginocchio. Pochi hanno difeso il Concilio come me. Ciò che ho sempre combattuto sono semmai gli stravolgimenti del Vaticano II. Così, nell’indice ufficiale dei concetti non troverà mai la voce “pluralismo teologico” che pure è uno dei cavalli di battaglia di chi si appella al Concilio».
http://www.cardinalsiri.it/node/512
"Ed ecco spiegato, alle sue radici, il fatto che "tutti possono fare il bene" e dunque la "salvezza per tutti" senza la mediazione di Cristo e della Sua Chiesa predicata urbi et orbi da papa Bergoglio."
RispondiEliminaDove dice tutto questo? A mio avviso gli stai facendo dire cose che non ha detto...
Perché non leggi meglio quello che ha detto e non gli faccio dire io?
"... Il Signore ha redento tutti con il sangue di Cristo, « tutti, non soltanto i cattolici. Tutti » ha ricordato il vescovo di Roma. E gli atei? « Anche loro, tutti. È questo sangue che ci fa figli di Dio ». Ecco perché « tutti noi abbiamo il dovere di fare il bene ».
Certo che il Signore è morto per tutti, ma la salvezza non opera in automatico. Ogni uomo è creatura di Dio, ma l'adozione a figli la riceviamo nel Figlio: in Cristo Signore. O no?
Ripeto quel che ho già scritto:
Di fatto quelle del papa sono parole che non rispecchiano altro che l'ambigua cristologia della redenzione universale: la redenzione operata da Cristo agisce in automatico, salva tutti anche senza necessità di accoglierla nella Sua Chiesa... E come la mettiamo col Vangelo di Giovanni: "... a quanti però [contrapposizione con chi lo ha rifiutato e lo rifiuta] lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati." (Prologo 12-15), con due millenni di Magistero, ma soprattutto col cuore della nostra Fede?
L'importantissimo e prezioso libro "Getsemani" del card. Siri è scaricabile qui: http://it.scribd.com/doc/89116181/Cardinale-Giuseppe-Siri-Getsemani
RispondiEliminaE qui il sito che rimanda al link per la versione dello stesso in pdf: http://tradizionalistacattolico.blogspot.it/2012/04/cardinale-giuseppe-siri-getsemani.html
E' comunque vero che, purtroppo, il card. Siri nel postconcilio si è alquanto 'defilato', ma non è stato certo il solo. Mons. Marcel Lefebvre commentava infatti amareggiato che, mentre durante il Vaticano II erano in 250 tra i Padri (del Coetus Internationalis) ad opporsi alle distruttive 'novità', dopo il Concilio erano rimasti solo in due a combatterle apertamente: lui e Mons. De Castro-Mayer...
Povero sant'Ignazio, che cosa gli tocca vedere da la su!
RispondiEliminaRicordiamolo con un po' di allegria: non siamo mica peperoncini all'aceto noi tradizionalisti!
http://www.youtube.com/watch?v=UO10ud13i4w
E' comunque vero che, purtroppo, il card. Siri nel postconcilio si è alquanto 'defilato', ma non è stato certo il solo. Mons. Marcel Lefebvre commentava infatti amareggiato che, mentre durante il Vaticano II erano in 250 tra i Padri (del Coetus Internationalis) ad opporsi alle distruttive 'novità', dopo il Concilio erano rimasti solo in due a combatterle apertamente: lui e Mons. De Castro-Mayer...
RispondiEliminaCon fatica, noto compiaciuto, la verità viene a galla in un blog ove certamente essa è ossequiata
Con fatica, noto compiaciuto, la verità viene a galla in un blog ove certamente essa è ossequiata
RispondiEliminaLa verità, qui, non viene a galla con fatica.
Dipende da come uno si esprime.
Non importa il come, ma il cosa e il perchè.
RispondiElimina"Dipende da come uno si esprime."
RispondiEliminaNon siete mica pettinatori di pecore :))
Non importa il come, ma il cosa e il perchè.
RispondiEliminaIl cosa e il perché, OK. Ma quando il 'come' è un insulto o una provocazione, permetti che importa!
Non siete mica pettinatori di pecore :))
RispondiElimina???
Sì vogliamo impregnarci "dell'odore di pecora" partendo col pettinarle!
Elimina"Non capisco le comunità cristiane che sono chiuse in parrocchia. Uscire per annunziare il Vangelo. E' più facile restare a casa, con quell'unica pecorella, pettinarla, carezzarla..Ma a noi cristiani il Signore ci vuole pastori e non pettinatori di pecorelle. Pastori...".
RispondiElimina:))) Ci dev'essere un termine per indicare questo tipo di linguaggio...
RispondiEliminaMagister
RispondiEliminaStefania Falasca, amica da tempo di Bergoglio – che le telefonò la sera stessa della sua elezione a papa –, gli ha chiesto dopo una messa mattutina alla Domus Sanctae Marthae: "Padre, ma come le vengono queste espressioni?".
"Un semplice sorriso è stata la sua risposta". A giudizio di Falasca, l'uso di tali formule da parte del papa "in termini letterari si chiama 'pastiche', che è appunto l’accostamento di parole di diverso livello o di diverso registro con effetti espressionistici. Lo stile 'pastiche' è oggi un tratto tipico della comunicazione del web e del linguaggio postmoderno. Si tratta dunque di associazioni linguistiche inedite nella storia del magistero petrino".
Cattolico dice:
RispondiEliminaMic, questo discorso è proprio Pelegaiano in senso stretto del termine, perche dimostra un atteggiamento alla salvezza in quale la Redenzione è soltanto un aiuto per la pratica delle virtù...la dottrina propria di Pelagio...
La verità cattolica è che nessun uomo dopo il caduto di Adamo mai ha fatto qualsiasi atto di carità per qualsiasi altra persona per qualsiasi motivo senza interesse temporali...
La Fede è che senza la grazia di giustificazione che occore soltato con l'entrata della grazia santificante, la presenza gratuita della Santissima Trinità nell'anima, nessuno puo fare il bene che salva...
Se spostiamo l'argomento della salvezza all'osservanza della Lege naturale, non possiamo parlare di salvezza nel senso stretto...perchè le opere della Legge Natural non sono salvifiche...
Questo discorso segue i canoni della ermenutica diplomatica inesto nei documenti del Concilio in quale non si parle apertamente della Verità più, ma invece si provare di condivere la mentalità del mondo per essere in pace con i nemici della Fede e in guerra contro le peccore...
Amici miei, non ho la comopetenza e la formazione per seguirvi nelle vostre discussioni teologiche, ma sempre le leggo con attenzione e interesse, fides et ratio, ebbene oggi ho la sgradevole impressione che questo Papa stia gettando come un manto opaco, compatto, monocolore e pesante, che manda a quel paese tutte le discussioni come quelle che si leggono qui. Orizzontalità martellata, senza soffio, fatta di slogan, tutto salvo privi di giudizio e misericordiosi, ebbene, io che faccio parte delle "una" pecore( almeno lo credo, almeno ancora) sento il bisogno di essere pettinata da colui che dovrebbe essere il Pastore universale, dunque di tutti, dunque anche il mio, e invece mi trovo con un Papa che non solo non si presenta come un Papa, come il Papa, ma che martella due o tre concetti e sembra disprezzare quel che molti cattolici credono, pensano, sentono e fanno.
RispondiEliminaNon sono lontana dallo staccare la presa.
Sì vogliamo impregnarci "dell'odore di pecora" partendo col pettinarle!
RispondiEliminaGrazie a Dio ci sono ancora sacerdoti così!
Non si capisce come mai, ogni volta, nelle sue omelie, il Papa abbia bisogno di estremizzare i discorsi contrapponendo categorie di persone e atteggiamenti in modo estremamente semplicistico e anche 'dualistico', quando l'animo umano è complesso e non si può fare una casistica così tranchant.
Inoltre, continuo a chiedermi quanto la mia distanza da questa forma mentis riguardi il contenuto e non solo il linguaggio che mi è estraneo e a cui non riesco ad abituarmi e dunque corro il rischio di fraintendere...
Questo scrupolo mi accompagna ogni volta che mi vien da reagire, come ho fatto in questo articolo e in precedenti occasioni, alle parole del papa...
Penso però, che se uno non vuol essere frainteso, deve esprimersi in maniera chiara e distinta e non per slogan o col cosiddetto 'pastiche', come detto sopra. Non è questo di cui abbiamo bisogno. Non ci interessa che venga colpito il nostro sentimento: vogliamo la conoscenza, quella vera che ci dà il Signore e che ci aspetteremmo dal Suo Vicario in terra... il sentimento viene dopo, come conseguenza. Eccome, se viene!
Oppure, ma solo qualche volta il sentimento può precedere aprire alla conoscenza. Ma, poi, ha bisogno di contenuti, non di slogan e di battute-pastiche...
Oltretutto il Buon Pastore va a cercare la centesima pecora, lasciandone a casa 99. Se oggi siamo arrivati al punto che Egli debba lasciarne a casa una per cercarne 99, vuol dire che qualcosa non va…E che (come scrive Luisa) quella pecora rimasta a casa nonostante gli errori degli anni passati, non può essere trascurata.
RispondiEliminaGli errori che hanno portato lontano da casa quasi l’intero gregge sono facilmente individuabili per coloro che vogliono capire. Ieri scrivevo di una fede che rischia di trasformarsi in una filosofia new age a scoppio ritardato. Oggi, dopo aver visto parte della cerimonia di ieri sera in Vaticano con musichette sdolcinate all’insegna del “volemose bbbene”, ne sono ancor più convinto
Mic, secondo me, stai prendendo le parole del Papa con un tantino di preconcetto. Prova ne è che per ogni predica detta a braccio ne fai un'esegesi quasi parola per parola. Ora che il Papa parlando a braccio riveli qualche carenza letteraria, storica, liturgica o teologica, può dispiacere, ma non è così fondamentale, ciò che conta è quello che lui fa per governare, per santificare, per istruire la Chiesa, poiché quello è il suo compito. Ora, sinceramente in due mesi e mezzo di pontificato mi sembra non si possa dire che il Papa abbia insegnato male, anzi ha richiamato temi tradizionali, dimenticati dai suoi predecessori. Se esiste un rischio è quello di lasciarsi catturare dai mass media e diventare un Papa virtuale che venga usato per puntellare le idee politicamente corrette. Già si sono visti questi eccessi che esaltano tutto quello che fa e dice, quasi a contrapporlo a Benedetto, mentre si tace tutto ciò che mette in atto in continuità con il predecessore e con la tradizione. Ma noi, credo, dobbiamo accogliere le sue parole con spirito filiale, cercando sempre il bene che contengono ed esaltare la saggezza del Vangelo che il Papa ci presenta. Se nostro padre sbagliasse non metteremmo in piazza le sue debolezze, ma cercheremmo di capire meglio il suo pensiero. Cerchiamo di comportarci così anche nei confronti del Papa.
RispondiEliminadon Gianluigi, molto moralista la sua predica, lei che dice di non giudicare, di non aver preconcetti, giudica chi ha il torto, gravissimo, di non abdicare la sua intelligenza.
RispondiEliminaLa confusione che il linguaggio di Jorge Bergoglio suscita, non è solo una questione di forma ma di sostanza.
E chi reagisce non lo fa per il piacere narcisista di andar contro i media o di lanciarsi in esegesi logoranti, noi piccoli, che per piccoli possiamo essere abbiamo ricevuto una formazione cattolica, non siamo ciechi e sordi, non abbiamo messo la nostra ragione ai rifiuti con un blocco di cemento sopra, se quel che dice e fa papa Bergoglio suscita confusione, incomprensione e apprensione è nostro dovere e diritto dirlo.
cercheremmo di capire meglio il suo pensiero
RispondiEliminaGrazie don gianluigi, è quello che mi ero riproposta.
Poi, son d'accordo che in una omelia il discorso possa essere per forza di cose frammentario, puntando all'essenziale.
Il problema nasce quando si presta ad interpretazioni plurime (o addirittura presenta elementi che cozzano con quanto abbiamo ricevuto : la salvezza per tutti, senza condizioni, ad esempio. Il discorso sul miracolo della moltiplicazione dei pani ridotto a un simbolo... etc).
Quel che 'sento' mi muove, è l'amore per la Verità, che mi pare in tanti casi diluita o tradita; ma se il risultato di quel che scrivo è metter in piazza le debolezze del papa, beh, non mi resta che tacere. In questi termini può diventare un atto di superbia e non voglio correre questo rischio.
Ma che parli chi ne ha più responsabilità di me, perché quel che stiamo vedendo non solo dalle prediche quotidiane, oltre a confermare alcuni timori e deludere alcune aspettative, sta destabilizzando e ulteriormente de-formando la Chiesa. Non mi sembrano considerazioni premature, ma realistiche. O mi sbaglio?
E perchè dovresti tacere, mic?
RispondiEliminaPerchè don gianluigi ti fa la lezione e ti rimprovera?
Uniamoci al coro assordante e plaudente e-o soffochiamo le nostre voci, se parliamo rischiamo di far fare una brutta figura al Papa!
Ma si scherza?
Imbavagliamo i cattolici, quelli che riflettono e cercano di conciliare Fede e ragione, coloro che hanno delle apprensioni e non intendono zittirle, anestetizziamo la loro ragione e la loro coscienza!
Ma certo!
Io son vicina a scegliere di tacere, ma non per proteggere papa Bergoglio dalle sue debolezze, ma perchè troppo grande è il malessere suscitato dalle sue parole in libertà e da quelle che rifiuta di pronunciare, dal circo costruito attorno dagli adulatori, invece, è facile prenderne la distanza.
direi di non prenderci per i fondelli, rev. Gianluigi...con il discorso sull'essenziale!
RispondiEliminaGiornata dell'Evangelium vitae senza menzionarla neanche di striscio e di fatto ignorandola. Come si fa? Suvvia!
Tizio è invitato al compleanno di Caio...non gli porge auguri né regalo e neanche lo incrocia?
Beati i piccoli...loro vedono...
a Luisa. Perché dovrebbe essere moralistica la mia posizione? Ho solo puntualizzato che il Papa è il Vicario di Cristo in terra e come tale deve essere considerato. Non le sue scarpe, non le mozzette, non i colloqui privati, non i fervorini contano, ma gli atti che compie come Vicario di Cristo: atti di governo, scelte di mezzi spirituali, come l'insistenza sul sacramento del Perdono, insegnamenti come supremo maestro della fede. Finora non mi sembra che si possa trovare qualcosa fuori posto. È vero che non possiamo abdicare alla nostra intelligenza, ma chi siamo noi per giudicare il Papa con il solo supporto della nostra coscienza? Non è forse nostro dovere trovare le ragioni che sostengono il magistero del Papa e confrontarci serenamente con chi non la pensa come noi? Grandi vescovi e cardinale che assistevano allo scempio del post concilio non si sono mai pubblicamente posti con posizioni contrarie al Papa Paolo VI. Eppure ne avrebbero avuto motivi più che fondati.
RispondiEliminaa Mic. Ti ringrazio del lavoro che svolgi per l'affermazione della Verità, il mio intervento era volto solo a raccomandare un atteggiamento più benevolo e favorevole al Papa, attendendo atti magisteriali più sostanziali, non con lo stato d'animo di chi aspetta una sua caduta, ma con quello di un figlio che vuole essere confermato nella fede e speriamo che ciò avvenga presto.
Ecco dove andremo:
RispondiElimina"Il Papa propone una prospettiva pluripolare del cristianesimo"
http://vaticaninsider.lastampa.it/inchieste-ed-interviste/dettaglio-articolo/articolo/papa-el-papa-pope-chiesa-church-iglesia-sorondo-25755/
i fatti già parlano...basta dare un'occhiata alle prediche domenicali dal 13 marzo in poi....
avevano fiducia nel papato e non immaginavano dove si sarebbe arrivati...
RispondiEliminaChissà chi ha approfittato della loro "obbedienza"...che oggi è stata distrutta dalla stessa autorità
Grandi vescovi e cardinale che assistevano allo scempio del post concilio non si sono mai pubblicamente posti con posizioni contrarie al Papa Paolo VI. Eppure ne avrebbero avuto motivi più che fondati.
RispondiEliminaE forse questo è stato l'inizio dei problemi!
Capisco il rispetto, ma l'obbedienza cieca, no!
Il risultato, sempre se non mi sbaglio, è che oggi la gerarchia (cioè chi dovrebbe guidarci e collaborare col Papa nel governo della Chiesa) è pressoché tutta inquinata degli errori modernisti!
E noi stiamo praticamente navigando a vista, sempre più disorientati e relegati ai margini (compresa la FSSPX), bollati come pelagiani e tardi di cuore, mentre vanno avanti gli eretici e i manipolatori di coscienze!
Giustissimo Mic. L'obbedienza cieca no, ma il rispetto, sempre, altrimenti si distrugge il concetto di autorità nella Chiesa. Se il Papa, come ha fatto Paolo VI, proibisse la Messa di sempre, bisogna rispettarlo, ma non ubbidirlo.
RispondiEliminaSarebbe auspicabile un'analisi cattolica del discorso del papa alla diocesi di roma:
RispondiEliminahttp://it.gloria.tv/?media=460775
qui il testo:
RispondiEliminahttp://it.radiovaticana.va/news/2013/06/17/papa_alla_diocesi_di_roma._siate_testimoni_coraggiosi_e_pazienti/it1-702494
Se il Papa, come ha fatto Paolo VI, proibisse la Messa di sempre, bisogna rispettarlo, ma non ubbidirlo.
RispondiEliminaMa a questo punto - e oggi - il problema non è più solo la liturgia, ma l'aver cambiato rotta e stravolto e abbandonato l'ecclesiologia e la teologia, la dottrina che è la ragion d'essere di quella Liturgia.
E' questo che non 'entra' più nella pastorale odierna e non fa altro che rendere sempre più profondo il fossato tra il passato (che non è da buttar via o stravolgere se si vuole avere un futuro: la Tradizione, quelle non 'spuria', intendo) e un presente che ormai più cangiante non si può. Finora ne abbiamo visto (e lamentato senza esito) i prodromi, abbastanza mascherati e calibrati. Ma, ora, siamo arrivati al punto della piena realizzazione diretta e senza scampo di quanto si temeva. L'esito non può che essere nefasto, per la Chiesa e per il mondo.
O mi sbaglio?
Don gianluigi, Lei ci e' o ci fa? Faccia il piacere di leggere l'ultimo numero (aprile 2013, se non erro) della rivista Christus, di ispirazione gesuita e dedicato alla nutrizione. Poi confronti il contenuto della rivista con quanto dice papa Bergoglio, e poi venga a dirci se non ci trova niente di fuori posto; anche se, a rigor di termini, lei ha ragione, perche' papa Bergoglio non ha ancora insegnato nulla come Vicario di Cristo e supremo maestro della fede, ma solo come vescovo di Roma; e dove non c'e' nulla, non ci puo' essere niente di fuori posto.
RispondiEliminaRispettare una persona non è dire sì e amen a tutto, dirle che tutto quel che pensa, dice e fa è giusto e perfetto, non è nemmeno tacere quando quel che dice o fa pone problemi, non si giudica la persona ma il suo comportamento, e questo è vero anche quando quella persona è il Papa.
RispondiEliminaDirei che è ancor più importante e vero quando è il Papa perchè il Papa deve governare la Chiesa e difendere la Dottrina, deve confermarci nella nostra Fede, se in quel che dice o fa suscita perplessità, confusione, dubbi, se domanda chilometri di esegesi per renderlo digestibile, allora c`è un problema.
Ed è nostro, mio, dovere e diritto, e anche responsabilità, di dirlo.
Aggiungo che quell`insistere sul fare, sull`uscire, sull`uscire da se e dalle parrocchie, e "tant pis" (peccato?) se si sbaglia, meglio un incidente e una malattia che starsene rinchiusi, e se si è fatto un macello comunque continuare( detto a Arguello, ipse dixit), continuate a sbagliare e a peccare, tanto Gesù(con o senza paracadute) perdona sempre e prende tutto su di lui (il che è vero ma manca un gradino in quella verità senza il quale si arriva alla banalizzazione del peccato) piace moltissimo ai miei amici "cattolici", non solo lontani dalla pratica della Fede ma dalla Fede stessa, dal Magistero della Chiesa che contestano e scherniscono.
RispondiEliminaPapa Bergoglio non piace solo a quei "cattolici" ma ai miei vicini evangelisti e agli atei che nella mia città abbondano.
Che un Papa piaccia così tanto a chi cattolico non è, a chi ha passato otto anni a sputare veleno sul suo predecessore, dovrebbe come minimo suscitare qualche domanda, al Papa stesso in primis.
Pettinate la pecorina, non sapete fare altro!
RispondiEliminaPettinate la pecorina, non sapete fare altro!
RispondiEliminaPiù che "pettinare la pecorina", mi pare che stiamo cercando di prendere per i capelli i cosiddetti "pastori", sperando che rinsaviscano!
L'ho appena letto sul blog di Raffaella, dove avevo segnalato il problema di linguaggio, emerso sopra, e DEVO, per completezza riprodurlo qui.
RispondiEliminaE' Sam che scrive:
Mi riferisco alla segnalazione di Mic.
Il tema del linguaggio ha molte implicazioni filosofiche, non è irrilevante nelle sue conseguenze, soprattutto laddove l'oggetto non sia la letteratura umana, bensì "La Parola" che per noi è Soggetto.
da "Pastiche - Wikipedia":
"Mutuato dala lingua francese, pastiche proviene dall'ambito culinario: il pasticcio è infatti una preparazione dove una crosta di pasta raccoglie svariati pezzi di carne e verdure, spesso avanzati da altri piatti...
Formalmente si va dalla citazione, che copia fedelmente il testo d'origine e ne cita la fonte, al plagio di tipo parodico oppure a omaggio o sfottò dell'autore o del testo di partenza, fino alla satira, o come ha sostenuto Alain de Botton, si tratta di una "riproduzione non convincente di stili passati"....
Nel 1787 il saggio Pastiche di Jean-François Marmontel (parte dell'opera Eléments de littérature) dà una definizione retorica del "pastiche" quale imitazione affettata della maniera e dello stile di un grande artista., lasciando poi intendere che la presenza di numerosi "pastiche" attorno a un'opera sia il segno della grandezza dell'opera stessa. Ci sono due modi di imitare un grande scrittore, imitarlo per cosa lo si distingue e ritiene grande o imitarlo per semplice "pastiche", svilendo in fondo il modello in un'intenzione che finisce con l'essere comunque satirica...
...definisce il "pastiche" come una combinazione "di risentimento, di passione e di nevrastenia"...
Questo trasformare in gioco la letteratura, desacralizzandola e smontandone la presunzione filosofica diviene, insomma, la tendenza generale di buona parte della letteratura dagli anni settanta del XX secolo, dove il "pastiche" in quanto tale si fa meno riconoscibile e più intessuto nella trama formale (e di contenuto) delle opere...."
18 giugno 2013 11:35
... segue
RispondiEliminaDa "Teoria culturale e cultura popolare: un'Introduzione."
di John Storey
"....
E' sulla base di questa tesi che Jameson sostiene che il postmodernismo è "l'elemento culturale dominante" del capitalismo tardo o multinazionale (il modernismo è l'elemento residuale; non è chiaro quale sia quello emergente.)
Dopo aver stabilito che il postmodernismo è l'elemento culturale dominante all'interno delle società capitaliste occidentali, il passo successivo dell'analisi di Jameson sta nel delineare le caratteristiche costitutive del postmodernismo. In primo luogo si afferma che il postomodernismo è la cultura del "pastiche"; vale a dire una cultura caratterizzata "dall'azione compiaciuta del riferimento storico". Il pastiche è spesso confuso con la parodia; entrambi comportano l'imitazione e il mimetismo. Tuttavia, mentre la parodia ha un "motivo ulteriore" per irridere la divergenza da una convenzione o norma, il pastiche è una "parodia vacua", o una "copia vuota", che non ha neanche la percezione della stessa possibilità di esistenza di una norma o convenzione dalla quale discostarsi.
Come spiega:
"In questa situazione, la parodia si trova senza una vocazione; ha vissuto, e questa strana novità del pastiche lentamente è venuta a sostituirla. Come la parodia, il pastiche è l'imitazione di una maschera particolare, un discorso in una lingua morta; ma è una pratica neutrale di questa imitazione, senza nessuna delle ulteriori motivazioni della parodia, amputata dell'impulso satirico, privata del riso e del convincimento che a fianco della lingua anormale che si è momentaneamente presa in prestito, ancora esiste qualche sana normalità linguistica. Il pastiche è così una parodia vuota."
Egli è consapevole che lo stesso modernismo spesso "citava" temi ripresi da altre culture e altri momenti storici, ma sottolinea che c'è una differenza: i testi culturali postmoderni non citano semplicemente temi ripresi da altre culture, da altri momenti storici, essi li incorporano davvero, al punto che qualsiasi senso di distanza critica rischia di collassare........"
18 giugno 2013 11:36
Grazie, Sam!
RispondiEliminaNon avevo avuto il tempo di fare ricerche, non conoscendo il "genere"; ma la questione comincia a chiarirsi ancor di più; il che, però, paradossalmente rende la nebbia spirituale ancora più fitta!
Non dimentichiamo questo che dice Sam:
RispondiEliminaIl tema del linguaggio ha molte implicazioni filosofiche, non è irrilevante nelle sue conseguenze, soprattutto laddove l'oggetto non sia la letteratura umana, bensì "La Parola" che per noi è Soggetto.
Per chi legge il francese:
RispondiEliminahttp://www.lefigaro.fr/actualite-france/2013/06/17/01016-20130617ARTFIG00754-pape-francois-cent-jours-de-pontificat-et-de-nombreuses-interrogations.php
Anche il vaticanista del Figaro fa osservare la confusione sul Magistero di papa Bergoglio, ad esempio le sue "chiacchierate" quotidiane e private a Santa Marta ( filtrate e rese proponibili moooolto rapidamente da chi è ormai addetto a quel lavoro di buon mattino)sono magistero o no?
Fa il parroco e non il Papa, sono sempre più numerosi a dirlo.
Sa quel che non vuole, e sa imporre la sua volontà, ma sa quel che vuole e dove va?
Dove sta portando la Barca di Pietro?
Questo trasformare in gioco la letteratura, desacralizzandola e smontandone la presunzione filosofica diviene, insomma, la tendenza generale di buona parte della letteratura dagli anni settanta del XX secolo,
RispondiEliminad'accordo, ammiriamo e lodiamo chi ha fatto questo studio di storia linguistica.....
ma di questa dotta disamina di evoluzione del linguaggio,
ai piccoli cristiani sbandati del 3. millennio, che cercano a fatica un lume nella fitta oscurità, in parole CHIARE e semplici di VITA ETERNA,
CHE vantaggio può procurare ?
che nesso c'è, secondo la studiosa SAM, tra questo linguaggio pasticciato e la SALVEZZA DELLE ANIME, che hanno bisogno semplicemente del Vangelo e della Dottrina di Cristo, senza alterazioni o deformazioni letterarie o linguistiche
?
cioè, secondo voi:
un papa ha il diritto di parlare in quel modo ? si può trasmettere la retta Dottrina con quel parlare pastrocchiato, dove il Sì Sì NO non esiste più ?
e dove si sono persi i CONFINI tra bene e male, che a questo papa non toccano minimamente, (non gli fanno nè freddo nè caldo) come si possono ILLUMINARE le coscienze a cercare la volontà di Dio, che fa capo sempre ai 10 comandamenti, oggi del tutto oscurati e stravolti dal buonismo inclusivo e dialogante ?
e per questo papa che saranno mai i NOVISSIMI ?
E non è forse destabilizzante vedere il Papa imitare i metodi dei predicatori pentecostali quando si rivolge ai fedeli?
RispondiEliminaBisogna far sembianza( non so come si dice in italiano )di niente?
Non c`è forse già abbastanza confusione e ignoranza?
E forse ancora, è perchè parla spesso e volontieri del diavolo, che piace a certi cattolici detti "tradizionalisti"?
ma sa quel che vuole e dove va?
RispondiEliminase un insegnante parla SOLO e sempre in modo più che confuso,
porterà gli alunni solo alla
CONFUSIONE.
Non c'è bisogno di porsi mille volte la stessa domanda, visto che i fatti parlano solo di CAOS che cresce a vista d'occhio.
Un papa che dice che tutti si salvano, qualunque sia il loro stato di vita, con o senza fede, con o senza Grazia santificante, non fa altro che ingannare tutti, quindi non è pastore delle anime secondo il Cuore di Cristo, ma secondo il mondo, a cui piace che gli uomini non si curino di peccato pentimento e conversione. Un conto è parlare genericamente del diavolo, (e lo sanno fare tutti, senza impegno) un conto nei fatti CONCRETI ! Tra il dire e il fare c'è la coerenza: agire e dimostrare in modo CHIARO ai piccoli fedeli che si vuol fuggire il demonio, NON assecondarlo con la confusione del linguaggio ! Ma ormai nessuno se ne accorge e nessuno se ne cura minimamente.
RispondiEliminaBisogna far sembianza( non so come si dice in italiano )di niente?
RispondiEliminaInfatti cara Luisa,
stiamo cercando, come meglio possiamo, proprio di non "far finta" ;) di niente che è come dire rimanere indifferenti.
Impotenti lo siamo (da soli e non nel Signore, per il nostro piccolo che sia); ma indifferenti no.
Romano chiede Mic,
RispondiEliminaHo letto tutto il discorso che il Santo Padre ci ha fatto alla Chiesa Romana, pubblicato sul Radio Vaticano, e Le chieso, che vuole dire?...
Lo leggerò con attenzione e cercherò di comprendere. Appena possibile, cercherò di trarne una conclusione.
RispondiElimina
RispondiElimina“Pensate a una ragazza madre, che va in chiesa, in parrocchia e al segretario: ‘Voglio battezzare il bambino’. E poi questo cristiano, questa cristiana le dice: ‘No, tu non puoi perché non sei sposata!’. Ma guardi, che questa ragazza che ha avuto il coraggio di portare avanti la sua gravidanza e non rinviare suo figlio al mittente, cosa trova? Una porta chiusa!"
ma lo ha detto veramente ?
no perche mia madre non e'sposata e io sono battezzato perche' nessuna porta le e' mai stata sbattuta in faccia dalla chiesa. e se lo ha detto veramente, vedere nel pontefice tanto pregiudizio ( strumentale) e superficialita' , non mi prefigura nulla di buono. certe frasi me le aspetto da repubblica o l'unita'... non dal papa. commento duro , e se vuoi mic puoi non pubbicarlo tranquillamente. se pero' puoi rispondimi anche senza pubblicare...ma voglio sapere quale prete si sognerebbe di non battezzare un bambino perche figlio illeggittimo?? mi sembra assurdo e descrive una chiesa che non esiste. e ripeto: io vivevo more uxorio e a san Pietro non ebbi l'assoluzione... quel prete duro che mi chiuse la porta in faccia mi salvo' la vita.
"e non rinviare suo figlio al mittente" si dice abortire... o la parola e' troppo scomoda e chiude le porte?
e' come se Gesu' invece di dire "ipocriti" avesse detto "coloro che hanno una visione soggettiva , a loro favorevole, della verita'"....
Un ottimo esempio che viene dalal Slovacchia. Anche così si difende la nostra Fede.
RispondiEliminahttp://vaticaninsider.lastampa.it/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/unione-europea-european-union-union-europea-25774/
Tranquilli. Bergoglio è SOLO Vescovo di Roma. Non vuole assolutamente, (la Provvidenza provvede) essere Sommo Pontefice di Santa Romama Chiesa. Finchè è vivo ogni fondamento magisteriale e spirituale resta in capo a Papa Benedetto XVI. Solo se morirà prima Papa Benedetto allora si la Chiesa sarà stata geneticamente modificata dalla ragione umana e ciò sarà il frutto canceroso dell'11 febbraio 2013. Stanno preparando la produzione e il mercato per frutti geneticamente modificati ma non è detto che riescano a commercializzarli. Bergoglio e i tedeschi sono già in ritardo di 50 anni e non dispongono ancora del marchio.
RispondiEliminaViva Cristo Re
Tranquilli. Bergoglio è Vescovo di Roma. Non ha alcuna intenzione di essere Sommo Pontefice di Santa Romama Chiesa. Finchè è vivo ogni fondamento magisteriale e spirituale resta in capo Papa Benedetto XVI. Se morirà prima Papa Benedetto, allora si! La Chiesa sarà stata geneticamente modificata secondo l'umana ragione come frutto canceroso dell'11 febbraio 2013. E' vero stanno preparando il mercato a ricevere prodotti geneticamente modificati spacciandoli per cattolici. Il Vescovo di Roma, giorno dopo giorno, però somiglia sempre più ad un bizzarro imbonitore televisivo di quart'ordine. E' evidente che i congiurati ancora non dispongono completamente del marchio, e coi tempi di internet ogni minuto di ritardo apre autostrade alla Verità.
RispondiEliminaIn attesa degli eventi: guardia ai dogmi Mariani (ci sono ancora), guardia all'Eucarestia (c'è ancora ma è sotto attacco), Catechismo di S.Pio X, Santo Sommmo Pontefice della Chiesa Cattolica Apostolica Romana (che dal 28 febbraio non esiste più)