Quanto segue l'ho scritto diversi anni fa. Ma lo ritengo attuale e lo ripropongo oggi in reazione alla sagra di una morale
ufficiale unidirezionale che ci sta asfissiando da decenni. Pur senza mancare di rispetto a nessuno, diamoci una regolata e torniamo ad una giusta misura.
Il passato non si cancella, ma non può diventare il sacrario dell'odio
Dal 27 gennaio 2001, in Italia si celebra il giorno della memoria.
Questa celebrazione è stata voluta dal Parlamento Italiano per ricordare gli ebrei sterminati nei lager nazisti. Nella scuola e in molti ambiti della nostra vita civile questa ricorrenza ha avuto e avrà una giusta eco, anche perché fare memoria del male che è dentro l' uomo - e rimane ancor oggi possibile - ha un valore educativo per il presente con la speranza di preservazione da analoghi rischi per il futuro. In termini di giustizia è un atto dovuto forse anche per cancellare l'onta delle leggi razziali.
Una memoria che rischia di diventare dimenticanza
C'è però una dimenticanza che rischia di vanificare questa giornata, che sui media è diventata una settimana e oltre. Si può infatti dedicare un giorno della memoria a sei milioni e mezzo di morti tacendo di altri milioni, vittime dei sistemi comunisti, di altre ideologie o di fondamentalismi di varia natura?
Certo del nazismo tuttora inorridisce il massacro programmato, l'orrore pianificato, la disumanità divenuta drammaticamente 'normale' in quei giorni e in quel contesto: una delle pagine più terribili della storia umana.
L'evento supera i confini nazionali; in un tempo di interconnessione comunicativa come il nostro è inevitabile ed è anche auspicabile una vera coralità. Ma la consapevolezza dell'accaduto e dei pericoli rappresentati da ogni ideologia dovrebbe radicarsi fortemente nelle coscienze e non rimanere confinata al giorno - o al battage - della commemorazione.
Tuttavia io, donna di questo tempo, non posso dimenticare e, senza perdermi nella citazione di cifre purtroppo altrettanto drammaticamente rimarchevoli, vorrei nominare le vittime delle persecuzioni in URSS, in Turchia (il genocidio degli Armeni), in Cina, in Vietnam, in Cambogia, nell'Est Europeo, quelle in America Latina, quelle in Africa, quelle in Afghanistan, in Iraq, nei Balcani (con riferimento a tutte le etnie coinvolte), nel Sudan, in Timor Est, nel Medio Oriente, non dimenticando i nostri fratelli Cristiani presi di mira ad ogni generazione e gli orrori purtroppo attuali di Isis che non riguardano solo loro. Mi spiace per chi non nomino per ignoranza o per disattenzione.
Per non parlare di altre morti, che ci restano sconosciute perché si perdono nella fretta indifferente di una quotidianità che fagocita le nostre coscienze, frutto di un odio e di una violenza che si manifestano sotto altre etichette o giustificazioni ideologiche o politiche con un sottofondo spesso economico dal travestimento umanitaristico, ma la cui matrice è sempre riconoscibile nello stesso "Male", che presenta facce diverse: odio, divisione, intolleranza, sete di potere, manipolazione, massificazione, strumentalizzazione, indifferenza, che diventano disumanità.
Non è mia intenzione scatenare in questa occasione una polemica sui totalitarismi; vorrei soltanto che il 27 gennaio fosse veramente il giorno della Memoria, e quindi che si accomunassero nel ricordo tutte le vittime del Novecento: il secolo. definito da V. Grossman, della massima violenza dello Stato sull'uomo; ma ad esse vorrei fossero accomunate anche le vittime di ogni generazione che ci ha preceduti nella nostra storia che di genocidi, senza nulla togliere al dramma degli ebrei, ne ha visti e purtroppo ancora ne vede davvero tanti.
La shoah non è un 'luogo' teologico né un dogma
Vorrei anche ricordare che non può restare senza conseguenze asserire che “la shoah” segna “il vertice del cammino dell’odio”, che voleva “uccidere Dio” (Parole pronunciate da un papa ad Auschwitz). Occorre invece respingere la tendenza odierna -che va generalizzandosi sempre di più- di conferire portata teologica e “neo-dogmatica” ad un fatto storico come la shoah. che significa sterminio. quale “nuovo Olocausto”, che sembra addirittura aver rimpiazzato quello di Cristo. Infatti, per la Fede cattolica l’odio di satana ha mosso degli uomini (Sinedrio con il popolo ebraico a lui sottomesso con la connivenza dei dominatori Romani) ad uccidere Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, nella sua natura umana. Questo è il vero vertice dell’odio contro Dio, che i veri cristiani, figli del perdono, non prendono a pretesto per demonizzare nessun uomo e nessun popolo -nella specie quello ebraico- né di ieri né di oggi né di domani.
La shoah non è né un “luogo teologico” - che, nella metodologia di Melchior Cano, è un criterio di prova teologica - né un dogma di fede, perché i dogmi di fede hanno per oggetto esclusivamente verità rivelate.
Nessun cristiano è quindi tenuto ad enfatizzazioni fuorvianti o al reiterato prodursi di poco dignitose prostrazioni, fermi restando l'orrore e la condanna per l'accaduto.
Non fare della memoria un'ideologia
Da ultimo spero che non si faccia ideologia nel giorno della memoria (non è certo questo l'intento della legge; ma sono sempre possibili strumentalizzazioni di ogni genere, che sarebbero ciniche quant'altro mai) ma che si aiutino i giovani e in fondo tutti noi a comprendere che ricordare il male presente nella storia serve a cominciare a costruire, oggi, un mondo di pace in cui ogni persona umana ed i valori di cui essa è portatrice, siano il fulcro imprescindibile di ogni convivenza non soltanto formalmente civile, che voglia essere anche "umana" nel senso pieno del termine. E, se c'è chi non ci crede o chi lo rifiuta, noi sappiamo e riaffermiamo che ciò è possibile solo in Cristo, nostro Signore, l'Unico che realizza in chi lo accoglie la pienezza di umanità redenta e rigenerata per costruire la vera Pace, che non è quella di un generico umanitarismo, ma opera teandrica del Figlio che si concluderà solo alla fine dei tempi, che solo il Padre conosce.
Maria Guarini