Interessante iniziativa di Riscossa Cristiana.
Ogni martedì Alessandro Gnocchi risponde alle lettere degli lettori del sito. Tutti possono partecipare indirizzando lettere brevi su argomenti di comune interesse a info@riscossacristiana.it , con oggetto: “la posta di Alessandro Gnocchi”. La lettera scelta avrà risposta per esteso ed eventualmente si daranno ad altre lettere risposte brevi.
La prima lettera [qui] riguarda la notizia sulla critica del Vescovo di Chioggia al sindaco di Padova che ha ordinato la reintroduzione del Crocifisso nelle scuole e negli altri uffici pubblici, richiamata insieme alla vicenda del parroco che, avendo ricordato che la convivenza “more uxorio” è peccato grave, si è beccato una reprimenda dal suo vescovo, il quale ha successivamente espresso un nuovo pensiero ma non senza ribadire: "formulazione maldestra" [qui]
Pubblico di seguito la risposta di Alessandro Gnocchi, chiara ed esaustiva, da condividere. Va alle radici della deriva ecclesiale e culturale che stiamo vivendo.
Pubblico di seguito la risposta di Alessandro Gnocchi, chiara ed esaustiva, da condividere. Va alle radici della deriva ecclesiale e culturale che stiamo vivendo.
Caro Gilardoni,
c’è poco o nulla da aggiungere alle sue stringate quanto ineccepibili considerazioni. Ciò che si può fare con un minimo di utilità, dato che l’ambiente cattolico in grado di capire è sempre più residuale, è tornare alle cause di questa deriva.
Per avviare il discorso, non bisogna risalire tanto nel tempo. Ormai se lo sono dimenticato quasi tutti, ma il 1994 fu considerato un anno cruciale per la commistione tra cattolicesimo progressivo e politica in virtù del ritorno nel mondo di don Giuseppe Dossetti a difesa della Costituzione delle Repubblica Italiana minacciata dal fu centrodestra di Silvio Berlusconi.
Don Dossetti, prima di farsi prete nel 1959 e fondare poi la comunità della Piccola Famiglia dell’Annunziata di Monteveglio, era stato una delle menti politiche democristiane applicate alla Costituente. Forse il suo rinato fervore civico dipendeva da questo. Comunque, dopo trent’anni di isolamento monastico, fece un certo effetto vederlo scendere in campo a fianco dei Comitati per la Difesa della Costituzione come un Oscar Luigi Scalfaro qualsiasi. E, ancora oggi, fa effetto pensare a un monaco tanto ieratico che lascia il suo eremo per tornare nel mondo a difendere la Costituzione della Repubblica Italiana: non la fede, non la morale, non il Vangelo, non la Chiesa, non il Papa, ma la Costituzione della Repubblica Italiana. Non c’è traccia di un simile impegno di don Dossetti ai tempi della legge sul divorzio o di quella sull’aborto.
Risultato di quel gran daffare: nonostante il terrore diffuso in tante parrocchie la Costituzione della Repubblica Italiana non se la filò nessuno, neanche per modificare uno straccio di norma transitoria, in compenso si fece un gran parlare dello spirito profetico di don Dossetti. Visto che aveva sbagliato tutto con il presente, dissero i suoi discepoli, parlava certamente del futuro.
Si potrebbe anche concludere qui, rilevando il lato grottesco di una tragedia che finisce in farsa, se non fosse che questa è l’essenza del dossettismo, la versione più velenosa del cattocomunismo. Non a caso, fu proprio nel 1994 che venne piantato l’Ulivo, inteso come aggregazione politica di cattolici e spezzoni vari della sinistra, da quella più blanda a quella più estrema.
Beneficiario di quell’operazione non fu il Paese, ma il professor Romano Prodi, allievo tra i prediletti di don Giuseppe Dossetti, che poco dopo divenne presidente del consiglio grazie all’alleanza di parte della vecchia Dc con i comunisti. Vero esemplare di cattolico adulterato per overdose di dossettismo, Prodi tornò poi alla presidenza del consiglio nel 2006 portandosi appresso non più un solo partito comunista ma due: sembra un’altra era, ma sono trascorsi solo otto anni. Tutto questo, sempre sostenendo che i comunisti non esistono e, se esistono, non sono veramente comunisti. Peccato che tale ragionamento vada applicato invece ai cattolici della sua fatta: i cattolici non esistono e, se esistono, non sono veramente cattolici.
E siamo tornati all’essenza del cattocomunismo dossettiano, quella dottrina secondo la quale il radioso destino dell’umanità consisterebbe nell’incontro di un cattolicesimo un po’ meno cattolico con un comunismo un po’ meno comunista. Ma la realtà ha mostrato che l’incontro avviene tra un cattolicesimo molto meno cattolico e un comunismo perfettamente comunista.
Un divertente gioco di parole, potrà dire qualcuno. E ci sarebbe anche da ridere se, in realtà, non fosse il certificato di morte della presenza cattolica nel mondo allo scopo di costruire una società il più conforme possibile alla verità rivelata.
In Italia, la pentola intellettuale in cui questi temi hanno continuato a ribollire fino a diventare un ragù avvelenato è stato il Centro di Documentazione, che Dossetti fondò a Bologna nel 1952 sotto l’ala protettrice del cardinale Giacomo Lercaro. Trasformato nell’attuale Istituto di Scienze Religiose e lasciato in gestione a Giuseppe Alberigo quando Dossetti si fece sacerdote, in quel pentolone ha girato il mestolo il fior fiore del progressismo cattolico, da Leopoldo Elia a Pietro Scoppola passando per i numerosi fratelli Romano e Paolo Prodi. Tutta gente che andava in estasi al cospetto della marmitta di ragù dossettiano come davanti al Santo Graal.
Anche se Bologna bisogna lasciarla stare per certi tipi di sugo, la ricetta originale veniva dalla Francia ed era firmata da uno chef che, ribaltando le posizioni sostenute in opere come “Antimoderno” o “Tre riformatori”, predicava con “Umanesimo integrale” l’abbraccio del cristianesimo con la modernità e, massimamente, con il comunismo. Lo chef, come si sarà intuito, era nientemeno che Jacques Maritain.
La teoria del filosofo francese era semplice: la cristianità è morta, dunque bisogna pensare a una nuova forma di presenza cristiana nel mondo. La soluzione stava, a suo parere, nella bifida invenzione dei due assoluti: “l’assoluto di quaggiù, ove l’uomo è Dio senza Dio, e l’assoluto di lassù dove Dio è in Dio”. Come scrisse padre Antonio Messineo, secondo Maritain, “sul piano della storia non opererebbe il Cristianesimo in quanto religione rivelata e trascendente, non il Vangelo nella sua purità originaria di parola divina trasmessa all’uomo, non l’ordine della Grazia e delle realtà superiori in esso contenute, ma un cristianesimo e un Vangelo vuotati del loro contenuto originale e naturalizzati, temporalizzati”. Da qui, la necessità di dar vita a una “cristianità profana” da contrapporre alla “cristianità sacrale” ormai superata. Un’opera pratica “da realizzare in spirito di amicizia fraterna fra i componenti delle varie famiglie spirituali presenti nella società”. Per fare ciò, quali migliori compagni di strada dei comunisti, ritenuti dei cugini un po’ eretici ma riconducibili all’ovile?
Paul Claudel commentò l’esito progressista delle tesi di Maritain affermando che “fanno intuire l’affinità che esiste tra l’ingenuo e il balordo”.
Dossetti si applicò al programma con l’entusiasmo dell’ingenuo e l’astuzia del balordo e decretò che: 1) I problemi della Chiesa nascono con il Concilio di Trento e la Controriforma. 2) La Chiesa ha sbagliato prediligendo i rapporti con le forze conservatrici. 3) La destra non può mai essere un interlocutore per il mondo cattolico. 4) La democrazia è l’essenza stessa del cristianesimo. 5) L’alleato naturale del cristiano è il comunista data la comune passione per l’uomo. 6) Per realizzare completamente la modernità bisogna tornare alla purezza della Chiesa primitiva.
Il programma dossettiano andava nella direzione esattamente opposta a quella indicata nello stesso periodo da Papa Pio XII. Tra i molti che ne furono sconcertati, va segnalato don Divo Barsotti. Invitato personalmente da Dossetti a un suo incontro, don Divo, in un’intervista del 1988, ricordava l’avvenimento così: “Dossetti parlò a tutta quella gente quasi ininterrottamente dalla mattina fino alla sera. Io mi presi un gran mal di testa. Non mi interessava per niente. Fece un panorama della situazione italiana e mondiale così cupo che sembrava non vi fosse salvezza. Quasi che nemmeno la mano di Dio…”.
Dossetti lavorò al suo programma prima come politico, poi come monaco, e poi come monaco e politico insieme. Cominciò attaccando le strutture fondamentali per la vita della Chiesa: prime fra tutte il Papato e il concetto di gerarchia, troppo lontane dal suo ideale democratico. Il Concilio Vaticano II, cui partecipò in qualità di perito del cardinale Lercaro, fu il suo laboratorio. Come ebbe a ricordare lui stesso, nell’assise conciliare usò le stesse tattiche adottate da politico nella Costituente. Si fece, disse con orgoglio, “partigiano del Concilio” riuscendo a ribaltarne gli esiti grazie alla padronanza dei meccanismi assembleari.
E bisogna riconoscergli che, insieme con gli altri “partigiani”, lavorò con profitto. Il Papato rischiò grosso nella costituzione conciliare “Lumen gentium”, su cui venne messa la toppa della famosa “Nota esplicativa previa”. Venne inaugurata la stagione della cosiddetta “collegialità”, con cui i vescovi progressisti tentarono di avere la meglio su Roma. La Chiesa, da Corpo Mistico di Cristo, divenne popolo di Dio in cammino. Insomma, l’”Umanesimo integrale” fioriva al sole della primavera conciliare. Fiorì così tanto da allarmare persino un insospettabile Paolo VI, che di Maritain era un grande estimatore.
A questo punto, il programma di Dossetti cominciò a farsi cronaca religiosa e politica: la cronaca di un disastro. Un disastro invocato dai dossettiani a distruzione dell’odiata Chiesa costantiniana, dalle cui ceneri lo Spirito avrebbe fatto risorgere la purezza della Chiesa primitiva.
Quanto fossero, e quanto siano, farneticanti queste visioni dai fanatici echi dolciniani è dimostrato dal risultato: la purezza della Chiesa primitiva oggi ha la sua icona nei vescovi che non vogliono il Crocifisso.
Caro Gilardoni, sembrerebbe un finale da teatro dell’assurdo e, invece, è la tremenda realtà.
Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo
"i comunisti non esistono e, se esistono, non sono veramente comunisti. Peccato che tale ragionamento vada applicato invece ai cattolici della sua fatta: i cattolici non esistono e, se esistono, non sono veramente cattolici."
RispondiEliminaIneccepibile!
Si parla di connubio tra *ingenuo e balordo*. Sembra il ritratto dei gerarchi post conciliari. Ma non sono sicuro di poterli pensare *ingenui*.
RispondiEliminaSe un uomo come Dossetti può aver influito in maniera così determinante sulle vicende ecclesiali del suo e nostro tempo, significa che ha fatto da catalizzatore di quelle correnti, non più neppure sotterranee, che vi coesistevano.
RispondiEliminaE significa anche che non ha trovato un'opposizione efficace negli isolati - e non coesi - brandelli di consapevolezza che ci caratterizzano anche oggi.
Oggi Magister su un prosdimo viaggio del papa in giappone:
RispondiElimina... In generale – scrive Ueno – sia il Giappone che il Vaticano "adottano un approccio piuttosto cauto e tranquillo su alcune questioni delicate, astenendosi da decisioni impulsive o dall'uso di parole inequivoche. Entrambi si trovano bene con la cultura delle sfumature e dell'ambiguità".
mic perche' fare pubblicita' a riscossa cristiana ?
RispondiEliminaAggiungerei anche, come logica conseguenza di quello che scrive Gnocchi, il cambiamento del linguaggio: non piu' "si' si', no no". Meglio: forse, ma anche, in parte, sebbene, anche se, tuttavia, ciononostante ecc ecc ecc.
RispondiEliminaIl risultato e' stato quello di confondere le menti di coloro che erano vissuti fino ad allora nella certezza; di dare una spinta definitiva a coloro che navigavano nel dubbio; di confermare nella loro posizioni coloro che erano gia' in errore.
curioso,
RispondiEliminaio non faccio pubblicità a nessuno. Riprendo contenuti interessanti e condivisibili dovunque siano.
Articolo di Rorate Caeli su Santa Sede e FSSPX
RispondiEliminahttp://rorate-caeli.blogspot.com/2014/07/piopace.html#more
Gnocchi, da ammirare come cattolico, come giornalista e come scrittore! Sta sempre sul pezzo come si usa dire in gergo;)
RispondiEliminaRoma, 5 luglio. Un concerto dedicato al Papa e ai Fondatori dei Francescani dell’Immacolata
RispondiEliminahttp://www.riscossacristiana.it/roma-5-luglio-concerto-dedicato-al-papa-ai-fondatori-dei-francescani-dellimmacolata/
Torniamo a Guareschi. Nel suo Don Camillo e i giovani d’oggi c’è un significativo dialogo. Il pretino progressista, don Chichì, sentenzia rivolgendosi al rude parroco della Bassa: “Don Camillo, la Chiesa è una grande nave che, da secoli, era alla fonda. Ora bisogna salpare le ancore e riprendere il mare! E bisogna rinnovare l’equipaggio: liberarsi senza pietà dei cattivi marinai e puntare la prua verso l’altra sponda. E’ là che la nave troverà le nuove forze per ringiovanire l’equipaggio. Questa è l’ora del dialogo, reverendo!” Ma don Camillo risponde: “Litigare è l’unico dialogo possibile coi comunisti. Dopo vent’anni di litigi, qui siamo ancora tutti vivi: non vedo migliore coesistenza di questa. I comunisti mi portano i loro figli da battezzare e si sposano davanti all’altare mentre io concedo ad essi, come a tutti gli altri, il solo diritto di obbedire alle leggi di Dio. La mia chiesa non è la grande nave che dice lei, ma una povera piccola barca: però ha sempre navigato dall’una all’altra sponda. (…) Lei allontana molti uomini del vecchio equipaggio per imbarcarne di nuovi sull’altra sponda: badi che non le succeda di perdere i vecchi senza trovare i nuovi. Ricorda la storia di quei fraticelli che fecero pipì sulle mele piccole e brutte perché erano sicuri che ne sarebbero arrivate di grosse e bellissime poi queste non arrivarono e i poveretti dovettero mangiare le piccole e brutte?”
RispondiEliminaIl post nasce sulla questione di certi vescovi che non vogliono il crocefisso nelle scuole, se non erro.
RispondiEliminaBeh, recentemente pare che il vescovo di Chioggia abbia sostenuto lo stesso affermando l'inutilità e anzi il danno di mantenere il crocefisso nelle scuole.
Quando ho letto questa notizia, ho pensato immediatamente ad un facoltoso signore chioggiotto che, fino ad alcuni anni fa, era un munifico benefattore della Fraternità san Pio X.
Poi, appena si accorse che la logica conseguenza del stare con la "Pio X" gli comportava l'allontanamento dal papato odierno, prese paura, corse dal vescovo di Chioggia e "gli chiese perdono" (così scrisse).
Perdono per cosa? Per avere creduto ad un Cattolicesimo cattolico? Ma, in realtà, ci avrà mai creduto? Che guazzabuglio è il cuore umano!!!
Cosicché oggi quel munifico signore - che fino ad alcuni anni fa chiamava "eretico" Paolo VI e che oggi si preoccupa di essere un cattolico che accetta tutto - dovrà accettare anche tali idee del vescovo di Chioggia, idee niente affatto cristiane!
Ecco l'evoluzione di certi spiriti troppo fragili per poter sostenere con forza e coerenza le posizioni tradizionali odierne!
The pre-conclave then opened up in March, marked by an extremely violent mood on the reform of the Roman Curia, based on the implicit accusation of impotence of the pontificate that had just ended: one of the failures attributed to Benedict XVI was to have invested in vain on a reconciliation with the Traditionalists, by handing them useless tokens, in particular by way of the Motu Proprio Summorum Pontificum and the removal of excommunications of Abp.Lefebvre's bishps. At that moment in time, before the conclave, taking into account the psychological weight that the Lefebvre question still had at the time, it is not doubtful that, if the last act of the Pontificate of Benedict XVI had been the canonical reintegration of the most visible opponents of the Council, this would have allowed a reduction of the deficit in the "balance of the pontificate" under the cardinals' consideration. And, above all, it would have been what all would be talking about! Instead, the fracture line between "restorationist" and "liberal" cardinals, that had marked the 1978 and 2005 conclaves, became obsolete in the 2013 conclave.
RispondiEliminaIn merito all’articolo segnalato da RIC su Rorate Coeli:
nella sua prima parte Don Pio Pace (pseudonimo) che è l’autore, dice che – riassumo - a Feb. 2013, dopo la abdicazione di BXVI venne proposto nuovamente un accordo per regolarizzare canonicamente la FSSPX ma da Metzingen non si diede seguito a questa proposta. Il pre-conclave aperto in Marzo 2013 fu caratterizzato da una forte spinta per la riforma della Curia, basato sull’accusa implicita di impotenza verso il pontificato appena conclusosi; tra gli insuccessi attribuiti a BXVI c’era quello dei suoi sforzi per una riappacificazione con i “Traditionalist”, sforzi quali la remissione delle scomuniche e il MPSP, e che non avevano prodotto i risultati sperati (in termini di riconoscimento canonico). Don Pio Pace arguisce che qualora la proposta in extremis fosse andata a buon fine con la re-integrazione della FSSPX canonicamente riconosciuta, ciò avrebbe contribuito a ridurre, nella visione dei cardinali, il deficit di bilancio del pontificato e sarebbe stato ciò di cui tutti avrebbero parlato. Invece, causa la permanenza dello status-quo, la frattura tra i cardinali “restorazionisti” e “liberali”, che era stata evidente nei precedenti due conclavi del ’78 e del ’05, divenne superata nel 2013.
(segue...)
Di tutto cuore, vi chiedo una intensa preghiera quest'oggi per mia mamma Maria che ora ha scoperto che dopo anni di patologie gravose e sofferenza dovrà subire a breve un nuovo gravoso intervento. Negli ultimi anni il suo corpo si è debilitato e pure il suo spirito quindi non rimane che per osmosi darle la luce per un sereno futuro.
RispondiEliminaGRAZIE
(... prosegue)
RispondiEliminaPoi dopo avere passato in rassegna la situazione attuale (come il Papa vede quanto riguarda interpretazione del Vaticano II ed i rapporti con la FSSPX, la questione di colloqui dottrinali, il fatto che vista la apparente indifferenza a tutto ciò del Papa, ciò sarebbe paradossalmente favorevole ad un riconoscimento della FSSPX, il fatto che qualcuno riconsce che aver posto condizioni capestro alla FSSPX a suo tempo fu uno sbaglio, la posizione di Mons. Fellay che non sarebbe più interessato all’accordo per il pericolo di “esplosione” della Fraternità, ma anche a causa tra l’altro della “programmata distruzione” (sic) dei FFI a causa del loro essere “cripto-lefebvriani” (…)) concludo con le ipotetiche posizioni dei membri della FSSPX, e qui mi pare emerga il succo dell’articolo:
- gli oltranzisti che temono inquinamenti dottrinali da un eventuale accordo e che sono pochi ma influenti
- gli indifferenti che causa l’ormai consolidata “indipendenza” non hanno interesse ad uno spazio ecclesiale, il che è definito inquietante, e che ono la maggioranza
- gli accordisti, che ritengono che con un accordo l’apostolato della Fraternità si moltiplicherebbe per 10 e sottolineano che il permanere della situazione attuale scava un gap psicologico tra la FSSPX e il resto della Chiesa.
L’autore dice che la posizione degli ultimi mostra buon senso e senso cattolico, interrogandosi però su che cosa significhe essere “dentro” e “fuori”, portando l’esempio del Card. Kasper contrapposto a Mons. Fellay, dicendo che se il secondo aspetta ad entrare che sia il primo ad uscire potrà essere necessario attendere lungo tempo e che se però entrasse, canonicamente, potrebbe favorire la marginalizzazione dei vari Kasper.
Mi pare un disco già sentito: si presuppone che il dentro e fuori prescinda dalla quetione dello stato di necessità e quindi che è necessario “entrare” per combattere dal dentro. Ma l’evidenza, anche riportata nell’articolo con l’ultimo caso dei FFI non depone a favore di questa tesi.
In sintesi: niente di nuovo.
Nel mio primo intervento 12.54 è rimasto per errore una parte del testo dell'articolo apparso su Rorate Coeli in inglese. sorry !
RispondiElimina"Il risultato e' stato quello di confondere le menti di coloro che erano vissuti fino ad allora nella certezza; di dare una spinta definitiva a coloro che navigavano nel dubbio; di CONFERMARE nella loro posizioni coloro che erano gia' in ERRORE".
RispondiElimina...già caro RIC,in fondo questo pareva già contenuto nel generico programma del CVII, almeno così come evinciamo dal discorso di apertura di GXXIII.
Infatti, ad esempio, come oramai dovremmo un po’ tutti sapere, i concetti così strapazzati e TOTALMENTE DISTORTI di “misericordia” divina e di condanna dell'errore (quale orrore! vade retro!) è già da cinquant’anni almeno che lo sentiamo circolare – e, come sappiamo, con i non pochi disastri, prevedibilissimi tra l'altro, che si è portato dietro -proprio anzi nella
APERTURA del CONCILIO VATICANO II, l’11 ottobre 1962, laddove affermava GIOVANNI XXIII:
“2. NON C'E' NESSUN TEMPO in cui la Chiesa non si sia opposta a questi errori [mi permetto una nota mia: e una ragione ci sarà, no?]; spesso li ha anche condannati, e talvolta con la massima severità. Quanto al tempo presente, la SPOSA DI CRISTO PREFERISCE USARE LA MEDICINA DELLA MISERICORDIA invece di imbracciare le armi del rigore; pensa che si debba andare incontro alle necessità odierne, esponendo più chiaramente il valore del suo insegnamento PIUTTOSTO CHE CONDANNANDO”
…dando poi come spiegazione (a parer mio del tutto SURREALE, oltre che irreale, visto come è che sta andando! ...e comunque venendo APERTAMENTE MENO a dei fondamentali doveri della Chiesa):
“Non perché manchino dottrine false, opinioni, pericoli da cui premunirsi e da avversare; ma perché tutte quante contrastano così apertamente con i retti principi dell’onestà, ed hanno prodotto frutti così letali che oggi GLI UOMINI SEMBRANO COMINCIARE SPONTANEAMENTE A RIPROVARLE, soprattutto quelle forme di esistenza che ignorano Dio e le sue leggi”
Nel post immediatamente successivo mi permetterei perciò di inserire SOLO tre esempi di ciò che AL CONTRARIO la Chiesa docente ha sempre pensato e insegnato sulla questione "errori da riprovare e condannare" et similia...
Quindi, come appena scritto sopra, per rimarcare ulteriormente la distanza da ciò che ha SEMPRE affermato la Chiesa, si leggano i soli tre esempi portati qua sotto (compreso il Catechismo Maggiore, che racchiude la dottrina cattolica): altro che “RINUNCIARE A CONDANNARE L’ERRORE”, altro che “RINUNCIARE AL RIGORE”, come invece abbiamo appena riletto nel discorso di apertura del CVII !...
RispondiElimina- Dal CONCILIO DI TRENTO - Sessione II (7 gennaio 1546)
“[…] possa realizzarsi l’INTENZIONE DEL CONCILIO e sia conseguito l’effetto desiderato:
UNA SOLLECITA E CONSAPEVOLE CONDANNA DEGLI ERRORI, la conferma delle cose degne di approvazione; così che per tutto il mondo tutti con una sola voce e con la confessione della stessa fede glorifichino Dio, Padre del signore nostro Gesù Cristo”.
- Dal CONCILIO VATICANO I -SESSIONE I (8 dicembre 1869)-Decreto di apertura del concilio.
PIO [IX] vescovo, servo dei servi di Dio, con l’approvazione del sacro concilio, a perpetua memoria.
“Reverendissimi padri, vi sembra opportuno che, a lode e gloria della santa ed indivisa Trinità, Padre, Figlio e Spirito santo, ad incremento ed esaltazione della fede e della religione cattolica, per la ESTIRPAZIONE DEGLI ERRORI CHE VANNO SERPEGGIANDO, per la riforma del clero e del popolo cristiano, per la comune pace e concordia di tutti, abbia inizio il sacrosanto concilio ecumenico vaticano?
[Risposero: SI’]”.
- Dal Catechismo Maggiore di San Pio X (n. 178)
“La CHIESA CATTOLICA è tanto perseguitata perché fu cosi perseguitato anche il suo divin Fondatore e, perché
-RIPROVA I VIZI,
-COMBATTE LE PASSIONI
-CONDANNA TUTTE LE INGIUSTIZIE E TUTTI GLI ERRORI”.
O T Parolin è entrato a far parte del C8, così adesso sono 9, manca il 10 per fare i piccoli indiani....
RispondiEliminaLa maschera è caduta!
RispondiEliminaEcco la confessione di chi, tutt'altro che tradizionalista, dice le cose come sono:
http://donfrancobarbero.blogspot.it/2014/07/la-persona-e-la-vita.html
La maschere è caduta....
RispondiEliminaGuarda che dice il falso sacerdote:
"Questa settimana, anzichè il commento ad una lettura biblica, propongo ai lettori e alle lettrici del blog una documentata riflessione sulla persona, sulla vita e sull'opera di Ernesto Buonaiuti, la cui esistenza fu una vera incarnazione del Vangelo di Gesù. La lettura di queste pagine fornisce molti stimoli per la nostra vita cristiana di oggi. Don Ernesto non può essere dimenticato. Costituisce una delle memorie più preziose nella storia del cattolicesimo contemporaneo."
sul pagina "home page"
Ovviamente, come si veste, si pensa...ma neanche i fideli laici pensano cosi..
Che bestemia da una boca consecrata: nominare un eretico una vera incarnazione del Vangelo!
Romano
OTTIMO ED INCISIVO L'INTERVENTO DI GNOCCHI SUL VELENO DEL DOSSETTISMO E SUI GRAVI DANNI DA ESSO ARRECATO SIA DENTRO LA CHIESA SIA DENTRO LA DIMENSIONE SOCIALE E POLITICA DEL CATTOLICESIMO.
RispondiEliminaQuello che è importante notare è che (don) Franco Barbero confessa chiaramente: ERNESTO BUONAIUTI FU L'ANTESIGNANO DEL CONCILIO VATICANO II, PAPA GIOVANNI IMPARO' DA ERNESTO BUONAIUTI...
RispondiEliminaPiù chiaro di così?
Avendo parlato di modernismo e di MODERNISTI (sempre particolarmente attivi) nel precedente post, riprendendo quanto riportato da Romano, mi pare possa sempre essere utile citare questi fondamentali passaggi del documento redatto da San Pio X.
RispondiEliminaSi noti, alla fine dei brani citati, la definizione di "MODERNISMO, SINTESI DI TUTTE LE ERESIE" da parte del Santo Sommo Pontefice.
Motu Proprio “PRAESTANTIA SCRIPTURAE” (18 novembre 1907)
SAN PIO X
“[…]per REPRIMERE LA CRESCENTE AUDACIA DI MOLTI MODERNISTI i quali con ogni sorta di sofismi e di artifici si sforzano di togliere forza ed efficacia non solo al decreto LAMENTABILI SANE EXITU, emanato per Nostro ordine dalla Sacra Congregazione del Santo Ufficio il 3 luglio 1907, ma anche alla Nostra lettera enciclica PASCENDI DOMINICI GREGIS dell'8 settembre di questo stesso anno,
RINNOVIAMO E CONFERMIAMO, in virtù della NOSTRA AUTORITA’ APOSTOLICA, tanto quel decreto della Suprema Sacra Congregazione, quanto la Nostra lettera enciclica, aggiungendo la PENA DELLA SCOMUNICA per coloro che li contraddicono;
e DICHIARIAMO E DELIBERIAMO che chiunque avrà l'audacia di sostenere, il che Dio non permetta, UNA QUALSIASI PROPOSIZIONE, OPINIONE O DOTTRINA [MODERNISTE] condannata nell'uno o nell'altro documento sopra citato, sarà soggetto per ciò stesso alla censura di cui al capo Docentes della costituzione Apostolicae Sedis, che è la prima delle scomuniche automatiche riservate semplicemente al romano Pontefice. Questa scomunica è poi da intendere indipendente dalle pene nelle quali coloro che mancheranno in ordine a qualche punto dei documenti menzionati possono incorrere, COME PROPAGATORI E DIFENSORI DI ERESIE, se le loro proposizioni, opinioni o dottrine siano eretiche, il che agli avversari dei due menzionati documenti accade più di una volta, specialmente quando propugnano gli errori dei fautori del MODERNISMO, SINTESI DI TUTTE LE ERESIE”.
Don Ernesto Buonaiuti alla fine ha vinto.
RispondiEliminaURGENTE
RispondiEliminaLettera aperta al papa di un ex frate dei FI
http://vaticaninsider.lastampa.it/documenti/dettaglio-articolo/articolo/canavesi-35082/
Roncalli e Buonaiuti, zio della moglie di Andreotti...
RispondiEliminaCome dice. Maradiaga nell' intervento di gennaio scorso in Florida, da me tradotto e postato da Mic, " il Concilio venne indetto per riabilitare il modernismo". GXXIII voleva, come dire, pareggiare i conti con chi l' aveva allontanato da Roma e dall' insegnamento perché in odore di eresia ( e forse anche con chi sentiva superiore come uomo e consacrato).
Col senno di poi, sarebbe forse stato meglio tenerlo in Curia a Roma, controllandone ogni mossa, e non spedirlo come Nunzio in giro per l' Europa.
R.Roccaforte
"Lettera aperta al papa di un ex frate dei FI"
RispondiEliminaPer il papa è un pelagiano...
grazie mic , ci voleva un articolo su dossetti.
RispondiEliminaper me è un personaggio ben costruito al quale è stato dato potere.
quinta colonna a capo di quinte colonne.
caro AICI sara' fatto con piacere e speriam o che vada tutto bene.
RispondiEliminacaro @AICI che chiedi preghiere per tua cara mamma (12.55), scusami tanto ma ho visto solo ora il tuo appello...
RispondiEliminaio e mia moglie siamo con te e preghiamo senz'altro il Signore per questa tua intenzione, e la Madre Santissima affinché interceda, in particolare attraverso il Santo Rosario.
Un grande abbraccio.
Una idea che da tempo mi frulla per la testa e che secondo me è una delle chiavi di lettura del cv2 è la lotta politica del secolo breve.Dossetti ,pace all'anima sua da giovane era stato fascista e veniva da una famiglia di fascisti puri e duri.Helder Camara era il capo del partito fascista brasiliano e per questo venne più volte richiamato dai suoi superiori.Mi piacerebbe sapere come i cardinali del Belgio e dell'Austria che furono fra i più progressisti al cv2 come si erano posizionati nei confronti del nazismo.Purtroppo si vive nel mondo e si cerca di viaggiare in gruppo perchè la solitudine è una brutta bestia e fa paura a tutti.Ma secondo me un prete che fa politica è un fallito.Bobo
RispondiEliminaA volte credo che il Papa non sappia cosa vuol dire essere un pelagiano.Sembra incredibile ma purtroppo è così.Bobo
RispondiEliminaERùrnesto Buonaiuti è in un posto dove chi ha vinto e chi ha perso non lo decidono gli uomini.Inoltre sì tratta di una partita secca.O dentro o fuori.Bobo
RispondiEliminaHelder Camara era il capo del partito fascista brasiliano.
RispondiEliminaNon è proprio così. Capo non credo, però è stato militante del partito NAZIONAL-SOCIALISTA BRASILEIRO, con tanto di foto che lo ritraggono mentre, con la camicia bruna sulla talare, con tanto di swastica al braccio, sfila marciando al passo dell'oca.
Caro AICI pregherò per la tua mamma. La Madonna ci protegga.
RispondiEliminaCari Rocco, 'Una sola fede'&moglie, 'una nonna' e tutti gli altri che pregano; vi ringraziamo di tutto cuore per quel che fate.
RispondiEliminaUn abbraccio