Leggevo stamani l'articolo di Costanza Miriano: "La modalità ospiti" [qui], redatto con la sua sciolta ed efficace verve tutta al femminile. Vi rimando al link condividendo con voi alcune mie, chiamiamole risonanze...
Una "mamma che lavora" non è mai "mamma a tempo pieno" e nel sapore dei manicaretti non c'è soltanto il risultato di una cucina accurata per il tempo e la passione che vi si dedicano, ma anche l'amore e la premura che precedono e accompagnano la preparazione. La scarsa passione per la cucina e la fretta che fanno sì che il "cuore" sia altrove (e può dipendere sia dal lavoro che da qualunque altra causa), sono queste a non dare gli stessi frutti, che fanno la differenza tra un focolare spento o acceso a scartamento ridotto, rispetto a un focolare incandescente - come i serafini - perché alimentato da una Presenza che lo rende davvero accogliente e fecondo.
Naturalmente l'esempio della cucina, che non ha bisogno di essere raffinata per corrispondere all'ideale di cura e premura che dovrebbe caratterizzarla, è estensibile a qualunque altro momento della vita familiare ed extra e, soprattutto, al rapporto con i figli, che conosce bisogni tempi non eludibili e spesso non dilazionabili e che per questo richiede una presenza piena consapevole e di dono totale. Si insegna e si trasmette molto con l'esempio, oltre che con le parole e i gesti giusti al momento giusto. E con la giusta severità, che è quella che forgia le strutture della persona, a condizione che derivi da quella fermezza che viene dalla maturità e dalla fortezza cristiana, non da moralismo...
La soluzione del problema sta nel trovare il connubio tra i propri legittimi interessi e passioni e le esigenze prioritarie dei doveri di stato, in un tempo che fa apparire come prioritaria la mitica "realizzazione personale", come se questa fosse scissa dai doveri di stato. I quali, tuttavia, se vengono sempre inoculati solo come tali, creano la solita antinomia tra "legge" imposta e quella scritta nel cuore da Chi l'ha portata a compimento e che consente di realizzarla per connaturalità. Anche se la legge non può non essere il punto di partenza e di riferimento, ma è destinata a sfociare nel compimento, perché è stata data proprio in vista della promessa. (Paolo ai Galati, 16-22)
In fondo è stata la costrizione che vedeva le donne custodi del focolare ma inibendo loro qualunque altra possibilità di crescita come persone (problema che a suo tempo non riguardava in termini culturali le classi più abbienti ma, a seconda dei ceti, si presentava e tuttora si presenta con altre modalità). E, se è vero che si cresce come persone non solo attraverso la cultura e lo sviluppo dei propri talenti nelle esperienze extra-domestiche, forse l'errore è stato e rischia ancora di essere il misconoscimento dei talenti che nelle mura domestiche vengono vissuti con tanta fatica non solo fisica molto sottovalutata e nel nascondimento, che ha portato al loro misconoscimento tout court. D'accordo che il nascondimento è esso stesso un valore e per di più cristiano. Ma per chi lo vive lo diviene solo quando non viene imposto ma scelto. E, per scegliere giustamente il proprio ruolo - uomini o donne, presso il focolare o altrove - è necessaria un'autentica adesione a Cristo e conseguente e corrispondente vita di fede realmente nutriente e santificante. E questo è difficile da cogliere individualmente, se non per grazia, perché normalmente lo si assimila in una comunità e in una società che lo vivono autenticamente e non farisaicamente; il che è valido da sempre e resta valido anche per il futuro.
Con la differenza che, se prima prevaleva il farisaismo, oggi il farisaismo non è affatto scomparso; ma, per contro, prevale la reazione malsana del liberi-tutti. Essa si presenta apparentemente come l'ama e fa quel che vuoi di agostiniana memoria, senza insegnare che quest'affermazione presuppone una conoscenza ed un'adesione che rendono capaci di amore autentico (il dono di sé fino alla fine di Cristo Signore) e non del suo surrogato che non è altro che sentimentale velleitarismo, che non trasforma la persona nelle profondità e quindi non feconda neppure le relazioni. Le può rendere più o meno momentaneamente gradevoli; ma poi finisce lì...
Poco fa facevo una riflessione applicata all'ambito ecclesiale, riconoscendo che esiste il fanatismo tradizionalista al pari di quello progressista.
Il problema nasce dalle ideologizzazioni di cui sono frutto entrambi. Mentre la confusione sembra essere la cifra della nostra epoca, anche nel nostro ambito tradizionale.
E qui veniamo al concilio, visto anche che nel Concilio sono confluite e si sono polarizzate le delusioni le attese e le speranze di una generazione di passaggio epocale che è la nostra. E inoltre la lingua batte sempre dove il dente duole. Per cui, lungi dal fare del Concilio un evento in positivo o in negativo, non possiamo ignorarlo né storicamente né come sorgente in nuce nonché fucina - attraverso le ben note ambiguità e/o rotture presenti in alcuni punti dei suoi documenti - di molte attuali degenerazioni della vita ecclesiale, i cui riflessi non mancano di incidere anche nella società. Del viceversa ci sarebbe da guardarsi in termini diversi da un suicidario "allineamento" storicista.
Vergo una conclusione - che sorvola dall'analisi delle istanze e delle influenze, prossime e remote, storiche, filosofiche e teologiche, fatta in altra sede e che qui condenso in soldoni, in maniera essenziale, non credo semplicista.
Penso che il Concilio - tranne che in coloro che già coltivavano fini scientemente dissolutori e che abbiamo visto prevalere - convogliava anche le istanze di chi voleva uscire da un certo clericalismo farisaico; ma invece di una sana soluzione, esso si è rivelato portatore di una reazione non equilibrata che oggi si manifesta nell'opposto deleterio fai da te in chiave antropocentrica (ne abbiamo forniti numerosi esempi).
Ovvio che sia il farisaismo che il fai da te del velleitarismo sentimentalista scisso dalla ragione (Bergoglio) può essere superato solo da un'autentica conversione resa possibile da un autentico annuncio e alimentata da una corrispondente vita sacramentale (tutti i predecessori, compresi Benedetto e papi post conciliari, tolte alcune storture moderniste). Storture non considerate tali per mezzo di cavilli, ma dopo aver individuato ed enucleato quelle 'fessure' introdotte nella prassi che incidono anche nella dottrina perché diventano dottrina (sia pur non codificata). Intendendo per dottrina non una serie di regole fissiste o cose morte, ma l'orientamento saldo e fecondato dalla grazia di cui è portatore: la famosa conoscenza che precede l'azione e accende la volontà e non viceversa...
Segnala oggi un lettore che siamo arrivati al punto che un vescovo come Mons. Galantino, segretario della CEI, a conclusione di una conferenza tenuta al Simposio Rosminiano di Stresa il 28 agosto scorso, possa affermare: «La Chiesa dovrà anche attrezzarsi per mostrare se stessa come esperta di postumanesimo e così parlare all’uomo d’oggi illuminandone il destino alla luce dell’Evangelo».
La Chiesa, prima di essere esperta in umanesimo - post-umanesimo, quid, se non qualcosa di prometeico ed al di fuori di qualunque insegnamento ricevuto dalla nostra Mater et Magistra? - è esperta in Cristo e, grazie a Lui, è esperta in "pienezza di umanità". Ma, se l'uomo perde il contatto con la sua essenza, dato ontologico ineludibile e irreformabile, e pretende prescinderne, sfocia inesorabilmente nella dis-umanità: un vero e proprio monstrum, direi. Una vera e propria violenza all'essere... Ma di questo dovremo approfondire a parte.
Tuttavia, se per ora il fai da te va per la maggiore, noi abbiamo le promesse e Colui che ce le ha fatte, nella Sua Chiesa: la Catholica nel senso agostiniano [qui], pur se la sua visibilità è ridotta ad un falcetto di luna, per usare una efficace immagine di Sant'Ambrogio.
Segnala oggi un lettore che siamo arrivati al punto che un vescovo come Mons. Galantino, segretario della CEI, a conclusione di una conferenza tenuta al Simposio Rosminiano di Stresa il 28 agosto scorso, possa affermare: «La Chiesa dovrà anche attrezzarsi per mostrare se stessa come esperta di postumanesimo e così parlare all’uomo d’oggi illuminandone il destino alla luce dell’Evangelo».
La Chiesa, prima di essere esperta in umanesimo - post-umanesimo, quid, se non qualcosa di prometeico ed al di fuori di qualunque insegnamento ricevuto dalla nostra Mater et Magistra? - è esperta in Cristo e, grazie a Lui, è esperta in "pienezza di umanità". Ma, se l'uomo perde il contatto con la sua essenza, dato ontologico ineludibile e irreformabile, e pretende prescinderne, sfocia inesorabilmente nella dis-umanità: un vero e proprio monstrum, direi. Una vera e propria violenza all'essere... Ma di questo dovremo approfondire a parte.
Tuttavia, se per ora il fai da te va per la maggiore, noi abbiamo le promesse e Colui che ce le ha fatte, nella Sua Chiesa: la Catholica nel senso agostiniano [qui], pur se la sua visibilità è ridotta ad un falcetto di luna, per usare una efficace immagine di Sant'Ambrogio.
Maria Guarini
Mic, grazie, riflessioni assai condivisibili. Confesso che l'esaltazione del post umanesimo mi ha fatto correre i brividi lungo lo schiena, a questo siamo arrivati?
RispondiEliminaJohn
La differenza tra voi e Socci e che vi leggete solo tra voi e tra i vostri quattro gatti che vi seguono.
RispondiEliminaMa se lui fosse in buona fede non attribuirebbe malafede a membri della Chiesa e in primis al Santo Padre!
E lo stesso vale per voi, ma con la differenza che lui scrive come persona pubblica. E voi lo seguite aumentando la polemica invece attenuarla.
Beh! mi pare che la sua presenza contraddica ciò che lei dice, non ci leggiamo tra noi, visto che ci legge pure lei.
RispondiEliminaLe cose sono due o certi membri della Chiesa sono in malafede, per fare e dire certe cose che si sentono e vedono oggi, oppure, mi scusi, si vede che l'ignoranza dottrinale impera. Se non sono in malafede, forse hanno fatto dei cattivi seminari. Ma anche i cattivi seminari vengono da una mala fede di base, perchè il modernismo esendo un'eresia non è buona fede, ma mala fede e chi si adegua a tale eresia cammina nell'errore. Oppure sbagliavano tutti i papi prima del CVII e in special modo S.Pio X che condannò duramente questa eresia ora tanto dilagante da apparire cosa normale nella Chiesa. La Madonna è colei che sconfigge tutte le eresie e prima o poi farà pulizia anche di questa.
Alcuni membri della Chiesa o sono in mala fede o sono affetti da ignoranza dottrinale, forse a causa di pessimi seminari frequentati. Sta di fatto che oggi dilaga e pare normale nella Chiesa, un'eresia chiamata modernismo, condannata da S.Pio X, chi vi aderisce cammina nell'errore. Dunque veda un po' lei studiandosi il modernismo e la dottrina che è invece da sempre pilastro della Chiesa, li metta al confronto, veda chi secondo lei oggi segue la tradizione della Chiesa e chi invece il modernismo e concluda lei chi si trova in mala fede e chi nella vera fede. Ogni tanto bisogna fare un sforzo in più e studiare, verificare, ragionare, Dio ci ha dato un intelletto, ci ha dato una Chiesa che ha un magistero infallibile, dunque immutabile su cui pogiarci, dunque abbiamo la possibilita di verificare se le novità che oggi ci propinano sono cattoliche oppure no.
RispondiEliminaBuon lavoro.
Sono uno dei "quattro gatti".
RispondiEliminaEbbene sì: sono contro [il modo di operare de] la Sede Apostolica (questa) e quando scrivo è -verbo- ci metto l'accento e, se devo fare una critica, la scrivo in un Italiano comprensibile, con un costrutto regolare e con i sintagmi in ordine...
Tante persone umili e semplici che compongono il Corpo Mistico della Chiesa, abbiano ben altro da fare che leggere articoli che hanno la verità in tasca e seguono una logica da stadio faziosa e bipartitica.
RispondiEliminaCon la presunzione di imporla agli altri.
RispondiEliminaDalle molte critiche che piovono, deduco che sono in tanti ad essere pro o contro Socci più per ragioni politiche - attribuendogli motivazioni desunte dalla politica del movimento a cui appartiene.
RispondiEliminaIo francamente non lo credo, perché trovo che parli soprattutto da credente. Ma se anche avesse fatto valutazioni politiche, queste non appaiono del tutto slegate da quanto sta accadendo, che ha coloriture più ideologiche che teologiche.
Respingo innanzitutto con vigore l'affermazione che noi "seguiamo" Socci.
Noi non seguiamo nessuno. Tutt'al più, con la libertà che ci riconosciamo, ci soffermiamo su idee e pensieri, a prescindere da chi li esprime, se li condividiamo e li riconosciamo in sintonia con le nostre convinzioni.
In secondo luogo Socci ha dimostrato di avere l'onestà intellettuale di cambiare idea in diverse occasioni. E questo fa parte della normale evoluzione della persona e della presa d'atto e libera lettura di circostanze inedite, elaborandone esprimendone e condividendone la comprensione. Cosa che, mi pare, ci accomuna.
Per il resto in quest'articolo Socci non c'entra. Non ho fatto altro che condividere una riflessione, come anche altre, su questioni che ci coinvolgono tutti senza la presunzione né di avere la libertà in tasca né di imporla a qualcuno. Ho semplicemente espresso dei pensieri sui quali si può anche dissentire. Tant'è che c'è chi, come lei, dissente; ma preferirei lo facesse ragionando anziché accusando.
Non capisco, poi, Anonimo 17:37, in cosa la mia sarebbe una 'logica da stadio'. Ho parlato dalla mia esperienza illuminata dalla fede e ho indicato un ideale che penso difficile da raggiungere, perché è costellato di tante cadute ma di altrettante riprese con l'aiuto della grazia. E credo che sia l'unico a cui tendere. Non ne vedo un altro.
Poi, ripeto, si può anche dissentire. Ma chi dissente vada oltre per la sua strada e la pianti col 'bipartitismo': qui non siamo in lizza tra partiti diversi, non abbiamo niente né da vincere né da perdere se non la nostra anima. E non si tratta evidentemente di 'fazioni' in gioco, ma di qualcosa di ben più serio e fondamentale. Mentre le 'chiacchiere da stadio', non mi sembrano la cifra dei contenuti esposti, che parlano di fede accolta e condivisa e di vita vissuta e da vivere. Ognuno ci trova ciò che gli è più congeniale. Altrimenti passa oltre.
Comunque una precisazione: le persone umili e semplici di cui parla compongono il corpo mistico di Cristo, che è la Chiesa alla quale presumo appartengano, leggano o non leggano questo blog.
Gnocchi oggi sull'ONU delle religioni: "situazione tragica ma non seria".
RispondiEliminaRiprendo la conclusione di mic:
"se per ora il fai da te va per la maggiore, noi abbiamo le promesse e Colui che ce le ha fatte, nella Sua Chiesa: la Catholica"
anche se la sua visibilità è ridotta al lumicino.
Giuliano Ferrara, Editoriale 5 settembre
RispondiElimina... E’ un crudele gioco di intimidazione in cui la palma della vittoria in battaglia è già conquistata dall’islam, la religione che ha tappato la bocca a un Papa di Roma, che ha reso riluttante e timido un potere imperiale e internazionalista come quello americano. So di dire qualcosa di sconcertante, ma non si risponde a questa altezza di sfida e a questa brutalità santificante con lo stato di diritto, con un’idea di polizia internazionale, con la denuncia della violenza; l’unica risposta è in una violenza incomparabilmente superiore.
http://www.ilfoglio.it/articoli/v/120616/rubriche/islam-guerra-di-religione-stato-islamico-iraq-occidente.htm
Dai link:
RispondiEliminaFerrara, che si dichiara ateo, arriva a dire
"...Ogni modello di vita (quando non si intenda un lifestyle) è in nome di Dio, lo si riconosca oppure no. Il nostro Dio è incarnato, crocifisso, umile e grande, e noi lo abbiamo per giunta abbandonato per la fitness; ci si oppone un Dio che è profezia, è mistica, è politica, è scisma, il Dio degli infedeli d’antan (non noi ma i Saracini), un Dio che nessuno di loro abbandona, non i cosiddetti moderati, non i sauditi wahabiti, non gli sciiti, non i sunniti califfali, non i “laici” e i Fratelli (si ammazzano per decidere come ammazzarci, al massimo)...."
Riccardi, che dicono cattolico, invece:
"..." “L’Europa, con tutti i suoi limiti, è culla del diritto umanitario. Il dialogo va ravvivato e mi auguro che la prossima commissione Europa discuta con i leader religiosi di queste tematiche”. L’analisi di Riccardi si sposta quindi su un altro fronte: “L’ignoranza favorisce il radicalismo. In Egitto c’è un tasso di analfabetismo del 33 per cento. L’alleanza nefasta tra ignoranza e miseria produce fanatismo come presunta via d’uscita. L’interpretazione fanatica delle religioni, lo ha rilevato il rabbino Abraham Skorka, è espressiva di un nuovo paganesimo”...."
un rabbino che parla di "interpretazione fanatica delle religioni" , quando il sionismo è il detonatore della crisi medio orientale mentre il califfato furoreggia, per non parlare delle "primavere arabe" e degli islamici di seconda generazione (da cosiddetti moderati a jihadisti) allevati come serpe in seno dall'Europa.
E il vicario di Cristo si cala le braghe di fronte a costoro (rabbini e imam)?
quattro gatti più uno... tu che ci leggi, quindi cinque gatti. sii preciso con le critiche.
RispondiEliminaSono martiri "banali". Nelle piazze e in rete nessuno si indigna
RispondiEliminaSuor Olga, suor Lucia e suor Bernardetta aiutavano i diseredati nonostante l'età. Ma per l'Italia civile i religiosi missionari devono mettere in conto il peggio. Non come le "eroine" laiche
Sono solo suore. Buona parte d'Italia, buona parte di noi stessi, deraglia inevitabilmente verso questa inconfessabile indifferenza nell'apprendere i ciclici massacri dentro le missioni del terzo mondo.
In altri, anche nei cattolici, ci gioca invece una pigra assuefazione, come se fosse scritto nelle tavole della legge che prima o poi un prete o una suora possano finire sgozzati in qualche angolo remoto del mondo.
In tanti ci gioca la forsennata pulsione laicista e luciferina, che porta a considerare con fastidio tutto quanto odori d'incenso, persino barbare esecuzioni.
Le nostre reazioni sono comunque fiacche, svagate, annacquate. Niente di paragonabile al clamore e allo sdegno nazionale, con sequela di veglie notturne e marce della pace, quando le nostre giovani ragazze idealiste - e anche un po' temerarie: si può dire senza che nessuno parli di sacrilegio? - vanno a ficcarsi in guai internazionali molto seri. Emotività a corrente alternata. Però dovremmo fare uno sforzo. Però dovremmo cercare un equilibrio. Che cosa hanno di meno tre anziane suore missionarie? Cosa manca, alle loro figure, per meritarsi la corale compassione e l'unanime ammirazione dell'Italia civile? Leggendo la loro storia, si scoprono immancabilmente risvolti autenticamente pop, come piace al movimentismo post-moderno dei nostri tempi, e ideali di altezza sublime. Queste tre donne provengono da famiglie contadine, della Brianza e del Veneto. A un certo punto hanno deciso di lasciare tutto per partire. «La mia vocazione è l'Africa», diceva sempre suor Olga. Vocazione: è questa la spinta che noi uomini di mondo, mondani e mondanizzati, non riusciamo proprio a comprendere. A tradurre nella nostra lingua. Sappiamo genericamente di un irresistibile richiamo che spinge alle decisioni più estreme e alle esistenze più generose. Ma noi sappiamo pure che si vive una volta sola e che non è concessa una rivincita: come possiamo capire giovani donne (e giovani uomini) che la buttano via tutta quanta per aiutare, servire, educare, nutrire, curare perfetti sconosciuti, tra l'altro neanche sempre così riconoscenti?
segue...
RispondiEliminaAlmeno di fronte a questo mistero che non riusciamo a spiegare, figuriamoci a condividere, potremmo metterci sull'attenti e concedere il massimo del rispetto. Lo stesso che ci sgorga copioso per i casi delle Due Simone e delle loro consorelle ardimentose. Ma non è così. Non ci riesce. Quelle sono eccezionali, queste sono banali. Eppure queste tre suore più o meno ottantenni hanno vissuto cinquanta o sessant'anni tra gli ultimi. Non sono andate nella miseria e nella malattia, nelle umiliazioni e nel dolore, per uno stage o per una vacanza edificante. In tutto questo tempo non hanno postato su Facebook le loro foto coi negretti derelitti, non hanno twittato contro i biechi egoismi dell'Occidente evoluto. Sono semplicemente rimaste là, prima in Sudamerica e poi in Africa, perché questa è la «vocazione». Qualcosa di così forte e insondabile, che ci sono volute tornare persino da vecchissime, più forti e più tenaci dei loro pesanti malanni. Mentre altre culture e altri religiosi vogliono salvare il mondo sparando siluri e cannonate, loro hanno sparato per una vita intera solo proiettili di bene, ad altezza d'uomo. Hanno costruito scuole, insegnato la dignità, predicato la tolleranza, hanno dato tutto senza chiedere niente (noi, che ci troviamo a Cernobbio, potremmo chiederci ogni tanto come sarebbe questo mondo senza i missionari in giro a sporcarsi le mani).
Riconosciamolo: tre donne come queste meriterebbero di essere trattate da eroine italiane, se il nostro doppiopesismo solidale non ci spingesse a scomodare certi termini e certe enfasi solo per certe donne. Per queste tre, il solito calcolo del dare e dell'avere: da come le hanno ripagate, non ne è valsa molto la pena. E comunque sono tre suore, l'hanno messo in conto, prima o poi poteva capitare.
Grazie al Cielo - e stavolta non è un modo di dire - loro e quelle come loro hanno inseguito un particolare concetto di gloria, molto diversa dalla nostra vanagloria narcisa, limitata, patacca. Sono due lingue e due mondi separati: loro guardano in alto nel silenzio, l'Italia di oggi insegue altri modelli e mitizza altri eroi. Nessuna cerimonia solenne, nessun funerale di Stato, nessuna bandiera a mezz'asta. Non è il caso, sono solo tre povere martiri.
http://www.ilgiornale.it/news/politica/sono-martiri-banali-nelle-piazze-e-rete-nessuno-si-indigna-1050155.html
Parlavo di 'nascondimento'.
RispondiEliminaQuello di queste e tante altre suore e sacerdoti (e volontari) missionari...
e quello di chi offre quotidianamente le sue sofferenze, in silenzio...
"Con la differenza che, se prima prevaleva il farisaismo, oggi il farisaismo non è affatto scomparso; ma, per contro, prevale la reazione malsana del liberi-tutti. "
RispondiEliminaliberi-tutti non riguarda i FI...
Mic, grazie per aver richiamata l'attenzione su questo orribile, tremendo misfatto con quell'articolo.
RispondiEliminaE richiamata anche sul doppiopesismo con cui è trattato e seminascosto.
Vista l'efferatezza, addirittura oltre i limiti già turpi che abitualmente la cronaca ci infligge, mi sono parse farlocche anche certe stantie parole di circostanza espresse in ambito cattolico quasi per dovere burocratico.
Evidentemente, anche in ambito cattolico, si sceglie il grado di indignazione a seconda della tipologia delle vittime.
Miles