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Anzitutto la sua proposta di tornare a studiare "in pace liturgica" i testi conciliari sottintende che il Concilio pastorale esiga non solo il dovuto ossequio ma anche la sua più rigorosa "applicazione", altrimenti si verrebbe meno alla fede (come se la pastorale fosse un nuovo dogma). Inoltre, la necessità di tornare ancor oggi a studiarli per comprenderli, implica necessariamente che i testi conciliari contengono ambiguità.
Per far notare il circiterismo conciliare utilizzerò ora proprio gli esempi presentati dal don Morselli, a cominciare da Sacrosanctum Concilium n. 23:
- «...non si introducano innovazioni se non quando lo richieda una vera e accertata utilità della chiesa, e con l'avvertenza che le nuove forme scaturiscano in maniera in qualche modo organica da quelle già esistenti»
- «se non quando...»: il Concilio Pastorale prima vieta di innovare e subito dopo ammette la possibilità di fare eccezioni
- «utilità della chiesa...»: stabilita come criterio una generica "utilità", chiunque abbia voce in capitolo per dichiarare "utile" ciò che gli va a genio, è automaticamente autorizzato a portare le innovazioni vietate un attimo prima
- «in qualche modo...»: le innovazioni non devono essere "organiche", basta che siano "in qualche modo organiche". Basta una pezza d'appoggio anche ridicola, et voilà.
Esempio lampante: la comunione sulla mano. Era una innovazione non richiesta dal Concilio ma i vescovi (perbacco: i vescovi, successori degli Apostoli!) ad un certo punto hanno "accertato" la sua utilità, e in nome di un non meglio circostanziato ritorno alle origini o senso di praticità, l'hanno considerata "in qualche modo organica" alla liturgia e hanno votato (con una striminzita maggioranza) per imporla a tutti.
Pensate un po': il loro provvedimento si dilungava nel raccomandare di far attenzione ai frammenti e alle profanazioni (dimenticando le stesse lamentele di Giovanni Paolo II nove anni prima!), di preparare adeguatamente i fedeli, di precisare che la forma normale è quella inginocchiati o in fila processionalmente... Risultato? La comunione sulla mano è stata imposta ovunque, in un oceano di facilonerie, perseguitando instancabilmente coloro che non si sono "adeguati" (esempio: vi sfido a trovare nel mondo Novus Ordo un seminarista diocesano o religioso che faccia sempre la comunione "senza mani" o addirittura nutra pubblicamente dubbi sulla sua effettiva utilità: l'ordinazione sacerdotale può scordarsela).
Anche il furioso "girare gli altari" segue lo stesso schema: i vescovi e il clero avranno pensato: "non si girino gli altari, se non quando lo richieda una vera e accertata utilità in parrocchia, e con l'avvertenza che il nuovo altare girato sia in qualche modo organico alla parrocchia stessa..."
Sempre seguendo il suo arguto scritto, andiamo al n.116 della SC:
- «il canto gregoriano... gli si riservi il posto principale... Gli altri generi di musica sacra, e specialmente la polifonica, non si escludano... purché rispondano allo spirito...»
Negli "altri generi" non c'è solo la polifonia, ma ci sono anche quelle emerite cagate di Acqua siamo noi (clap! clap!), del sessantottardo Symbolum '77, dell'agnostico Risposta non c'è, del comunistoide Santa Maria del Cammino, e via cantando. Il parrochetto che non ha a disposizione un ben collaudato coro polifonico esperto anche di gregoriano, che fa? Con la diffusa mentalità postconciliare (secondo cui della liturgia bisogna essere "protagonisti"), che probabilità ha di riportare le azioni liturgiche alle indicazioni della SC 116 ? E il suo vescovo non gli obietterebbe forse che il Concilio ha detto "posto principale, non unico"?
Questi pochissimi esempi sono già sufficienti a dedurre che la malattia conosciuta come "spirito-del-concilio" è stata «in qualche modo» portata dal Concilio stesso. Invocare l'esatta applicazione del Concilio (senza riconoscere i limiti dell'essere un concilio pastorale) significa invocare l'applicazione di tutti quegli «in qualche modo», di tutti quei sotterfugi, di tutti quei divieti che danno possibilità di essere aggirati.
Nota conclusiva:
Sulla proposta di Morselli aggiungo una sintesi di quanto già detto nelle discussioni: il cosiddetto “ressourcement”, da lui invocato nelle conclusioni, è un termine usato nella "nouvelle théologie" per indicare un indispensabile "ritorno alle fonti" allo scopo di rivisitare Scrittura, Riti, formule, scritti dei Padri - oltrepassando evidentemente la Tradizione - per “un ricentramento nella persona di Cristo e nel suo mistero pasquale” inteso in chiave protestante (esempio Congar & C.).
Il ritorno agli inizi di per sé può essere fecondo se, però, non si prescinde dagli insegnamenti dogmatizzati nel corso dei secoli, che costituiscono il patrimonio inalienabile custodendo le essenze della Chiesa.
È qui il grosso equivoco e anche il dilemma che ci coinvolge oggi.
Il problema che stiamo vivendo è che si è innestato il pregiudizio di fondo che ciò che è 'passato' è superato e va sostituito dall'interpretazione "nella continuità della riforma dell'unico soggetto-Chiesa in divenire". Questa frase sarebbe corretta se non fosse stata privata e non risultasse quindi monca del fondamento su cui si può basare un'affermazione del genere: l'oggetto-Rivelazione. Di conseguenza si pretende riformulare con le categorie mutevoli dei "tempi" una Rivelazione Apostolica bimillenaria che porta in sé l'Eterno da incarnare in ogni generazione.
Se il soggetto Chiesa viene sganciato dall'oggetto che l'ha costituita e ne fa quella che è e deve continuare ad essere fino alla fine dei tempi, di cosa stiamo parlando?
Un conto è voler interpretare alcuni dati, contestualizzandoli; il che rientra nell'ordine naturale delle cose ed è prassi normale per uno studioso di storia ad esempio. Un altro conto è fare teologia che ha il compito inverso: cioè interpretare le vicende di oggi con i principi "eterni" (che non dipendono dal contesto, ma hanno la capacità di operarne la trasformazione) e fare le scelte corrispondenti, portando l'eterno nel tempo... A meno che non sia la "Nouvelle Théologie" grazie alla quale siamo arrivati a questo punto. I novatori, invece, fanno il processo inverso: pretendono di interpretare i dogmi eterni e immutabili (da esplorare e approfondire nove e non da far "evolvere") con le categorie dell'oggi. E dunque ci sarà sempre un oggi, un "nuovo presente", che cambierà i connotati ad una Rivelazione che ci è giunta intatta per due millenni! Finché lo storicismo non l'ha imbastardita e consente loro di dare dei fissati a chi cerca di ricondurli nell'ambito di una Tradizione (viva e da incarnare ad ogni generazione) della quale hanno cambiato i connotati...
I nostri possibili interlocutori potrebbero non essere d'accordo. Ma allora, perché non ci dimostrano che una Chiesa che tenta di cambiare in base ai tempi (non nei suoi modi di esprimersi, il che è normale, ma nelle essenze e dunque nella sua identità e ragion d'essere) resta sempre la Chiesa Una Santa Cattolica Apostolica di ieri di oggi e di ogni tempo? Ho detto di proposito tenta di cambiare, pensando a Romano Amerio, che fu tra gli assertori dell'impossibilità di mutamenti sostanziali nella conoscenza della verità e anche nella trasmissione della Verità Rivelata. Ciò che muta è accidentale, mai sostanziale; mutano gli accidenti, non le essenze. Dunque, nonostante le rivoluzioni, non potranno avvenire mutamenti sostanziali nella verità e nella vita della Chiesa.
Voglio crederci perché è il pensiero di un uomo di scienza e di fede, confidiamo nel Signore e andiamo avanti.
Nota conclusiva:
Sulla proposta di Morselli aggiungo una sintesi di quanto già detto nelle discussioni: il cosiddetto “ressourcement”, da lui invocato nelle conclusioni, è un termine usato nella "nouvelle théologie" per indicare un indispensabile "ritorno alle fonti" allo scopo di rivisitare Scrittura, Riti, formule, scritti dei Padri - oltrepassando evidentemente la Tradizione - per “un ricentramento nella persona di Cristo e nel suo mistero pasquale” inteso in chiave protestante (esempio Congar & C.).
Il ritorno agli inizi di per sé può essere fecondo se, però, non si prescinde dagli insegnamenti dogmatizzati nel corso dei secoli, che costituiscono il patrimonio inalienabile custodendo le essenze della Chiesa.
È qui il grosso equivoco e anche il dilemma che ci coinvolge oggi.
Se il soggetto Chiesa viene sganciato dall'oggetto che l'ha costituita e ne fa quella che è e deve continuare ad essere fino alla fine dei tempi, di cosa stiamo parlando?
Un conto è voler interpretare alcuni dati, contestualizzandoli; il che rientra nell'ordine naturale delle cose ed è prassi normale per uno studioso di storia ad esempio. Un altro conto è fare teologia che ha il compito inverso: cioè interpretare le vicende di oggi con i principi "eterni" (che non dipendono dal contesto, ma hanno la capacità di operarne la trasformazione) e fare le scelte corrispondenti, portando l'eterno nel tempo... A meno che non sia la "Nouvelle Théologie" grazie alla quale siamo arrivati a questo punto. I novatori, invece, fanno il processo inverso: pretendono di interpretare i dogmi eterni e immutabili (da esplorare e approfondire nove e non da far "evolvere") con le categorie dell'oggi. E dunque ci sarà sempre un oggi, un "nuovo presente", che cambierà i connotati ad una Rivelazione che ci è giunta intatta per due millenni! Finché lo storicismo non l'ha imbastardita e consente loro di dare dei fissati a chi cerca di ricondurli nell'ambito di una Tradizione (viva e da incarnare ad ogni generazione) della quale hanno cambiato i connotati...
I nostri possibili interlocutori potrebbero non essere d'accordo. Ma allora, perché non ci dimostrano che una Chiesa che tenta di cambiare in base ai tempi (non nei suoi modi di esprimersi, il che è normale, ma nelle essenze e dunque nella sua identità e ragion d'essere) resta sempre la Chiesa Una Santa Cattolica Apostolica di ieri di oggi e di ogni tempo? Ho detto di proposito tenta di cambiare, pensando a Romano Amerio, che fu tra gli assertori dell'impossibilità di mutamenti sostanziali nella conoscenza della verità e anche nella trasmissione della Verità Rivelata. Ciò che muta è accidentale, mai sostanziale; mutano gli accidenti, non le essenze. Dunque, nonostante le rivoluzioni, non potranno avvenire mutamenti sostanziali nella verità e nella vita della Chiesa.
Voglio crederci perché è il pensiero di un uomo di scienza e di fede, confidiamo nel Signore e andiamo avanti.
Voi litigate, mica i riti. Tutte chiacchiere inutili.
RispondiEliminaRomano,
RispondiEliminai sofismi che usano per appoggiare il Novus Ordo sono asurdissimi proprio....
se i conciliaristi non hanno ragioni più consistenti per obbedire il Concilio, non mi fa sopresa che si arrabiano tanto quando si sono mostrate false... il loro fondamento reale è il sentimento religioso, conforme ai tempi, dei Modernisti, anche se non lo riconoscono...
quando l'intelletto è sottomesso ai sentimenti, la ragione si veste con sofismi...
Voi litigate, mica i riti. Tutte chiacchiere inutili.
RispondiEliminaChe "le due forme della liturgia romana hanno litigato" non lo dico io, ma lo afferma don Augé e su questo non si può che essere d'accordo.
Sono chiacchiere inutili per chi ha portato il cervello (e il cuore come sede delle decisioni ultime) all'ammasso.
Vorrei sottolineare che qui non si vuole affermare di avere ragione, ma si esprimono le ragioni della fede cattolica.
RispondiEliminaSe ci si trova su due fronti contrapposti è perché, come ormai ripetutamente constatato, nella Chiesa si è creata questa esiziale dicotomia che noi non creiamo, ma dolorosamente constatiamo.
La difficoltà di ricomporla sta proprio nei diversi presupposti di partenza su cui impostare ogni discussione.
Non posso che consigliare a chi ancora non l`avesse di procurarsi e leggere il libro di Bugnini, la Riforma liturgica, è un grosso mattone, ma di pagina in pagina, passo dopo passo, si vede come il Consilium si è allontanato da ciò che ha voluto la Sacrosanctum Concilium.
RispondiEliminaCerto c`erano gli spiragli fatti diventare voragini, c`era quel linguaggio ambiguo con l`uso di termini facilmente manipolabili che aprivano le porte a diverse interpretazioni, sempre più allargate, estensive e elastiche, ma oggi si arriva a giustificare anche le novità introdotte senza nessun appiglio nel documento conciliare, ad es. a proposito dell`altare girato, non figura nella Costituzione conciliare, nemmeno in modo ambiguo, quella possibilità non c`è e basta, eppure ci vien detto che c`è stata una proposta in quel senso, quella proposta non è stata accettata, ma non importa basta che ci sia stata per giustificare il ribaltamento degli altari, la distruzione delle balaustre, il massacro dello spazio sacro.
È solo un esempio.
E voi quando la smetterete di inflazionare il termine "pastorale" riferito al Concilio? State qui a scrivere articoli e a commentare l'aria fritta che è stata condensata senza avere un minimo di competenza. Prima esibite i vostri dottorati in lturgia o teologia in generale e poi ne riparleremo.
RispondiEliminasu questo non si può che essere d'accordo.
RispondiEliminaIo non sono d'accordo. Come non lo sono con la "linea editoriale" che oramai ha stabilmente adottato questo prezioso Blog.
Non sono d'accordo per tanti motivi, alcuni presenti nella mia ormai vecchia "supplica", che ovviamente non sarà più pubblicata proprio per quello che c'è scritto sopra.
Infatti, io sarei definito (sprezzantemente?) "biritualista". E, siccome è verissimo che non si può più "crescere", né dibattere "in pace", poiché è ormai diventato un "dogma" assegnare qualche etichetta a chi "dibatte" (conservatore, progressista, conciliarista, tradizionalista, ecc), allora mi trovo davvero in difficoltà. Sia a partecipare che a seguire la "linea" del Blog.
Io, ad esempio, sono straconvinto (e credo di averne anche riscontri reali!), che non è vero che il bi-ritualismo "strictu sensu" sia un danno alla Tradizione perenne, né tantomeno concordo con Augè riguardo il "litigio" inevitabile. Che i due "opposti" concordino nelle "conclusioni" non è affatto strano per me. Anzi.
Quello che trovo drammatico è il MURO oggettivamente costruito da TUTTI ormai, e credo ben piantato.
Allo stesso modo credo che sia NECESSARIO un "momento" di "convivenza" tra due pastorali antitetiche. Quella Tradizionale e quella "moderna". Una "convivenza" inevitabile SE si vuole "ri-portare" a "casa" i fedeli "modernizzati". Cercando di "ri-tradizionalizzarli".
Mi risulta IMPOSSIBILE sia comprendere che auspicare una SEPARAZIONE NETTA e/o una divisione "pastorale" per il "bene" della Tradizione.
Io infatti credo che lo strumento fornito dal SP NON SIA volto alla distruzione della Tradizione e alla sparizione del Rito di Sempre, ma al contrario. Non ritengo ogni pontificato riducibile all'unico denominatore modernistico e non credo affatto che quello di Benedetto XVI sia stato un mezzo per arrivare "de plano" al disorientamento totale attuale. A queste considerazioni ci sono arrivato sulla scorta di FATTI e non sulla base di "partigianerie".
Io sono convinto, fortemente, che il Rito Tradizionale, se vuole fecondare TUTTI, deve "calarsi" nelle parrocchie "moderne" PER "RI-PORTARLE" alla Tradizione! E per questo ci sarà bisogno che il Nom venga "tradizionalizzato", non per eliminare il VOM, ma per arrivare all'unicità del VOM! Il cammino percorribile che vedo davanti è SOLO questo. Perché SE (e ripeto SE) si vuole davvero che "i tesori della Tradizione" siano PER TUTTI, allora non si può, davvero, prescindere da questo "momento transitorio". Altrimenti c'è l'ARROCCO.
In coscienza, non lo condivido. Se ci dobbiamo arroccare e se dobbiamo "attaccare" (passatemi il termine), non ha più nessun senso essere Cristiani. Per ciò che significa.
Romano dice,
RispondiEliminaLuisa, sono d'accordo...
infatti, penso che possiamo dire in tutta sincerità che l'uso del rito tradizionale è più fidele al spirito e alla lettera del Sacrosanctum Concilio che il rito promosso da Paolo VI....precisamente perche il rito vecchio non transgrede i constanti della tradizione liturgica...i quali costanti i padri del Concilio non hanno voluto mai di trascorre...
Sconvolgente ed emozionante!!
RispondiEliminahttp://www.lastampa.it/2013/09/03/blogs/san-pietro-e-dintorni/miracolo-di-benedetto-qAa01aGgeP32G4OwepZ9lO/pagina.html
E voi quando la smetterete di inflazionare il termine "pastorale" riferito al Concilio? State qui a scrivere articoli e a commentare l'aria fritta che è stata condensata senza avere un minimo di competenza. Prima esibite i vostri dottorati in lturgia o teologia in generale e poi ne riparleremo.
RispondiEliminaL'inflazione pastorale non l'abbiamo provocata noi, ma è in voga e invocata fino alla nausea a partire dal concilio.
Le ricordo, poi, che la Verità ha bisogno di testimoni e poi anche di maestri, santificatori e reggitori nelle persone dei "pastori".
Per testimoniare la nostra Fede non abbiamo bisogno di altro titolo che il Battesimo.
Grazie al blog di Raffaella che segnala le foto di Papa Benedetto domenica scorsa
RispondiEliminahttp://www.forum.georgganswein.com/viewtopic.php?f=29&t=2953
Allo stesso modo credo che sia NECESSARIO un "momento" di "convivenza" tra due pastorali antitetiche. Quella Tradizionale e quella "moderna". Una "convivenza" inevitabile SE si vuole "ri-portare" a "casa" i fedeli "modernizzati". Cercando di "ri-tradizionalizzarli".
RispondiEliminaQuesto è realisticamente inevitabile. Chi lo nega?
Infatti il titolo dell'articolo è "convivenza difficile" non impossibile. Ma nel frattempo che ci permettano di esistere e di sviluppare la pastorale tradizionale e non ci asfissino!
Il problema è che tentano di delegittimare noi, le nostre ragioni e parlano di "rito ibrido" che, riferito al NO, diventerebbe necessario e sarebbe la famosa "riforma della riforma" benedettiana, che stanno tentando di rispolverare a modo loro.
Il rischio, ed è quello che stiamo tentanto di scongiurare, è che l'ibrido riesca nel tentativo, sventato per effetto della resistenza di molti e del Summorum, di sostituirsi al Rito antiquior.
Non che questo debba essere immune da modifiche. Ma solo "in modo organico" e non arbitrario e dunque da parte di una "sapienza credente" e non di liturgisti improvvisati. Ed è su questo che noi, da semplici fedeli, non possiamo che vigilare dicendo la nostra...
Sign. mic, ha detto bene: testimoniare la fede. Ma la testimonianza di fede è una cosa, invece il voler discutere e affrontare problemi "tecnici" (mi si passi l'espressione) è un'altra. Nel secondo caso occorre competenza e un titolo di studio. Io non posso scrivere articoli di economia o di chirurgia cardiovascolare senza aver conseguito una specializzazione in queste discipline. Idem per la liturgia. Altrimenti, vado ad aumentare il numero dei dilettanti allo sbaraglio di cui è pieno il web. Don Augè ha invece titoli, competenza, anni di insegnamento e una bibliografia di tutto rispetto.
RispondiEliminaIl termine "pastorale" viene inflazionato ogni qualvolta viene usato per sminuire il Concilio, come viene fatto sistematicamente nel suo blog. Ad maiora.
Questo è realisticamente inevitabile. Chi lo nega?
RispondiEliminaVedere il "bi-ritualismo" come la peste bubbonica è di fatto negare la possibilità stessa di questa convivenza. Esattamente come fa Augè, che considera i due riti come "fonte di lite".
E' chiaro che il bi-ritualismo PUO' portare alla lite e alla divisione! Lo abbiamo visto tra i FFI! Ma la domanda è PERCHE'? Perché c'è stato il commissariamento dei FFI? Per caso perché i due Riti hanno "litigato"? O ha "litigato" chi sapeva benissimo che il bi-ritualismo avrebbe portato DI FATTO alla univocità del VOM?
Chi ostacola il bi-ritualismo, dalla parte di chi "ha autorità", lo fa perché SA che il bi-ritualismo arriva DI FATTO ad una "pacifica" sostituzione col VOM!
Litigano i "riti"? O litiga chi NON VUOLE il VOM? Sarà una fatalità o una coincidenza che chi OSTACOLA o RIFIUTA i due Riti in "pacifica convivenza" ostacola e rifiuta (parlo delle "istituzioni" ecclesiali) la Tradizione (oppure è "arroccato"..i due opposti).
E' chiaro che i Riti non sono uguali..e nemmeno due "forme" di un unico Rito. Ma proprio per questo DEVONO convivere, per un "momento". Altrimenti l'uno, il VOM, non potrà fecondare.
I frutti del bi-ritualismo, in termini di ritorno alla Tradizione, sono EVIDENTI. Due sono proprio I FFI, che proprio per questo (perché il bi-ritualismo stava portando alle ovvie conseguenze: ovvero discutere la "riforma" e il conciliarismo!) sono stati commissariati; e i MONACI DI NORCIA.
Questo bi-ritualismo non ha AFFATTO "corrotto" la Tradizione! MA HA OTTENUTO IL CONTRARIO! Basta iscriversi alla Newsletter dei Monaci di NOrcia, ad esempio, per leggere e/o vedere/ascoltare di che cosa sto parlando!
Più ci divideremo SUL NULLA, più saremo dispersi.
Sign. mic, ha detto bene: testimoniare la fede. Ma la testimonianza di fede è una cosa, invece il voler discutere e affrontare problemi "tecnici" (mi si passi l'espressione) è un'altra.
RispondiEliminaNelle questioni di fede non si scinde tecnica e testimonianza. E la nostra testimonianza non è superficiale o sentimentale, ma implica una conoscenza più profonda e un'esperienza più piena di quanto lei non sembri riconoscere.
Nel secondo caso occorre competenza e un titolo di studio. Io non posso scrivere articoli di economia o di chirurgia cardiovascolare senza aver conseguito una specializzazione in queste discipline. Idem per la liturgia. Altrimenti, vado ad aumentare il numero dei dilettanti allo sbaraglio di cui è pieno il web.
Don Augè ha invece titoli, competenza, anni di insegnamento e una bibliografia di tutto rispetto.
Il termine "pastorale" viene inflazionato ogni qualvolta viene usato per sminuire il Concilio, come viene fatto sistematicamente nel suo blog. Ad maiora.
Questo è un blog, non è né un'Accademia né un Trattato di Liturgia.
Ovvio che sia necessario parlare non approssimativamente ma con cognizione di causa e non è detto che chi parla non abbia titoli. Solo che non li esibisce. E, per chi non è digiuno di questioni di fede, forse è sufficiente il contenuto e non chi lo esprime.
Quanto a p. Augé, nessuno discute la sua competenza, ma l'ha sviluppata in un contesto esclusivamente modernista che, come lei ha ben potuto vedere, esprime visuali contrapposte a quelle tradizionali.
Il discorso dei "dilettanti allo sbaraglio", se permette, non ci riguarda. Tanto più che un blog è soprattutto una palestra di condivisione e di approfondimento, non un'Agorà competitiva, né tanto meno vuole esserlo con Augé e compagnia...
Le sue frecciate non ci raggiungono, perché non abbiamo velleità di nessun genere.
Il nostro esserci, mi pare più da sentinelle che da specialisti togati o da 'tecnici' che, mi perdoni, è un discorso assurdo, perché le realtà di fede non sono né tecniche né fredde, ma realtà vitali, che coinvolgono l'intelletto, fanno vibrare il cuore e muovono la volontà.
E la "sapienza" ha sapore e spessore, non è solo pragmatica anche se la vera sapienza sviluppa la concretezza, ma sempre passando dall'intelletto, perché l'uomo è dotato di Ragione e la Fede procede insieme alla Ragione per poter fecondare l'esperienza.
Sign. mic, non voglio offendere nessuno. Sono d'accordo che la testimonianza di fede non è solo emozionale, altrimenti si cadrebbe nel fideismo. Come ha detto lei, fides et ratio, ecc. Ma la competenza di cui parlo io è altra cosa. Inoltre, don Augè è un liturgista serio e che rispecchia il pensiero del mondo accademico e non mi sembra che dispezzi la Tradizione, anzi (sempre che non si infalzioni anche questo termine). Bisogna evitare di dare del "modernista" a chi non la pensa come questo blog. Ad maiora
RispondiEliminaLitigano i "riti"? O litiga chi NON VUOLE il VOM? Sarà una fatalità o una coincidenza che chi OSTACOLA o RIFIUTA i due Riti in "pacifica convivenza" ostacola e rifiuta (parlo delle "istituzioni" ecclesiali) la Tradizione (oppure è "arroccato"..i due opposti).
RispondiEliminaCaro Stefano dire che "litigano i riti" significa riconoscere (ed era ora!) che esprimono teologie ed ecclesiologie diverse.
Partire da qui già significa capire che il NO non discende organicamente dal VO o è una sua diversa espressione, ma è qualcosa di completamente diverso.
Da fedeli possiamo ragionare nei termini di "compromessi" che stiamo esprimendo. Ma, se io avessi una responsabilità più alta, non potrei non pormi il problema che perpetuando una lex orandi diversa, lascio che questa continui a veicolare anche una diversa lex credendi...
Si tratta di trovare una VERA soluzione che contemperi questo rischio. Secondo me, a pensarci bene, il vero problema non è neppure lo iato generazionale che si vorrebbe colmare con gradualità come se i fedeli fossero tutti dei minus habentes, ma la mancanza di autentica sana dottrina che faccia appello all'intelletto e non al sentimento, all'autentico crstocentrismo (a partire dal Signore non si sbaglia mai) piuttosto che all'antropocentrismo: le esigenze dell'uomo, capire tutto e subito, partecipare come "fare" (anziché "lasciarsi fare" dal Signore, ovviamente collaborando con la grazia) e via dicendo...
Sig. Anonimo 17:36,
RispondiEliminase vuol continuare ad intervenire la smetta di fare sermoni e ci dica cose più serie, per favore.
Dimostri le sue affermazioni, invece che lanciarle come dei massi erratici e senza costrutto.
Il fatto che d. Augé è un liturgista serio non delegittima certo le nostre posizioni. Ci sono liturgisti altrettanto seri che la pensano come noi.
Al di la' delle nostre discussioni il biritualismo - allo stato attuale- e' nei fatti una necessita'. Mettiamoci dal lato dei fedeli che si riconoscono nel VO ma che nella loro citta' e nei dintorni non hanno alcuna possibilita' di trovare la Messa di sempre: che cosa dovrebbero fare? O rinunciano ad andare in Chiesa o sono costretti a partecipare ad una Messa NO con tutte le difficolta' che (lo sappiamo bene) cio' comporta per la nostra coscienza. E' un po' lo stesso discorso che si faceva qualche settimana orsono quando ci si chiedeva chi si sarebbe preso cura di quei fedeli rimasti orfani della Messa di Sempre dopo il commissariamento dei FI. Purtroppo questa e' la realta' con la quale dobbiamo convivere.
RispondiEliminaE' chiaro Mic. Quello che dici è vero.
RispondiEliminaMa il discorso delle "due forme dello stesso rito", pur non essendo reale, è un "artificio" NECESSARIO che, per far sì che il VOM fecondi, deve essere usato.
E' l'unico artificio che serve per "superare" il NO IDEOLOGICO che blocca la PASTORALE TRADIZIONALE.
Non è vero, non sonno "uguali" e non sono "due forme dello stesso rito". Ma affermarlo, ed affermarlo dal trono più alto, dà al VOM il "diritto di pastorale".
Non so se sono riuscito a spiegarmi bene, ma è l'essenza del motivo per cui Augè VUOLE che sia rimarcato il "litigio" /differenza dei riti. Così la "pastorale" sarà "salvata" dal "contagio"...dal suo punto di vista.
Stefano 78, sono completamente d'accordo con te. Solo il biritualismo porterà i fedeli delle parrocchie a conoscere il VO e a preferirlo. Scelte radicali di contrapposizione non faranno altro che isolare ancor di più la tradizione e a nutrire pregiudizi. Penso ai parroci che hanno scelto in modo esclusivo il VO, ammirandone pure il coraggio, mi chiedo quante persone ostili o scettiche verso il VO hanno avvicinato in questo modo? La convivenza delle due forme, invece, favorisce l'avvicinamento e l'arricchimento reciproco senza pregiudizi e tensioni nel rispetto della fede altrui.
RispondiEliminaNon so se sono riuscito a spiegarmi bene, ma è l'essenza del motivo per cui Augè VUOLE che sia rimarcato il "litigio" /differenza dei riti. Così la "pastorale" sarà "salvata" dal "contagio"...dal suo punto di vista.
RispondiEliminaNon l'avevo vista sotto questo aspetto.
Smussare gli spigoli, invece, è funzionale al risultato voluto...
Alzo le mani per totale impotenza!
RispondiEliminaE' da questa che parto ed è questa che il Signore soccorrerà.
C'è un punto fermo, riguardante i riti, che credo sia giusto rammentare: i riti liturgici ci devono confermare nella fede senza creare in noi (sia che siamo semplici fedeli o teologi)dubbi o false idee. Se ciò accade allora il rito che distoglie dalla vera fede non solo può, ma dovrebbe essere messo in discussione.
RispondiEliminaCiò detto, pur rimanendo all'interno dell'ortodossia, anche nei secoli scorsi la Chiesa cattolica conosceva più riti e tutti al di là delle loro differenze confermavano il fedele nella fede.
Il "peccato originale" del NO invece é proprio quello di essere stato concepito per poter essere accolto e accettato anche dai protestanti e da altri credenti. Quindi logica vuole che o tace su alcuni punti della fede cattolica non condivisi dai protestanti oppure li presenta in modo ambiguo così da poter essere interpretati anche in modo non cattolico.
Per questo il biritualismo può essere pericoloso, tanto più che dal lato pratico dire biritualismo é diventato un eufemismo. Oggigiorno quasi ogni sacerdote ha il "suo" rito e per di più molto flessibile nel tempo.
Si può ancora trovare nel NO la stabilità necessaria a maturare e crescere nella fede? Non so, certo é, diciamocelo chiaramente, che al di là della creatività ciò che traspare é che non tutti i preti hanno ancora la stessa fede! E quindi cosa devono fare i fedeli? Chi si prende a cuore la salvezza della loro anima? La Chiesa col NO e con tutte le sue possibili interpretazioni non trasmette più in modo uniforme la stessa fede in tutte le chiese cattoliche. È questo il punto. È qui la rottura, la discontinuità principale.
Da giovane, pur cresciuto col NO, ho potuto ancora avvalermi di sacerdoti formatisi con la dottrina tradizionale e quindi si riuscivano ancora ad interpretare certe ambiguità liturgiche nel giusto senso. Ora che le giovani leve di sacerdoti sono alla guida delle diocesi e delle parrocchie, il rito può ed é spesso inteso in modo non conforme alla vera dottrina.
E intanto il tempo passa, ogni tanto mi capita ancora di assistere a Messe NO, ma ahimè tutto continua a cambiare e chissà fino a quando l'unico riferimento fisso ancora rimasto nella mia chiesetta, il banco con l'inginocchiatoio, sarà ancora lì?
Stefano, che saluto, ci aveva già esposto la sua "visione" qui:
RispondiEliminahttp://chiesaepostconcilio.blogspot.ch/2013/08/resistere-e-questione-di-sopravvivenza.html
Ci diceva:
"la tradizionalizzazione" del Nom, lo renderebbe di fatto "sostituito" dal Vom."
e
"Si dirà che l'Ordo Tradizionale non deve essere "contaminato". Giusto. Quello che deve essere "contaminato" è l'Ordo MODERNO! SOLO COSI', e c'è veramente poco da fare, la Tradizione potrà ri-diffondersi ed avere anche una salda Pastorale nelle Parrocchie!"
E quel giorno come oggi non posso che ripetere:
e poi una volta il NO "contaminato" dal VO, che fine farà il VO? Lo si sopprimerà?
Resterà un solo rito in una sola forma, la forma moderna con uno restyling versione tradi?
Insomma il VO usato e sfruttato per curare il malato NO?
E una volta la diagnosi fatta, la cura imposta, la guarigione avvenuta, adios VO?
Ammesso che sia una buona cosa, che cosa può farci credere che quella contagione potrebbe concretizzarsi? Se si tolgono gli occhiali tendenza rosa dove si vede una volontà in chi ha il potere in mano di andare in quella direzione?
La si vede forse nel Papa?
La si è vista a Copacabana?
Forse che vediamo dei segni che ci mostrerebbero un`intenzione di purificare, correggere e anche sanzionare i ribelli?
O vediamo tutto il contrario?
Olé, allegria, adelante, vamos amigos, allegria!
Cantiamo, danziamo, baciamoci e sbracciamoci, allegria!
Che poi debba esserci una solidarietà e una ricerca di unione e armonia transversale fra i difensori e promotori della Santa Messa di sempre, è più che auspicabile, è necessario, come è importante che la difesa della Tradizione e della retta Dottrina, e del Magistero che non può mutare perchè non può mutare l`insegnamento di Cristo, non si accompagni con derive che porgono il fianco ai nemici, quelli dichiarati e quelli più temibili perchè subdoli, ma non vedere una rottura fra il prima e il dopo CVII sta diventando sempre più difficile, a meno di bendarsi gli occhi, turarsi le orecchie e essere un ardente praticante del metodo Coué.
Anonimo delle 17,36, Le ha gia' risposto Mic.alle 18.29, comunque io ci voglio mettere il mio carico da 11; visto che come dice non e' un tecnico ne di economia ne di medicina, da quello che sento non e' tecnico neanche di liturgia e sembra che non sia mai stato a contatto con chi di vera liturgia ne sa' ed anche molto.
RispondiEliminaIo ho vissuto a contatto con decine se non centinaia di preti sia ordinati negli anni 30 e 40 sia ordinati dal 1970 in poi e con decine di Vescovi. Pertanto ho intavolato con loro centinaia di discussioni sia sulla riforma liturgica di Bugnini che ho comprato e l'ho studiata rigo per rigo e che ribattevo in faccia a chi pensava di saperne molto piu' di me, e quando ponevo domande imbarazzanti a questi preti o vescovi, guarda caso non avevano mai una risposta convincente da darmi oppure si defilavano ipocritamente.
Dunque prima di continuare, sarebbe bene che Ella compri presso la S.Paolo o la libreria ed. vaticana, testi come la riforma liturgica - Iota Unum - Stat Veritas ecc. insomma si prepari un po', perche i medici oppure gli economisti prima di parlare si laureano.
Volevo precisare che mi sono confrontato con decine di veri liturgisti con alla mano la S.C. e con la Riforma Liturgica di Bugnini.
RispondiEliminaNon credo di essere proprio l'ultimo arrivato.
Diro' di piu', un vescovo al quale ho chiesto quando fa' riportare in auge il presbiterio di una antica collegiata di secunda sedis del 1400, che ha permesso di rovinarla per falo moderno togliendo l'altare monumentale, le balaustre ed altro, e gli ho chiesto, quando celebrera' almeno una volta il rito romano o la Messa Apostolica che dir si voglia, mi ha risposto che bisogna adattarsi ai tempi attuali, e quel presbiterio era adatto per il medioevo.
Non ho risposto per educazione.
Voglio ancora precisa che ho una biblioteca di decine e decine di testi dal Concilo V.II in poi - di Mons. Gherardini, di De Mattei della C.Siccardi e non posso citarli tutti. Per capirci ho speso tutto quello che potevo per essere al passo coi tempi moderni e antichi della Chiesa.
Prima di parlare, bisogna essere aggiornati e per aggiornarsi costa e bisogna studiare e sacrificarsi.
E sopratutto bisognerebbe andare spesso dove si celebra la S. Messa Gregoriana/Tridentina, che io spesso alla mia veneranda eta' vado a servire all'altare da accolito fino a cerimoniere.
Qualcosa avro' capito dopo 70 anni?
mah... che i ciechi-sordo-muti che non vogliono proprio vedere immaginino di mettere le due messe davanti a Lutero e S.Tommaso d'Aquino (o Padre Pio o ...).
RispondiEliminaLoro non avrebbero dubbi: ne sceglierebbero una sola perché non solo sono diversissime ma sono anche per tanti aspetti fondamentali, radicalmente opposte l'una all'altra.
Una é il baluardo contro tutte le eresie l'atra il vettore potenziale di tutte le eresie!
Infatti poi, in pratica, una ha sotenuto al Santa Chiesa per 19 secoli, l'altra l'ha piombata in una crisi profondissima in meno di 15 anni !!
Lutero non sceglierebbe mai il VOM perché sa bene che una é la medicina, l'altra la malattia...
S.E Mons.Lefebvre, che aveva capito il disastro teologico cha si compie volendo accostare (per qualsivoglia ragione) le due messe, chiamava il NOM pubblicamente ... la messa di Lutero!.
RispondiEliminaI don Gianluigi, Stefano78... sono fuori bersaglio di 100km quando dicono :
"Solo il biritualismo porterà i fedeli delle parrocchie a conoscere il VO e a preferirlo. Scelte radicali nutrono i pregiudizi ... La convivenza delle due forme, invece, favorisce l'avvicinamento e l'arricchimento reciproco nel rispetto della fede altrui.
Chi parla cosi é già conciliarizzato (che se ne renda conto o no)
1) Solo il biritualismo porterà i fedeli a conoscere il VO??? ma se non c'é stato biritualismo per 1962 ani e tutti lo conoscevano il VO!
Stai a vedere che adesso diventa indispensabile passare per il rito bastardo per accedere a quello puro!
2) l'arricchimento reciproco NON ESISTE! Il VOM ha ricchezza da vendere, il NOM ha lacune da vendere...
3) nel rispetto della fede altrui???? ma non dovrebbe essere la stessa fede? Questo é un sontuoso lapsus freudiano: infatti le due messe esprimono due fedi opposte!
I vostri metodi Andreottiani da politicanti da strapazzo fanno tanto tanto male alla Chiesa!
Prendere esempio da Mons.Lefebvre e abbiate il coraggio di chiamarla per quello che é : la messa di Lutero!
Alla S.Messa domenicale della SS.Trinita' dei pellegrini c'erano molti fedeli , ognuno con il proprio messale tra cui io con il messale del 1962 , e molti giovani italiani e soprattutto stranieri ! Ricevere la Santa Eucarestia in ginocchio mi ha emozionato come alla mia prima Comunione !
RispondiEliminase mischi acqua pulita con acqua sporca, sempre acqua sporca ottieni.
RispondiEliminaNotare poi la perla di don gianluigi quando ci dice senza ritegno che egli ammira il coraggio dei parroci che hanno scelto in modo esclusivo il VO
RispondiEliminama propina ai suoi fedeli
solo biritualismo (perche questo) porterà i fedeli delle parrocchie a conoscere il VO e a preferirlo.
Come si vede che questo don gianluigi é figlio di Ratzinger!!!!!!!!!!!!
La stessa identica logica anti-sisinono: lodare (in teoria) il bianco mentre si esige (in pratica) il nero! E' il leitmotif di 50 anni di politica del card/papa Ratzinger (che é come l'andreaottiana: in teoria sono cattolico ma la pratica esige che io introduca la legge aborto...)
don, invece di chiedersi mi chiedo quante persone ostili o scettiche verso il VO hanno avvicinato in questo modo? (i parroci alla Vocogno)
si chieda piuttosto quanti fedeli ha attirato la SPX bannendo categoricamente da seminari e cappelle la messa di Lutero.
Hpoirot,
RispondiEliminada quanto scritto penso ti accorgi che io preferisco il VO.
Anche al biritualismo.
Andiamoci però piano con le parole e con le sentenze categoriche. Anzitutto perché la carità non deve mai mancare: divisioni ce ne sono già troppe. E poi personalmente ritengo che il biritualismo, come prassi intermedia, si possa accettare accettare, purché si sappia che é solo destinato a traghettare delle anime sconvolte da anni di modernismo verso la sana dottrina. Deve essere un cammino, non una sosta e quindi limitato nel tempo e alle singole comunità parrocchiali che decidono di intraprendere tale cammino col loro parroco.
Perché solo i modernisti devono sapere e poter usare della prassi nella liturgia?
Io, caro Hercule, non posso e non voglio usare i tuoi termini per qualificare il NO, l`ho sovente detto e so di ripetermi, posso dire e dico che la Messa riformata non è buona per me, che un messale che permette gli abusi che sono sotto gli occhi di tutti (anche se c`è da chiedersi quanti siano i fedeli consapevoli, i sacerdoti che stravolgono la Liturgia,loro, sanno di farlo), qualche problema deve averlo e anche grosso, di forma e di sostanza.
RispondiEliminaIo li chiamo problemi, ma in realtà forse dovrei dire che sono problemi per me e che molto più verosimilmente quelle frasi non potevano che essere volutamente ambigue, volute così da chi ha redatto il Messale, sto parlando del Messale del 1970 , ma non dimentico quello del 1969 con il terrible paragrafo 7, paragrafo corretto dopo l`intervento dei cardinali Bacci e Ottaviani, anche con quella correzione tutto il Messale porta lo spirito di chi ha redatto il paragrafo 7 nella sua prima versione.
Ma talvolta, e sempre più spesso, mi domando che cosa avrei fatto se la Sacrosanctum Concilium fosse stata fedelmente interpretata e applicata, e non tradita trasformandola in un documento che rivoluzionava la Liturgia della Chiesa, imponendo dall`alto una Liturgia nuova e gettando con disprezzo alla pattumiera quella che aveva fino ad allora nutrito la mia Fede.
Mi domando come avrei reagito se invece di quella rivoluzione violenta che distruggeva con disprezzo quel che fino al giorno prima era sacro, buono e giusto, fossero state introdotte solo modifiche fatte in continuità con il Rito che mi aveva accompagnata fino ad allora.
Non avrò risposta a quella mia domanda, perchè purtroppo ho visto solo distruzione, violenza, ostracismo, rifiuto di dialogo, "è così e basta, se le va bene tanto meglio se no quella è la porta".
Ho preso la porta.
La convivenza delle due forme, invece, favorisce l'avvicinamento e l'arricchimento reciproco senza pregiudizi e tensioni nel rispetto della fede altrui.
RispondiEliminaE già, così doveva essere, ma è ormai solo un bel sogno purtroppo. Perché c’è quella premessa insuperabile per la quale non si tratta di due forme ma di due riti incompatibili di fatto; Poirot dice ‘ una è medicina, l’altra è malattia’ ed è quello che pensate tutti: il NO è la Messa di Lutero. E’ insuperabile quella premessa anche per la parte a mio giudizio più sana del mondo della Tradizione rappresentata da questo blog, persino per Stefano. Io ho creduto nel progetto di riconciliazione di Benedetto, non ho mai pensato, e tuttora stento a crederlo, che l’equiparazione delle due forme nel SP fosse solo un ‘artificio’ per consentire l’osmosi. Ho creduto nella possibilità di una reciproca, sì reciproca, fecondazione. Ho creduto che la ‘mia’ Messa potesse attingere, sull’esempio di Benedetto, alla austera bellezza del VO e guarire le sue ferite e ricomporsi nella dignità che le appartiene. Ricordi, Mic, quando ti raccontai della mia prima Messa Antica, quando ti dicevo che è lo stesso Sacrificio che viene celebrato, è la stessa fede, quando ti parlavo della pace possibile? Ma era ed è solo un bel sogno, quel tempo è finito. Come spesso si ripete, le maschere son cadute un po’ ovunque, e gli ‘artifici’ giuridici non bastano più a colmare le distanze e a silenziare le virulenze. Siamo separati in casa, questa è la realtà, a mio parere. Il biritualismo, che mette solo tra parentesi quella premessa, non risolve e non guarisce, anzi sottolinea la distanza che ci separa. Siamo separati in casa e posso sperare solo in una pacifica convivenza, finchè Dio vorrà. Vi seguo, vi leggo, rispetto il vostro amore per la Messa Antica, scrigno prezioso, vorrei lo stesso rispetto per quelli come me che pur poveramente combattono la stessa, paradossalmente la stessa, buona battaglia. Vorrei lo stesso rispetto, ma non me lo aspetto in realtà e temo sarebbe anch'esso un artificio inutile.
Si naviga a vista, a lume di coscienza, con l’aiuto dei santi che ci hanno preceduto. Ma verrà l’alba perché il Signore è fedele ed è a Lui che appartiene il futuro della Chiesa.
Solo il biritualismo porterà i fedeli a conoscere il VO??? ma se non c'é stato biritualismo per 1962 ani e tutti lo conoscevano il VO!
RispondiEliminaTu, e voi "arroccati", non vi rendete conto che il Rito di Sempre, e la Tradizione in genere, sono passati sotto un buldozzer di 50 anni di modernismo pratico!
Se di questo non vi importa, è un problema vostro! Perché i fedeli tutti non dovrebbero poter "tornare a casa"? Ci devono restare solo quelli che hanno avuto la grazia di non essere mai "portati via"?
Che bella filosofia!
Che cosa c'entrano poi i sacerdoti di Vocogno? Fino al 2007 celebravano NO e non mi pare che abbiano fatto abiura del loro passato. E' stato anche per loro un percorso, che non si può negare agli altri. Fermo che tutti concordiamo su cosa sia pienamente cattolico e cosa no.
RispondiEliminaPerché i fedeli tutti non dovrebbero poter "tornare a casa"? Ci devono restare solo quelli che hanno avuto la grazia di non essere mai "portati via"?
RispondiEliminaCaro Stefano le tue preoccupanti domande sono drammaticamente importanti.
Vorrei però dirti che se molti non sono mai stati portati via, tutti abbiamo avuto a che fare con il modernismo ed alcuni, per grazia di Dio anche io tra quelli, ha potuto tornare a casa.
Però non illudiamoci, sono pochi i fedeli che riescono a rincasare nella situazione attuale, anzitutto perché non lo vogliono! Il modernismo é penetrato profondamente nelle coscienze di tanti credenti e anche di tanti ... tradizionalisti! Non sarà facile estirparlo senza un misericordioso intervento divino.
Tuttavia ci sarebbero ancora buone anime pronte a tornare sui loro passi se solo trovassero pastori decisi a fare altrettanto, perché é partendo dai pastori che la crisi può e deve essere superata.
Per questo uno dei pochi baluardi rimasti legati alla Tradizione, la FSSPX, non é una associazione di fedeli ma una fraternità sacerdotale!
Ed é per questo che i sacerdoti dovrebbero avere davanti agli occhi, biritualismo transitorio a parte, la meta della Messa di sempre come culmine della Tradizione e della dottrina veramente cattolica.
Almeno l'obiettivo dovrebbe essere chiaro, sul modo di raggiungerlo si può poi disquisire.
Vi seguo, vi leggo, rispetto il vostro amore per la Messa Antica, scrigno prezioso, vorrei lo stesso rispetto per quelli come me che pur poveramente combattono la stessa, paradossalmente la stessa, buona battaglia. Vorrei lo stesso rispetto, ma non me lo aspetto in realtà e temo sarebbe anch'esso un artificio inutile.
RispondiEliminaCara Giovanna,
sai bene che apprezzo ogni tua virgola perché esprime un fede retta e sentire che è anche il mio, nonostante il percorso fatto fin qui mi porti a 'distinguo' che ho cercato di ricomporre senza riuscirci, proprio nell'intento di guarire le ferite e ricomporre la dignità del rito, ma soprattutto della condivisione.
Anch'io ieri sono rimasta colpita dell'affermazione di Stefano che mette in luce un "artificio" - che non è l'unico posto in essere con sottile abilità da Ratzinger/Benedetto - che, se può risolvere il problema sul piano umano, resta sempre un espediente e forse proprio per questo sembra non esser riuscito nell'intento.
Ma il Santo Sacrificio ha in sé la vis che tutto può. E dunque confidiamo nel Signore e andiamo avanti, in unione di fede e di preghiera, ché sarà Lui a guarire ogni ferita e a comporre ogni divisione.
E’ insuperabile quella premessa anche per la parte a mio giudizio più sana del mondo della Tradizione rappresentata da questo blog, persino per Stefano
RispondiEliminaCarissima Giovanna.
Sai benissimo quale sia la "mia posizione".. e che credo il "radicalismo", di ogni "matrice", una iattura per la "costruzione" di una VERA Pace. La quale Pace DEVE essere fondata sulla VERITA'. Che ci può piacere o meno. Ma sempre VERITA' deve essere.
E' innegabile, e ti consiglio di leggere il "Breve esame Critico" dei Cardinali Bacci e Ottaviani, i quali non sono stati "scomunicati" per questo, che i due Riti, quello di Sempre e quello "moderno", siano diversi. In alcuni tratti anche profondamente (ciò è stato affermato anche da Benedetto).
Ma è altrettanto innegabile che il NOM, lo ripeto, sia un Rito Valido. Per quanto criticabile e per quanto sia una innegabile "diminutio" della Messa Cattolica e della Teologia che la fonda (questo è stato affermato anche da Benedetto ).
E' innegabile che il Vaticano II abbia in sé delle discontinuità evidenti almeno in 3 principi della Dottrina Cattolica Tradizionale (questo è quello che anche Papa Benedetto ha affermato solennemente). Ma è altrettanto innegabile che è un Concilio Valido e a cui si deve ossequio. Il che non significa che implichi assenso di Fede! Quindi significa che sia necessario un CHIARIMENTO DEFINITIVO è l'attuazione reale della famosa ermeneutica della continuità.
Attualmente la Suprema Autorità della Chiesa, e la Gerarchia in genere, ha deciso di DESISTERE dall'esercizio del suo Potere! La Gerarchia ha "smesso" di essere quello che deve essere, e da 50 anni sta quasi ovunque "dominando"!
Se la Gerarchia riprendesse ad esercitare il suo Potere, i problemi sarebbero risolti!
E, attualmente, lo strumento del SP può "puntellare" (ma con INTELLIGENZA) le autorità.
Sono convinto che l'unico modo per SERVIRE la Chiesa sia quello di soffrire per lei e a causa di lei!
Ma per farlo c'è bisogno di un aiuto che viene dall'alto. Il Signore, che vede i cuori, non mancherà di darlo a chi lo chiederà..
...sono altrettanto convinto che non tutti i pontificati siano stati uguali. Che ci siano stati dei FATTI, durante gli stessi, che non possono essere ignorati o messi tra parentesi, che hanno determinato scelte e prese di posizione dei Pontefici.
RispondiEliminaSono convinto che Ratzinger sia stato modernista, anche se moderato, ma che da cardinale e da PAPA non lo sia stato, almeno non nel senso comune del termine! Che nella sua vita ci sia stato un processo di revisione, anche se come "dottore privato" ancora alcuni elementi filosofici modernistici sono rimasti. Ma di molto "modificati".
L' "ermeneutica della continuità" credo sia l'unico mezzo positivo per far ri-diffondere e ri-tornare la Tradizione Cattolica.
Non credo affatto sia un mezzo per abbattere del tutto la stessa, poiché Benedetto ha stabilito la Tradizione come BASE per interpretare le novità (che devono risultare "organicamente" scaturite da essa) e NON che i due fattori, "Tradizione e novità", siano come elementi paritetici o peggio la prima subordinata alla seconda(posizione di Muller).
E' chiaro che questi sono "artifici". Nel senso che sono mezzi per evitare TRAUMI ulteriori all'orbe cattolico. Sono mezzi per NON fare drasticamente quello che si dovrebbe: abolire 50 anni di modernismo con un colpo di spugna.
Benedetto, in questo, è stato lasciato solo da TUTTI. Compresi i tradizionalisti. Anzi, per primi loro. I "partiti" nella Chiesa non vogliono che le cose si "aggiustino", ma una "vittoria" dell'uno sull'altro. Questo è ciò che sta permettendo l'aggravamento della situazione, sta dando il destro per questo aggravamento. Come lo stava dando anche prima. ma oggi il Pontefice è cambiato. E la sua "Linea Pastorale" è assolutamente ...drammatica...
In questo momento c'è bisogno davvero di una Grazia particolare, ma non si riceverà se non saremo capaci di soffrire e donarci...
Caro Poirot, mi spiace che tu sia così prevenuto nei miei confronti. Io nutro sinceramente ammirazione per mons. Lefevbre e ringrazio il Signore del suo coraggio che l'ha fatto resistere al neomodernismo. Tuttavia c'è una differenza. 50 anni fa era chiaro a tutti lo strappo liturgico attuato dopo il Concilio e avrebbero dovuto essere in tanti a seguire l'esempio di Monsignore, dopo tanti anni le cose son diverse. La maggior parte dei nostri parrocchiani non conosce la tradizione e diversi sono prevenuti. Io ho provato il biritualismo e persone insospettabile che non hanno mai visto il VO si sono avvicinati, non solo ma anche alcuni confratelli si sono interessati e hanno espresso il desiderio di sperimentare e qualcuno mi ha invitato a celebrare nella sua chiesa. Allora, mi chiedo, è meglio contrapporsi frontalmente come hanno fatto alcuni che, ti ripeto, ammiro per il coraggio, ma disapprovo nel metodo pastorale o cercare un modo praticabile per far conoscere la ricchezza di Grazia del VO? Tutto qui. Non voglio giudicare né te, né i Preti Novaresi, porto solo la mia esperienza e le mie convinzioni. Ma per favore salviamo almeno la carità.
RispondiEliminaa Stefano 78.
RispondiEliminaSull'ermeneutica della continuità non sarei così sicuro. Che ci siano elementi di continuità è innegabile, ma il problema si pone sui punti controversi, lì la continuità non si vede, anzi. La stessa Sacrosanctum Concilium pur riprendendo alcuni concetti della Mediator Dei, che la inseriscono chiaramente nella Tradizione Liturgica più autentica, aggiunge tante e tali eccezioni da indurre il dubbio che ci sia un'altra concezione di culto nascosta nel testo. Tant'è che la Riforma di Bugnini (vedi il suo voluminoso testo) ha trovato per ogni innovazione una giustificazione nel Concilio. Le due forme liturgiche, poi forniscono una prova a sfavore di questa ipotesi.
Ho dato un colpo d`occhio al blog di P. Augé che risponde a don Morselli, il suo post e certi commenti dicono in modo "criant" quanto siano inconciliabili le posizioni di chi pretende che il NO ha rispettato la Costituzione conciliare e non ammette nessun errore o abuso interpretativo, e chi quegli abusi li vede.
RispondiEliminaE sorvolo sui soliti beceri insulti contro i cattolici tradizionali.
Far dire alla Sacrosanctum Concilium quel che non ha detto, dare perfino la priorità a quel che è stato detto in una Commissione, e permesso anche se non voluto dalla Costituzione, mostra che siamo lontanissimni da un `eventuale riforma della riforma e ancor più lontani da un "contagio" del NO con il VO.
Basta leggere il libro di Bugnini, con pazienza e attenzione, e anche una certa sofferenza, per vedere come il Consilium si è allontanato dalla Sacrosanctum Concilium e come quelle interpretazioni allargate, in certi casi vere e proprie novità non previste nemmeno di striscio, sono state giustificate.
Padre Augé scrive:
"i due criteri per la riforma liturgica sono l’aggiornamento e la sensibilità ecumenica"
Sensibilità ecumenica?
Senza dubbio per favorire quella sensibilità erano presenti pastori protestanti come consultori, che ci facessero dei protestanti per studiare e realizzare la riforma della liturgia cattolica, diventa "comprensible" in quell`ottica ecumenica, del resto non lo aveva detto Bugnini nell`OR?
Dovevano essere tolte dalla preghiera cattolica , dalla sua liturgia, le pietre d`inciampo alla comunione con i protestanti, fratelli separati...
La comunione non è ancora realizzata, ma a forza di togliere e aggiungere, a forza di deformare le coscienze dei cattolici, quel che Bugnini non ha potuto fare, quel che i suoi allievi, malgrado la loro grande volontà e desiderio di ben fare, non son riusciti a fare, se nessuno interviene, prima o poi altri riusciranno a farlo.
e che la "la spina dorsale della riforma di Paolo VI è la partecipazione"
http://liturgia-opus-trinitatis.over-blog.it/article-risposta-a-don-alfredo-morselli-sulla-fedelta-al-concilio-della-riforma-di-paolo-vi-119867799-comments.html#anchorComment
C'è una riflessione di Radaelli sulla Lumen fidei, ampia e terribile, che conferma e rafforza tutte le vostre critiche sul NO e dintorni. Terribile. Non c'è scampo.
RispondiEliminahttp://www.enricomariaradaelli.it/aureadomus/aculeus/aculeus_critica_lumen_fidei.html
partecipazione..."la liberta' e' partecipazione" cantava Gaber. sessantottismo puro. Ci sono persone che, poverette, non si sentono realizzate nel loro, casa, lavoro, famiglia, e hanno bisogno di " partecipare" per realizzarsi. e allora comitati di quartiere, consigli dei genitori a scuola, consigli o comitati parrocchiali, partecipazione alla Messa...Altre persone, invece, stan benissimo, non da sole, ma in cas, in famiglia, sul lavoro. Non sono asociali, e si occupano di carita' e degli altri senza la smania di "partecipazione".
RispondiEliminaCi sono molti ambiti pubblici, socilia, per partecipare. Almeno in chiesa, alla Messa, si potrebbe NOn avere la partecipazione ?' e soprattutto se ci sono fedeli che preferiscono la Messa "tridentina" perche' non possono assistervi nelle loro chiese, invece di vagare e trovarsi u. luoghi angusti e semisegreti come gli apprtenenti ad una setta diabolica ?
Rosa
C'è una riflessione di Radaelli sulla Lumen fidei, ampia e terribile, che conferma e rafforza tutte le vostre critiche sul NO e dintorni. Terribile. Non c'è scampo.
RispondiEliminaLa conoscevo. Me l'aveva inviata in anteprima già da tempo. Avrei potuto fare uno scoop, ma non è questo che mi muove. E non mi sento di parlarne...
All'Anonimo delle 17.36 del 3 settembre:
RispondiEliminaSecondo lei chi non ha titoli di studio in ambito liturgico non può discutere di liturgia. Secondo lei ogni materia deve essere trattata solo da tecnici.
Mi permetta di farle notare che ha detto una grandissima idiozia. La storia smentisce il suo pensiero. Da che mondo è mondo i cambiamenti avvengono per volontà politica e non tecnica. La tecnica deve essere al servizio della politica per attuarne le idee. Ci sono le idee, le intuizioni, che spesso nascono da persone non specializzate, ed è proprio questa la loro forza, il fatto di non essere troppo dentro una materia, gli consente di avere una visione più ampia considerando altri aspetti, che un tecnico per la sua formazione limitata non può avere. Queste idee verranno poi applicate dai tecnici, declinate secondo le procedure.
Quindi la portinaia del mio palazzo che fruisce della liturgia cattolica da 40 anni ha tutto il diritto di esprimere le proprie idee in merito alla liturgia, ed il prof. Auge se vuole definirsi tale dovrebbe prestare attenzione anche alle considerazioni di questa povera donna.
E poi mi permetta di dirle che il disastro compiuto dai tecnici è sotto gli occhi di tutti. Il NO è il tipico esempio di riforma tecnica calata dall'alto e che escludendo la devozione e la pietà popolare ha finito per svuotare di senso la liturgia cattolica. Questo proprio perché si è agito secondo il suo ragionamento: tecnici che parlano e riformano tra loro avulsi dalla realtà.
Micus
Ringrazio micus per il suo commento, che condivido.
RispondiEliminaPenso che ogni cattolico ha le sue competenze che esercita nell`ambito del quotidiano della sua vita, una vita che è chiamato a santificare e dove è chiamato a testimoniare la sua fede.
Per far questo non necessita di nessun diploma superiore, che egli sia( metto tutto al maschile per facilità) professore universitario o netturbino, la sua fede è una realtà vissuta, realtà che può anche comportare dubbi, crisi, perplessità, traversate del deserto.
Là dove di trova, e poco importano le sue competenze, ha tutto il diritto e, al di là del diritto, la responsablità e anche il dovere di esprimersi, di condividere con altri cattolici, di testimoniare.
Anche se è vero che la formazione di base che ha ricevuto può, ahinoi, non avergli fornito le basi essenziali e gli strumenti necessari e che l` identità cattolica è di per sè un concetto che si sta perdendo, che si sta diluendo in modo impressionante, resta il fatto che è importante che i cattolici, chi si sente di farlo, chi desidera farlo, facciano sentire la loro voce, anche nella speranza che arrivino fino ai tecnici, agli specialisti, a chi di dovere.
Nel mio caso, è stato lo stato disastroso e disastrato della Liturgia che ho ritrovato al mio ritorno alla pratica della Fede, e più in generale la crisi della Fede e del sacerdozio, ad avermi spinto ad approfondire, a prendere e riprendere in mano i documenti conciliari e magisteriali, a studiarli, e siccome questa volta non volevo di nuovo allontanarmi, a sentire il bisogno di avere una guida in quello studio-riflessione.
La realtà che mi circondava non era sola una realtà diversa perchè i tempi e le società evolvono, quel che vedevo e ascoltavo nella Chiesa, quel che scoprivo come novità e nuove realtà ecclesiali mi facevano apparire sempre più evidente e paurosa la crisi della Chiesa, della Fede, non potevo che constatare la rottura con ciò che aveva forgiato la mia coscienza cattolica.
Vedere la sacra Liturgia, il cuore della mia Fede, devastata, ferita, oggetto di tutte quelle manipolazioni vergognose, frutto della superbia umana ( e per molti dell`ignoranza), mi fa male, non posso capire, continuo a non capire, o a rifiutare di far mie certe analisi, certo "ho" la "mia" Messa, al limite potrei "infischiarmene", ma posso forse dimenticare che il 99,99% dei cattolici "frequenta" la Messa riformata?
Se è sempre vero che LEX ORANDI, LEX CREDENDI, a quale fede portano quelle nuove liturgie?
La stessa Sacrosanctum Concilium pur riprendendo alcuni concetti della Mediator Dei, che la inseriscono chiaramente nella Tradizione Liturgica più autentica, aggiunge tante e tali eccezioni da indurre il dubbio che ci sia un'altra concezione di culto nascosta nel testo
RispondiEliminaSi Don Gianluigi. Infatti il problema delle discontinuità EVIDENTI, sta nel chiarirle definitivamente e laddove siano insanabili, modificare in senso chiaro.
UN SILLABO! Ci sarebbe bisogno di un SILLABO per il Vaticano II.