L'Editoriale di "Radicati nella fede" del mese di gennaio 2015 [qui] è incentrato sulla pubblicazione in italiano dell'opera di Davies "La riforma liturgica anglicana", tradotto dal francese anni fa da don Alberto Secci,e ora pubblicato dalla FSSPX. A suo tempo ne avevamo parlato qui. Da tener ben presente per gli evidenti riscontri con la temperie attuale. Ringrazio don Stefano che ci ha inviato il testo.
Finalmente è arrivata. È arrivata come dono natalizio quasi inatteso, tanto la si è aspettata. È arrivata come benefico dono per chi ne vuole approfittare. Che cosa è arrivata, direte voi? ma l'edizione in lingua italiana de “La Riforma Liturgica Anglicana” di Michael Davies!
In questi anni ne abbiamo dato ampi stralci su questo bollettino e sul nostro blog, ma mancava la pubblicazione completa della traduzione italiana. Ora, grazie a Dio, c'è.
Questo primo editoriale dell'anno vuole essere semplicemente un sentito invito, perché molti prendano in mano questa bella opera e si immergano nella sua lettura. Lo facciamo con calda decisione, perché per noi fu fondamentale l'incontro con le pagine di Davies. Non possiamo dire che costituirono l'unica motivazione del nostro passaggio al rito antico, ma certamente contribuirono a rischiararne definitivamente le ragioni.
Sì, perché di ragione si tratta. Nel Cattolicesimo ci si muove per delle ragioni, si decide, si sceglie e si opera in un senso o in un altro per delle ragioni, che l'intelligenza illuminata dalla Grazia riconosce. Non è il sentimento o il gusto personale che determinano l'agire, ma la ragione. Ecco perché nella Chiesa non si sacrifica mai la Dottrina. Non c'è divario tra Dottrina e Santità, tra Dottrina e Carità, tra Dottrina e Preghiera, tra Dottrina e Fede! Il neo- modernismo popolare di oggi, di bassissimo livello, ha introdotto di fatto questo divario, per cui molti dicono che importante è vivere bene; non importa come e cosa credi, non è importante la dottrina. C'è, nel vissuto della Chiesa di oggi, una disistima della Dottrina, a favore del fare esperienza di fede: ma come si può fare esperienza vera di Dio se, disistimando la Dottrina, ci si riduce a vivere “cose religiose” disancorate dalla Rivelazione di Dio?
Perdonate la digressione, ma è solo per ribadire che nel testo di Davies vi sono offerte, in modo chiaro e sintetico, le ragioni per compiere passi decisivi verso la Tradizione. Lo diciamo ancora una volta, dopo averlo ripetutamente scritto su queste pagine: l'abbandono della retta fede, l'abbandono dell'unità cattolica, la perdita del sacerdozio e dei sacramenti, non sempre avviene in modo immediato ed esplicito, può avvenire subdolamente e gradatamente, a causa di graduali riforme del rito della Messa e degli altri sacramenti; e queste graduali e subdole riforme non dichiareranno mai qualcosa di esplicitamente eretico, ma taceranno sempre più aspetti fondamentali del dogma cattolico. E cosa capiterà ai cristiani, che per amore di tranquillità non rifiuteranno in modo chiaro questo processo di decadenza? Capiterà una graduale trasformazione della loro fede, così graduale da non avvedersene. Non se ne accorgeranno! Sicuri della loro volontà di restare cattolici, ma non mossi dalle ragioni, cioè non vigilando intellettualmente, con la ragione, sulla Dottrina, non si accorgeranno nel tempo di essersi trasformati, fino a diventare un'ombra di quello che erano. Prima erano semplicemente cattolici, poi diventeranno vagamente religiosi, regredendo fino ad una religione naturale, al naturalismo; sperando che non perdano del tutto la fede in Dio.
Se non ci sono le ragioni, questo e altro può capitare!
Fu il caso dell'Inghilterra dopo lo scisma, lo sapete bene... e se non lo sapete ancora, leggete Davies. Fu il caso dell'Inghilterra, ma sarà solo il suo caso? Questo lo si deve capire con la ragione fortificata dalla grazia.
Per questo vi invitiamo a leggere “La Riforma Liturgica Anglicana”. Ma, leggendo, cerchiamo di cogliere la logica di questo grande lavoro di Davies. Non cerchiamo solo qualche notizia che solletichi la nostra passione per la Tradizione o il nostro scandalo per le innovazioni.
No, cerchiamo la logica che guida questa illuminante indagine: la Dottrina comanda nella Fede. Non si può sperare di restare cattolici, di permanere nella grazia, senza mantenere la retta Dottrina. Per questo la Chiesa con il suo Magistero, nei secoli, ha difeso e diffuso la retta Dottrina; per questo ha fatto i catechismi; per questo ha tanto lavorato perché il popolo non rimanesse nell'ignoranza, ma conoscesse la Rivelazione di Dio. Ma, ancora prima, per questo, rivelandosi, Dio ha parlato alla ragione degli uomini!
La Dottrina prevale sempre, non è mai sostituibile, non è barattabile con altro, neanche con ciò che sembra santo e spirituale, ma che, se non è dottrinalmente sano, santo non è in verità. Non ci può essere preghiera gradita a Dio che non rispetti la Dottrina cattolica, che scaturisce dalla Rivelazione di Dio. Non ci può essere nessuna azione santa, gradita a Dio, nessuna opera santa nella Chiesa, che taccia o ometta qualche aspetto della Dottrina cattolica! E questo è vero anche nell'azione per eccellenza, nell'opera per eccellenza, che è la Santa Messa.
Questo è vero per tutti.
Per quelli che si modernizzano facilmente, sempre preoccupati di non restare indietro con i tempi, per i cattolici che amano il moderno, per intenderci.
Ma è vero, verissimo, anche per i conservatori, che brontolano sulle novità che li turbano, ma che, non andando a cercare le ragioni del loro turbamento, non facendo un lavoro serio sulla Dottrina, restano deboli. E siccome non si può vivere tutta la vita brontolando, presto o tardi si adattano alle riforme ambigue, illudendo se stessi che non cambieranno mai la loro fede. E mentre si illudono, si sono già adattati a molte ambiguità.
Allora, buona lettura dell'opera di Davies; buon lavoro per scoprire le ragioni dell'amore alla Tradizione.
E ricordiamo sempre che la Dottrina non è mai barattabile.
gli scritti di Davies sono ammirable per la critica della storia della sovversione modernistica della Chiesa e della liturgia...da leggere da tutti cattolici che vogliano capirla...
RispondiEliminaRomano
Ho chiesto al Signore il dono della pace nel cuore, perchè se ho Lui nulla mi può mancare... anche circondato da oggettive occasioni di irritazione. Se mi arrabbio, se perdo la pace, vorrebbe dire che non è vero che la comunione con Lui è davvero il mio tutto e sarebbe il mio tradirLo, invece di offrirgli un po' di croce, portandone un infinitesimo di ciò che si caricò Lui, l'agnello di Dio che porta il peccato del mondo...
RispondiEliminaCerco perciò di esprimermi senza rabbia, anche se con grande dispiacere, deluso.
Alla Santa Messa (che ammetto essere particolarmente curata) il sacerdote dice che chi vive i sacramenti, ma non collabora alle iniziative comunitarie (vi lascio immaginare il "taglio") fa solo della "pratica sacra". L'omelia della Santa Messa di ieri è stata incentrata sul messaggio papale per la pace, in cui almeno venti volte (non esagero) la frase iniziava con un "Papa Francesco ci dice..." in cui protagonista assoluto era il papa, tanto che nell'omelia non ricordo nominato Gesù o lo Spirito santo.
Il cattolicesimo rischia di morire nel razionalismo, nelle ricette socio-politiche e nella papolatria specie quando il papa è culturalmente intriso di una lettura storicistica della fede (vedi un articolo di Margheriti Mastino su Papale Papale dedicato allo storicismo gnosticheggiante).
Allora non sacrificare la Dottrina è doveroso, proprio perchè la Dottrina non è un'idea, ma opera dello Spirito santo, al contrario di un razionalismo che recupera il cristianesimo a fini ideologici-ideali e il papato a gerarchia con il diritto di "tracciare il solco" e non con il dovere di non uscire dal seminato (da Dio).
Il cattolicesimo non è il sentimento o il gusto personale o il racconto di un'esperienza soggettiva, ma consiste nell'oggettiva presenza di Dio nella vita dei credenti, la cui fede è la prova della speranza che nutrono, anche portando la croce.
Tremendamente vero questo passaggio dell'articolo qui proposto: "Non c'è divario tra Dottrina e Santità, tra Dottrina e Carità, tra Dottrina e Preghiera, tra Dottrina e Fede! Il neo- modernismo popolare di oggi, di bassissimo livello, ha introdotto di fatto questo divario, per cui molti dicono che importante è vivere bene; non importa come e cosa credi, non è importante la dottrina. C'è, nel vissuto della Chiesa di oggi, una disistima della Dottrina, a favore del fare esperienza di fede: ma come si può fare esperienza vera di Dio se, disistimando la Dottrina, ci si riduce a vivere “cose religiose” disancorate dalla Rivelazione di Dio?
... e queste graduali e subdole riforme non dichiareranno mai qualcosa di esplicitamente eretico, ma taceranno sempre più aspetti fondamentali del dogma cattolico.
... Capiterà una graduale trasformazione della loro fede, così graduale da non avvedersene... non si accorgeranno nel tempo di essersi trasformati, fino a diventare un'ombra di quello che erano. Prima erano semplicemente cattolici, poi diventeranno vagamente religiosi, regredendo fino ad una religione naturale, al naturalismo...
Tutto vero. Ma non perdiamo la pace. Nulla mi può mancar se Tu sei con me. Non tradiamo Gesù credendo queste derive più importanti della pace nel cuore... non quella che dà il mondo. La Sua.
Esimio e carissimo Tralcio, quanto mi rispecchio nei suoi ragionamenti! Vorrei spezzare una lancia a favore di Francesco, spesso come lei dice papolatrato in maniera talvolta faziosa. Ieri ho volutamente ascoltato la predica dalla prima all'ultima parola. Mi spiace per il sacerdote di cui lei ha assistiro alla messa e ascoltato la predica. A proposito del citato messaggio per la giornata della pace, Francesco ha solamente per mezzo minuto accennato alla giornata della pace e fatto riferimento di passaggio al tema di detta giornata. Certamente il sacerdote che lei cita ha in mala fede esasperato l'argomento. Più papista del vescovo di Roma!!! Credo che i protestanti abbiano ingoiato malamente la predica della solennità della Madre di Dio tenuta dal garantista ecumenico Francesco, mi creda. Concludo con un pensiero di san Pio cappuccino: "Prega e spera. Non agitarti, l'agitazione non giova a nulla. Iddio che è misericordioso accoglierà la tua preghiera. Grazie Tralcio per le sue argute osservazioni.
EliminaCome si può acquistare questo importante libro?
RispondiElimina" la Dottrina comanda nella Fede. Non si può sperare di restare cattolici, di permanere nella grazia, senza mantenere la retta Dottrina. Per questo la Chiesa con il suo Magistero, nei secoli, ha difeso e diffuso la retta Dottrina; per questo ha fatto i catechismi; per questo ha tanto lavorato perché il popolo non rimanesse nell'ignoranza, ma conoscesse la Rivelazione di Dio. Ma, ancora prima, per questo, rivelandosi, Dio ha parlato alla ragione degli uomini!
RispondiEliminaLa Dottrina prevale sempre, non è mai sostituibile, non è barattabile con altro, "
Straordinario editoriale e straordinario che si debbe dirlo a proposito di una riflessione che ricorda in modo semplice e chiaro elementi basilari della nostra Fede che dovrebbero essere indiscutiili tanto sono evidenti.
E invece bisogna ricordarli, riaffermarli ai cattolici che son stati privati di quei contenuti, di quelle certezze, di quelle basi solide e immutabili.
Al loro posto sono stati ingozzati con pseudodottrine, catechismi sui generis,al limite o chiaramente eretici, con insegnamenti paralleli, deviati e devianti, han finito per costruirsi una religione fai da te, alcuni convinti di essere la base chiamata a sperimentare le novità volute dal "Concilio", altri hanno seguito il movimento passivi e obbedienti a chi diceva loro che quella era la nuova direzione voluta dal "Concilio", altri ancora ( come me) se ne sono andati.
Per chi voleva ricordare il valore della Dottrina, per chi poneva domande logiche, non c`era più posto....quella è la porta, fu detto loro (a me), se ti va è così, se no te ne vai.
La violenza di quella riforma-rivoluzione è stata indicibile.
La nostra Fede è stata mutata geneticamente, ma se osi dire che l`inizio di quella devastante mutazione è nel "Concilio", in alcuni suoi testi, se ti spingi a dire che quella era la volontà di chi ha diretto e orientato, da subito, le discussioni per arrivare a documenti scritti con un linguaggio ambiguo permettente varie interpretazioni, se osi affermarlo sei subito bollato-a con il marchio di...criptolefebvrista, scismatico(!!), ecc,ecc.
Anche se oggi, a dire il vero, nel nuovo regime, basta dire una parola di dissenso, basta non cantare con il coro, per essere accusati di quei crimini, ormai il "Concilio" è un dogma indiscutible, le discussioni su continuità o discontinuità "sono passate di moda", solo conta la persona del papa attuale, tutta l`attenzione è portata su di lui, grazie a lui la chiesa suscita le simpatie del mondo (!),chiunque osi rompere quel clima di autosoddisfazione è bollato al ferro rosso.
Cara Luisa, io non mi offendo se mi danno del cripto-lefebvriano, anzi, ne vado orgoglioso: mi offendo se mi dnno del vaticansecondista, del montinano o roncalliano o, adesso, del bergogliano. Quelle sì che sono offese: e non venitemi a parlare di santi post-concilio, per favore ! I veri santi si sono fermati a Pio XII, e ne sono mancati tanti (Merry del Val, Del Lai, Giovanni Volpi, ecc.). Il resto è solo farina del diavolo (..quella è la porta? glie la avrei data io la porta, sa dove?). Pace e bene.
RispondiEliminaA proposito del rapporto diritto e pastorale, verità e carità, nelle questioni legate al matrimonio e al suo annullamento, e dunque Comunione per i divorziati risposati, vi propongo di rileggere questi due discorsi di Benedetto XVI ai giudici della Rota Romana.
RispondiEliminaIn quello del 28 gennaio 2006 dice ad es:
"In questo primo incontro con voi preferisco concentrarmi piuttosto su ciò che rappresenta il fondamentale punto di incontro tra diritto e pastorale: l’amore per la verità.
Il criterio della ricerca della verità, come ci guida a comprendere la dialettica del processo, così può servirci per cogliere l’altro aspetto della questione: il suo valore pastorale, che non può essere separato dall’amore alla verità. Può avvenire infatti che la carità pastorale sia a volte contaminata da atteggiamenti compiacenti verso le persone.
Questi atteggiamenti possono sembrare pastorali, ma in realtà non rispondono al bene delle persone e della stessa comunità ecclesiale; evitando il confronto con la verità che salva, essi possono addirittura risultare controproducenti rispetto all’incontro salvifico di ognuno con Cristo.
Il principio dell’indissolubilità del matrimonio, riaffermato da Giovanni Paolo II con forza in questa sede (cfr i discorsi del 21 gennaio 2000, in AAS, 92 [2000], pp. 350-355; e del 28 gennaio 2002, in AAS, 94 [2002], pp. 340-346), appartiene all’integrità del mistero cristiano.
Oggi purtroppo ci è dato di constatare che questa verità è talvolta oscurata nella coscienza dei cristiani e delle persone di buona volontà.
Proprio per questo motivo è ingannevole il servizio che si può offrire ai fedeli e ai coniugi non cristiani in difficoltà rafforzando in loro, magari solo implicitamente, la tendenza a dimenticare l’indissolubilità della propria unione. In tal modo, l’eventuale intervento dell’istituzione ecclesiastica nelle cause di nullità rischia di apparire quale mera presa d’atto di un fallimento."
http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2006/january/documents/hf_ben-xvi_spe_20060128_roman-rota_it.html
E quello del 29 gennaio 2010 dove fra l`altro dice:
"Oggi desidero soffermarmi sul nucleo essenziale del vostro ministero, cercando di approfondirne i rapporti con la giustizia, la carità e la verità
Occorre rifuggire da richiami pseudopastorali che situano le questioni su un piano meramente orizzontale, in cui ciò che conta è soddisfare le richieste soggettive per giungere ad ogni costo alla dichiarazione di nullità, al fine di poter superare, tra l’altro, gli ostacoli alla ricezione dei sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia.
Il bene altissimo della riammissione alla Comunione eucaristica dopo la riconciliazione sacramentale, esige invece di considerare l'autentico bene delle persone, inscindibile dalla verità della loro situazione canonica.
Sarebbe un bene fittizio, e una grave mancanza di giustizia e di amore, spianare loro comunque la strada verso la ricezione dei sacramenti, con il pericolo di farli vivere in contrasto oggettivo con la verità della propria condizione personale."
http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/speeches/2010/january/documents/hf_ben-xvi_spe_20100129_rota-romana_it.html
E dire che c`è chi vorrebbe arruolare Benedetto XVI nell`esercito di chi sta lottando per la dissoluzione della Dottrina.
Ho passato questi giorni a Masera e ho avuto l'onore ed il piacere di servir Messa per Don Stefano a Domodossola e di salutare Don Alberto, dopo la funzione del 31 a Vocogno, con canto del Te Deum.
RispondiEliminaCosa c'e` di meglio per finire l'anno vecchio e cominciare il nuovo?
Per compare una copia di questo libro...
RispondiEliminahttp://www.sanpiox.it/public/index.php?option=com_content&view=article&id=1474:la-riforma-liturgica-anglicana&catid=63&Itemid=80
Romano
"...l'abbandono della retta fede, l'abbandono dell'unità cattolica, la perdita del sacerdozio e dei sacramenti, non sempre avviene in modo immediato ed esplicito, può avvenire subdolamente e gradatamente, a causa di graduali riforme del rito della Messa e degli altri sacramenti; e queste graduali e subdole riforme non dichiareranno mai qualcosa di esplicitamente eretico, ma taceranno sempre più aspetti fondamentali del dogma cattolico. E cosa capiterà ai cristiani, che per amore di tranquillità non rifiuteranno in modo chiaro questo processo di decadenza? Capiterà una graduale trasformazione della loro fede, così graduale da non avvedersene. Non se ne accorgeranno!..."
RispondiEliminaPer me queste son parole da incorniciare...è successo durante il "concilio", anni prima che fosse attuato il NOM e continua a succedere. L'unico antidoto: tornare al Magistero pre-conciliare, l'unico dottrinale non a caso, dove gli errori del "Concilio" son già TUTTI condannati.
Auguri di Buon anno a tutti.
A proposito di " comunione spirituale" vi proprongo la lettura di questo articolo di Magister:
RispondiElimina"La comunione spirituale, questa sconosciuta"
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350958
"Comunione spirituale" nozione ricordata da Benedetto XVI e manipolata-strumentalizzata senza vergogna da Kasper e compagni di lotta.
articolo di De Mattei http://www.ilfoglio.it/articoli/v/124269/rubriche/papa-francesco-tango-in-san-pietro-mentre-la-barca-va-alla-deriva.htm
RispondiEliminaBenedetto XVI, sia pure con un altro stile e in maniera più moderata (chissà se mascherata o inconsapevole?) non è immune dal modernismo...
RispondiEliminaper anonimo delle 13,10,
RispondiEliminaanche la mia mamma era moderatamente gravida e poi sono nata io,ed anche molto vitale!
La situazione è umanamente tragica e qui si sta a giocar di fioretto e a fare il tifo tra partiti papali.....
TRIZZ