Ho trovato, su Riscossa Cristiana, questa recensione di Piero Vassallo al mio testo La Chiesa e la sua continuità. Ermeneutica e istanza dogmatica dopo il Vaticano II, ed Deui, 2012 [ vedi ] e la propongo anche qui.
Insidiosa novità surrettiziamente introdotta nella cultura cattolica dallo spirito del Concilio, l'oblio e/o la disistima del pensiero di San Tommaso d'Aquino attivano un sentimentalismo che rende i fedeli incapaci di ammettere il primato della Verità.
Nel pensiero cattolico, infatti, circola indisturbata e talora approvata la gioconda convinzione che il Concilio abbia elevato l'amore puro e spensante al di sopra dei princìpi conosciuti dalla ragione e definiti dai dogmi.
Se non che Romano Amerio ha confutato tale illusoria convinzione: « No, non c'è l'amore, perché sopra l'amore c'è un pensiero che afferma Sopra tutto c'è l'amore e che esclude con la sua affermazione che sopra tutto ci sia un sentimento impensato ».
Il primato del pensiero sul sentimento, lo sostiene un discepolo di Amerio, Enrico Maria Radaelli, è stabilito affinché « il moto più santo e deiforme, l'amore, non si muti in mera materialità incosciente: se non è pensato neanche l'amore può esistere ».
Nella Chiesa cattolica, società che ha radice e fondamento nella rivelazione del Logos increato, rammentare l'ovvia tesi sul primato del pensiero, sarebbe superfluo e quasi imbarazzante, se non fosse continua l'esternazione di opinioni sentimentali da parte di fedeli e sacerdoti emozionati e confusi, ultimamente inclini a festeggiare l'avvenuto transito della carità verso gli erranti nell'apprezzamento o addirittura nella gaudiosa condivisione dell'errore.
La sagace Maria Guarini al proposito afferma: « Il problema è che il cristianesimo ha abbandonato la philosophia perennis anche per un'inedita via: quella dei movimenti. E si è persa la consapevolezza che, in mancanza di un serio impianto teoretico-dottrinale si cade in un sentimentalismo e devozionismo che non portano da nessuna parte perché mettono in secondo piano sia la ragione, massificata da slogan e atteggiamenti e comportamenti indotti, che la volontà, scaduta in volontarismo sostenuto da metodi accattivanti e coinvolgenti l'emozione ».
Alterata dal movimentismo, l'amicizia cattolica si rovescia nella smanceria e nel suono sgradevole delle chitarre, che accompagnano insulse rime.
Di qui la caduta delle difese immunitarie dall'antropocentrismo, che, infatti, diluvia dai pulpiti della teologia modernizzante ed erompe nelle liturgie canterine messe in scena per procurare deliziose vertigini agli ecumenisti senza rete.
Per contrastare la diffusione della teologia debole e della liturgia sciatta, Maria Guarini ha pubblicato, nella collana delle Diffusioni Editoriali Umbilicus Italiae (www.edizionideui.com), "La Chiesa e la sua continuità Ermeneutica e istanza dogmatica dopo il Vaticano II", un volume che raccoglie suoi scritti insieme con puntuali interventi di Brunero Gherardini, Antonio Livi, Francesco Colafemmina, Enrico Maria Radaelli, Gianni Battisti e Curzio Nitoglia [gli interventi si riferiscono al capitolo dedicato agli Atti della Presentazione di testi di Amerio editi dalla Lindau: Iota unum e Stat Veritas].
I testi scritti o proposti da Guarini sono un puntuale commento alle parole dettate dall'illuminata intransigenza al cardinale Giacomo Biffi: « La prima misericordia di cui abbiamo bisogno è la luce impietosa della verità ».
Il sequestro della verità negli ambulacri del buonismo vieta purtroppo di cogliere il profondo significato dell'ermeneutica della continuità predicata da Benedetto XVI.
Causa dell'incomprensione diffusa è l'oblio o il rifiuto del principio secondo cui non è il dogma che muta o si evolve, ma la capacità della Chiesa e in essa del singolo credente di approfondirlo, estrarne come lo Scriba del Regno le inesauribili ricchezze: nova et vetera ».
Ora il baluginio, fra le righe dei documenti redatti dai padri del Vaticano II, di pensieri aperti alla nuova e inquinata teologia è fuori discussione.
È proposta l'espressione cenni fra le righe poiché, in base alle chiare indicazioni di Romano Amerio e di Antonio Livi, si deve riconoscere che il tentativo degli eversori teologici, grazie a Dio, non è riuscito.
Tuttavia non si può negare che la presenza in alcuni testi conciliari di formule imprecise o confuse generi legittime perplessità e giustifichi richieste di chiarimento sulle definizioni oscillanti.
Valga ad esempio Gaudiun et spes 24. Il testo latino afferma che l'uomo « in terris sola creatura est quam Deus propter seipsam voluerit ». Se non che la traduzione ufficiale recita: « l'uomo è stato voluto da Dio per Se stesso ». In quale fra le due contrarie definizioni deve credere il fedele? Chi è nell'errore, l'estensore del testo latino o il traduttore? In quale corno del dilemma risiede l'infallibilità del Vaticano II?
Chiedere il chiarimento, dunque, non è un atto irriguardoso, non è un attentato alla cattedra di Pietro. Si chiede il chiarimento perché si desidera la chiusura della parentesi confusa aperta dalla nuova teologia, quella che Pio XII ha severamente condannato nell'Enciclica Humani generis e che Paolo VI ha definito "fumo di satana".
Solamente una rumorosa fazione di novatori irriducibili nega l'urgenza del chiarimento. L'irritata e superciliosa reazione dei teologi progressisti alle osservazioni critiche dei difensori della tradizione, e severamente contrastata da Antonio Livi, che scrive: « Si potrebbe osservare sconsolatamente che la critica da sinistra, ossia da parte dei progressisti, è recepita come lecita e sempre utile al progresso della comunione ecclesiale, mentre la critica da destra, ossia da parte dei conservatori è recepita come illecita e sempre dannosa per l'unità della Chiesa ».
Nessuno ha mai pensato seriamente di denunciare l'esistenza di eresie nei testi del Vaticano II. Da parte dei tradizionisti (opportunamente Maria Guarini propone l'uso di questo termine, che esclude la discendenza da un termine abusato quale tradizionalismo) è avanzata la legittima proposta di chiarimento sui testi nei quali è evidente una certa ambiguità o anfibologia, derivata dal tentativo dei teologi neo modernisti, costituiti in fazione nei corridoi del Concilio Vaticano II e intesi a sovvertire la tradizione.
Antonio Livi scrive: « La posizione di Amerio non è un rifiuto degli insegnamenti del Concilio, anzi corrisponde sostanzialmente a quello che Benedetto XVI avrebbe poi denominato ermeneutica della continuità; infatti la denuncia del presunto tentativo di rottura e di discontinuità che sembra risultare dalla lettura di alcuni testi del Vaticano II va unito alla certezza che tale tentativo è di per sé irrealizzabile e che quindi il sensus fidei della comunità cristiana può sempre interpretare le novità dottrinali alla luce di ciò che è sempre stata, nella sua essenza, la fede della Chiesa ».
Nella dichiarazione di monsignor Livi è impossibile cogliere l'intenzione di giustificare la rivolta all'autorità del Concilio. Tanto meno quando si considerano le ammissioni di un onesto progressista quale è padre Giovanni Cavalcoli sugli errori riscontrati nelle istruzioni pastorali contenute nei documenti del Vaticano II.
Per ristabilire la pace intorno alle verità cattolica, sarà quindi necessario (giusta l'osservazione di padre Cavalcoli) intraprendere un difficile cammino inteso a stabilire quali sono i testi dogmatici del Vaticano II (e se esistono, dato che il Vaticano II è stato autorevolmente definito concilio pastorale).
Il nodo non è sciolto in via definita, ma si vede finalmente l'epilogo di una stagione infelice e tormentata. Sembra che si possa sostenere in conclusione l'utilità del lavoro amorevolmente compiuto da Maria Guarini al seguito delle opere di Romano Amerio e delle sapienti considerazioni di Antonio Livi.
È dunque condivisibile il giudizio dell'autorevole Brunero Gherardini, che definisce l'autrice «apis argumentosa, che lancia ai quattro venti, con la costanza dei forti, i frutti della sua intelligenza, del suo studio, del suo impegno per la sana dottrina e la Santa Madre Chiesa».
"La messa secondo il rito antico doveva essere, negli intendimenti di Benedetto XVI, un elemento fondamentale della “riforma della riforma” e della nascita di un ”nuovo movimento liturgico” che comprendesse ambedue le forme, antica e nuova, della messa e le facesse gradualmente convergere verso una nuova consapevolezza liturgica diffusa"
RispondiEliminahttp://www.lanuovabq.it/mobile/articoli-messa-in-rito-antico-un-valore-da-non-perdere-7030.htm
"Il rito romano del futuro dovrebbe essere uno solo, celebrato in latino o in vernacolo, ma completamente nella tradizione del rito che è stato tramandato. Esso potrebbe assumere qualche elemento nuovo che si è sperimentato valido, come le nuove feste, alcuni nuovi prefazi della Messa, un lezionario esteso – più scelta di prima, ma non troppa –, una «oratio fidelium», cioè una litania fissa di intercessioni che segue gli Oremus prima dell’offertorio dove aveva prima la sua collocazione".
http://www.ratzinger.us/modules.php?name=News&file=article&sid=238
Probabilmente occorrerebbe una interpretazione "ufficiale" dei testi del Vat.II anche se il vero problema è un altro:
quanti seguono il magistero dei Papi?
San Tommaso d'Aquino, ad esempio, è sempre stato presente nel magistero della chiesa, basterebbe leggere la Fides et ratio (la Caritas in veritate, poi, ripropone il pensiero di Amerio) così come parla chiaro la Ecclesia de eucharistia... ma di questi tempi (altro che rito antico..), anche impedire la distribuzione dell'Eucarestia nelle mani sarebbe impresa temeraria...
ps m Memoria e identità – Giovanni Paolo II – febbraio 2005:
RispondiElimina“..Nel corso degli anni si è venuta formando in me la convinzione che le ideologie del male sono profondamente radicate nella storia del pensiero filosofico europeo. (..) Il cogito, ergo sum – penso, dunque sono – portò con sé un capovolgimento nel modo di fare filosofia. Nel periodo precartesiano la filosofia, e dunque il cogito, o piuttosto il cognosco, era subordinato all’esse, che era considerato qualcosa di primordiale. In tal modo non soltanto si operava un cambiamento di direzione nel filosofare – ma si abbandonava decisamente ciò che la filosofia era stata fino ad allora, ciò che era stata in particolare la filosofia di San Tommaso d’Aquino: la filosofia dell’esse. (…) Dopo Cartesio, la filosofia diventa una scienza del puro pensiero: tutto ciò che è esse – sia il mondo creato che il Creatore – rimane nel campo del cogito, come contenuto della coscienza umana. (pp. 18 – 19)
Secondo l’autore, la logica del cogito, ergo sum, porta innanzitutto a rendere Dio un contenuto elaborato dalla coscienza umana. A relativizzare Dio. In base al bene si definisce il male. Relativizzato il bene (Dio è il sommo bene), diventa relativo il male. Anche quest’ultimo è un contenuto dell’umana elaborazione. L’uomo moderno, per Giovanni Paolo II, ha posto le basi per giustificare qualunque comportamento: infatti può decidere qual è il bene e quale il male.
Questa medesima dinamica è la chiave di lettura della vicenda di Adamo ed Eva. Infatti, l’autore, sulla scia di Sant’Agostino, interpreta così l’episodio:
«Amor sui usque as contemptum Dei – amore di sé fino al disprezzo di Dio». Fu proprio l’amor sui a spingere i progenitori verso l’iniziale ribellione e a determinare poi il successivo dilagare del peccato in tutta la storia dell’uomo. A questo si riferiscono le parole del Libro della Genesi: «Diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male» (Gn 3,5), cioè sareste voi stessi a decidere di ciò che è bene e ciò che è male. (p. 17)…”
Come fare per avere il libro?
RispondiEliminaNon l'ho trovato in libreria.
RispondiElimina@ C. Morganti
RispondiEliminaho trovato qui (probabilmente cercando nel web se ne saranno altri) Saluti, m :
http://www.libreriauniversitaria.it/memoria-identita-conversazioni-cavallo-millenni/libro/9788817006019
...scusa, se intendevi il testo della Guarini
RispondiEliminahttp://www.lafeltrinelli.it/products/9788890703409/La_chiesa_e_la_sua_continuita/Guarini_Maria.html
anche se sembra al momento non disponibile.
a proposito di libri, segnalo a mic l'uscita in Francia del libro
RispondiElimina"De Benoît à François, une révolution tranquille"
de Jean-Louis de La Vaissière.
I progressisti gli stanno facendo tanta pubblcità...
Rupture ou continuité ? Entre l’intellectuel réservé Benoît XVI et le chaleureux François, une cohabitation inédite s’est ouverte au Vatican. Tout semble les opposer et les médias ont vite fait d’oublier le pontificat austère de Benoît pour faire de François leur héros, dans un monde en mal de repères.
Pourtant, ils sont tous deux dans la continuité d’une Église qui se purifie et transmet une bonne nouvelle à contre-courant. L’élection de François a été accueillie avec une ferveur illustrant la fascination qu’exerce encore l’Évangile dans le subconscient de générations déchristianisées et la nostalgie d’une autorité morale. Elle a réveillé un rêve, assurément illusoire, d’une Église se pliant aux évolutions sociétales.
Jean-Louis de La Vaissière, vaticaniste à l’AFP, raconte et analyse les deux séismes que vient de vivre l’Église pour en mesurer la portée. Sera-t-elle davantage celle des pauvres ? S’extirpera-t-elle de la gangue de scandales qui salissent son nom ? Le pape François tranchera, sera parfois incompris dans le but de porter un message radical à une société désenchantée.
La deuxième partie dresse le portrait du pape François, raconte son élection d’heure en heure, décrypte ses messages et ses premiers pas d’évêque de Rome, jusqu’aux JMJ de Rio. La dernière définit les grands défis pour l’Église, notamment le difficile débat sur les valeurs dans le monde contemporain, et les différentes perspectives qui se profilent à l’horizon.
allora riassumendo l'elezione di Bergoglio é:
RispondiElimina* per la SPX ...une REVOLUTION
* per i progressisti francesi ...une REVOLUTION
* ma al centro, per tanti conservatori resta ...una buona notizia
Per C. Morganti,
RispondiEliminaIn molti mi hanno segnalato l'indisponibilità del libro nelle librerie cattoliche (anche a me, ad esempio, è capitato sentirmi dire che non erano usciti alcuni dei libri di mons. Gherardini che ho poi ordinato alla Lindau, mentre qualcuno l'ho avuto dalle sue mani).
Comunque io ne ho ancora alcune copie. Chi fosse interessato me le può richiedere via mail fornendomi il suo indirizzo.
Potrà poi versare i 21 euro comprese le spese di spedizione sul C/C postale che gli indicherò o tramite paypal (vedi colonna destra in alto del blog per La questione liturgica).
la mail, per chi non la conoscesse:
RispondiEliminamaria.guarini@gmail.com
Ciao, ho visto alcune copie del suo libro in una libreria, nella piazza centrale, di Poggio Mirteto. Non l'ho comprato perchè il prezzo era caro (come d'altra parte quasi tutti i LINDAU).
RispondiEliminaMa per onore della brava scrittrice, appena ci ripasso, ne compro una copia.
Basemarom.
Caro Basemarom,
RispondiEliminala ringrazio.
Quando mi riferivo alla Lindau, alludevo ad alcuni testi di Mons. Gherardini. Il mio è edito dalla DEUI di Rieti
Piero Vassallo ha scritto pagine acute ed encomiabili,
RispondiEliminaera ovvio che riconoscesse il valore delle pregevoli pagine nel lavoro della Dott.ssa Guarini.
L'ho comprato. Ce ne sono altre 3 copie disponibili, per chi volesse, nella libreria presente nella piazza centrale di Poggio Mirteto. Basemarom.
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