Su Vatican Insider [qui] Andrea Tornielli ha sottolineato la provvisorietà temporale del Messale del ’65 protagonista dell’anniversario che il papa, domenica 7 marzo, si accinge a celebrare nella Parrocchia Romana di Ognissanti. Eloquente il titolo del lungo articolo:
“Cinquant'anni fa la prima versione del rito romano post-conciliare, introdotta in forma sperimentale nel marzo 1965. È il primo abbozzo della riforma liturgica che porterà al nuovo messale, entrato in vigore nel novembre 1969” .
La nostra lettrice Luisa ha giustamente rilevato che il Messale del 1965 non era la prima messa celebrata in italiano, tant'è che il Messale era ancora bilingue. Inoltre - ricorda Arcangelo - questo Rito, che rispondeva alla lettera delle raccomandazioni conciliari, ha goduto da subito di una fama non positiva.
Tanto agli occhi dei tradizionalisti, quanto a quelli dei modernisti, esso è sempre parso un "ibrido". Mentre, in tappe successive, hanno avuto la meglio le tendenze più rivoluzionarie.
Per ripareggiare la verità, trascrivo di seguito l'iter successivo descritto nel mio saggio, riveduto e ampliato, appena uscito, nel sottocapitolo Cosa dice il Concilio Vaticano II e il Magistero successivo.
Risulta evidente lo scostamento tra le dichiarazioni dei documenti e quelle dello stesso pontefice da quella che sarà, poi, l'effettiva portata della riforma definitiva. Sono entrata in maggiori dettagli, sia sul Vetus che sul Novus, nelle parti precedenti e successive del saggio citato, che ripercorre le ricchezze inalienabili del Rito Romano Antiquior con accenno ai tagli e ai cambiamenti artefatti - in luogo dello sviluppo organico che, solo, può appartenere alla Santa e Divina Liturgia - operati dal Novus, che ne mettono a rischio l'essenza, sanza invalidarla ma determinandone una seria diminutio. Perché lex credendi lex orandi è ineludibile. E non è una moda né un sentire nostalgico né un partito preso, ma una realtà spirituale che diventa vita nel fedele.
Risulta evidente lo scostamento tra le dichiarazioni dei documenti e quelle dello stesso pontefice da quella che sarà, poi, l'effettiva portata della riforma definitiva. Sono entrata in maggiori dettagli, sia sul Vetus che sul Novus, nelle parti precedenti e successive del saggio citato, che ripercorre le ricchezze inalienabili del Rito Romano Antiquior con accenno ai tagli e ai cambiamenti artefatti - in luogo dello sviluppo organico che, solo, può appartenere alla Santa e Divina Liturgia - operati dal Novus, che ne mettono a rischio l'essenza, sanza invalidarla ma determinandone una seria diminutio. Perché lex credendi lex orandi è ineludibile. E non è una moda né un sentire nostalgico né un partito preso, ma una realtà spirituale che diventa vita nel fedele.
Cosa dice il Concilio Vaticano II e il Magistero successivo
Il 4 dicembre del 1963 tra la gioiosa attesa di molti e l'inquietudine di alcuni, Paolo VI unitamente ai Padri conciliari, promulgava la costituzione Sacrosanctum concilium sulla liturgia, approvata al termine della seconda sessione conciliare con una votazione plebiscitaria (2147 voti favorevoli e 4 contrari). Consapevole del valore e del significato di quanto era avvenuto, egli affermava:
A questo fine è rivolto il desiderio della chiesa, di cui la costituzione si fa espressione:«Primo tema Sacra Liturgia... Noi vi ravvisiamo l'ossequio alla scala dei valori e dei doveri: Dio al primo posto, la preghiera prima nostra obbligazione; la liturgia, prima fonte della vita divina a noi comunicata, prima scuola della nostra vita spirituale, primo dono che noi possiamo fare al popolo cristiano».
«È ardente desiderio della madre chiesa che tutti i fedeli siano formati a quella piena, consapevole e attiva partecipazione alle celebrazioni liturgiche» (SC 14).1
Insistendo sulla finalità della partecipazione alla celebrazione liturgica, la costituzione ribadisce con forza che nella liturgia della nuova alleanza, ogni cristiano è pienamente leiturgos, in quanto l'offerta della sua vita, in comunione con il sacrificio di Cristo compiuto una volta per sempre, insieme alla lode ed al ringraziamento, è il culto spirituale gradito a Dio.
Il credente che celebra la sua fede battesimale deve accordare il primato all’interiorizzazione, partendo dall’Adorazione, e quindi all’appropriazione personale di ciò che nell’azione liturgica ha ascoltato e compiuto nella consapevolezza che solo un’autentica interiorizzazione potrà garantire una esteriorizzazione capace di esprimere ciò che è vissuto in profondità.
E, invece, è difficile riconoscere semplicemente come una diversa “forma” dello stesso rito la costruzione che risulta dal Novus Ordo a causa dell’arbitrarietà, travestita da pseudo-sapienza, degli elementi avventizi e degli archeologismi che ne hanno sovvertito e infranto l’Ordo multisecolare e quindi la profondità mistica, la bellezza e ricchezza simbolica e la sapienza teologica. Nella pretesa di sostituire alla potenza e alla sacralità proprie del mistero i presupposti razionalisti della mentalità moderna che pretende partire dal fenomeno umano, e dunque nell’alveo della svolta antropocentrica indotta dai punti nevralgici del nuovo impianto conciliare.
Nella Costituzione Sacrosanctum Concilium sulla Liturgia i padri conciliari tracciarono le linee guida di una revisione del messale. Dopo il Concilio, quindi, fu designata una commissione che ne vergò materialmente il nuovo testo: il Consilium ad exsequendam Constitutionem de Sacra Liturgia.
Inizialmente fu redatto un nuovo messale edito nel 1965 e in parte modificato nel 1967, in cui furono introdotti la preghiera dei fedeli, la possibilità di poter recitare in volgare un diverso e più ampio ciclo di letture ed anche diverse parti dell‘Ordinario.
Tuttavia, la Commissione arrivò alla formulazione di un ulteriore nuovo Messale nel 1969: il Novus Ordo Missæ, che fu redatto ben oltre le linee guida del Concilio. In particolare, e non soltanto, circa l’utilizzo della lingua liturgica, quanto meno nella prassi che relega l’uso del latino a poche cerimonie, soprattutto a quelle celebrate dal pontefice.
Inoltre, l’abolizione di moltissimi gesti: inchini e preghiere, l’inserimento di nuove preghiere eucaristiche, la soppressione dei riferimenti alla Comunione dei Santi ed alla Vergine eliminando le invocazioni alla loro intercessione, il maggior spazio dato all’ascolto della sacra scrittura, la modifica delle formule dell'Offertorio e diversi altri rifacimenti hanno reso il nuovo messale un libro liturgico che molto si distacca del testo tridentino.
______________________1. Il tema dell'Actuosa participatio è sviluppato nell'Addendum finale
Una scansione del messale del 1965 e` disponibile su Cantuale Antonianum
RispondiEliminahttp://www.cantualeantonianum.com/2013/10/lintero-messale-italiano-latino-del.html
Sul Giornale di ieri c'era una recensione del libro di Mic!
RispondiEliminaGrazie bedwere.
RispondiEliminaE grazie anche a Ori :)