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venerdì 20 marzo 2015

Piero Vassallo recensisce «La questione liturgica» di Maria Guarini

Dalla teologia orizzontale alla baraonda liturgica

Nella presentazione del saggio La questione liturgica, pubblicato nella collana Intervento di Marco Solfanelli da Maria Guarini, autentica erudita e intrepida testimone della fede di sempre, l’insigne monsignore Brunero Gherardini, complimentandosi con l’autrice, le riconosce il merito di aver proposto una puntuale e originale critica “della desacralizzazione, banalizzazione, orizzontalità dei gesti, nonché del degrado al quale è pervenuta la deformazione concettuale e pratica di una liturgia ridotta a cornice sacrale”.

Immersa nel vortice del novismo, la liturgia è trasformata in festival delle insulsamente pie canzonette, in uscita dalla fantasia, talora empia sempre stucchevole, di parolieri e compositori stupefatti e/o fulminati dalla nuova teologia.

L’autrice, interpretando il diffuso disagio dei fedeli, pone a fondamento di una puntuale e sagace critica della nuova liturgia un giudizio inoppugnabile: “Per recuperare la fede viva – non intellettuale – e la devozione autentica non c’era bisogno di sovvertire la liturgia: sarebbe bastata un’efficace formazione o, meglio, una autentica iniziazione. Oggi invece è cambiata l’ecclesiologia e la teologia, che la sottende, per effetto dell’orizzontalismo antropocentrico, che ha spostato il centro dell’azione cultuale da Dio all’uomo ed alla fine ha perso il senso del mistero”.

L’argomento elucubrato dai riformatori modernizzanti contemplava il presunto obbligo di tradurre le parole latine nelle lingue parlata dai fedeli, contemplati nell’immaginaria figura della vecchietta, che recita il rosario durante la celebrazione della Messa in latino, lingua per lei incomprensibile. Ragionamento cavilloso e unto dalla falsa, modernistica misericordia quello intorno ai fedeli estraniati dal latino della Messa: presupponeva la possibilità di svelare il mistero del Sacrificio eucaristico mediante una traduzione atta ad abbassare il canone alla comprensione dalla proverbiale vecchietta, ritenuta destinataria del mistero depauperato, svelato e democratizzato dai teologi modernizzanti.

In seguito Guarini confuta l’obiezione – la gestualità dell’antico canone è d’intralcio allo sviluppo di un autentico senso di pietà – formulata da un redattore della Bussola, don Enrico Finotti: “non si tratta di una gestualità coreografica, ma di un insieme organico e ben compaginato di gesti e parole e sentimenti, cui corrispondono significati profondi e sublimi – certamente non criptici né solo formali per chi vi si accosta con un minimo di interesse e volontà di comprendere”.

Se non che la smania dei semplificatori e dei divulgatori di archeologismi, “che hanno sovvertito e infranto l’Ordo multisecolare”, ha prodotto solamente fracassi verbali accompagnati da disturbanti suoni di chitarre.

Al proposito della saccente stupidità, che ispira il democratismo dei liturgisti post-conciliari, Guarini cita un puntuale, sferzante giudizio del maestro Riccardo Muti: “La storia della musica deve molto alla Chiesa e non mi riferisco solo al canto gregoriano, che è strepitoso, ma anche ai giorni nostri. Io non capisco le Chiese, tra l’altro quasi tutte fornite di organi strepitosi, dove invece si suonano le canzonette. Probabilmente questo è stato apprezzato all’inizio come un modo di avvicinare i giovani, ma è un modo semplicistico e senza rispetto del livello di intelligenza delle persone”.

Rumori avventizi e sgangherati sopra le righe del rito modernizzato inducono migliaia di battezzati a disertare le messe, nelle quali “finalmente il popolo può capire quanto si dice”, ossia decifrare e apprezzare, osserva ironicamente Maria Guarini, “le meditazioni trascendentali di vario genere e la recita di mantra in sanscrito”.

Sarebbe tuttavia erroneo attribuire la responsabilità di tale involuzione soltanto al Vaticano II, che ha approvato un documento, il Sacrosantum Concilium, nel quale si afferma, pur senza sbarrare l’uscio della modernizzazione, che “il sacro Concilio, obbedendo fedelmente alla tradizione, dichiara che la santa Madre Chiesa considera come uguali in diritto e dignità tutti i riti legittimamente riconosciuti: vuole che in avvenire essi siano conservati e in ogni modo incrementati”.

Opportunamente Guarini cita un magistrale testo del cardinale Albert Malcolm Ranjith, incaricato da Benedetto XVI di ristabilire un senso di venerazione nella sacra liturgia. Il coraggioso presule indiano ha denunciato gli abusi liturgici consumati dopo il Vaticano II e contro la tradizione indeclinabile: “Alcune pratiche che la Sacrosanctum Concilium non aveva mai contemplato furono permesse nella liturgia, come la Messa versus Populum, la Santa Comunione nella mano, l’eliminazione totale del latino e del canto gregoriano, nonché di canti e inni che non lasciano molto spazio per Dio”.

In qualche modo il giudizio dell’illustre porporato rammenta il testo di Romano Amerio, di seguito citato da Guarini: “Poiché la parola consegue all’idea, la loro scomparsa [non solo delle parole ma di intere formule] arguisce scomparsa o quanto meno eclissazione di quei concetti un tempo salienti nel sistema cattolico”.

La riforma della liturgia, infatti, fu il risultato di un rivoluzione attuata dal c. d. partito renano e sottoscritta da Paolo VI, mosso dal timore di uno scisma.

Il cardinale Giuseppe Siri ha confermato questa interpretazione dei fatti dichiarando di aver sottoscritto il testo della riforma allo scopo di evitare lo scisma, temuto da Paolo VI.

Un segno evidente della discontinuità, Guarini lo scopre nella manipolazione dell’offertorio ossia “la sostituzione all’Hostia (vittima) pura santa e immacolata il frutto della terra e del nostro lavoro, trasformando così l’Offerta di Cristo alla quale uniamo la nostra offerta al Padre, in una berakah (preghiera di lode e benedizione) ebraica, che il Signore ha certamente pronunciato, ma che non è il punto focale della sua Azione del Novum che egli ha introdotto nell’Ultima Cena”.

Legittimamente Guarini conclude affermando “che nella Santa Messa cattolica nel Nuovo Rito, la benedizione ebraica sostituisce quella che nel rito secondo l’usus antiquior è l’Offerta cristiana”.

E’ probabile che la sostituzione segnalata da Guarini sia il preambolo della rivoluzionaria sentenza (“gli ebrei non devono convertirsi”) pronunciata da papa Bergoglio forse nell’intento di aggiornare e “buonificare”) la dottrina di San Paolo.

L’Apostolo delle genti, dopo aver affermato chiaramente che “quello che Israele cercava non l’ha ottenuto, l’hanno ottenuto gli eletti”, rammenta infatti la attuale esclusione degli ebrei (“a causa delle loro mancanze”) e l’innesto dei gentili (“se ora alcuni rami sono stati tagliati via e tu, essendo un olivastro selvatico, sei stato innestato al posto loro, venendo così a partecipare della linfa che proviene dalla radice dell’olivo, non ti gloriare”. Rom. 11, 17).

Il fruscio delle modernizzazioni soggiacenti ai solenni annunci di fedeltà alla dottrina di sempre, autorizza Guarini ad affermare che nei documenti del Concilio Vaticano II si intravede “una rottura con la precedente tradizione della Chiesa”. Di qui una diagnosi impietosa: “Concetti base e temi come sacrificio e redenzione, missione, annuncio e conversione, l’adorazione come parte integrante della Comunione, la necessità della Chiesa per la salvezza, furono tutti esclusi, mentre il dialogo, l’inculturazione, l’ecumenismo non più come reditus dei separati ma come ricerca di una convergenza da cercare insieme e non già presente nella Chiesa, l’Eucarestia come banchetto, l’evangelizzazione come testimonianza ecc., divennero più importanti”.

Nel capitolo che conclude il magnifico saggio di Guarini è opportunamente rammentato che la partecipazione alla liturgia non è una novità del Vaticano II, poiché se ne trovano accenni nella bolla Divini Cultus di Pio XI e nella Mediator Dei di Pio XII mentre ancor prima, fu dello stesso Pio X la terminologia partecipazione attiva”.

Purtroppo nella nuova liturgia la partecipazione dei fedeli è alterata, lo ha dimostrato Benedetto XVI, “la comparsa quasi teatrale di attori diversi, cui è dato oggi di assistere soprattutto nella preparazione delle offerte, passa semplicemente a lato dell’essenziale. Se le singole azioni esteriori … diventano l’essenziale della liturgia e questa stessa viene degradata in un generico agire, allora viene misconosciuto il vero teodramma della liturgia, che viene anzi ridotta a parodia”.

Il pregevole saggio di Guarini si raccomanda quale puntuale e drammatico elenco delle ragioni, che giustificano il grido di dolore rivolto al Cielo dai fedeli umiliati dal disordine che, a piccoli passi, ha occupato e stravolto la Messa cattolica e, attraverso la nuova messa, ha soffocato il respiro della vita cristiana.
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Fonte: blog dell'autore, Contravveleni e antidoti by Riscossa cristiana]

Il Libro [vedi anche]: «La questione liturgica. Il rito Romano usus antiquior e il Novus Ordo Missae a 50 anni dal Vaticano II», Ed. Solfanelli, pag.136, Euro 11. Ordini via mail: tabulafatiordini@yahoo.it

33 commenti:

  1. "Maria Guarini, autentica erudita e intrepida testimone della fede di sempre.."

    Chissà cosa ne pensa il famigerato voltagabbana, del VOM celebrato a porte chiuse, di questo perfetto tratto di pennello usato dal Vassallo per dipingere l'operato di Maria...

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  2. Spero non ne pensi nulla, perché il mio prudente e sereno silenzio che conta anche sul vostro (tra l'altro c'è un fuoco concentrico da più fronti che sto ignorando volutamente) possa essere sufficiente a non dare esca a polveri fin troppo esplodenti e squilibrate.
    Tempo ed energie da impiegare più costruttivamente guardando avanti.

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  3. Una domanda a Maria Guarini.
    Come vive l'attuale dicotomia nella Chiesa?

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  4. Riporto un fatto accaduto.

    Un mio amico convinto sostenitore del NO ma senza idee preconcette ha voluto assistere ad una Santa Messa antica.

    Quando siamo usciti di chiesa mi ha detto che era la prima volta in vita sua che non aveva guardato l'orologio durante la funzione e che era stato in grado di pregare ed adorare come mai prima.

    Ora, appena è a Roma, frequenta la Santa Messa vetus ordo.

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  5. Semplicemente la vivo come tanti di noi: lasciandomene interpellare, approfondendo per grazia, pregando, sperando, soffrendo, offrendo, resistendo dove c'è da resistere...

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  6. '
    Laudetur Iesus Christus ! Semper laudetur !

    Carissimi Ascoltatori, carissimi Amici,

    E' ora in onda:

    EX LIBRIS - Danilo Quinto - “Ancilla Hominis - La Chiesa è il corpo mistico dell’uomo?” Edizioni Radio Spada - A cura dell’Associazione Culturale ‘Amici della Tradizione Cattolica - Forli - 21/02/2015.

    Buon ascolto a tutti !

    (((†))) - Radio Vobiscum - [Podcast]

    « Una voce cattolica nella tua vita »

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    « Tradidi quod et accepi »

    (((†)))

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  7. @ Mic. In OT, ma forse non tanto, visto che si parla di forme che traducono la sostanza.. Pietro Vassallo è un conservatore, ma questo non gli ha impedito di uniformarsi al vezzo dilagante di citare i cognomi delle donne senza il "la" che una volta era in uso: "Guarini ha scritto..." e non "la Guarini ha scritto... ".
    Non sono ancora riuscito a capire se si tratti di una "importazione" dall'Inglese oppure di un cambiamento linguistico dettato dal
    "politicamente corretto" della parità/
    indistinzione/trasmutabilità dei sessi.
    Nella mia mente il "la" evoca immagini di
    femminilità con connotazioni di sensibilità, tenerezza, accoglienza che sono UN VALORE AGGIUNTO, non una forma di discriminazione o sottovalutazione. Parlo da maschio che ha passato la vita fra le donne, a scuola e a casa
    ( moglie e due figlie tutte laureate, e ben contento che lo siano ).
    Potrebbe sembrare una fisima, ma si tratta di piccole punte di un iceberg che si chiama CAMBIAMENTO ANTROPOLOGICO da mentalità radicaleggiante. Ci sono già scuole
    elementari in cui, per via del Genitore 1 e Genitore 2 di evitano le letture in lingua sulla
    famiglia proprio scansare l'imbarazzante intoppo. Il discorso ovviamente
    va a parare nella questione teologica-antropologica della distinzione fra maschile e femminile e dell'esclusione delle donne dal sacerdozio. Una donna liturgista sente questa discriminazione, oppure la accetta serenamente, anche sulla base del fatto che la più elevata delle creature, la Vergine Maria, è una donna? Anche qui ( concetto richiamato da Baget Bozzo ) c'è il fatto della immagine del prete come "presidente dell'assemblea" oppure di "datore del sacro", sacer-dote "in persona Christi": di quel Cristo che ha creduto bene di incarnarsi in un essere umano maschile.

    PS. Minacciare uno scisma significa commettere un peccato mortale di estrema gravità. Dobbiamo dedurne che i signori dell'"alleanza renana" avevano perso del tutto il "timor di Dio"? Dobbiamo dare credito a c'eri discorsi di complottismo satanista ?

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  8. Strano, io invece, non apprezzo affatto quel "la" prima del nome di una donna, sono stata sgradevolemente sorpresa la prima volta che l`ho visto, mi sembra quasi una forma di mancanza di rispetto, preferisco mille volte il semplice cognome, ancor meglio se preceduto dal nome.

    Chiusa questa parentesi, sono immersa nella lettura del libro di Maria, quanto vorrei che lo leggessero i sacerdoti, quelli che sono stati deformati sin dall`inizio, convinti che le libertà che prendono con la Liturgia è il "Concilio" ad averle volute e introdotte, quelli che si son fatti un`idea distorta della Messa Antica.
    Grazie Maria per quasto tuo saggio che mette in parole, nero su bianco, anche il disagio, il malessere, di chi soffre dello scempio liturgico tollerato, quando non incoraggiato, da chi dovebbe averne a cuore la custodia .

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  9. "Guarini ha scritto..." e non "la Guarini ha scritto... ".

    Lo prendo come un complimento. Sono stufa di essere considerata solo una donna, pur se in questo caso si tratta di un aspetto puramente linguistico...
    Anche se lo sguardo sulla realtà al femminile sicuramente è diverso; ma è complementare a quello maschile, non certo da guardare con sussiego, tipo "non ti spetta di parlare, continua a fare la brava madre di famiglia".
    A simili pregiudizi non mi sono mai piegata per tutta la mia vita né, ovviamente, posso piegarmici adesso... ;)

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  10. Sostanzialmente colgo una sfumatura di 'parità'. Se sia un nuovo dato antropologico non lo so. L'importante è non fare confusioni che noi non facciamo, così come non le fa di certo Vassallo.

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  11. @ Mic. Su questo l'ultime parola spetta alle donne; comunque, per quanto mi riguarda, leggendo "Duse" invece che "la Duse" mi sento deprivato dell'effetto femminilità che in quella donna era straordinario. Fate voi.
    Sembrano questioni futili, ma non lo sono. Ad esempio dire "credenti e non credenti" , come si fa troppo spesso, dà l'impressione di una differenza tra le due scelte di vita lievissima, praticamente trascurabile, mente nel Vangelo è scrito: "Quelli che crederanno e saranno battezzati saranno salvi; quelli che non crederanno saranno condannati."

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  12. Franco,
    la pianterei qui. Potremmo confrontarci su tante cose più 'saporose'. Secondo me con troppe sottigliezze (magari anche intelligenti e interessanti quando non ci si trova in emergenza) ci si lascia impelagare in questioni, alla fine, futili...

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  13. Ora, appena è a Roma, frequenta la Santa Messa vetus ordo.

    Questo significa che "fuori Roma", ci sono troppe diocesi private - spesso arbitrariamente - del nostro tesoro, che è di tutta la Chiesa.

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  14. @ Mic. 16,29:

    Si Mic. fuori Roma ci sono troppe diocesi private, ma anche a Roma; infatti nella mia, diocesi di circa 300.000 anime, 40 paesi e circa 60 parrocchie, non trovi possibilità in nessuna chiesa (poichè nessun parroco o rettore autorizza) dove celebrare VO (più di una volta parlando con l'Ordinario - ci conosciamo personalmente - gli chiesi della Messa VO - risposta: ancora il latino, ancora la messa antica? la gente vuole capire. Ricordati che prima di ogni altra cosa dobbiamo rievangelizzare.
    Parlando del sinodo scorso - matrimonio - risposta: credo che il matrimonio vada completamente rivisto, perchè quelli in atto al 99x100 sono nulli, perchè la gente si è sposata senza sapere quello che stava facendo.
    Da ciò non ti sembra che i parroci non permettono in quanto hanno capito che certi vescovi non vogliono? pertanto non si assumono le responsabilità della libertà del Summ.Pont. ed i vescovi non obbediscono all'Universae Ecclesiae?
    Veramente ci sono troppe .

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  15. Giuliano Ferrara. Troppa grazia caro papa!
    http://www.ilfoglio.it/chiesa/2015/03/14/due-anni-papa-francesco-troppa-grazia-caro-papa___1-v-126635-rubriche_c881.htm

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  16. Fuori Roma la situazione è in generale sfavorevole.

    Colpisce il Sud in cui la possibilità della Santa Messa VO è molto rara.

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  17. Quaesivi et inveni20 marzo, 2015 20:43

    Chi lo ha detto?

    "Sappiamo tutti che san Pietro ha detto: "Siate sempre pronti ad offrire a chiunque vi domandi, come risposta, la ragione, il ‘logos’ della vostra fede!" (cfr. 1 Pt 3,15). Il nostro mondo oggi è un mondo razionalistico e condizionato dalla scientificità, anche se molto spesso si tratta di una scientificità solo apparente. Ma lo spirito della scientificità, del comprendere, dello spiegare, del poter sapere, del rifiuto di tutto ciò che non è razionale, è dominante nel nostro tempo. C’è in questo pure qualcosa di grande, anche se spesso dietro si nasconde molta presunzione ed insensatezza. La fede non è un mondo parallelo del sentimento, che poi ci permettiamo come un di più, ma è ciò che abbraccia il tutto, gli dà senso, lo interpreta e gli dà anche le direttive etiche interiori, affinché sia compreso e vissuto in vista di Dio e a partire da Dio. Per questo è importante essere informati, comprendere, avere la mente aperta, imparare. Naturalmente, fra vent’anni saranno di moda teorie filosofiche totalmente diverse da quelle di oggi: se penso a ciò che tra noi era la più alta e la più moderna moda filosofica e vedo come tutto ciò ormai sia dimenticato… Ciononostante non è inutile imparare queste cose, perché in esse ci sono anche elementi durevoli. E soprattutto con ciò impariamo a giudicare, a seguire mentalmente un pensiero – e a farlo in modo critico – ed impariamo a far sì che, nel pensare, la luce di Dio ci illumini e non si spenga. Studiare è essenziale: soltanto così possiamo far fronte al nostro tempo ed annunciare ad esso il "logos" della nostra fede. Studiare anche in modo critico – nella consapevolezza, appunto, che domani qualcun altro dirà qualcosa di diverso – ma essere studenti attenti ed aperti ed umili, per studiare sempre con il Signore, dinanzi al Signore e per Lui."

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  18. risposta a Quaesivi et inveni20 marzo, 2015 21:43

    http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/speeches/2011/september/documents/hf_ben-xvi_spe_20110924_seminarians-freiburg.html

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  19. @ Mic." Per questo è importante essere informati, comprendere, avere la mente aperta, imparare." "STUDIARE è essenziale: soltanto così possiamo far fronte al nostro tempo ed annunciare ad esso il "logos"della nostra fede. Studiare in modo anche critico." ( Benedetto XVI, come citato poco sopra da Quaesivi et inveni ).
    Spero che questo basti a far capire un pochino ( ino, ino ) il perchè delle mie intemperanze.
    Il fatto notevole è che B XVI non si riferisce unicamente alla metafisica dell'essere, nello stile pur molto alto di Antonio Livi: invita fortemente all'incontro critico con il pensiero contemporaneo.

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  20. Il fatto notevole è che B XVI non si riferisce unicamente alla metafisica dell'essere, nello stile pur molto alto di Antonio Livi: invita fortemente all'incontro critico con il pensiero contemporaneo.
    C.V.D.
    Il pensiero di BXVI è "debole", vorrei dire "ferito".

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  21. @ Anonimo 7.40. Ma come, Ratzinger non era il "Panzerkardinal" il "Pastore tedesco"? Bastano quattro parole per diagnosticarlo & liquidarlo?
    Si è problematici per il gusto della problematicità, oppure perchè i problemi ci sono, incidono gravemente e vanno risolti?
    Vedasi il problema dell'Evoluzionismo: non è solo un concetto isolato, è una intera concezione del mondo, che con il variabilismo di cui è portatore tocca tutti gli aspetti della cultura e dell'etica. Basterà la lettura del pur benefico libro di Giuseppe Sermonti per dichiare la partita chiusa e archiviata?
    Ratzinger non aveva in tasca la soluzione dei problemi, ma almeno se li poneva, e con nitidezza estrema.

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  22. Mic:
    "non certo da guardare con sussiego, tipo "non ti spetta di parlare, continua a fare la brava madre di famiglia".
    A simili pregiudizi non mi sono mai piegata per tutta la mia vita né, ovviamente, posso piegarmici adesso... ;)"

    Essere una brava madre di famiglia non richiede un impegno a tempo pieno?

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  23. anonimo delle 07,4021 marzo, 2015 12:56

    Franco ha detto...
    @ Anonimo 7.40. Ma come, Ratzinger non era il "Panzerkardinal" il "Pastore tedesco"? Bastano quattro parole per diagnosticarlo & liquidarlo?
    No. Era la falsa immagine che ne aveva certo mondo lontano dalla Chiesa, e che, tutto sommato, faceva anche un po' piacere alla stesso Ratzinger accreditare, ma non lo è mai stato.

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  24. @ Anonimo delle 7.40. Ho letto "Jota Unum" di Romano Amerio parecchi anni fa, ho letto l'ultimo libro di mons. Antonio Livi e mi sono trovato sulla loro lunghezza d'onda per quanto riguarda la denuncia dei disastri già avvenuti e di quelli a venire. Diciamo che hanno dato voce e forma al mio accoramento per i disastri già avvenuti e quelli a venire. Però ho notato con rammarico che questi degni sostenitori della "filosofia dell'Essere" non offrono strumenti di soluzione alle sfide che il pensiero contemporaneo lancia all'apologetica NELLA LORO PRECISA DETERMINATEZZA. Ho già accennato alla gran questione dell'Evoluzionismo e a quella della "fondazione della Legge Naturale"; potrei aggiungere quella dell'esegesi biblica dissolvente e molte altre. Certo, si phuò snobbare, "bypassare" le questioni, rifugiandosi nella cristallina nitidezza della Tradizione, ma lo scotto da pagare è l'incapacità di esercitare l'azione culturale necessaria alla diffusione della Fede e alla sua trasmissione alla generazione che viene. Quante le coppie di coniugi cattolici convinti e attivi che si ritrovano con figli religiosamente indifferenti e lontani dalla Chiesa! Non pensa che andrebbe diversamente se i genitori fossero in grado di mostrare ai figli, giunti all'adolescenza, le "ragioni della loro fede" come richiesto nella Lettera di san Pietro?
    Ratzinger aveva una "teologia fragile" perchè non era una testa quadra, incapace di porsi problemi al momento irrisolti o riasolti in modo approssimativo; però è innegabile la sua volontà di rimanere attaccato alla Chiesa di sempre.
    Lei ha presente la differenza tra conservatore e reazionario ? Si è mai chiesto per qual e motivo la Restaurazione del 1815 in Francia sia fallita nell'arco di soli quindici anni?

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  25. Accipicchia, mo' Ratzinger aveva una teologia fragile...

    Tutte le volte che l' ho ascoltato, quando i media riportavano interamente in diretta o in differita i suoi interventi, il suo ragionare mi è sempre sembrato molto forte e molto solido. Ma certo io sono solo una che ha studiato un po' di storia della filosofia al classico ed un po' di teologia sempre allora, mentre qui abbiam fiori di teologi e filosofi metafisici, epistemologi, quasi dottori della Chiesa...
    MA PER FAVORE!!!

    Se fosse stato intellettualmente fragile, sarebbe ancora li, invece l' han fatto fuori, proprio perché con la sua forza intellettuale stava portando molti fedeli a ragionare di più sulla propria Fede e sulla situazione della Chiesa - ed anche molti intellettuali agnostici o
    atei, ma non in mala fede come il trombone di Scalfari, un semplice leccaculo di ogni potente del momento...
    Ora invece abbiamo un VdR che ha una teologia, un' etica, una prassi saldissime dottrinalmente...dipendono solo da chi è al potere al momento, nella Chiesa e nel mondo ( cfr atteggiamento verso al TdL)
    Rr

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  26. Franco,
    la sua domanda mi induce una risposta forse semplicistica.
    Credo che la restaurazione non paghi mai perché alla storia appartiene il divenire e noi siamo immersi nel tempo e nel tempo viviamo e insieme costruiamo e scriviamo la storia, che può essere di salvezza (secondo il fine del Creatore, in Cristo) o di perdizione (per chi si ribella, nelle forze anticristiche perennemente presenti fin dall'inizio e che persisteranno fino alla fine).

    Dunque, in ogni epoca non bisogna restaurare una realtà passata (non funziona e non è il nostro compito e fine). In ogni epoca occorre coniugare l'eterno con il diveniente: è l'azione teandrica (divino-umana) di Cristo Signore che ha già restaurato Lui la natura umana ferita e scissa). E, per farlo, è indispensabile, per supremo volere, l'opera docente santificante e di guida della Chiesa che custodisce ciò che del passato appartiene all'Eterno e lo incarna in ogni generazione, immettendolo nel presente da cui prendere ciò che è buono e rifiutare ciò che non lo è, per consentire un futuro di salvezza.
    Quindi non bisogna restaurare nulla, occorre "instaurare" il Regno. E non siamo noi a farlo. Noi dobbiamo solo accogliere e vivere Cristo. Il resto viene da questo. Ed è questo di cui la Chiesa di oggi ha perso molte coordinate portanti.

    Molti hanno individuato le pecche e riaffermato la perennità e l'incandescende fecondità dei dogmi. A noi viverla, con l'aiuto di Cristo nella Sua Chiesa, nella parte ancora sana che ne resta... Può sembrare un grano di senape in un'immensità di depravazione dissolutoria; ma forse non dobbiamo star lì troppo ad elucubrare. Una volta compreso dobbiamo rispondere e vivere e condividere. Il resto è nelle Sue mani.

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  27. Oh santo cielo, ma che cosa mi tocca di leggere, mò Benedetto XVI aveva un "pensiero debole" e una "teologia fragile perchè non era una testa quadra, incapace di porsi problemi al momento irrisolti!"

    Ma vi leggete prime di scrivere enormità che non stanno nè in cielo nè in terra?
    Attaccatelo, se vi fa piacere, Benedetto XVI non è al di sopra di ogni critica, ma almeno cercate di non scrivere castronerie simili.
    Il pensiero di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI era ed è forte, egli parlava forte e chiaro, in modo intelligibile e sapendo adattare il suo linguaggio all`auditorio, è appunto perchè non ha temuto di affrontare temi scomodi, perchè lo ha fatto con coraggio, forza e chiarezza, che è stato ostacolato in ogni modo.
    No, decisamente, di picche acide e avvelenate contro Benedetto XVI ne ho lette tante, ma quelle del pensiero debole e della teologia fragile sono fra le più insulse.

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  28. Per cortesia, rileggere prima di postare quello che si è scritto, anche i detrattori, ed erano tanti, riconoscevano a Ratzinger un'intelligenza fuori dal comune ed una cultura in ogni campo notevolissima, meglio non dare giudizi così tranchant quando non si hanno argomenti validi da contrapporre e spesso si va fuori tema per involuzione di discorsi fini a se stessi. Ratzinger è un grandissimo teologo, non diciamo sciocchezze, che quelle sentite di straforo da Napoli bastano ed avanzano. Lupus et Agnus.

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  29. Non entro, per molti motivi, nel merito del giudizio sul pensiero di Benedetto XVI. E' troppo facile farne l'apologia se comparato al livello culturale, dottrinario e pastorale del Regnante Pontefice.
    Mi si consenta invece una doverosa "difesa d'ufficio" del generoso tentativo storico della Restaurazione. Fallì, per ingenuità, assenza di consapevolezza culturale, incapacità di imparare dalla storia. Ma diede almeno due decenni di pace all'Europa, resa di nuovo concorde sotto i principi di Trono e Altare. Poi il sotterraneo lavorio delle sette anticristiane ebbe la meglio. E di nuovo la satanica Rivoluzione prevalse.
    Però la Restaurazione ci ha regalato fonti di pensiero purissime come quelle di de Maistre, de Bonald, Donoso Cortes. E in Italia quelle di Monaldo Leopardi, Antonio Capece Minutolo e altri.
    Le radici del pensiero politico tradizionalista sono anche lì, se non soprattutto lì.

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  30. Riprendo adesso con più attenzione e noto che mi sono sfuggiti due commenti non 'passati' da me.

    Vedo che ad Anonimo 07:40 avete già reagito in molti e condivido. Tutto si può dire, tranne che a Ratzinger Benedetto XVI sia attribuibile un pensiero debole e una teologia fragile.

    A Mauro 10:33 rispondo che per essere una buona madre di famiglia il "tempo pieno" è necessario quando i figli sono piccoli ed è insostituibile una presenza che garantisca la continuità delle cure di cui hanno bisogno.
    Ma quando i figli hanno preso la loro strada, questo "tempo pieno" lascia il posto a tempi e momenti di una relazione sana e intensa come nessun'altra. E la vita può portare ad una serie di impegni e coinvolgimenti che nulla tolgono alla famiglia, che può anche in parte condividerli, e che comunque ha sempre la priorità sia come dovere di stato che come provvidenziale ricchezza.

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  31. Mic,
    La frase su Ratzinger non era di un anonimo...
    Rr

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  32. @ Mic. Chiedo scusa per la mia reiterata invadenza, ma sono questioni di metodo cruciali. San Pio X aveva come motto "Instaurare omnia in Christo". Il suo predecessore Leone XIII aveva voluto richiamare l'importanza insostituibile dello studio di san Tommaso d'Aquino, un teologo morto seicento anni prima. Le direttive papali avviarono il movimento della Neoscolastica. In Italia padre Gemelli creò l'Università Cattolica con il preciso programma di collegare la Neoscolastica con le scienze moderne, a cui egli stesso contribuì come psicologo sperimentale.Da giovane aveva avuto parecchi colloqui con Pio X, il che lo aveva tenuto lontano dal Modernismo. Personalmente non
    vedo contraddizione fra "instaurare" e "restaurare" se i due indirizzi sono perseguiti
    correttamente. CONIUGARE L'ETERNO CON IL DIVENIENTE. Secondo me questo DIVENIENTE oggi è non solo velocissimo, ma anche estremamente complesso e richiede uno sforzo multidisciplinare analogo a quello fatto a suo tempo dai Padri e dagli Scolastici. Temo che il cattolico mediamente acculturato non sè ne renda conto. Ed ecco. Il dovere di STUDIARE indicato da Benedetto XVI che, tanto per semplificare, organizzò a Castel Gandolfo un convegno coi suoi allievi, avente come tema le implicazioni teologiche del Darwinismo. Elucubrazioni non necessarie, addirittura esagerate?

    Trovo opportuno che la donna studi e abbia un lavoro perchè, dopo aver allevato i figli li deve educare, aiutandoli a conoscere il mondo dei fatti e quello delle idee, oltre che installare loro i valori.

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  33. Cara rr,
    Effetti del non essere "a tempo pieno" qui su. :)

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