È da capire bene. Ratzinger non nega esplicitamente il sacrificio propiziatorio ed esprime delle verità, ma con una variazione che diluisce la nostra offerta in Cristo, una volta accolta la salvezza. Ricordiamo Paolo (Rm 12,1-2) : «Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale». Ma alla fine corre il rischio di diluire fino ad oltrepassare anche l'espiazione.
Non è un elemento banale, ma importante, da non passare sotto silenzio perché può modificare il nostro approccio con la Verità. Sviluppo il discorso di seguito.
Si tratta di una variazione di certo molto sottile ma non ininfluente. La vedo collegata anche con l'enfasi tutta post-conciliare su una nuova concezione del Mistero pasquale, ch'è il cuore della nostra fede e merita di essere enfatizzato. Ma bisogna vedere come [qui]. Con dei richiami e dei risvolti che ricorrono nella Lumen fidei (vedi, in particolare, le osservazioni sul punto 20) [qui]. Sono o non sono 'bachi', come li ho chiamati nel precedente articolo?
È la stessa mens subtilis che ha coniato con grande acutezza, che ho definito di conio rabbinico, le motivazioni delle "Alleanze parallele", al posto della Nuova ed Eterna Alleanza nel Sangue di Cristo, Signore nostro. Ne trovate le riflessioni incastonate qui.
Dunque c'è 'continuità' tra i due pontificati. Non certo nello stile, ma in molti contenuti e nell'estrazione conciliarista, nel senso di quella 'deformazione' che ritiene il concilio più importante del Papa.1 Dir questo non significa rinnegare il Concilio ma solo quei punti controversi di alcuni suoi documenti più volte identificati argomentando. Ed è evidente che mi riferisco al mitico Vaticano II, dal quale non si torna indietro, essendo il concilio 21° quello quo maius cogitari non potest.
Capite, ora il perché della mia delusione? Questi sono i frutti di un percorso. Non sono partita da pregiudizi, ma da ciò che ho incontrato strada facendo e chi legge il blog dall'inizio ne è testimone.
Non è un elemento banale, ma importante, da non passare sotto silenzio perché può modificare il nostro approccio con la Verità. Sviluppo il discorso di seguito.
Si tratta di una variazione di certo molto sottile ma non ininfluente. La vedo collegata anche con l'enfasi tutta post-conciliare su una nuova concezione del Mistero pasquale, ch'è il cuore della nostra fede e merita di essere enfatizzato. Ma bisogna vedere come [qui]. Con dei richiami e dei risvolti che ricorrono nella Lumen fidei (vedi, in particolare, le osservazioni sul punto 20) [qui]. Sono o non sono 'bachi', come li ho chiamati nel precedente articolo?
È la stessa mens subtilis che ha coniato con grande acutezza, che ho definito di conio rabbinico, le motivazioni delle "Alleanze parallele", al posto della Nuova ed Eterna Alleanza nel Sangue di Cristo, Signore nostro. Ne trovate le riflessioni incastonate qui.
Dunque c'è 'continuità' tra i due pontificati. Non certo nello stile, ma in molti contenuti e nell'estrazione conciliarista, nel senso di quella 'deformazione' che ritiene il concilio più importante del Papa.1 Dir questo non significa rinnegare il Concilio ma solo quei punti controversi di alcuni suoi documenti più volte identificati argomentando. Ed è evidente che mi riferisco al mitico Vaticano II, dal quale non si torna indietro, essendo il concilio 21° quello quo maius cogitari non potest.
Capite, ora il perché della mia delusione? Questi sono i frutti di un percorso. Non sono partita da pregiudizi, ma da ciò che ho incontrato strada facendo e chi legge il blog dall'inizio ne è testimone.
“Quale posizione assume la croce in seno alla fede in Gesù considerato come il Cristo? […] In questo campo la coscienza cristiana è in genere ancora largamente improntata ad una grossolana idea della teologia di espiazione risalente ad Anselmo di Canterbury […] Per molti cristiani, e specialmente per quelli che conoscono la fede solo piuttosto da lontano, le cose stanno come se la croce andasse vista inserita in un meccanismo, costituito dal diritto offeso e riparato. Sarebbe la forma in cui la giustizia di Dio infinitamente lesa verrebbe nuovamente placata da un’infinita espiazione [...] Nel Nuovo Testamento invece, la situazione è quasi esattamente l’inversa. Non è l’uomo che s’accosta a Dio tributandogli un dono compensatore, ma è Dio che si avvicina all’uomo per accordarglielo. Per iniziativa stessa della sua potenza amorosa, egli restaura il diritto leso, giustificando l’uomo colpevole mediante la sua misericordia creatrice e richiamando alla vita la creatura morta […]Di conseguenza, nel Nuovo Testamento la croce si presenta primariamente come un movimento discendente, dall’alto in basso. Essa non ha affatto l’aspetto di una prestazione propiziatrice che l’umanità offre allo sdegnato Iddio [non è l'umanità che offre, ma il Figlio, al posto di ogni uomo, che è chiamato ad accogliere in Lui la redenzione e la conseguente rigenerazione], bensì quello di una espressione di quel folle amore di Dio, che s’abbandona senza riserve all’umiliazione pur di redimere l’uomo; è un suo accostamento a noi, non viceversa. Con questa inversione di rotta nell’idea della espiazione, che viene a spostare addirittura l’asse dell’impostazione religiosa in genere, nel cristianesimo anche il culto e l’intera esistenza ricevono un nuovo indirizzo. Nella sfera cristiana, l’adorazione si estrinseca in primo luogo nel ricevere con animo grato l’azione salvifica di Dio. La forma essenziale del culto cristiano si chiama quindi a ragion veduta Eucaristia, cioè rendimento di grazie […] Il sacrificio cristiano non consiste in un dare a Dio ciò che Egli non avrebbe senza di noi, bensì nel nostro farci completamente ricettivi nei suoi confronti e nel lasciarci integralmente assorbire da lui. Permettere a Dio di operare su di noi: ecco la quintessenza del sacrificio cristiano”. (Joseph Ratzinger, Introduzione al cristianesimo, 11a edizione, Queriniana, Brescia 1996, pp. 227-230)
Joseph Ratzinger può affermare : "Non è l’uomo che s’accosta a Dio tributandogli un dono compensatore, ma è Dio che si avvicina all’uomo per accordarglielo..." perché ha presente la ecclesiologia e la teologia del NO, nella quale è l'Assemblea che celebra e non il sacerdote in Persona Christi ed essa offre a Dio "il frutto della terra e del nostro lavoro" in ringraziamento per la Creazione, mentre nell'Offertorio della messa Tridentina - che non proviene da Trento ma dall'epoca apostolica - l'offerta dell'Assemblea (e quella di ogni singolo credente che ne fa parte) si inserisce dopo la Consacrazione, a sacrificio compiuto, ri-presentato al Padre in ogni Santa Messa. Ed è tutta presente SOLO nell'offerta del Figlio e ad essa conseguente.
E il Sacerdote e l'Assemblea attraverso lui, non offre "il frutto della terra e del nostro lavoro", ma nell'offertorio già offre le "oblate" (ciò che è destinato a divenire il Corpo e Sangue del Signore). Quindi non è un inno ebraico al Creatore (berakàh, preghiera di benedizione ebraica) ma è già - una volta si definiva "prolessi" - l'anticipazione, la preparazione a quello che è il momento culminante sia del Rito che della Storia: l'espiazione al nostro posto per ri-generarci nella "creazione nuova" in Cristo Risorto.
Ovvio che è sempre Dio che ci precede e si accosta a noi. Ma il dono compensatore esiste ed è l'obbedienza fino alla fine del Figlio, il "fiat voluntas tua" del Getsemani, che ribalta un tragico non serviam che ha coinvolto anche l'uomo e ha introdotto il male e la morte nella Creazione. Riguarda il rapporto dell'uomo con Dio che Cristo Signore, nella Sua umanità, ha ripristinato come vittima di espiazione sulla Croce. Queste le parole del card. Siri sulla riparazione che supera l'uomo (Esercizi spirituali “Il nostro itinerario con Gesù Cristo”):
Ovvio che è sempre Dio che ci precede e si accosta a noi. Ma il dono compensatore esiste ed è l'obbedienza fino alla fine del Figlio, il "fiat voluntas tua" del Getsemani, che ribalta un tragico non serviam che ha coinvolto anche l'uomo e ha introdotto il male e la morte nella Creazione. Riguarda il rapporto dell'uomo con Dio che Cristo Signore, nella Sua umanità, ha ripristinato come vittima di espiazione sulla Croce. Queste le parole del card. Siri sulla riparazione che supera l'uomo (Esercizi spirituali “Il nostro itinerario con Gesù Cristo”):
Senza una riparazione che superasse l’uomo e appartenesse pertanto all’ordine divino, non era possibile che si rifacesse l’equilibrio e che l’uomo, dopo aver commesso il suo peccato, potesse liberarsi dal medesimo. E questo fa capire la ragione dell’Incarnazione del Verbo, perché nell’Incarnazione del Verbo le cose sono poste così: che la natura umana assunta dal Verbo Figlio di Dio sussiste nella persona divina. Il soggetto delle azioni compiute da questa natura umana diventa Iddio, perché il soggetto dell’azione è la persona, lo strumento è la natura. E allora queste azioni, attivamente o passivamente compiute attraverso la natura umana, avendo per soggetto Iddio, diventavano azioni divine e potevano essere pertanto di valore infinito, capaci, se capaci di riparazione, di riparare veramente e di riportare tutto all’equilibrio, cioè salvare, risolvendo il dramma del mondo.Si può approfondire [qui] la dinamica della nostra offerta in Cristo Signore, desunta dalla mistagogia2 del Rito Romano non riformato. Sull'Offertorio trasformato in berakah [qui].
Nell'antico Rito ci sono anche il ringraziamento e la lode per la Creazione, mirabilmente nominata3 e della lode è intrisa tutta la celebrazione. Ma la Messa, oltre che Eucaristia (lode e ringraziamento) è anche il Santo Sacrificio che, nella comunione, diventa banchetto escatologico. Tuttavia non facciamo memoria di una Cena, ma di ciò ch'è avvenuto al Calvario, sul quale il Signore nell'ultima Cena già conduce i "Suoi", prima di portarli oltre una tomba vuota... il resto è tutto conseguenza meravigliosa e indicibile.
Riepilogo ancor meglio. Se durante la Santa Messa, che è il Sacrificio della Croce, l’offerta del Corpo e del Sangue di Gesù e la loro mistica immolazione, avvengono insieme al momento della Consacrazione, è tuttavia necessario che il Sacerdote e i fedeli uniscano l’offerta di se stessi all’unica offerta gradita a Dio, quella di Gesù. Perciò nel rito della Messa esistono momenti precedenti e successivi alla consacrazione nei quali si esprime l’offerta di Gesù al Padre e quella dei cristiani con lui. L’Offertorio è sacrificale: quello che viene offerto è il Corpo e Sangue di Gesù, non il Pane e il Vino; è un’anticipazione per dare modo a tutti di unirsi all’Offerta di Gesù, è una preparazione che anticipa un crescendo. L'Offertorio, nella sua primitiva accezione, aveva ben presente il Sacrificio come prolessi, cioè come anticipazione del Sacrificio a venire. Le oblate sono intimamente legate al Sacrificio. L'offertorio fa parte integrante dell'Actio del Canone, nel cuore della Santa Messa. È innegabile, tuttavia, che la ‘forma’ ordinaria di fatto ha cambiato i connotati alle oblate ed estromesso il loro aspetto sacrificale. Conseguentemente: non più espiazione nella Croce, e ri-generazione nella Risurrezione; ma, secondo la nuova concezione espressa da Ratzinger: "Dio restaura il diritto leso, giustificando l’uomo colpevole mediante la sua misericordia creatrice [non per il Sacrificio del Figlio] e richiamando alla vita la creatura morta".
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1. "...nella categoria ermeneutica applicata al Vaticano II si finisce col posizionare il Concilio prima della Chiesa e di capire la Chiesa dal Concilio e non viceversa. Invece, prima c'è la Chiesa e poi i suoi concili." (P. Serafino M. Lanzetta FI, Il Vaticano II, un concilio pastorale. Ermeneutica delle dottrine conciliari, Cantagalli, Siena 2014, pag. 421)
2. Introduzione nei misteri: il Santo Sacrificio compie l'opera teandrica (divino-umana) del Signore, che ci è stata consegnata fino alla fine dei tempi. Possiamo conoscerla e viverla sempre più solo celebrando, partecipando e accogliendo.
3. All'inizio dell'Offertorio, dopo il Suscipe sancte Pater... c'è l'invocazione: Deus qui humanae substantiae dignitatem mirabiliter condidisti et mirabilius reformasti (O Dio, che hai creato mirabilmente il genere umano in uno stato di elevata dignità e più mirabilmente l'hai rinnovato: Creazione e Redenzione) dopo la quale - nel simbolo dell'acqua mescolata al vino - si chiede di renderci partecipi alla natura divina di colui che si degnò farsi partecipe della nostra natura umana.
2. Introduzione nei misteri: il Santo Sacrificio compie l'opera teandrica (divino-umana) del Signore, che ci è stata consegnata fino alla fine dei tempi. Possiamo conoscerla e viverla sempre più solo celebrando, partecipando e accogliendo.
3. All'inizio dell'Offertorio, dopo il Suscipe sancte Pater... c'è l'invocazione: Deus qui humanae substantiae dignitatem mirabiliter condidisti et mirabilius reformasti (O Dio, che hai creato mirabilmente il genere umano in uno stato di elevata dignità e più mirabilmente l'hai rinnovato: Creazione e Redenzione) dopo la quale - nel simbolo dell'acqua mescolata al vino - si chiede di renderci partecipi alla natura divina di colui che si degnò farsi partecipe della nostra natura umana.
Cara mic, grazie di queste sue tanto interessanti riflessioni, sempre lucide e centrate su punti fondamentali della Fede oggi purtroppo trascurati! Ma non so se ho capito bene la sua riflessione di oggi. La frase di Ratzinegr - Non è l’uomo che s’accosta a Dio tributandogli un dono compensatore, ma è Dio che si avvicina all’uomo per accordarglielo. - mi sembra dire lo stesso (anche nella forma) che la sua osservazione - non è l'umanità che offre, ma il Figlio, al posto di ogni uomo, che è chiamato ad accogliere in Lui la redenzione e la conseguente rigenerazione . La critica di Ratzinger mi sembra puntare verso una concezione antropocentrica del sacrificio espiatorio, al posto della quale vuole riproporre una concezione teocentrica.
RispondiEliminaE nella frase "grossolana idea della teologia di espiazione" io mettrei l'enfase su "grossolana" e non su "teologia di espiazione". Ratzinger non nega il carattere espiatorio della messa, ma crede che il soggetto dell'espiazione è Dio, non l'uomo, ciò che mi sembra inattacabile.
Concordo con Luiz
RispondiEliminaTu, Maria, dici:
Capite, ora il perché della mia delusione? Questi sono i frutti di un percorso. Non sono partita da pregiudizi, ma da ciò che ho incontrato strada facendo e chi legge il blog dall'inizio ne è testimone.
Anche per Ratzinger è esistito "un percorso". E i "frutti" si sono visti NEL TEMPO, ad iniziare della messa in discussione del "dogma Vaticano II", già negli anni 80.
Anche per lui, che ha un animo "sinceramente" riformatore, non distruttore, è valso quello che è valso e che vale per te.
Ratzinger del 1988, non è Ratzinger del 1964. Ratzinger del 2005, non è Ratzinger del 1988. Sebbene vi sia una linea retta, di sviluppo organico al suo principio filosofico, che possa essere ricondotta al "Ratzinger delle origini".
Gli amici di Ratzinger, tutti modernisti, quando era anche lui "modernista a 50 Km/h", lo esaltavano e lo spingevano. Sperando in una sovversione lenta ma incedente.
Il detto "dimmi con chi vai e ti dirò chi sei", a volte funziona!
Bisogna vedere gli "amici" modernisti di Ratzinger che fine abbiano fatto, nel tempo! Prima di morire, che fine ha fatto Rahner? E tutti gli altri? Che fine hanno fatto?
Evidentemente vi è una rottura, anche con il modernismo! Ed è, mi sembra, abbastanza chiara.
Non vi è un avvicinamento al Tradizionalismo, perché il "fondamento" filosofico di Ratzinger è rimasto. Ed è un fondamento di "riforma" che vuole "dialogare" con la modernità. Ma questo fondamento ha assunto aspetti decisamente diversi dal modernismo degli inizi. E si è attestato nella Teologia del "legittimo sviluppo", ancorato alla Tradizione perenne. Il che ha scontentato sia i Tradizionalisti (-isti!), che i progressisti. Perché concepisce una visione di crescita che accetta il "dialogo" con la modernità.
Ora, ognuno può avere la sua opinione a questo riguardo. Io la condivido fino ad un certo punto. Ma l'idea di "dialogo" che ha il Ratzinger del 2013, è rappresentata,ad esempio, da un bell'articolo che egli ha scritto disputando con Odifreddi. Quell'articolo ha potuto scriverlo in "libertà", e lì si è visto il Teologo e il disputatore. Cosa che da Papa "attivo" non si vedeva.
A questo scritto del 96, si dovrebbero aggiungere le sue Omelie Papali sul Venerdì santo. Se c'è uno che ha riportato esplicitamente l'accento dottrinario sul Sacrificio Espiatori di Gesù, e sulla Giustizia soddisfatta, quello è stato proprio Ratzinger.
E c'è bisogno, nel mondo della Tradizione, di porre delle fondamenta BUONE per compier l'ulteriore cammino, su ciò che di Vero e Giusto la Provvidenza ci ha donato in questi tempi.
Altrimenti si rimane fissi al chiodo della Critica. Che, se non guarda AVANTI, da costruttiva diventa distruttiva. Senza nemmeno che ce ne rendiamo conto. Perché giudica in modo marginale, ciò che andrebbe valorizzato, e focalizza SOPRATTUTTO ciò che è controverso, pur ignorandone altre letture.
E nella frase "grossolana idea della teologia di espiazione" io mettrei l'enfase su "grossolana" e non su "teologia di espiazione". Ratzinger non nega il carattere espiatorio della messa, ma crede che il soggetto dell'espiazione è Dio, non l'uomo, ciò che mi sembra inattacabile.
RispondiEliminaGrazie, Louiz, preso a sé in questo brano concordo.
E' l'insieme, come di varie tessere di un puzzle, che dovrò meglio raccordare e da cui ho tratto le mie conclusioni.
Mi spiace che ora non ho tempo. Purtroppo non posso dedicarmi a tempo pieno a quest'attività così delicata soprattutto in questi punti.
Coglierò l'occasione della sua osservazione per meglio chiarire, ma soprattutto per fare un unico documento e non il rinvio a riflessioni diverse, sia pure interconnesse.
Inoltre Louiz la invito a soffermarsi sulla prima affermazione "diluisce la nostra offerta in Cristo"...
RispondiEliminaChe si stia parlando dei FI? Mi sembrava strano che la Santa Sede fosse intervenuta così pesantemente solo per questioni liturgico-dottrinali. Aveva ragione padre Scozzaro?
RispondiEliminahttp://cordialiter.blogspot.it/2014/09/bufera-giudiziaria-in-arrivo.html?m=1
Urban
Altrimenti si rimane fissi al chiodo della Critica. Che, se non guarda AVANTI, da costruttiva diventa distruttiva. Senza nemmeno che ce ne rendiamo conto. Perché giudica in modo marginale, ciò che andrebbe valorizzato, e focalizza SOPRATTUTTO ciò che è controverso, pur ignorandone altre letture.
RispondiEliminaLa focalizzazione di ciò ch'è controverso, Stefano, non nasce per il gusto di una critica fine a se stessa, ma è stata originata da un'attività diretta a trovare le cause prossime e remote di una crisi epocale che viene da lontano ma sappiamo come e quando è esplosa. Questo 'vaglio' critico, non ha altro scopo che tappare le falle. Ma, per poterlo fare, bisogna prima identificare quali sono le fessure, ora voragini, da cui è nato il sovvertimento, cercando di enuclearle persino dai testi più raffinati nei quali sono a volte mimetizzate, se consciamente o meno, questo non so dirlo.
Fuori tema, ma, LEGGO SU CORDIALITER:
RispondiEliminaSABATO 27 SETTEMBRE 2014
Bufera giudiziaria in arrivo?
Dopo gli scandali Vatileaks, Ior, pedofilia, ecc., temo che possa scoppiare un'altra bufera mediatico-giudiziaria. Chissà, forse tra qualche tempo sentiremo al telegiornale una notizia più o meno di questo tenore: “Grazie alla collaborazione della Santa Sede, che ha fornito assistenza agli inquirenti e ha approvato gli arresti, sono finiti in carcere i Superiori dell'istituto religioso […].
Le manette sono scattate all'alba mentre i consacrati erano riuniti in chiesa a recitare le Lodi. I religiosi arrestati sono accusati di vari reati contro diversi confratelli, i quali erano tenuti quasi in stato di segregazione, senza poter comunicare con altre persone. Le vittime erano costrette a subire umiliazioni, minacce, ricatti, continue molestie psicologiche e soprusi vari, causando la degenerazione della loro salute mentale e fisica. Secondo gli inquirenti, gli arrestati avrebbero anche violato la corrispondenza personale dei confratelli vessati, in violazione dell'art. 616 del codice penale. Il provvedimento di custodia cautelare è stato preso onde evitare la reiterazione dei reati. Le indagini erano partite su segnalazione dei genitori di alcuni giovani religiosi, dopo che i figli erano caduti in depressione ed erano stati costretti a prendere pesanti psicofarmaci.
Dopo il blitz dei militari dell'Arma dei Carabinieri nei “conventi-lager”, un giovane religioso ha dichiarato ai giornalisti accorsi: “È la fine di un incubo. Ringrazio la Madonna per avermi liberato. Stavo soffrendo assai, temevo di non farcela più a resistere.”
Intanto da fonti interne al Vaticano si apprende che il Papa è addolorato per quanto è accaduto e che i responsabili di questi misfatti verranno espulsi dal proprio istituto religioso e ridotti alla stato laicale."
Preghiamo per coloro che stanno compiendo violenze psicologiche, affinché possano ravvedersi. Se non vogliono cambiare condotta per motivi soprannaturali (cioè per non offendere Dio), almeno smettano di far soffrire i propri confratelli per evitare lo scatenarsi della bufera mediatico-giudiziaria e di finire in galera.
.....e subito ho pensato: "stanno per liberare padre Mannelli?"
A te, Maria viene lo stesso pensiero?
Anonimo delle 13:43
RispondiEliminase avesse avuto ragione padre Scozzaro, perché impedire la celebrazione della messa di S.Pio v, a scapito anche dei fedeli?
Sarebbe stato sufficiente un'indagine interna senza tanti scandali mediatici.
Inolte il comportamento di padre Bruno non convince.
Per Urban che ci dà questo link con una sua osservazione
RispondiElimina<http://cordialiter.blogspot.it/2014/09/bufera-giudiziaria-in-arrivo.html?m=1
A me pare che Scozzaro, al quale non ho mai dato spazio perché conosco troppo bene i veri FI, non c'entri un bel niente. E che cordialiter si riferisca in termini un po' fantasiosi ai superiori attuali, non già a quelli esautorati alla soviet o peggio.
In verità , con l'aria che tira, vorrei crederci ma ho i miei dubbi. Però, se ci mette le mani l'Immacolata...
Cari amici,
RispondiEliminaci dilettiamo ancora in raffinate schermaglie, quando l'unica cosa che conta (così dicono) è "donare il sangue alla patria". Stiamo ancora a cercare l'ingrediente "segreto" che dà quel pizzico di genio al piatto che serviamo in tavola, mentre (ci si dice) bisogna dirigere verso il discount, comperare la prima cosa che si trova, lo scatolame, darsi da fare con l'apriscatole e servire la sbobba agli affamati, mangiandola pure noi con loro.
Cari amici,
siamo degli inguaribili innamorati del bello e del buono del "sacro", mentre ciò che vale (ci dicono) è di immergerci nel pantano "profano".
Siamo dei "maniaci" del profumo di Cristo, mentre va di moda l'odeur des brebis (che per chi c'è stato appresso è tutt'altro che gradevole).
Papa Bergoglio non ama chi disserta, studia, approfondisce e sfida il principio di non contraddizione, per amore di una Verità che ci interpella e non si lascia addomesticare, ma ci chiede di evitare gli abbagli... Lui ci vuole esperti in quell’arte che si chiama "dialogo" e che non s’impara a buon mercato.
Tanto è vero che chi non impara (da lui) "la paga"...
Per lui tutto ciò che non è "dialogo" (e non sente ragioni...), dialettica, tesi/antitesi&sintesi, sono "mezze misure" e non possiamo indugiare...
Lui dice che "con l’aiuto di Dio, puntare in alto e allargare lo sguardo!" ma poi lo sguardo è puntato verso il basso e si restringe agli argomenti che piacciono al "mondo che conta", proprio quello che non sa che farsene di Dio a meno che metta esso stesso al posto di "Dio"... Ma misurarsi con il principio di non contraddizioni è per perditempo, mica per chi dialoga, manco fosse il bar sport!
"Dio ci attende nei gemiti dei nostri fratelli, nelle piaghe della società e negli interrogativi della cultura del nostro tempo..."
Capito? Solo lì: non nella preghiera, non nell'adorazione, non nello studio, non nel silenzio, non in un sacramento...
E ancora: "Fa male al cuore -ha detto Francesco- quando, davanti a una chiesa, a una umanità con tante ferite, ferite morali, ferite esistenziali, ferite di guerra, che sentiamo tutti i giorni, vedere come i cristiani incominciano a fare "bizantinismi" filosofici, teologici, spirituali, ma serve invece una spiritualità dell’uscire.
Perché – l’ho detto altre volte - la Chiesa sembra un ospedale da campo. E quando si va in un ospedale da campo, il primo lavoro è curare le ferite, non fare il dosaggio del colesterolo… questo verrà dopo… È chiaro?".
E' chiaro...
Chiaro che c'è chi è già fuori...
Disposto a cavarsi il sangue per una trasfusione che forse (mica perdo tempo a distinguere i gruppi sanguigni: è lo slogan che conta, non il sapere medico!) salverà un moribondo per le ore necessarie a che si ammali di un'altra malattia che lo ucciderà. Il "respiro", l'orizzonte asfittico, è quello... Novissimi? E che cosa sono?
Il Papa propone l'immagine di una Chiesa che si china sulle ferite, si china ad abbracciare e a curare i feriti gravi, e prima di compiere i test specialistici, cerca di fare in modo che non muoiano: come a dire che la preoccupazione sul fatto che le persone siano i regola con tutti i precetti morali della Chiesa, con tutte le discipline, viene dopo, non prima. È successiva all'incontro e all'abbraccio, non è una precondizione per essere raggiunti dall'annuncio evangelico. Fermarsi a discuterne nei particolari prima, significa rischiare i bizantinismi. Ancora una volta qui non sono in discussione gli insegnamenti della Chiesa o la dottrina, ma la dinamica dell'annuncio.
Noi siamo profumati: bisogna puzzare.
Siamo raffinati, bisogna essere volgari. Cerchiamo di dire la verità... Bisogna mentire?
Magari l'Immacolata intervenisse e non solo nella faccenda dei FI ma e sopratutto per riportare la Chiesa intera nell'ortodossia.AL MOMENTO VENGONO SACRIFICATI SOLO I FEDELI INTEGRALMENTE CATTOLICI.
RispondiEliminaUn tanto al chilo... in ordine sparso:
RispondiEliminaLe piaghe ed i gemiti dell'umanità ferita sembrano sempre quelle che fanno più colpo sui giornali... se invece sono quelle che dovrebbero fare più colpa nei confessionali si stende un misericordioso e pietosissimo velo (il catechismo? e chissenefrega...)
Chi sono io per giudicare? Sono il Papa e infatti il vescovo paraguayano viene rimosso (le regole di diritto canonico? e chissene...)
Dunque il card. Danneels al Sinodo ha "titolo" (non avrebbe "coperto" nessuno), mentre il vescovo Livieres il titolo non l'ha più (perchè copre). Ricca ha i "titoli" per restare a santa Marta, pur scoperto... (le regole di buon gusto? echissen...)
La festa dei nonni è a luglio, memoria liturgica dei santi Gioachino e Anna, genitori di Maria... (il calendario liturgico?echisse...)
Smetto per lasciare spazio a molti altri possibili "dialoghi".
Immaginatevi che vi tenga una lezione sulle sale operatorie uno che ritiene bizantinismi le norme di igiene.... E' come Schettino invitato a parlare agli studenti della gestione del panico! In fondo, visto che la credibilità è basata sugli slogan e sull'idolatria personale, ci starebbe bene un altro echiss...
"Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?"
RispondiEliminaLa frase incriminata suona così, e non semplicemente "Chi sono io per giudicare?". Pone insomma determinate condizioni (cosa che in sé non la rende indiscutibile, certo).
Ma, dirà qualcuno, può darsi che anche gli squallidi pedofili ridotti allo stato laicale fossero persone di buona volontà che cercavano il Signore... Oddio tutto pò esse, commenterebbe il grande Aldo Fabrizi, ma per immaginare che un vescovo cacciatore di bambini sia una persona di buona volontà che cerca il Signore (di certo ha cercato i bambini di cui abusare!) ci vuole altro che buona volontà! Così come ci vuole una gran volontà per non capire la differenza tra un personaggio del genere e un omosessuale sic et simpiciter.
Ma al di là di questo, il giudizio di cui il papa parlava è un pronunciamento morale, non una deliberazione giudiziaria. Dunque, caro tralcio, la rimozione del vescovo paraguayano e ancor più l'arresto dell'arcivescovo polacco si collocano in realtà su un piano del tutto diverso da quello in cui vorresti porle tu.
Circa l'epiteto ammollato a Benedetto XVI, è naturale conseguenza dell'impostazione di fondo e della linea argomentativa di mic e del suo blog. Fa meraviglia, anzi, che il nodo al pettine non sia arrivato prima.
Chi se ne va sbattendo la porta indignato, evidentemente non aveva capito con chi e con che cosa si trovava alle prese.
Signora Mic, capisco la divergenza che sembra profilarsi tra l'esortazione paolina da lei ricordata in Rm 12,1-2 e l'interpretazione ratzingeriana del sacrificio.. ma quello che lei legge, appunto, come una divergenza, io ritengo sia invece una rilettura teologica che parte da una diversa prospettiva del concetto, e che, conservandone il significato, conduce ad una sua piena chiarificazione.
RispondiEliminaCome non vedere riecheggiate le parole di Ratzinger per esempio in Col 1,24 «Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa».
Quì é sempre Paolo (forse, dato che c'é chi considera Col pseudoepigrafica) ad offrire una diversa prospettiva, utilizzando la locuzione "completare.. a favore". L'autore (comunque di chiara matrice paolina, ammesso che non sia lui), con tali termini non stà forse sottolineando che se qualcosa manca al sacrificio di Cristo, questo qualcosa é la nostra partecipazione, la nostra ricettività? Se abbracciamo pienamente il sacrificio redentivo di Cristo, lasciamo che questo si manifesti attraverso la nostra persona (anche nel corpo se necessario). Sulla nostra persona, dunque, il sacrificio semplicemente si estende, ma la fonte e il soggetto del sacrificio non siamo noi, resta quell'unico realizzato da Cristo.. e noi, facendoci oggetto e fine della redenzione offriamo (a nostro vantaggio) solo il luogo fisico della sua realizzazione. In altre parole, se noi abbracciamo la chiamata del Signore, non siamo i realizzatori di quello che può impropriamente sembrare un nostro sacrificio partecipativo, di nostro c'è solo l'adesione alla Grazia che ci redime!
PetrusLXXVII
A il Foglio i commenti non sono aperti a tutti...
RispondiEliminahttp://www.ilfoglio.it/articoli/v/121183/rubriche/papa-francesco-papa-nullo-e-ratzinger-ancora-lo-e.htm
Ecco il tipo di commento approvato:
"Socci non piangere quando verrai, giustamente, scomunicato in quanto scismatico!"
Sembra che commenti in favore di Socci non sono permessi...
quanta libertà di stampa a il Foglio
più una foglia di ficco per la folle dei folli
Romano
Petrus,
RispondiEliminala sua osservazione mi fa comprendere l'affermazione di Ratzinger da un altro punto di vista e devo dire che allora l'ho giustamente collegata alla "nostra" offerta, ma nel senso che ho spiegato nel documento nel quale ho rimandato attraverso il link, che riguarda l'oltrepassamento della Mediator Dei da parte della Sacrosanctum concilium. E credo che il nodo di tutto sia proprio qui.
In questa replica sarò brevissima, ma comprendo che bisognerà che sviluppi il discorso in maniera più completa e specifica.
Lo esprimo sinteticamente, vediamo lei cosa ne pensa.
Ratzinger parte dal presupposto, tutto post-conciliare che è l'Assemblea che celebra, invece che da quello tradizionale che è il Sacerdote che celebra "in persona Christi" e l'offerta dell'Assemblea (e quella di ogni singolo credente che ne fa parte) si inserisce a sacrificio compiuto, dopo la consacrazione, ri-presentato al Padre in ogni Santa Messa. Ed è tutta presente SOLO nell'offerta del Figlio e ad essa conseguente.
E il Sacerdote e l'Assemblea attraverso lui, non offre "il frutto della terra e del nostro lavoro", ma nell'offertorio già offre le "oblate" (ciò che è destinato a divenire il Corpo e Sangue del Signore). Quindi non è un inno ebraico al Creatore (berakah, preghiera di benedizione ebraica) ma è già - una volta si definiva "prolessi" - l'anticipazione, la preparazione a quello che è il momento culminante sia del Rito che della Storia: l'espiazione al nostro posto per ri-generarci nella "creazione nuova" in Cristo.
Il ringraziamento e la lode per la Creazione ci sono, eccome. Ma la Messa, oltre che Eucaristia (lode e ringraziamento) è anche il Santo Sacrificio che, nella comunione, diventa banchetto escatologico. Ma non facciamo memoria di una Cena, ma di ciò ch'è avvenuto al Calvario, cui il Signore nell'ultima Cena già conduce i "Suoi"... il resto è tutto conseguenza meravigliosa e indicibile
....
In questo cambio di prospettiva, ci sono anche molte altre implicazioni, che vedremo.
E, proprio l'"omissione" dell'espiazione, è ciò che più mi ha colpito nel punto 20 della Lumen Fidei, cui pure rimandavo....
E' un discorso tutto da sviluppare, ma si fa sempre più chiaro.
Grazie per l'input. Anch'esso tutto da sviluppare. E sarà molto bello e, spero, edificante per tutti noi.
Grazie, Mic, per le tue spiegazioni. Purtropo non ricordo di averlemai sentite daun prete all'omelia. Perché ?
RispondiEliminaRR
Visto il tono dei commenti dell'altro thread, mi permetto di esprimere 2 cose che mi hanno fatto riflettere molto, la prima è che in altri siti si continua ad offendere i gestori di questo blog a prescindere, la seconda è che il livello di questo stesso sta scivolando verso una deriva di estremismo e di commenti insultanti, maligni e maliziosi da parte soprattutto di persone definentesi pie, timorate di Dio, fedeli alla CC ed a certi catechismi, non tutti, ovvio, ora la cosa si sta trascinando da un po', io leggo, e talvolta commento, cercando di non offendere nessuno, e di non attaccare le persone di cui non condivido i punti di opinione, ma da questo a sentire dire cose di estremo odio e livore verso determinate entità religiose, francamente in persone tiepide,e/o agnostiche come me, che leggono per farsi un'opinione della blogosfera cattotradizionalista, è uno spettacolo molto poco edificante, affatto discente e più che attirare respinge.Ora io non sono che un ospite e quindi non devo che ringraziare per lo spazio concessomi, ma non vorrei che il blog facesse la fine di tanti altri che hanno chiuso bottega per la valanga di insulti, maledizioni,scomuniche d anatemi profusi ad libitum; non me ne vado sbattendo la porta, spero che ciò non accada, ma l'esempio fornitomi mi fa restare saldo più che mai nella mia distanza e non appartenenza,poi ognuno si occupi della propria salute fisica e spirituale come meglio crede, ma che non pretenda di insegnare agli altri. Grazie per l'eventuale spazio concesso. .Anonymous.
RispondiEliminaAnonymous, quando in una famiglia viene a mancare all' improvviso il padre, o perché muore, o perché se ne va, la famiglia sbanda alla grande. I figli più grandi pensano di non aver più nulla da imparare, e se ne vanno, mettendosi in proprio,i piccoli si attaccano ancora di più alla madre e piagnucolano da mane a sera, lal madre non sa che pesci prendere, e magari si fa irretire dal primo bellimbusto che passa...e da qui litigi, offese, separazioni...
RispondiEliminaSe il padre e' morto, non e' colpa sua, mam se se n' e' andato, non potranno i figli rimproveraglielo ? E se il patrigno non e" di loro gradimento, e li tratta male, potranno lamentarsi?
Ecco, uan parte di noi-io almeno - mi sento cosi, figlia abbandonata dal padre e lasciata in mano ad un patrigno, che e' neanche la pallida ombra del padre perduto.
Rr
PS: ho ricevuto la tua, e ti ho inviato un messaggio tel
Grazie, Mic, per le tue spiegazioni. Purtropo non ricordo di averlemai sentite daun prete all'omelia. Perché ?
RispondiEliminaPerché di solito un prete nell'omelia sviluppa il senso delle letture. Anche se ci sono molte letture che possono portare ad approfondire e a sviluppare anche il senso dell'Eucaristia.
Ma c'è stata anche una vera e propria rivoluzione copernicana, non dimentichiamocelo. Più passa il tempo e più me ne accorgo e più soffro quando sono costretta a partecipare al NO.
Mi viene in mente Michael Davies, ricordi gli articoli pubblicati sul suo allarme nel il parallelo con i cambiamenti indotti dalla Riforma anglicana e i corrispondenti cambiamenti del sensus fidei?
Guarda qui, ad esempio:
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2014/07/riforma-liturgica-anglicana-in-pdf-e.html
Petizione al Carmelo di Coimbra
RispondiEliminaReverendas Irmãs Carmelo de Santa Teresa 16, 3000-359 Coimbra Portogallo.
Reverende Sorelle, sia lodato Gesù Cristo.Nel libro del vostro Carmelo Un cammino sotto lo sguardo di Maria, con prefazione del Vescovo del luogo, si legge che la Madonna, apparendo a suor Lucia in grandissima difficoltà a scrivere la terza parte del Segreto e così sbloccando la situazione, le disse: «scrivi quello che ti comandano, non però quello che ti è stato dato di comprendere del suo significato».Pertanto, considerando la liberalizzazione in materia di apparizioni stabilita dalla legislazione generale vigente, e considerando che una piena trasparenza su fatti e documenti storici può contribuire al rasserenamento degli spiriti, togliendo terreno a ogni illazione altrimenti oggettivamente favorita, Vi chiedo:
-se suor Lucia questo significato della visione in oggetto (la sua interpretazione, la sua spiegazione, o qualcosa del genere), che dall’Alto le è stato dato, non l’ha messo per iscritto in assoluto, mai e da nessuna parte, oppure non l’ha scritto in quel testo e in quella data;
-se smentite che nelle opere inedite menzionate nella Bibliografia di questa Vostra pubblicazione, le Lettere e il Diario della veggente (pag. 482), c’è qualche riferimento a un “qualcosa di più” a riguardo del Segreto di Fatima, a tutt’oggi non testualmente pubblicato.
Vi ringrazio dell’attenzione che vorrete prestare alla presente. In unione di preghiere, nei Cuori di Gesù e Maria,
(Firma)
: Reverendas Irmãs Carmelo de Santa Teresa 16, 3000-359 Coimbra Portogallo.
Ma a che serve sapere anche questo.
RispondiEliminaE credete che risponderanno?
Chi è che ha tutto questo tempo da perdere?
.... la storia di Fatima, come il suo senso, mostra molto chiaramente che il Cielo NON DA' gli aiuti ulteriori finché non si è fatto tesoro, anche imperfettamente, di quelli già presenti.
RispondiEliminaCara Mic,
RispondiEliminaDom Tissier nel libro "Il mistero della redenzione secondo Benedetto XVI", "Coscienza pagana o cristiana?" commenta lo stesso branno che lei ha commentato, vede:
"Coscienza pagana o coscienza cristiana?Bisogna ammettere che la Passione di Cristo vista come un’opera di espiazione o di soddisfazione della giustizia divina per i peccati degli uomini, non è di moda. La giustizia divina sembra essere una metafora allo stesso titolo della collera divina (2): non le si deve preferire l’amore gratuito di Dio che, in Gesù Cristo, si dà fino alla fine (Gv. 13, 1)?
La dimostrazione del teologo di Tubinga consta di una tesi, un’antitesi e una sintesi.
- La tesi è che la croce di Cristo non è una espiazione offerta dall’uomo (l’Uomo-Dio) a Dio (Padre), ma l’espressione di un amore radicale che si dà interamente (si prova la tesi mostrando che l’espiazione è contraria al messaggio d’amore che si ritiene sia quello del Nuovo Testamento).
- Ma questa tesi non può porsi senza che le si opponga l’antitesi: lo stesso Nuovo Testamento sostiene infatti l’opera di espiazione di Gesù e la sua offerta in sacrificio a Dio.
- La sintesi consisterà nel reinterpretare l’antitesi, cioè nel purificare l’interpretazione del Nuovo Testamento alla luce della tesi: sulla croce, Cristo si è sostituito sì a noi, peccatori, ma lo scambio consiste semplicemente nel fatto che egli ama per noi. Così la tesi viene ripresa e si arricchisce inglobando l’antitesi.
Non consco quel che ha detto Tissier. Ma mi rendo conto che son cose più grandi di me e che i guasti sono molto più gravi di quanto si potesse pensare.
RispondiEliminaÈ arrivato il momento di affidare tutto al Signore.
Non so ancora quel che farò. Pregherò, mi confronterò con i miei sacerdoti di riferimento. Al momento ho solo incertezze (non su ciò che ho detto, ma sul da farsi). L'Unico aiuto è nel Signore, a Lui affido tutto quello che verrà.
Continua così, mic.
RispondiEliminaAnzi: ad maiora!
dice bene lister...avanti tutta come spesso hai detto a qualcuno di noi, e conoscendo di tali persone magari pure le condizioni e le vicende anche personali di chi a volte proprio non ce la fa non solo ad andare avanti tutta, ma neanche parziale, e spesso senza amici, senza appoggi, senza neanche un cane che ti risponda ad una telefonata....senza niente di niente...per questo lister ti incoraggia a ragione, e quando si tocca il filo elettrico di certe verità è inevitabile che ci sia sempre qualcuno che auspica dentro di sé che la centralina non sia staccata, è normale e sempre sarà così. Unirsi ai cori facili e talvolta francamente inverosimili che tributano onori e glorie chi a destra chi a manca senza neanche farsi scrupolo di leggersi magari un documento, di guardarsi un video ecc, è sì più comodo, ma la verità dove la mettiamo, poi? La Chiesa ha bisogno davvero di questo o di essere vera, vera a tal punto da fare male, a volte, ma libera, libera, come ci ha detto Nostro Signore! In fondo noi non siamo qua anche per testimoniare l'esattezza dello sprone di San Paolo? Egli ai Romani scriveva "E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!»"..e la verità, fare la verità come capita a tanti fratelli perseguitati in giro per il mondo che mai si sognerebbero di mollare tutto, ci deve far riflettere. E' quando la sotterriamo, invece, per stare o sentirci più caldi comodi e coccolati che diventiamo senza sale, e allora non serviamo più a niente:
RispondiElimina"Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere GETTATO VIA E CALPESTATO DAGLI UOMINI".
(Mt 5,13)
I guasti sono profondi. E antichi, molto più antichi di quanto spesso si tenda a immaginare. Oggi assistiamo al riacutizzarsi di un male endemico e al suo ripresentarsi in un'antica forma. Il tutto aggravato dalla modesta capacità di ascolto e di comprensione generale tipica dei temperamenti pratico-attivi qual è quello di chi si trova oggi al timone della barca petrina: "Non v'ha orgoglio che superi l'orgoglio degli umili" scriveva con acuta intelligenza della psiche umana Ippolito Nievo.
RispondiEliminaLa travagliata avventura della Chiesa cattolica nell'era del marketing, della finanza e dei mezzi di comunicazione di massa, è in fondo anche la nostra, quella di esseri umani immersi in un quadro epocale dominato dall'innaturalezza e immerso in uno stato di acutissima contraddizione pratica. Un orizzonte in cui il rimedio finisce quasi sempre per rivelarsi peggiore del male.
Ma paradossalmente, questo tratto, questa condizione, ci fa vicini, ci pone in capo un destino comune, al di là dei differenti, e spesso contrapposti, punti di vista.
Quali che siano, infine, le direzioni che ciascuno di noi, con il proprio sincero discernimento, imboccherà, non dimentichiamoci gli uni degli altri. In primo luogo nella preghiera. Forse un giorno lontananze che oggi riteniamo insormontabili si riveleranno apparenti.
Nell'adolescenza ho frequentato e tuttora bazzico come "indipendente nelle liste di..." un movimento molto, molto "esperienziale", composto da brava gente, ma in cui non ho mai trovato la risposta al problema "subtilis" eppure di importanza estrema sul perche'la salvezza dell'umanita' richiedesse il SACRIFICIO del Figlio. Un Dio barbaro e sanguinario? Viceversa, un Dio Padre ONNIPOTENTE e traboccante di amore non poteva salvarla con un perdono gratuito ( ad esempio "graziando" Adamo ed Eva subito dopo la loro caduta - un rabbuffo e via )? Sebbene in modo molto confuso, arrivai a delineare la differenza tra "potentia absoluta" e "potentia ordinata". Secondo la prima concezione, teorizzata da Occam, Dio e' slegato da qualsiasi predeterminazione logica o etica ( ad esempio potrebbe dichiarare lecito l'omicidio o incarnarsi in un asino ). Per la seconda, se non ho capito male, Dio e' legato nel suo agire da criteri infrangibili di logica e di giustizia da lui stesso posti.
RispondiEliminaA questo punto trovai un libro estremamente significativa del filosofo Vittorio Mathieu:"Perche' punire? La crisi del diritto penale" ( 1977 ). L'illustre cattedratico torinese affermava che nell'epoca contemporanea, a partire da Beccaria, si tende ad affermare che il tragressore e' tale a causa dell'ambiente sociale o della sua costituzione psicofisica-neurologica. Per cui va sottoposto a "trattamento" rieducativo, piu' che punito. Al contrario Mathieu ripropone l'idea per cui il trasgressore e'un essere libero e la sua colpa ( molto piu' "peccato" che errore ) avendo turbato l'Ordine ( sociale e metafisico ) deve essere ESPIATO, cioe' controbilanciato con una quantita' congrua di sofferenza socialmente utile ( ma anche - per noi scandaloso! - socialmente inutile ), per cosi' dire una vendetta inflitta dall'autorita' come atto dovuto, senza rancore.
Non sfugge che nella SOTERIOLOGIA ( dottrina teologica della salvezza ) e nei testi devozionali della tradizione e' riaffermato che Gesu' ha SOFFERTO PER ESPIARE IL PECCATO di tutta l'umanita' e di ogni singolo uomo, come uno che succhia il veleno della vipera per toglierlo dal sistema circolatorio altrui. Il tutto si connette all'idea delle "anime vittime", che espiano al posto dei peccatori: pilastro della religiosita' tradizionale ( "Pregate e OFFRITE LE VOSTRE SOFFERENZE per i poveri peccatori, molti dei quali vanno all'Inferno" sarebbero secondo Lucia Dos Santos le parole della Vergine Maria a Fatima ).
Non sfugge che nella religiosita' odierna, postilluministica, la morte in croce di Gesu' non e' un sacrificio di ESPIAZIONE, ma un ESEMPIO di come un uomo che lancia e vive un messaggio di giustizia, un "rivoluzionario mite", debba essere disposto a soffrire per la ritorsione degli OPPRESSORI DELLA SOCIETA', ricchi, privilegiati e senza scrupoli morali.
Mi sembra che nel postconcilio e fra i movimenti "esperienziali" prevalga largamente la seconda impostazione e sia sottaciuta e di fatto assente la prima, che invece e' propria del Cattolicesimo tradizionale, quello iniziato duemila anni fa e non nel 1962. Questioni che richiederebbero uno scavo nel profondo, che invece non si fa, preferendo i modi "esperienziali", entusiastico-folkloristici o la rivendicazione sociopolitica, talora rabbiosa e perfino sboccata.
Ovviamente in questo Cattolicesimo sul Purgatorio e sull'Inferno si glissa sistematicaticamente.
PS. Il motivo conduttore del libro di Socci "Il segreto di Padre Pio" e' quello della "anime vittime" e della "Salvifici Doloris". Il cappuccino del Gargano sarebbe la piu' grande "anima vittima" del nostro secolo, il san Francesco ( stigmatizzato, non ecologista ) del '900.
Grazie Franco, avrei approfondito anche il tema del "sacrificio vicario" e, appunto delle "anime vittime", di cui è piena la storia dei Santi. Ma non è qui che lo farò.
RispondiEliminaTirano fuori la pretesa "crudeltà" di Dio per bypassare la "Giustizia", che naturalmente non è mai scissa dalla Misericordia, ma che non può essere oltrepassata. C'è stato un ordine infranto e sovvertito (e si pretenderebbe continuare a sovvertirlo...) e la "riparazione" non era nelle nostre possibilità. Poteva venire solo da Dio.
Ma anche di "riparazione" non si parla più...
In un certo movimento "esperienziale" si nega addirittura che Dio possa venire offeso nel senso di togliere a Lui la gloria perché allora Dio sarebbe vulnerabile e non sarebbe più Dio, ed è anche con questo che si elide l'espiazione...
RispondiEliminaMa mi è capitato di esprimere, in quel contesto, che nel concetto di "offesa" a Dio bisogna distinguere la gloria intrinseca di Dio - invulnerabile, infinita e immutabile - dalla gloria estrinseca di Dio, gloria che può essere maggiore o minore, e che risulta diminuita a causa dei peccati degli uomini. Per questo S. Ignazio ha scelto per la Compagnia di Gesù il motto "Ad maiorem gloriam Dei", affermando che essa avrebbe dovuto lottare per la "maggior gloria di Dio".
Del resto, basta notare quanto il peccato in qualche modo escluda dalle situazioni della storia individuale e collettiva la "Presenza" del Signore, basta vedere il vuoto e i drammi umani e sociali di questo nostro mondo in cui si è perso il senso del peccato. E lo si è perso proprio come responsabilità individuale, non solo a livello comunitario come lì invece enfatizzato, perché è sempre una mancata risposta alla chiamata costante di Dio alla conversione e al progetto che Egli ha per ognuno di noi. Questo non esclude né un ambito comunitario e sociale né la nostra responsabilità anche nei confronti del prossimo; ma tutto è fondato nel rapporto IO-TU che ogni creatura ha col suo Signore, un rapporto che può anche arricchirsi in ambito comunitario (ek-lesìa = la Chiesa di coloro raccolti insieme in comunione nel Signore) per poi dispiegarsi nelle relazioni interpersonali e nelle scelte individuali e collettive; ma è innanzitutto un rapporto pieno e profondo individuale, non di gruppo né in simbiosi, come spesso in questi contesti avviene, dove si determinano identità di gruppo e forti sensi di appartenenza che è dipendenza più che maturazione della coscienza personale.
Allo stesso modo in cui rischia di prevalere e spesso prevale il culto della personalità dei fondatori... Il che spesso oggi, ad altri livelli, diventa papolatria o "tifoseria papista", come la chiama esistenzialmente periferico :) qui:
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2013/10/diagnosi-il-cattolicesimo-ridotto-a-tifoseria-papista.html
Mic. Grazie per avermi risposto in modo tanto diffuso, oltretutto presentandomi un concetto che non conoscevo affatto: quello di GLORIA ESTRINSECA DI DIO. Lo trovo di importanza decisiva. Mi si presenta come uno di quelli che chiamo CONCETTI-RELAIS, come per Agostino il male come mancanza di essere e non come essere sostanziale: il che gli permise di liberarsi dai lacvi del dualismo manicheo. Concetti relais in quanto rimuovono un "blocco" e permettono di far circolare l'energia nel circuito, consentendo una illuminazione globale.
RispondiEliminaA mio parere tanto il mio quanto il suo concetto rientrano nella categoria dei "CONCETTI-PONTE, che consentono di collegare le categorie del pensiero comune on quelle del pensiero teologico tradizionale.
Credo che nel periodo preconciliare
Si fosse molto piu' attenti a questa esigenza, mentre dopo il Concilio si e' preferito evitare del tutto o quasi di sviluppare strumenti apologetici, spostando il baricentro della vita ecclesiale sul "sociale" spesso in modo velleitario, dilettantesco e solo apparentemente fruttuoso ( tanto da rendere valida la definizione di "COMPLESSO DI DON CHICHI'"); per non dire dei ben noti casi estremi in cui l'afflato sociale si e' tradotto in rabbia e acrimoniosita' virulenta, spacciate per "amore per i poveri e gli oppressi".
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Credo che la problematica del Peccato e del Sacriif1cio Espiatorio, con il concetto connesso delle "anime vittime" dovrebbe essere integrato da un discorso piu' ampio e approfondito sul tema della "PERSONALITA' CORPORATIVA". La soteriologia, a partire da san Paolo, nel parallelismo Adamo-Cristo implica che il nesso peccato originale - redenzione costuisca un ponte a unica campata: se cade la mezza campata del peccato originale cade anche l'altra della redenzione, che viene rimpiazzata dall'istanza del PROGRESSO SOCIALE sulla terra, teilhardianamente come "punto Omega", mentre la visione prospettata nell'Apocalisse e' ben diversa: cadurte e risalite, periodi di relativa pace e periodi segnati da sciagure e persecuzioni fino all'ultimo giorno prima del ritorno di Cristo nella sua Gloria.
Il concetto di trasmissibilita' del Peccato Originale implica una relazione fra gli uomini tale da renderli parte di un tutto. In sede di psicologia e di fenomenologia, come pure di psicosociologia mi sto rendendo conto di come l'identita' individuale, anche laicamente, implichi la partecipazione a una identita' collettiva. Ad esempio nella "religione della Patria" che venne alimentata al massimo grado durante le due guerre mondiali la renitenza alla leva, la diserzione e la vilta' in combattimento venivamo considerate colpa e reato meritevoli di morte. Sto studiando parecchio su questo punto.
PS. Parecchi anni fa al termine di una conferenza interrogai il grandde teologo protestante Jurgen Moltmann sul tema della "potentia ordinata" che rendeva la giustizia e la riparazione del peccato obbligatoria per Dio stesso." Mi rispose che nulla legava Dio.Concetto luterano e ancor piu' calvinista, mi pare.
Sono d'accordo con Mesmer. Dobbiamo cercare di non perdere la calma e la serenità. La confusione aumenta, dalla nostra parte è forte, ma non crediamo che "dall'altra" non sia altrettanto. Evitiamo lo scoramento, evitiamo di credere di avere a che fare con dei mostri. Fosse possibile uno scambio pacato di idee, sono certo che tante cose si appianerebbero. Perfino FSSPX e CDF a furia di parlarsi a qualcosa forse sono approdate.
RispondiEliminaVittorio Mathieu. Tempo fa corse voce di una sua certa doppia appartenenza, che mi fu confermata (in un caso in forma diretta, nell'altro indirettamente) da esponenti di qualche rilievo di entrambe le organizzazioni. Organizzazioni teoricamente fra loro in radicale conflitto. Ma a quanto sembra non è cosa rara (qualcuno, tempo fa, ha qui accennato a voci analoghe per Cardini).
RispondiEliminaP.S. E probabilmente un caso analogo è presente anche in questa sede.
RispondiElimina
RispondiEliminaGrazie mille, Mic! Sarà un vero piacere leggere il tuo documento e imparare quello che vorrai condividere coi tuoi lettori.
Louiz,
RispondiEliminaAl momento ho completato l'articolo servendomi degli spunti tratti da questa discussione.
Se gentilmente volesse percorrerne l'ultima parte, e intanto darmi su quella le sue osservazioni, che so già saranno pertinenti, me ne servirò per sviluppare un articolo ad hoc.
Mi rendo conto tuttavia che le inplicazioni che s'intrecciano richiedono un'analisi più articolata, che in ogni caso è già contenuta in un saggio che uscirà a breve.
Cercherò di sviluppare il discorso specifico nella maniera più stringata ed essenziale, adatta al blog.
RispondiEliminaMic, grazie mille del tuo gentile invito, che va però molto al di là delle mie capacità. Sono solo un laico brasiliano ignorante che legge ancora per la prima volta il suo catechismo tridentino. Ho scritto quelle osservazioni quasi come un riflesso condizionato di defesa del papa Benedetto XVI, che anche se può presentare delle derive moderniste in alcuni dei suoi scritti o detti, mi è molto caro. Le mie povere conoscenze sulla teologia dell'eucaristia non sono sufficienti per entrare in questa discussione. Ma sarà sempre un piacere imparare con te le maraviglie della Messa, veramente il "momento culminante della Storia".
RispondiElimina"misericordia creatrice" = Risurrezione?
RispondiEliminaSì, a giudicare da questa bellissima omelia del Corpus Domini 2010
RispondiEliminae se nella Risurrezione vediamo la "creazione nuova" della natura ferita restaurata
...Allora, in che senso Gesù è sacerdote? Ce lo dice proprio l’Eucaristia. Possiamo ripartire da quelle semplici parole che descrivono Melchisedek: “offrì pane e vino” (Gen 14,18). E’ ciò che ha fatto Gesù nell’ultima Cena: ha offerto pane e vino, e in quel gesto ha riassunto tutto se stesso e tutta la propria missione. In quell’atto, nella preghiera che lo precede e nelle parole che l’accompagnano c’è tutto il senso del mistero di Cristo, così come lo esprime la Lettera agli Ebrei in un passo decisivo, che è necessario riportare: “Nei giorni della sua vita terrena – scrive l’autore riferendosi a Gesù – egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo dalla morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono, essendo stato proclamato da Dio sommo sacerdote secondo l’ordine di Melchisedek” (5,8-10). In questo testo, che chiaramente allude all’agonia spirituale del Getsemani, la passione di Cristo è presentata come una preghiera e come un’offerta. Gesù affronta la sua “ora”, che lo conduce alla morte di croce, immerso in una profonda preghiera, che consiste nell’unione della sua propria volontà con quella del Padre. Questa duplice ed unica volontà è una volontà d’amore. Vissuta in questa preghiera, la tragica prova che Gesù affronta viene trasformata in offerta, in sacrificio vivente.
Dice la Lettera agli Ebrei che Gesù “venne esaudito”. In che senso? Nel senso che Dio Padre lo ha liberato dalla morte e lo ha risuscitato. E’ stato esaudito proprio per il suo pieno abbandono alla volontà del Padre: il disegno d’amore di Dio ha potuto compiersi perfettamente in Gesù, che, avendo obbedito fino all’estremo della morte in croce, è diventato “causa di salvezza” per tutti coloro che obbediscono a Lui. E’ diventato cioè sommo Sacerdote per avere Egli stesso preso su di sé tutto il peccato del mondo, come “Agnello di Dio”. E’ il Padre che gli conferisce questo sacerdozio nel momento stesso in cui Gesù attraversa il passaggio della sua morte e risurrezione. Non è un sacerdozio secondo l’ordinamento della legge mosaica (cfr Lv 8-9), ma “secondo l’ordine di Melchisedek”, secondo un ordine profetico, dipendente soltanto dalla sua singolare relazione con Dio....
... Egli non era sacerdote secondo la Legge, ma lo è diventato in maniera esistenziale nella sua Pasqua di passione, morte e risurrezione: ha offerto se stesso in espiazione e il Padre, esaltandolo al di sopra di ogni creatura, lo ha costituito Mediatore universale di salvezza.
http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/homilies/2010/documents/hf_ben-xvi_hom_20100603_corpus-domini_it.html
Qui lo dice...
In effetti è proprio da quell'obbedienza fino alla fine ch'è abbandono alla volontà del Padre che viene ribaltata la disobbedienza di Adamo.
Ed è un atto supremo di amore, ma anche espiativo. Della stessa lettera agli ebrei, ricordo:
Eb 2,17 Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo.
Eb 9, 26; 28
Ora invece una volta sola, alla pienezza dei tempi, è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. ... così Cristo, dopo essersi offerto una volta per tutte allo scopo di togliere i peccati di molti
Eb 13,12 Perciò anche Gesù, per santificare il popolo con il proprio sangue, patì fuori della porta della città.
e 1Pt 2,24 egli ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce, affinché, morti al peccato, vivessimo per la giustizia, e mediante le sue lividure siete stati guariti.
La Risurrezione è conseguenza.
C'è differenza tra il dottore privato e la predicazione.
RispondiEliminaGrazie mic, per queste ultime precisazioni.
RispondiEliminaSant’Ambrogio: «Egli ha ricevuto da noi ciò che doveva offrire per noi, al fine di riscattarci del nostro e di darci del suo, con una munificenza divina che non era nostra. Lo sapete, è del nostro che ha offerto in sacrificio. Infatti, qual è stata la causa dell’incarnazione se non che la carne che aveva peccato fosse essa stessa lo strumento del suo riscatto?»
E S. Tommaso: ... non poteva essere sufficiente la soddisfazione d’un puro uomo, perché tutta la natura umana era stata corrotta dal peccato, né il merito di una o più persone poteva compensare alla pari il danno di tutta la natura. Inoltre, poiché il peccato commesso contro Dio acquista una certa infinità dalla infinità della maestà divina: l’offesa infatti è tanto più grande, quanto più grande è la persona verso cui si manca; era necessario per una soddisfazione adeguata che l’azione del riparatore avesse un’efficacia infinita, quale è appunto l’azione di un uomo-Dio.
Il fatto che l’Uomo-Dio abbia soddisfatto pienamente per i peccati, non dispensa il puro uomo dall’aggiungere la sua stessa soddisfazione imperfetta alla perfetta soddisfazione di Cristo.
E l’azione della causa prima non sopprime l’azione delle cause seconde.
E' vero che la questione dell'Offertorio non più sacrificale cambia non poco tutto l'impianto del rito...
E' vero che la questione dell'Offertorio non più sacrificale cambia non poco tutto l'impianto del rito...
RispondiEliminaGrazie per le osservazioni.
Non dimentichiamo che ciò che cambia nel rito poi cambia anche l'interiorizzazione della fede: lex orandi lex credendi...