Ieri ero a San Clemente al Laterano1, in occasione della Festa del Santo, che ricorre oggi, ma che è stata celebrata ieri perché oggi nel calendario Liturgico Novus Ordo è la Domenica di Cristo Re.
Dell'evento avevamo parlato [qui]. Colgo l'occasione per ricordarvi i sabati in Rito Domenicano Antico che vi si celebrano da oltre un anno.
Non è solo perché per me San Clemente è un 'luogo del cuore': un tuffo nella strada dove sono nata e cresciuta e nella Chiesa dove ho detto le prime preghiere con la mia mamma e partecipato a tante messe della mia infanzia. Ma, per la Bellezza indicibile dell'antica basilica e di ciò che rappresenta, nell'atmosfera spirituale che vi si respira (pensiamo alle preghiere di generazioni di credenti a partire dai primi anni del cristianesimo delle quali è memoria), ogni volta vi vivo momenti di gioia indicibile, soprattutto ora che sono in un altro quartiere e le mie consuetudini mi portano più spesso altrove.
Ieri dunque era un giorno di festa particolare, voluta dalla comunità dei Domenicani irlandesi che reggono la Basilica, iniziata con la Processione con le reliquie di San Clemente, che si è snodata per le strade limitrofe: solenne e popolare nello stesso tempo. Popolare perché, una volta uscita in strada, era aperta da una banda musicale che suonava uno dei canti religiosi anni 70 ed è stata accolta da fuochi d'artificio e una siepe di girandole luminose ; ma nello stesso tempo solenne perché il cuore della processione era la reliquia del III Papa dopo San Pietro portata da chierici e seguita da una lunga e serpeggiante schiera di Frati Domenicani, compresi quelli confluiti numerosi dall'Irlanda, dal Cardinale Raymond Leo Burke, accompagnato dai concelebranti della successiva Messa Solenne, con al seguito un folto numero di fedeli. A lato l'immagine della reliquia collocata ai piedi dell'Altare.
Prima dell'avvio della processione, il cardinale Burke, accompagnato dalla processione dei monaci e dei ministranti e dallo struggente canto dei Frati: Ecce sacerdos magnus, qui in diebus suis placuit Deo et inventus est justus, si era avviato all'altare basilicale salendovi ad incensare le reliquie del Santo. Al rientro della processione in Basilica, il cardinale si è recato in sacrestia insieme alla comunità domenicana per indossare i paramenti sacri, mentre i concelebranti occupavano il loro posto nella schola cantorum.
Non ho immagini dei vari momenti, perché mi sono concentrata su quel che accadeva. Me le hanno promesse e appena le avrò le condividerò con voi.
(L'immagine che ho inserito a lato raffigura una celebrazione di San Clemente in un affresco della Basilica inferiore che a sua volta era stata costruita sulla Domus Ecclesiae nella quale si riunivano a pregare i cristiani del I Secolo.)
(L'immagine che ho inserito a lato raffigura una celebrazione di San Clemente in un affresco della Basilica inferiore che a sua volta era stata costruita sulla Domus Ecclesiae nella quale si riunivano a pregare i cristiani del I Secolo.)
All'inno d'ingresso: "Noi canteremo gloria a te" è seguito l'introito nel Graduale Romanum.
La Messa Novus Ordo è stata celebrata con grande cura e solennità con la presenza, come Assistenti liturgici, dei Seminaristi del Pontificio Collegio Irlandese. Canti in gregoriano - Missa De Angelis con l'apporto, insieme ai monaci ed ai fedeli tutti, della splendida corale: la Cappella Musicale di San Clemente che si alternava alla Schola Trajectina di Utrecht. Organista il Maestro Antonio Tummolo. La voce del cardinale chiara e sicura si distingueva nel cantato dei momenti più solenni del rito. Il tutto, insieme alla raccolta partecipazione dei numerosi fedeli ha conferito alla celebrazione una grande - e purtroppo oggi non più scontata - sacralità.
Bella e significativa l'Omelia del cardinale che, nel sottolineare e collegare la figura di San Clemente ai passi delle letture (Sapienza 8,1-9; Rm 8, 31-39; Mt 10, 17-22), non ha mancato di citare la Lettera di Clemente ai Corinzi come uno dei testi più antichi, riguardanti l'esercizio del primato petrino con l'autorevolezza che esso conferisce al Vicario di Cristo in terra. Ha ricordato come la lettera fosse destinata a comporre autorevolmente le divisioni della Chiesa di Corinto dell'epoca, simili a quelle che purtroppo mettono alla prova la Chiesa in ogni tempo, invocando l'intercessione del Santo Papa Clemente Romano per la santa Chiesa tutta nel cuore della Vergine e in quello del Figlio, Signore nostro.
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1. La Basilica di San Clemente è uno dei luoghi più suggestivi di Roma. Eretta nel IV secolo sulle pendici del Celio - probabilmente sui resti della sua abitazione - è oggi caratterizzata da 3 livelli, che come in una sorta di viaggio del tempo, ci conducono alla basilica sotterranea a tre navate, e infine ad un antico tempio dedicato a Mitra, nello stesso isolato dell'antica Domus Ecclesiae, della quale sono riconoscibili alcuni ambienti. Nell'Altare basilicale è custodito il corpo di Clemente, trasportato a Roma dalla Crimea dai Santi Cirillo e Metodio, nell’868. Nella Basilica inferiore sono visibili affreschi anteriori al 1084 dedicati alla vita di Clemente, con scritte che sono uno dei primi esempi di lingua volgare italiana. Di Papa Clemente, romano ma di origine ebraica, ci parlano molti autori antichi: ‘Dopo aver fondato ed edificato la Chiesa, gli apostoli Pietro e Paolo trasmisero a Lino la carica dell’episcopato. Anacleto successe a Lino. Dopo di lui, al terzo posto, partendo dagli apostoli, fu Clemente ad avere l’episcopato. Egli aveva conosciuto gli apostoli ed era stato in relazione con loro, aveva ancora negli orecchi l’eco della predicazione degli apostoli e dinanzi agli occhi la loro tradizione. E non era il solo, poiché vivevano al suo tempo molti che erano stati istruiti dagli apostoli...’.
Micidiale articolo di Mastino sul vdr
RispondiEliminahttp://www.qelsi.it/rubriche/antonio-margheriti-mastino/il-papa-che-non-amava-i-sacerdoti/
Mic, non dice se ha potuto avvicinare il cardinale.
RispondiEliminaNon ho parlato direttamente con il Cardinale. Ma ho fatto quel che dovevo...
RispondiEliminaAlla fine della celebrazione, nel tornare in sacrestia, si è soffermato un attimo verso la parte in cui sostavo e siamo state in due a inginocchiarci per ricevere la sua benedizione.
Il Mastino:
RispondiEliminaRompo dopo mesi e mesi il mio silenzio su questo pontificato e sulla Chiesa, neppure sul Sinodo ho proferito parola. Lo rompo e poi lo ripristino, tacendo di nuovo. Ho i miei motivi....
segue
RispondiElimina...A chi si riferisce di preciso? Non parla di nessuno – il che è peggio, non si riferisce a fatti: lui rapisce e fa suo cavalcandolo un tormentone mediatico, un luogo comune laicista, una leggenda metropolitana e si rafforza dell’ondata mediatica di ritorno. A cosa gli serve tutta questa forza che aspira via dalle cose lasciandole man mano esanimi? Io lo so, l’ho capito, ma non lo dirò qui....
Quanto scritto da Mastino è molto grave, ma purtroppo i fatti non si possono smentire.
RispondiEliminaMa non disperiamo, prima o poi la menzogna, se veramente lo è, sarà smascherata e allora saremo noi a dover svelare le nostre simpatie...
Bellissima descrizione del cuore ^__^
RispondiEliminaGrazie Mic!